Scarica Riassunto "Sei proprio il mio Typo" - Simon Garfield e più Sintesi del corso in PDF di Comunicazione Grafica solo su Docsity! SEI PROPRIO IL MIO TYPO – Simon Garfield È un compendio della storia tipografica. 0. Introduzione: Laurea in <<lettere>> Il giornalista racconta un aneddoto su uno dei protagonisti della diffusione globale dell’informatica, con una passione per la tipografia e la calligrafia poco nota al grande pubblico. Il 12 giugno 2005, all’università di Stanford, un uomo di mezz’età si alzò davanti a un’aula affollata di studenti per parlare dei tempi in cui frequentava un istituto assai meno prestigioso: il Reed College a Portland, nell’Oregon. «Nel campus» raccontò, «ogni cartellone, ogni etichetta di ogni singolo cassetto erano elegantemente scritti a mano. Decisi di iscrivermi a un corso di calligrafia. Imparai a distinguere i caratteri con e senza grazia, a variare la quantità di spazio tra diversi gruppi di lettere, e capii cosa rende grande la grande tipografia. Fu uno splendido viaggio tra storia e arte, ricco di sfumature che la scienza non sarebbe in grado di comprendere, e lo trovai affascinante». All’epoca aveva creduto che quelle nozioni non gli sarebbero servite a nulla nella vita, ma si sbagliava. Di lì a dieci anni, Steve Jobs, aveva progettato il primo computer Macintosh, una macchina con una particolarità assolutamente inedita: un’ampia gamma di font. Oltre ai caratteri ormai noti come il Times New Roman e l’Helvetica, Jobs ne aveva introdotti di nuovi, evidentemente curandone molto l’aspetto e i nomi. Li aveva chiamati come le sue città preferite, per esempio il Chicago e il Toronto. Aveva cercato di renderli originali e aggraziati come la calligrafia che aveva avuto occasione di ammirare dieci anni prima, e almeno due – il Venice e il Los Angeles – parevano scritti a mano. Fu l’inizio di un’autentica innovazione, un’innovazione che, nel giro di circa un decennio, avrebbe inserito la parola «font», fino ad allora un astruso termine tecnico riservato al settore della progettazione grafica e della stampa, nel vocabolario di ogni utente di computer. 1. Font(e) di guai Il Times New Roman è stato creato da Stanley Morison negli anni ‘30 con l’obiettivo della chiarezza, non dell’allegria. Il Comic Sans, invece, è stato inventato da Vincet Connare nel 1994 (anche se veniva già utilizzato in molti fumetti e si chiamava Comic Book). Egli lavorava per la Microsoft Corporation e un giorno, mentre stava armeggiando con una copia di prova di Microsoft Bob si rese conto che il font usato per il software era profondamente sbagliato. Le istruzioni erano composte in Times New Roman e, visto il software invitante e abbordabile, il contrasto era stridente. Il Comic Sans ha delle lettere morbide, arrotondate, senza punte aguzze, semplice. Ma purtroppo il programma software era già stato impostato in Times New Roman, il Comic Sans era leggermente più grande rispetto al Times New Roman e per questo non poteva sostituirlo. Microsoft Bob fu un flop mentre Microsoft Movie Maker (dove il Comic Sans venne utilizzato, grazie a Connare) ebbe tantissimo successo. Questo font diventò subito virale, ma, poiché è stato usato spesso in posti non adatti (come lapidi o fiancate delle ambulanze), nel nuovo secolo è stato (e è tutt’ora) molto criticato. 2. Un crimine con la C maiuscola Il 25 settembre del 2007 Vicki Walker commise un errore che la portò ad un licenziamento: mandò una e-mail scritta completamente in maiuscolo (e le maiuscole danno l’impressione che si odi il destinatario e che gli si voglia urlare contro). Esistono regole ed etichette sull’uso dei caratteri tipografici, possono avere un genere (Arquitectura ha un aspetto virile, alto, solido; Centaur è più femminile, seducente, elegante e sembra scritto a mano) e quindi anche degli stereotipi. Johannes Gutenberg, aiutato da Peter Schoffer, negli anni ‘40 del 400 produsse le prime lettere, senza preoccuparsi del genere. Aveva come obiettivo quello dell’automazione, della coerenza e del riciclo (inventò la fusione delle lettere riutilizzabili che sono la base per la stampa). Creò un nuovo metodo per creare le lettere: si iniziava con punzonatura, incidendo una lettera al contrario sull’estremità di un’asta d’acciaio, il punzone viene poi martellato su un metallo più dolce per creare una matrice da inserire in uno stampo di legno in cui viene colato il metallo fuso. Il metallo fuso viene versato nello stampo con un colino e si indurisce rapidamente, permettendo di realizzare lettere identiche, pronte per essere allineate a comporre parole. Gutenberg creò il primo font: il Textura (assomigliava alla grafia manuale perchè le persone erano abituate a quel font). Font è un termine inglese-americano (dall’inglese fount) che deriva dal francese medievale fonte (ovvero fuso). Prima indicava un fondo, una quantità di caratteri da cui si selezionavano le lettere. Oggi, invece, il font è un particolare tipo di carattere. Alcuni font, come il Bodoni e il Baskerville, sono caratteri con grazie (serif) e altri, come Gill Sans, sono senza grazie (sans serif). Quest’ultimi sembrano più moderni, ma in realtà risalgono al mondo antico e venivano usati nell’800 per le pubblicità. Nel ‘900 i caratteri senza grazie assunsero un aspetto diverso, poiché la tradizione romana e pubblicitaria erano fuse con lo stile moderno, nacquero font come l’Univers e l’Helvetica. Esistono molti tentativi di classificazione dei font, ma essendo entità vive, non è facile. Il Vox è il principale sistema di classificazione dei caratteri, comparve negli anni ‘50 ed è alla base della British Standards Classification of Typefaces del 1967, che introduce 9 forme fondamentali. In tempi più recenti i grandi fornitori di caratteri digitali (Adobe, ITC) hanno provato a introdurre dei propri sistemi di classificazione: - la forma (area totalmente racchiusa di una lettera, es. o) e la controforma (area parzialmente racchiusa, es. n); - l’occhiello è la forma curva della lettera (es. b); - le aste sono i principali elementi costruttivi, possono essere sottili o spesse; - la grazia raccordata (ha un elemento curvo simile al tronco di un albero), la grazia rettiforme (è una linea retta) e la grazia angoliforme (ha la forma di un angolo geometrico); - l’altezza della x è la distanza tra la linea di base (linea d’appoggio) e la linea mediana (altezza di una lettera minuscola); - linea ascendente che si estende al di sopra della linea mediana, linea discendente al di sotto della linea di base; - l’occhio totale è il nome del carattere nella sua interezza; - i bracci sono porzioni terminali delle aste rette e curve aperte; - il grotesque non indica un carattere necessariamente brutto, ma un determinato tipo di sans serif, solitamente nati nel diciannovesimo secolo. Un neo-grotesque è più uniforme, ha un aspetto meno squadrato nelle lettere curve e funziona benissimo in minuscolo in un corpo piccolo; - il punto è l’unità di misura per i caratteri e per gli spazi che li separano; - la crenatura/kerning è la scienza della spaziatura proporzionale tra coppie di lettere; - il kern è la parte del carattere che sporge sopra e sotto il corpo e che invade lo spazio della lettera accanto. Intermezzo tipografico - Gill Sans Eric Gill fu un personaggio molto particolare e curioso, ma creò uno dei primi sans serif classici del ventesimo secolo. Il Gill Sans incominciò a prendere forma intorno a metà degli anni ‘20 sulle montagne del Galles, qui Eric sperimentò molto. Il font nel 1928 comparve per la prima volta ed ebbe un impatto immediato. È il carattere più britannico di sempre, sia nell’aspetto (sobrio, decoroso e timidamente fiero) che nell’uso (adottato da BBC). È un carattere estremamente versatile, strutturato per la riproduzione di massa: privo di fronzoli e pratico. 3. C’è leggibilità e leggibilità Come ogni brand, anche easyJet ha una sua identità visiva, per la compagnia aerea il font Cooper Black fu una vera e propria scoperta. Questo carattere esisteva già ma vide la luce solo verso gli anni ’20 ed ebbe una popolarità immediata. Fu inventato da Oswald Bruce Cooper, dopo un incarico a lui affidato di creare un font che potesse vendere ai pubblicitari. Ottenne un serif che sembrava un sans serif, è retrò, classico, simpatico, tenero, semplice e affidabile. Ha tratti discendenti tozzi e vigorosi, è efficace da lontano ma debole come font di testo, alcuni font infatti sono destinati solo a essere visti. La creazione di caratteri tipografici è una forma d’arte estremamente vivace e richiede disciplina, un carattere non deve essere solo bello ma anche utilizzabile sulla pagina. La leggibilità riguarda la chiarezza del carattere, la scorrevolezza della lettura, lo spazio tra le lettere, il peso dei caratteri in un blocco di testo e così via. Dai test che sono stati fatti dagli anni ’40 in poi è risultato che i caratteri con tratti distintivi sono più leggibili di quelli anonimi, i serif e i sans serif sono leggibili in egual misura (purché le grazie non siano troppo spesse). La leggibilità è anche un aspetto soggettivo. Per molti studiosi la leggibilità dipende anche da quanto un font è abituale (più siamo abituati a vederlo, più è leggibile). come un font molto chiaro. È un carattere molto usato nelle magliette dei calciatori, in quanto ha una buona visibilità da lontano. 10. Akzidenz, akzidenz delle mie brame Mentre in Svizzera stavano nascendo l’Helvetica e l’Univers, in Gran Bretagna stava nascendo il Transport dall’inglese Jock Kinner e la sudafricana Margaret Calvert (conosciuta per essere una disegnatrice di cartelli); creato appositamente per i cartelli autostradali. Il loro incontro avvenne a scuola, Jock era il professore di Margaret, Kinner la notò per la sua bravura. Durante i loro studi capirono che ad alte velocità si tende a leggere in modo migliore il minuscolo, rispetto al maiuscolo. Vagliarono molte possibilità tra cui il Akzidenz Grotesk (antico sans serif del diciannovesimo secolo, caratterizzato da un tratto nitido e ben leggibile da lontano), che in Gran Bretagna era chiamato Standard. Il Transport è stato studiato appositamente per consentire di leggere i toponimi il più velocemente possibile: la combinazione di maiuscole e minuscole permette un riconoscimento più comodo e veloce delle parole. Successivamente Margaret Calvert lavorò su un nuovo carattere, il Calvert, basato sull’Helvetica, per gli ospedali, in seguito adattato anche per la British Rail e poi per tutti gli aeroporti inglesi. Questo carattere assomiglia un pò ai caratteri egizi, con grazie rettangolari degli inizi del diciannovesimo secolo, solidi e pieni di vitalità. 11. Chi fa da sé fa per tre Tom Gourdie fu uno studioso che scrisse un libro per insegnare a scrivere ai bambini. Ma, il mondo della stampa personale, fai da te, in casa nasce con il kit tipografico inglese per bambini John Bull, nato negli anni ‘30. Successivamente nel 1958 negli USA nasce la etichettatrice Dymo, che imprimeva una lettera una volta su delle strisce di plastica da applicare ai propri averi, ancora oggi ne esistano alcune versioni (il carattere originariamente usato era il Dymo Roman). Ma il mondo venne stravolto dalla creazione nel 1961 del Letraset (pietra miliare per la progettazione grafica), erano dei fogli di carta con sopra delle lettere che potevano essere trasferite sul foglio tramite la strofinatura, raggiunse l'apice negli anni ‘70. L’idea era stata copiata dai francesi della fonderia Deberny e Peignot, che però avevano creato dei foglietti di carta trasferibili per sfregamento, dove però le lettere dovevano essere ritagliate. Arrivò ad assicurarsi il diritto su sessanta caratteri classici e assunse del personale per crearne di nuovi. Nel 1961 compare la IBM mise in vendita Selectric Typewriter, una macchina da scrivere che funzionava con dei caratteri costituiti da una testina piccola quanto una moneta e che era chiamata typeball. Molte altre aziende imitarono questo prodotto, per esempio la Craft Creations di Cheshunt produceva fogli di carta con intere parole, eliminando così il problema della spaziatura. Tutto questo però venne spazzato via con l’avvento dei primi computer. 12. Che carattere! Nel 1953 venne pubblicata l’Encyclopaedia of Types Faces, contenente centinaia e centinaia di caratteri, percorrendo 500 anni di storia tipografica. L’ultima versione è stata un rompicapo per l’autore del nostro librio, in quanto la “g” sulla copertina non si riesce ben a identificare di che carattere sia; nel nostro libro è presente anche una discussione su come l’autore dell’Encyclopaedia of Types Faces, abbiamo fatto qualche gaffe). Identificare un particolare carattere può risultare un compito assai frustante, di solito la “g” minuscola rivela il carattere. 13. Un font può essere tedesco, o ebraico? Nel 1988 è stata pubblicata un’altra enciclopedia, la FontBook, con più di centomila tipi di caratteri. Una copia si trova sullo scaffale di Erik Spiekermann, personaggio leggendario della progettazione grafica. Spiekermann dice di essersi innamorato dei caratteri quando aveva solo sei anni e vide per la prima volta una stampa tipografica. A 17 anni arrivò a Berlino per sfuggire alla leva militare, prese a lavorare come stampatore. Successivamente continuò il suo lavoro a Londra, dove ebbe la possibilità di confrontarsi con Frutiger, Lange e Carter. Egli è solito lamentarsi in merito al fatto che ai caratteri in legno o ferro erano più caldi rispetto ad ora, purtroppo il pc li rende freddi e l’unico modo per scaldarli un po' è mettere qualche errore qua e là (o almeno così pensa). Oggigiorno lui ha tre uffici, uno a Berlino, uno a Londra e uno a San Francisco; spesso rammenta di aver notato come i font abbiamo punti di contatto con l’architettura di alcuni luoghi. Come i tedeschi della sua generazione, lui è cresciuto leggendo e scrivendo due caratteri: l’antica scrittura gotica tedesca e il carattere romano. Il gotico è andato via via in disuso e oggi serve solo per celebrare una nobile tradizione, tipo delle birre, per indicare pomposità e tatuaggi. Però, ancora negli anni ’20 in Germania si usavano i caratteri gotici, anche se c’era già aria di cambiamento dovuto alle numerose influenze di altri paesi. Ma Paul Renner, disegnatore del Futura, andò apertamente contro i gotici dopo che il partito nazista li adottò. Renner fu anche arrestato per aver protestato dopo che Tschichold fu arrestato, e diede alcune conferenze contro i nazisti perché pensava che la dittatura avrebbe spazzato via la cultura occidentale. Nel 1941 però i caratteri tedeschi furono messi al bando perché visti come scrittura giudaica e così secoli di cultura furono cancellati solo perché ricordavano i documenti scritti dagli ebrei. In realtà il motivo fu che nei paesi occupati questa tipologia di caratteri erano illeggibili. Matthew Carter oggi lamenta che i caratteri sono omogenei ovunque e che ora non si riuscirebbe più a guardare una nazione solamente guardando i suoi caratteri. Sempre Paul Ranner creò il Futura (intermezzo tipografico) nel 1924, gli fu commissionato dall’editore Hegner; questo carattere, malgrado i suoi circa 80 anni è considerato ancora molto moderno. È stato il carattere che utilizzarono gli astronauti quando lasciarono la sulla Luna. 14. C’era una volta uno scozzese in America Per molti versi l’America non si è ancora staccata dai caratteri inglesi, come il Times New Roman per il Times e il Caslon per la Dichiarazione d’Indipendenza. La svolta fu data da due scozzesi, Binny e Ronaldson, che aprirono la prima vera identità tipografica americana (crearono il simbolo $), con il carattere Monticello, che era a metà tra il Baskerville e il Caslon. Per un periodo fu scambiato per un carattere inglese, fu chiamato Oxford, e poi in fine Monticello negli anni ‘40, come la residenza di Thomas Jefferson. Altri editori americani prediligevano lo Scotch Roman, influenzato dal Bodoni e Didot. Altro carattere di inizio 1900 fu il Cheltenham, con un nome inglese, disegnato da Bertram Grosvenor Goodhue e Kimball per la Cheltenham Press. Questo carattere dominò la pubblicità e la cartellonistica americana per circa 40 anni. Il suo uso si perse negli anni ‘50 perché era un carattere troppo modesto, ebbe un revival nel 2003 con la rivisitazione di Carter per il pc. Il carattere americano più longevo e conosciuto è il Franklin Gothic, che prende il nome da Benjiamin Franklin e che apparve nel 1905. Il gotico americano è diverso dal tedesco, è semplicemente un carattere molto nero. Il Franklin Gothic fu creato da Morris Fuller Benton e si basa sull’Akzident Grotesk. Non è geometrico, futuristico o matematico, ma ha una forma più tarchiata dell’Univers. Fu il carattere americano che più si avvicinò agli svizzeri. Benton incise anche alcune lettere per Frederic Goudy, anche lui famoso disegnatore che creò il goudy old style, con svolazzi e grazie delicatissime, molto rinascimentale e usato per la rivista Harper’s, e poi per l’insolito Goudy Text, simile al Textura usato da Gutemberg per la Bibbia. Giambattista Bodoni e Firmin Didot sono i creatori dei due famosi caratteri romani moderni del 1700 che prendevano spunto dal transazionale Baskerville, ma con un contrasto ancora più marcato tra linee sottili e spesse e con lunghe grazie. Nacquero alla fine del 1700 quando il progresso delle tecniche di stampa e la qualità della carta permettevano di incidere tratti molto più fini che in precedenza. Questi due caratteri sono da testo, ma fanno colpo se l’interlinea è molto generosa, anche se ai giorni d’oggi il loro uso maggiore è nelle pubblicità o per uso decorativo. Tra i romani moderni rientrano il Walbaum tedesco del diciannovesimo secolo, creato da Justus Erich Walbaum che ha un’aria dolce, il Fairfield, il Fenice e il De Vinne. Purtroppo, l’eleganza si perse nei caratteri futuri, infatti quelli della rivoluzione industriale sono caratteri meno raffinati, fatti per un’epoca di lavoro e modernizzazione. Erano i caratteri egizi che la fecero da padrone in quel periodo, che furono usati sia nelle pubblicità, ma anche nei parchi divertimento. 15. Gotham? Yes, we can Il Gotham è un carattere creato nel 2000 da Tobias Frere-Jones per una delle principali tipografie di New York City (o Gotham City come amano chiamarla i fans di Batman). Nel 2008 questo carattere riceve una consacrazione che un disegnatore di caratteri non oserebbe mai nemmeno sognare: viene usato per la campagna di Obama. Venne utilizzato questo font proprio perché riesce da recare sensazioni quali la familiarità, la sicurezza, la discrezione, è contemporaneo ma allo stesso tempo classico. Inizialmente per la campagna era stato scelto il Gill Sans, ma fu scartato perché scialbo e poco versatile. Il Gotham nasce per la rivista CQ e si ispirò alle scritte all’entrata del terminale dei bus di New York, che erano fatiscenti. Il Gotham è però stato molto scopiazzato, e dopo la vittoria di Obama, dato che ne è diventato simbolo, viene largamente utilizzato in politica con la speranza di ottenere lo stesso effetto vincente. Ci può sembrare strano ma già negli anni ’40, quando i laburisti erano al potere in Gran Bretagna, un certo Michael Middleton pensò bene che un buon carattere sarebbe potuto servire per descrivere visivamente una determinata campagna. Middleton scrisse anche un manifesto chiamato “Soldati di piombo”, dove denigrava i caratteri opulenti egiziani, in favore di caratteri più sottili, semplici e leggeri. 16. Pirati e cloni Il creatore dell’Helvetica, Max Miedinger, pur avendo disegnato una font super usata, non si arricchì mai come la Stempel, la stamperia per cui l’aveva disegnato. Però c’è da dire che nemmeno le stamperie guadagnano granché, perché i caratteri vengono spesso copiati. Il carattere che più di tutti copiò l’Helvetica è l’Arial, che tra l’altro occupa lo stesso spazio dell’Helvetica e rende i due caratteri intercambiabili. Comunque, la Microsoft non si comportò in modo illegale, in quanto l’Arial era la rivisitazione dei grotteschi precedenti. Tutelare la copia dei caratteri non è una cosa semplice perché non ci sono delle leggi adeguate. Il creatore di Zapf (alfabeto di pittogrammi), che si chiama Zapf, si fece carico di aprire una lotta per proteggere i disegnatori di caratteri. Un tempo era molto difficile copiare i caratteri perché si dovevano imitare i punzoni e tutto, ora, con i pc, è facilissimo. Si dovrebbe chiedere un brevetto per ogni lettera, ma è un processo lento e dispendioso. Purtroppo, è molto difficile realizzare qualcosa di completamente inedito, anche perché i caratteri sono migliaia. Segoe, per esempio, è un carattere molto simile al Frutiger, ma viene usato per gli schermi piccoli, mentre il Frutiger per la segnaletica, e poi, a differenza di Arial ed Helvetica, non hanno la stessa larghezza. Usare una font pirata è terribile perché significa non rispettare il lavoro dei disegnatori. Nel 2010 HADOPI, che si occupava di combattere la pirateria, fu al centro del ciclone perché usava il font Bienvenue e non aveva la licenza per farlo, era un’esclusiva di France Telecom. Il Bienvenue è stato creato nel 2000 da Jean Francosi Porchez, che aveva ideato anche il font Parisine, per la metropolitana di Parigi. Comunque, lo studio di design chiamato Plan Creatif si tirò fuori dall’impaccio dicendo che era solo una bozza e che la font che avrebbero utilizzato sarebbe stata la FS Lola. In realtà fu solo una scusa per togliersi dall’impaccio perché il logo era stato registrato per utilizzo ufficiale, non come bozza. Hermann Zapf, oltre alla sua font di pittogrammi ha anche creato il Palatino, lo Zafiro (tra i calligrafici più fluidi) e soprattutto l’Optima. Tedesco, prima della guerra voleva fare lo spazzacamini, ma poi fece il calligrafo e dopo il disegnatore di caratteri. Il primo fu il Palatino, che prende esempio dagli italiani, con aste dallo spessore uniforme e che riesce a rassicurare il lettore. Nove anni dopo creò l’Optima, anche questo romano nella struttura, ma sans serif. Fu inventato per le pubblicità, ma può anche essere usato anche per scrivere testi. Il suo svantaggio è che la parte finale delle linee rette, se di corpo piccolo, si perde. 17. Il frastuono del passato Il Type Archive è un’istituzione che contiene migliaia di vecchi cassetti, punzoni matrici ecc., è come l’insieme degli elementi che hanno caratterizzato la storia della stampa. La direttrice volle che questo luogo diventasse un centro per gli appassionati e per tramandare un’arte che si stava, come oggi, perdendo. La stampa rimase per molto tempo invariata dopo Gutemberg, almeno finché non furono inventate la Monotype (1897) e Linotype (1886). La differenza stava nel fatto che, se la Monotype aveva matrici singole, la Linotype aveva invece strisce o linee di lettere che si susseguivano per formare le parole. La Linotype era più difficile da correggere e veniva usata soprattutto per stampare in larga scala, come ad esempio i giornali. L’archivio della Monotype in poco tempo crebbe incredibilmente per far fronte alle richieste dei clienti. Di grande aiuto fu Morison, che creò delle matrici di caratteri antichi che si adattassero alla carta e agli inchiostri. Anche alle porte delle nuove tecnologie, la Monotype non si fece scoraggiare e creà la Monophoto 600 che era un primo esempio di caratteri digitali. Monotype Dante, invece, è un font creato da un tipografo per i tipografi, infatti si era tenuto conto che disegnare un carattere non era la stessa cosa di inciderlo. Il Sabon è considerato uno dei caratteri più leggibili al mondo. Fu ideato negli anni ‘60 da dei tipografi tedeschi che volevano un carattere che rimanesse invariato sia se usato con Monotye che con Linotype; si ispirarono al Garamond. Il suo creatore Jan Tschichold, modernista e ammiratore del Bauhaus; decise di creare un carattere che rimodernasse i classici e che perfezionasse i piccoli dettagli delle lettere, che sarebbero andati perduti nella stampa dato che non c’era più una forte pressione del foglio sulla matrice, ma un leggero tocco. Prese il nome da Jacques Sabon, il proprietario della fonderia che nel 1500 aveva pubblicato un catalogo di caratteri. Fu usata da Monotype, Linotype e Stempel, è particolarmente gradevole in un corpo grande e la versione modificata la usano riviste importanti come Vogue. 18. Abbasso alle regole Il mondo accademico può essere un posto soffocante perché pieno di regole da seguire, e questo vale anche per la tipografia. Paul Felton creò un libro dove si poteva leggere sia “I dieci comandamenti della tipografia” sia “Eresia della tipografia”, dove chiamava a raccolta come discepoli i grandi tipografi come Eric Gill o Renner e li contrapponeva a personaggi più anarchici. Alcune delle sue perle sono che un carattere funziona non quando qualcuno si accorge di lui, ma al contrario, quando nessuno se ne accorge. Oppure, un carattere è anche espressione dell’anima dell’epoca che rappresenta e in cui è stato creato. Neville Brody collaborò con la rivista “The Face”, cambiandone radicalmente la veste e ispirando anche libri, album musicali e prodotti commerciali. Brody aprì cinque studi in giro per il mondo e si occupaba di restaurare vecchi marchi. Studiò a Londra e fu influenzato dalla corrente punk; inizialmente creò copertine di dischi, poi lavorò per “The Face” e scioccò il pubblico non solo per l’uso insolito di caratteri quali Futura, Albertus e Gill Sans Bold Condensed, ma anche per le frasi che occupavano intere pagine, per la sovrapposizione dei caratteri e la collisione tra stili. Era un anarchico Brody. Nel 2006 ha fatto un restiling al Times così ha usato il Times Classic e il Gotham per i sans serif più compressi. Il Times si è adeguato, come altre riviste, alla tendenza di assomigliare sempre di più alle pagine web. Il trucco, secondo lui, è cambiare le cose senza che nessuno se ne accorga. L’interrobang è un glifo che è l’unione tra punto interrogativo ed esclamativo (bang in inglese) con un solo punto alla base. Fu inventato dal pubblicitario Martin Spekter negli anni ‘60, egli odiava il “!?”. Alcuni inserirono il suo glifo tra nelle font. Il successo fu effimero perché molti preferivano sottolineare lo stupore con tanti punti interrogativi ed esclamativi, e poi piccolo è un pasticcio, non si legge bene. Altra storia è per la @, utilizzata nelle e-mail. Si potrebbe pensare che sia una cosa moderna, in realtà è vecchia quanto la &, infatti rappresentava l’anfora intesa come unità di misura.