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Sintesi CRIMINOLOGIA, Dispense di Criminologia

Si tesi criminologia e sociologia della devianza

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 22/09/2023

sharon-foriglio
sharon-foriglio 🇮🇹

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Scarica Sintesi CRIMINOLOGIA e più Dispense in PDF di Criminologia solo su Docsity! CRIMINOLOGIA (ALCUNE COSE NON SONO NEL LIBRO) La Criminologia studia I crimini, la mente criminale e la prevenzione del crimine. Per questo si lega ad altre materie come quella del diritto penale, (diritto e contravvenzione). La criminologia può aiutare a valutare quali sono i comportamenti da considerare devianti e su cui poter intervenire penalmente. La Criminologia si lega anche alla psichiatria e alla psicopatologia forense che è un settore che studia i risvolti di tipo medico/legali della psichiatria (reo affetto da psicopatologia). In questo caso l’oggetto di studio è la componente biologica e psichica e come questa influenza la condotta umana. La storia della criminologia vuole proprio trovare un tratto di connessione tra malattia mentale, comportamento deviante e attività delittuosa, ma non è detto che questa connessione sia sempre presente: non sempre il reo presenta questi elementi come connessi tra loro, quindi il reo non sempre ha una malattia mentale giustamente. Anche se si tende, davanti a un fatto violento, di ristabilire la situazione di equilibrio, giustificando un evento del genere riconducendolo alla “pazzia” quasi per ripristinare quell’equilibrio perso, ma questo è un meccanismo di difesa umano. In pochi casi vi è quella che viene definita una causalità unica (cioè disagio mentale connesso al crimine). In altri casi vi sono più concause del crimine. L’imputabilità c’è quando il soggetto può essere imputato, quindi capace di intendere e di volere. Nel caso opposto, quindi di soggetto non imputabile, viene visto come incapace di percepire in maniera adeguata la realtà circostante, quindi incapace di intendere e di volere. La conoscenza della psichiatria è utile anche per poter definire il reo psichiatrico, come pericoloso o meno per la collettività e in caso stabilire le giuste procedure di contenimento ad esempio. Le cause che possono influire sullo sviluppo della personalità criminale sono: cause ambientali, biologiche, psicologiche. Proprio per questo la criminologia si lega anche alla psicologia e alla sociologia: vissuti personali e condizioni ambientali influiscono notevolmente sul comportamento criminale. Si capisce bene come ad esempio i soggetti vissuti in famiglie legate alla criminalità organizzata si legano a crimini diversi rispetto a soggetti vissuti invece in famiglie altolocate, che possono invece collegarsi a crimini finanziari. Alcuni criminologi, proprio per questo preferiscono parlare di diversi tipi di criminologie, quindi declinare la dottrina al plurale. Ad esempio, insieme ad altre partizioni, vi è la quadripartizione proposta da Vinciguerra che divide la criminologia in: 1-criminolgia speculativa (che studia le cause e le forme del crimine, cui fa parte quella investigativa) 2-criminolgia investigativa (le tecniche usate per scoprire reati ed autori) 3-penitenziaria (effetti della detenzione sul reo, che spesso non è rieducativa, ma anzi il contrario) 4-politica (studia come migliorare il diritto penale). Un’altra partizione è quella proposta da Mantovani, sottolineandone l’aspetto multidisciplinare: 1-criminolgia critica (che studia la definizione della criminalità e i meccanismi sociali) 2-eziologica (studia le cause ed è propria del positivismo che usa l’antropologia criminale per studiare aspetti fisici e psicologici del criminale, e la sociologia criminale) 3-clinica (è operativa, usa i principi teorici per compiere diagnosi, terapie e riformare le norme). CESARE BECCARIA La criminologia nasce dai classici greci di filosofia e letteratura, anche se già con Caino e Abele nella Bibbia abbiamo un esempio di crimine e pena. Ma soprattutto nasce nell’illuminismo in particolare con Cesare Beccaria. Principi di Beccaria (illuminista e liberale, che mette al centro quindi la razionalità umana, fa parte della scuola Classica). Il comportamento umano dipende dalla ricerca del piacere contrapposta all’allontanamento dal dolore. Nel trattato “dei diritti e delle pene “di Cesare Beccaria (1764): possiamo trovare diversi principi, attuali oggi e che troviamo sia nella Costituzione che nella Convenzione europea dei diritti umani. Inizialmente fu pubblicato sotto falso nome, in quanto criticava i modelli politici di quel periodo. Nella storia si è passati da diversi modi di concepire la pena: -legge del taglione: occhio per occhio (leggero principio di proporzione) -vendetta personale -morale: si poneva l’attenzione al male per riparare al crimine (funzione retributiva, cioè tramite la pena retribuisco l’offeso). - stato di società e principio di legalità: (nato nell’800) idea di contratto sociale (tra soggetto e stato) che sostiene la responsabilità del soggetto, e solo il diritto (stato) definisce le regole e la responsabilità e quindi la pena. Proprio in quest’ultimo punto si trova il pensiero di Beccaria. 1: le restrizioni della libertà personale devono essere del minor numero possibile, in quanto il proibire qualcosa senza una ragione ben precisa, in realtà fa crescere il numero di crimini, per via del sentimento di ingiustizia che può insorgere. Oggi le norme costituzionali, che tutelano la libertà personale sono: art13: inviolabilità della libertà personale, se non per motivi giudiziari art3: tutela dell’eguaglianza di tutti i cittadini art2: tutela dei diritti dell’uomo art24: diritto di difesa (assistenza legale) art27: presunzione di innocenza, e le pene devono tendere alla rieducazione. Art11: fissa principi già enunciati da Beccaria, che parla di giusto processo e parità delle parti, giudice come soggetto imparziale. La critica a questo articolo è la poca tutela alla vittima, ma ciò è dato per bilanciare invece la poca tutela data all’imputato. Già Beccaria dava importanza a questi aspetti, nonostante alla sua epoca ciò era un’utopia. Nel libro, si trova una sezione dedicata all’amministrazione della giustizia, (secondo principio) dando enfasi ai diritti dell’individuo nei processi, diritti che all’epoca non erano tutelati. Quindi il soggetto processato, andava tutelato perché ancora andava fatto il processo, seguendo la presunzione di innocenza. Cosa che oggi spesso non viene rispettata soprattutto dai media e quindi dal vivere civile. Terzo principio: forma delle leggi, chiarezza e stabilità, così da permettere al giudice di interpretare in maniera esatta il legislatore. Inoltre ogni incriminazione e legge non potrà valere per il passato ma solo per il futuro. Gaetano Filangeri (scienza della legislazione) si lega al pensiero di Beccaria. Quarto principio: il codice dovrá essere scritto affinchè possa essere controllato da tutti, ed è epressione del contratto sociale (che troveremo in Rousseau e Fridman). Fridman spiega che affinchè sia efficace il diritto deve: 1-Codice scritto 2-sistema di comunicazione per far conoscere le norme 3- rendere la legge coercibile contadino, criminale feroce, e notò che alla base del cranio anziché esserci una cresta occipitale vi era un avvallamento, una fossa, proprio delle scimmie.(senza usare mai però un gruppo di controllo, o quando lo fece scelse partecipanti selezionati che comprovavano le sue idee). Elabora sulla base di ciò, la natura atavica del delitto, cioè la natura primitiva. Lombroso poi sottopose a perizia psichiatrica anche Verzeni (serial killer che provava piacere nello strangolare e mangiare le donne vittime) e non provava rimorso e disse che non sarebbe riuscito a trattenersi se venisse liberato, da qui si capisce il legame tra disturbo mentale e crimine, ma la peculiarità di Lombroso fu quella di cercare anche componenti fisiche. Verzeni venne proprio definito come pazzo atavico, proprio un criminale primitivo che dilaniava le vittime. Nel 1876 pubblica “L’uomo delinquente” (che rivede negli anni) dove esprime le sue teorie e nasce con queste l’antropologia criminale, qui spiega che il delinquente è un tipo umano particolare, che va studiato con una disciplina a sé. Il reato viene considerato di fatto (fenomeno naturale) e non di diritto. In questa prima versione, si sofferma sulle caratteristiche fisiche proprie degli uomini primitivi (naso schiacciato, mandibola grande, e malformazioni del cranio, come il cranio piccolo), si sofferma anche su elementi psicologici come la scarsa sensibilità, l’impulsività. Esso quindi fa uso della fisiognomica, dove ai tratti fisici corrispondono tratti psichici. (Della Porta condusse gli studi approfonditi proprio sulla fisiognomica). Lombroso usa anche la frenologia, (Franz Galle) dove dagli aspetti morfologici del cranio si potrebbero cogliere le caratteristiche psichiche e tratti del carattere, e si sostiene che toccando il cranio si possano conoscere questi tratti. Lombroso attinge anche agli studi di Pinel e della psicopatologia, che sostiene che alla base della malattia mentale ci sarebbe un malfunzionamento del sistema nervoso, associato all’eredità, e che lega in seconda battuta alle esperienze personali. Esso parla anche di delinquente nato, per indicare l’individuo contrassegnato da atavismo e caratteristiche psico-fisiche dell’uomo primitivo, delineando in particolare 5 categorie: 1-delinquente nato (o epilettico), dove si sovrappongono anche i danni dovuti all’epilessia associati alla delinquenza congenita. (ossessione di Lombroso) Delinquente senza libero arbitrio e responsabilità, quindi si contrappone alla visione della scuola classica. Lombroso non parla infatti di punizione o rieducazione, ma difesa della società, custodendo il delinquente e cercando di curarlo (manicomi criminali). Si venne a creare per questo un conflitto tra Tolstoj e Lombroso: Tolstoj nel suo romanzo “resurrezione” avanza, attraverso il protagonista, Ivanovic, una critica a Lombroso (di cui aveva comprato i libri che non rispondevano alla sua domanda sul perché alcune persone erano in carcere e altre simili stavano fuori) dicendo che i criminali si dividevano in 5 categorie: 1- Persone innocenti (vittime del sistema) il 7% 2- Condannati per atti illeciti straordinari (reato commesso per ira, ubriachezza) atti quindi determinati dal contesto. 50% 3- Condannati che avevano commesso reati, ma da loro valutati come giusti (es: contadino che raccoglie legna nella foresta privata) 4- Criminali politici, coloro che avevano fatto resistenza verso le autorità, che erano mentalmente superiori. 5- Uomini che invece avevano subíto dalla società, che erano stati abbandonati dalla società e quindi finivano a commettere un delitto. Attraverso Tolstoj ci rendiamo conto che era presente un gruppo di oppositori del pensiero lambrosiano. Che criticavano teorie, metodi (non proprio scientifici), e il concetto di degenerazione e atavismo, termini contraddittori. Lombroso nella seconda parte del pensiero, enfatizza soprattutto il ruolo ambientale sul delitto, riconoscendo che esistono anche fattori ambientali criminogeni. Inoltre cambia impostazione, dicendo che la propensione del soggetto a delinquere potrebbe trasformarsi anche in genio creativo. 2-deinquente occasionale: delinque in maniera lucida senza impeti. 3-delinquente pazzo (pazzo morale): condotte criminali non spiegabili con l’atavismo, che sarebbero manie ragionanti non associabili a malattia psichica. (le monomanie di cui parla Esquirol). 4- delinquente di impeto: chi compie un delitto in prede ad un istinto dovuta a condizione di tipo emotivo particolare. 5-delinquente di abitudine: lo fa per abitudine In Freud e Jung si trova l’inconscio antisociale, simile al concetto di atavismo. Dove il delinquente nasce con questi tratti di inconscio antisociale, propri degli antenati. Ferri e Garofalo furono dei seguaci di Lombroso anche se, se ne discostarono. Ferri, ad esempio, mitiga i fattori innati, e sottolinea invece le determinanti ambientali: intanto l’uomo delinque solo se vive in società, e importanti sono i fattori quindi sociali. Gli esponenti della scuola classica da una parte, criticarono il pensiero di Ferri, perché gli rimproverarono di aver perso di vista la personalità umana e anche la fede dell’uomo, e dall’altra ricevette critiche anche da Garofalo e Lombroso che gli rimproverano la poca importanza data alle componenti fisiche ed ereditarie. Il metodo scelto da Ferri per approfondire le sue teorie fu quello galileiano, con attenzione rivolta alla statistica giudiziaria. Senza abbandonare i fattori fisici e l’antropologia criminale. Questi studi danno avvio alla sociologia criminale. Quindi i fattori che incidono nel delinquente sono: 1 fattori antropologici: -: fattori psichici e fisici dell’uomo -: fattori personali (razza, età, sesso, classe sociale) 2 fattori fisici: propri dell’ambiente fisico, come il clima, le stagioni ecc. ecc. 3 fattori sociali: religione, famiglia, opinione pubblica, economia. Dopo aver distinto i fattori, bisogna capire come collegarli al delitto. Partendo dal presupposto che si elimina la responsabilità e il libero arbitrio, enfatizza l’inadeguatezza della pena, soprattutto nei casi in cui si verifica una saturazione criminosa, cioè una specie di determinazione naturale, secondo cui ogni ambiente sociale è caratterizzato da un certo tipo e numero di delitti, e le pene a poco servono, ma bisogna più che altro agire sui fattori, utilizzando la teoria dei sostitutivi penali. Questi sostitutivi, possono abbassare il numero dei delitti, crede quindi alla prevenzione e non alla repressione come invece crede Lombroso. Questi sostitutivi non sono pene, ma interventi sulle cause e non sulla segregazione del delinquente. Ad esempio nel campo economico quando mancano prodotti, si usa un sostitutivo, allo stesso modo nel mondo del crimine si sostituiscono le pene con altri mezzi, cioè provvedimenti che agissero anche sulla prevenzione. Garofalo fu l’atro seguace di Lombroso, che meno si discosta dal pensiero dello stesso. La sua concezione era basata sull’anomalia morale e psichica del delinquente, e propone una classificazione del delinquente: 1. delinquente tipico o assassino: cioè colui affetto da questa anomalia morale, in cui manca altruismo, benevolenza, pietà, giustizia. caratterizzato anche da anomalie regressive fisiche (soprattutto fisiche da ricondurre al pensiero di Lombroso). 2. Violenti energici: autori di delitti endemici, cioè propri di alcuni territori (es. mafia). Questi delinquenti provano pietà, altruismo a livelli bassi. Dei violenti fanno parte i violenti impulsivi, ovvero coloro che commettono crimini perché in preda di impulsi incontrollati come l’alcoolismo, o affetti da nevrosi (qua Garofalo da importanza anche ad alcuni fattori fisici, come le asimmetrie del cranio). 3. Ladri o nevrastenici: commettevano delitti rivolti ad intaccare la proprietà altrui e nel provare piacere in questo. Anche qui le caratteristiche fisiche erano particolari. Garofalo quindi trascura la storia personale e sociale dell’individuo. Lo stesso come intervento al crimine, propone di rispondere con specifiche attività sanzionatorie in base al crimine, ad esempio per il delinquente assassino propone addirittura la pena di morte, per i violenti prevedeva l’esilio e la relegazione e osservazione per un periodo, per i violenti che facevano sevizie fisiche e morali prevedeva la relegazione a tempo indeterminato. Per altri violenti prevedeva addirittura l’abbandono, per i ladri prevedeva la deportazione. Quindi misure che non assumevano la rieducazione anzi la repressione. Quindi un sistema che condivideva con Lombroso e non con Ferri. Nel periodo post Lambrosiano ci fu un’intenzione all’approccio clinico al delinquente, e all’approccio concreto, cioè a rendere concrete le teorie. Nel 1921 fu presentato, infatti da Ferri un progetto di riforma in Italia, progetto che influenzò anche l’estero soprattutto in America Latina. Nel periodo fascista questo progetto fu abbandonato, e ripreso parzialmente con il codice Rocco del 1945. Ad esempio nel art.133 si assume che vi è una pena stabilita per il reato, e la gravità della pena verrà stabilita dal giudice per ogni singolo caso, in base ad esempio alla capacità a delinquere. Oltre a Ferri, un altro autore che cercò di unire la criminologia al diritto fu Benigno Di Tullio. Di Tullio era allievo di un medico legale Ottolenghi. Fu medico delle carceri di Roma, ed ebbe l’incarico di sperimentare il ruolo di medico psichiatra nelle carceri. Esso fece un’ampia ricerca sulla costituzione del delinquente, che delineò in una monografia in cui delineava una serie di cause associate al delitto. E fece una tripartizione delle cause: 1. predisponenti: ovvero la struttura della personalità individuale (psicologia e biologia dell’individuo). 2. Preparanti 3. Scatenanti La criminalità quindi definita prima come bio/tipologica, dopo psicosociale e infine come multifattoriale. Le teorie bio-antropologiche oltre a questi autori, furono presenti anche all’estero con: Charles Goring (1870-1919). Era un antagonista di Lombroso, soprattutto critico verso il metodo da lui utilizzato, ma non critico nelle conclusioni di Lombroso. Egli portò avanti una ricerca in ambito antropologico, dove aveva analizzato circa 3mila detenuti recidivi, con gruppo di controllo costituito da studenti, medici ecc. ecc. Con lo studio concluse che non esisteva un tipo fisico che con certezza fosse criminale, (confutazione di Lombroso) ma comunque procedendo a delineare gli aspetti fisici formulò l’ipotesi secondo cui esistano 37 tratti fisici e 6 mentali, ed esista un carattere definito diatesi criminale, cioè un essere tendenti per costituzione a livello mentale, morale o fisico, al crimine. Quindi in ciascuno di noi può esserci questa tendenza, trascurando quindi i fattori sociali. Goring viene criticato da Earnest Albert Hooton, lui fu il sostenitore dell’eugenetica (teoria che appoggia il razzismo e il controllo della riproduzione in favore della razza considerata superiore). Esso pubblicò nel 1940, un rapporto su 17mila soggetti (sia prigionieri che non, quindi anche un gruppo di controllo) in cui definiva che alcuni tratti fisici, psichici e morali erano propri dei prigionieri e non del gruppo di controllo, ma fu criticato in quanto il metodo non fu molto oggettivo. Hooton proponeva quindi lo sterminio di coloro che condizionamento, quindi la mancanza di condizionamento è una delle maggiori cause del crimine. 4. Condizionamento, personalità e coscienza sono legati: gli estroversi si condizionano poco, gli introversi molto. L’esistenza di differenze tra un individuo e l’altro nel grado di condizionamento, impedisce di fare una correlazione diretta tra estroversione e criminalità. 5. I fattori della personalità sono i responsabili del comportamento antisociale (soprattutto quelli ereditari) L’autore ha peccato in quanto ha visto l’uomo in un’ottica passiva e non come dotato di volontà Neuropsicologia forense È la branca del sapere che studia dal punto di vista genetico le basi del comportamento criminale, quindi va ad utilizzare saperi moderni per riprendere studi e teorie passate. In particolare il comportamento aggressivo che sembra presentare una componente genetica, relativa ai neuromodulatori coinvolti nel controllo della rabbia. Questi neurotrasmettitori/neuromodulatori sarebbero la serotonina, dopamina, che avrebbero rilievo nel modulare le condotte aggressive. Gli studi non danno però risultati univoci, ma si è evidenziato che dei tratti comportamentali anche se sostenuti da fattori predisponenti non costituiscono da soli la causa, ma sono espressione del legame del genotipo con l’ambiente. CRIMINOGENESI INFANTILE Questi studi recentemente si sono focalizzati sulla criminogenesi giovanile, si è rilevato che i comportamenti aggressivi trovano origine nell’adolescenza. Si è evidenziato che un esordio criminale precoce è collegato a una probabilità di avviare una carriera criminale più pesante. Quindi riuscire a modificare i comportamenti delinquenziali in età giovanile, può essere una buona prevenzione per tutta la società. Quindi si è cercato di dare rilevo agli elementi psicodinamici e sociologici. Gli studi delle neuroscienze, vanno ad interessarsi dei correlati neurali associati al comportamento affettivo e cognitivo. Su queste premesse è nata quindi la neuropsicologia forense, che ha dato attenzione ai neuroni e alla loro forma e funzione in base all’età, gli esiti di questi studi hanno evidenziato che delle disfunzioni a livello della corteccia orbito frontale mediale si associano ad una minore capacità di controllare gli impulsi aggressivi. Negli adulti questa corteccia agisce in modo diretto sul controllo delle emozioni (sistema limbico, amigdala), negli adolescenti invece no in quando la corteccia non è nel suo completo sviluppo. MODELLI PSICOLOGICI CORRELATI A QUELLI NEUROBIOLOGICI I fattori di rischio nella criminogenesi infantile Per la comprensione dello sviluppo, inserire i 4 stili di attaccamento, chi rientra nel modello disorganizzato si caratterizza per una estrema difficoltà di gestire emozioni con condotte impulsive. Un trauma relazionale precoce che portano ad una disorganizzazione dell’attaccamento, si lega alla difficoltà del controllo degli impulsi e allo sviluppo cerebrale dell’emisfero destro che collega il sistema limbico con la neuro corteccia orbito frontale. Uno studio recente ha confermato questi studi, evidenziando una correlazione tra traumi infantili, disfunzioni cerebrali e aggressività. Quindi i traumi non incidono solo a livello psicologico ma anche a livello di alterazione cerebrale. Le gang di giovani, spesso visto che sono caratterizzate da una struttura gerarchica, può rispondere a quella necessità di accudimento che alcuni soggetti non hanno avuto nell’infanzia. Quindi i rapporti disfunzionali che si hanno con i genitori, vengono ricercati nel leader del gruppo che viene ad assumere il ruolo di caregiver vicario. Un altro modello è quello temperamentale di Kloninger, che si basa su una impostazione che cerca una validazione di tipo biologico, l’ipotesi è che vi siano 3 dimensioni della personalità con un rilievo dal punto di vista genetico, che consentono di predire quale può essere la risposta di un soggetto agli stimoli ambientali. 1. Novelty seeking : personalità con tendenza ereditaria a ricercare la novità, l’esplorazione ed evitare la monotonia. 2. Harm evidence : disposizione a tenere comportamenti di tipo inibito per evitare il pericolo 3. Reguard dependence: propensione a rispondere in maniera intensa a stimoli di tipo positivo, quindi rispondere in maniere positiva verso l’approvazione sociale. Altri autori hanno aggiunto anche una quarta categoria: persistence dipendence, indica la tendenza a perseverare nonostante la fatica e i fallimenti. Inoltre sono state aggiunte altre 3 dimensioni personali: 1. Se 2. Altri 3. Mondo Dall’incrocio di queste dimensioni vengono identificati dei profili personologici che integrano l’impostazione di Kloniger, questi profili si esprimono in degli stili, in dei modelli di comportamento. Quindi individui con livelli intensi di personalità 1, e soggetti con un basso livello di personalità 2, presentano una maggiore frequenza di comportamenti con ricerca del pericolo e rabbia eterodiretta. Invece soggetti con i valori al contrario, manifestano una inibizione e una maggiore conformità alle regole sociali. Coloro che presentano un profilo con alti livelli del 1 tipo, sono associati a condotte violente e dipendenze che si sviluppano prima dei 30 anni. Inoltre un basso rilascio di dopamina nel cervello si correla ad una ricerca di nuove sensazioni, emozioni, quindi sempre riferiti al 1 tipo, soprattutto nella fase adolescenziale: la ricerca di novità si associa maggiormente all’esposizione al rischio e quindi a situazioni antisociali. TEORIE PSICODINAMICHE Cercano le ragioni nella storia dell’individuo o nella sua condizione momentanea, per capire le condotte criminali. Quindi si diviene individui normali, emarginati o devianti solo a causa della propria storia. La crescita è uno sviluppo che mira a raggiungere una maturità rispetto alla specie umana, la formazione è un processo diverso e culturale e mira a far raggiungere al singolo uno sviluppo in base al gruppo di appartenenza. Le pressioni, i conflitti del gruppo di appartenenza incidono sul singolo, e ne segnano lo sviluppo (famiglia, scuola, società), sviluppo che può essere inibito e bloccato, fissato in una particolare fase. Questi individui che tendono al crimine sono tendenzialmente impulsivi, senza progetti, ma per altre teorie invece si afferma che si tratta di soggetti astuti, attenti e che organizzano il loro comportamento. Si assiste quindi a una contraddizione a volte, in queste teorie. SIGMUND FREUD Ogni essere umano ha un equipaggio di pulsioni aggressive, che non si apprendono ma pre esistono ad ogni crescita, ed è la fonte del comportamento impulsivo, al di fuori del ragionamento, ed è considerata la fonte del comportamento cattivo. Se gli impulsi (ES) vengono governati e gestiti diventano fonte di energia, grazie alla giusta socializzazione e crescita che muovono lo sviluppo dell’io e il super-io. (morale) Queste strutture hanno in comune (soprattutto es e super io), impulsi che vengono dal passato, uno dalla base biologica e l’altro dalle influenze ambientali. L’io invece è ciò che ciascuno di noi sperimenta in prima persona. Secondo questa impostazione non tutte le pulsioni si sviluppano con la nascita (solo l’es) invece io e super-io hanno a che fare con il percorso relazionale che si sviluppa nel corso della vita. Al momento della nascita tutte le strutture sono parte dell’es e nella crescita si differenziano, il primo a distaccarsi è l’io (inizia nei primi mesi di vita e intorno a 2/3 anni si stabilizza), ogni bambino di fatti manifesta un interesse per l’ambiente che lo circonda, prima che si sviluppi il senso morale, che si svilupperà in un momento successivo (5-6anni) e si stabilizzerà intorno ai 10-11 anni. Si manifesta come istanza che ha il ruolo di mediare tra le due forze pulsionali e il mondo esterno per poter svolgere le proprie attività quotidiane, infatti è la sede del pensiero razionale e dei meccanismi di difesa nei confronti dell’ES. Il super io si collega alla coscienza (nel senso che si riferisce al giudizio morale) e alle funzioni morali della nostra personalità (approvare o disapprovare un desidero in base al concetto di onestà, capacità di autocritica, esigenza di riparare agli errori, autopunimento, autostima, pentimento). Queste funzioni spesso sono inconsce, totalmente o parzialmente, infatti ci sarebbero desideri ed esigenze e proibizioni di tipo morale e più intense inconsciamente, rispetto a quelle di cui noi siamo consapevoli. un altro concetto importante è quello di Sé: che si sviluppa gradualmente alla luce dell’interazione sociale e l’immagine di sé si sviluppa sia sulla base delle proprie percezioni e sia sulle percezioni degli altri. La difesa dell’immagine del se può divenire una preoccupazione dell’individuo e ne condiziona il comportamento. Il sé ideale (modello con cui l’individuo confronta il suo comportamento) risente dell’immagine del gruppo sociale di appartenenza. Secondo la psicoanalisi, il comportamento è guidato da stimoli esterni ma soprattutto da predisposizioni stabili che rappresentano appunto la personalità. Jung ha evidenziato due tipi principali di personalità: estroversa, introversa, dove pensieri, preoccupazioni e l’energia psichica possono essere orientati o verso l’esterno o l’interno. L’introverso sarà più riflessivo, evitante, meno fiducioso, sulla difensiva, all’opposto sarà l’estroverso, socializzazione, grande fiducia, senza difficoltà verso situazioni nuove. Anche Freud ha concepito delle tipologie di personalità, in rapporto alla teoria dello sviluppo psicosessuale: orale, anale, fallico. La personalità anale caratterizzata dall’ordine, controllo ecce cc. In generale, le diverse teorie sulla personalità, possono essere raggruppate evidenziando tre componenti: stimolo, organismo e risposta. Questi studi si concentrano sull’analisi della risposta comportamentale e sull’analisi del processo di apprendimento, così da poter associare un certo tipo di stimolo, a una risposta e al processo di apprendimento. Freud dava particolare peso allo sviluppo psicosessuale e quindi sosteneva che il dato biologico nella formazione della personalità era più importante rispetto a quello relazionale. Lui inserisce una tematica importante relativa al famoso complesso di Edipo, che inserisce nel 3 stadio. (ansia verso padre e ansia da castrazione per via dell’amore verso mamma, e per paura poi indirizza l’amore e identificazione verso padre). La fonte più importante del super-io sta proprio nel complesso di Edipo. {Un autore che da importanza alle componenti ambientali nello sviluppo della personalità fu Fromm, in una posizione intermedia tra Fromm e Freud ci fu Cardiner.} preoccupata per questo, che possa compierli, questo tipo di atteggiamento spinto a stadi avanzati svelerebbe questi impulsi inconsci. Inoltre un genitore preoccupato solo se il crimine viene conosciuto all’esterno quindi per le opinion altrui, spingerebbe ulteriormente il bambino a sentirsi ingannato e si verrebbero ad innescare dinamiche che spingono il bambino a sua volta ad ingannare. Inoltre adulti con disturbi di personalità che commettono crimini, sia per caratteristiche predisponenti che ambientali, sono soggetti che hanno sviluppato questo disturbo per difetti nella coscienza etica a causa dei comportamenti genitoriali. Spesso la tipologia di crimine in questo ambito è quella dei colletti bianchi (crimini di società più elevate, pubblica amministrazione ecc), perché questi criminali hanno una lacuna del super-io e quindi sarebbero accomunati da questa cosa, sarebbero soggetti affetti soprattutto da narcisismo con una struttura di personalità che gli ha consentito di avere successo ma con lacune del super-io che si sarebbero tradotti in comportamenti antisociali. Allo stesso modo anche i genitori di questi soggetti avrebbero queste lacune con una trasmissione generazionale che può caratterizzare le tre generazioni successive. I comportamenti dei genitori sarebbero caratterizzati da una parte da un’eccessiva permissività, omettendo le possibili punizioni, e dall’altra un controllo eccessivo apparente, ostile e senza fiducia nei confronti dei figli. Ci sarebbero quindi due tipi di delinquenti, quelli individuali e quelli che fanno parte di una gang. Quelli individuali farebbero capo a questo processo appena descritto e caratterizza di solito gli ambienti più agiati, mentre i delinquenti che si muovono in gruppo sarebbe propria delle classi meno abbienti. (purtroppo Johnson però andò a studiare soprattutto soggetti appartenenti a classi elevate, quindi non fece un adeguato confronto). L’ingresso nella banda secondo Johnson accentua una realtà già presente di deficit individuale che avrebbe la stessa origine di quello delle classi più abbienti. Psicologia della pecora nera Gli studi di Johnson stimolano ulteriori approfondimenti, soprattutto in Francia, evidenziando le circostanze in cui i genitori avrebbero inciso sulla delinquenza abituale. Questo ruolo genitoriale, inconscio, sarebbe alla genesi di questi delitti dove i giovani si identificherebbero con questa immagine distorta di sé ideale data dai genitori, che inconsciamente avrebbero fatto credere al figlio di essere un delinquente, disonesto, quindi il figlio predestinato a vivere una vita ai margini della società, si sentirà inadeguato nello scegliere un altro modello, creando quindi una identificazione negativa. Questo comportamento viene definito come gioco della ripetizione compulsiva, alla luce della quale vi sarebbe un’evoluzione da soggetto pecora nera a un criminale abituale. Questo tipo di dinamica può presentarsi o già dall’infanzia o anche in epoche successive e in questo caso questi comportamenti sarebbero innescati da un inserimento in nuovi ambienti, momento critico in cui il giovane può sentirsi inadeguato e non all’altezza e quindi per difendersi da questi pensieri metterebbe in pratica dei comportamenti antisociali. L’ingresso in una gang può consentire quindi a questo soggetto di poter avere e riacquisire il prestigio perso. Questi giovani quando vengono rieducati, accettano di lavorare, di svolgere attività produttive però in realtà mantengono il dubbio e la paura di essere considerati delinquenti; soltanto quando questo dubbio cade e il soggetto sente di essere accettato, riemerge il problema sottostante relativo al pensiero non degli altri di cosa pensano di lui, ma dei genitori e solo risolvere ciò porterà il soggetto a risolvere tutte le sue problematiche. La dipendenza Lebovici torna a parlare, questa volta di dipendenza. Ritorna sul sentimento di colpa che non basta a spiegare il crimine, bisogna pensare alle esperienze personali, contesti, relazioni ecce cc. In particolare la tossicodipendenza viene messa in relazione con lo sviluppo di personalità, esistono diversi tipi di dipendenza, se si parla di quella di sostanze e di consumatori ricreativi, più facile da risolvere, le tossicodipendenze più profonde che vanno ad agire notevolmente sulla psiche. Ci sarebbe un triangolo: 1 sostanza, 2 momento socioculturale 3 persona. Il momento socioculturale è importante soprattutto per il tossicodipendente ricreativo, mentre il tossicodipendente profondo avrebbe una personalità frammentata, questo soggetto quando stava per manifestare, costituire e quando ha intravisto la sua personalità, l’ha persa per un motivo o per qualcuno da rintracciare soprattutto nel contesto familiare, soprattutto nella madre. La madre con un comportamento di rifiuto e non accettazione del figlio e anche il padre assente e poco autorevole, avrebbe contribuito a portare il bambino a ciò. Questo senso di nostalgia legato alla personalità che poteva essere, lo porta a sfuggire alla realtà e colmare il vuoto che lo caratterizza. Questo soggetto a partire dalla tossicodipendenza può avviare un percorso criminale, il vissuto personale incide su questo percorso, quindi incide sia sulla dipendenza che sul percorso criminale, quindi una sorta di dipendenza al comportamento criminale. Questa spiegazione va ad associarsi a quel soggetto che non ha disturbi mentali. In quanto anche il disturbo di personalità può associarsi alle dipendenze, si parla quindi di doppia diagnosi. In questo caso possono presentarsi vari tipi di disturbo di personalità. Nell’ultimo decennio la delinquenza giovanile è cresciuta notevolmente, c’è chi ritiene che è una risposta al gruppo di appartenenza, quindi per entrare nel gruppo viene richiesto questo comportamento deviante; c’è poi che i valori interiorizzati sono devianti; c’è chi ritiene importante la scarsa socializzazione. Il punto che accomuna questa teorie è l’inconscia deformazione della percezione dei genitori della figura del figlio: l’assenza dei genitori è ritenuta una delle maggiori cause della devianza giovanile. Inizialmente la madre era ritenuta la maggiore responsabile, Bowlby riteneva che soprattutto la mancanza fisica della madre nella prima infanzia sarebbe associata e carenze cognitive, affettive e di controllo degli impulsi. Questa impostazione faceva riferimento in seguito, alla carenza di tipo affettivo e venne proposta una bipartizione: relazione deformata (bambino che assume un significato per il genitore, ma deformato, ovvero adattato alle esigenze e aspettative del genitore) relazione insufficiente (genitore che non da sufficiente affetto). In base a questa impostazione questa deformazione e insufficienza inconscia si associa ai comportamenti delinquenziali. Inizialmente questa teoria fu accettata ma in seguito anche la figura del padre venne presa in considerazione e inoltre considerate anche la multi causalità. Una percentuale molto alta dei giovani devianti, risultano avere un’infanzia connotata dall’assenza di uno dei genitori, soprattutto nei casi in cui i genitori abbandonano i figli e non vengono a mancare per causa di morte. Meccanismi di difesa connessi al crimine I meccanismi di difesa fanno si che l’atto criminale si difende da ansie e senso di colpa. Alexander e Staub si sono soffermati su questo tema, in particolare la proiezione della colpa, dove inconsciamente il soggetto subisce dei dolori che in realtà non sono reali, quindi falsifica la realtà e si convince di essere ferito, quindi se reagisce e delinque lo fa per proteggersi. Questo meccanismo fu descritto per primo da Freud, e verrebbe a crearsi perché spinto dall’ES. Freud lo aveva descritto come meccanismo nato dalla gelosia del soggetto affetto da nevrosi (uno dei coniugi ha delle tendenze verso l’adulterio, che vengono rimosse trasferendole sull’altro coniuge. Queste tendenze vengono rimosse perché feriscono la sua etica). Anche un uomo non affetto da patologie mentali, potrà attuare questi meccanismo, nel caso in cui si spinge oltre agli estremi l’io si rende indipendente del super-io e il soggetto sano può delinquere. La razionalizzazione è un altro meccanismo, l’io evita di riconoscere un comportamento pulsionale ad esempio, razionalizzandolo: l’io magari considera fatti illeciti come leciti, razionalizzandoli (soprattutto in quei delinquenti che fanno attentati politici, che si costruiscono una loro teoria e si convincono di non avere colpa). Un altro è la formazione reattiva, dove uno di due termini di un binomio rimane inconscio, perché altro elemento viene sopravvalutato. Quindi si rifiuta un elemento che si ritiene inaccettabile (ad. Esempio nel binomio amore-odio si rifiuta uno dei due). Frustrazione e aggressività è un libro del 1939, di John Dollar, spiega che un comportamento aggressivo è associato a una frustrazione e la frustrazione porta sempre una componente di aggressività. Cioè viene ricavato dall’ipotesi di Freud e viene sviluppato in relazione alla criminalità. Questo lavoro di Dollar cerca di soffermarsi soprattutto sulla criminalità dell’adolescente. Da questo testo si evince che non tutte le frustrazioni provocano una palese aggressività, ma in questa agisce la previsione della punizione. Quindi l’inibizione dell’aggressività varia in proporzione alla punizione prevista. (concetto di prevenzione speciale). L’elemento positivo di queste ricerche mette l’accento sulla pluralità di cause e non tutte hanno lo stesso peso sul comportamento criminale. (es: grado di istruzione, il vivere in campagna o meno, vivere in un contesto poco sviluppato, sono elementi frustranti ma non tutti posso associarsi alla delinquenza, quest’ultima è stata la critica fatta a questa impostazione). Approccio Sociologico e gli statisti morali Nell’800 nasce l’approccio sociologico relativo lo studio del crimine. Sia loro che gli studiosi di statistica si concentrano sui fattori di tipo sociale, anche se vi è un elemento in comune col determinismo biologico: - entrambi i filoni di pensiero condividono una causalità di tipo lineare. Con la conseguenza di un approccio di tipo determinista, che vede alla base un’unica causa., quindi sia uno che l’altro approccio pretendono di poter fornire delle cause valide in assoluto e generalizzabili. L’approccio sociologico però, cambia prospettiva, cercando le cause tra gli aspetti sociali e non biologici, concentrandosi sulla struttura sociale e sulla vita urbana. In particolare i sociologi francesi. In precedenza abbiamo parlato degli statisti morali, come Ketele che diede un grande contributo per la nascita della sociologia criminale. Era un astronomo belga e cominciò ad indagare una serie di crimini commessi in Francia tra il 1826 e 1831. Egli aveva notato alcune tendenze sistematiche, cioè aveva evidenziato una regolarità calcolabile, tanto da poter predire l’esatto numero di persone che commetteranno un delitto per ogni specifica tipologia di reato. Inoltre mise in crisi l’impostazione secondo cui ci fosse un’associazione fra povertà e criminalità, sottolineando invece che esistono altre variabili che spingono la realizzazione del delitto. L’altro statistico morale fu Michelle Guerry, era un avvocato francese, che avviò per primo degli studi sulle statistiche criminali comparative. Questi autori sostenevano di poter predire il futuro relativo ai crimini e si trovarono davanti a un problema: cioè chiarire quale fosse il valore del libero arbitrio, e riuscirono soltanto ad affrontare questo quesito attraverso la dialettica ma non lo fecero mai concretamente, affermando che l’effetto del libero arbitrio sarebbe accidentale. Da questi autori prende piede il determinismo sociale, portato avanti soprattutto da Durkheim, noto per aver qualificato il delitto come un fatto sociale quindi normale, necessario ed utile. Egli osserva che il delitto esiste in tutte le società e in alcuni casi presenta un tasso esagerato, solo in questo caso il delitto è anormale. Proprio qui si ritrova il concetto di anomia: man mano che questo processo va avanti, si avrà una progressiva attenuazione delle regole istituzionali e la società quindi diventa instabile, portando fino all’anomia. Coloro che infrangono le regole, sanno cosa stanno facendo, però l’enfasi posta sugli obiettivi li porta a preferire l’efficienza piuttosto che la legittimità. (es: agonismo e doping, si vuole vincere il gioco ma senza rispettare le regole). In particolare egli analizza la cultura americana che da importanza al benessere, al denaro e alla fama da raggiungere anche con mezzi non leciti. I contesti in cui questi miti e obiettivi si trasmettono sono i vari micro gruppi della società, come la famiglia, la scuola, il gruppo di lavoro ecc. Merton poi indaga i modi in cui i singoli rispondo alle richieste e pressioni della società e sposta la sua analisi dal piano delle mete e valori culturali al piano dei differenti tipi di adattamento (5) a questi valori: 1. la conformità: mete e mezzi sono conformi e legittimi, che sarebbe il più diffuso perché se così non fosse la società non esisterebbe. 2. l’innovazione: dove il successo è una meta da raggiungere a prescindere se i mezzi sono leciti o meno. Quindi si accetta e si riconosce la meta ma non i mezzi. (più vi è coinvolgimento emotivo nella meta e più si sarà propensi a non seguire i mezzi). In questo caso si parla proprio di comportamento criminale, che va aldilà del ceto sociale di appartenenza. Merton si concentra sulla criminalità dei colletti bianchi, dove tra i ceti più agiati è molto frequente la commissione di crimini non registrati. (quindi statistiche non veritiere dove si collega la criminalità ai ceti più bassi). Merton infatti prende come esempio le varie situazioni in cui in America, ci sarebbero una serie di “fortune” poco spiegabili. Es: Al Capone, con il trionfo di una storia amorale. Proprio perché le vie legali per raggiungere il successo sono limitate; In questi contesti il delinquere è una normale reazione del singolo all’importanza assegnata al valore monetario. In questo senso parla di zone specializzate di delitto. 3. ritualismo: tipo di adattamento con abbassamento delle mete, che possono essere soddisfatte entro il rispetto delle norme. i pensieri riguardano il convincersi di essere soddisfatti delle proprie mete, si accetta il contesto in cui ci si trova, senza fare un passo in più e senza ambizioni. Ci si accontenta del livello in cui ci si trova. Tra questi soggetti vi sono gli impiegati zelanti e timorosi che appartengono alla classe media. Secondo Merton chi si colloca in questo gruppo è maggiormente propenso di spostarsi nella categoria dell’innovazione, quindi un soggetto dopo un lungo periodo di sottomissione e contenimento autoimposto può scattare e sfociare in comportamenti criminosi. Questo passaggio è associato anche a fattori psicologici individuali come il bisogno di libertà o odio verso la società che viene vista come causa di sottomissione. 4. rinuncia: (meno comune) con questo adattamento il soggetto rifiuta le mete e i mezzi istituzionali. Sono soggetti estranei alla società, non condividono il sistema di valori e il loro comportamento non è in sintonia con le norme. Non necessariamente però questi soggetti recano danno alla società, ma possono rimanere neutri, come il vagabondo ad esempio. Tuttavia si può innescare un meccanismo di disapprovazione da parte della società, (poiché non si può tollerare un soggetto che non condivide le norme sociali) favorendo la ghettizzazione. E inoltre la collettività si sente migliore vedendo i rinunciatari, che inoltre considera come soggetti che hanno fatto una scelta. 5. ribellione: l’adattamento qui spinge i soggetti totalmente al di fuori della struttura sociale, ma a differenza dei rinunciatari, i ribelli non solo non accettano mete e mezzi, ma li vuole sostituirli con altri. Ad esempio chi vuole attuare una rivoluzione, che si attua solo se NON rimane un atteggiamento individuale. I mezzi usati per cambiare la società possono essere leciti o illeciti. Sono illeciti soprattutto nei contesti in cui le pressioni della società sono maggiori. Questi tipi possono avere sfumature e oscillare da un tipo ad un altro, non sono fissi. SATERLAND (legato alla scuola di Chicago e Gabriel Tard e la legge di imitazione) Egli svolge studi sul mondo degli affari, studi caratterizzati dall’approfondimento di forme dell’apprendimento criminale. Egli ha capito che la criminologia va impostata su basi scientifiche e che i crimini non si associano solo al contesto culturale basso. Per rendere solidi questi studi, lui li vuole associare alla criminologia una base causale, cioè individuare con rigore i fattori causali associati al crimine. La sua teoria è considerata il tentativo più pregevole di formulazione di una teoria generale legata al crimine, vista dal punto di vista della trasmissione culturale. Egli ha esaminato tutta la letteratura esistente fino al suo periodo per poi formulare la sua teoria e così rileva dunque, che per poter organizzare la criminologia su base scientifica si deve avvalere di un controllo empirico delle ipotesi formulate, egli cosi arriva ad affermare che il comportamento criminale è un processo legato all’apprendimento, interazione e comunicazione. Inoltre la criminalità è sempre connessa al conflitto culturale e normativo tra gruppi sociali organizzati in modo differente all’interno della stessa società, questo conflitto può portare a comportamenti devianti e favorirne l’apprendimento. Per dare ordine alla sua spiegazione del comportamento criminale, fa dei passaggi: 1- muove da un’astrazione logica dicendo: che posto che vi sono contesti sociali in cui ci sono alti tassi di delinquenza (neri e ragazzi che vivono in città soprattutto), bisogna cercare di individuare cosa hanno in comune i neri e i soggetti che vivono in città. Partendo dagli studi precedenti, Saterland spiega che queste categorie di soggetti sono accomunati da: problemi sociali, patologie individuali e dalla povertà, mancanza di opportunità e svaghi, appartenere a famiglie carenti dal punto di vista morale, instabilità emotiva. Queste condizioni come generano il crimine? Le patologie sociali e individuali non solo legate esclusivamente al crimine. La povertà nemmeno, anzi spesso i crimini commessi da colletti bianchi sono molti ma vengono scoperti di meno. Quindi questi non sono fattori casuali, possono esserci ma non sono la causa certa. Quindi per individuare i fattori casuali Saterland porta l’esempio di un film: due soggetti commettono un crimine, quello con le gambe lunghe riesce a scappare e diventa prete, quello con le gambe corte viene preso e messo in riformatorio e diventa un criminale. Quindi non sono state le gambe corte la causa, ma si può evidenziare come solo la causa strettamente associata al crimine può definirsi tale. Quindi è impossibile formulare una teoria generale ma solo analizzare singolarmente un caso partendo comunque da un’impostazione generale. In Saterland con l’influenza esterna e come le esperienze passate possono incidere sul comportamento deviante, si evince il legame con l’idea di Tard. Qui esso formula la teoria dell’associazione differenziale (teoria corretta da Cressei), con il tentativo di spiegare che apprendere, interagire e comunicare sono processi che spiegano il comportamento criminale. Esso espone questa teoria in 9 punti: 1- il comportamento criminale si apprende: cioè quindi non si eredita 2- si apprende in interazione con altri soggetti in un processo comunicativo (verbale e non verbale, influenza con Tarde) 3- questi percorso avviene in gruppi affiatati (influenza con la scuola di Chicago) 4- l’apprendimento comprende sia le tecniche di come si commette un crimine, sia la direzione, l’atteggiamento, le iniziative criminose, come l’inserimento in un contesto in cui sarà più agevole commettere il crimine. 5- Apprendimento delle norme e dei ruoli del gruppo, norme che possono essere illegali per il resto della comunità. 6- Un individuo diventa delinquente, quando le regole, comportamenti, apprendimenti associati al comportamento illecito sono maggiori di quelle lecite. 7- I comportamenti appresi possono variare nella priorità ed intensità. Con la priorità dice che se un comportamento illecito nasce dall’infanzia e permane, allora diverrà una priorità per l’individuo. Invece l’intensità indica il peso anche emotiv che quel modello comportamentale ha nella vita di un soggetto, e se è alta incide sulla priorità. 8- Il processo di apprendimento illecito implica gli stessi meccanismi propri di qualsiasi altro modello di apprendimento. Quindi non solo l’imitazione, invece portata avanti da Tarde. 9- Anche se il comportamento criminale è legato a bisogni generali, non si può spiegare solo a partire da questi elementi generali. (es: un ladro ruba perché ha fame, ma non tutti i soggetti che hanno fame rubano). Questo punto ha mosso molte critiche, in quanto in realtà questa teoria quindi generalizza i risultati, senza spiegare nulla di preciso relativo alle cause del crimine. Inoltre non viene data importanza alla capacità di scegliere all’uomo. Quindi un comportamento determinato da forze contrapposte, finisce anche questa ad essere una teoria deterministica. Come abbiamo visto all’inizio Saterland utilizza la sua teoria in riferimento ai colletti bianchi. (ed è stato il primo ad analizzare questi crimini, ai suoi tempi i sociologi si occupavano dei crimini classici). I sociologi non si erano concentrati su questi crimini in quanto erano maggiormente scoperti i crimini violenti rispetto a questi. Analizzando questi crimini osserva che le teorie convenzionali individuavano nella povertà una delle cause della criminalità e inoltre si prendono in considerazione solo quei crimini violenti, quindi non sono valide. Quindi egli sente l’esigenza di rivedere queste teorie, portando avanti la sua teoria dell’associazione differenziale, che influenzerà le teorie delle sub-culture. Albert Cohen spiega che i fattori analizzati da Saterland che si associano ai crimini, sono proprie delle sub-culture devianti. Nel suo scritto “Ragazzi delinquenti”, elabora una sua teoria sulla delinquenza giovanile, sub- culturale (che si allaccia alla scuola di Chicago e anomia) e dice che l’espressione crimine giovanile è infelice e va modificata, in quanto per lo studio dei giovani si muove sempre dalla domanda sul perché c’è il crimine giovanile. In quanto la domanda dovrebbe invece essere associata più che all’individuo al gruppo giovanile. Egli ha infatti evidenziato che i ragazzi insieme, svolgono attività combinate in gruppo che possono essere lecite o illecite. Queste attività non esprimono individualmente un malessere, ma sono combinate tra di loro ed esistono solo perché esiste il gruppo, individualmente non esisterebbero. Egli critica le vecchie teorie proprio perché si analizzava il gruppo a partire dal singolo, secondo lui bisogna cercare proprio la spiegazione a partire dal gruppo, proponendo il concetto di trasmissione culturale o teoria della sottocultura. Questa teoria fa interagire diversi fattori psicogenetici, sottoculturali per dimostrare che sono fattori che non si escludono ma interagiscono. I fattori comuni alle bande sono: 1- Agire in modo gratuito 2- Agire in modo maligno 3- Distruttivo 4- Versatile 5- E alla ricerca di un immediato piacere risiede proprio in questo, quindi la complessità di questi fattori genera il controllo sociale, che da o meno la possibilità di integrazione sociale. A questo punto distingue la • Devianza primaria: processo di reazione sociale al comportamento deviante. • Devianza secondaria: processo di interiorizzazione dopo l’etichettamento e la reazione sociale. Lemert dice le stesse cose di Becker, ma chiude meglio il cerchio in quanto in Lemert il deviante secondario organizza la propria vita e identità intorno ai fatti della devianza. Quindi il soggetto qua viene visto come parte attiva, e non come colui che passivamente accetta e introietta l’etichettamento. Stanley Cohen Parla di Moral panic (panico sociale) e folks devils (diavoli popolari). Egli risente molto dei concetti dell’etichettamento e della reazione sociale e introduce inoltre il concetto di reazione emotiva (es. la paura che non è razionale e proporzionata). Egli sulla base di questa reazione individua tre processi di simbolizzazione, che possono divenire strumenti di etichettamento: 1- Trasformazione della parola in status: una parola diventa simbolo di quello status deviante 2- Trasformazione dell’oggetto in parola: un capo di abbigliamento simbolo di una parola associata alla devianza 3- Trasformazione degli oggetti direttamente in simbolo di status. Esso parla ad esempio dei teddy boys. Questi teddy boys una volta era un nome con cui si indicava una sub cultura che simulava a livello estetico (abbigliamento di epoca Edwardiana) e comportamentale, i tratti Edwardiani. Teddy proprio era il diminutivo di Edward. Erano giovani accomunati dall’ascolto di musica rock e si riunivano in bande e si scontravano anche tra di loro. (es: scontri di Nothing Hill) La stampa cominciò a presentare le vicende gonfiandone la pericolosità e la diffusione. Questo è l’esempio di folk devils (etichetta con cui viene indicata in maniera generale, una figura negativa solo per aver indossato quell’indumento, quindi addirittura un oggetto, un abito che può influire sulla personalità). David Matza e Gresham Sykes Introducono il concetto di tecniche di neutralizzazione (concetti derivati di Cohen e stati di negazione). Queste tecniche di neutralizzazione sono giustificazioni cui il criminale ricorre per giustificare a sé stesso il comportamento deviante, che il delinquente percepisce come valide. Queste tecniche sono 5: 1- Negazione della responsabilità: es. credere che gli atti devianti sono stati un incidente, oppure il fatto è stato commesso perché ero in gruppo, o perché c’era una forza fuori da me. Quindi percepirsi come soggetto agito e non agente. (palla da biliardo). 2- N. delle lesioni: qua si banalizza la lesione. 3- N. della vittima: (es. visto come eroe Robin Hood, sono figure che esercitano molta suggestione sugli altri, è la forma di negazione meno disapprovata dalla società). 4- Condanna di chi condanna (disprezzo per la categoria di chi condanna, e sposta l’attenzione da lui su gli altri) 5- Richiamo a norme di lealtà più alte. (qua il soggetto non contesta le norme e le rifiuta, ma vive un conflitto tra il dover rispettare le norme del sistema e quelle che provengono da un altro gruppo di riferimento ed è proprio questo secondo gruppo con le sue norme, vince). Es: possibilità di non deporre e testimoniare in un processo dove c’è un legame familiare, quindi anche il legislatore ne tiene conto. Quindi si tutela la famiglia ad esempio anche non punendo un furto ai genitori. Mazda nel 1970 poi si dedica al “Come si diventa devianti”. Esso descrive un modo di vedere il comportamento deviante che definisce “Naturalismo”. E analizza i tre modi di come si diventa devianti: 1-affinità: (teoria disorganizzazione sociale) 2-affiliazione (associazione differenziale) 3-significazione (etichettamento) Taylor,Walton e Young (iaung) Autori che fanno parte della new criminology o criminoliga critica. Essi criticano l’interpretazione marxista classica della criminalità, cioè secondo cui si pensa che la criminalità è la conseguenza del capitalismo. Essi criticano il determinismo positivista, e pur collocandosi tra le teorie sociologiche, criticano anche il determinismo sociologico. Mettono in evidenza che il comportamento criminale è sempre connesso ai rapporti che legano il soggetto alle strutture delle autorità, rispetto alle quali il dissenso del singolo può essere manifestato anche delinquendo. Quindi il soggetto sceglie di delinquere per esprimere il contrasto (si rigetta ogni determinismo). Secondo questi autori la devianza non andrebbe criminalizzata per rispetto dei diritti umani, ma questo pensiero è troppo estremo, oggi la criminologia sostiene che l’eccessiva criminalizzazione in realtà fa aumentare il crimine. Il pregio di questi autori è di essersi sganciati dal determinismo e di avere colto i nessi tra ideologia e politica criminale, quindi la scelta su cosa punire e non punire (es: l’ ingiuria è un illecito ma non penale, la diffamazione invece si perchè si fa in presenza di molti soggetti). Alessandro Baratta Nel 1982 In italia si perviene a riflessioni analoghe alla new criminology, attraverso Baratta. Baratta evidenzia limiti e aspetti positivi della criminologia liberale e sottolinea i pregi della new criminology. Critica notevolmente il diritto penale e si concentra sul concetto di diversità e di società diseguale. Secondo lui è la società diseguale a reprimere ed avere paura del diverso, per conservare la diseguaglianza e con essa il potere, e propone una politica criminale nuova e diversa per le classi subalterne. 1- Rileva che in una società capitalistica si possono ravvisare distinzioni tra comportamenti socialmente negativi tra le classi subalterne e quelle elevate. I primi (subalterne) esprimono le contraddizioni tra i rapporti di produzione e distribuzione della ricchezza. Il comportamento del deviante (consapevole) è la risposta a queste contraddizioni. Le classi elevate invece, possono accedere alla ricchezza, e si collega ai processi illeciti di accumulazione della ricchezza inglobando anche i rapporti con la sfera politica. 2- Egli propone quindi una trasformazione sociale (quindi non intervenire solo tramite il diritto penale) come soluzione, in quanto il diritto penale da solo non basta e in alcuni punti va rafforzato: esempio nella tutela della salute, dell’ambiente (anticipa i tempi), sicurezza sui luoghi di lavoro, proprio per rispondere agli interessi collettivi più ampi e reagire ai comportamenti devianti di cui parla precedentemente proprio per trasformare la società. In altri settori secondo Baratta, il sistema penale va alleggerito soprattutto nella punizione di quei reati che esprime il potere e l’autorità dello Stato (es: diritto di cronaca, libertà di pensiero, diffamazione). (reati bagatellari: sono quelli caratterizzati da una minima lesività e non prevedono il carcere) 3- Esso si sofferma poi sugli istituti penitenziari, e nella new criminology si propone l’abolizione di questi istituti (un po’ come la nuova psichiatria con Basaglia e l’eliminazione dei manicomi). Secondo Baratta il carcere è fallito, l’individuo non viene riabilitato e reintegrato nella società. 4- Coinvolgimento dell’opinione pubblica e dei processi psicologici per legittimare il diritto penale vigente: quindi prendere in considerazione l’impatto dei mass media e l’immagine del crimine. Quindi manipolare l’opinione pubblica per andare a lottare contro un nemico e quindi parla di diritto penale del nemico. Andare a coinvolgere l’opinione pubblica, la manipolazione della stessa attraverso i mass media per tutelare il potere e far accettare il diritto penale vigente. Questo sistema viene criticato in quanto spesso è utilizzato dai populisti per sostenere ad esempio la lotta contro gli immigrati. Nel diritto penale del nemico si individua una categoria da vedere come nemica, che non sempre esiste. Baratta non dice questo, ma richiama l’esigenza dell’opinione pubblica per far sostenere il diritto penale, ma ciò può essere utilizzato in maniera distorta. Foucault Esso parla di sicurezza, sia di beni che della persona e di quanto uno Stato dà sicurezza e ciò è in relazione ai livelli di crimine, importante è anche la percezione della sicurezza. Quindi bisogna analizzare tutti questi aspetti. Foucault mette in crisi il concetto che il carcere sia indispensabile, ma differenza di Baratta non propone la sua eliminazione, e individua i diversi cambiamenti culturali che hanno portato a dare importanza al carcere e concentra la sua attenzione sul corpo e domande di potere. Spiega che la prigione è una forma di reazione al crimine, come mezzo di potere, che ritroviamo anche nelle scuole, caserme, ospedali. cioè istituzioni che necessitano dell’esistenza di un potere e di un intervento dall’alto. Le principali idee possono essere individuate nel 4 punti (capitoli del saggio di Foucault, sorvegliare e punire): (filosofia delle punizioni) 1. Supplizio: parla del contrasto tra pubblico supplizio (violento, caotico, es il regicidio preso come esempio alla fine del XVIII secolo) e programmazione giornaliera (pedante, oppressiva) per gli internati di una prigione dei primi del ‘900. Questi passaggi collegati ai cambiamenti avvenuti nell’occidente. Il pubblico supplizio era una sorta di spettacolo (piazza teatrale) cui corrispondevano diversi effetti/funzioni per la società, che erano in parte voluti e in parte no. Le funzioni erano diverse, in primis la prima funzione era quella di riflettere sul corpo del condannato, il delitto. Poi in secondo luogo, era quello di vendicare la vittima sul corpo del condannato. La legge a quei tempi era quindi una estensione del corpo del sovrano. Un effetto indesiderato era poi, che dinnanzi a una pubblica tortura, si aveva anche l’effetto di suscitare la solidarietà nei confronti di chi subiva, inoltre il corpo del condannato e il supplizio rappresentava anche la rivalsa contro il potere, quindi in realtà questa pena aveva più effetti negativi. Inoltre spesso questa sanzione veniva applicata a caso. Il supplizio è il contrario degli interessi dello stato, cioè l’ordine e la generalizzazione. Foucault guarda la pena sempre in un’ottica economica, e sempre nell’ottica che lo Stato deve esercitare il potere pubblico. 2. Prigione: prima di passare alla prigione vi è stata una gradualità, inizialmente sempre il contatto col pubblico con i vari mini teatri di punizione, i corpi dei condannati venivano ancora esposti, come ad esempio con i lavori forzati che riflettevano i loro crimini. Il condannato nell’ottica della riparazione della vittima, sta riparando al danno cagionato. I corpi quindi da soli, davano essi stessi vita alla punizione (senza che ci fosse un boia insomma) e il condannato veniva spinto a riflettere sul reato commesso. La punizione Lo studio della vittima ha comportato un cambiamento quindi nello studio del crimine, andando verso un approccio dinamico e situazionale e non statico in cui si analizzava solo il ruolo del criminale. Ciò ha portato gli studiosi a poter rispondere ad alcuni interrogativi relativi i fattori preparanti e scatenanti del reato per poter analizzare poi il passaggio all’atto. Il passaggio all’atto permette di comprendere le forze impellenti (che spingono) o repellenti (che trattengono). Gli studi di psicologia aiutano ad individuare anche ciò che diminuisce il senso di colpa, se la vittima viene percepita come un soggetto che scatena il reato, ciò fa diminuire il senso di colpa e facilita quindi il passaggio all’atto. Nel 1954 Ellenberger, fornisce un contributo nuovo soprattutto con gli studi sul rapporto psicologico con la vittima e completa i concetti enunciati da Von Henting: 1- Criminale-vittima: viene messo in evidenza che il carattere di criminale o vittima è mutevole, alcuni soggetti possono nascere criminali e terminare vittime e viceversa. (es. bambino maltrattato che poi diventa adulto criminale. Oppure il soggetto che è sia vittima che criminale, ad esempio nelle risse o negli infortuni stradali). 2- Vittima Latente: soggetti con una inconsapevole predisposizione a divenire vittima (predisposizione generale legata all’età, situazione sociale, stati patologici dell’individuo, predisposizione individuale, soggetti masochisti, o con disinteresse verso la vita). Lo studio di questi fattori può aiutare ciascuno a tutelarsi. 3- Relazione specifica tra criminale e vittima: inizialmente questo aspetto veniva indagato da Von Henting in contesti relazionali specifici come nelle relazioni di famiglia, di lavoro (maltrattamenti, mobbing). In seguito questo concetto viene ampliato prendendo in considerazione anche le modalità comportamentali, in cui continuamente un soggetto influenza l’altro. (dinamica) In alcuni casi quindi vi è il victim precipitation, per indicare il reato scatenato dalla vittima, tra i sostenitori di questo approccio: Fattah che ha segnalato la figura della vittima provocatrice, Olist ha analizzato la vittima di omicidi ecc. Questo approccio ha avuto molte critiche, soprattutto per la funzionalità applicativa, in quanto la responsabilità del reo rimane tale quindi non può essere applicata l’idea che la vittima ha avuto un peso nel reato. Nelle teorie di Acting out (il passaggio all’atto) si parla di vittime che incidono sul reato in qualche modo: - Vittima assente/impersonale/indeterminata: es. si rimanda alla negazione della vittima, che sia anche la pubblica amministrazione o la grande azienda (quindi impersonale, non si pensa a un soggetto individuale). In questi casi i freni inibitori sono minori. - V. Consenziente: il consenso infrange l’equilibrio tra le forze impellenti e repellenti (es: caso di eutanasia, usura nel prestito oneroso, pratiche sessuali con i minori consenzienti). In questi casi il disvalore non è che viene meno, ma il consenso fa venir meno il senso di colpa. - V. provocatrice: qua la vittima determina il passaggio all’atto, qua l’equilibrio si rompe anche. Mendelson fa delle distinzioni: vittima provocatrice vera e propria e vittima imprudente. Anche Ponti distingue tra la vittima provocatrice e la vittima provocatrice inconscia (non si rende conto di provocare). Wolfgang ipotizzò poi la vittima provocatrice suicida (dove la vittima provoca con l’intenzione di essere uccisa) - Autolegittimazione e vittima culturalmente legittima: l’autolegittimazione è la percezione del criminale di de colpevolizzazione (Saterland ha evidenziato che il bisogno di legittimazione esiste anche nei delinquenti professionali dove lo stesso sceglie il bersaglio, seguendo delle regole morali nella scelta delle vittime, anche Mazda enumera le tecniche di neutralizzazione per l’autolegittimazione). Riparazione della vittima Le ricerche sui bisogni delle vittime avvenute nella seconda metà del XX sec. Vanno verso la focalizzazione delle risposte adeguate a livello istituzionale, ai bisogni appunto della vittima di un reato. Queste risposte vanno verso la riparazione della vittima, non solo riguardo al risarcimento del danno (dove inoltre il percorso per pervenirne è molto lungo) ma riguardo l’assistenza, la restituzione di ciò che gli è stato tolto, il supporto emotivo e psicologico ad esempio, quindi attuare una giustizia riparativa. Viene previsto ora l’indennizzo anche da parte dello Stato e pratiche di mediazione, riconciliazione e riparazione. Nel processo di riparazione viene coinvolta la collettività, che se sa di questo intervento di riparazione si sente più protetta e anche il reo ne giova. In termini processuali ad esempio si può chiudere il processo prima (es. nei reati di querela vi è la possibilità di ritirarla). Anche la paura sociale del crimine si abbassa proprio grazie la giustizia riparativa. La mediazione penale nata a partire dagli anni 90, viene frenata un po’ dall’ obbligatorietà dell’azione penale, dove il pubblico ministero è obbligato ad avviare il procedimento penale. In alcuni ambiti ha però maggiore spazio: Nell’ambito del processo nei confronti dei minorenni: esistono uffici per la mediazione penale minorile, dove gli assistenti sociali, avvocati specializzati, insieme alle due parti possono pervenire a una soluzione dove il reo si impegna ad attuare un risarcimento del danno, scuse, ecc. e chiudere il procedimento penale. Questi studi di vittimologia sono utili in ambito educativo (intervenire con una educazione specifica per aiutare ad esempio le donne vittime di violenza sessuale, di reagire, allontanarsi da alcuni ambienti), in criminologia, in criminalistica (profiling ad esempio) politica criminale (per prevenire i reati si riduce il grado di vittimizzazione, tecniche di autodifesa).