Scarica Sociologia della comunicazione e dei media digitali e più Dispense in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! 1 Sociologia della comunicazione e dei media digitale - Nicoletta Vittadini Premesse: i media digitali sono oggi in Italia 1. Siamo entrati in una nuova transizione digitale, che coinvolge anche coloro che finora erano rimasti ai margini. Oltre all’informazione e all’intrattenimento, i dispositivi digitali garantiscono la continuità di molte attività, pubbliche e private: dalle relazioni affettive e sociali al commercio elettronico, dallo smart working alla didattica a distanza... 2. 46 milioni gli italiani dotati di una connessione a internet. 3. L’86,3% degli italiani è convinto che l’accesso a internet debba essere garantito a tutti, ovunque e comunque (la percentuale sale al 93,6% tra i giovani). 4. Il 91,5% tiene contatti online con familiari, amici e conoscenti. Il 78,9% usa internet per questioni legate alla salute. Il 75,9% per pagare bollette, multe, tasse. Il 75,5% per le attività del tempo libero, dal gaming online a film, serie tv, partite di calcio. Il 74,1% per fare acquisti online. 5. 13 milioni di italiani vogliono potenziare la propria connessione su rete fissa, 3 milioni vogliono attivarla per la prima volta. Il 60,4% è favorevole a rendere il 5G operativo ovunque (dato sale al 67,4% tra i laureati e al 77,3% tra i giovani). Solo il 14,4% si dichiara contrario al 5G, ritenendolo dannoso per la salute. Scarso è quindi il credito di rumor generati da fake news e teorie complottiste per cui il 5G sarebbe nocivo per la salute, dato che l’80% lo ritiene sicuro. à Il 54,3% ha paura delle frodi durante le operazioni bancarie o gli acquisti online, il 43,1% teme i rischi legati al libero accesso alla rete da parte dei minori, il 27,6% la possibile dipendenza dai social network, il 22,6% è spaventato dagli hater. Opinione pubblica Media digitali e tradizionali contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica: ma cos’è? I primi studi sul rapporto tra media e società focalizzano l’attenzione sulla formazione dell’opinione pubblica. La comunicazione attraverso i media viene intesa come uno strumento attraverso cui “legare” la società: - Il termine comunicazione viene inteso nell’accezione di mettere in comune - Significati sociali (parole, valori, abitudini) elementi di comportamento e modi “Ciò che l’individuo fa si basa non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli forma o che gli vengono date”. - Walter Lippman 1922 Cos’è l’opinione pubblica? - È il giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini - È l’insieme delle idee che un determinato agglomerato umano (città, nazione, gruppo di nazioni) ritiene giusto e vero in un determinato momento - È un sistema di credenze sulla cosa pubblica - Non è mai qualcosa di unitario, è l’insieme delle correnti di opinione anche opposte dominanti in una società E i media? L’opinione pubblica nasce quando nascono le società moderne. È legata allo sviluppo delle forme di libera espressione da parte degli individui sulla cosa pubblica, all’alfabetizzazione, alla formazione di circoli culturali e politici e alla diffusione dei media (e della molteplicità delle fonti di informazione). Tradizionalmente si forma a cascata (Deutsch 1968) a cinque livelli: ci sono dei gruppi che hanno un grande potere comunicativo (élite economico-sociali) che hanno più capacità di diffondere la loro opinione e iniziando a comunicarla, hanno più occasione di dialogare e incontrarsi, sono magari anche in contatto con rappresentanti del governo (élite politiche e il governo) poi i media sono il ponte per far arrivare a noi le opinioni (media e ai leader d’opinione, demos). Nel sistema dei media attuale - Per ribollimento: nel pubblico si formano “ribollimenti” o movimenti di opinione in modo repentino e inaspettato, resi più visibili dallo sviluppo della rete Internet (social media, blogosfera). Accanto a un’opinione pubblica diffusa a livello nazionale o transnazionale, diventano importanti gruppi e sottogruppi che sono molto coesi e caratterizzati da un’opinione comune molto forte (es. no-vax). È un effetto legato al fatto di aver facilmente accesso a una piattaforma di comunicazione e la ricchezza di flussi di comunicazione tra le persone che si scambiano contenuti e link a riguardo della loro opinione. Quandt nel 2012 dice che nelle società contemporanea, una grande opinione pubblica condivisa è meno importante di opinioni di piccoli gruppi ma che caratterizzano in modo molto forte, ossia è più importante aderire a opinioni che 2 rappresentano culture e modi di vivere. Continua a essere vero ma l’osservazione degli ultimi due anni fa sembrare che davanti a una grande emergenza sia riemersa la necessità di formare un’opinione pubblica condivisa almeno sul territorio nazionale. Opinion leader Soggetto che gode del prestigio o detiene i mezzi per influenzare in modo determinante l’opinione pubblica, non necessariamente possiede qualcosa, ma ha una certa posizione all’interno delle reti sociali, riesce a posizionarsi all’interno di esse in modo da conquistarsi gli spazi nei dei flussi di comunicazione per riuscire a influenzare l’opinione pubblica. Possiede caratteristiche relazionali e capacità di comunicazione. Sono membri influenti di una comunità a cui gli altri si rivolgono per avere consigli, opinioni o punti di vista. È una figura localizzata, collocata all’interno di una specifica rete sociale (rete di persone che hanno relazioni tra di loro perché si incontrano o perché comunicano con i media). Il suo essere opinion leader viene dal basso in quanto sono le altre persone a riconoscerlo tale. “Chi gode del prestigio o detiene i mezzi per influenzare in modo determinante l’opinione pubblica” - Dizionario Sabatini Colletti “Influential members of a community, group, or society to whom others turn for advice, opinions and views” - Business Dictionary Il primo approccio contemporaneo allo studio del rapporto tra media e società si focalizza sull’opinione pubblica e sull’opinion leader. Acronimo KOL (Key Opinion Leader) supporto da parte di opinion leader per la promozione di un prodotto. Il primo approccio contemporaneo allo studio del rapporto tra media e opinione pubblica fa emergere la figura dell’Opinion Leader, Two Step Flow of Communication di Paul Lazarsfel & Elihu Katz negli anni 40-50 del 900. Tutto parte da due ricerche: L’influenza dei mass media sulle scelte di voto dei cittadini americani di Eire County Ohio. Viene pubblicato il libro “The People Choice - How the voter makes up his mind (opionione) in a presidential campaign”. In esso vi è un’indagine su come i singoli si formano un’opinione, che nel totale formano l’elezione generale. Cosa si scopre rispetto alle scelte di voto: 1. Molto più di radio o stampa, erano le discussioni politiche quotidiane a esercitare una grande influenza. 2. Le discussioni politiche all’interno delle reti familiari o di pari erano molto importanti. Creavano una grande omogeneità di opinioni all’interno dei gruppi primari (famiglia, rete di amici stretti). 3. Alcuni individui più esposti ai media avevano la capacità di condizionare le scelte degli altri. Questi individui vengono definiti: Opinion Leader. L’influenza dei mass media sulle scelte di consumo delle donne della cittadina di Decatur negli Stati Uniti nelle aree dei prodotti di mass market, fashion e cinema. Decatur è una piccola località, non si parla di una grande metropoli, quindi i mezzi di comunicazione come influenzano le scelte di acquisto e consumo delle donne di questa cittadina? Secondo libro pubblicato “Personal Influence”, sembra banale capire che detersivi usavano quelle donne ma in realtà ha permesso di mettere a fuoco contenuti interessanti. Cosa si scopre rispetto all’influenza interpersonale: - Esistono leader d’opinione su qualsiasi tema della vita sociale (cinema, fashion, gestione della casa, …). I nuovi influencer sono una ramificazione dei vecchi opinion leader, con la differenza che quegli opinion leader non avevano interesse economico nel consigliare qualcosa, erano semplici cittadini che trovano piacevole condividere i propri interessi. - I leader d’opinione variano al variare del tema, quindi in un gruppo sociale possono esistere più leader d’opinione. Vanno avanti per sistematizzare le loro scoperte ed elaborano un modello All’interno delle reti sociali ci sono uno o più soggetti più esposti e competenti nell’uso dei media, i quali esercitano funzioni di filtro (gatekeeping) e modellizzazione (framing: raccontando agli altri le cose secondo una propria chiave interpretativa). 5 Elizabeth Noelle-Neuman, studiosa all’università di Magonza, lavora in Germania negli anni 70 e sviluppa la teoria della spirale del silenzio, partendo dalla consapevolezza che l’opinione pubblica si formi all’intersezione tra media, comunicazione interpersonale, manifestazione individuale di opinione e percezione dei climi di opinione. Domanda di partenza: Perché durante le elezioni in Germania del 1972 il risultato elettorale risulta inatteso rispetto alla percezione dei sondaggi e dell’opinione dominante che ne avevano cittadini e personaggi pubblici? Il risultato elettorale è sorprendente, diverso rispetto ai sondaggi fatti in precedenza e rispetto alle opinioni dei cittadini. Pensa che non possa essere stato un errore! Definisce l’opinione pubblica come il frutto di un lavoro sociale teso all’allineamento, si forma tra il monitoraggio compiuto sull’ambiente sociale circostante e i comportamenti dell’individuo stesso. L’opinione pubblica in una società ha una funzione integrativa, serve a costruire coesione sociale a partire dalla natura sociale degli individui. L’opinione pubblica si forma all’intersezione di media, comunicazione interpersonale e rapporti sociali, manifestazioni individuali di opinione e percezione dei climi di opinione nel proprio ambiente sociale. David Riesman scrisse nel 1950 “The lonely crowd: a study of the changing American Character”. Questo libro descrivere in modo storico come al cambiare dell’organizzazione della società, vengano messi in atto modi diversi in cui la società si garantisce la conformità dei comportamenti degli individui per raggiungere l’armonia delle regole, dei comportamenti e delle scelte delle persone. Anch’esso stabilisce che il primo tratto della società sia l’integrazione e di conseguenza la socializzazione che possa diffondere un modello comune, per descriverlo prende in considerazione tre grandi fasi: - Pre-moderna: gli individui agiscono diretti dalla tradizione tramandata oralmente, sono legati a ruoli immutabili (nascita, genere, status) e dipendono dalla fedeltà tra amici e parenti - Moderna: gli individui agiscono diretti da un personale e individuale sistema di valori (mediati anche dalla stampa) possono mutare il proprio status sociale - Post-moderna: gli individui monitorano costantemente il loro intorno come se avessero un “radar”. Inoltre, agiscono diretti da: pressioni sociali esterne, norme di gruppi primari e bisogno di essere conformi ai valori delle reti sociali cui appartengono. Las Vegas rappresenta l’esempio lampante di società post-moderna, nasce come miscuglio di monumenti, stili, richiami storici, presente e passato, Europa e America, costruendo un mix che esiste solo lì. Società post-moderna è caratterizzata da una grandissima mobilità, da città a città o da continente a continente. Gli assunti della teoria della Spirale del Silenzio Gli individui tendono a evitare una cosa che gli fa paura, cioè l’isolamento sociale, perché hanno bisogno di essere inseriti nella loro rete sociale e per evitare la condizione di isolamento monitorano costantemente ciò che gli altri pensano sui temi fondamentali dell’opinione pubblica, soprattutto quando si tratta di temi divisivi. Come fanno a monitorare? Individuando il clima di opinione dominante attingendo ai media e all’esperienza delle persone; attraverso queste fonti si può capire come la pensa la maggior parte della gente, allo stesso modo così si forma un’opinione pubblica duale, in quanto si sviluppa su queste due fonti: media e persone, ma non sempre vanno d’accordo, soprattutto quando si tratta di temi divisivi. Il risultato della loro valutazione influenza il loro comportamento soprattutto nella sfera pubblica e in particolare attraverso il mettere in mostra o il nascondere le proprie opinioni, per esempio attraverso l’eloquio (il discorso) o il silenzio. Maggiore è la discrepanza tra la mia opinione e l’opinione prevalente, tanto meno esprimerò la mia opinione, quindi meno le persone esprimono le proprie opinioni meno queste vengono messi in luce, in questo modo l’opinione prevalente lo sembrerà ancora di più (distorsione della percezione dell’opinione pubblica). Il ruolo dei media in tutto ciò - Ciò che i media presentano come degno di attenzione e significato finisce per imporsi come una seconda forma di conformità sociale (la prima forma di socialità è quella reale che ho con le persone), a volte persino in contrasto con la percezione primaria degli orientamenti collettivi. I media possono enfatizzare l’opinione vista come dominante e silenziare quella vista come minoritaria. L’effetto della spirale del silenzio è che alcune opinioni appaiono più forti di quanto non siano in realtà, mentre coloro che hanno un’opinione diversa appaiono più deboli di quanto siano effettivamente. Il risultato è un’illusione ottica o acustica riguardante la situazione effettiva della maggioranza nel generarsi di un processo di spirale del silenzio. 6 I media negli anni ‘70 proponevano modelli di opinione pubblica consonanti e cumulativi (si ripetono racconti simili per tutto il palinsesto) e fornivano argomentazioni utili a sostenere la propria opinione. Questo succede all’interno dei social di oggi, ci sono post e commenti che contengono sintetiche argomentazioni per sostenere un’opinione o un'altra e si ripetono sempre. I media oggi continuano a esercitare una funzione di orientamento riguardo ai temi e alle posizioni dominanti nel dibattito pubblico, anche i canali televisivi si richiamano l’un l’altro per quanto riguarda i temi più caldi del momento, insistono sul racconto di un’opinione come dominante e quindi hanno ancora una capacità di influenza nei nostri confronti. à Ecolalia: fenomeno per cui blog, social media e media tradizionali si richiamano reciprocamente nell’offerta di notizie e di rappresentazioni dell’opinione pubblica I media, quindi, possono definire e proporre un’opinione dominante anche se non lo è. Una delle possibili sintesi (brutale e troppo semplificata) della teoria del silenzio è che i media ci indicano cosa non dire. La paura di essere isolati genera un effetto a spirale perché finiamo per favorire che questa opinione dominante sia sempre più condivisa e se facciamo parte della minoranza continueremo a non esprimerla. Ma ci sono minoranze rumorose (movimenti d’opinione percepiti dal basso verso l’alto perché visti come una minoranza e perché partono dai cittadini e vanno verso l’ascolto di tutti), questa teoria sulle minoranze rumorose nasce come dimostrazione di un limite della spirale del silenzio e viene teorizzata da Elihu Katz (Columbia University) il quale comincia a maturare l’idea dell’esistenza di queste minoranze rumorose, sostenendo che anche i gruppi minoritari possono generare un effetto di spirale e configurare nuovi movimenti di opinione purché si creino alcune condizioni: accesso ai media (media devono riconoscere una notizia nell’attività che queste minoranze fanno), coerenza e difesa a oltranza di alcune posizioni (es, no tav, black lives matter). Hanno etichette e slogan, che esprimono coerenza con le loro posizioni, facilmente memorizzabili. Adesso le minoranze diventano note soprattutto grazie al modo in cui emergono, come il clamore o elementi iconici per farsi riconoscersi e rendersi evidenti, hanno un‘abilità di mettersi in scena in modo evidente nel sistema dei media. Analisi di un caso: i movimenti ambientalisti, nati molto prima di Greta Thunberg, quando non erano al centro dell’opinione pubblica, ma quando ci si concentrava con lo sviluppo industriale, energetico nucleare, si andava in un’altra direzione, di sfruttamento delle risorse. Nel clima degli anni ‘70 si forma un primo movimento ambientalista: Green Peace che rappresenta la necessità di porre attenzione all’ambiente. Parlano di esperimenti nucleari in Alaska, vogliono fare qualcosa di vistoso per avere visibilità mediale, prendono una barca e vanno dove avvengono gli esperimenti nucleari con dei giornalisti; mettono chi gestisce gli esperimenti davanti a una scelta (fermare gli esperimenti o fare fuori attivisti e giornalisti), facendo così sono entrati nel cono di attenzione pubblico. La notiziabilità si basa sul gesto del piccolo contro il grande, facilmente raccontabile sui giornali. Poi cambiano obiettivo, opporsi alla caccia alle balene. Verso gli anni 2000, non è più un movimento così minoritario e inventa la storia di esporre dei banner su monumenti in tutto il mondo, cambia così la narrazione: non c‘è più la barchetta contro il nucleare, ma logica più performativa per essere vistoso, si appoggiano alla notorietà dei luoghi, ma resta il gesto eroico di rischiare la vita per appendere il cartellone; successivamente dai monumenti ai grandi eventi, si adeguano a ciò che desta attenzione. Evolve ulteriormente con i flash mob, con attività performative sul territorio e l’attività eroica si identifica con il gesto performativo. Poi sull’engagement con il pubblico citando modelli narrativi noti. Spirale del silenzio e social media La teoria della spirale del silenzio ha ancora senso in un contesto dove i mezzi di comunicazione sono diventati i social media? La prima ricerca è stata realizzata negli USA dal Pew Research Center nel 2014, c’è l’idea che anche all’interno di un sistema dei media così rinnovato e modificato, la teoria della spirale del silenzio ha ancora un impatto e possono generarsi ancora questi effetti a spirale. Tutto questo avviene solo se si analizzano dei temi che generano dibattito. Hanno lavorato sul caso Snowden (ex- consulente informatico NASA), egli dichiara cosa ha visto succedere all’interno della nasa riguardo al monitoraggio di mail e telefoni. Rivelazioni che diventano un elemento divisivo dell’opinione pubblica, il Pew Research Center prova a verificare e fa una survey sull’opinione a riguardo delle persone, la loro propensione a parlarne di persona o sui social, la percezione degli altri. Emerge che sulle piattaforme social non ci si sente più liberi, anzi ci si sente meno propensi a discutere, perché si riesce meno a monitorare l’opinione degli altri intorno a me. à Rispetto alla teoria della spirale del silenzio, in entrambi i contesti, ci si sente più liberi a esprimere la propria opinione se ci si sente in sintonia con quella degli altri. 7 Un’altra ricerca sulla spirale del silenzio è Spiral of silence Revisited, che prova che l’effetto spirale all’interno dei social esiste effettivamente e avviene a partire da due meccanismi: - I media attraverso i loro profili istituzionali agiscono rappresentando le opinioni dominanti - Clic speech: like, condivisioni o commenti a un post, attraverso cui si può monitorare o esprimere l’opinione dominante/minoritaria Alle volte c’è un effetto di isolamento in caso di opinione dissonante rispetto alla maggioranza nei social media. Fattori che favoriscono l’isolamento: - Livello di divisività dei temi per cui esprimiamo meno volentieri la nostra opzione - Soggetti con cui sono in dissenso, tanto più questa sfera dissonante riguarda persone vicine, tanto più questo effetto si genera - Tendiamo a mantenere le nostre relazioni Casi di spirale di silenzio sui social media: giudizi divisivi su Green pass o vaccini, giudicare le persone sulla base di valori di adesso, succede anche per le recensioni di film, temo il giudizio se a me è piaciuto rispetto ad altri a cui no, immigrazione. Ricerca più recente: leggere i commenti per farsi un’idea sulle opzioni, è frequente e incide anche su come interpretiamo una notizia o un articolo. Teoria della coltivazione Delle teorie bisogna fondamentalmente sapere tre cose: come sono nate? (studi), concetti fondamentali e la loro applicazione ai media digitali (chiederà uno degli aspetti, non bisogna divagare scrivendo tutto ma solo ciò che è richiesto). Teoria della coltivazione nel senso che coltiva questa visione del mondo nel tempo, a lungo termine, attraverso la narrazione. Ha prospettiva diacronica, guarda a cosa succede alla distanza nel rapporto tra media, contesto sociale e opinione pubblica, va sul lungo termine; fino ad adesso gli studiosi osservavano un momento preciso, questa mette insieme momenti che si susseguono. Nasce e si sviluppa negli anni 70, nonostante ciò è molto attuale. Il punto di riferimento di questa teoria è Georg Gerbner che pone l’attenzione sull’opinione pubblica (che però è un po’ più ampio e si parla di storytelling) e sul rapporto tra media e sviluppo culturale di un paese. La teoria della coltivazione parla di storytelling grazie al fatto che tramite i media passano dei racconti (serie tv come “the crown” che parla della culturale anglosassone, talent show come “Amici” che anche se non ha funzione principale narrativa viene messo in atto uno storytelling in cui si raccontano i valori importanti della vita; allora ci si riferiva principalmente alla tv). Georg Gerbner dice: Le storie, proposte e ripetute dai media, si riflettono sul nostro modo di vedere e interpretare il mondo e producono una visione che diventa sempre più omogenea e mainstream. La narrazione porta con sé non solo il racconto di una storia ma anche valori e rappresentazioni della realtà con implicito un giudizio negativo o positivo, veicolano un “modo” di fare le cose e vedere la vita. A questo proposito, ai media viene riconosciuta la funzione bardica: sono la forma contemporanea e moderna del personaggio sociale del bardo: “il bardo tradizionale trasformava la vita quotidiana e le sue preoccupazioni in versi, i media trasformano le nostre percezioni della vita quotidiana in un sistema di linguaggio” ovvero ci propongono mondi, comportamenti e storie che narrano presente e passato” - Fiske & Hartely, 1978. Questi ultimi due studiosi sono coloro che svilupperanno ulteriormente la teoria della coltivazione dopo Gerbner, specificando meglio le funzioni dei media all’interno del contesto sociale: - Articolare l’interpretazione della realtà - Coinvolgimento in un sistema di valori - Spiegazione delle azioni dei singoli Rassicurare la cultura della sua adeguatezza o svelarne le inadeguatezze pratiche per farla evolvere - Rassicurare che lo status e l’identità degli individui è garantito dalla cultura - Trasmettere un senso di appartenenza culturale Tornando a Gebner, ci sono dei temi all’interno di quelli che vengono trasmessi dai media, che sono virtualmente in grado di generare un effetto di coltivazione a lungo termine, stereotipi legati a: 10 - Influenza sul dibattito pubblico: la capacità di espressioni aggressive e violente di chi è chiuso nelle echo chambers porta i politici a costruire relazioni specifiche con questi gruppi, se non ad assumerne le forme comunicative - Contrapposizione tra individui che arriva a influenzare le dinamiche sociali (anche le assunzioni lavorative tendono a essere influenzate in base al pensiero che una persona esprime sui social) - Diffusione e credibilità delle fake news: echo chambers producono cascate informative che portano a propagare contenuti che sostengono una specifica posizione (capisco che una news è fake se sono in grado di fare un confronto con altre) Queste echo chambers sono state analizzate anche da Cass Sunstein che afferma “una democrazia che meriti tale appellativo le vite, comprese quelle digitali, devono essere strutturate in modo che le persone si imbattano spesso in temi e prospettive che non hanno specificatamente selezionato”. Le echo cambers sono potenziate dalle Filter Bubbles: propensione degli algoritmi a mostrarci contenuti sempre simili a quelli che abbiamo già cercato. È stata definita fenomeno tipico della rete a partire da una ricerca americana su 10 milioni di utenti dei social network, di diverso orientamento politico che esprimono la loro posizione attraverso like a determinate pagine, post, … Quali sono gli elementi che condizionano il tipo di notizie che questi utenti vedono? - Tipologia di amici, la loro rete sociale e chi seguono - Tipi di news condivisi da loro (corriere della sera/libero/il sole 24 h) - Modalità di interazione con il newsfeed in base a: frequenza di connessione, interazione con specifici amici, click sui link, like alle pagine, … Cosa differenzia la loro esposizione alle social news? L’algoritmo, la rete sociale connessa e le pratiche quotidiane di uso dei social media. Filter bubble: meccanismi online di polarizzazione dell’informazione prodotti dalle logiche degli algoritmi nei social media e dai motori di ricerca come Google, il quale fondamento sono algoritmi che ci propongono contenuti che piacciono sulla base di quello che abbiamo già scelto, sono fortemente ripetitivi. Eli Parisier ha scritto un libro dedicato alla Filter Bubble: “What the internet is hiding from you” (ciò che internet ti nasconde, in quanto vediamo solo ciò che ci piace). Gli esiti che descrive sono: - Si crea un contesto iper-personalizzato: il soggetto che orienta i processi di selezione delle informazioni siamo noi, quindi non c’è nessuna redazione o sistemi produttivi a scegliere per noi - La selettività è invisibile, è operata dall’algoritmo e gli utenti ne sono spesso inconsapevoli ù - Gli utenti sono passivi perché le logiche di filtraggio non sono note, subiamo questi algoritmi Tutti questi fenomeni si legano alla misinformation (disinformazione): voci non confermate, notizie apparentemente vere, non molto curate, contenuti che non possono essere definiti veritieri ma nemmeno certificati falsi fatti circolare in rete, che contribuiscono alla costruzione di una credulità collettiva e di una verità credibile e condivisa. L’Oxford Dictionary nel 2016 ha definito “fenomeno della post-verità” “tutto ciò che è relativo o che denota circostanze nelle quali fatti/obiettivi sono meno influenti nell’orientare la pubblica opinione piuttosto che gli appelli all’emotività e le convinzioni personali”. Quando si entra in relazione con fake news coerenti con il proprio punto di vista si innescano processi di proattitudinal information (ricerca di informazioni coerenti a conferma). Polarizzazione: processo di radicalizzazione delle posizioni politiche nella contemporaneità fa sì che la ricerca di informazioni sia partisan-polarizzata, finalizzata a confermare la propria identità e legata all’appartenenza di reti omofile (simili). Tutta questa credibilità delle fake news può essere alimentata dall’uso dei cosiddetti political bots: sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per costruire un consenso attraverso la capacità di mettere dei like (se un post a molti like ci fermiamo perché curiosi di sapere cosa contiene) e commentare delle piccole frasi ripetitive e stereotipate. Esiste perciò una dimensione poco trasparente di utilizzo di forme semplici di intelligenza artificiale che incrementa questo processo di misinformation, questo processo a cascata, la credibilità di queste news che stanno a cavallo tra la verità dei fatti è una loro estremizzazione. Il processo a cascata descrive come lo stesso contenuto possa raggiungere 11 un utente di Facebook o di un altro social attraverso molti flussi di comunicazione e assumendo forme diverse per ciascuno di essi: - Condivisione diretta della fonte - Condivisione di qualcuno che descrive e commenta la fonte - Fonti della fonte che sono state recuperate online Questo effetto a cascata è un incredibile effetto di rinforzo della credibilità di un contenuto, un turbinio di catene tutti iniziate da diverse persone che agiscono indipendentemente e spesso convergono su un gruppo di amici e conoscenti, questo porta alla percezione che questa notizia sia confermata e condivisa da molte fonti diverse. Coltivazione ed esposizione selettiva sono fenomeni attivi anche nei social, mette insieme le nostre scelte, i contenuti mediali e l’algoritmo, anche alle volte con misinformation ma è sempre un fenomeno di coltivazione. Joshua Meyrowitz ha scritto un libro negli anni 80, in cui include una riflessione sugli effetti del sistema dei media sui bambini, mescola questi due approcci: influenza dei media sul contesto sociale e su come noi immaginiamo spazio e tempo, per capire come funzionano nella vita quotidiana le relazioni sociali e distinzione tra la ribalta e il retroscena; sono importanti i modi in cui noi consideriamo pubblico e retroscena, che sta nel backstage di una situazione comunicativa. La distinzione tra quello che noi riteniamo opportuno mettere in scena e quello che riteniamo nel retroscena. Media cambia la distinzione tra scena e retroscena, pubblico e privato e cambiando le regole dell’interazione sociale. La televisione espone anche il retroscena, perché i programmi sono focalizzati a raccontare il backstage (reality). Queste trasformazioni riguardano tre piani: i media hanno cambiato la distinzione tra quello che è visibile e privato rispetto alle varie fasce d’età, socializzazione anticipatoria, perché il sistema dei media ha fatto si che certe facce d’età fossero in grado di osservare e apprendere i comportamenti degli adulti prima del tempo previsto. Vale per tutti i temi, es: violenza o comportamenti aggressivi, ma non hanno gli strumenti per elaborare e sono nelle condizioni di imitare. Studi non più focalizzati sulla formazione dell’opinione pubblica, approccio più culturale e guarda alla vita quotidiana, vuole provare a capire come il sistema dei media influisce sulla nostra vita quotidiana. Si chiede se nel nostro modo di affrontare la vita, la presenza di questi mezzi ha un effetto. Passaggio dall’impatto dei media sull’opinione pubblica allo studio di come imparano la nostra vita quotidiana. Cambio di sguardo legato alla ripresa di due autori. Mc Luhan, che serve ma non basta a Meyrowitz, a lui interessa il quotidiano, non gli interessa la configurazione dello spazio e del tempo. Goffman studia la vita quotidiana e utilizza una metafora del palcoscenico, “La vita quotidiana come rappresentazione”, in una società è fondamentale la distinzione tra quello che le persone mettono in scena e quello che mettono nel backstage. Le culture si differenziano per dove pongono questa differenza tra background e palcoscenico. Questa distinzione ci dice quello che è opportuno fare nello spazio pubblico e perché contribuisce a definire le situazioni comunicative, ognuna con regole diverse che noi applichiamo. Regole che comprendono anche cosa mi immagino io che sia lo scopo dell’interazione, le finalità delle situazioni comunicative cambiano e contribuiscono a definire i ruoli che noi ricopriamo. Nel momento in cui non siamo consapevoli delle regole possiamo trovarci in difficoltà nel comunicare. A Meyrowitz serve dire che il sistema dei media serve per definire come noi definiamo ribalta e retroscena e quindi anche per la vita sociale. Perché i media cambiano i contesti delle interazioni speciali, ovvero tra quello che è pubblico e provato o accessibile e inaccessibile. Tipi di ruoli da osservare - Parte dal presupposto che la televisione negli anni 80 è il mezzo dominante, che amplia la ribalta e restringe il retroscena. Ha ridotto sempre più quello che appartiene al backstage e permette di guardarsi tra persone e gruppi in modo nuovo. Lui immagina gli spazi di backstage che sono diventati visibili, messi in scena nelle fiction o nei reality. Ci sono 3 ruoli che vengono riconfigurasti, rimessi in discussione da questa tipicità dei media degli anni 80: - ruolo dell’essere: distinzione di genere, anche diverse porzioni di backstage riservati all’uno o all’altro genere. Sono spazi molto semplici (spogliatoio palestre) e non accessibili all’altro genere, in cui si condividono delle preparazioni di backstage della propria messa in scena. La televisione ha aperto questi spazi allo sguardo dell’altro genere, cambiando con chi si condivide il backstage 12 - ruoli del divenire: ruoli di passaggio, di essere bambini, adolescenti, adulti; c’è un’estensione dell’accesso al backstage delle altre fasi della vita. Alcune parti della vita degli adulti erano tradizionalmente nascoste alla vita dei bambini (violenza, incertezza, fragilità); avendo poi difficoltà a elaborare (socializzazione anticipatoria). - ruoli dell’autorità: che vengono messi in discussione; si sposta il confine del backstage, persone che ricoprono ruolo autoritario di cui vediamo il backstage. I media hanno messo a disposizione delle persone una serie di informazione e conoscenze tipiche di questi ruoli, le competenze; si è formata una via di mezzo dove c’è un’esposizione alle conoscenze mediche, mettendo a disposizione di chi guardava la serie (medical) delle competenze, mettendo in scena anche il backstage della vita del medico => rielaborazione del ruolo del medico e ha messo a disposizione competenze pseudo-tecniche a cui prima non avevano accesso. I media fanno guardare da un punto di vista laterale con la scena e il retroscena, resta fuori dal nostro sguardo un profondo retroscena, che non resta visibile. Tutto è moltiplicato quando cambia il sistema dei media, Meyrowitz partiva da un punto in cui la televisione era centrale; costringendoci a cambiare ulteriormente le situazioni sociali. Possiamo decidere noi di privilegiare una parte di backstage in uno spazio pubblico = telefonata sulla metro o situazione pubblica, mi porta a decidere se lo spazio pubblico è meno rilevante dello spazio privato che si apre con la telefonata, ritagliando una bolla di backstage “privato”, che è permeabile, anche gli altri possono ascoltare. Possiamo rifunzionalizzare gli spazi e le situazioni comunicative come vogliamo, continuo cambiamento delle regole => non è lo spazio che definisce la situazione ma siamo noi che con i codici possiamo rifunzionalizzare. Comunicazione digitale e società Quali sono gli effetti sulla società dello sviluppo delle tecnologie digitali? Parlando di network society ci si riferisce a un fenomeno sviluppatosi negli anni 80 e si parla di interazione tra nuovi supporti tecnologici e contesto sociale; di questo network society fanno parte dei fenomeni sociali: - Pubblico e comunicazione mediale sono sempre meno di massa - Audience sono sempre più segmentate, pubblico è suddiviso in segmenti e per caratteristiche varie (età, genere, …), perciò si comunica con il pubblico attraverso modi diversi affinché si possano soddisfare bisogni ed esigenze di tutti - Prodotti mediali riescono a soddisfare le esigenze dei singoli - Offerta mediale si pluralizzare diversifica - Il consumo si personalizza Tutti questi fenomeni (mediali e sociali) porteranno verso lo sviluppo della network society. Che effetti hanno avuto le tecnologie digitali sulla società? Un maggiore individualismo, disponibilità maggiore di informazioni fino all’overload, dipendenza dai dispositivi mobili e dai social media, isolamento… Quali sono le caratteristiche della network society? 1. L’informazione è centrale nella nuova società (flussi di informazione che circolano all’interno della rete) 2. Techno-socialità: le tecnologie agiscono in profondità sulle dinamiche individuali e collettive (le tecnologie hanno creato nuovi modi di relazionarsi, hanno creato nuove community di interesse, di tipo solidaristico ...) 3. Network logic: ogni sistema o insieme di relazioni che poggia sulle tecnologie è dominato dalla logica della rete 4. Cambiamento: la società evolve in modo costante 5. Convergenza: le tecnologie convergono in un unico sistema integrato Nuove piattaforme che cambiano assetti sociali Negli anni 80 c’erano già dei dispositivi mobili; il consumo mediale seguiva le persone. Su questi cambiamenti si innesta la rete e la comunicazione digitale. Nel 1989 arriva il web, in un contesto in cui la personalizzazione dei consumi era già presente, un contesto che stava già evolvendo. Manuel Castells scrive “the information age: the Rise of the network society” tra il 1996 e il 1998. In questo libro descrive il fatto che in quegli anni si stia assistendo a tre fenomeni sociali: - Si afferma un nuovo paradigma tecnologico che ha al suo centro le tecnologie dell’informazione - I modelli economici prevalenti entrano in crisi - Si affermano alcuni movimenti culturali che sono portatori di valori sociali Si assiste a una rivoluzione del sistema dei media e a una rivoluzione sociale. È lungimirante è dire che questo diventerà dominante, al modello broadcast si sostituirà quello della rete, da molti a molti. Questo passaggio avrà anche un impatto economico, molti processi si appoggiavano sui media broadcast. Cambieranno gli assetti produttivi, sviluppandosi più produzioni di nicchia. Questo modello andrà a integrare i modelli economici. 15 Prima osservazione: queste piattaforme sono uno dei canali principali attraverso cui riceviamo contenuti e informazioni e prodotti culturali, di conseguenza un primo aspetto attraverso cui queste piattaforme modellano il nostro vivere sociale è il fatto che oggi le piattaforme sono i mediatori dell’accesso alle informazioni alla cultura, ovvero sono gatekeeper (soggetti che all’interno di una società filtrano l’accesso e la distribuzione dei contenuti, Questo lavoro di filtro lo fanno anche attraverso la logica algoritmica – filter bubble ed eco chambers – privilegiando alcuni tipi di contenuti, promuovendoli sulla base della loro popolarità e somiglianza. Nei social la popolarità corrisponde a una velocità di reazione. Secondo osservazione: le piattaforme sono luoghi dove si negoziano regole di convivenza (like, commento, regole di rispetto della privacy, …). Abbiamo imparato a mettere assieme le norme sociali con cui regoliamo le nostre relazioni con gli altri e le norme sociotecniche ossia regole che riguardano le interfacce create negli ambienti online. Un elemento chiave nella relazione con gli altri è diventato l’apprezzamento che è che è suggerito come modo corretto per entrare in relazione con l’altro. Anche il giudizio è un elemento chiave della socialità contemporanea per mantenere viva la relazione, è necessaria una continua espressione della propria presenza attraverso un apprezzamento. Alcune interfacce offerte dalle piattaforme contribuiscono a modellare la nostra socialità online, anche l’espressione delle emozioni è stata progressivamente codificata. La ragione per cui sono state codificate le emozioni che possiamo esprimere attraverso i social è stata pensata e organizzata per un obiettivo: codificare le emozioni che esprimiamo attraverso queste perché possano essere standardizzate ed elaborate in forma di dati e condivisi con aziende che comunicano su facebook o istituzioni/partiti politici; il like ormai era diventato confuso/insufficiente, bisognava capire quanti e come apprezzavano. Piattaforma: (definizione molto generale) un’architettura digitale programmabile, progettata per organizzare interazioni tra utenti (ma non necessariamente un social; perché piattaforma è anche Amazon); non solo singoli individui ma anche imprese commerciali e istituzioni Si appoggia a sua volta su un sistema di piattaforme che non possono fare a meno una dell’altra, non possono essere considerate separate; le piattaforme sono governatore da un insieme di meccanismi che modellano le nostre pratiche quotidiane Cosa sono le big five? (Quali sono i settori di attività) Le piattaforme infrastrutturali sono il cuore dell’ecosistema su quell’altra per le altre piattaforme vengono poi ad appoggiarsi e sono rappresentate da un acronimo: FAMGA - Facebook, Apple, Microsoft, Google, Amazon: sono le 5 grandi companies e piattaforme su cui poggia la platform society e la nostra vita quotidiana; non sono solo media, funzionano da gatekeeper gestendo e incanalando e archiviando il flusso di dati che circolano in rete. José Van Dijck Cosa sono le piattaforme di settore? Piattaforme di settore sono incorporate nel sistema complessivo all’interno di specifici settori e dipendono dalle big 5 (es: geolocalizzazione); vengono sviluppate integrando e influenzando l’organizzazione di specifici settori. La colonna portante è Google, fornisce molte risorse chiave a tutto l’ecosistema: - L’infrastruttura di ricerca è fornita da Google - Browser: Google Chrome - Ha uno dei due più importanti App Store: Google play - Sistema operativo Android - Servizi di pagamento: Android Pay e Google Wallet - Possiede uno dei software più utilizzati per la programmazione pubblicitaria (AdSense) - Sito di video sharing più importante: YouTube - Informazione geospaziale: Google hearth - Sistema di videoconferenza: Google Meet - Sistema di cloud: Google drive Al cuore del sistema c’è Google con accanto Facebook che supporta l’80% delle comunicazioni (mette insieme tutte da Whatsapp a messenger), 60% della pubblicità online, servizi di identificazione (Accedi con Facebook), controllo sul traffico dati mobile (tramite App). In ascesa c’è Amazon che punta a essere da intermediario di contenuti, con sistema proprio di pagamento; è una rete digitale di vendita e soprattutto uno dei leader di mercato nel campo dei server per il Cloud. 16 Apple è azienda leader della produzione di hardware, gestisce secondo App Store, servizi di Cloud e streaming, ApplePay e sistema di Accedi con Apple (=> raccoglie dati). Microsoft vende pacchetti di software + Gaming, social network (LinkedIn), videoconferenza (Skype), cede servizi di Cloud (Microsoft Azure); ha anche un motore di ricerca poco usato. Forniscono infrastrutture anche alle piattaforme più innovative: - Spotify si appoggia a Google Cloud - Netflix sui service di Cloud di Amazon - Games negli AppStore - Applicazioni per infrastrutture publiche (Io salute) Piattaforme di settore è un connettore tra utenti e fornitori; di due tipi: tra utenti e micro imprenditori (Uber; Google possiede 20% di Uber), tra imprese complementari tradizionali (ristorante) e micro imprenditori (Deliveroo e Booking) Amazon vende l’accesso al suo Cloud a Netflix; guadagna sia da Amazon Prime che dall’affittare Cloud a Netflix Quali sono gli elementi costitutivi delle piattaforme? Di ogni elemento, qual è il ruolo? 1. Dati: le piattaforme raccolgono automaticamente grandi quantità di dati relative ai contenuti prodotti e circolanti e relative comportamenti degli utenti. Questa raccolta di dati è consentita e modellata da hardware e software: - Passa attraverso i device che utilizziamo per accedere alle piattaforme (hardware) - Click (indirizzi, geolocalizzazione, …- software) - Social buttons (pulsanti che ci consentono di condividere immediatamente qualcosa nel nostro profilo) - Pixel (piccolo pezzo di software che si aggancia al browser mentre navighiamo) Data capitalism: quanti più dati una piattaforma è più grasso di raccogliere, tanto più è capace di usare e scambiare questi dati con terzi, solitamente aziende. Meccanismo di Retargeting: quando accediamo a un e-commerce seguono i nostri percorsi per riproporci l’advertising del prodotto che siamo andati a vedere. I cookies tracciano la navigazione sul singolo sito con il nostro ID; grandi problemi di privacy sono i cookies di terze parti, perché escono dal rapporto tra me e l’azienda, vengono ceduti a soggetti che fanno ricerche di mercato, cedo i miei dati a terzi, non c’è nessuna trasparenza. Consenso dell’app di tracciare il nostro comportamento, hanno introdotto la consapevolezza del tracciamento. Cambridge analitica à case history 2018, ex- dipendente di una ricerca di mercato dell’azienda Cambridge analitica, comincia a fare dichiarazioni al The Guardian, The Observer e The New York Times, racconta cose successe che a suo avviso sono illegali o non corrette. Wired ipotizza che durante la campagna elettorale del 2016 (vinse Trump), Cambridge Analytica abbia potuto avere accesso ai dati di oltre 50 milioni di utenti Facebook e avrebbe targettizzato i messaggi facendo propaganda politica. Le azioni Facebook (dopo queste ipotesi sono crollate. Premesse: Cambridge Analytica è una società che fa ricerche di mercato, lavora nel campo del marketing politico, utilizzando la psicometria per calibrare e rendere più efficaci messaggi (legale). Prima della campagna elettorale per raccogliere dati psicometrici per poi rivolgere messaggi promozionali, CA si appoggia alla società Global Science Research che crea un’app “This is your digital life”, che prevede un gioco in cui l’utente risponde a domande e ottiene un suo identikit digitale, accumula dati e li passa a CA. Tutto possibile perché quando vengono raccolti i dati (nel 2013), i TOS (terms of service) di Facebook non impedivano che terze parti potessero raccogliere dati sia sui soggetti che avevano dato l’autorizzazione sia ai loro amici e contatti in Facebook. Quindi dai 50 milioni che avevano dato il consenso, si arriva a 87 milioni con i dati degli amici. Kogan però cede i dati raccolti nel 2013 a CA includendo a quale partito sono affiliati, i soggetti più sensibili a certi tipi di campagne, i temi più efficaci per i singoli. Nel 2016 durante la campagna di Trump vengono inviati messaggi ai cittadini statunitensi calibrati sul loro profilo psicografico. Il problema che ha permesso di sollevare la questione legale è che: non è che Facebook sia utilizzato per la comunicazione politica, né che l’uso di dati a fini elettorali sia usuale, perché è legale purché i dati siano stati raccolti legalmente: i dati sono stati raccolti illegalmente, senza la consapevolezza degli utenti (soprattutto degli amici) di quante informazioni stessero cedendo e in che modo, e senza che lo scopo di raccolta fosse dichiarato. Facebook c’entra perché sarebbe stato a conoscenza dell’uso illegittimo dei dati (tanto che ne aveva chiesta la cancellazione) e non avrebbe informato gli utenti dell’uso illegittimo dei dati di cui era a conoscenza (perché avrebbe perso i terzi a cui vendere i dati). 17 Step 1: Zuckerberg si prende la responsabilità dell’accaduto e risolve il bug introducendo altri Tos Step 2: il loro operato è corretto perché nel 2013 era legale, avevano il loro consenso Step 3: Facebook mette a disposizione una pagina dove controllare se le proprie informazioni fossero state condivise con CA; mette a disposizione un pulsante per vedere quali app accedono al profilo e segnala direttamente agli utenti italiani coinvolti che i loro dati sono stati usati da CA Step 4: negoziazione delle contromisure: Facebook non deve tutelare i propri utenti perché è una tech company, perché loro sono responsabili dei contenuti ma non sono loro a produrre contenuti GDPR: a seguito di questo scandalo, entra in vigore sui dati raccolti sui cittadini europei e vale anche per alcune companies americane, questo tutela i dati raccolti delle singole persone in rete, che devono essere tracciati e un utente può in qualsiasi momento chiedere di cancellare i propri dati => noi accettiamo o no richieste di controllo e i cookies 2. Algoritmi: segmento della programmazione del software, utilizzati per filtrare automaticamente l’enorme quantità di dati raccolti e per connettere utenti, contenuti e pubblicità delle aziende. Trasforma i dati attraverso i processi di input (numero di link alla pagina, descrittori della pagina) e output (rilevanza della pagina web nella ricerca, quanto più un sito è popolare e visitato frequentemente, tanto più in alto comparirà): i dati raccolti vengono trasformati i risultati della nostra relazione con le piattaforme e servono a far sì che ho una serie di informazioni raccolte su un sito o su una pagina possono essere utilizzate come strumento di output ovvero come la restituzione di un risultato gli utenti. Non sono trasparenti e noti, sono soggetti a continui mutamenti. 3. Interfacce: rendono visibili e accessibili contenuti, orientano la produzione, connessione e accesso ai contenuti (search, reel e shopping). Agiscono secondo una logica predittiva: favoriscono alcune azioni/interazioni e ne disincentivano altre (posizione del + per pubblicare contenuti). Elementi che vengono messi in evidenza nella barra in basso: search - reel e shopping; in altro +, like e direct 4. Status proprietario: ogni piattaforma ne ha uno giuridico e economico. Di cui fanno parte: - Proprietà: è di qualcuno (Facebook è spa e deve rendere conto agli azionisti) - Scopo: lucro o no profit - Luogo: ha sede legale. 5. Modello di business: ogni piattaforma ha il suo modello di business, devono sostenere costi per svolgere attività; modello basato su una connessione iper-profilata tra utenti, contenuti, dati e pubblicità à Facebook: serve una dimensione economica (prima idea: pubblicità, aprire degli spazi di comunicazione pubblicitaria da parte delle aziende per gli studenti; seconda idea: accordo commerciale, sistema Beacon, accordo con le aziende che fanno pubblicità per mettere in comune dei dati (i siti danno i dati di navigazione e Facebook fa comparire messaggi di chi è stato sui siti), prima volte che si usano i dati raccolti dai siti per creare un nuovo tipo di comunicazione -> nasce un problema per il modello Beacon: la privacy, da qui si sviluppa ulteriormente il modello di business che rimandi dentro Facebook à È un modello di comunicazione pubblicitaria per creare valore, capitale di dati per costruire il modello di business = meccanismo base, con altre declinazioni: - Richiesta di commissioni: chiedo ad altri di pagare per ottenere i dati per poi offrire servizi - Estrazione di valore dai dati (forma base di pubblicità) - Proposta di sottoscrivere un abbonamento - Aziende o governi pagano per ottenere pacchetti di dati specifico a certi utenti Legale perché iscrivendosi a una piattaforma social accettiamo un accordo con termini di servizio in cui è previsto che quello che noi facciamo su quella piattaforma è di proprietà della piattaforma. Modello di business di Airbnb: chiede commissioni a chi affitta, guadagna da entrambe le parti; anche Airbnb raccoglie dati di profilazione e offre a inserzionisti di poter far pubblicità ai loro target. Modelli che spiegano anche il nostro rapporto con le piattaforme, siamo dei destinatari di servizi e destinatari di pubblicità. 6. Condizioni di utilizzo: terms of service definiscono le possibilità d’uso della piattaforma e cosa la piattaforma può fare con quello che pubblico e che ha valore legale; stabiliscono norme e valori della comunicazione sui social e variamo da paese a paese Quali sono gli effetti sociali delle Platform society? Effetti sociali: nuovi intermediari dei flussi commerciali, che concentrano la loro attività su dati e algoritmi, si formano intermediazioni algoritmiche; architettura di piattaforme che influenza la nostra vita sociale perché è profondamente intrecciata a tutto quello che noi facciamo nella nostra vita quotidiana. 20 reputazione degli altri utenti e dei contenuti/prodotti (soprattutto applicato alle piattaforme di settore: su Airbnb le offerte che ci vengono mostrate sono un mix tra la personalizzazione, ossia dati che abbiamo lasciato come tracce attraverso scelte precedenti, e i contenuti con una buona reputazione; quindi case simili a quelle che abbiamo già scelto ma con buone recensioni). Commenti, recensioni vere e proprie e stelle: sono forme di recensioni/espressioni di giudizio, funzionali a garantire una quantità di materiale sufficiente perché funzioni questo processo di selezione algoritmica. Lo scopo di questa “buona reputazione” è di attribuire fiducia agli altri o ai prodotti/servizi. Tipicamente, i siti in cui avvengono “scambi tra pari” utilizzano il concetto di reputazione, come Ebay che è stato uno dei primissimi siti che ha consentito la compravendita di prodotti tra pari (sulla base di un asta o vendita diretta) in cui ci sono una serie di indicatori reputazionali che fanno riferimento alla soddisfazione del cliente (le altre persone che hanno comprato un articolo cos’hanno detto), a quanti clienti lo hanno già comprato e alla reputazione che il venditore è riuscito a costruirsi (feedback positivi), sono tutti indicatori reputazionali che portano alla fiducia grazie a un meccanismo collaborativo che vede da un lato le piattaforme premere per avere delle recensioni per costruirsi la reputazione e dall’altro gli utenti che rilasciano recensioni per averne in cambio indicatori d’affidabilità. Queste metriche di reputazione non sono generiche, tutto si basa sulla standardizzazione; funziona se il modo che ho per esprimere la qualità del venditore è uguale per tutti e possibilmente anche uguale tra le piattaforme (stella, feedback sono elementi di standardizzazione). 3. Moderazione: le piattaforme selezionano anche alcune tipologie di contenti che non ritengono adatti e li rimuovono. I contenuti, quindi, vengono selezionati sulla base dei criteri di accettabilità che ciascuna piattaforma ha definito. Queste piattaforme finiscono per definire cos’è accettabile o meno nell’ambito della comunicazione sociale; non tanto perché mettono in gioco meccanismi di selezione positivi, ma più per quelli negativi, che implicano la rimozione o cancellazione di contenuti. Es. criteri di accettabilità di Facebook: ritiene accettabili contenuti che abbiano sicurezza e autenticità, in quanto Facebook si definisce come un luogo sicuro (no minacce, intimidazioni, esclusioni o limitazioni del diritto d’espressione altrui, nonostante ci sia un sacco di hate speech, perché non è facile distinguere la libertà di espressione dalla minaccia/intimidazione) e un luogo autentico (no rappresentazioni fuorvianti la propria identità o attività; questa non è una questione di fake news, ma di rappresentazioni fuorvianti, non corrispondenti al vero sulla propria identità, come l’esistenza di profili fake o attività economiche che si descrivono falsamente). Le piattaforme, in questo modo, si fanno portatrici di valori (valore della sicurezza e autenticità). Esiste all’interno di Facebook un elenco preciso di cose non ritenute accettabili divise per categorie: - Violenza e contenuti criminali (no contenuti violenti o che incitino ad essa, no organizzazioni pericolose, no pubblicità ad attività criminali) - Contenuti deplorevoli (no: contenuti che incitano all’odio, immagini di nudo, contenuti crudeli o insensibili) - Sicurezza (no contenuti che istigazioni a suicidio o autolesionismo, sfruttamento sessuale o bullismo) È quindi come una specie di etica sociale che attraverso questo percorso di moderazione propone qualcosa che ha un impatto sulla società (queste regole valgono in Italia, come in India, come in America, ...). Es. la foto rappresentante dei bambini in lacrime, di cui uno nudo, lungo una strada mentre scappano dal loro villaggio ormai in fiamme durante la guerra del Vietnam, con dietro i soldati che si stanno allontanando anch’essi dal villaggio che fu attaccato con la famosa sostanza incendiaria napal; che ha vinto molti premi ed è intitolata “The terror of war” scattata da Nick Ut in Vietnam nel 1972. Questa foto è stata oggetto di un caso che si è verificato nell’ambito delle attività di Facebook. Queste norme che abbiamo visto vengono di solito applicate in modo molto rigido in tutto il mondo. Ma in questa foto c’è una bambina nuda (i suoi vestiti sono stati bruciati), e se noi non sapessimo tutta la storia che c’è dietro a questa immagine (così come non può saperlo un sistema automatizzato come FB) Questa foto a un certo punto è stata pubblicata da un giornalista norvegese perché vinse molti premi, solo che è stata rimossa perché gli era giunta un “allert” da parte del sistema automatico di individuazione di elementi che possono violare le norme di Fb, e l’argomentazione che Facebook ha sostenuto a difesa di questa azione era questa : la foto ha una dimensione iconica e storica solo per una parte del mondo, quello occidentale, per cui la guerra del Vietnam è stata un evento storico identificata con una serie di foto tra cui questa; ma dovendo applicare le norme in modo rigido in tutto il mondo ha sostenuto che per la restante parte di esso non avesse avuto questo valore iconico e storico e che quindi fosse solo una foto rappresentante una nudità. Dopo ciò, questo giornalista ha cominciato a costruire un movimento d’opinione a difesa di questa foto , che per altro ha vinto anche il premio Pulitzer, e quindi non avrebbe dovuto essere fraintesa e si è anche sviluppato un movimento dal basso di utenti di Facebook che, in una data precisa, hanno pubblicato in massa questa immagine sul proprio profilo e successivamente allora Facebook ha ritenuto che fosse il caso di ripristinare la foto sul profilo 21 di questo giornalista norvegese e riconoscere che esulasse dai criteri applicati in quanto documento storico. Questo è un caso importante perché ci fa vedere come alle volte si scontrino logiche differenti e di come siano rigide queste piattaforme nell’applicazione delle regole in quanto sono le uniche relative ai contenuti. Quindi, i contenuti da rimuovere sono identificati attraverso tecnologie di rilevamento automatiche (software), ma anche moderatori umani che valutano attività e contenuti non conformi e collaborazione degli utenti chiamati a segnalare eventuali contenuti non conformi. Cosa si intende con flussi di comunicazione a cascata? (Facendo riferimento all’esempio del caso, ma senza descriverlo solo citandolo) Flussi di comunicazione a cascata, dove la cascata rappresenta un’enorme insieme di fonti da cui arriva la stessa notizia à il tweet di Tucker si è diffuso attraverso 350.000 condivisioni, ma non sempre lo stesso tweet, è stato modificato da persone, forum, blog e altre persone trasmettendo così molteplici versioni di quel tweet. Questo è ciò che gli studiosi dei flussi di comunicazione su Facebook hanno voluto raccontare: quando siamo sui social è facile essere raggiunti dalla stessa notizia derivante da fonti diverse e spesso la fonte originaria di queste notizie è la stessa. A volte queste fonti sono collegate/interdipendenti (i membri del gruppo su Reddit sono anche membri del forum FreeRepublic e hanno una pagina personale su Fb) A volte, invece, non sono collegate e sono quelle che generano i flussi di ricondivisione più convincenti: questa notizia sembra ancora più vera se la ricevo una volta dal mio amico che condivide il tweet iniziale, una volta da un politico su Fb che condivide ciò che è comparso su Reddit, una volta da un sito di news che condivide ciò che è comparso su FreeRepublic (e sembrano tutte cose diverse), la percezione che tre fonti diverse, con parole diverse, mi dicano la stessa notizia fa sembrare la notizia stessa molto più vera. Nessuno sa che la notizia è partita da un uomo a cui è sembrato di capire così avendo visto degli autobus tornando a casa; quello che ci arriva è l’effetto finale: diversi utenti che condividono questa notizia che hanno ricevuto da fonti diverse. I fenomeni a cascata sono potenziati dal fatto che noi stessi, perché ci fidiamo degli amici che hanno condiviso questa notizia, diventiamo ri-distributori; così ognuno contribuisce (anche se non interessato all’argomento) a potenziare questo meccanismo nel momento in cui ricondivide. Gli effetti a cascata sono attivati nei social da contenuti pubblicamente visibili (esempio nelle bacheche) che vengono introdotti in una particolare rete da diverse fonti non connesse tra loro. In Facebook (e in generale nei social) l’informazione può diffondersi attraverso una sovrapposizione su larga scala di breve cateni di condivisioni. (tante catene brevi che ci arrivano in contemporanea). “un turbinio di catene tutte iniziate da diverse persone che agiscono indipendentemente, spesso convergono su un gruppo di amici e conoscenti”: come se fossimo circondati da questa cascata e ciascuno di questi flussi della cascata è una catena originata da persone diverse e diventiamo oggetto di queste catene. La diffusione attraverso i social media può avvenire anche a distanza dalla fonte originaria delle informazioni (ovvero soggetti che sono lontani dalla fonte originaria e che ri-condividono contenuti condivisi da altri à il fallimento di Tucker di aver smentito tutto) In alcuni casi la ri-condivisione avviene accreditando la fonte che condiviso contenuto, in altri casi no. Nel primo caso si condivide direttamente il post del contatto attraverso cui si è venuti a conoscenza del contenuto. Nel secondo caso la fonte non viene accreditata e si recupera direttamente una fonte più lontana (un sito, un forum) anche se non si tratta necessariamente della fonte originale Queste dinamiche rendono molto difficile arrestare la circolazione del tweet di partenza. E’, infatti, molto difficile riprodurre le stesse dinamiche di attivazione multipla dei flussi di circolazione dei contenuti nel momento in cui si voglia rendere nota una rettifica. Cosa si intende per omofilia delle reti? Che effetto ha rispetto alla percezione di credibilità dei contenuti? Omofilia delle reti: (filter bubbles, echo chambers, circolano in reti di persone simili) esiste anche prima dell’arrivo di internet e dei social network, le persone si scelgono perché si assomigliano, si organizzano in rete perché condividono valori e stili di vita, questo si ripropone anche nei social dove molti autori hanno sottolineato che è soprattutto l’omofilia di valori (simpatie, gusti, passioni, interessi) che aggrega le persone, molto più dello status. Omofilia delle reti (riferimento a filter bubble ed eco chambers): si definisce omofilia delle reti sociali l’attrazione tra soggetti dovuta alla presenza di tratti comuni (insieme di valori) e la tendenza di questi ad associarsi e a stabilire legami con gli altri simili. Spesso contribuisce a strutturare le reti di relazioni degli individui e influisce sul loro comportamento, l’omofilia delle reti sociali esiste anche nei social media dove spesso contribuisce a strutturare le reti di relazione degli individui e influisce sul loro comportamento comunicativo (nei social mancano molti altri aspetti che ci fanno entrare in relazione con le altre persone nella realtà come vivere vicino, ritrovarsi insieme e fare un’attività... nei social l’elemento principale che mette in comune le persone è il riconoscimento di una certa similarità) 22 Nella “vita reale” ci sono due grandi aree del riconoscimento di una similarità: - Omofilia di status: età, etnia, religione (nei social molto meno influente e riconoscibile) - Omofilia di valori: basata su valori, attitudini, credenze (nei social elemento fondamentale, come mi pongo agli altri, in cosa credo, cosa ritengo giusto e sbagliato sono tutti aspetti importanti nel riconoscersi simili e affini a qualcuno) Quali sono gli effetti dell’omofilia delle reti nei social media? 1. Percezione di somiglianza incrementale: sorta di meccanismo ad accumulo: Più percepisco alcuni soggetti come simili a me, più interagisco con loro (like, share, mention) e più interagisco con loro, più mi è evidente la loro somiglianza “La percezione di omofilia incrementa la quantità di relazioni comunicative che si instaurano tra due o più soggetti e questa densità di relazioni incrementa anche la percezione di essere simili” - Barnet e Benefield 2017 Ciò succede perché si continua a porre l’attenzione sulle persone con cui si interagisce, ciò porta ad avere sempre maggiore sicurezza/certezza che ci siano molti elementi di similitudine. 2. Sviluppo di sistemi di significati condivisi Il circuito chiuso di relazioni tra soggetti che si percepiscono come simili genera sistemi simili di interpretazione dei fatti e degli eventi (se percepisco che un mio contatto social la pensa come me su un argomento ciò conferma ancora di più la mia credenza su quell’argomento) Es. caso di Austin, le persone anti Trump si sono sempre più consolidate per sostenere quell’ipotesi “Un mondo connesso quello che fluisce attraverso le reti, fluisce attraverso confini tra similarità. La capacità di connetterci con altri simili a noi consente di far circolare i contenuti attraverso spazi e tempi in un modo radicalmente nuovo, ma c’è anche l’altro lato della medaglia... In un mondo di media connessi, è facile non avere accesso a punti di vista di persone che la pensano in modo diverso da noi” – Danah Boyd, 2009 3. Incremento di credibilità i contenuti condivisi da un “contatto social” che condivide le proprie posizioni culturali o narrazioni degli eventi acquisiscono un surplus di credibilità (chi condivide il nostro punto di vista ci sembra più credibile). “I contenuti diffusi all’interno di reti omofile, acquistano particolare valore proprio in relazione al fatto che vengono ricevuti in modo selettivo in quanto corrispondono a interessi, temi e valori propri di una specifica rete sociale” – Baresh at al, 2011 Nel caso di Austin - I soggetti che attivavano le cascate di ri-condivisioni spesso appartengono a reti omogenee (gruppo di supporter di Trump su Reddit, forum repubblicano FreeRepublic, fan delle pagine dei politici su Fb...) - La maggior parte delle condivisioni è avvenuta all’interno di reti omofili e molto veloci - Il tweet di partenza viene rapidamente incluso in flussi di comunicazione che coinvolgono individui impegnati politicamente (in questo caso) che più facilmente filtrano i messaggi privilegiando fonti a loro vicine, evitando le informazioni che possono mettere in discussione le loro posizioni La credibilità come precondizione della comunicazione (piccola premessa), i tre tipi di credibilità e quali sono quelle significative all’interno della piattaforma social, accenna alla propagazione della credibilità. Come si sviluppano le logiche di credibilità nei social media Fiducia: misura della certezza che certe persone si comporteranno in un certo modo previsto, che condivideranno dei contenuti veri, utili e degni di fiducia. Fiducia condizionata: non siamo certi e non abbiamo piena fiducia; atteggiamento più sospettoso La fiducia è un requisito, una precondizione della comunicazione. Viviamo in una società in cui alcuni aspetti della vita sono messi in discussione, alcuni l’hanno chiamata principio di benevolenza, di carità: apertura e riconoscimento della possibilità che l’altro mi dica qualcosa degno di nota. Se non neghiamo questo atto di fiducia iniziale nei confronti dell’altro -> scontro, forte conflittualità Atto fatto di diverse componenti: atto inziale (credo che l’altro possa ascoltarmi e capirmi, atto prerazionale), atto di fiducia che l’altro abbia qualcosa di significativo da dirmi, autenticità nella persona (non menta su quello che dice di essere, ma sui social potrebbe anche non essere sincero, fake identities), il fatto che gli altri mi credano (atto prerazionale), siamo disponibili a credere che gli altri non manipoleranno la comunicazione (ci dobbiamo credere se non comunicheremmo più con nessuno). 25 - Personalizzazione e trend vengono privilegiati - Assume team di giornalisti per ogni area su cui lavorano, che selezionano le news più rilevanti del giorno - Facebook fa un accordo con gli editori perché loro forniscano le notizie da pubblicare, si accreditano a vicenda in termini di reputazione - Facebook fa un accordo economico, non verrà meno il fatto che quando leggo un articolo finisco sul sito della testata e un altro livello: la pubblicità che Facebook vende nella sua area news generando dei guadagni, che in una piccola parte saranno condivisi con le testate. à Due modelli diversi: instant articles e piattaforme che rimandano con il link al sito dell’editore Instant articles: articoli di testate giornalistiche tradizionali che vengono pubblicati direttamente sulla piattaforma Impatto del covid sulle piattaforme (non chiede le campagne fatte dall’istituzioni, ma potrebbe chiedere che presa di posizione hanno preso le diverse piattaforme, qual è la differenza tra le scelte fatte) I social media di fronte al Covid–19 Evoluzioni dei contenuti editoriali, svolta definitiva: febbraio/marzo 2020 si è iniziato a parlare di infodemia (situazione in cui erano richieste tante informazioni che si andavano a cercare ovunque: eccesso di informazioni, non tutte verificate). Le piattaforme hanno iniziato a prendere posizione e a sentirsi in dovere di fermare la quantità di informazioni che circolavano; la prima è stata Twitter: in un mese 15 milioni di Tweets ed è la prima che si accorda con il Ministero della Salute dei vari paesi in cui è attivato e indivia che la via di contrasto di questa infodemia è fare un accordo con l’istituzione che si occupa dell’informazione a livello nazionale e agisce sul suo motore di ricerca, sull’algoritmo dei contenuti. Inserisce un messaggio che invia al sito del Ministero per ricercare informa. Ma non riescono a controllare tutto. Facebook: non fa la stessa scelta, ha il suo team di giornalisti e dichiarano di essere interessati a limitare l’infodemia ma lo faranno internamente, con facts checkers che controllano i contenuti della piattaforma. Dichiarano che cancelleranno post con notizie false, anche su Instagram. Nonostante queste dichiarazioni, sistemano l’algoritmo privilegiando fonti istituzionali. TikTok: parla ai creators e li invita a consultare siti e fonti attendibili prima di produrre contenuti sul Covid Pinterest: stessa scelta di TikTok che si rivolge ai creators che sono responsabili di content curation e suggerisce alcune fonti affidabili Primo mese - Tutti i social prendono posizione e hanno lo stesso obiettivo e intervengono chi più chi meno, sui risultati dell’algoritmo Dopo il primo mese: sviluppano una propria offerta editoriale sul tema e fanno una selezione di contenuti Facebook si lega alle sue Facebook news e fa un’aggregazione di fonti affidabili, prese tra le testate del suo accordo. TikTok aggiunge il suo aggregatore e compare una pagina informativa, fornisce Q&A. Alla fine della prima ondata - Le piattaforme social hanno preso posizioni inedite, trasformandosi in soggetti che non solo mettono a disposizione delle news ma propongono anche dei contenuti, aggregatori editoriali propri = fonti informative per la prima volta; non solo tech company ma anche editori. Da qui sarà difficile tornare indietro -> cambiamento strutturale Le campagne social delle istituzioni hanno usato le piattaforme come strumento di comunicazione, questa volta in modo più sistematico, con campagne programmate. Chi e come? In Italia i soggetti che hanno preso parola nelle piattaforme social sono stati: Ministero della salute, Istituto superiore di sanità, protezione civile, Croce Rossa, presidenza del Consiglio dei ministri. Hanno tutti usato i social come strumento di sensibilizzazione, hanno usato la logica della campagna di comunicazione non hanno inserito questo modello di narrazione dentro la loro comunicazione abituale, hanno costruito delle campagne, con post con grafica, sponsorizzazione dei post, post programmati in un certo momento con obiettivi specifici. Stesso modello delle campagne televisive (sulla sicurezza stradale). Campagne spesso condivise e rilanciate tra diverse istituzioni per avere ancora più visibilità. Prime campagne risalgono alla fine di gennaio, sono rivolte ai viaggiatori, all’inizio è presentato come un problema di viaggiatori, intercettano un target preciso. Con febbraio cambia il target e parte un racconto su protocollo, procedure e numeri da chiamare, che mirano a sostenere la relazione tra malato e istituzione sanitaria, per dare dei punti di riferimento. Non raccontano cos’è il virus e da dove viene…, mirano a attivare i cittadini sulla prevenzione. Febbraio/marzo: mirano a spiegare che cos’è il virus 26 àDue canali: uno per il protocollo e uno per l’informazione (domande frequenti e debunking) àCercano di mettere di punti saldi sulla narrazione di cosa dobbiamo fare e di che cos’è il virus Da marzo in poi entra in gioco un terzo racconto: quello del lockdown, campagna che sottolinea l’importanza di restare a casa per proteggere sé e gli altri, #iorestoacasa. Più campagne che sottolineano l’importanza della solidarietà. Aprile: narrazione della quarantena con tema: esperienza della quarantena e istruzione su come gestire questa chiusura forzata e su come cercare sostegno; tornano le campagne di debunking che mirano a smentire le fake news che circolano. Da questo vediamo come, in modo abbastanza sinergico, le varie istituzioni abbiamo contribuito alla narrazione del Covid-19, da un qualcosa di sconosciuto a qualcosa da cui bisogna proteggersi. Piattaformizzazione della salute: elencare le caratteristiche che tipo di piattaforme caratterizzano questo mondo, quali sono i problemi relativi alla raccolta di dati Quali sono gli effetti della piattaformizzazione della salute Applicazioni-> Apple dei big five che possono tramite i dispositivi mobile o I wearable (orologi) Si moltiplicano anche piattaforme di settore che producono app specifiche (es. monitorare livello di insulina) Il modello di funzionamento: ci propongono un’offerta di servizi personalizzati data driven che restituisce ai singoli informazioni necessarie + raccolgono dati scientifici utili alla ricerca. Promesse: soluzioni personalizzate (dalla perdita di peso alla gestione dei sintomi del Parkinson) in cambio della cessione dei dati personali. Il ruolo delle big five è importante perché forniscono l’hardware (dispositivi) e vendono il software (app) e sviluppano piattaforme da cui gestire questi dati; es: Google insieme a società scientifiche insieme a MIT e Harvard raccoglie una serie di sequenze di dna, il genoma che poi mette a disposizione per la ricerca = Genome aggregation Big five connettori tra pazienti e le istituzioni pubbliche di ricerca sanitaria che diventano delle imprese economiche complementari. Le persone forniscono le sequenze di dna per farsi leggere le origini (23andme, che proponeva un quadro previsionale di quali avrebbero potuto essere I problemi di salute delle persone) Il claim Le big five che connettono i pazienti, comunicazione peer to peer e strumenti di raccolta di dati per monitorare I sintomi. La datatificazione delle malattie promuove una medicina basata sulle evidenze, patient-driven perché i pazienti sono una specie di panel che possono diventare di validazione di terapie e ipotesi scientifiche Citizen science: I pazienti sono co-modellatori della ricerca medica Criticità: auto-selezione del campione, auto-somministrazione del farmaco da testare e auto-registrazione delle evidenze + privacy per cui alcune assicurazioni possono decidere di non accettare delle persone che vogliono assicurarsi e promozione di una filantropia dei dati perché cedere dei proprio dati per metterli al servizio della ricerca ha dei bias. La raccolta dei dati in tempo reale e automatizzata rende queste app molto utili per la ricerca scientifica, apparentemente ideale perché non c’è la componente soggettiva come nella citizen science. Bias: Alle volte chi è in grado di usare queste app e di procurarsi I dispositivi appartiene a classi social privilegiate; già anziani che non sono in confidenza con le tecnologie o parti della popolazione più povere Effetto di questa piattaformizzazione della salute: Al centro: - Raccolta automatizzata dei dati che spessi aggira filtri istituzionali di tipo convenzionale - Big five sono al centro del sistema e forniscono hardware, spazio di archiviazione e software - Dati possono essere connessi ad altre parti del database di cui sono in possesso (ricerche sui motori di ricerca) In Europa dal 2017 c’è un’associazione (European Open Science Cloud) che mira a sostenere un ecosistema di dati utili alla ricerca scientifica, ma si cerca di operare un controllo = FAIR; tutti I database che entrano a far parte di questo cloud devono essere findable, accessible, interoperable, reusable 27 Che cos’è Audi web e quali sono gli aspetti che vengono monitorati Strumento di misurazione dell’audience dei media: danno una misura per comprendere le caratteristiche della datificazione, che fanno parte del sistema della valutazione della qualità e degli investimenti per le pubblicità Audiweb - Inizio anni 2000 ci si trova senza un sistema unificato di misurazione dell’audience, c’erano diversi istituti, ma le ricerche non erano molto utili perché circolavano dati misurati in modo diverso e le aziende non si fidavano delle singole ricerche per fare investimenti. Ma inizia a esserci la necessità di investire nelle pubblicità e avere un modello di business. Audiweb nasce dalla necessità di chi produce contenuti sul web e è superpartes non ha un proprietario e può diventare un soggetto che misura in modo imparziale e uguale per tutti l’audience. Scopo: fornire dati obiettivi sulla fruizione di internet e diventa un punto di riferimento per sostenere il business della pubblicità digitale. Per essere superpartes fondano un organismo mettendo insieme tre associazioni: - Cda in cui vengono rappresentante queste associazioni che sono operatori del mercato => upa 25% (utenti e pubblicità associati = tutte le aziende che investono pubblicità in tv, stampa, radio, internet) - Assapservizi 25% (parte più legata alle associazioni e dei centri media = tutte le agenzie pubblicitarie e di comunicazione) - Federweb 50% (editori online, come Repubblica o siti ludici) Vengono rappresentati gli investitori, le agenzie di comunicazione e le agenzie pubblicitarie Costituzione di un nuovo soggetto che è una joint committee con le associazioni di categoria e che rappresenta gli interessi di tutti. Nel 2003 dati di internet e siti web e solo da computer adesso anche mobile, tablet e anche navigazione trasversali verso social media; sistema di rilevazione; oggi total digital audience. Tda è una ricerca fatta sul territorio che, recentemente, audiweb e auditel fanno insieme, ricerca di base che si basa su 20000 interviste l’anno sulle famiglie e sui singoli individui che vivono in Italia, attraverso questa ricerca riescono a sapere quali sono le caratteristiche degli utenti di internet (uomini, donne, adulti, giovani) e mappano le caratteristiche sociodemografiche e come sono distribuite le piattaforme a cui accedono a Internet (quanti hanno tv, smartphone, …). Da questa ricerca di base vengono scelti dei campioni di persone che costituiscono un Panel a cui viene chiesto di installare su computer, smartphone e tablet un software che rileva le attività che svolgono in rete, anonimizzate ma oggettiva. Panel è fondamentale perché misuro l’accesso a Internet sui vari dispositivi. I Panel oggi sono costituiti da più di 40000 persone, panel più grande è quelle dei computer, dai 2 anni. Panel smartphone e tablet molte meno persone, dai 18 in su perché devices proprietari. 2500 persone hanno il software su tutti i device A queste due rilevazioni si aggiunge un terzo livello che è utile per la pianificazione degli investimenti pubblicitari. Serve un altro dato audiweb census che è sui siti degli editori che fanno parte di federweb che accettano di diventare oggetto di ricerca, con utenti indistinti, ID; rilevazione automatica: nelle pagine che sono oggetto di rilevazione viene infierito un tag, un codice che rileva gli accessi dai vari browser che restituiscono i dati a chi possiede la pagina con cui può documentare la sua audience. Il tag non rileva da quale device si sta navigano ma rileva se ai loro contenuti si arriva da app di terzi. Nielsen fa la ricerca sulle pagine - DCR evolution è il sistema di elaborazione dei dati di Nielsen Audiweb registra e conserva un catalogo di tutti gli utenti iscritti a audiweb in ordine gerarchico, serve a chi deve sapere dove può andare a investire in pubblicità online. Si possono vedere i dati di accesso mensili e audiweb fornisce anche un tool da cui le aziende possono pianificare la pubblicità in base al target. Cambiamento importante di quest’anno: i dati sono stati adeguati al fatto che da gennaio 2021 non si può più utilizzare i cookies di terze parti. Audiweb database restituisce dati elementari di navigazioni e profili sono demografici… + utenti unici del giorno e del mese Unique audience = conta i numeri che hanno visto i contenuti di un sito almeno una volta Stream view = misura il numero totale di avvio ai contenuti video, conta anche se l’ho avviato più volte