Scarica Seneca, Solo il tempo è nostro. Epistulae morales ad Lucilium, 1. Traduzione e analisi e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! “Solo il tempo è nostro”, Epistulae morales ad Lucilium 1. Seneca saluta il suo Lucilio 2. Fa’ così, o mio Lucilio: rivendica te a te stesso, e il tempo che fino ad ora o ti veniva sottratto apertamente (davanti agli occhi di tutti) o ti veniva rubato (sottratto con l’inganno) 3. o ti sfuggiva, raccoglilo e conservalo (=custodiscilo). Persuaditi che ciò è così come scrivo: una parte di tempo 4. ci viene strappata, una parte ci viene sottratta, una parte scivola via. Tuttavia molto turpe (vergognosa, da condannare) è la perdita 5. che avviene per negligenza (per incuria). E se vorrai fare attenzione (a ciò che ti dico), la gran parte della vita scorre via facendo il male, 6. la massima parte non facendo niente, tutta la vita facendo altro (rispetto a ciò che dovremmo invece fare). Chi darai a me (=chi mi indicherai) che 7. ponga un prezzo al tempo, che stimi (apprezzi) il giorno, che capisca che lui stesso muore ogni giorno? In questo infatti sbagliamo, 8. per il fatto che mettiamo la morte davanti (la vediamo in prospettiva, come se dovesse ancora arrivare), una gran parte di quella è già trascorsa, la morte domina qualsiasi tempo è dietro (ci sta alle spalle, ovvero il passato). 1-22: il testo è caratterizzato dallo schema epistolare; si notino all’inizio la formula di saluto “Seneca Lucilio suo salutem” e alla fine la formula di congedo “Vale”. 2-3, fac, vindica, collige, serva, persuade: l’uso dei vari imperitivi si spiega con il fatto che lui è un maestro e può dare ordini, consigli al suo discepolo; tra i due vi è quindi un rapporto asimettrico. 2: Fac è uno dei quattro verbi che hanno l’imperativo tronco (dic, duc, fac, fer) 2: “mi Lucili”, vocativo, apostrofe a Lucilio. Mi è un arcaismo per mii 2: vindica è un verbo tipico del linguaggio giuridico; “rivendica te a te stesso” significa “pensa un po’ a te stesso, riprenditi il tempo che gli altri ti tolgono” 2: te tibi è un poliptoto 2-3: polisindeto aut… aut… aut 2-3: climax discendente dei tre verbi auferebatur, subripiebatur, excidebat, che anno lo stesso significato ma indicano modi diversi in cui ci viene sottratto il tempo (sottratto apertemente=senza che ce ne rendiao conto; rubato=con l’inganno; scivolato= ci è sfuggito) 2-3 / 3-4: parallelismo tra la frase “et tempus quod…excidebat” e “quaedam tempora…effluunt”: i primi due verbi “auferebatur” e “subripiebatur” nella prima, “eripiuntur” e “ subducuntur” sono usati alla forma passiva; il terzo (“excidebat” nella prima e “effluunt” nella seconda”) alla forma attiva 3: Persuadeo regge il dativo (tibi) 4: ripetizione anaforica di quaedam; letteralmente sarebbe “alcuni tempi” 4: Turpissima tamen è allitterazione 4: iactura, ovvero perdita, è parola-chiave: fa riferimento alla perdita di tempo 5-6: epifora di “agentibus”: ogni proposizione finisce con agentibus 6, “Chi mi darai che ponga un prezzo al tempo”: Seneca chiede a Luicilio se gli sa forse indicare qualcuno che conosca il valore del tempo 6-7: ripetizione anaforica di “qui” 7-8 : Seneca dice che l’errore degli uomini consiste nel considerare la morte qualcosa che deve ancora arrivare, ma gran parte del nostro passato è dominato dalla morte (come se ognuno di noi morisse ogni giorno, perché quel giorno non tornerà più). 8: quod è un quod dichiarativo (per il fatto che); infatti, hoc (in questo…) è il pronome dimostrativo che anticipa il quod 8: aetatis è un genitivo partitivo in dipendenza da quidquid (letteralmente “qualsiasi di tempo”)
9. Fai dunque, o mio Lucilio, quello che scrivi che tu fai, abbraccia (=sfrutta) tutte le ore; così accadrà che 10. meno tu dipenda (= dipenderai) dal (giorno) successivo (=dal domani), se avrai messo mano all’oggi. Mentre si differisce, la vita trascorre. 11. O Lucilio, tutte le cose sono altrui (=non ci appartengono), solo il tempo è nostro; 12. la natura ci ha messo in possesso di questa sola cosa fugace (=che fugge via) e scivolosa, dalla quale chiunque voglia ci caccia via. Ed è così grande la stoltezza dei mortali 13. che quelle cose che sono piccolissime e di poco conto, certamente recuperabili, lasciano (patiantur) che siano addebitate a loro, quando (/ una volta che) le hanno ottenute, 14. nessuno che ha ricevuto del tempo ritiene che lui debba (/ sia debitore di) qualcosa, mentre invece questo soltanto è 15. ciò che neppure un grato (/ una persona riconoscente) può restituire. (Ti) chiederai forse che cosa faccia io che consiglio codeste cose a te (=io che ti do questi insegnamenti). 9: “ergo” (dunque) evidenzia l’andamento argomentativo 9: Fac, altro imperativo 9: te facere è un’infinitiva (che tu fai) 9: “abbraccia tutte le ore” significa sfrutta pienamente tutte le ore e il tempo che hai a disposizione; l’imperativo complectere deriva dal verbo deponente “complèctor, complècteris, complexus sum, complecti” 9: ut introduce una completiva (frase che completa il senso della reggente), in dipendenza dal vebo di accadimento fio (accadrà che) 10: è sottinteso die sia dopo crastino che dopo hodierno 10: Seneca invita Lucilio a concentrasi sul presente (l’oggi) e non rimandare tutto al domani, poiché non sappiamo quello che potrà accadere 10: “Dum… transcurrit” è una sententia, una riflessione di carattere universale, una sententia gnomica (come in Orazio); intende dire che noi tendiamo a rimandare, ma intanto la vita passa. 12: dopo il pronome “quicumque” in latino c’è l’indicativo (vult), in italiano dopo chiunque ci vuole il congiuntivo (voglia). In latino, infatti, dopo alcuni pronomi interrogativi o doppi (come quicumque) sono seguiti dall’indicativo, in italiano dal congiuntivo. 12: la natura ci ha messo in possesso del tempo, che è qualcosa di fugace e scivoloso, e chiunque, se vuole, può farci perdere del tempo (“dalla quale chiunque voglia caccia via”) 13: ut ha valore consecutivo (infatti, nella reggente c’è “tanta”: così grande che…) 13: imputari è infinito presente passivo 13: impetravere è una forma arcaica per impetraverunt 13: cum impetravere, cum + indicativo, proposizione temporale (quando hanno ottenuto) 12-13: gli uomini sono così stolti che quelle cose di scarso valore, che potrebbe essere recuperate in un qualsiasi momento, lasciano che siano addebbitate a loro quando le ottengono (del tipo “tu mi presti qualcosa, io la ottengono e ti dico “mettimela in conto, poi te la restituisco“) 13: patiantur deriva da patior, pateris, passus sum, pati (sopportare) 14: mentre, chi ha ricevuto del tempo non si ritiene affatto debitore del tempo nei confronti di chi gliel’ha concesso 14: “qui tempus accepit” è la relativa 14: “se quicquam debere” è l’infinitiva; quicquam è pronome indefinito 14: “cum interim” (mentre invece) introduce l’avversativa 14-15: anche se uno volesse (“un grato”), non potrebbe mai restituire il tempo che un’altra persona gli ha concesso. 15: “che neppure un grato può restituire” è la relativa 15: si nota l’andamento diatribico, ovvero il fatto che lo scrittore si rivolge all’interlocutore (“chiederai forse…”) 15: “quid ego faciam” è interrogativa indiretta 15: “qui tibi ista praecipio” è una relativa