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Sbobina sistema cardiovascolare, Sbobinature di Anatomia

Sistema cardiovascolare: cavità toracica, mediastino, morfologia esterna e interna, cavità pericardica e seni del cuore, circolazione coronaria, scheletro fibroso del cuore, sistema di conduzione, circolazione fetale, arterie, vene e capillari, anastomosi, poligono di Willis, collo, tripode celiaco, anastomosi cava cava, circoli collaterali vena porta

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

In vendita dal 08/09/2023

Seryyyna03
Seryyyna03 🇮🇹

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Scarica Sbobina sistema cardiovascolare e più Sbobinature in PDF di Anatomia solo su Docsity! IL SISTEMA CARDIOVASCOLARE Molti organi, quelli che hanno la necessità di essere mobili, non sono rivestiti da connettivo fibroso, ma da connettivo di tipo sieroso (come i visceri che hanno necessità di muoversi, il cuore che va incontro a contrazione e rilasciamento, il polmone che si espande e si restringe, la vescica o i visceri addominali come l’intestino. Tutte queste strutture non possono essere fissate con le loro pareti alle pareti adiacenti, devono avere una certa autonomia). Vengono rivestite quindi da membrane sierose (pleure, peritoneo, pericardio). Le membrane sierose rivestono gli organi in maniera più o meno estesa, non li accolgono, sono membrane chiuse, sono come dei sacchetti chiusi. Dentro non c’è nulla, ma quell’unico rivestimento che chiamiamo membrana sierosa va a rivestire strutture anatomiche. Per il cuore e per il polmone non è difficile capire come si comporta. Per il peritoneo è più difficile capire come il sacchetto va a rivestire i visceri, perché alcuni li riveste completamente, altri in parte (il fegato non è completamente rivestito da peritoneo, ha un’area nuda; la vescica è rivestita solo in superficie dal peritoneo). Quando studiamo il peritoneo si farà riferimento agli organi come rivestiti dal peritoneo, sotto il peritoneo o sopra il peritoneo. Quindi parleremo di organi intraperitoneali, sottoperitoneali e retroperitoneali. Quei visceri che vengono identificati come intraperitoneali significa solo rivestiti da peritoneo, non compresi all’interno. L’unico organo intraperitoneale, che sta dentro il peritoneo, è l’ovaio. È completamente chiuso e rivestito dalla membrana sierosa. Le membrane sierose sono costituite da un unico rivestimento che prende 2 nomi diversi a seconda della posizione: • Foglietto viscerale: è la parte strettamente a contatto con l’organo, riveste il cuore • Foglietto parietale: entra in rapporto con le strutture circostanti, riveste le pareti della cavità che accoglie l’organo Il foglietto viscerale si muove rispetto al foglietto parietale e non si crea attrito tra i due foglietti perché innanzitutto ci sono delle parti in cui non entrano mai in contatto e inoltre tra di essi vi è la cavità pericardica che contiene una quantità sottile di liquido pericardico che serve a permettere lo scorrimento del foglietto viscerale sul parietale, non sono due strati concentrici, entrano in contiguità e non in continuità (non sono strettamente addossati). Per ogni organo rivestito da una membrana sierosa c’è sempre una zona in cui il foglietto parietale si riflette in foglietto viscerale, sono parti della stessa membrana. Il foglietto parietale riveste la cavità in cui è avvolto il viscere e poi diventa viscerale quando si riflette e va a rivestire l’organo. La regione in cui avviene questo ribaltamento è sempre la stessa. CAVITA’ TORACICA Il cuore avvolto dal pericardio insieme ai polmoni avvolti dalle pleure sono accolti nella cavità toracica. La cavità toracica è quella regione del tronco che viene separata dal collo superiormente dalla linea cervicotoracica ed è separata dall’addome da un'altra linea che corrisponde alla separazione tra torace e addome. La linea cervicotoracica parte dal giugulo, passa per l’articolazione sternoclavicolare, va sul margine superiore della clavicola, l’articolazione acromion-clavicolare, e si dirige posteriormente a livello del processo spinoso della 7 vertebra cervicale (vertebra prominente). Per essere corretti per definire i limiti superiori e inferiori della cavità toracica si parla di apertura toracica superiore e inferiore. Quella superiore è quella regione che mette in comunicazione cavità toracica con il collo, quella inferiore mette in comunicazione la cavità toracica con la cavità addominale. Il torace è separato dall’addome dal diaframma. Il diaframma è un muscolo striato volontario sebbene lo usiamo in modo involontario. Non corrisponde al limite inferiore della cavita toracica: da un punto di vista topografico il confine della cavita toracica è un contorno che si estende dal processo xifoideo fino all’ultima vertebra toracica seguendo l’arcata costale e l’ultima costa. Ma a livello spaziale questo confine non viene “rispettato”, in quanto la cavità addominale si estende superiormente anche oltre questa linea, essendo il diaframma un grande muscolo a forma di cupola, quindi ci sono dei visceri addominali protetti dalle coste, ad esempio il fegato a destra che è protetto dall’arcata costale e la milza che in condizioni fisiologiche non riusciremo a sentire perchè è nell’ipocondrio di sinistra ed è protetta dall’arcata costale. Nella cavità toracica e addominale tra gli organi riempie lo spazio: • il connettivo lasso se ho solo bisogno di tamponare e occupare lo spazio (attorno alla vescica, attorno all’utero, nella regione paracolpo che va a circondare il canale vaginale) • connettivo denso quando va ad accompagnare e rivestire strutture anatomiche come arterie, vene o legamenti. In questo caso assume aspetto diverso, va a formare canalicoli, infatti viene definito connettivo canalicolare. All’interno della gabbia toracica troviamo 3 spazi principali: due regioni laterali occupate dalle cavità pleuriche che avvolgono i polmoni e la regione centrale che prende il nome di mediastino compresa tra le cavita pleuriche. MEDIASTINO Il mediastino è la regione della cavità toracica compresa tra le due cavità pleuriche ed accoglie il cuore. Il mediastino a sua volta topograficamente non è un'unica regione, ma è organizzata in 2 compartimenti: • Mediastino superiore: contiene grossi vasi che nascono dal cuore o che arrivano al cuore, la maggior parte del timo (si trova anche nel mediastino inferiore); arco dell’aorta dal quale nascono i 3 vasi principali (carotide comune di sinistra, succlavia di sinistra e arteria anonima), vene cave, strutture di passaggio, trachea, posteriormente alla trachea l’esofago, sacco pericardico fisso al centro tendineo del diaframma, la parte non muscolare, legamentosa. • Mediastino inferiore La suddivisione è operata da un piano immaginario orizzontale che parte dallo sterno (in particolare dall’angolo sternale) e si dirige posteriormente tra la 4 e la 5 vertebra toracica. Lo sterno è organizzato in: manubrio, corpo e processo xifoideo. Queste tre componenti si fondono poi e abbiamo un unico osso. La regione di articolazione tra manubrio e corpo si chiama angolo sternale. Inferiormente il mediastino inferiore può essere diviso in 2 o 3 parti: anteriore, (medio) e posteriore. La suddivisione più comune che troviamo e più pratica dal punto di vista clinico è quella che prevede che il mediastino inferiore sia diviso solo in due parti: anteriore e posteriore • anteriore: contiene il cuore rivestito dal pericardio, connettivo che accoglie i legamenti sternopericardici che uniscono lo sterno al pericardio, timo, vasi mammari interni e linfonodi. • medio: accoglie il cuore e il sacco pericardico. Il sacco pericardico è fissato al centro tendineo del diaframma. Contiene inoltre l’aorta ascendente e arco dell’aorta, arterie e vene polmonari, nervo vago e laringeo ricorrente, trachea, bronchi principali e linfonodi. • posteriore: contiene strutture di passaggio come l’esofago, aorta discendente toracica, esofago, dotto toracico, sistema delle vene azygos (che comprende 3 vene: azygos, emiazygos e emiazygos accessoria), catena del simpatico del SNA e linfonodi. viscerale va a rivestire a destra le vene cave e le vene polmonari di destra con le porzioni del foglietto viscerale che ha rivestito le vene polmonari di sinistra. Il seno obliquo lo trovo sulla faccia diaframmatica del cuore dove vedo l’ingresso delle vene. È sempre un unico foglietto. Quindi il seno obliquo è lo spazio che nasce quando il foglietto viscerale a destra riveste le vene che entrano a destra (vene cave e polmonari di destra) e a sinistra le vene polmonari di sinistra e si distingue sulla faccia diaframmatica del cuore. MORFOLOGIA INTERNA Il cuore internamente è organizzato in 4 camere: • 2 atri: camere di afflusso del cuore, dove giungono i vasi, le vene • 2 ventricoli: camere di efflusso del cuore, da cui si dipartono i vasi, le arterie. Parliamo di vene se sono vasi che entrano al cuore, arterie se nascono dal cuore. ➢ A livello dell’atrio di destra giungono: la vena cava superiore e inferiore che trasportano sangue refluo dalla grande circolazione e seno coronario (trasporta sangue refluo dalla circolazione coronarica). ➢ A livello dell’atrio di sinistra giungono le 4 vene polmonari (portano sangue ossigenato). ➢ Dal ventricolo di destra nasce un'unica arteria polmonare (tronco polmonare) che si divide in due rami, uno per ciascun polmone che si ramificherà per seguire l’organizzazione funzionale del polmone. ➢ Dal ventricolo di sinistra nasce l’aorta. Le 4 camere non comunicano tutte tra di loro. C’è una netta separazione tra le due camere atriali operata dal setto interatriale, mentre i ventricoli dal setto interventricolare. La suddivisone delle camere in 4 cavità la si può rilevare dalla superficie esterna, cioè i punti in cui all’interno si posizionano i setti dall’esterno sono rilevabili come dei solchi. 3 solchi principali: ➢ Atrioventricolare: fessura che circonda il cuore dall’esterno e che separa le camere atriali superiormente dalle camere ventricolari inferiormente. Si chiama anche solco coronario (chiamato così perché ci passano le coronarie), ➢ solco interventricolare anteriore: separa le camere ventricolari sulla faccia sterno-costale ➢ solco interventricolare posteriore: separa le camere ventricolari sulla faccia diaframmatica. Sui solchi viaggiano le coronarie con le loro ramificazioni e qui troviamo del grasso; infatti, le coronarie sono circondate dall’adipe (in un soggetto obeso il grasso si accumula in questa zona, costringendo le coronarie e rendendo più difficoltoso il flusso). C’è una regione particolare di questi solchi sulla faccia diaframmatica, un punto di incrocio dove il solco coronario o atrioventricolare si incontra con il solco interventricolare posteriore: crux cordis. Per la disposizione del setto interventricolare va ricordato che l’apice del cuore non è diviso tra i due ventricoli, ma appartiene solo al ventricolo di sinistra. Questi setti si formano nel corso dello sviluppo embrionale. Ciascun atrio può comunicare tramite orifizi con il proprio ventricolo: orifizi atrioventricolari. L’orifizio è dotato di una valvola che regola il passaggio di sangue da atrio e ventricolo. L’orifizio è un foro, il buco, mentre la valvola è un insieme di strutture che aprono e chiudono l’orifizio, quindi l’orifizio è regolato dalla valvola. ATRIO DESTRO Poiché i vasi che giungono all’atrio destro sono 3 (vene cave superiore ed inferiore e seno coronario), la parete interna dell’atrio destro presenta 3 fori: 2 per le vene cave e una per il seno coronario. A livello dell’atrio di destra trovo una sorta di depressione, una fossa ovale importante perchè è aperta e permette la comunicazione tra le due camere atriali a livello del setto interatriale. La fossa ovale la vediamo sulla parete mediale dell’atrio di destra, a livello del setto interatriale (si nota anche dall’altro atrio). Durante sviluppo embrionale è aperta ed è punto di origine di mixoma (neoplasia benigna ricco di grasso), probabilmente da cellule mesenchimali embrionali. Questa fossa ovale corrisponde al foro di Botallo. Il sangue venoso che viene portato dall’atrio di destra deve passare nel ventricolo grazie alla valvola tricuspide. Tricuspide perchè è fatta da 3 cuspidi, fatte da connettivo fibroso centro rivestito sia superiormente che inferiormente da endocardio. A livello connettivale troviamo delle cellule (fibroblasti) che possono andare in contro a calcificazione, è come se ad un certo punto della vita venissero commissionate al differenziamento osteogenico e non posso avere osteoblasti perchè cominciano a depositare minerali e avremo calcificazione delle valvole che ne impedisce il funzionamento perchè non sarebbero più mobili. Queste cuspidi con un margine saranno ancorate alla parete del ventricolo (dell’orifizio), mentre gli altri margini non prendono contatto con essa e risultano essere lembi liberi, ma in realtà non sono liberi di muoversi (altrimenti durante la sistole atriale in cui il sangue viene spinto in basso, la valvola si apre, le cuspidi vengono schiacciate sulla parete del ventricolo, però quando si contrae il ventricolo le cuspidi risalgono, vengono spinte dal basso verso l’alto e potrebbero ribaltarsi e si potrebbe avere il reflusso). Per impedire ciò il margine libero delle cuspidi è mantenuto in sede da strutture tendinee (corde tendinee) che fissano questi lembi liberi delle cuspidi alle pareti del ventricolo. Quando durante la sistole ventricolare si contrae la muscolatura e le cuspidi tendono a risalire, nel momento in cui s’incontrano e chiudono l’orifizio non riescono più ad andare avanti perché in quel momento le corde tendinee hanno raggiunto il massimo della loro estensione. Se taglio le corde tendinee invece si ha ribaltamento. Per questa loro funzione le corde tendinee sono i veri e propri mezzi di fissità delle cuspidi. Ad un lato sono in continuità con la cuspide, mentre dall’altro con i muscoli papillari (trabecole carnee di III tipo). Nell’atrio destro sono presenti 2 valvole “rudimentali”: • Valvola di Eustachio: valvola della vena cava inferiore • Valvola di Tebesio: valvola del seno coronario. Queste 2 valvole hanno una derivazione embrionale diversa rispetto al resto della parete della camera atriale. Hanno una porzione in comune che quando prolungata prende il nome di tendine del Todaro. Le camere atriali non sono uniformi, c’è una parte trabecolata e una liscia. Quella liscia è la parte che accoglie il sangue (contrario dei ventricoli), quella trabecolata prende il nome di auricola caratterizzata da muscoli pettinati, una propaggine, unica porzione degli atri che vediamo quando guardiamo la faccia sternocostale del cuore. Esiste un confine abbastanza definito tra parte trabecolata (auricola) e parte liscia, chiamato cresta terminale, rilievo che va a separare la parte liscia dalla parte pettinata, sulla superficie esterna del cuore la chiamo solco terminale: punto di repere importante per posizionare le componenti del sistema di conduzione del cuore. VENTRICOLO DESTRO La superficie interna del ventricolo di destra non è liscia. È trabecolata, tante trabecole costituite da miocardio. Quindi le fibre muscolari (il miocardio) sono organizzate in trabecole carnee o colonne carnose. Queste trabecole o colonne carnose non sono tutte uguali, sono di primo, secondo e terzo tipo in base all’adesione alla parete del ventricolo: - alcune sono rilievi che per tutta la loro estensione aderiscono alla parete del ventricolo; - poi ci sono le colonne carnose che invece aderiscono alla parete del ventricolo solo alle due estremità; per il resto è libera; - c’è poi un terzo tipo di trabecole che aderisce alla parete del ventricolo solo per una estremità, l’altra estremità termina con le corde tendinee. Queste si chiamano anche muscoli papillari che terminano con le corde tendinee, mezzi di fissità delle cuspidi. Sono tendini che si inseriscono in un lato in continuità con muscolo papillare, l'altro con la cuspide. La cavità interna del ventricolo non è però tutta trabecolata perché: la regione trabecolata è considerata la regione di afflusso, il sangue arriva qui e va verso la parte inferiore del cuore, verso l’apice, risale perchè deve essere immesso nell’arteria polmonare. La vera e propria regione di efflusso del ventricolo dove il sangue viene spinto all’interno del tronco polmonare è liscia. Le trabecole hanno varie funzioni. Una delle funzioni che hanno è quella di accogliere il sangue e invertire il flusso, perchè deve andare verso il basso e poi risalire. Esiste una linea di demarcazione che separa la parte liscia dalla parte trabecolata del ventricolo di destra del cuore. Questa linea è una cresta: cresta sopraventricolare. È una muscolatura che si organizza in una sorta di rilievo miocardico. Si continua con una trabecola di secondo tipo: trabecola setto marginale, attraversata da un fascio di conduzione di grosse dimensioni e questa termina con il muscolo papillare anteriore. Se vediamo la parte sinistra del cuore non cambia nulla: valvola bicuspide o mitrale perchè ricorda il cappello del papa. Poiché a destra ho 3 lembi ci sono 3 muscoli papillari, a sinistra 2 muscoli papillari. ATRIO SINISTRO Nell’atrio sinistro arriva sangue arterioso, ci sono 4 fori perchè giungono le 4 vene polmonari. Il sangue viene spinto a livello del ventricolo di sinistra e dal sinistro viene spinto nell’aorta. VENTRICOLO SINISTRO Il cuore di destra provvede a spingere sangue non ossigenato nel tronco polmonare e dal tronco polmonare deve raggiungere il cuore. Verrà impressa al sangue una certa pressione. Dal ventricolo di sinistra il sangue ossigenato deve esser spinto dall’aorta dalla quale raggiungerà tutto il corpo. Il sangue spinto nell’aorta deve ricevere una spinta molto superiore. Ciò determina delle differenze anatomiche: se guardiamo lo spessore della parete dei due ventricoli avremo un miocardio di diverso spessore, è molto meno spesso nel ventricolo di destra rispetto al ventricolo di sinistra. Il setto Ci sono quindi fibre che appartengono solo agli altri e solo al ventricolo che prendono inserzione sullo scheletro fibroso. Il miocardio si classifica anche in: ➢ Miocardio comune/di lavoro: contrandosi crea il lavoro. ➢ Miocardio specifico/di conduzione: insieme di componenti cellulari in grado di autodepolarizzarsi e condurre rapidamente il potenziale d’azione. SISTEMA DI CONDUZIONE DEL CUORE Costituito da fibre miocardiche che hanno la capacità di autodepolarizzarsi (cellule nodali o pacemaker) e di condurre rapidamente il potenziale. Sono raggruppate in nodo seno atriale e nodo atrio ventricolare, entrambi sono pacemaker in grado di depolarizzarsi. La differenza tra i due è la frequenza con cui lo fanno (il nodo seno atriale è più veloce, è lui a dettare il ritmo cardiaco). Se non funziona il nodo senoatriale entra in gioco il noto atrioventricolare, si autodepolarizza però più lentamente. Vale la legge del ritmo più frequente, chi va più veloce traina tutti gli altri. Il potenziale che nasce dal nodo seno atriale deve propagarsi sia alla parete atriale che ventricolare. Non possiamo descrivere in maniera precisa le fibre e la posizione per questa conduzione dell’impulso. o Nodo senoatriale: si trova collocato anatomicamente a livello del solco terminale, quindi in prossimità dello sbocco della vena cava superiore. Genera l’impulso, attraverso vie preferenziali permette il trasferimento. o Si arriva al nodo atrioventricolare: anatomicamente si trova collocato tra l’atrio e ventricolo a destra e per individuarlo in maniera precisa si disegna un triangolo di Koch, triangolo teorico, due lati che si incontrano in un vertice. Nasce dal prolungamento del tendine del Todaro, si disegna una linea sull’inserzione della cuspide settale e nel vertice c’è il nodo atrioventricolare, ma da qui nascono fibre di conduzione con capacità di autodepolarizzarsi più lentamente (poco funzionali); si possono rilevare perchè sono organizzate in un fascio grande (fascio di His) che si immette subito nel setto interventricolare nella parte più alta del setto, membranosa. o Quando giunge nella parte muscolare si divide in 2 branche: branca di destra e di sinistra. La branca di sinistra scende, raggiunge l’apice del cuore del ventricolo di sinistra e si risolve in ramificazioni terminali. La branca di destra scende pure verso la parte inferiore, non può raggiungere l’apice (perché è proprio di sinistra) e quando scende si immette nella cresta sopraventricolare, poi trabecola setto marginale e termina nel muscolo papillare anteriore. Questo tratto forma il fascio moderatore di Leonardo da Vinci. Il fascio di His, le due branche e le ramificazioni sono formate dalle fibre del Purkinje. Queste fibre rilasciano dei rami che raggiungono tutta la muscolatura del miocardio per far contrarre il miocardio di lavoro. Ci deve essere disaccoppiamento della sistole atriale e ventricolare. Soluzioni anatomiche: il fascio di His quando nasce dal nodo atrioventricolare attraversa il trigono del cuore, poi si immette nella parte membranosa, via via che scende viene quasi a contatto con il miocardio di lavoro (quasi perché se fosse già a contatto farebbe subito contrarre il miocardio di lavoro). In realtà c’è un rivestimento che premette di isolarlo. Finché non raggiunge l’apice del cuore sono isolate, hanno un rivestimento, quando si dividono nelle ultime branche non c’è più il rivestimento che permette di isolarle; quindi, durante la sistole ventricolare la contrazione va dall’apice verso la base. Per ritardare la sistole ventricolare dobbiamo far sì che si conclusa la sistole atriale prima che inizi quella ventricolare. Facciamo in modo che l’impulso si propaghi in maniera diversa nei diversi tratti del fascio di His. Questo tipo di soluzione dal punto di vista anatomico lo si può avere variando il diametro delle fibre del Purkinje. CIRCOLAZIONE È un successo evolutivo. ➢ Doppia: ce ne sono due (grande e piccola, sistemica e polmonare), ➢ Completa: c’è una separazione fra le circolazioni, sangue arterioso e venoso non si mescolano mai. Circolazione fetale: i polmoni non funzionano (non c’è circolazione polmonare) ed è presente la placenta. Il feto non respira, non possiamo portare grande quantità di sangue attraverso l’arteria polmonare ai polmoni perchè non puo essere ossigenato; quindi, dobbiamo evitare che giunga livello polmonare; giungerà quello invece alla circolazione nutritizia, il sangue proviene e torna alla placenta. Troviamo dei sistemi aggiuntivi: dotto di Aranzio, dotto di Botallo e foro di Botallo. Il sangue ossigenato ricco di O2 dalla placenta viene trasportato dalla vena ombelicale che va a livello del fegato ma solo una piccola parte del sangue si approfonda in esso; il restante si apre nella vena cava inferiore attraverso una sorta di anastomosi, che prende il nomo di dotto venoso di Aranzio (che rimane sotto forma di residuo nell’adulto). C’è un piccolo rimescolamento quindi tra sangue ossigenato e deossigenato. Questo sangue misto va nell’atrio di destra ma non viene indirizzato e riversato nel ventricolo destro, bensì grazie alla valvola di Eustachio funzionale viene veicolato verso il setto interatriale dove troviamo il foro ovale che permette il passaggio verso l’atrio di sinistra quindi da un atrio all’altro attraverso foro di Botallo (si chiude due o tre giorni dopo la nascita a causa della differenza di pressione dovuta alla circolazione polmonare). Scende nel ventricolo sinistro e arriva a livello dell’aorta. Il sangue portato dalla vena cava superiore (refluo, non ossigenato, dalla testa del feto), invece, si apre a livello dell’atrio di destra ma viene spinto nel ventricolo di destra, da qui va nell’arteria polmonare che non va ai polmoni in quanto non ci sono polmoni funzionanti, ma andrà nell’aorta discendente, dopo l’arco dell’aorta; dall’arco dell’aorta nascono i 3 grossi tronchi (carotide e succlavie) che portano sangue alla testa e agli arti superiori. Mentre la testa riceve sangue misto un po’ ossigenato, il resto del corpo riceve sangue meno ossigenato. Infatti, alla nascita vediamo testa enorme e corpo piccolo. Nell’adulto il dotto di Aranzio lo troviamo nella parte viscerale del feto, il foro ovale si chiude, il dotto arterioso di Botallo viene meno. A seguito di questa chiusura si forma il legamento di Botallo che unisce aorta con arteria polmonare. SISTEMA CIRCOLATORIO POST-NASCITA A differenza del linfatico ha un sistema di vasi afferenti ed efferenti: arterioso e venoso. Questi due sistemi presentano delle differenze: 1. Mentre il sistema arterioso è puramente profondo (non ci sono arterie superficiali) quello venoso ha componente superficiale e profonda. Infatti, attraverso la pelle vediamo le vene. I capillari li troviamo sia in profondità sia in superficie. Nel sistema venoso la parte superficiale in determinati punti si apre nella parte profonda. Quelle superficiali si riversano in quelle profonde e lo fanno in 2 modi diversi: in alcuni distretti anatomici abbiamo una comunicazione continua tra vene superficiali e profonde; nella maggior parte dei distretti, però, abbiamo questi 2 sistemi isolati e in determinati regioni la parte superficiale si apre in quella profonda (vena safena, nel triangolo di scarpa della coscia si apre a livello della vena femorale). Le vene profonde sono collocate al di sotto della fascia del nostro corpo, quindi sono dette anche sottofasciali. Sistema venoso profondo e sistema arterioso profondo viaggiano insieme, infatti per ogni arteria profonda vi è una o due vene profonde che viaggiano insieme e in molti casi a ridosso delle strutture ossee, quindi ci saranno dei solchi. Nel loro percorso, in molti distretti anatomici, vengono accompagnati da un nervo. Si viene a formare un fascio vasculo-nervoso. Il fascio può essere isolato da un rivestimento fasciale o guaina. 2. Albero arterioso: sistema di vasi che trasporta sangue ad alta pressione; le vene trasportano sangue a bassa pressione. Siccome il sangue nelle arterie viaggia ad alta pressione, le arterie devono essere vasi in grado di deformarsi, la cui parete è in grado di espandersi nel momento in cui arriva un flusso ad alta pressione per poi riacquisire la forma iniziale. La parete dell’aorta si espande, estende e torna nella posizione iniziale. Queste escursioni di diametro saranno minime, ma devono avvenire, se no si romperebbero. L’elevata pressione può danneggiarla (aneurisma). Ciò a livello strutturale è garantito da una componente elastica particolarmente sviluppata. Ciò però non è sempre vero, in quanto la presenza di componente elastico piuttosto che muscolare dipende anche dal calibro dell’arteria. Nelle vene invece le pareti non devono dilatarsi e restringersi perché scorre in esse sangue a bassa pressione. I problemi sono legati alla necessità di portare il sangue al cuore contro la forza di gravita, il sangue tenderebbe a non tornare al cuore, non serve una componente elastica ma muscolare la cui contrazione mette in movimento il sangue e contribuisce ad assicurarne l’unidirezionalità. Il grado di sviluppo della componente elastica e muscolare dipende dal calibro del vaso che prendo in considerazione. Il sistema venoso è più esteso rispetto al sistema arterioso se andassimo a sommare l’area trasversa perchè c’è bisogno di assicurare ritorno di sangue al cuore, cambia anche la resistenza (maggiore nelle arterie). Il sangue venoso delle regioni sopradiaframmatiche ritorna facilmente al cuore, invece quello delle regioni sottodiaframmatiche deve vincere la forza di gravità. Per questo motivo esistono 3 soluzioni anatomiche che assicurano il ritorno del sangue venoso al cuore: ✓ Muscolatura liscia delle vene: abbiamo movimento di sangue nel vaso; ✓ Muscolatura scheletrica: parliamo della disposizione delle vene perchè quelle profonde si dispongono tra i muscoli (arti), si dispongono nei setti intermuscolari, quindi occupano una posizione profonda, raggiungono il piano osseo. Su alcuni piani scheletrici ci sono dei solchi dovuti alla presenza delle arterie. Quando camminiamo utilizziamo muscoli scheletrici e schiacciamo la parete delle arterie. ✓ Valvole a nido di rondine: più frequenti nelle regioni sottodiaframmatiche e sono esclusi alcuni distretti: sistema portale (insieme di vene che vanno al fegato) privo di valvole perchè il sistema della vena porta che va al fegato a volte per problemi legati al fegato torna indietro. Le valvole servono ad assicurare l’unidirezionalità del sangue. Il sangue lungo l’albero venoso è messo in movimento dalla muscolatura liscia del vaso nella parete e dal muscolo scheletrico che si contrae e schiaccia la vena. Le valvole a nido di rondine sono costituite lungo l’albero venoso da 2 lembi, semilune, la cui concavità è rivolta nella stessa direzione del flusso sanguigno. Se non funzionano il sangue tende a tornare verso il basso, quindi si ha il rigonfiamento delle vene (vene varicose). CLASSIFICAZIONE DELLE ARTERIE ▪ arterie di grosso calibro o di conduzione con sangue ad altissima pressione o arterie elastiche (aorta, carotide esterna e interna, carotide comune); ▪ arterie di medio calibro o di distribuzione dove scorre sangue a pressione un po’ più bassa o arterie muscolari (le arterie si ramificano, allontanandoci dal cuore l’area trasversa tende ad aumentare. Se aumenta la superficie si riduce la pressione nei vasi). ▪ Arterie di medio-piccolo calibro (arteriole) Dalle arteriole, direttamente o indirettamente attraverso le meta-arteriole, si formano i capillari. A livello dei capillari avvengono gli scambi con i liquidi interstiziali e poi si formano le venule. Le venule convergono via via in vene di calibro maggiore, fino ad arrivare alle 2 vene cave. CLASSIFICAZIONE DELLE VENE ▪ Vene medio calibro che ricevono sangue o recettive dove la componente muscolare è maggiore dell’elastica ed è poco sviluppata. Queste convergono nelle ▪ Vene grosso calibro o propulsive: componente muscolare più sviluppata la cui contrazione contribuisce alla distribuzione del sangue. POLIGONO DI WILLIS Rappresenta un vero e proprio circolo anastomotico localizzato a livello encefalico. È localizzato alla base dell’encefalo ed è immerso nel liquido cefalorachidiano. Nasce dai grossi vasi che originano dall’arco dell’aorta. Si trova tra le meningi (se ho un danno a livello di uno di questi vasi il sangue andrà a livello dello spazio subaracnoideo ed il liquido sarà rosa perché c’è mescolato il sangue). Siamo nella scatola cranica. Il poligono nasce da contributi che vengono dalle arterie vertebrali (rami della succlavia) e dalla carotide interna. L’arteria vertebrale quando nasce risale lungo il collo viaggiando lungo le vertebre, lungo dei fori laterali, nei processi trasversi (questi fori sono attraversati da vena e arteria vertebrale; l’arteria dalla 6 vertebrale). Arrivano alla base del cranio ed entrano a livello del forame magno. La carotide interna risale lungo il collo ed entra nel cranio attraverso il foro carotideo nell’osso temporale; le due carotidi si pongono ai lati della sella turcica, alloggiamento dell’ipofisi, formando un sigma definito sifone carotideo, e poi danno una serie di rami. Contributo delle arterie vertebrali: le vertebrali entrate a livello del forame magno si uniscono, anastomizzano e danno origine all’arteria basilare che è unica, a livello encefalico. L’arteria basilare si divide nelle due arterie cerebrali posteriori. Contributo dell’arteria carotide interna: L’arteria carotide interna che è localizzata ai lati della sella turcica dà origine ad una serie di rami. Ciascuna carotide interna dà: • Arteria comunicante posteriore che si anastomizza con la cerebrale posteriore; • Arteria cerebrale anteriore che si anastomizza con quella controlaterale (dall’altra carotide) attraverso arteria comunicante anteriore. Quindi il poligono è un circolo anastomotico e le arterie anastomizzate sono le due arterie cerebrali posteriori che si anastomizzano attraverso le comunicanti posteriori con la carotide. Poi la due arterie cerebrali anteriori si anastomizzano attraverso le comunicanti anteriori. A vascolarizzare l’encefalo provvede anche l’arteria cerebrale media o Silviana (sulla superficie laterale dell’encefalo, decorre lungo la scissura di Silvio), ramo della carotide interna ma che non fa parte del poligono di Willis. STRUTTURA TOPOGRAFICA DEL COLLO Il collo è delimitato da due linee teoriche: ➢ LINEA CERVICOTORACICA: separa il collo dal torace. Parte dal giugulo, raggiunge la clavicola, l’articolazione acromioclavicolare e poi giunge posteriormente a livello del processo spinoso della 7° vertebra cervicale; ➢ LINEA CERVICOCRANIALE: separa il collo dal cranio. Si estende dal margine inferiore della mandibola, prosegue fino all’angolo della mandibola e a livello dell’osso occipitale; termina sulla protuberanza occipitale esterna. Dal punto di vista topografico il collo si può analizzare sotto due aspetti. Il primo aspetto prevede la suddivisione in regioni che si possono tracciare in superficie. Le regioni sono: o REGIONE o TRIANGOLO ANTERIORE: organizzata rispetto all’osso ioide in regione sopraioidea e regione sottoioidea. o REGIONE CAROTIDEA O STERNOCLEIDOMASTOIDEA: regione che comprende l’omonimo muscolo e che separa regione anteriore e posteriore. Se devo osservare la regione carotidea bisogna dapprima togliere la cute, poi il muscolo platisma (muscolo termico), dopodiché osservo lo sternocleidomastoideo. Questo muscolo parte dalla pars mastoidea dell’osso temporale e giunge in basso ad articolarsi sia con sterno che clavicola. Tolto il muscolo, osservo lo spazio vasculo nervoso del collo. Antero-lateralmente trovo il muscolo sternocleidomastoideo, posteriormente il muscolo scaleno posteriore ed antero-mediamente lo spazio viscerale. o REGIONE TRIANGOLO POSTERIORE: risulta delimitato anteriormente dal margine posteriore del muscolo sternocleidomastoideo, posteriormente dal margine anteriore del muscolo trapezio. La base di questo triangolo è la clavicola. Qui è localizzata la succlavia. Il secondo aspetto sotto il quale si può analizzare il collo prevede la sua suddivisione in logge o spazi. Regione= spazi bidimensionali che troviamo sulla superficie del collo. Logge= vero e proprio spazio tridimensionale con delle pareti. A livello della loggia sopraclaveolare trovano l’arteria e la vena succlavia, separati dal muscolo scaleno anteriore, il quale si inserisce sulla prima costa. La loggia sopraclaveolare risulta delimitata anteriormente dal muscolo scaleno anteriore, mentre posteriormente dallo scaleno medio e dallo scaleno posteriore. Quindi regione carotidea e sopraclaveolare sono adiacenti, hanno il muscolo scaleno anteriore in condivisione. Sezionando trasversalmente un collo distinguiamo vari spazi: • COMPARTIMENTO ANTERIORE o COLLO PROPRIAMENTE DETTO: accoglie i visceri del collo • COMPARTIMENTO POSTERIORE o REGIONE DELLA NUCA: accoglie la colonna vertebrale e tutti i muscoli associati COMPARTIMENTO ANTERIORE I visceri sono organizzati in 3 spazi principali: ✓ SPAZIO VISCERALE: centrale/impari/mediano; vero e proprio spazio viscerale. Esso contiene posteriormente l’esofago, anteriormente la trachea e laddove già presenta la tiroide (ghiandola che abbraccia i primi anelli tracheali), quindi parte delle vie aeree e digerenti e gli organi che qui sono adiacenti a questi organi ✓ FASCIO VASCOLO-NERVOSO: 2 spazi laterali pari, in cui sono contenuti carotide comune, venga giugulare interna e nervo vago. Questi 3 spazi viscerali sono rivestiti da guaine, ossia connettivo. I due spazi vasculo-nervosi laterali sono avvolti dalle GUAINE CAROTIDEE, mentre lo spazio viscerale risulta rivestito dalla GUAINA VISCERALE. Nel collo, così come nel corpo in generale, sono presenti 3 fasce connettivali: ➢ Fascia superficiale: si trova a livello della cute, corrispondente allo strato di ipoderma che in alcuni distretti anatomici si riempie di grasso (pannicoli adiposi). ➢ Fascia profonda: va a rivestire e compartimentalizzare i muscoli striati scheletrici, che può essere più o meno spessa. ➢ Fascia sottosierosa: chirurgicamente è difficile da distinguere, a volte si identifica e a volte no; si trova sotto il peritoneo, esternamente, nella cavità addominale ed è molto sottile (può essere considerata facente parte della fascia profonda). Nel collo queste fasce sono fondamentali per 2 aspetti importanti: ✓ localizzazione e compartimentalizzazione delle logge ✓ per capire come nella pratica clinica ci siano vie rapide di diffusione delle infezioni e infiammazione che generalmente chiamiamo flogosi. Le fasce che rivestono il collo sono quelle cervicali e sono 3: 1. Fascia cervicale superficiale: uguale alla superficiale del nostro corpo, quindi si trova al di sotto del derma. Si estrinseca per tutta la regione cervicale, in tutto il collo, parte dal margine inferiore della mandibola fino alla linea cervicotoracica. In questo suo estrinsecarsi va a rivestire i muscoli sternocleidomastoideo e il trapezio posteriormente. La fascia di destra si fonde con la fascia di sinistra a livello della linea alba del collo, poi si estendono, si sdoppiano per rivestire lo sternocleidomastoideo, si riuniscono nuovamente, si sdoppiano di nuovo per rivestire il trapezio ed infine si riuniscono. In basso finisce a livello della linea cervicotoracica ma quando arriva a livello dello sterno si sdoppia in parte anteriore e posteriore del manubrio dello sterno e delimitano uno spazio che si chiama SPAZIO DEL GRUBER in cui c’è l’arco venoso del giugulo o arcata venosa del giugulo. Qui le vene giugulari anteriori si uniscono nella maggior parte degli individui e formano l’arco del giugulo/arco venoso. 2. Fascia cervicale intermedia: va a rivestire i muscoli sottoioidei (non parte dal margine inferiore della mandibola altrimenti rivestirebbe i muscoli sopraioidei), parte in realtà dall’osso ioide e va a delimitare anteriormente i muscoli sottoioidei nei suoi sdoppiamenti e in basso anche lei si sdoppia in un foglietto anteriore e posteriore. Questi due foglietti hanno un destino diverso: il foglietto anteriore aderisce alla fascia posteriore della fascia cervicale superficiale. Il foglietto posteriore scende e va nel mediastino e contribuisce a formare parte anteriore e posteriore del mediastino. Si fonde con il pericardio fibroso. Da questa fascia sono fatte derivare le 3 guaine che avvolgono lo spazio viscerale e i 2 spazi vasculo-nervosi. 3. Fascia cervicale profonda: va a rivestire i muscoli della colonna vertebrale. Nasce alla base del cranio, anteriormente al forame magno, scende, contribuisce a compartimentalizzare il collo e a dividerlo dalla regione cranica. Poi si perde nei muscoli che ritroviamo nel dorso. Come si fa a sentire il polso della carotide? Si posiziona il dito a livello della cartilagine tiroidea della laringe, si sposta lateralmente fino al margine anteriore dello sternocleidomastoideo e se non si parla si riesce a sentire il polso. RAMI DELL’AORTA DISCENDENTE Quando l’aorta discende nella cavità addominale come cede rami pari e rami impari. I rami impari provvedono alla vascolarizzazione di tutto il tratto gastroenterico e sono 3: ❖ Tripode celiaco o tronco celiaco (appena nasce si divide subito in 3 arterie: gastroepatica o epatica comune, la splenica o lienale che va alla milza e l’arteria gastrica di