Scarica Riassunto Sociologia Generale e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! LA NASCITA DELLA SOCIOLOGIA COSA E’ LA SOCIOLOGIA? La prima questione da affrontare è la differenza tra Sapere Sociologico comune e Sociologia. Il Sapere Sociologico è il patrimonio di conoscenze, informazioni, esperienze che ognuno ha e utilizza per orientarsi nella vita sociale. La Sociologia è una scienza (sociale) e con i suoi strumenti supera i limiti del sapere sociologico “comune”. Questi limiti (del Sapere Sociologico) sono essenzialmente 3: 1) E’ limitato nel tempo (è relativo al nostro vissuto esistenziale) 2) E’ influenzabile (rispetto al sentito dire) 3) Non può accrescere in maniera strutturata (come invece fa una scienza) La sociologia formula interrogativi, sulla base di una riflessione teorica sedimentata nel tempo, si arricchisce di riflessioni sempre più articolate e fornisce risposte a questi interrogativi sulla base delle informazioni raccolte sistematicamente, e sulla base di una metodologia sistematica di ricerca. I CONFINI DELLA SOCIOLOGIA La sociologia non è l’unica scienza che si occupa della società. Le altre scienze che studiano la società sono, soprattutto, l'antropologia, la scienza demografica e l'economia. Quali sono i confini della sociologia rispetto alle altre scienze? Sintetizziamo le diverse risposte che sono state date a questa domanda, raccogliendole in 3 modelli: 1) SOLUZIONE GERARCHICA (A. Comte) che sostiene che la sociologia è al regina delle scienze, in quanto ultima arrivata è la scienza che racchiude tutte le altre. 2) RESIDUALE (Runciman) che afferma che la sociologia si deve occupare di tutto quanto non è oggetto di un’altra scienza sociale sperimentata. 3) SOLUZIONE ANALITICA FORMALE (Simmel) che sostiene che la sociologia deve occuparsi delle forme di associazione tra gli individui, dissociandole (isolandole) da tutti gli altri fenomeni. IL CONTESTO IN CUI NASCE LA SOCIOLOGIA La nascita della sociologia s'inquadra all’interno di un processo che porterà all'avvento della modernità (le società occidentali subiscono un'accelerazione dal punto di vista culturale, sociale, politico ed economico) Un processo accompagnato da 3 grandi rivoluzioni: 1) LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA Dal XVII secolo si assiste ad un: - Spettacolare sviluppo delle scienze della natura - Applicazione del metodo sperimentale fondato sull’osservazione dei fatti - Insieme di scoperte scientifiche che fanno comprendere sempre di più il mondo che ci circonda Ci si chiede se questa scientificità non possa anche essere applicata alle scienze che riguardano la società e le relazioni sociali. 2) LA RIVOLUZIONE SOCIALE/INDUSTRIALE In Inghilterra, verso la fine del XVIII secolo, prende l’avvio una radicale trasformazione dei processi produttivi che comporta profonde innovazioni a livello sociale, economico e tecnologico. Innovazioni che trasformano e ridefiniscono la società (spostamento di una grande massa di persone dalla campagna alle città con la conseguente nascita di nuove relazioni, di nuovi sistemi d’interazione tra gli individui) La sociologia nasce come necessità di comprendere queste trasformazioni. 3) LA RIVOLUZIONE POLITICA In Francia, a fine XVII secolo si assiste (simbolicamente) alla fine di un'epoca. Lo scettro del potere passa dalle mani del re (il potere assoluto) a quelle del popolo. L'ordinamento politico passa da un principio fondato sulla dinastia e sul potere assoluto ad un principio determinato dal popolo. Si affermano valori di uguaglianza, libertà e solidarietà. La sociologia nasce come disciplina che studia la società in un momento di profonda trasformazione culturale e politica. LA NASCITA DELLO STATO MODERNO La sociologia è fortemente legata alla creazione dello Stato Moderno. Le 3 rivoluzioni non nascono dal nulla, ma sono la naturale conseguenza di profondi cambiamenti che riguardano 3 sfere: - LA SFERA ECONOMICA Una delle condizioni che ha determinato la nascita dello Stato Moderno è, sicuramente, una profonda trasformazione dell'economia dei paesi, soprattutto europei: Trasformazioni economiche che riguardano, soprattutto, 3 aspetti: a) AGRICOLTURA. Si passa dai grandi latifondi (nei quali lavoravano braccianti o schiavi) ai capitalisti agrari che, spinti dalla maggiore richiesta di beni, chiudono i terreni e li fanno diventare più produttivi b) ARTIGIANATO. Si ha il passaggio dalle corporazioni (che non entravano in competizione tra loro e che controllavano la produzione non eccessiva degli artigiani) alla nascita della concorrenza cercando di accaparrarsi ordini più numerosi possibili. Anche questa trasformazione è dovuta all'aumento della domanda di beni. c) ATTIVITA’ MERCANTILE. Si sviluppa (soprattutto in Italia), l’attività mercantile con la crescita di poli mercantili. S'introduce il lavoro a domicilio che i mercanti offrivano agli agricoltori nel periodo invernale, ad es. per produrre tessuto, che poi si trasformerà in una vera e propria industria manufatturiera. - LA SFERA POLITICA Un altro aspetto che, con i suoi cambiamenti, ha determinato la nascita dello Stato Moderno: Nel 1648 con il Trattato di Westfalia (che metteva fine alla guerra dei 30 anni), si definisce il concetto di Stato Moderno. Si passa dallo Stato Feudale allo Stato Moderno (Assoluto) con la definizione di 4 monopoli: a) MONOPOLIO MILITARE. Si passa da eserciti messi insieme da singoli signori per difendere i propri feudi, ad un esercito stipendiato dallo Stato per difenderne i confini. b) MONOPOLIO FISCALE. | contributi dei singoli cittadini convergono all’interno della gestione della macchina statale. c) MONOPOLIO MONETARIO. Vi è la coniazione di una moneta unica e la sua circolazione all’interno dello Stato d) MONOPOLIO DELL’AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA. Ogni cittadino delega lo Stato a gestire la pace sociale, mettendo fine a guerre tra clan, scontri tra signori, regolamenti di conti personali - LA SFERA CULTURALE La terza grande trasformazione che ha determinato la nascita dello Stato Moderno è quella relativa alla sfera culturale. Il riconoscimento della libertà di autorealizzazione dell'individuo ha fatto nascere nuovi valori come quelli di uguaglianza e libertà. La società non si definisce più da elementi esterni ad essi (la fede, Dio, dinastia ecc.) ma dagli individui e le loro relazioni. L'individuo non è più definito per ciò che è a partire dalla sua nascita, ma per ciò che fa. L'elemento che determina questo cambiamento è la nascita del Razionalismo (che esalta il valore della ragione) e dell’Individualismo. La Razionalità, diventa il valore sociale dominante. ® STADIO POSITIVO (o SCIENTIFICO). Stadio finale. Gli uomini trovano la spiegazione dei fatti sociali attraverso delle leggi scientifiche che si occupano delle loro relazioni stabili (e non della loro origine) La facoltà umana più utilizzata è la razionalità scientifica. L'organizzazione politica e sociale è costituita dalla società industriale Per Comte, ad ogni stadio, ci sono dei valori che caratterizzano la natura dell’uomo: STADIO TEOLOGICO. Natura dell’uomo: il sentimento STADIO METAFISICO. Natura dell’uomo: attività STADIO POSITIVO. Natura dell’uomo: intelligenza 2) LA LEGGE DEL RAPPORTO tra l’insieme delle esigenze materiali e l’azione volta a soddisfarle. Riguarda la dimensione pratica dello sviluppo umano. Si articola attorno a 3 valori: a) Conquista b) Difesa c) Lavoro Comte si preoccupa, anche, di definire quegli elementi che caratterizzano l’aspetto statico della società (il suo ordine) Lo studio dell’aspetto statico della società avviene in base a: 1) LEGGI DI COESISTENZA: le leggi che tengono insieme gli individui in un contesto determinato. 2) COSTANTI STRUTTURALI: che sono identificate nella società e che ne rendono possibile la continuità e la stabilità. Queste costanti strutturali sono: le istituzioni religiose, la famiglia, il linguaggio, il potere politico, il lavoro (stato più avanzato dell’organizzazione sociale) La sociologia di Comte è lineare e appiattita su quella che era la società francese della sua epoca. E’ un primo tentativo di dare forma e strutturazione al pensiero sociologico. Strutturazione che sarà alla base di un altro sociologo francese. DURKHEIM (1858-1917) E il primo vero sociologo che si occupa di fornire una teoria, quanto più strutturata possibile della società. Vi era la necessità di definire, un insieme, un set di costanti che potessero spiegare la realtà sociale nella maniera più oggettiva possibile. Si pone il problema dell’oggettività delle scienze sociali. Una disciplina può dirsi scientifica se ha un oggetto di studio specifico (che le altre scienze non studiano) e un metodo oggettivo di ricerca. L'oggetto di studio della sociologia è rappresentato dai fatti sociali. Durkheim parte da un interrogativo: come si fa a definire lo studio dell’oggetto sociale se per sua natura è un soggetto a modifiche continue? Per Durkheim, l’oggetto di studio della sociologia, è una realtà, è un’entità “sui generis”. La società non è la somma delle attitudini, dei comportamenti e orientamenti dei singoli individui (non si può spiegare il sociale tramite la psicologia), ma è ed ha un qualcosa in più. E' la somma della vita, delle dinamiche che riguardano tutti gli individui, più un qualcosa che definisce come entità sui generis. Per questa ragione, inserisce, mutuandolo anche lui (così come aveva fatto Comte) il concetto di funzione dalla biologia. Per funzione s'intende quell’insieme di regole che determinano lo svolgimento della società nel suo insieme. La società non è la somma delle azioni degli individui ma l’insieme di funzioni che l’organizzano. Perché Durkheim è preoccupato di definire in maniera chiara la società? Perché la società, intesa come società sui generis ha come caratteristica principale quella di essere coercitiva nei confronti degli individui. Gli individui vivono una coercizione da parte dello Stato, da parte della società. Nella società, vi sono 2 elementi che sono caratterizzanti: 1) La determinatezza dell'ordine sociale. L'ordine sociale determina gli equilibri e la continuità della società stessa. determinatezza delle pulsioni individui: che sono indeterminate e che necessitano dell'ordine sociale per essere incanalate. La società, in qualche modo, “costringe” l'individuo all’interno delle sue norme. E’ quello che Durkheim chiama il Primato del Sociale rispetto alla dimensione individuale. E’ la società che determina l'individuo. L'individuo, nel suo agire indeterminato, ha bisogno della società, per organizzare la sua vita e per permettere alla società stessa di continuare ad andare avanti. 2) L'uomo lasciato a se stesso conduce la sua azione verso frontiere Ciò che conta nello studio della società, non sono, dunque, i singoli comportamenti, ma i fatti sociali. | fatti sociali (unità empirica, oggetto di studio della sociologia) sono gli elementi, esterni all'individuo, che esercitano una pressione su di esso. Per Durkheim “il sociale può spiegarsi solamente con il sociale” Durkheim influenzerà il pensiero funzionalista che si svilupperà nel XX secolo anche in altre scienze. Le caratteristiche che hanno influenzato questo pensiero sono: - L’idea che esiste un Sistema (la società) a cui sono subordinate le parti (gli individui) - La necessità di conservazione del sistema sociale (l'equilibrio) - Leattività (le funzioni) che servono per soddisfare i bisogni del sistema affinchè si conservi l'equilibrio (per la sopravvivenza) | fenomeni sociali, secondo Durkheim, devono essere analizzati, con una visione olistica, cioè devono essere analizzati come parti di un tutto perché la società è (come già detto) più della somma delle sue parti (gli individui). L'individuo non pre-esiste alla società. L'individuo esiste perché esistono norme sociali che garantiscono la sopravvivenza e l'equilibrio del sistema all’interno del quale vive. Durkheim s’interroga, anche, sul fatto che alcune società (nonostante siano organizzate sui principi da lui indicati) vivono delle difficoltà e delle trasformazioni in termini di coesione sociale. Per spiegare queste difficoltà, introduce il concetto di VALORI e ANOMIA. | Valori sono gli elementi che ispirano l’azione sociale individuale e sono coerenti all’interno del contesto sociale a cui gli individui si riferiscono per convivere. L’Anomia, al contrario, è l'assenza di norme (dal greco “a-nomos” senza norme), che si può verificare quando i valori che ispirano la società sono messi in discussione o non ci sono più. L’anomia determina stravolgimenti o elementi di trasformazione non positivi. Ecco perché, per Durkheim, benchè l’anomia sia un elemento di trasformazione, non è qualcosa di positivo. Per analizzare in maniera più specifica la composizione, la strutturazione della società, Durkheim scrive un’opera fondamentale “La divisione del lavoro sociale”. In quest'opera definisce in maniera chiara il concetto di Solidarietà e l'evoluzione che (attraverso le fasi della società) il concetto stesso ha avuto: - Nella società rurale, vi era una Solidarietà Meccanica. Le funzioni degli individui erano poco differenziate poiché facevano tutti la stessa cosa. - Nella società moderna vi è, invece, una Solidarietà Organica. Gli individui, differenziando le proprie funzioni, hanno necessità di usufruire delle funzioni che svolgono gli altri. Sono in una relazione d’interdipendenza l’uno dall’altro. Durkheim, inaugura una metodologia di ricerca sociologica, definita quantitativa poiché si basa su dati statistici. Svolge la prima ricerca empirica, in sociologia, sul Suicidio. Sceglie questo tema per dimostrare che anche un gesto che si considera fortemente individuale può essere studiato a partire da determinanti sociali. Durkheim analizza le statistiche dei suicidi in vari paesi. Nella sua metodologia di ricerca quantitativa usa il metodo deduttivo L'oggetto d’indagine è la coscienza individuale di chi vuole togliersi la vita trasformata in una “cosa”: il tasso di mortalità per suicidio che lo porta Generalizzazioni em ‘he: ipotizzò che è l’ambiente sociale a determinare il suicidio, in base al grado di dell’individuo nella società. Più è integrato, meno ha la possibilità di suicidarsi. Analizzò i vari tipi di suicidio: - Altruistico: il soggetto si suicida per eccesso d'integrazione, perché sottomesso a valori collettivi (es. il capitano di una nave) - Egoistico: il suicidio avviene per scarsa integrazione (es. il suicidio del celibe) - Anomico: il suicidio è la conseguenza di un'insufficienza di regole. E’ tipico della società moderna. Si soccombe alla pressione della collettività e delle sue regole - Fatalistico: il suicidio avviene per eccesso di regole (es. i terroristi dell’isis) itegrazione MARX (1818-1883) E’ un altro autore che s'inserisce nello schema d’interpretazione olistica dei fenomeni sociologici (cioè vedere la società nel suo insieme) Marx è un filosofo ed economista (più che un sociologo) che ha influenzato in maniera determinante la sociologia. Il concetto centrale da cui parte è il MATERIALISMO STORICO. Per comprendere questo concetto, occorre fare un passo indietro e fare riferimento ai suoi studi filosofici giovanili, nei quali si confrontava con la filosofia idealistica di Hegel. Per Hegel, la storia si evolve attraverso contraddizioni e conflitti. Nella costruzione della società vi è la contrapposizione di una tesi, di una sintesi e un’antitesi perché vi sia l’autorealizzazione del soggetto. Per Marx, che s’ispira a questa teoria, la storia (e la società) si evolve per costanti conflitti consecutivi. Non per l’autorealizzazione del soggetto, ma per la costruzione di una società senza classi che avrebbe ridotto e annullato la conflittualità degli individui. Ciò che muove la società, il motore della storia, è, per Marx il Conflitto. Secondo Marx, la società può essere analizzata, non tanto da un punto di vista sincronico, ma da un punto di vista Diacronico. L'evoluzione della società non è lineare. | conflitti generano elementi che saranno a loro volta in conflitto tra loro ecc. L'evoluzione è, quindi, diacronica (cambia nel tempo) nella sua situazione conflittuale. Quali sono questi elementi che sono in conflitto? Per Marx, ogni epoca è caratterizzata da una contraddizione del rapporto tra MODI DI PRODUZIONE e RAPPORTI DI PRODUZIONE | modi di produzione sono le forme e i mezzi di produzione (le risorse umane e materiali) | rapporti di produzione è la proprietà sulle risorse materiali. Una società è definita dal suo modo di produzione prevalente (società agricola, industriale ecc.) Questi elementi (modi e produzione) entrano in conflitto. Il conflitto determina: - La struttura sociale e le classi che sono in conflitto tra loro (es. nella società industriale sono i lavoratori e i capitalisti) - L’infrastruttura (o sovrastruttura): i sistemi culturali e normativi come elementi portanti della società Per comprendere il pensiero di Marx, è indispensabile ragionare sugli attori in conflitto nella società: le classi social Le classi sociali sono l’insieme degli individui che vivono la stessa condizione. Marx distingue tra le classi in sé e le classi per se. La classe in sé è costituita da individui che non hanno la consapevolezza della loro forza e della loro condizione. E’ la classe che non ha ancora acquisito la coscienza di sé. La classe per se è la classe che ha acquisito la consapevolezza di se e del potere di trasformazione. Un altro concetto importante del pensiero di Marx è il concetto di Alienazione. SIMMEL (1858-1918) Simmel è considerato “il più contemporaneo dei classici”. Può essere assimilato a Weber per la contemporaneità e perché si pone nei confronti della sociologia in termini simili. Sia Weber che Simmel non sono interessati a comprendere la società nel suo insieme (cioè quella che è la visione olistica della società, cioè studiare la società come corpus unico, come organismo all’interno del quale gli individui sono costretti a vivere) ma puntano l’attenzione sull’individuo e le sue azioni. In modo particolare, sono interessati ad analizzare: - Le interrelazioni - Le relazionitra gli individui che costruiscono e definiscono la società Simmel, in modo particolare: - Critica Il po: mo di Comte (lo sviluppo positivo della società, che affermava che la società è arrivata, attraverso successive approssimazioni al migliore dei mondi possibili) - Rifiuta l’anti-individualismo di Durkheim. La società non è un’entità sui generis (entità in se stessa che ha un primato rispetto all'individuo) ma nasce dalle relazioni di reciprocità che esistono tra gli individui. Per Simmel, la società si basa su 2 concetti 1) RECIPROCITA”. La società è innanzitutto interazione (relazioni stabili coordinate tra gli individui) 2) SOCIAZIONE. Il processo attraverso il quale le interazioni diventano standardizzate e stabili nel tempo. La reciprocità diventa sociazione determinando la socializzazione La società è quindi, il risultato di una sedimentazione (nel tempo) e di un’oggettivazione dei processi di socializzazione Le oggettivazioni sono le Forme Soci La Sociologia è lo studio che analizza le forme sociali. E’ una scienza formale che si occupa di descrivere le forme che i rapporti sociali possono assumere nel tempo - solidificandosi in grandi Istituzioni (lo Stato) o - rimanendo più fluide in relazioni interpersonali. La sociologia non studia un organismo, ma studia questo organismo come frutto di relazioni (interazioni) individuali. Si parte dall’individuo per arrivare alla società. Individuo e società non si escludono: sono 2 poli che coesistono. La società non è un'entità superiore rispetto agli individui. Possono esserci dei conflitti e dissidi tra i 2 livelli (individuo e società) Per risolvere questi conflitti, gli individui devono conformarsi limitando la libertà individuale. Il legame tra individuo e società è rappresentato dalla Cerchia Sociale. La cerchia sociale è composta da: - reciprocità: elemento centrale che connota una cerchia sociale - individui: sono il punto d’intersezione tra più cerchie. Gli individui sono al centro di una cerchia, ma sono anche in relazione con altri individui che sono al centro di altre cerchie. Tutto questo avviene in un contesto come la Metropol La metropoli è il luogo di massima concentrazione e massima differenziazione sociale e, quindi, massima interazione tra gli individui. Per Simmel la modernità ha portato con sé: unIn lualismo Qualitativo (o delle differenze) che ha accentuato la tensione tra individuo e società e l’uomo blasè (nuova tipologia di individuo). E’ il cittadino disincantato, l’uomo della metropoli, che ha sviluppato una personalità in cui l'intelletto è preponderante rispetto al sentimento. 10 LE TENDENZE DELLA SOCIOLOGIA CONTEMPORANEA (1) LE ORIGINI DELLO STRUTTURAL-FUNZIONALISMO MALINOWSKI (1884-1942) Malinowski è un antropologo. Definisce il concetto di funzione (mutuato dalle scienze naturali) che ispirerà il pensiero funzionalista di Parson. La funzione è il soddisfacimento di un bisogno tramite un'attività in cui gli esseri umani cooperano, usano prodotti, consumano beni. La funzione, indica, quindi, la relazione causale che c’è tra un bisogno individuale e l’attività che serve per soddisfare quel bisogno. | bisogni non sono tutti uguali. Variano in base al contesto sociale. | bisogni sono organizzati gerarchicamente e rispondono a imperativi: - Biologici primari: nutrirsi, proteggersi, sopravvivere, prosecuzione della specie - Strumentali e integrativi: i bisogni che si determinano solo dopo aver soddisfatto quelli primari. Per la soddisfazione dei bisogni, si determina una costruzione sociale funzionale al loro soddisfacimento. La cultura è da considerare un insieme di mezzi volti all’'appagamento di un sistema di bisogni che porta all'esistenza di bisogni derivati che diventano altrettanto importanti di quelli primari. Ogni elemento culturale esiste perché risponde ad un bisogno che diventa utile per soddisfare quelli primari. BROWN (1881-1955) Brown è un antropologo. Definisce il concetto di funzione come il “contributo di un'attività parziale all'attività totale di cui è parte” Mentre per Malinowski vi era una relazione causale tra natura e cultura, cioè la determinazione, il soddisfacimento dei bisogni materiali, primari, biologici era condizione necessaria per la possibilità di costruire e di definire l’ambiente sociale all’interno del quale, gli individui poi svolgono queste funzioni, secondo Brown, questo rapporto non è causale, ma è una relazione d’interdipendenza tra i diversi fattori. Il rapporto tra natura e cultura è dato, quindi, da una relazione circolare e d’interdipendenza tra: - fattori naturali che determinano in parte quelli culturali e - fattori culturali che intervengono sui bisogni primari e naturali L’idea di funzione come parte di un tutto, indispensabile al tutto stesso per funzionare è quella che ispirerà Parsons nella sua idea di Teoria Funzionalistica della società. PARSONS (1902-1979) Parsons è il sociologo che ha determinato la Teoria generale Funzionalistica della società. Secondo Parsons, la società è un organismo nel quale le diverse componenti sono funzionali all’equilibrio e al funzionamento di tutto il Sistema in sé. Aldilà della sua diffusione e alla critiche ricevute, Parsons ha giocato un ruolo importantissimo per lo sviluppo e la costruzione della Teoria Sociale. La sua Sociologia ha segnato il XX secolo e lo sviluppo del pensiero sociologico. Questo successo è da attribuire a 3 aspetti del suo modo di lavorare: 1) perla sua meticolosità nella descrizione della sua teoria 2) perla vastità della sua produzione teorica 3) perla sistematicità che il pensiero funzionalista è riuscito a dare all’interpretazione del Sistema Sociale. Il suo lavoro si divide in 3 periodi: 1) TEORIA VOLONTARISTICA DELL'AZIONE SOCIALE 2) TEORIA GENERALE DELL’AZIONE E DEL SISTEMA SOCIALE 3) APPLICAZIONE DELLO SCHEMA TEORICO (SISTEMA SOCIALE) AI DIVERSI AMBITI DELLA SCIENZA SOCIALE 11 1 2) TEORIA VOLONTARISTICA DELL'AZIONE SOCIALE E’ una teoria che nasce dalla critica delle teorie precedenti che hanno cercato di spiegare la società. In modo particolare, è una critica a - Le Teorie Comportamentiste che spiegano il comportamento degli uomini sulla base della relazione stimolo-risposta, riducendo l'autonomia degli individui e definendo l’azione sociale solo come reazione allo stimolo esterno - La Teoria del Determinismo Marxista per la sua mancanza di autonomia dell'individuo nello svolgimento della propria azione. Per Marx, il comportamento è orientato dal determinismo economicista - All’Utilitarismo che da un eccessivo potere all’azione individuale e che considera l’azione individuale solo in rapporto alla relazione costi/benefici senza considerare gli elementi coercitivi del contesto sociale Parsons formula questa Teoria Volontaristica dell’Azione Sociale dove il termine “volontaristico” sta ad indicare che, benchè vi sia un sistema integrato di valori che orienta gli individui, questi mettono una volontà nel compiere tale azione (c'è quindi una dimensione volontaristica). Quest'azione non è determinata da uno stimolo esterno (comportamentismo) e ha una componente individuale, anche se l'elemento coercitivo è presente e orienta l'individuo. TEORIA GENERALE DELL'AZIONE E DEL SISTEMA SOCIALE Per Parsons i fenomeni sociali hanno necessità di essere iscritti in un Paradigma Concettuale di riferimento, all’interno del quale è possibile analizzare ciascun sistema d'azione. L’azione sociale è l’unità elementare di cui si occupa la sociologia. L’azione sociale è definita e costituita dai seguenti elementi (per essere tale necessita di questi elementi): - Il soggetto (o attore sociale) che effettivamente compie l’azione; - Il fine (la finalità) verso cui è orientata l’azione - La situazione (il contesto) nella quale l’azione viene svolta - L’insieme di valori (ordine simbolico) che orienta l’azione Questi elementi definiscono il sistema dell’azione sociale. Parsons prende il concetto di Sistema da Pareto (sociologo italiano) per il quale il “sistema si costituisce quando vengono a stabilirsi relazioni privilegiate d’interdipendenza tra più elementi” L’interdipendenza tra gli elementi garantisce continuità nel tempo e differenziazione da altri sistemi. Ogni sistema, per sopravvivere, deve preoccuparsi di 2 questioni: - L’Equilibrio (tra interno ed esterno dell’azione sociale) - Gli Scopi del sistema sociale e i Mezzi che vengono utilizzati per ottenere lo scopo (cioè deve avere chiaro gli scopi che si propone e i mezzi per raggiungerli) Questo Paradigma concettuale di riferimento elaborato da Parsons è quello indicato dall’acronimo AGIL L’assunto di base di questo paradigma è che ogni sistema per sopravvivere e svilupparsi deve saper risolvere 4 classi di problemi funzionali richiamate dagli imperativi funzionali. Il sistema deve necessariamente rispondere a 4 imperativi funzionali (indicati dall’acronimo AGIL). Questi imperativi funzionali sono: A (ADAPTION): riguarda l’adattamento del sistema al contesto esterno (sia naturale che sociale) per mantenere l'equilibrio, e il suo controllo in modo da garantirne le risorse necessarie. G (GOAL ATTAINMENT): riguarda il raggiungimento dei fini e si occupa della distribuzione delle risorse e il loro impiego in riferimento agli scopi perseguiti. E’ la funzione che indirizza il sistema verso i suoi scopi. I (INTEGRATION): riguarda l’equilibrio di un sistema in relazione ad altri sistemi e si occupa - dell'ordine - della certezza del funzionamento delle strutture sociali - del rispetto delle aspettative reciproche 12 Merton, per organizzare la sua critica al funzionalismo e ai 3 postulati, introduce la distinzione tra: - FUNZIONE MANIFESTA: le cui conseguenze sono oggettive, volute, intenzionali e conosciute dal sistema - FUNZIONE LATENTE: le cui conseguenze sono oggettive non volute, non sono riconosciute dal sistema e non oggettivamente funzionali. Occorre ricercare le funzioni latenti dei fenomeni sociali per avere un maggiore aumento delle conoscenze. Per Merton è più facile pensare in termini di funzioni latenti quando si considera un'attività che non ha apparentemente una spiegazione logica. Si è meno portati a pensare alle funzioni latenti quando si osservano comportamenti volti ad obiettivi più chiari. In questo caso, i sociologi esaminano le funzioni manifeste (ad es. i riti delle società primitive, la danza...) Merton estende il concetto di ANOMIA di Durkheim, attribuendogli una connotazione non solo negativa. Per Merton, l'assenza di valori può essere un momento positivo per trasformare il sistema e renderlo più funzionale. Si aggiunge, nella riflessione di Merton, un altro elemento per capire meglio il suo contributo al pensiero funzionalista. Il concetto di RUOLO. Il ruolo è l’insieme dei comportamenti che un gruppo si aspetta da una persona che ne fa parte. Può essere: - Specifico: l'insieme di comportamenti limitato e preciso (es. il ruolo del professore) - Diffuso: l'insieme di comportamenti più ampio e meno definito (es. il ruolo del padre) Ogni individuo può ricoprire diversi ruoli contemporaneamente (sia specifici che diffusi) LE TENDENZE DELLA SOCIOLOGIA CONTEMPORANEA (2) LE TEORIE DELL’AZIONE SOCIALE Si tratta di teorie che tendono a differenziarsi sia: - Dalle teorie strutturaliste che puntavano a spiegare la realtà sociale a partire dal sistema che la governa - Dal soggettivismo e da tutte quelle teorie che vedevano l’origine dell’azione sociale all’interno dell'iniziativa razionale degli individui stessi. Si tratta di teorie che cercano di superare questo Dualismo che caratterizzava (e caratterizza) il pensiero sociologico contemporaneo. ALAIN TOURAINE (1924) I MOVIMENTI SOCIALI Touraine, sociologo francese, è importante per il suo lavoro sui MOVIMENTI SOCIALI (il loro ruolo e il loro essere ponte) Inizia il suo percorso di riflessione sociologica nell’ambito della sociologia del lavoro. E’ il lavoro, l’azione storica che modifica l’ambiente materiale e sociale degli individui. Gli attori possono modificare l’ambiente materiale e sociale attraverso lo strumento del lavoro. Il soggetto dell’azione è un soggetto (attore) storico, cioè ha la capacità di interpretare e modificare la situazione storica che si ritrova a vivere. Questo avviene contendendo gli orientamenti sociali e culturali a chi li detiene, imponendone altri. Centrale è il concetto di Conflitto considerato strumento di produzione e di riproduzione della società. L’attore storico per eccellenza sono i movimenti sociali, in modo specifico (ai tempi in cui l’autore è vissuto) il MOVIMENTO OPERAIO che contende alla classe dirigente gli orientamenti culturali della società. 15 Per Touraine, quindi, la società è un sistema d'azione in cui il soggetto storico del cambiamento sono i movimenti sociali. BOURDIEU (1930-2002) IL CONCETTO DI HABITUS Bourdieu è un altro sociologo francese. Si concentra nella critica congiunta alle posizioni strutturaliste e soggettive. Il suo punto di partenza è considerare la Struttura non solo come condizionamento, cioè in termini di costrizione, come strumento d’imposizione per l'individuo (come sostenevano gli strutturalisti) ma anche come Prodotto dell’Interazione tra il soggetto e la struttura. La struttura non solo condiziona gli individui, ma è, essa stessa, influenzata (frutto) delle relazioni sociali degli individui stessi. Gli individui orientano anche la struttura. Bourdieu critica il pensiero strutturalista perché si concentra solo sulla dimensione strutturante della struttura e non sulla dimensione strutturata Occorre superare le illusi oggettivistiche e soggettivistiche che pensano di poter spiegare la realtà sociale soltanto a partire o dal sistema o dal soggetto. Il comportamento individuale non è solo il frutto di un'imposizione dall’esterno o un adeguamento a delle norme esterne e ne è solo frutto di un'azione razionale individuale. Vi è una relazione strettissima (d’interdipendenza) tra soggetto e struttura in una dimensione circolare (di andata e ritorno) L'azione non è, quindi, solo Meccanica (influenzata dall'esterno attraverso norme, regole e valori) e ne è solo Razionale. Per Bourdieu, esiste un Agire Pratico che è necessario e autonomo. Questa idea è rappresentata dal concetto di Habitus (concetto centrale della sua sociologia) L’Habitus è l'insieme di disposizioni durevoli che si sono formati con l’esperienza pratica. E’ l’ii comportamenti, orientamenti culturali che ogni individuo ha e che si è costruito con l’esperienza e che non sono messi, ogni volta, in discussione dal comportamento razionale dell'individuo, ma sono il frutto della relazione tra esperienza individuale e mondo esterno. Gli Habitus sono elemento di congiunzione tra in sociali esterne. sieme di informazioni, luale e sociale, tra struttura interna della soggettività e strutture Bourdieu, per spiegare il rapporto tra soggetto e struttura, introduce anche il concetto di CAMPO SOCIALE. Il Campo Sociale è l'insieme di elementi strutturali, culturali, soggettivi che interagiscono tra di loro e determinano il contesto all’interno del quale si costruisce questo Habitus. Strettamente connesso al concetto di Campo Sociale vi è quello di SPAZIO SOCIALE che è costituito da: - IL CAPITALE: le risorse economiche, culturali e sociali che l'individuo ha a disposizione e che mette all’interno di questo campo sociale - LA STRUTTURA: le forme assunte dal capitale stesso - IL TEMPO: l’evoluzione delle prime due dimensioni (Capitale e Struttura) GIDDENS (1938) DIFFERENZA TRA STRUTTURA E STRUTTURAZIONE Giddens è un sociologo inglese che si concentra soprattutto sull’Elemento Attivo che è presente nell'azione sociale e sulla Routinizzazione, cioè la trasformazione dell'agire attivo in forme stabili (spesso sempre uguali) che influenzano i comportamenti collettivi e individuali. La sua Teoria dell’Azione si struttura in maniera schematica intorno a 3 aspet 1) LA STRUTTURA. L’insieme delle regole che determinano il contesto sociale nel quale l’azione sociale prende corpo (le norme, gli orientamenti culturali, la morale comune, le norme etiche) 2) IL SISTEMA. Le relazioni che si stabiliscono tra gli attori che danno vita ad un’azione 16 3) LA STRUTTURAZIONE. L'insieme delle condizioni che garantiscono la continuità e la riproduzione dei sistemi sociali. E il concetto più importante del pensiero di Giddens. All’interno dello schema di Giddens, il concetto centrale che determina il cambiamento della società è il concetto di MODERNITA’ Modernità che si caratterizza secondo 2 tendenze: - LA GLOBALIZZAZIONE: fenomeno che riguarda la trasformazione delle relazioni tra Stati su un livello sistemico più alto (sovrannazionale) Per Giddens, la globalizzazione ha come significato la tendenza all'omologazione e alla riproduzione di determinati schemi. - I PROCESSI DI DIFFERENZIAZIONE (già Durkheim sottolineava la differenziazione tra solidarietà meccanica e solidarietà organica) Importante per Giddens è il concetto di Processo Riflessivo. La capacità che gli individui e le organizzazioni sociali hanno di analizzare il proprio comportamento e di collocarsi all’interno del sistema sociale. Questo processo riflessivo genera insicurezza (che lui definisce “sequestro dell'esperienza”) perché aumenta la consapevolezza dell’esperienza che può bloccare nel costruire e determinare la propria esperienza. MARGARET ARCHER (1943) MORFOGENESI SOCIALE Archer è una sociologa inglese. Si concentra soprattutto sul rapporto che esiste tra teoria sociale, metodologia e ‘ambivalenza degli individui (che sono al contempo, liberi e prigionieri) Archer pone in risalto la dimensione metodologica. S'interroga non solo sulla teoria sociologica, ma anche su quali metodologie possono essere utilizzate per comprendere meglio l’esperienza degli individui nel mondo di oggi. Archer critica duramente le teorie unidirezionali (definite da lei “fusionali”) che analizzano la dinamica sociale riducendo tutto ad una sola dimensione sia essa strutturalista o soggettivista. E' necessario superare le teorie fusionali (che fondevano le due dimensioni per spiegarne gli effetti) e considerare questi due elementi separati l’uno dall'altro. La sociologa inglese propone una Teoria del DUALISMO ANALITICO partendo, appunto, da un'analisi duale. Fa innanzitutto una differenza tra: - Sistema culturale: insieme di norme, valori, considerazioni etiche, comportamenti standardizzati che, nel corso del tempo si sono oggettivati e condivisi dalla maggior parte degli individui e che permettono la continuità del sistema. - Integrazione socioculturale: insieme di relazioni che si stabiliscono tra gli individui e i gruppi. L’interazione tra questi 2 elementi determina 2 processi: 1) PROCESSO DI MORFOGENESI. || processo attraverso cui si producono delle trasformazioni innovative. La società si modifica e si sviluppa. 2) PROCESSO DI MORFOSTASI. Il processo che tende alla conservazione dell’esistente. L’Archer critica le teorie fusionali perché, secondo lei, confondono i 2 livelli di cultura e di azione. Critica la: - LA FUSIONE VERSO IL BASSO: Tutte le teorie che partono dal sistema per spiegare il comportamento individuale. Le Teorie che vedono il sistema culturale determinante rispetto all'integrazione socioculturale. Teorie che livellano il sistema verso il basso. (Strutturalismo, Determinismo). - LA FUSIONE VERSO L’ALTO: Le teorie che affermano che il livello di integrazione socio culturale determina il sistema culturale. Sono le relazioni sociali che determinano il sistema di valori. (Soggettivismo, Volontarismo) e critica anche - LA FUSIONE VERSO IL CENTRO: le teorie che cercano un punto d’equilibrio tra le due dimensioni assorbendole una rispetto all'altra (come fa ad esempio Giddens) Per Archer, la dimensione individuale soggettiva e la dimensione sistemica non possono essere ridotte ad un’unica chiave interpretativa. 17 Piuttosto che concentrarsi sugli aspetti strutturali (strutturalismo) e sull’aspetto razionale (soggettivismo, volontarismo), i sociologi dell’interazionismo (della Scuola di Chicago) hanno come obiettivo: di riflettere come la struttura esterna all'individuo, assume valore e diventa reale attraverso l’interpretazione soggettiva dell'attore che compie questa azione. Secondo questi sociologi, il ruolo centrale è svolto dai Gruppi. | gruppi hanno una grande importanza e possono essere: PRIMARI: quelli nei quali avviene la Prima Socializzazione (famiglia, scuola, pari). | gruppi primari sono i luoghi attraverso cui le percezioni degli individui sono rese reali. SECONDARI: quelli nei quali avviene la Socializzazione Secondaria (amici, istituzioni, scuola secondaria, contesto di lavoro ecc.) L'interazionismo concentra il suo fuoco d'indagine solo sull'interazione a faccia a faccia, cioè sull'azione reciproca fra gli individui, basata sulla comunicazione verbale e non verbale. Il punto di partenza dell'analisi è, dunque, che l'interazione sia dotata di comprendere il senso dell'interazione è indispensabile mettersi dal punto interpretare il senso delle azioni, impossibile con un'osservazione esterna. Il significato, secondo gli interazionisti, non è invariabile, ma viene modificandosi durante il processo d’interazione. Ogni individuo realizza, appunto, un'immagine di sé attraverso l'interazione che ha con gli altri, i quali funzionano da "specchio", per cui ciascuno si vede riflesso nelle reazioni degli altri nei propri confronti. Gli attori sociali si preoccupano, dunque, di mantenere la propria immagine, che si è andata formando nei successivi processi interattivi. Il""rispecchiamento di sé" è importante, perché le immagini reciproche prodotte dai singoli, costituiscono gli elemen solidi della società, per cui le immagini stesse sono l'oggetto fondamentale di studio della sociologia (Cooley, 1902). Si tratta dei "fatti concreti", che comporrebbero, secondo tale tradizione di ricerca, la base della struttura sociale complessiva. cato per quelli che vi partecipano. Per ista degli attori: solo così è possibile MEAD (1863-1931) Le domande che si pone Mead nel momento in cui inizia a studiare il rapporto tra individuo e società e, soprattutto, la formazione e la costruzione dei significati a partire dagli individui stessi, sono essenzialmente 3 (che sono i 3 sistemi di ricerca attorno ai quali costruisce la sua Teoria): 1) Comesi costruiscono i soggetti sociali? Gli attori che compongono le azioni all’interno di un determinato contesto. Il cosiddetto SELF. Come nasce questo SELF? 2) Comesi formail pensiero degli individui? Come questo si articola rispetto all’azione (dimensione della MIND)? 3) Comesi forma l'Organizzazione Sociale (Society) che determina, in seguito, la costruzione dei soggetti e la nascita di un pensiero articolato? Partiamo da una considerazione di ordine generale: per Mead la società è anteriore all’individuo. Benchè l'individuo compia azioni che sono, ovviamente, volontarie, guidate dalla razionalità e hanno un significato, queste azioni non possono essere compiute se non esiste un contesto sociale, all’interno del quale, queste azioni possono essere svolte, soprattutto, perché se non è possibile interagire con il mondo esterno, il pensiero non può formarsi. Secondo Mead, il pensiero, l’azione, l’agire, il significato attribuito all’agire hanno una dimensione che non è solo esterna (all’altro da sé rispetto al soggetto) ma anche una dimensione interna (come vedremo nella sociologia fenomenologica) Il comportamento inizia dagli individui (ed è interno), ma poi va verso l'esterno, cioè ha una ricaduta verso l’altro. Questo movimento, però, non è unidirezionale perché gli atteggiamenti interni prendono in considerazione altri elementi esterni che l’influenzano. C'è un movimento circolare. Per Mead, l’Atto Sociale è visto come un processo organico complesso, in cui ogni elemento è compreso solo se considerato nella sua interazione circolare con altri elementi per cui: - Nonesiste azione senza elaborazione del significato che gli attribuiamo - Nonesiste pensiero senza azione esterna che lo influenza. Questo processo organico complesso inizia all’interno dell'individuo, arriva all’esterno e poi rientra nell’individuo sotto forma di norme, valori, orientamenti ecc. Nel momento in cui il soggetto non è più separato dalla struttura, ma inserito, integrato in questo processo organico circolare (complesso), la centralità dell'interazione simbolica è legata alla COMUNICAZIONE. 20 La Comunicazione è centrale per comprendere i fenomeni sociali (le interazioni tra gli individui) L'espressione elementare della comunicazione è il GESTO. Il gesto è comune a tutti gli individui, anche agli animali. A differenza del gesto animale, che è istintuale, negli esseri umani ha una componente razionale, vi è l’intenzionalità, la volontà di compierlo. Il gesto è un atteggiamento nel contempo esterno (osservabile) ed interno (caratterizzato da un’intenzionalità riflessiva). Per comprendere il gesto, il destinatario deve combinare l'elemento esterno (ciò che osserva del gesto) e l'elemento interno (l’intenzionalità riflessiva di chi ha fatto il gesto) Il gesto esprime un significato ed è, quindi, simbolico, riconosciuto con uno specifico significato. | gesti, essendo i mezzi per interagire, in modo significativo, con l’ambiente, sono indispensabili per l'interazione e per la società stessa. Il LINGUAGGIO è una comunicazione cosciente e significativa al livello più alto perché la Parola è carica di significato. E’ una comunicazione circolare perché parte dall'interno dell’individuo, si pone all’esterno, sul soggetto ricevente che elabora questo linguaggio (sulla base di diversi fattori: la sua cultura, la sua interiorità, le sue predisposizioni ecc.) e restituisce al soggetto di partenza dei significati in base alle sue reazioni. Circolarità nel senso che il significato di gesto e parola va dall’emittente al ricevente e ritorna all’emittente creando interazione. Il linguaggio non è determinante solo nella relazione tra gli individui, ma permette, anche, all'individuo stesso di dialogare con se stesso (quella che Mead chiama una “conversazione interiorizzata”) e sviluppare il pensiero riflessivo. Il pensiero riflessivo fa interiorizzare il gesto. Il riflettere, l’elaborare il pensiero permette all’individuo di tradurlo in un’azione intenzionale, interiorizzata perché condivisa da tutti. (Es. il gesto di alzare la mano è convenzionale e da tutti capito come gesto di saluto. E’ interiorizzato dal soggetto e non è necessario che, ogni volta, che riceve il saluto deve riflettere sul significato del gesto perché si da per scontato che il gesto interiorizzato sia condiviso da tutti.) Senza rapporto sociale, senza linguaggio, senza rielaborazione simbolica, non ci sarebbe il pensiero e, quindi, non ci sarebbe la possibilità per l'individuo di agire. Ecco perché, per Mead, il contesto sociale è precedente, anteriore, preesistente rispetto all’individuo. E’ in contesto che determina quei rapporti, quelle interazioni, che si costruiscono attraverso gesti, linguaggio e pensiero. Se non ci fosse tutto questo non ci sarebbe il pensiero e, di conseguenza, non ci sarebbe l’azione. L’interazione sociale è necessaria per universalizzare i significati (attribuiti e condivisi) dei gesti e del linguaggio. Senza interazione tra gli individui non ci sarebbe la possibilità per il contesto sociale di svilupparsi, perché non sarebbe possibile generalizzare. Solo la generalizzazione di significati permette di condividere il senso e il linguaggio delle interazioni stesse. Mead, nella sua analisi, inserisce un altro elemento: L’ALTRO GENERALIZZATO. Non può esistere pensiero se non esiste l’altro verso cui rivolgere l’azione. L'Altro generalizzato è il contesto all’interno del quale l'individuo opera e colloca la sua interazione. L’Altro generalizzato è l'insieme d’individui che interagiscono tra loro e si aspettano che gli altri individui interagiscano tra loro sulla base di alcuni gesti, linguaggi condivisi e generalizzati. Può sembrare che l'individuo non abbia alcuna autonomia in quanto può sembrare legato a queste interazioni simboliche. Per Mead non è così perché la scelta dei significati da attribuire ad un determinato gesto, permette al soggetto di modificare e orientare la comunicazione relativa quel significato. L'individuo è libero di attribuire, ad un determinato livello di comunicazione, significati specifici che possono essere diversi. Di conseguenza, per Mead, la mente MIND non è la struttura biologica (cioè il cervello inteso come insieme di sinapsi che elaborano a livello neuronale alcuni elementi che poi diventano pensiero) ma è un processo d’interazione che è mediato simbolicamente. E’ la capacità che ha di oggettivare il senso attribuito ad un determinato gesto. E’ un processo dinamico determinato dall’interazione tra se stessi e il mondo. E’ la capacità di elaborare un pensiero. Il SELF, invece, è l’oggettivazione che l’individuo fa di se stesso sulla base del riconoscimento che fa di se stesso a partire dall’altro. Il Sé si costruisce attraverso rapporti concreti che restituiscono all’individuo un'immagine di se che è frutto della sua esperienza sociale. | rapporti concreti, i rapporti relazionali quotidiani che l’individuo vive ogni giorno, restituiscono all'individuo stesso, degli elementi simbolici che riguardano se stesso e l’idea che gli altri hanno di sé. Questa esperienza sociale è biunivoca (multidirezionale) per cui all’interno di una determinata comunità, considerata come l’Altro generalizzato, avviene questa costruzione del se solo se l’individuo ha a disposizione questo contesto (questo Altro generalizzato) con cui porsi e mediare simbolicamente l’esperienza sociale. Il Sé è costituito da 21 IO: risposta dell’organismo agli atteggiamenti degli altri (polo attivo del sé. Prevalgono le istanze del soggetto) ME: quando assumiamo gli atteggiamenti degli altri (polo passivo del se. Prevalgono gli aspetti societari) LA SOCIOLOGIA FENOMENOLOGICA La Sociologia Fenomenologica riprende le considerazioni di Mead e gli altri sociologi interazionisti, ma fa un passaggio più avanti, soprattutto, grazie a SCHUTZ (1899-1952) Schutz combinò gli orientamenti filosofici della fenomenologia di Husserl con quelli strutturalisti di Parsons e quelli legati all’individuo di Weber Il problema centrale di Schutz è simile a quello di Mead. Si pone degli interrogativi. Come si costruisce un’esperienza sociale significativa (cioè che abbia senso) che sia razionale? Quale rapporto c’è tra l’azione e il senso di questa azione? Altro elemento è la dimensione temporale dell’agire. Come si formano le strutture del mondo sociale a partire da questa dimensione temporale? Schutz parte dalla Teoria dell’azione sociale di Weber che determina l’agire sociale a partire dalla razionalità individuale che porta gli individui a compiere determinati gesti, ma ne critica le posizioni su alcuni punti (LE APORIE): 1) Secondo Schutz e la sociologia fenomenologica, Weber non distingue tra il significato che attribuisce chi compie l’azione e il motivo per cui questa azione viene compiuta. Non fa differenze tra i motivi che causano l’azione e i motivi che sono alla base dei fini dell’azione stessa. (vedi sotto) 2) Weber non considera la dimensione temporale dell’azione. Non c'è una distinzione tra il decorso dell’azione (azione nel momento in cui viene compiuta) e l’azione che è stata compiuta e determinata. L’azione è pensata, poi si compie e poi è compiuta. Weber non pone attenzione a questo. 3) Nonvièuna differenza tra il senso dell’azione propria e il senso dell’azione altrui. Ognuno di noi può attribuire alla stessa azione significati diversi, senso diverso. Può avere interpretazioni diverse se compiuto in contesti diversi (es. la stessa azione se compiuta in strada o in autobus o in ufficio). (vedi sotto) Secondo Schutz, per comprendere il significato che i soggetti attribuiscono all’azione, occorre distinguere tra: - L'AGENTE: colui che pone in essere l’azione - L’INTERLOCUTORE: colui verso il quale l’azione è compiuta - L’OSSERVATORE ESTERNO: il ricercatore sociale che vuole studiare determinati fenomeni. Per Schutz, l’agire dotato di senso è un progetto. E' un processo consapevole, razionale, volontario (e non un semplice comportamento derivato da un atteggiamento di un individuo) Un processo che si compone di 3 fasi; 1) La propensione a compiere l’azione. Dimensione del tutto individuale del soggetto agente 2) Il vissuto dell’azione. Lo svolgimento dell’azione che riguarda sia l’agente sia l’interlocutore e, in parte, l’osservatore esterno (se si tratta di un ricercatore sociale che sta operando in osservazione partecipante) 3) L'azione compiuta. L'azione che ha finito il suo corso e che influenzerà la propensione di altri individui, che genererà, a sua volta, un’altra sequenza di 3 fasi in un ciclo continuo. Come abbiamo già detto, Schutz critica a Weber la non di causali e motivazioni finali che spingono l’individuo ad agire. Per Schutz: - Le Motivazioni Causali riguardano la causa per i quali si agisce (poiché piove apro l'ombrello). La mia azione è causata dalla pioggia (motivazione causale) inzione tra motivazi - Le Motivazioni Finali riguardano i fini per i quali si agisce (esco per andare a fare una visita ad un amico). Il motivo è da ritrovarsi nel futuro dell’azione stessa e non tanto nel passato. Quindi non è determinata da una causa, ma da un fine a cui protende. Altra differenza che la sociologia fenomenologica pone nei confronti dell’azione, criticando sempre Weber è quella tra: 22 IL CODICE: insieme di simboli e le regole sintattiche utili per interpretare l'informazione IL CANALE: il mezzo di comunicazione scelto IL CONTESTO: l’ambiente nel quale si comunica IL REFERENTE: il contenuto, l'oggetto della comunicazione. Affinchè l'atto comunicativo avvenga: - L’Emittente deve tradurre l'informazione in segni (o suoni) seguendo le prescrizioni del codice e del canale utilizzato. - Il Ricevente, a sua volta, deve utilizzare lo stesso codice per decifrare questa informazione. Il codice deve essere condiviso da entrambi. Questa condivisione indica che il linguaggio ha altre caratteristiche (funzioni) oltre a quella cognitiva e comunicativa: - È una Convenzione Sociale: un patto stabilito all’interno della comunità che stabilisce che a quelle parole, a quel suono, corrisponde (per tutti) un determinato concetto - Ha un Carattere Normativo: formato da un insieme di norme che definiscono come confezionare un messaggio per renderlo accessibile a tutti. (es. regole sintattiche) LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE La Comunicazione Interpersonale avviene, quotidianamente, quando più persone, interagiscono, in situazioni di compresenza (fisica o non come lettere o chat) attraverso la Conversazione. La Conversazione è l'elemento che mette insieme il linguaggio verbale e il linguaggio non verbale e che permette la trasmissione di cultura (norme sociali, regole, valori ecc.) di generazione in generazione. Questa trasmissione avviene attraverso la SOCIALIZZAZIONE. La Socializzazione è il processo attraverso il quale un individuo diventa parte di un collettivo sociale (diventa un essere pienamente sociale) e s’integra in una comunità. Grazie alla socializzazione, i nuovi nati o gli stranieri apprendono le regole, i valori, le norme della comunità e si adattano a queste regole e alle strutture a cui esse si riferiscono. Tutto questo avviene dalla primissima infanzia. Infatti, possiamo distinguere 2 tipi di socializzazione: 1) SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA: attraverso la quale si acquisiscono le conoscenze di base di ogni differente comunità. Avviene durante la prima infanzia. Gli Agenti di questa socializzazione sono: famiglia, scuola, gruppo dei pari 2) SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA: riguarda l'apprendimento di ruoli speci (per l'acquisizione di mansioni o competenze) In passato, la socializzazione era legata ai riti di passaggio che sono i momenti in cui avvengono i passaggi chiave da una fase ad un’altra nella vita degli individui. Avvengono grazie alla socializzazione e servono per il riconoscimento in società (ad es. i sacramenti religiosi o riti non religiosi come l'addio al celibato, la proclamazione di una laurea). lizzati. Avviene dopo quella primaria LINGUAGGIO E STRATIFICAZIONE SOCIALE Il linguaggio gioca un ruolo fondamentale nella soci della vita della persona, ma è un processo continuo. Il linguaggio gioca un ruolo fondamentale anche in relazione alla STRATIFICAZIONE SOCIALE. Il linguaggio caratterizza e connota la Differenziazione presente all’interno della società. lizzazione. La socializzazione non riguarda solo alcuni momenti L’analisi del linguaggio in relazione alla Stratificazione Sociale è un argomento, che in Sociologia è stato trattato in maniera molto approfondita. Labow, ad esempio, ha notato che vi sono differenze sostanziali nel linguaggio tra chi appartiene alla classe media e chi appartiene alla classe operaia. Differenze che riguardano l'aspetto fonetico (il modo in cui le parole sono pronunciate) e il lessico (varietà di parole ed espressioni ricorrenti) 25 Berneisten ha rilevato forti discrepanze tra le forme di comunicazione richieste dalla scuola e le pratiche linguistiche che spontaneamente adottano gli alunni. (Es. il Verlan nelle Banlieu Parigine) La discrepanza è imputabile al: - Diverso rendimento scolastico dei bambini di classe operaia e dei bambini di classe media Indipendentemente dalle loro capacità intellettive - Utilizzo di codici comunicativi diversi acquisiti nell'interazione familiare o riconducibili al contesto delle relazioni sociali (posizione della famiglia e la divisione sociale del lavoro) La disuguaglianza non è l’unica causa di variabilità sociale del linguaggio. Altri elementi di differenziazione sociale si riflettono nelle varianti linguistiche: - Il sesso. L'essere maschio o femmina determina l’uso di uno specifico linguaggio e di alcune terminologie - La collocazione. Vivere in città o campagna. Esiste un linguaggio urbano o contadino - La professione. Esiste un linguaggio professionale che si caratterizza per una sua tecnicità Il linguaggio varia in relazione al contesto all’interno del quale la comunicazione avviene. Un contesto informale determinerà un linguaggio privato nel quale ciò che conta è farsi capire (amici, famiglia) Un contesto pubblico determinerà un linguaggio pubblico nel quale ci sarà maggior controllo formale, rivolto ad un pubblico. Il linguaggio può essere: - ORALE. Il linguaggio parlato che è arricchito da elementi meta-comunic: gli atteggiamenti di emittente e ricevente, la comunicazione non verbale) che devono essere interpretati e che influenzano il linguaggio orale. - GESTUALE. E’ relativo alla postura del corpo, i movimenti, la gestualità, lo sguardo. - SCRITTO. Nel quale vi è un maggior controllo formale rispetto a quello orale, maggiore intenzionalità, sincronicità, differimento temporale, e si caratterizza per l'assenza di elementi meta-comunicativi (postura, comunicazione non verbale ecc.) La comunicazione verbale ha alcune regole che si ripetono e dipendono da: - Contesto nel quale avviene l’interazione (ad. es. il contesto formalizzato della classe che porta ad una comunicazione formalizzata con delle regole come alzare la mano ecc.). In un contesto formale vi è un’asimmetria tra gli interlocutori che non vi è in un contesto informale. - Posizione sociale degli interlocutori (es. Status del professore e il ruolo degli Studenti). Nell’interazione tra pari vi è un’effettiva reciprocità dell'interazione che non è deformata da differenze di status. LA COMUNICAZIONE DI MASSA Oltre alla comunicazione interpersonale, vi è un’altra forma di comunicazione che ha caratterizzato gli ultimi decenni (a partire dagli anni 60) è la COMUNICAZIONE DI MASSA. La sua estrema diffusione, pervasività e le sue logiche hanno suscitato l'interesse dei sociologi che ne hanno studiato i meccanismi e gli effetti attraverso diversi approcci teorici. La Comunicazione di Massa è su vasta scala e raggiunge contemporaneamente milioni di persone grazie al: - Linguaggio - Mezzi tecnici che permettono un alto grado di fissazione di concetti, diffusione e riproducibilità dei contenuti Cosa (o chi) governa la comunicazione di massa? Un Apparato Istituzionale che viene definito Sistema dell’Industria Culturale. 26 E’ un insieme di organizzazioni che producono e distribuiscono a livello globale contenuti relativi all'industria culturale che influenzano la comunicazione di massa (ad es. la produzione culturale musicale pop) La comunicazione di massa provoca un distanziamento spazio-temporale che è distacco dalla forma simbolica nel suo originario contesto di produzione e il suo trasferimento in altri contesti, collocati in tempi e luoghi differenti. La comunicazione, distaccandosi dalla sua forma simbolica, può essere riprodotta e trasferita in qualunque luogo e in qualunque momento. Non avendo una collocazione spazio-temporale raggiunge milioni di persone. Marcuse e Habernas (della Scuola di Francoforte) si sono concentrati su una Teoria critica della società e hanno messo in evidenza le criticità della cultura di massa. Hanno sottolineato come la comunicazione di massa diventa Strumento di Manipolazione, in mano ad interessi privati, che se ne servono per creare profitti e creare falsi bisogni e per avere un controllo politico creando un consenso passivo (es. il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa, soprattutto il cinema, nell’affermazione del Nazismo). L'INFLUENZA DEI MEDIA Ci sono stati moltissimi studi che hanno affrontato, attraverso diversi approcci teorici, la questione dell'influenza dei media. Per Lasswell, l'atto comunicativo per essere tale, deve rispondere alle seguenti domande: Chi? Emittente Dice che cosa? Il messaggio Attraverso quale canale? Il mezzo utilizzato e il tipo di linguaggio Chi è il destinatario? | destinatari e loro caratteristiche Con quale effetto? Le risposte comportamentali dei destinatari Affrontando tutti questi elementi, la ricerca sociologica sulla comunicazione di massa è arrivata ad alcune considerazioni: - Gli Effetti della comunicazione hanno una variabilità che non dipendono solo = Dalla segmentazione del pubblico che la riceve, dalle caratteristiche socio-demografiche (età, sesso, istruzione, condizione professionale ecc.) = Maanchedallereti di relazioni (comunicazioni) nelle quali gli individui sono inseriti. Gli individui non sono atomizzati, ma sono immersi all’interno di una rete di relazioni che influenzano gli effetti della comunicazione di massa. LE TECNICHE DELLA RICERCA SOCIALE Quali sono le diverse metodologie (qualitative e quantitative) usate nella ricerca LE IPOTESI DI RICERCA A cosa servono le IPOTESI e come si strutturano Le Ipotesi servono a: 1) Ridurre la complessità dell’oggetto di studio che vuole analizzare, focalizzandosi su alcuni aspetti della realtà sociale 2) Si collocano a metà tra Teoria (Metodologia) e Ricerca Empirica (Pratica) perché nascono dall’incontro di schemi concettuali e conoscenze empiriche già presenti ma che non sono state ancora scientificamente verificate. Esistono, infatti, differen i di ipotesi: 1) Ipotesi come punti d’incontro tra Teoria (Schema concettuale) e Ricerca Empirica (conoscenza empirica) 27 La Portata dei risultati non è estendibile a tutti e la numerosità dei casi è limitata. LE TECNICHE DI RICERCA E DI RILEVAZIONE Essendoci 2 modelli di ricerca diversi, esistono 2 ti 1 2) i Tecniche di Rilevazione diverse: LE TECNICHE DI RILEVAZIONE QUANTITATIVA Sono relative a Metodologie che permettono una - Generalizzazione di casi - Analisi di diversi aspetti/variabili - Utilizzo Fonti di primo livello (non direttamente raccolte dal ricercatore) Le più famose sono: QUESTIONARI. Che sono diversi in base al fenomeno sociale da indagare e al tempo a disposizione RIVELAZIONI CAMPIONARIE. Analisi fatte a partire da un universo noto, da cui si estrae un campione FONTI STATISTICHE UFFICIALI. Fonti raccolte da soggetti terzi (ISTAT, Ministero, OCSE ecc.) LE TECNICHE DI RIVELAZIONE QUALITATIVA Sono diverse e partono da: - Osservazione che può essere o Partecipante/non partecipante o Celata/Scoperta - Interrogazione: Intervista strutturata, semi-strutturata, libera. Si racconta storie di vita. - Focus Group: mettere insieme soggetti e li si interroga rispetto ad un fenomeno. E’ una sorte di intervista collettiva guidata dal Ricercatore - Uso di Documenti già creati. IL PERCORSO DELLA RICERCA QUANTITATIVA Si struttura sulla base di alcune fasi: 1) 2) 3) 4) 5) Si definisce la TEORIA attraverso processi di Deduzione (si parte da una teoria e si determinano delle ipotesi che guidano la ricerca) Si definiscono le IPOTESI che porterà a operativizzare le variabii Si rivelano i DATI e si organizzano per analizzarli Si analizzano i DATI per interpretarli Si diffondono i RISULTATI e, attraverso l’induzione, si tornerà alla teoria iniziale e si formuleranno altre ipotesi e così via. Quali e quando vengono usati questi 2 approcci? Le differenze tra ricerca quantitativa e ricerca qualitativa è, il più delle volte, solo teorica. La Ricerca empirica, infatti, non è necessariamente qualitativa e quantitativa. Spesso vi è una combinazione di più elementi. E’ un mix tra qualità e quantità. Questi elementi si combinano in base alle scelte fatte dal ricercatore. Molto spesso, le ricerche (soprattutto in ambito sociologico) sono una Combinazione molto stretta tra tutti questi elementi. Non sono autoescludenti. Si tende a realizzare ricerche in cui si combinano più metodologie di diversa natura. L’AZIONE COLLETTIVA ED I MOVIMENTI SOCIALI L'AZIONE COLLETTIVA 30 Si parla di azione collettiva, nella metà del XIX secolo, quando iniziano a nascere le prime forme di azione che si “scontravano con la Razionalità Strumentale” che fino a quel momento guidava la costruzione di un ordine sociale equilibrato. Forme di azione che uscivano, mettevano in discussione questo tradizionale schema. Uno dei fenomeni collettivi su sui si concentra la sociologia è la nascita dei movimenti operai. L'AZIONE COLLETTIVA DELLE FOLLE E’ il primo fenomeno che viene analizzato. A questo fenomeno vengono date differenti risposte, da differenti sociologi che hanno cercato di capirlo e d’interpretarlo. Per LE PLAY questi fenomeni sono l’espressione della decadenza dell’ordine morale tradizionale che è da restaurare per non portare dissoluzione morale e sociale dell'intero sistema. SIGHELE si concentra sul concetto di folla e analizza l’azione collettiva a partire da questo concetto. Per Sighele, la folla è un insieme collettivo di persone che è, però, qualitativamente inferiore rispetto agli individui che lo compongono. Questo perché, per Sighele, la partecipazione degli individui all’azione collettiva, mette in moto elementi deresponsabilizzanti che non permettono agli individui stessi di comportarsi correttamente, e che influenzano il comportamento individuale rendendolo meno razionale e quindi qualitativamente inferiore. Qual è la chiave che determina la folla? E’ l’Istinto d’Imitazione. Il comportamento dell'altro prevale sulla mia razionalità perché vi è la suggestione di essere onnipotenti e che, attraverso l’azione collettiva, posso ottenere qualsiasi risultato. LE BON sistematizza il ragionamento di Sighele. Analizza le folle a partire da altri elemen Per Le Bon, le folle diventano protagoniste della vita pubblica con l'avvento dell’industri; degli attori collettivi (operai, braccianti) che si spostano nelle città, generando movimenti diritti; diventano protagonisti della vita pubblica. Per Le Bon c'è differenza tra folla disorganizzata e folla organizzata. A Le Bon interessa la folla organizzata, quella che porta avanti un’azione collettiva che ha uno scopo. Le folle organizzate (o “folle psicologiche”) si generano quando un’anima collettiva transitoria risponde ad una psicologia irrazionale. A differenza della psicologia degli individui che è caratterizzata da una ricerca della razionalità dell'agire. zazione perché emergono rivendicazione di alcuni DALLE FOLLE AI MOVIMENTI SOCIALI Se le preoccupazioni dei primi sociologi riguardavano la definizione di razionalità e di irrazionalità delle folle, con il passare del tempo, con l’istituzionalizzazione di alcuni soggetti (movimento operaio, sindacati ecc.) gli studiosi si pongono una domanda diversa: E’ ancora pertinente parlare di razionalità e irrazionalità per spiegare le forme di azione collettiva? Vengono fornite 3 risposte: 1)LA SOCIOLOGIA STRUTTURAL-FUNZIONALISTA. Vede l’azione collettiva i movimenti sociali come DEVIANZE che insorgono in situazione di DISCRASIE SISTEMICHE cioè quando il sistema non è più allineato. Per lo Struttural-funzionalismo, il sistema sociale è orientato da valori centrali che sono appresi e riprodotti dagli individui, attraverso agenzie di socializzazione. Le azioni devianti sono definite tali perché non funzionali all'equilibrio del sistema sociale. Secondo Parsons, la devianza è una “tendenza motivata di un attore sociale a comportarsi contravvenendo a uno o più modelli normai tituzionalizzati e condivisi”. Certi soggetti non si ritrovano più in questi modelli e si comportano in maniera contraddittoria creando modelli valoriali alternativi, illegittimi. Si creano delle SUB-CULTURE considerate devianti e che vengono misurate, da Parsons, attraverso una scala. AI centro di questa scala ci sono i valori istituzionalizzati del sistema sociale (i valori condivisi della società) e ai due estremi (della scala) visono due comportamenti devianti: da una parte quello della bande criminali e, allato opposto, i movimenti sociali (scioperi, movimenti sindacali, azioni collettive ecc.) 31 Qualunque azione che si allontana dal punto di equilibrio e considerato deviante. Parsons fa comunque una differenziazione tra le bande criminali e i movimenti sociali. Le bande criminali condividono i valori del sistema (es. la proprietà privata) ma ne contraddicono altri (es. il rispetto dell'altro) I movimenti sociali, invece, contraddicono i valori istituzionali cercando d’imporne altri. Sono 2 azioni devianti per motivi diversi. Merton identifica i limiti e le criticità dell’impostazione di Parsons e specifica 3 tipi di comportamento: 1) Comportamenti conformi alla struttura sistemica: i comportamenti che sono inseriti all’interno delle norme valoriali e che guidano e mantengono in equilibrio il sistema sociale 2) Comportamenti devianti: comportamenti che condividono i valori ma si sottraggono alle norme (es. i comportamenti criminali) 3) Comportamenti non confori comportamenti che s’ispirano ad un altro sistema di valori. 2)LA RESOURCE MOBILISATION THEORY (RMT) Parte dal presupposto (diverso) che i movimenti collettivi non sono determinati da comportamenti irrazionali degli individui, ma dalla capacità che gli attori (che compongono i movimenti sociali) hanno di organizzare delle mobilitazioni che sono funzionali al perseguimento dei loro interessi. L’azione individuale (che genera i movimenti collettivi) è razionale, frutto di scelte razionali per il raggiungimento di scopi in base al calcolo tra costi e benefici. Il Paradosso di Olsen è alla base del pensiero della Resource Mobilisatione Theory. A cosa serve partecipare all’azione collettiva (ad esempio uno sciopero) se beneficia anche chi non vi partecipa? E’ il ragionamento che potrebbe fare una persona, secondo Olson. Che vantaggio hanno le persone a partecipare? Olsen parla di incentivi selettivi di cui beneficiano, comunque, coloro che vi partecipano (ad. es. la visibilità dell’organizzatore dello sciopero; acquisizione di competenze; possibilità di farsi strada all’interno del sindacato, essere riconosciuto nel suo ruolo dai lavoratori ecc.) Da che cosa parte, quindi, l’analisi della Resource Mobilisation Theory? Nel concentrarsi, non tanto sulla componente personale, quanto sul rapporto costi-benefici Partirono dallo studio dei movimenti sui diritti civili dei neri negli anni 60 negli USA. Si sono interrogati sui perché c'erano quei movimenti. L’irrazionalità e la devianza non giustificavano tutta quella partecipazione. Per la RMT, le caratteristiche razionali dell’azione sono le seguenti: - La Capacità (che hanno le organizzazioni collettive) di Mobilitare le Risorse per formare e sviluppare l’Azione Collettiva - Le Risorse mobilitate che sono di diversa natura (economica, culturale —es. identità nera ecc.) - Ruolo delle Social Movement Organisation - Ruolo degli imprenditori del movimento che valutano i costi/benefici e che giocano un ruolo fondamentale per accumulare e utilizzare risorse per la formazione e lo sviluppo dell’azione collettiva. Il movimento sociale, quindi, è per la RMT, un’azione collettiva razionale sviluppata da gruppi che sono esclusi dalla partecipazione politica per potervi partecipare. Cerca una riconoscimento istituzionale. Questo rapporto tra movimenti sociali e opportunità politiche esterne può avere risvolti positivi con l’accesso ai gruppi che erano esclusi (es i neri e i loro diritti negli anni 60 negli USA) risvolti negativi con atti repressivi da parte del sistema sociale che non vuole e ostacola i movimenti sociali nel perseguimento dei loro obiettivi 3) LA SOCIOLOGIA AZIONALISTA fondata dal sociologo francesce ALAIN TOURAIN Si pone in maniera diversa rispetto all'oggetto di studio del movimento sociale. 32 o Ideologici: le agenzie di socializzazione tra le quali rientra la scuola (riguardano la sfera privata) Bowles e Gints affermano che il sistema educativo serve a perpetuare e riprodurre il sistema capitalistico 3) TEORIA WEBERIANA Weber analizza il sistema educativo in relazione ai Tipi di Potere. Ad ogni tipo di potere, corrisponde un’ideale educativo (Idealtipo d'Istruzione) Al POTERE CARISMATICO corrisponde l’idealtipo dell'istruzione dell’Iniziato. Colui che ha doti particolari che devono essere fatte emergere per costruire un potere carismatico. Queste doti particolari si sviluppano grazie al sistema scolastico Al POTERE TRADIZIONALE corrisponde l’Idealtipo dell'istruzione dell’Uomo Colto. Uomo colto che deve essere formato attraverso un modello di educazione trasversale in un sistema articolato e complesso AI POTERE LEGALE-RAZIONALE corrisponde l’Idealtipo dell'Istruzione dello Specialista. Lo specialista deve essere formato con un’educazione tecnica che gli fornisce delle competenze specifiche per inserirsi subito all’interno del mercato del lavoro. A differenza delle Teorie Marxiste che attribuivano all’istruzione la riproduzione delle disuguaglianze, Weber ritiene che sono i ceti stessi a utilizzare l'istruzione per mantenere o modificare un sistema di stratificazione all’interno di una determinata società. Fenomeno che Weber chiama Credenzialismo. I FATTORI Quali Fattori hanno influito, influenzato lo sviluppo dell'educazione in termini storici? Sono soprattutto 3: 1) 2) 3) LA RELIGIONE La diffusione del Protestantesimo ha determinato delle profonde differenze (ad inizio XX secolo) nel livello d'istruzione tra le regioni europee, tra i paesi a maggioranza protestante e paesi a maggioranza cattolica. L'avvento del Protestantesimo, proprio nella sua spinta a superare la mediazione tra l'individuo e Dio e di rivolgersi direttamente alla lettura della Bibbia, ha permesso una larga diffusione della Stampa (la Bibbia fu il primo libro stampato) con la conseguente diffusione (aumento) della capacità di leggere e scrivere e diffusione di un livello d’istruzione superiore nei paesi protestanti. Nei paesi a maggioranza cattolica, questo non era accaduto perché si delegava la mediazione tra l'individuo e Dio al sacerdote (in termini più precisi, la Magistero della Chiesa) GRUPPI DOMINANTI I Gruppi Dominanti, hanno avuto, nel corso della storia, diverse concezioni circa la questione se l'istruzione delle masse fosse funzionale o disfunzionale al mantenimento dell'ordine. Vi erano diverse tendenze che puntavano a considerare la diffusione dell'istruzione come uno strumento di miglioramento delle condizioni generali della società e Altri orientamenti che sostenevano l’idea di considerare l'educazione per le masse un pericolo perché forniva queste di strumenti che avrebbero potuto sovvertire l'ordine costituito. Indipendentemente dalle due posizioni, l’obiettivo della classe dominante era, comunque, sempre quello di avere un controllo della popolazione attraverso il sistema educativo. SVILUPPO DELLO STATO NAZIONALE Lo Sviluppo dello Stato Nazionale ha contribuito ulteriormente a determinare lo sviluppo del livello d’istruzione nei vari paesi. Ha portato al diritto d’istruzione, al riconoscimento dei diri formati). Gli Stati Nazionali iniziarono un processo di diffusione dell'istruzione di massa e la nascita dei sistemi scolastici per tutti. Il tutto, basato su alcuni principi (idee di fondo): a) L’attore principale dello Stato è l'individuo: il sistema formativo deve esaltarne le sue qualità. i di cittadinanza (tra cui il diritto di essere 35 b) Lo sviluppo di una Nazione presuppone lo sviluppo individuale: necessità d’investire sulla formazione dell'individuo c) L’idea positiva del futuro, visto come portatore di progresso: la trasmissione di conoscenze avrebbe aiutato lo sviluppo di questo programma. d) L’idea che il sistema formativo dovesse intervenire nella costruzione della formazione individuale il prima possibile: l’infanzia è il momento in cui è più facile e possibile plasmare dei bravi cittadini. IL CONFRONTO FRA GLI STATI OCCIDENTALI Nel definire le differenze tra i vari paesi occidentali riguardo l’istruzione intervengono 3 aspetti: 1) GRADODI DIFFUSIONE DELL’ISTRUZIONE nella POPOLAZIONE - Nella Scuola Elementare e Media Inferiore, le differenze sono scomparse. C'è un’omogeneizzazione. Non c'è un grande squilibrio. C'è l'istruzione obbligatoria almeno fino a 14 anni - Permangono differenze nella diffusione dell’istruzione secondaria Superiore tra i Paesi e anche all’interno dei Paesi (es. In Italia del sudo, in altre zone del paese, come il Veneto dove l’accesso al lavoro è più facile, un numero maggiore di persone si fermano alle medie) 2) CURRICULUM DELLA SCUOLA ELEMENTARE C'è la tendenza a - Omogeneizzare e standardizzare i curriculum (ciò che viene insegnato) con una percentuale dedicata a: o Studio della lingua nazionale o Studio lingua straniera o Studio scienze dure (es. la matematica) 3) STRUTTURA INTERNA dei SISTEMI SCOLASTICI Abbiamo 2 tipi (Modelli) diversi di Sistema Scolastico: a) a SELEZIONE TARDIVA: la scelta dell’indirizzo formativo avviene fino all'entrata dell’Università (negli USA) con la possibilità di muoversi all’interno di diversi orientamenti e scegliere il più tardi possibile. Sistema competitivo b) a SELEZIONE PRECOCE: La scelta dell'indirizzo formativo avviene molto precocemente (alla fine delle medie). Utilizzato in Europa. Sistema coptativo. (In Italia, fino al 1962 la scelta della scuola superiore vincolava la scelta universitaria) sistemi tendono a perseguire l’obiettivo di garantire la lealtà al sistema da parte delle Secondo Turner, entrambi classi subalterne. LE DISUGUAGLIANZE SCOLASTICHE Su cosa si basano? Si basano soprattutto su 4 aspetti: - RENDIMENTO SCOLASTICO - INTELLIGENZA O ATTITUDINI INDIVIDUALI - AMBIENTE DI ORIGINE degli studenti - AMBIENTE SCOLASTICO nel quale vengono inseriti Il rapporto tra classe sociale/formazione/sistemi d’istruzione/successo scolastico è un argomento sul quale sono state svolte numerose ricerche empiriche. Molte di queste ricerche mostrano che: - Trala classe sociale d'appartenenza e il successo scolastico vi è una relazione positiva. Con l'aumentare della collocazione all’interno della stratificazione sociale, si hanno maggiori successi scolastici (es. i figli delle classi popolari hanno una tendenza al successo scolastico più basso rispetto ai figli delle classi più abbienti) Vi sono 3 Teorie che spiegano questa relazione positiva e queste disuguaglianze scolastiche: 1) TEORIA DEL DEFICIT 36 I giovani delle classi sociali più basse hanno un cattivo rendimento (successo scolastico basso) e interrompono presto gli studi perché la famiglia non fornisce loro: o Le capacità cognitive e linguistiche, i valori, gli atteggiamenti e le aspirazioni che la scuola richiede. Vi è una relazione forte tra l'agente di socializzazione primaria e la scuola) o Strumenti minimi culturali, emozionali e compet 2) TEORIA DELLA DIFFERENZA Non è la famiglia ad avere la responsabilità del mancato successo scolastico delle classi meno abbienti. Sono proprio le Istituzioni scolastiche che selezionano gli studenti in base alla loro collocazione sociale. Sono svantaggiati dalle stesse istituzioni scolastiche 3) TEORIA DEL CAPITALE CULTURALE Bordieu (sociologo francese) sostiene che gli studenti delle classi agiate vanno meglio a scuola, sono più preparati, perché godono di alcuni privilegi soci. - Capitale culturale - L’ethos di classe: un bagaglio che gli permette di integrare le conoscenze scolastiche e di inserirle all’interno di uno schema preesistente (Capitale Culturale) Sul rendimento scolastico influisce anche il paese di nascita degli studenti e dei loro genitori (es. i rendimenti scolastici degli immigrati tendenzialmente sono più bassi di quelli delle persone autoctone) | sociologi, oggi, seguono la Classificazione di Rumbaut che definisce 4 generazioni di figli di immigrati sulla base di alcuni criteri: La 2 comprende i figli nati nella società di arrivo (nel paese dove sono emigrati i genitori) La 1,75 comprende i bambini arrivati entro il quinto anno di vita (prima di iniziare a frequentare la scuola) La 1,5 comprende i bambini che sono arrivati tra i 6 e i12 anni (hanno avuto un’educazione primaria in parte nel paese di provenienza. La 1,25 comprende gli adolescenti (13-17 anni) che hanno frequentato pochi anni di scuola e che si sono inseriti direttamente nel mercato del lavoro. ETNIE, NAZIONI, RAZZISMI CHE COSA S'INTENDE PER RAZZA? Nell’uomo vi è una certa tendenza a catalogare qualunque cosa per poterla studiare. Questo ha portato gli studiosi a catalogare anche gli esseri umani sulla base di alcune caratteristiche. A seconda della caratteristica che si sceglie, vi è una classificazione diversa. La classificazione più utilizzata per definire le razze umane è quella relativa al colore della pelle. Si è concentrati su un’idea di razza che identifica un insieme di esseri umani che condividono alcune caratteristiche somatiche specifiche (colore della pelle, altezza, grandezza del cranio, numero di denti) Queste differenziazioni somatiche sono il prodotto dell’adattamento dell’uomo all'ambiente. E’ un concetto di razza che si poggia su un punto di vista biologico. E’, però, un concetto irrilevante, perché anche se esistono differenze somatiche per una classificazione degli esseri umani, queste non hanno nessuna relazione con una classificazione gerarchica delle differenti razze. Ci sono altre differenze (oltre a quelle somatiche) che sono di tipo morale, intellettuale, comportamentale che sono state utilizzate per giustificare disuguaglianze e domini di una razza rispetto ad un’altra. Queste altre differenze si poggiano su un concetto di razza basata su un punto di vista sociologico. IL RAZZISMO Le credenze razziste si sviluppano, soprattutto, all del XX secolo con l’espansione coloniale che mette in contatto la popolazione bianca europea con il resto del mondo. Si definiscono razziste quelle dottrine, atteggiamenti e pratiche che discriminano, sulla base dell’appartenenza razziale, l’accesso a diritti, opportunità, determinate posizioni sociali. 37 Ognuno di questi modelli ha delle caratteristiche diverse e si basa su un’interpretazione del concetto di Stato e di Etnia diverse le une dalle altre. 1) MELTIN POT AMERICANO (crogiolo Interetnico) (Espressione che si usa per indicare l'amalgama di elementi diversi all’interno della società americana) Si sviluppa negli USA a fine 1800, quando diventano meta d’immigrazione (dall'Europa, dall’Asia e dal Sudamerica). Convergono sul territorio persone appartenenti a etnie molto diverse. Un processo migratorio che creò un shock culturale agli immigrati stessi perché non si ritrovavano nel modello culturale americano. Nacque il desiderio di sentirsi identificati all’interno di un contesto collettivo. E' una domanda di sicurezza che li porta ad essere ben disposti ad accettare un processo d’assimilazione alla cultura presente nel Paese che li ospita. Questa cultura, secondo i teorici del Meltin Pot, doveva essere il frutto di un insieme di elementi, una nuova cultura in grado di assorbire tutte le differenze, che fosse frutto della convergenza di tutte le culture degli individui presenti nel territorio. In realtà, questo processo è fallito. Non è avvenuta l'integrazione, assimilazione di tutti gli elementi delle culture di tutti i popoli, ma solamente un’assimilazione schiacciata su un unico gruppo sociale etnico e culturale definito WASP (White Anglo Saxon Protestant). E’ il modello culturale vincente verso cui tutti devono tendere ad assimilarsi. E' il modello bianco, anglosassone, protestante. Sono stati fatti diversi studi per cercare di comprendere il perché il processo di assimilazione Meltin Pot non abbia funzionato negli Stati Uniti. Una ricerca, molto famosa, di Myrdal ha cercato di capire il motivo, per il quale, la società americana, pur ispirandosi a valori costituzionali come l'uguaglianza e la fraternità, avesse in realtà forme di discriminazioni razziali così forti. Mirdal scopre che i pregiudizi e la discriminazione nei confronti dei neri era talmente forte che portava questi gruppi stessi ad auto-discriminarsi e a considerarsi inferiori e, quindi, a puntare ad un’assimilazione sempre più forte al modello culturale dominante (quello del WASP). 2) ASSIMILAZIONISMO FRANCESE Questo modello ha tutt’altre prerogative e caratteristiche. Si basa sul principio universalista, cioè sul fatto che tutti i cittadini sono uguali ed hanno tutti gli stessi diritti e doveri. Il modello culturale francese è un modello d’integrazione forte e si basa sullo “JUS SOLI”, cioè il diritto di essere considerati cittadini francesi tutti coloro che nascono in territorio francese. Questo modello è stato influenzato dal fatto che l'immigrazione in Francia proveniva dai Paesi vicini (soprattutto Belgio, Italia e Spagna). Paesi che non erano culturalmente distanti da quello francese. Tutto questo rendeva semplice un modello di assimilazione d’integrazione forte per gli immigrati. Nell’Assimilazionismo Francese vi è un rapporto diretto tra cittadino e Stato. Lo Stato riconosce subito il ruolo di cittadino francese, ma esige da questi il rispetto dei diritti e doveri come lo esige da tutti gli altri cittadini francesi di nascita. La decolonizzazione (inizio anni’60) cambia la composizione sociale e culturale dell’immigrazione. In Francia arrivano nuovi immigrati di provenienze diverse da quella europea (soprattutto dai paesi colonizzati dalla Francia) Il sistema assimilazionista francese viene messo in crisi. Vi è una maggiore distanza culturale tra immigrati e francesi. Si riducono le agenzie di assimilazione. Non vi è più una promozione sociale all'integrazione, all’assimilazione, ma, al contrario, si assiste ad una disgregazione, ed un vuoto identitario (ad esempio le Banlieu, zone periferiche popolate da cittadini francesi di seconda generazione che sono algerini di origine. Sulla carta sono considerati cittadini francesi ma di fatto non si sentono francesi) Un vuoto identitario che genera un ritorno all'identità originaria ed un radicamento di alcune posizioni estremiste, soprattutto, di tipo islamista. 40 3) COMUNITARISMO ANGLOSASSONE Questo modello si differenzia ulteriormente dai due precedenti. Nel modello francese vi era un rapporto diretto tra individuo e Stato. Il Comunitarismo Anglosassone ha sviluppato un sistema d’integrazione basato sul ruolo di mediazione svolto dalle Comunità tra l'individuo e lo Stato. All’immigrato viene riconosciuto un particolarismo etnico e culturale che viene tutelato e riconosciuto. Gli immigrati sono visti come portatori di specificità culturali. Questo porta maggior autonomia e decentramento dei gruppi etnici sul territorio. Viene valorizzato il ruolo delle formazioni sociali intermedie (comunità, associazioni, gruppi riconosciuti) che fungono da mediatori tra le varie culture. LA GLOBALIZZAZIONE COSA E’ LA GLOBALIZZAZIONE La Globalizzazione è un fenomeno che negli ultimi 30 anni è stata dibattuto enormemente. Ogni scienza ha dato il suo contributo nello sviluppo e nell’analisi del concetto. Provando a sintetizzare le tante interpretazioni e le tante definizioni, possiamo dire che la globalizzazione è un sistema di relazioni sociali sempre più spesso stabilite a grande distanza e che si poggia su un’idea di società non più riconducibile e riferibile al solo contesto nazionale e sulla nascita di una società civile globale (Istituzioni globali). La Globalizzazione ha cambiato il ruolo di Stato Nazione. Si passa da uno Stato organizzatore dello spazio fisico e che (dopo il Trattato di Westfalia del 1648) definiva i confini nazionali europei ad una Società che va oltre i confini stessi degli Stati. La sovranità di ogni singolo Stato è messa in discussione da dei processi che sono superiori allo Stato stesso. Un esempio chiaro è la nascita, nel 1948, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha messo in crisi la sovranità dello Stato su alcuni aspetti decisionali in materia sanitaria, in quanto è necessariamente costretto a seguire una serie d’indicazioni che provengono da questa Istituzione Internazionale. Un altro esempio può essere rappresentato dalle linee economiche che i Paesi membri della Comunità Europea sono tenuti a seguire per continuare a farne parte. La Globalizzazione è da intendere come l’interdipendenza-interconnessione di fenomeni transcontinentali che ha portato: 1) Alla nascita di Organizzazioni sovrannazionali (e non solo in termini politici e istituzionali ma anche imprese e industrie multinazionali) 2) Alla interconnessione tra i vari Paesi del mondo, intensificando gli scambi e le reti che trascendono i confini nazionali e continentali. 1) La Globalizzazione è un concetto che non definisce solo processi di ordine intellettuale (ad es. la Mcdonaldizzazione del mondo e la sua influenza sull’omologazione dei gusti e dei costumi) ma anche processi in termini economici (la nascita di multinazionali e imprese che travalicano i confini nazionali) ma anche implicazioni di ordine sociale (i fenomeni di outsourcing che spostano la manodopera dove costa meno con tutte le conseguenze che questo comporta dal punto di vista della ridistribuzione del reddito) e di ordine politico (con il ridimensionamento della sovranità dei singoli Stati). 2) Con la globalizzazione, gli scambi diventano sempre più intensi e si creano reti sempre più articolate che trascendono i confini nazionali e continentali. Le reti di tipo economico-commerciale esistevano già dal 1400 (es. in Italia) ed avevano già una dimensione transnazionale. La globalizzazione accelera questi processi velocizzandoli e intensificandoli, integrandoli con altri aspetti. La qualità e la quantità di questi scambi diventa sempre più consistente. 41 Molti autori sminuiscono la novità del concetto di economia globale, e vedono nella globalizzazione una continuità rispetto a fenomeni preesistenti. Negli ultimi 30 anni c'è stata, secondo questi autori, solo un’accelerazione di processi di scambi che avvenivano già in passato, In particolare, sono 3 i Processi che hanno accelerato negli ultimi anni il Processo di Globalizzazione: 1) L’Internazionalizzazione dei mercati, dei prodotti e dei servizi. L'apertura dei mercati verso i paesi del sud-est asiatico, lo spostamento di beni e servizi, la delocalizzazione della produzione hanno permesso 2) Lo Sviluppo di Multinazionali che lavorano su diverse parti del mondo (es l'Apple che ha lo sviluppo del software negli Usa e la produzione materiale e fisica del telefonino nel sud-est asiatico) 3) L’Internazionalizzazione dei mercati finanziari. Questi cambiamenti sono dovuti essenzialmente a 3 aspetti: - Lo Sviluppo delle nuove Tecnologie dell’Informazione: esempio far fruire a tutti l’accesso alla rete internet ha accelerato le comunicazioni e i costi di queste comunicazioni - La Crescita di Nuove Economie: l’accelerarsi dei rapporti di scambio ha permesso l’apertura di nuovi l'innalzamento della qualità della vita e dello stile di vita di alcuni Paesi a cui prima era impossibile accedere ad alcuni beni e servizi (come i Paesi del BRICS: Brasile, Russa, India, Cina). Nuove Economie, nuovi mercati che si aprono e che diventano competitivi sia in termini di produzione che in termini di consumo. Questa ha portato alla nascita di una classe media che ha la possibilità di accedere a consumi di ordine anche culturale. - La Pressione di Lobby sulle istituzioni economiche per l’abbattimento dei vincoli di regolazione del mercato. Questa Deregolamentazione è un fenomeno che ha, sicuramente, accelerato la costruzione e la definizione del fenomeno della globalizzazione. LE INTERPRETAZIONI DELLA GLOBALIZZAZIONE Negli ultimi 30 anni è entrato in crisi dal punto di vista politico, grazie alla globalizzazione, il Modello Westfaliano (nato dalla pace di Westfalia nel 1648) che fa riferimento all'idea, al concetto di Stato-nazione e alla sua definizione così come la conosciamo noi. La globalizzazione economica e culturale ha portato a riformulare la globalizzazione stessa anche da un punto di vista POLITICO. Una globalizzazione politica che ha portato alla nascita di un numero sempre crescente di Istituzioni Transnazionali che legano diversi Paesi. (es. l’importanza e l'accrescimento del potere dell’Unione Europea, del Parlamento Europeo, delle Commissioni Europee negli ultimi 20 anni). Entra inc anche, il concetto di “spazio”, Lo spazio dei luoghi (insieme di relazioni ravvicinate e stabilizzate) che caratterizzavano lo Stato-Nazione entra in concorrenza con lo spazio delle Reti caratterizzato da relazioni a distanza e mutevoli. Spazio inteso non più come prossimità fisica spaziale, ma come connessione a distanza di reti (per reti non s'intende solo internet, ma anche associazioni internazionali di professionisti che si vedono in giro per discutere, dibattere di alcuni aspetti comuni a tutte le società, come ad esempio l’International Sociological Association) | cambiamenti che la globalizzazione comporta, riguardano anche, come già detto, l’ambiente SOCIALE. Essi sono: - Aumento delle Disuguaglianze causate dall’affermazione a livello globale di un capitalismo flessibile. Il fatto che le produzioni vengono spostate in luoghi dove il lavoro costa molto meno (Outsourcing) ha - Conseguenze di ordine sociale fortissime sia sui Paesi in cui queste produzioni erano allocate (Europa e USA) sia nei Paesi in cui vengono trasferiti (per lo sfruttamento del lavoro, per la concorrenza sleale, per mancanza di norme) - Impatto ambientale con picchi d'inquinamento con conseguenze sociali in diversi parti del globo (es. Cina) | cambiamenti provocati dalla globalizzazione, sono, anche, di ordine CULTURALE e riguarda, soprattutto: - L’Occidentalizzazione del mondo (Latouche) caratterizzato dall’ 42 l’Idea di cultura è un concetto estremamente ampio e articolato a cui possono essere ricondotte diverse definizioni. Definizioni alle quali hanno contribuito le scienze sociali. La nozione di cultura appartiene, soprattutto, alla storia occidentale (europea e nord-americana) Per ricostruire, dal punto di vista della genesi sociale, il concetto di cultura, dobbiamo distinguere 2 Concezioni (fondamentalmente molto diverse): 1) UMANISTICA o CLASSICA. La cultura viene interpretata come un ideale di formazione e accrescimento individuale per coltivare (cultura deriva dal latino “colere” = coltivare) l'animo umano. 2) ANTROPOLOGICA o MODERNA. La cultura intesa come un insieme variegato di costumi e abitudini di diverse popolazioni del mondo (che non riguardano solo l’individuo, ma l'elemento collettivo all’interno del quale è inserito) Per l’Antropologia, l’idea di cultura può essere declinata attraverso 3 Dimensioni (componenti): o Ciò che gli individui pensano: l'insieme delle norme e credenze esplicite che gli individui portano con sé a livello individuale e collettivo. IL PENSIERO o Ciò che gli individui fanno: l'insieme dei costumi e abitudini acquisite (abbigliamento, cibo e tutte le azioni ordinarie della vita) L'AZIONE o Ciò che gli individui producono: la produzione effettiva di oggetti, manufatti (non solo opere d’arte, ma anche oggetti di uso quotidiano). LA PRODUZIONE | 3 aspetti sono identificati nella dimensione del Pensiero, dell'Azione e della Produzione Le Caratteristiche che ha la cultura, secondo l’antropologia, sono essenzialmente 3: 1) E’APPRESA Non è riducibile, associabile alla dimensione biologica e ereditaria, ma è il frutto dell’apprendimento da parte degli individui, attraverso le agenzie di socializzazione e le norme standardizzate e radicate nei determinati contesti sociali. 2) Rappresenta la TOTALITA’ dell’AMBIENTE SOCIALE E FISICO E’ frutto della relazione e interrelazione tra gli individui. Non è riconducibile alla formazione individuale, ma alla cultura interpretata come Totalità. 3) E’ CONDIVISA E’ condivisione, da parte di un gruppo, di valori, norme, credenze, manufatti, tecnologia ecc. LA CULTURA E LA SOCIOLOGIA A differenza dell’Antropologia che si concentra sul concetto di cultura studiando, soprattutto, popolazioni lontane (culturalmente) dai Paesi di provenienza degli antropologi, la Sociologia si concentra, invece, su aspetti diversi: prova a studiare la dimensione culturale non tanto rispetto a culture lontane da quella occidentale, quanto piuttosto, prova a interrogarsi sulla natura e la genesi sociale del termine cultura nella nostra società. Nello specifico, le Tradizioni Sociologiche che (inizio ‘900), in qualche modo, mettono al centro della propria riflessione, il concetto di cultura e il ruolo che la cultura ha svolto nella costruzione e nella formazione delle società, sono essenzialmente 3: 1) LA SCUOLA DI CHICAGO Gli autori legati a questa scuola si sono interessati a diversi aspetti tra cui: - La vita culturale nelle città americane studiando, soprattutto, i nuovi processi d’integrazione, comunicazione e di mobilità sociale all’interno delle aree urbane. Il loro studio si concentra sul periodo che va dalla fine del XIX secolo all’inizio del XX secolo. E’ il periodo del massiccio afflusso di migranti sul territorio americano. Questo porta ad un incontro/scontro tra diverse realtà culturali, che devono necessariamente trovare un’integrazione basata sull’assimilazione (vedi il modello Meltin Pot). 45 2) Gli autori della Scuola di Chicago subiscono moltissimo l’influenza dell’antropologia culturale in termini metodologici e di approccio. Tra gli autori della Scuola di Chicago, è da ricordare, senza dubbio, William Thomas, che ha fatto uno studio sugli immigrati polacchi, nelle città statunitensi e come questi modificavano gli aspetti specifici della loro cultura nel momento in cui dalla Polonia si spostavano negli USA. Thomas affronta l'aspetto dell’immigrazione da un punto di vista culturale (insieme a Znaniecki) Per Thomas le differenze d’integrazione che si registravano nei diversi contesti urbani americani erano riconducibili alla cultura degli immigrati che arrivavano negli USA. L’altro aspetto che caratterizzava la cultura degli immigrati è che aveva un carattere interattivo e processuale, cioè era frutto dell'interazione con il mondo esterno e di ordine temporaneo. Sempre nell’ambito della Scuola di Chicago, i Coniugi Lynd, hanno studiato le Middletowns. Non i grandi contesti urbani, quanto piuttosto le piccole realtà urbane, le piccole città provinciali, che si trovavano a metà tra lo sviluppo urbano e l'aspetto rurale delle campagne americane. | coniugi Lynd hanno avuto il merito di aver portato lo studio sociologico al di fuori dei grandi centri urbani. Hanno utilizzato dei metodi etnografici propri dell’antropologia culturale, come l’Osservazione Partecipante. Infatti, le loro ricerche sono dei resoconti di lunghi periodi trascorsi in queste middletowns, osservando le situazioni che si verificavano. Dalle loro ricerche si evidenzia l'isolamento tra le persone e la distruzione dei legami tradizionali e una resistenza al cambiamento culturale molto più presente rispetto a quello che si registrava all’interno delle grandi città. A proposito dei metodi etnografici, interessante è il lavoro di un altro sociologo della Scuola di Chicago: White. White studiò un quartiere di una città americana cercando di fare una comparazione tra i cornet boys e i college boys, cioè tra i ragazzi che passavano il loro tempo in strada e i ragazzi che riuscivano ad andare a scuola. La sua ricerca fatta attraverso l’Osservazione Partecipante, vivendo all’interno del contesto sociale di questi ragazzi, incontrò dei problemi (si trovò coinvolto in una situazione di frode elettorale) che lo portarono a chiedersi se fosse il caso di rivelare il suo ruolo da ricercatore. A chiedersi, anche, fino a quanto può spingersi un ricercatore, nello studio, attraverso l’osservazione partecipante, di determinate realtà sociali problematiche. Infine, consideriamo, l'esponente più rilevante della Scuola di Chicago: Robert Park. Park ha puntato l’attenzione sugli aspetti conflittuali legati alle diversità culturali. Anch’egli ha applicato un metodo etnografico per lo studio dei quartieri delle grandi città. Studia, in particolare, il vicinato e il ruolo che esso ricopre nella costruzione di significati culturali condivisi all’interno degli spazi urbani. LA SCUOLA FRANCESE Si basa, soprattutto, sulle riflessioni del suo maggiore esponente: Emile Durkheim. Il suo è un lavoro arricchito, anche, del contributo di molti suoi collaboratori (diversi di formazione antropologica) come Hertz, Mauss e Hubert. Durkheim (come abbiamo già visto) parte dal perché la società è tenuta insieme. Per Durkheim, la società si stabilisce e permane (resiste alle tensioni che l’attraversano) solo se si costituisce come comunità simbolica. Durkheim sottolinea, in maniera forte, anche, l’importanza che hanno le Rappresentazioni Collettive, cioè l'insieme di norme e credenze che sono condivise dagli individui di un determinato gruppo sociale e che: o Sono percepite come obbligatorie, devono essere rispettate o Vengono da fuori dell’individuo e s’impongono all’individuo attraverso l’azione collettiva (processi di socializzazione) Queste rappresentazioni collettive si concretizzano attraverso le Istituzioni Sociali che sono il cemento (collante) che tiene insieme la società. 46 Per Durkheim, quindi, la dimensione culturale è fondamentale perché la cultura (insieme di norme e credenze condivise) è l'elemento che è alla base della creazione di Istituzioni sociali. La cultura è alla base dell’elemento che tiene insieme e stabile la società e le permette di evolversi nel tempo. 3) LA TRADIZIONE SOCIOLOGICA TEDESCA La Sociologia tedesca punta l’attenzione su altri aspetti. Il dibattito, che è alla base del suo approccio alla cultura, riguarda 2 aspetti: A) Il Dibattito Metodologico (avviato da Dilthey) in rapporto alle scienze della natura e le scienze dello spirito e i diversi elementi che caratterizzano lo studio delle une e delle altre B) La Controversia tra il Materialismo e Idealismo (in termini filosofici) A) Le diverse scienze venivano differenziate sulla base dei metodi d'analisi, che erano di 2 ti Comprensione e Spiegazione. Il primo (la Comprensione) si occupava della scienza dello spirito. Il secondo (la Spiegazione) si occupava della scienza della natura (tra cui la scienza sociale) Secondo Weber e Simmel, questi due aspetti non sono antitetici, non sono separati, ma sono due aspetti del medesimo processo di conoscenza (riuscire a comprendere e spiegare determinati fenomeni) B) Riguardo al secondo dibattito, la Scuola Sociologica Tedesca, affermò l’importanza delle idee (unità di base della cultura) come motore degli eventi umani. Il ruolo delle idee, come motore degli eventi umani, è tanto importante quanto quello delle condizioni materiali di vita delle diverse classi sociali. Associano alla definizione delle condizioni materiali di vita, il ruolo delle idee e della costruzione culturale degli eventi umani. Da questo ne deriva un approccio sociologico (secondo la sociologia tedesca) alla cultura che tiene conto di 3 aspetti: o E’ stata fatta una distinzione (di tipo analitico) tra cultura e società differenziandole o E’ stato posto l'accento su credenze e valori che si costituiscono nella relazione con gli altri, all’interno di contesti d’interazione sociale e hanno un carattere intersoggettivo e pubblico © La cultura è innovazione e implica un ruolo attivo delle idee. Cioè se per l'antropologia tradizionale francese, la cultura era strumento attraverso cui la società si conservava (elemento di conservazione), per l’orientamento tedesco, la cultura è elemento di innovazione e di cambiamento. L’APPROCCIO ALLA CULTURA: ANTROPOLOGIA E SOCIOLOGIA I due paradigmi che più di altri hanno affrontato il tema della cultura sono - ILPARADIGMA ANTROPOLOGICO - ILPARADIGMA SOCIOLOGICO Vediamo le differenze: IL PARADIGMA ANTROPOLOGICO (che ha studiato culture distanti) 1) Lacultura è vista come una totalità sociale (cioè come un elemento che è caratteristico e proprio di una collettività) 2) Ha unapproccio di tipo omogeneo. Tende a studiare le caratteristiche simili che ricorrono all’interno della cultura. Vede il concetto di cultura come un blocco unico 3) E’ fonte di stabilità per il sistema sociale. E’ elemento che può essere ricondotto alla tradizione (insieme di norme, credenze, valori, simboli) che rende stabile la società 4) E’ elemento condizionante degli individui 47 - Coesistenza di diversi sistemi simbolici (non necessariamente correlati tra loro) La convergenza di diverse realtà, diverse specificità, diverse sensibilità, diversi valori, diverse norme, diverse credenze, diverse simbologie. - Atteggiamento riflessivo dell’individuo che, di fronte alla pluralità delle opzioni, tende ad affidarsi più all’esperienza personale che alla tradizione e alle fonti di autorità. Questo genera un = Maggior senso di libertà (nella costruzione dell’affermazione di sé) = Unelemento d'incertezza e di rischio, frutto dell’individualizzazione e dell’elaborazione soggettiva (personale) della norma e dei simboli (e della cultura) LE SUBCULTURE L’incertezza e la complessità delle relazioni sono all'origine delle Subculture. Le Subculture sono culture di gruppo che sono subordinate alla cultura della società più ampia. Sono le parti, gli elementi soggiacenti, subordinate a una cultura più ampia. Le subculture sono strumento di studio da parte della Sociologia per comprendere la complessità del Pluralismo culturale e la Differenziazione culturale presente all’interno di una determinata società. | FILONI di ricerca che hanno contribuito allo studio delle subculture sono 2: 1) LA SCUOLA DI CHICAGO che punta l’interesse, soprattutto, all’interno delle culture devianti o delinquenti. Studiano i Gruppi Devianti vedendoli come strumenti di cui gli individui si dotavano per sfuggire e superare il problema dell’adattamento sociale alla cultura dominante. Le subculture, come soluzioni innovative di gruppo per risolvere il problema dell'adattamento sociale. 2) LA SCUOLA DI BIRMINGHAM che punta l’attenzione sulle subculture giova! In particolare, studia quelle maggiormente spettacolari perché sono quelle che mettono in luce, evidenziano il carattere attivo e di antagonismo simbolico, tipico delle subculture e il rapporto che c’è tra le subculture e l’identità collettiva. Vengono fatte, ad esempio, molte riflessioni e pubblicazioni sulle subculture giovanili e del loro legame con la musica (es. i Punk, i Mods, i Rockabilly ecc) CULTURA E CLASSI SOCIALI Oltre allo studio delle subculture, un altro elemento che mette in evidenza la differenziazione e la strutturazione del pluralismo culturale è quello relativo alla distinzione tra Cultura Alta, Cultura Popolare e Cultura di Massa. La cultura di massa è in realtà una cultura popolare (più bassa, più diffusa) che viene resa di massa dall'industria culturale, attraverso tecniche di produzione industriale di massa. La cultura popolare non ha una sua consistenza monolitica, non è un unico blocco, ma è articolata, variegata e differenziata al suo interno. La cultura alta (le arti, la pittura, il teatro) non è, però, nettamente separata da quella popolare. Gli studi sulle differenti produzioni culturali hanno messo in evidenza come, in realtà, vi sia un'interazione continua tra le due culture. Nel cercare di analizzare l'aspetto della cultura e la sua differenziazione all’interno delle società complesse, all’interno del pluralismo culturale, è interessante vedere i contributi dei sociologi classici come Marx, Weber e Bourdieu. Marx, parlando delle classi sociali, ha sottolineato come la loro differenziazione si basava su un fondamento economico, in quanto sono il prodotto delle relazioni di produzione relativa ai beni. Per Marx, le società moderne, sono caratterizzate da 2 classi sociali: 1) ICAPITALISTI: coloro che detengono i mezzi di produzione 2) IL PROLETARIATO: è la classe che non detiene i mezzi di produzione ed è in conflitto con i capitalisti per il controllo dei rapporti di produzione. Collegando l’idea di classe a quella di cultura, Marx distingue tra: - CLASSE IN SE: identifica le condizioni oggettive di una classe. Il fatto, ad esempio, di non possedere i mezzi di produzione, di essere alienati rispetto al sistema produttivo ecc. 50 - CLASSE PER SE”: indica la coscienza soggettiva che una classe ha di se stessa. Avere la consapevolezza di poter cambiare la storia. E' l'elemento della coscienza che trasforma la classe in sé nella classe per sé. La coscienza sociale è, quindi, condizionata dalle condizioni materiali di vita degli individui e della loro pratica sociale. Per Weber, la differenziazione delle classi, non è necessariamente riconducibile (come sosteneva Marx) ai meccanismi di produzione, ma è riconducibile ad un altro luogo: il mercato. Weber, introduce un ulteriore concetto di differenziazione sociale, che va al di là della “classe”. Il concetto di “Ceto”. Per Weber, il Ceto è la comunità d’individui che hanno in comune uno stesso stile di vita, una stessa concezione del mondo e uguali gusti e preferenze. Il ceto si fonda su una situazione di classe, ma perché una classe sociale diventi dominante (non solo a livello economico) prendendo il potere, deve avere la capacità di trasformarsi e di organizzarsi in ceto. Una classe può prendere il potere, nel momento in cui crea un universo culturale di riferimento comune (a coloro che si vogliono riconoscere in quel ceto) cioè un impianto culturale comune caratterizzato da uno stesso stile di vita, stessa concezione del mondo, stessi gusti e preferenze. Weber ha studiato, anche, l’esistenza di rapporto (detti affinità elettive) tra Strati soci forme di religiosità (che hanno determinato la nascita del capitalismo). Weber sottolinea il carattere non determinato, ma reciproco, bilaterale tra la realtà economica e sociale e specifiche configurazioni culturali. Ecco perché Weber individua nello spirito del capitalismo, quei valori che sono riconducibili al ceto Protestante del Nord Europa. Il Ceto Protestante ha sviluppato, secondo Weber, quel tipo di Ethos che si ritroverà, poi, nella media borghesia industriale. (siano classi o ceti) e diverse Bourdieu Bourdieu apporta alcune importanti innovazioni nell'analisi delle classi compiute da Marx. Bourdieu da una definizione più articolata di classe sociale, costituita da: - CAPITALE ECONOMICO (analizzato anche da Marx): che è costituita dalle risorse materiali dell'individuo - CAPITALE SOCIALE che è l’insieme delle relazioni che ogni individuo porta con sé - CAPITALE CULTURALE di ogni singolo individuo (l'istruzione, l'educazione) Weber aggiunge, anche, la nozione di GUSTO, inteso come pratica culturale attraverso cui si sviluppa il conflitto di classe. Per Weber è importante questo aspetto del “gusto” e come, ad esempio, i consumi alimentari e quelli culturali condizionano la differenziazione delle classi sociali. (vedi gli Studi sui consumi alimentari di Coppola sulle Rest Bell, la zona industriale del Nord degli Usa che, attualmente, a causa della deindustrializzazione, sta vivendo un periodo di estrema povertà). Nel solco dell'analisi weberiana, si sono sviluppate, ricerche volte ad indagare il nesso tra il valore del successo e la struttura di classe nella società contemporanea. Queste ricerche hanno evidenziato la presenza di 1) AMBIVALENZA tra - ASPIRAZIONE AL SUCCESSO (ACHIEVEMENT) e - VALORE DI SOLIDARIETA’ (AFFILIATION) Il primo caratterizza di più gli strati sociali elevati, perché il capitale economico, sociale e culturale permettevano alle classi più agiate di investire in progetti di vita caratterizzati dall’aspirazione al successo Il secondo caratterizza di più le classi degli strati inferiori della società che costruivano la propria azione a partire da valori di solidarietà. 2) DIFFUSIONE DI VALORI POSTMATERIALISTI (negli anni ‘50 in poi) non più legati alla dimensione materiale della vita (il lavoro, la produzione ecc.) ma, ad esempio: la difesa della natura, la qualità della vita, la partecipazione politica, la libertà di parola). Valori che tendono, gradualmente, a sostituire quelli legati all’aspirazione al successo (achievement) propri degli strati sociali più elevati. CULTURA E GENERAZIONI Per quanto riguarda il rapporto tra cultura e generazione, è interessante lo studio fatto dal sociologo 51 Karl Mannheim già nel 1928 Mannheim ha studiato a fondo il problema delle generazioni e il loro rapporto con la cultura. Il suo contributo è importante perché svincola il concetto di generazione dal concetto di età biologica perché (a differenza della riflessione dell’epoca) egli sostiene che non può essere l’età biologica a caratterizzare i passaggi della vita individuale attraverso le generazioni. Mannheim definisce la generazione come unità temporale, storicamente costruita e serve a identificare un gruppo d’individui che hanno la stessa età, le stesse esperienze significative e hanno vissuto le stesse esperienze dominanti. Mannheim distingue tra: - Legame di generazione che indica la possibilità che molte persone di una stessa generazione prendano parte attivamente a destini e a problemi comuni, condividendoli, in un determinato periodo storico. - Unità di generazione che è quella che si crea all’interno di uno stesso legame generazionale e che elabora in maniera diversa gli stessi problemi e la stessa esperienza. Ad esempio, i movimenti studenteschi del 1968 sono una chiaro esempio di legame generazionale che univa tutti gli studenti, di diverse parti del mondo, per lottare contro il sistema sociale dell’epoca, reclamando spazi, visibilità, e il “diritto di voce”. Partecipavano tutti ai problemi e ai destini comuni del periodo storico in cui vivevano. All’interno di questo legame generazionale, vi erano, però, anche le unità di generazione: ad esempio gli Hippies, o le New left (sinistra radicale) che davano risposte diverse al problema comune. Nella generazione s’innescano 2 strutture temporali diverse: - La Biologia individuale di ogni singolo individuo - La Storia della Società all’interno del quale l'individuo vive. A seguito della riflessione di Mannheim, è stato possibile creare una Tassonomia delle Generazioni definite socialmente sulla base del legame generazionale e dell’unità di generazione. Queste Generazioni Sociali sono: - LA GIOVENTU” RIBELLE caratterizzata dal Nichilismo e dall’ostilità verso il sistema sociale. Si caratterizza a fine anni 50 ed è trasversale rispetto alle classi sociali. - LA CULTURA BEAT caratterizzata da valori pacifisti (Ia non violenza) e il rifiuto della competizione e del successo, caratteristiche che erano alla base della differenziazione sociale del periodo (l’Achievementi). Emerge agli inizi degli anni ‘60 - MOVIMENTI POLITICI RADICALI caratterizzati da una radicale rivolta etica e libertaria contro le gerarchie sociali (e universitarie) e contro le ipocrisie della famiglia e del mondo adulto, facendo nascere un “conflitto tra generazioni”. Si sviluppano a fine anni ‘60 (1968) e nascono all’interno delle università. Nella società contemporanea, essendovi un complesso sistema di pluralismo culturale e di differenziazione culturale, le nuove generazioni si trovano ad affrontare un’inedita CRISI D’IDENTITA’ riconducibile 2 aspetti: 1) Ladefinizione della Gioventù come periodo a se stante. Negli anni ‘50, nasce la gioventù come categoria sociale con peculiarità molto specifiche. Questo ha permesso una “moratoria psicosociale” (Erikson), cioè un processo durante il quale, all'individuo è consentita una vasta esplorazione sociale libera da obblighi specifici. Al giovane viene concesso maggiore libertà di sperimentazione e di esplorazione di valori, riducendogli gli obblighi specifici (a cui invece fanno riferimento tutti gli altri individui nella società) rispetto al passato. 2) Dilatazione delle possibilità che secondo Berger (sociologo americano) è legata al moltiplicarsi delle opportunità di scelte materiali e simboliche, caratterizzate da elevato sviluppo economico e da forte pluralismo sociale che mette in crisi l'identità di generazione. CULTURA E IDENTITA’ L’identità può essere individuale (personale) o collettiva. 52 5) STRUTTURALISTA che, però, non si preoccupa di chiarire i rapporti tra i contesti sociali e la cultura, ma focalizza l’attenzione sull’analisi della cultura in se stessa, come si esprime nell’arte, nel rituale, nelle regole di parentela L'esempio più chiaro è quello dell’Antropologia Culturale a cui si deve la nascita delle Teorie Strutturaliste, grazie ad antropologi come Malinowski e Levi-Strauss, secondo i quali, la cultura è la rappresentazione di superfice di una struttura profonda della mente umana ed è la predisposizione a classificare le cose, sulla base di opposizioni binarie (caldo/freddo, buono/cattivo, crudo/cotto ecc.) | diversi approcci che sono stati utilizzati per analizzare i sistemi culturali specifici e il grado d’influenza che la società ha sulla cultura, si sono soffermati soprattutto sull’analisi di 3 aspetti: 1) L’IDEOLOGIA 2) IL SENSO COMUNE 3) LA RELIGIONE L’IDEOLOGIA COME SISTEMA CULTURALE (1) Analizziamo l'ideologia non tanto in termini politici, quanto piuttosto in termini sociologi: L’Ideologia è il complesso di credenze, opinioni, valori che orientano un gruppo sociale. Ha alcuni aspetti che la caratterizzano: - Ha una Visione del Mondo con un grado di coerenza interna molto alto - E’ prodotto da Gruppi Intellettuali, ma è Diffusa su più livelli e ad ampi strati della popolazione - Ha la Funzione di Legittimare il Potere vigente o i rapporti di poteri vigenti - Ha un’autorità che si ritrova nella sua scientificità (concezioni secolari) Nonostante queste caratteristiche comuni a tutte le analisi portate avanti, nel corso del tempo, sul concetto di ideologia, possiamo individuare 4 Concezioni (interpretazioni) Specifiche dell’Ideologia: 1) Ideologia come DIFETTO DELLA RAGIONE. L'insieme delle idee distorte da cause sociali, manipolate a scopi di dominio. E’ una concezione dovuta a Bacone e al suo concetto di Idola. 2) Ideologia come FALSA COSCIENZA. Un pensiero che inverte, capovolge i rapporti sociali, prodotto da gruppi sociali e individui senza che questi sanno di produrre false coscienze. E' una concezione dovuta a Marx e i suoi seguaci. 3) Ideologia come RAZIONALIZZAZIONE. La vernice logica che gli individui applicano per giustificare il mondo attorno a se, senza averne necessariamente coscienza. E’ una concezione dovuta a Parreto 4) Ideologia come una CONCEZIONE DEL MONDO di una Specifica epoca storica. Concezione dovuta al pensiero di Mannheim che nel corso delle due guerre mondiali ragionò molto sul concetto di ideologia associandola a periodi storici determinati. IL SENSO COMUNE COME SISTEMA CULTURALE (2) Spesso la sociologia, si è trovata a fare i conti con quello che è il Senso Comune. La Sociologia, proprio perché ha come oggetto di studio la società, spesso, si è interrogata su quella che è l’interpretazione del senso comune rispetto ad alcuni specifici fenomeni sociali e si è interrogato su come è possibile che questo senso comune influenzi il comportamento degli individui. Ma cosa è il senso comune? Il senso comune, nello specifico, è l'insieme di quadri di pensiero, di rappresentazioni di schemi percettivi che rappresentano, soprattutto, aspetti ipo cognitivo e simbolico che sono utilizzati dagli attori sociali a livello implicito (precosciente) E’ un sapere largamente condiviso (è percepito come “ciò che tutti sanno”) e ne fanno parte: - Gli Stereotipi: i modi di rappresentarsi gli altri e l’ambiente in termini descrittivi 55 - Le Regole pragmatiche e microrituali: modalità pragmatiche che gli individui associano ai diversi significati e ai diversi contesti e che caratterizzano il vivere comune. Il Senso comune è un tipo di sapere che è riscontrabile in tutte le pratiche sociali (all’interno delle associazioni, nelle istituzioni, nelle forme di relazioni sociali, nelle conversazioni informali, nella vita quotidiana). Gli individui danno delle risposte ad alcune questioni, che si pongono nel corso del loro vivere in relazione agli altri, utilizzando, spesso, il senso comune. Il senso comune si riproduce nelle pratiche sociali attraverso la Conversazione. Sono soprattutto 2 le Scuole che si sono concentrate, occupate del senso comune: 1) LA SCUOLA FRANCESE DI SOCIOLOGIA 2) PRAGMATISMO AMERICANO 1) LA SCUOLA FRANCESE La Scuola Francese ha studiato le categorie della mente (i concetti di spazio e di mente) e le forme primitive di classificazione (da cui nasce e si crea il senso comune) Durkheim e i suoi epigoni mettono in evidenza il modo attraverso cui la mente umana categorizza e classifica il mondo che lo circonda. Studiano le categorie del pensiero: il tempo, lo spazio, il genere, la specie e le forme attraverso cui gli individui riescono a classificare la realtà. Per la scuola francese esistono delle costanti attraverso le quali è possibile classificare la realtà: le Rappresentazioni Collettive che non sono il prodotto di singole menti, ma sono influenzate da dinamiche sociali. Mauss, epigono di Durkheim, si è concentrato, invece, sul concetto di persona nella sua totalità piuttosto che sulle categorie della mente. Halbwachs ha, invece, concentrato i suoi studi sul concetto di memoria. Memoria intesa come forma sociale e collettiva senza la quale risulta monca ogni memoria individuale. Le categorie della memoria collettiva sono necessarie alla costruzione della memoria individuale. 2) ILPRAGMATISMO AMERICANO Il Pragmatismo americano ha come suo maggiore interprete Alfred Schutz. L'approccio del pragmatismo americano, riguardo al senso comune, si concentra soprattutto su alcuni elementi: - l’Ogget à: cioè il fatto di percepire la realtà per quella che è - L’Intersoggettività: il senso comune di fonda sulla relazione tra gli individui e il riconoscimento che gli altri fanno del mondo che li circonda - La Naturalizzazione: il senso comune si alimenta del fatto che si da per scontato un qualcosa (es. do per scontato, naturale, che se invio una Mail, questa arrivi, dopo qualche secondo, dall’altra parte del mondo) - La Tipizzazione: che determinano la realtà circostante attraverso le categorie (es. vedo una persona in divisa con una pistola e delle manette. Automaticamente associo a questa tipizzazione l’immagine delle Forze dell'Ordine) - Caratterizzato da un Fondo di conoscenza comune che si articola e si accumula nel corso del tempo. Conoscenze che, con il passare del tempo, si stratificano e diventano patrimonio comune. LA RELIGIONE COME SISTEMA CULTURALE (3) L’altro elemento che è interessante evidenziare nell’influenza della società sulla cultura è sicuramente la Reli La Religione intesa come strumento culturale e per poter essere tale deve avere soprattutto 3 Caratteristiche: 1) Presenza di una Struttura di Significati: l'insieme di dottrine, dogmi, precetti, simboli che ne strutturano il senso 2) Inserire l'individuo all’interno di un Ordine Cosmico che va al di là dell’individuo e della società stessa 56 3) Il Carattere Pubblico che la religione ha. Religione intesa come elemento pubblico acquisibile attraverso le agenzie di socializzazione e attraverso processi sociali. Le scienze sociali (tranne per l'approccio causalista di Marx ed Engels nei confronti della religione intesa come sovrastruttura determinata da rapporti economici e sociali) si sono concentrate sulle funzioni che le religioni hanno avuto nel corso dei secoli. Funzioni di diverso tipo a seconda dei diversi orientamenti teorici. 1) PerDurkheim, la religione ha, essenzialmente, la funzione di rafforzare i legami sociali all’interno della società 2) Per Malinowski, la religione ha la funzione di governare le tensioni interne emotive degli individui 3) Per Weber, nelle sue analisi sulla nascita del capitalismo, afferma che la religione ha la funzione di giustificare la distribuzione delle ricchezze. Nel suo testo “L’Etica Protestante e lo spirito del Capitalismo” considera la religione protestante come fondamento del capitalismo. L’elemento che, oggi più che nel passato, caratterizza l'evoluzione del pensiero religioso è il processo di SECOLARIZZAZIONE. E’ un processo di cambiamento che la religione sta subendo. Il termine “Secolarizzazione” significa (in ambito giuridico) il trasferimento di beni e territori dalla chiesa a possessori civili. Il secolarismo è, in altri termini, la riduzione del ruolo della religione all’interno del contesto sociale. Per il sociologo Berger, la secolarizzazione è il processo tramite il quale alcune sfere della società e della cultura sono sottratte al dominio delle istituzioni e delle simbologie religiose. La religione non è più elemento preponderante in alcune sfere sociali e culturali. Il processo di secolarizzazione delle religioni, ha determinato profondi Cambiamenti nella religione stessa. Questi cambiamenti possono essere strutturati in 3 livelli: - A livello ISTITUZIONALE. La differenziazione sociale e il pluralismo (anche religioso) ha ridotto il ruolo della religione, confinandolo in una sfera molto ridotta e specifica. Per differenziazione sociale e pluralismo religioso s'intende l'evolversi nella società di orientamenti religiosi diversi con la conseguente necessità di riconoscere, a livello istituzionale, più approcci religiosi. - A livello CULTURALE. Le credenze sono sempre più soggettive e disseminate dando spazio a forme di sincretismo religioso (ad es. in America Latina dove la religione cattolica portata dai conquistatori si è fusa con credenze pagane, creando un sincretismo dove le simbologie sono di matrice cattolica, ma le pratiche sono di matrice pagana. - A livello dei COMPORTAMENTI RELIGIOSI. La pratica regolare della dottrina religiosa, del dogma, del comportamento religioso è diventata minoritaria e a religione orienta sempre meno le scelte etiche e morali degli individui e dei gruppi. IL RAPPORTO TRA CULTURA E AZIONE SOCIALE Analizziamo adesso il modo attraverso cui la cultura influenza l’azione sociale. Su questo tema abbiamo 2 approcci teorii 1) MODELLO DELL’ATTORE SOCIALIZZATO Si rifà al modello Struttural-Funzionalista di Parsons. Secondo questo modello, i valori, condivisi dalla società, vengono interiorizzati dagli individui e ne determinano i comportamenti. L'individuo interiorizza i valori che diventano motivazioni profonde che lo spingono ad agire in maniera conforme alle aspettative che la società ha rispetto a questo individuo e al ruolo che svolge. 2) MODELLO DELL’IDENTITA’ SOCIALE Le credenze normative motivano il comportamento se sono condivise da un gruppo e se definiscono un’Identità Sociale convalidata dal gruppo stesso. 57