Scarica Sociologia Generale : tutto ciò che devi sapere (VOTO 30/30) e più Sbobinature in PDF di Sociologia solo su Docsity! INTRODUZIONE ALLA SOCIOLOGIA Modulo 1 La sociologia studia le interazioni tra gli individui ——-> viene dunque finita come la scienza che studia la società : • Scienza : attività umana che produce conoscenza; per essere tale, deve rispondere a due requisiti fondamentali, per cui le affermazioni devono essere : - Controllabili : il processo che ha portato a definire quelle affermazioni, deve essere ripercorribile e replicabile, quindi, pubblico (questo non significa che le affermazioni controllabili siano affermazioni vere) - Giustificabili : le affermazioni devono poter stabilire come si produce quanto è affermato «date certe condizioni specificate» La controllabilità e la giustificabilità delle affermazioni sono due criteri che si completano reciprocamente. Dunque la scienza studia la società attraverso questi due criteri, ossia attraverso un metodo ——> procedura costituta da regole, ossia da un insieme di fasi che devono essere seguite, regolate da norme. • Con il termine società si deve intendere una collettività umana che condivide un territorio i cui componenti hanno rapporti duraturi, all’interno della quale possono soddisfare i bisogni fondamentali, organizzare forme e istituzioni cooperative, e, infine, condividere una cultura comune, che comprende valori, norme, i simboli e credenze con cui regolare la vita collettiva. La società assume quindi quattro caratteristiche peculiari : 1. La relazionalità : rapporto tra individui 2. La sovradimensionalità : non ci parla del singolo bensì delle relazioni tra individui, le quali producono dei comportamenti evidenti, tali da diventare tipiche di quel determinato gruppo. 3. Varie forme di organizzazione : dalle strutture produttive, fino a quelle religiose 4. Schemi generali di comportamento : i “modelli culturali” Sapere sociologico comune Per il fatto di essere parte della società nella quale viviamo, ognuno di noi ha sviluppato delle idee e un sapere relativo ad essa, abbiamo cioè accumulato un sapere sociologico comune. Tuttavia esso è limitato al presente, agli ambienti sociali che noi frequentiamo, ed è influenzabile e deformabile dal “sentito dire”. Per questo quando parliamo di sapere sociologico comune, intendiamo il patrimonio di conoscenze derivato dall’esperienza diretta di ogni individuo e che ogni membro della società usa per orientarsi nella vita sociale. È allora necessario un sapere più sistematico capace di indagare i modelli di comportamento, i processi e la struttura della vita sociale. ———-> Questo sapere è quello espresso e sviluppato dalla sociologia NASCITA DELLA SOCIOLOGIA La sociologia nasce intorno alla metà del XIX secolo e si afferma nei decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Nasce per dare risposte alle domande che derivavano dalle trasformazioni che la società europea stava sperimentando come conseguenza di tre rivoluzioni, le quali scardinarono gli assetti sociali della società feudale e definirono i tratti della società moderna: • La rivoluzione scientifica : afferma una nuova strategia conoscitiva che si fonda sull’osservazione metodica della realtà • La rivoluzione industriale : afferma un nuovo modo di produrre che è il capitalismo industriale • La rivoluzione francese : afferma lo stato moderno costituzionale, ovvero lo stato di diritto. Dunque si sviluppa in quanto si inizia a percepire la necessità di una disciplina scientifica che studi la realtà sociale, poiché non era non è più possibile dare per scontato il mondo. Esse posero quindi in primo piano la questione del mutamento: - Le cause dei cambiamenti - La loro direzione - La necessità di controllarli o assecondarli. I cambiamenti che hanno portato alla nascita della società moderna hanno avuto caratteristiche del tutto particolari: • La velocità : i processi di cambiamento hanno assunto una accelerazione mai registrata precedentemente • L’estensione : il mutamento ha interessato tutti gli ambiti della vita sociale e, di conseguenza, ha coinvolto la vita di tutti i membri della società • Le conseguenze : le trasformazioni sono iniziate nelle società europee ma via via hanno coinvolto le aree oltre i confini del mondo occidentale. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA La rivoluzione scientifica, avviata nel XVII secolo, configura la scienza come una strategia conoscitiva che si fonda sull’osservazione metodica della realtà e sull’applicazione di procedimenti logici, allo scopo di individuare le regolarità che riguardano i fenomeni studiati. Fino a quel momento si riteneva che la conoscenza vera fosse accessibile solo attraverso la riflessione filosofica e/o religiosa, non certo attraverso l’osservazione diretta della realtà. - Questo approccio alla conoscenza ha messo via via in discussione l’autorità della Chiesa nell’ambito della conoscenza - Si afferma l’illuminismo francese ——-> l’affermazione della ragione umana e la possibilità di osservare e descrivere anche il mondo sociale con l’uso della ragione. - E l’empirismo inglese ——-> convinzione per cui la conoscenza si fonda sull’osservazione; atteggiamento critico nei confronti di ogni dogma; scelta di studiare i fenomeni sociali allo stesso modo dei fenomeni fisici. LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA Modulo 2 La scienza moderna nasce alla fine del 1500 quando Galileo Galilei mette definitivamente in discussione la visione aristotelica della scienza, secondo la quale il suo compito era quello di individuare la natura di ogni oggetto sia del mondo naturale, sia del mondo umano. Egli pone le basi del metodo sperimentale: si osservano gli effetti che variazioni controllate in una proprietà (detta operativa) hanno su un'altra proprietà (detta sperimentale) mentre si mantengono costanti tutte le altre proprietà che potrebbero influenzare la seconda. PARADIGMI FONDATIVI DELLA RICERCA SOCIALE La sociologia ha via via definito il proprio statuto come disciplina scientifica attorno a una questione che sin dall’inizio l’ha caratterizzata, ovvero la cosiddetta controversia sul metodo delle scienze sociali. I temi di questa discussione sono riconducibili a tre questioni di fondo: • La possibilità di applicare il metodo delle scienze naturali all’ambito delle scienze sociali • La possibilità o meno di conciliare la spiegazione e la comprensione • Come considerare la contraddittorietà del mondo sociale e storico. La ricerca sociologica ha così definito 2 paradigmi: 1. Positivista 2. Interpretativista. Il paradigma è una visione del mondo, della realtà. È condiviso dalle comunità scientifiche, che orienta la ricerca. Il positivismo e l’interpretativismo sono due modi di studiare la realtà sociale molto differenti tra loro. Essi differenziano per le risposte che danno alle tre questioni che caratterizzano la ricerca scientifica: - La questione ontologica ——> “la realtà (sociale) esiste?” - La questione epistemologica ——> “la realtà (sociale) è conoscibile?” : qual’è la relazione che si instaura tra lo studioso e l’oggetto di studio? - La questione metodologica ——> “come può essere conosciuta la realtà sociale?”. PARADIGMA POSITIVISTA Durkheim riteneva che la sociologia dovesse studiare i fatti sociali, ossia i modi di sentire, di pensare e di agire, che sono esterni e non dipendono dalla coscienza sociale, ma che sono coercitivi nei confronti degli individui (che non dipendono dal singolo, ma dalla realtà sociale in cui siamo inseriti, per cui un prodotto di essa ) A tal proposito il paradigma positivista elabora le risposte rispetto alle tre questioni: Rispetto alla questione ontologica ——> posizione del realismo ingenuo, in quanto ritiene che esiste la realtà sociale oggettiva, esterna all’uomo sia quello che agisce nel mondo sia quello che studia il mondo. Rispetto alla questione epistemologica ———> visione dualista e oggettivista, in quanto ritiene che lo studioso e l’oggetto studiato sono due entità separate e indipendenti e quindi lo scienziato può indagare il fenomeno studiato senza influenzarlo e senza esserne influenzato. Rispetto alla questione metodologica ——-> posizione sperimentale e manipolativa, in quanto adotta il metodo sperimentale delle scienze fisiche fondato sull’osservazione e l’esperimento Il paradigma positivista dell’Ottocento fu sottoposto a numerose critiche e rivisitazioni per tutto il Novecento. Due fasi di queste discussioni sono state prima il neopositivismo o positivismo logico e, successivamente, il postpositivismo. Uno dei postulati del neopositivismo è il principio di verificazione per cui il senso di un’affermazione deriva dalla sua verificabilità empirica. Per Lazarsfeld propone il linguaggio delle variabili. Popper elabora il principio di falsificazione : una teoria non può essere verificata attraverso i dati ma può solo essere non falsificata Quindi il programma del neopositivismo era la negazione della filosofia precedente, poiché troppo compromessa con la metafisica, e la ricostruzione della filosofia come “critica del linguaggio” scientifico. A partire dalle critiche al neopositivismo, si arriva alle più recenti acquisizioni del postpositivismo. Risposte che il paradigma postpositivista dà alle tre questioni: Rispetto alla questione ontologica, la posizione del postpositivismo è di realismo critico: la realtà è conoscibile in maniera imperfetta per cui sottoposta continuamente a critica Rispetto alla questione epistemologica, la posizione postpositivista modifica il dualismo-oggettività, per cui la conoscenza scientifica procede per deduzione attraverso la falsificazione delle ipotesi. Rispetto alla questione metodologica, la posizione del postpositivismo è sperimentale - manipolativa modificata, nel senso che si mantiene il distacco tra osservatore e oggetto osservato, ma si apre anche alle tecniche qualitative. PARADIGMA INTERPRETATIVISTA A differenza del positivismo e del neo-positivismo, l’interpretativismo è un paradigma specifico delle scienze umane e sociali. In questo ambito, la realtà sociale non può essere conosciuta di per sé attraverso l’osservazione ma può solo essere interpretata. ——-> la realtà, che può assumere forme differenze, varia : non esiste un’unica realtà sociale da conoscere (costruttivismo) Secondo Max Weber è necessario: • Comprendere, ossia interpretare le motivazioni dell’agire per capire l’intenzionalità. • Dopo aver compiuto questa interpretazione è necessario spiegare causalmente il fenomeno studiato per individuare a quali condizioni storico-sociali si presenta la relazione causale tra A e B. Queste relazioni non sono leggi, scrive Weber, ma «connessioni causali» Rispetto alla questione ontologica, la posizione interpretativista è : - In primo luogo, costruttivista nel senso che la realtà sociale non esiste indipendentemente dagli individui, bensì è costruita attraverso l’azione degli individui, quindi si può conoscere solo il significato attribuito dagli individui. - Relativista : questi significati variano tra gli individui e tra i gruppi, quindi non esiste una realtà sociale valida per tutti gli esseri umani ma esistono molteplici punti di vista con i quali gli uomini interpretano la realtà sociale. Rispetto alla questione epistemologica, nel paradigma interpretativista scompare la dualità soggetto conoscente e oggetto conosciuto, i quali si influenzano reciprocamente, e quindi è impossibile una conoscenza oggettiva ossia non condizionata dal contesto storico - sociale e dai valori di chi osserva e di chi è osservato. Rispetto alla questione metodologica, l’interpretativismo utilizza l’interazione empatica tra ricercatore e oggetto studiato, poiché lo scopo della ricerca è la comprensione delle motivazioni e significati che sono alla base delle azioni degli individui. ——-> individuazione di connessioni causali, con enunciati che ne indicano le possibilità Ne consegue che le tecniche di ricerca usate sono qualitative e variano a seconda di quale forma assume l’interazione tra lo studioso e l’oggetto studiato. A oggi, secondo alcuni, i modelli di ricerca andrebbero integrati. ——-> è comunque importante ricordare che le tecniche non sono neutrali, in quanto ispirate ad un determinato modo di intendere. Difatti abbiamo visto che in molteplici ricerche vi è la presenza di entrambe le tecniche : per cui è presente un’integrazione dei dati quantitativi con l’utilizzo di interviste e metodologie di osservazione. LA TRAMA DELLA SOCIETA’ Modulo 3 Gli elementi di base che costituiscono la trama della società sono l’azione sociale, la relazione sociale e l’interazione sociale. Per Weber, l’azione sociale è un agire intenzionato al comportamento di altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo» Egli individua 4 ideal - tipi di azione : (costruzioni ideali del ricercatore, con le quali confronta la realtà) Ideale non significa desiderabile bensì una costruzione teorica che fa il ricercatore a partire dalla realtà sociale nella quale individua alcuni tratti significativi, sintetizzandoli in tipi ideali : L’azione razionale rispetto allo scopo : azione di chi confronta diversi scopi possibili, tenendo conto delle conseguenze che potrebbero prodursi e valutando in modo razionale i mezzi e gli strumenti L’azione razionale rispetto al valore : è l’azione di chi vuole affermare un una convinzione indipendentemente dalle conseguenze, ossia a qualunque costo L’azione determinata affettivamente : azione di chi manifesta emozioni; per cui sono azioni che esprimono un sentire, come ad esempio la gioia, la vendetta L’azione tradizionale : l’azione di chi agisce seguendo abitudini che si ripetono senza chiedersi se ci sono altri eventuali modi di agire Nella realtà non troveremo mai azioni che rientrano solo in un tipo di azione ma, molto più spesso, avremo a che fare con azioni che sono la combinazione di tipi differenti. Quando lo sguardo è rivolto allo studio di due o più attori sociali si trovano altri elementi di base dell’analisi sociologica: la relazione sociale e l’interazione sociale. • La relazione sociale è ciò che si stabilisce tra due o più individui che orientano reciprocamente le loro azioni. • L’interazione sociale è il processo di azione-reazione che intercorre tra due o più individui che sono in relazione tra loro. Lo studio dell’interazione sociale ha prodotto 3 teorie : • TEORIA DELL’INTERAZIONISMO SIMBOLICO (Blumer) Secondo questa teoria, nei processi di interazione, le persone non agiscono mettendo in campo una serie di reazioni automatiche a ricompense o punizioni. Infatti gli attori sociali, per poter reagire, devono interpretare le azioni e le intenzioni degli altri sulla base della propria esperienza. In questo modo possono comprendere le azioni e le intenzioni degli altri attori sociali, attivando processi di interazione. A tal proposito si distinguono : • Il gesto non significativo : nasce da una risposta automatica, per cui l’individuo reagisce per un riflesso automatico. ( siamo sull’autobus e qualcuno ci pesta un piede, noi reagiamo immediatamente spostandolo) • Il gesto significativo : quello che nasce dall’interpretazione delle intenzioni dell’altro. In questo caso tra lo stimolo e la risposta interviene un processo di interpretazione. • ETNOMETODOLOGIA (Garfinkel) S’intende lo studio degli etnometodi, ossia lo studio dei modi con i quali gli individui, collocati all’interno di contesti culturali differenti, danno senso alla propria esperienza, al fine di costruire l’ambiente sociale in cui interagiscono. Dunque studia le norme che regolano le interazioni quotidiane tra le persone • MODELLO DRAMMATURGICO (Goffman) Studia le interazioni sociali usando la metafora del teatro, per cui: • La vita sociale viene equiparata a una rappresentazione teatrale; • La vita sociale si divide tra la ribalta e il retroscena. - La ribalta comprende tutte quelle situazioni sociali nelle quali gli individui agiscono mettendo in scena e interpretando ruoli formalizzati e codificati; - Il retroscena comprende, invece, tutte quelle situazioni sociali nelle quali le persone preparano l’interazione che avverrà, allestendo gli strumenti scenici. I GRUPPI SOCIALI Merton definisce un gruppo sociale come un insieme di individui che: - Interagiscono tra loro con continuità secondo determinati modelli - Sviluppano sentimenti di appartenenza al gruppo - Vengono considerati membri del gruppo da parte degli altri membri e da parte degli estranei al gruppo. ORGANIZZAZIONE BUROCRATICA Le organizzazioni sono un tipo di gruppo secondario, le quali hanno un ruolo dominante nella vita dei paesi industrializzati. Weber ha proposto la prima interpretazione delle organizzazioni moderne, ritenendo che esse siano di tipo burocratico e rappresentano una componente essenziale del processo di razionalizzazione che ha investito la società moderna in ogni suo aspetto. Elabora inoltre un tipo ideale di burocrazia che ha le seguenti caratteristiche: - Divisione del lavori - Struttura gerarchica - Procedure formali di formazione - Remunerazione in denaro - Regole scritte prestabilite - Fedeltà all’organizzazione. La ricerca, tuttavia, ha evidenziato come tale organizzazione sia in realtà inefficiente. A tal proposito, secondo Merton, coloro che lavorano in un’organizzazione burocratica sviluppano una deformazione professionale: regole e procedure, elaborate per raggiungere alcuni obiettivi, diventano fine in sé. ——-> Formalismo burocratico Secondo invece la teoria dei giochi di potere, elaborata da Crozier, ogni organizzazione ha alcuni ruoli che sono prevedibili e regolabili, e altri ruoli che lo sono meno; ciò comporta un certo margine di incertezza nel regolare i ruoli organizzativi, per cui chi svolge un ruolo di questo tipo ha a disposizione un certo potere che può usare per ottenere dei vantaggi. Sulla base di questo sono state formulate altre forme organizzative Ad esempio, Mintzberg ha proposito la teoria delle cinque configurazioni organizzative: 1. La struttura semplice : tutte le funzioni di direzione e di controllo sono accentrate e coordinate dal vertice 2. La burocrazia meccanica : attività coordinate attraverso la standardizzazione delle operazioni e la struttura gerarchica 3. La burocrazia professionale : dove coordinano con autonomia dipendenti formati all’esterno dell’organizzazione 4. La struttura divisionale : coordina le attività fissando gli obiettivi generali (ricerca, acquisti, produzione, marketing) 5. La adhocrazia : è ad esempio un gruppo di scienziati formato per realizzare un esperimento, ossia costituito espressamente per questo fine (ad hoc). Risulta evidente, quindi, che non esiste un unico modo per progettare un’organizzazione. Bensì, per risultare efficiente, deve essere in grado di ricomporre un insieme integrato di forme diverse. LA CULTURA Modulo 4 È bene distinguere il concetto di cultura dal concetto di società Quando parliamo di società parliamo della struttura delle relazioni sociali Quando invece parliamo di cultura, facciamo riferimento agli orientamenti culturali, ai valori, alle norme etc I membri che compongono la società condividono una cultura, ossia modi di vita dei membri di una società: dall’abbigliamento alle consuetudini matrimoniali, dalla vita familiare alle forme di produzione, dalle convinzioni religiose all’uso del tempo libero. • La cultura è distinguibile dalla società dal punto di vista analitico, ossia non comprende i comportamenti ma comprende proposizioni che riguardano i comportamenti sociali • È appresa, ossia non è ereditata, non dipende dal patrimonio genetico. • Il termine cultura deriva dal latino “colere” che significa coltivare la terra Secondo il sociologo Peterson, la cultura è costituita da quattro tipi di elementi: - NORME: affermano quello che si deve fare, quello che la realtà deve essere. Una sanzione può essere sia negativa, quando punisce la trasgressione di una norma, sia positiva quando premia il rispetto della norma. L’efficacia sociale delle norme sta orario nel fatto che prevedono delle sanzioni, poiché vi è una risposta sociale che si ripercuote. In base al criterio secondo il quale le norme costituiscono o regolano le situazioni si distinguono: • Norme costitutive : costituiscono e creano una pratica sociale che prima delle regole non esisteva, • Norme regolative : regolano pratiche sociali già esistenti Un altro criterio per classificare le norme è il loro grado di formalizzazione, con cui distinguere: • Norme statuite : emanate in forma scritta da una autorità e quindi considerate più vincolanti a livello sociale (sanzioni) • Norme consuetudinarie : prodotte spontaneamente, non sono scritte e non hanno un apparato di applicazione e di amministrazione delle sanzioni; considerate socialmente meno vincolanti. L’efficacia sociale di una norma dipende, diversamente dai valori, soprattutto dal fatto che essa è spesso accompagnata da una sanzione. - VALORI : affermano ciò che è desiderabile, ciò che dovremmo volere ——> mete culturali che la società desidera raggiungere. Sono efficaci socialmente perché qualora venissero disattesi provocherebbero sentimenti di vergogna e di colpa in coloro che se ne discostano Essi hanno un diverse dimensioni : • Dimensione normativa : indica un dovere ——-> stabilisce ciò che è desiderabile, ciò che le persone devono volere • Dimensione affettiva : i valori sono legati agli affetti e ai sentimenti delle persone che incarnano quei valori • Dimensione cognitiva : i valori sono espressi in affermazioni argomentabili dagli attori sociali ——> ad esempio la libertà è una cosa giusta • Dimensione selettiva : i valori orientano le azioni sociali, danno le motivazioni a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro. Valori e norme viaggiano insieme, in quanto quest’ultime (le norme) incarnano ciò che sono i valori - CREDENZE: affermano che cos’è la realtà intorno a noi; le credenze, in senso culturale, non costituiscono dunque il vero o il falso, bensì modi con cui descriviamo a realtà Si distinguono : • Credenze fattuali : proposizioni che descrivono un fatto o quello che le persone ritengono essere un fatto (la terra gira intorno al sol). Vincolate al principio logico di non contraddizione, per cui non potremmo accettare contemporaneamente “la terra gira intorno al sole” e “il sole gira intorno alla terra” perché contraddittorie. • Credenze rappresentazionali : Sono proposizioni che descrivono la rappresentazione di qualcosa ——> ad esempio il bambino che crede a Babbo Natale - SIMBOLI ESPRESSIVI : segni che stanno al posto di qualcos’altro, i quali indicano una relazione tra un oggetto concreto e un’idea astratta. I simboli sono: • Intersoggettivi (e non soggettivi) : prodotti e condivisi all’interno del contesto sociale; non hanno un significato soggettivo per i singoli individui • Analogici (e non convenzionali) : la relazione che si instaura con l’oggetto che indicano è una relazione analogica : analogia con ciò che il simbolo vuole indicare. • Impliciti (e non espliciti) : rappresentano una conoscenza che le persone sanno usare ma, spesso, gli individui non sanno argomentare il criterio con il quale è stata fatta l’associazione tra il segno e il significato a cui rimanda. I simboli si distinguono: - Sia dai segnali ——> convenzionali, funzione pragmatica e funzione informativa - Sia dai marchi ——> arbitrari, funzione informativa e funzione di riconoscimento. APPARTENENZA, CULTURA, IDENTITA’ L’appartenenza ad un gruppo è in stretto rapporto con la questione relativa all’identità, perché: - L’identità personale è, anche, un’identità sociale - L’identità non appartiene solo agli individui ma anche ai gruppi sociali (identità collettiva). L’identità si esprime attraverso la cultura, ma identità e cultura non sono sinonimi per cui è necessario distinguere: • Da un lato, l’identità personale e collettiva • Dall’altro lato, l’identità culturale. L’identità personale si sviluppa non nonostante il fatto di essere condizionato dal proprio contesto sociale, ma grazie al fatto di essere inserito in un ambiente sociale. Essa si compone di due aspetti: 1. L’identificazione, attraverso la quale si individua «l’uguaglianza con gli altri», ciò che ci rende uguale agli altri ———> il riconoscersi in gruppi sociali 2. L’individuazione, attraverso la quale si evidenzia «la differenza dagli altri», ciò che ci rende differenti dagli altri e ci definisce come persone uniche L’identità personale dipende da un articolato processo di socializzazione. L’identità collettiva (quella che alcuni gruppi sviluppano) consente di identificare un gruppo definendone i confini e di distinguerlo dagli altri gruppi. L’identità di gruppo deriva da un processo storico. L’identità culturale indica le differenze che nascono dal sentimento di un’origine comune, per cui il processo di identificazione noi/loro e la costruzione del proprio senso di appartenenza è orientato solo in senso etnoculturale. Deriva da condizioni sociali straordinarie. Le differenze etnoculturali hanno assunto un’importanza decisiva sia per la presenza delle cosiddette “minoranze culturali” dovuta ai processi di colonizzazione del passato, sia per la presenza di fenomeni migratori accelerati dai processi di globalizzazione. Le società che registrano al proprio interno queste diversità etnoculturali sono dette società multiculturali o multietniche. ETNIA E RAZZA L’etnia e la razza sono costruzioni culturali e non hanno alcun fondamento biologico: • L’etnia indica una comunità caratterizzata da una tradizione culturale condivisa • La razza indica un insieme di persone che hanno caratteristiche fisiche comuni ritenute socialmente significative. Le persone che appartengono a etnie o razze differenti sono spesso considerate in termini di: • Gruppo maggioritario : gruppo di persone che ha maggiore potere e privilegi a seguito di caratteristiche culturali o fisiche • Gruppo minoritario : quello che ha meno accesso al potere e più svantaggi a causa di caratteristiche culturali o fisiche. Questi gruppi non corrispondono necessariamente a gruppi più numerosi o meno numerosi, nel senso che l’essere un gruppo maggioritario non necessariamente corrisponde ad essere una maggioranza numerica. Le relazioni tra gruppi maggioritari e gruppi minoritari sono caratterizzate da atteggiamenti che variano da un massimo di parità di status ad un massimo di pregiudizio e discriminazione : Pregiudizi : atteggiamenti e credenze negativi sulla base di informazioni inadeguate, che si basano su stereotipi ossia su generalizzazioni distorte o infondate che non ammettono la specificità individuale Sulla base di pregiudizi e stereotipi si fonda l’etnocentrismo, la pratica di valutare una cultura diversa sulla base di criteri, standard, schemi della propria cultura che è considerata superiore. Coltivare una visione etnocentrica può portare alla xenofobia ovvero il timore e l’odio rivolto a stranieri e persone appartenenti a culture diverse L’approccio opposto all’etnocentrismo è il relativismo culturale, secondo il quale una cultura va compresa usando criteri propri alla stessa cultura che si sta analizzando, quindi senza pregiudizi. Quando dal coltivare i pregiudizi e gli stereotipi si passa all’azione allora abbiamo la discriminazione, ossia il trattamento diverso riservato ad un gruppo che così ottiene dei vantaggi senza una giustificazione. Le interazioni tra gruppi maggioritari e minoritari possono assumere forme diverse: - Pluralismo ——> gruppi etnici e/o razziali diversi convivono in parità di condizioni e riconoscimento sociale - Ibridazione ——> fusione del gruppo maggioritario con il gruppo minoritario e la creazione di un nuovo gruppo - Assimilazione ——> un gruppo minoritario assume e fa diventare propria la cultura del gruppo maggioritario - Segregazione ——> separazione fisica e sociale del gruppo minoritario con un potere e un prestigio diverso e inferiore rispetto al gruppo maggioritario - Genocidio ——-> il tentativo da parte di un gruppo maggioritario di eliminare in modo sistematico un gruppo minoritario. I gruppi minoritari reagiscono in forme diverse al predominio del gruppo maggioritario: - Ritiro : consiste nell’allontanamento volontario fisico di fronte a oppressione e segregazione (migrazione) - Integrazione : consiste nell’adeguarsi alla cultura del gruppo maggioritario - Adozione di un codice alternativo : consiste nella pratica messa in atto dal gruppo minoritario di auto- rappresentarsi pubblicamente seguendo le aspettative culturali del gruppo maggioritario - Resistenza : consiste nel reagire attivamente contro la discriminazione messa in atto dal gruppo maggioritario. Vi è una concezione relativistica della devianza in relazione a diversi aspetti: - Rispetto ai diversi paesi : per cui un comportamento considerato deviante in una collettività può essere considerato assolutamente conforme all’interno di un altro, e viceversa. - Rispetto ai diversi periodi storici : per cui all’interno di un paese in un certo periodo storico un comportamento può essere considerato conforme e successivamente deviante, o viceversa - Rispetto a diverse situazioni : per cui una stessa azione all’interno di uno stesso contesto socioculturale è deviante all’interno di una situazione e non lo è rispetto ad un’altra, - Rispetto al ruolo : per cui un comportamento è deviante o meno a seconda del ruolo di chi compie quell’azione Dunque non c’è una definizione assoluta per nessun comportamento, bensì per essere considerato deviante deve essere messo a confronto col contesto in cui ci si sta trovando. CONFORMITA’ ALLE NORME E CONTROLLO SOCIALE Le norme sono le regole che consentono di realizzare i valori attraverso la prescrizione o il divieto di alcuni comportamenti. Si distinguono : • Norme prescrittive : impongono di compiere certe azioni • Norme proscrittive : vietano di compiere certe azioni. In base ai loro contenuti Sumner ha distinto tre tipi di norme: • Le norme d’uso : come ad esempio tutte le regole delle buone maniere, le cui sanzioni sono di tipo informale e non troppo severe • Le norme morali : sanzioni più severe rispetto alle sanzioni delle norme d’uso; possono diventare norme giuridiche su iniziativa dell’autorità politica • Le norme giuridiche : come quelle che riguardano i rapporti tra privati (il diritto privato), o i rapporti tra cittadini e stato (diritto pubblico), le cui sanzioni sono di tipo formale. L’insieme dei metodi usati per garantire il rispetto delle norme e delle aspettative del gruppo è detto controllo sociale e si realizza attraverso: - Un processo interno ——> processo di socializzazione - Un processo esterno ——> uso di ricompense e di punizioni sia formali che informali. Gli studiosi rispetto alla socializzazione come processo interno di controllo sociale hanno espresso posizioni divergenti: Durkhiem riteneva che grazie all’interiorizzazione delle norme sociali gli individui diventano essi stessi attori del controllo sociale Foucault critica il ruolo del controllo sociale in quanto pone gli individui nella condizione di essere costantemente sotto sorveglianza da parte di tutte le autorità poste a vigilare la conformità delle persone. STIGMATIZZAZIONE La stigmatizzazione è il processo sociale attraverso il quale un individuo o un gruppo vengono definiti e considerati devianti ———> stigma (marchio, impronta) caratteristica di una persona che viene considerata negativamente Si articola in quattro fasi: 1. Etichettamento : alcune differenze tra le persone vengono scelte ed etichettate. 2. Stereotipizzazione : al tratto stigmatizzato vengono collegati stereotipi negativi 3. Separazione : il tratto stigmatizzato e stereotipato giustifica la separazione in termini di “noi” e “loro” 4. Discriminazione : comincia quando la persona o il gruppo stigmatizzato, a seguito di questo, perde il suo status, viene degradato e subisce le sanzioni previste (isolate, emarginate, discriminate) La persona stigmatizzata può mettere in atto diversi tipi di reazione : • Reazioni passive: interiorizzare lo stigma. • Reazioni attive: nascondere le azioni, usare tecniche di neutralizzazione, creare una rete di relazioni. Secondo Durkheim il comportamento deviante è una caratteristica di tutte le società umane e può svolgere un ruolo sociale positivo e rafforzare le strutture sociali in tre modi diversi: - Nel definire i confini del gruppo - Nel creare solidarietà sociale - Come fonte di innovazione. ORGANIZZAZIONE SOCIALE DELLA DEVIANZA Quando i devianti ricorrono all’aiuto di altri soggetti danno vita a forme di organizzazione sociale. Sulla base delle caratteristiche che l’organizzazione può avere sono state individuate cinque forme di organizzazione sociale: • Solitari : tipica di devianti che affrontano i problemi legati all’attività deviante contando solo su loro stessi, ad esempio molti suicidi, omicidi, lo stupro. • Colleghi : costituiscono la forma di organizzazione in cui i devianti svolgono le loro attività da soli ma poi si incontrano con altri devianti nel tempo libero per discutere degli interessi comuni. • Pari : quelli che commettono insieme le azioni devianti, collaborano tra di loro ma non hanno una divisione del lavoro. • Squadre : forme organizzate, fondate su una attenta divisione del lavoro fra i membri (di solito meno di dieci) che ne fanno parte • Organizzazioni formali : perseguono i propri obiettivi coordinando le attività dei membri attraverso una serie di norme e procedure. La differenza è che nell’organizzazione deviante le norme non sono scritte. Le spiegazioni che sono state elaborate per dare conto del fenomeno della devianza si sono concentrate di volta in volta su ognuna delle componenti del fenomeno ——-> teorie biologiche, teorie psicologiche, teorie sociologiche. TEORIA DELLA TENSIONE Tale teoria si fonda sul presupposto che gli individui, una volta acquisite le norme sociali, siano portati naturalmente a seguirle. Durkheim riteneva che la devianza è fosse dovuta all’anomia, ossia alle situazioni sociali nelle quali c’è mancanza di norme sociali capaci di regolare i comportamenti delle persone. Secondo Merton, la devianza è provocata dall’anomia che deriva dalla tensione prodotta tra la struttura culturale e la struttura sociale: - la struttura culturale stabilisce quali sono le mete culturali da perseguire e i mezzi attraverso i quali raggiungerle - la struttura sociale indica come la possibilità di accedere a quelle mete e ai mezzi previsti sono distribuite in modo differente all’interno della società. Di fronte a questa tensione le persone possono scegliere tra cinque modi di adattamento: 1. Conformità : consiste nell’accettazione sia delle mete culturali, che dei mezzi previsti per raggiungerle. Ma tutti gli altri quattro comportamenti sono devianti. 2. Innovazione : la strada scelta da coloro che rubano, imbrogliano o ingannano gli altri, cioè da chi aderisce alle mete, ma rifiuta i mezzi normativamente previsti. 3. Ritualismo : modo si adattamento di chi abbandona le mete, ma resta attaccato alle norme sui mezzi 4. Rinuncia : sia ai fini che ai mezzi. È quella dei mendicanti, dei senza fissa dimora, dei tossicodipendenti etc. 5. Ribellione : che consiste nel rifiuto sia delle mete che dei mezzi e della loro sostituzione con altre mete e altri mezzi Albert Cohen concorda con Merton sul fatto che la devianza dipenda da una tensione strutturale, ma diversamente da Merton ritiene che la tensione che vivono i giovani delle classi sociali più basse non riguarda tanto il raggiungimento del successo economico quanto quello dello status. Richard Cloward e Lloyd Ohlin condividono l’idea di Merton secondo cui la tensione vissuta dai giovani delle classi più basse sia dovuta alle difficoltà di raggiungere il successo economico, ma a differenza di Merton sostengono che non tutti i giovani che vorrebbero possono dedicarsi ad attività criminali. Per cui ritengono che le situazioni più diffuse sono tre: - Subcultura criminale : operano alcuni gangster professionisti, rispettati. - Subcultura del conflitto : bande che pur non addestrandoli a commettere reati remunerativi, si dedicano ad attività violente - Subcultura della rinuncia : I giovani che non riescono né a farsi strada nel mondo criminale né ad occupare una posizione di prestigio in una banda violenta tendono a rinchiudersi in gruppi che rinunciano ad ogni ambizione di successo economico e di prestigio MODELLI COMUNICATIVI Un modo per comprendere i processi comunicativi è utile utilizzare dei modelli con i quali rappresentare tali processi. MODELLO DELLE CINQUE W: • Chi comunica ——> Who • Che cosa comunica ———> What • A chi comunica ———> Whom • Come comunica (attraverso quale mezzo) ——-> Where • Con quali effetti ——> What effect MODELLO INFORMAZIONALE Secondo tale modello, la comunicazione è una trasmissione di informazioni ed è possibile scomporre il processo comunicativo nelle sue componenti fondamentali: • Una sorgente/emittente che elabora un messaggio considerato come un insieme di informazioni da trasmettere • Un apparato trasmittente che codifica il messaggio in modo appropriato al mezzo/canale di comunicazione prescelto • Un mezzo/canale di comunicazione attraverso il quale il messaggio viene veicolato • Una fonte di rumore che può modificare, distorcere, deteriorare un messaggio • Un apparato ricevente che decodifica ossia trasforma nuovamente il messaggio/contenuto ricevuto applicando le stesse regole di codifica dell’apparato trasmittente • Un destinatario/ricevente che riceve il messaggio decodificato. Limiti: - Considera la comunicazione come se fosse un oggetto confezionato, spedito e ricevuto, per cui trascura gli aspetti semantici e pragmatici dei codici utilizzati nel processo comunicativo - Concepisce il processo comunicativo con un inizio (emittente) e una fine (destinatario), una parte attiva e una passiva, le quali raggiungono il loro obiettivo nella misura in cui il messaggio giunge integro a destinazione; ———> in realtà nei processi di comunicazione c’è una distinzione tra “l’essere efficienti” e “l’essere efficaci”, in quanto il significato di quello che diciamo è costruito insieme all’interlocutore : avere un’idea complessa di comunicazione, nella quale il significato di ciò che viene detto è costruito collettivamente Per questi motivi, tale modello non può essere considerato come adeguato per rappresentare la comunicazione tra gli esseri umani MODELLI SEMIOTICI Questi modelli hanno dato un decisivo contributo nel concepire la comunicazione come un processo di trasformazione di significati da un sistema ad un altro. In particolare : - I significati vengono codificati dall’emittente e decodificati; - Il ricevente partecipa attivamente al processo; - La relazione tra l’emittente e il destinatario è una relazione negoziale, attraverso la quale si contratta il significato da attribuire al messaggio. Si distinguono : MODELLO SEMIOTICO-TESTUALE: Nel quale un destinatario riceve “insiemi testuali”, “insiemi di pratiche testuali; Il messaggio è in realtà un reticolo di messaggi aventi più significati. MODELLO SEMIOTICO-ENUNCIAZIONALE: Viene considerato come un processo comunicativo di massa asimmetrico e indiretto, nel quale sia l’emittente che il destinatario si fanno un’idea dell’altro attraverso e nel testo. I protagonisti della comunicazione massmediatica introducono nel testo simulacri (finzioni, imitazioni) di loro stessi in modo da poter simulare uno scambio comunicativo dialogico. MODELLO ENCODING-DECODING: Tale modello sostiene che il pubblico fruisce un testo mediale mettendo in atto meccanismi differenziati di interpretazione. Dunque le condizioni economiche, politiche e sociali definiscono il contesto del processo comunicativo, sia di codifica (encoding) sia di decodifica (decoding) di un testo mediale. La lettura del testo può essere di tre tipi: • Egemonica-dominante : la lettura del pubblico coincide con la lettura proposta, preferita dall’emittente • Negoziata : accanto alla lettura dominante il pubblico dà anche interpretazioni autonome al testo, applicando considerazioni • Oppositiva : nel caso in cui, riconoscendo la lettura dominante, la rifiutano e decodificano il messaggio ricontestualizzando il suo significato PROCESSO COMUNICATIVO FACCIA A FACCIA Il modello informazionale è stato applicato anche allo studio della comunicazione faccia a faccia. Vediamo allora come le componenti del processo comunicativo sono visti in relazione alla comunicazione umana: • L’emittente e il ricevente sono due persone, uno elabora e l’altro riceve il messaggio inteso come un insieme di informazioni da trasmettere • L’apparato trasmittente è costituito dagli organi della fonazione • Il mezzo di comunicazione attraverso il quale il messaggio viene veicolato, è costituito dall’aria che propaga il messaggio codificato in vibrazioni sonore • La fonte di rumore può essere qualsiasi interferenza che può modificare o rendere incomprensibile il messaggio • L’apparato ricevente è costituito dagli organi dell’udito che ricevono le vibrazioni sonore. Importante ricordare che la comunicazione è «un processo di interazione, di costruzione collettiva e condivisa del significato, processo dotato di livelli diversi di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità» (Paccagnella). Dunque il processo comunicativo viene rivalutato nella sua dimensione sociale, esso è infatti: • Una forma specifica di interazione, nella quale ogni partecipante orienta la propria azione sulla base dei comportamenti, delle azioni o delle intenzioni osservate o attribuite ai propri interlocutori • I partecipanti sono almeno due • È dotato di un certo livello di intenzionalità nel condividere un significato, nonché e di un livello di consapevolezza di trovarsi in una situazione comunicativa • É un processo nel quale si costruisce un significato condiviso attraverso sistemi simbolici e linguaggi più o meno formalizzati. Quindi la comunicazione è scambio di contenuti che hanno un significato per entrambi i partecipanti. Ciò sottolinea alcuni aspetti/concetti : I partecipanti sono attori sociali Lo scambio comunicativo avviene sulla base di motivazioni e scopi all’interno di un contesto culturale Gli attori hanno una loro identità, prodotta delle loro esperienze soggettive esociali compiute nel corso della vita Spesso è presente un’asimmetria tra i partner, per cui uno dei due ha più potere / prestigio Una teoria che si differenzia da queste è • l’ipotesi dell’agenda - Setting Parte dalla considerazione che c’è uno scarto rilevante tra la parte di realtà vissuta direttamente dalle persone e la parte della realtà conosciuta attraverso i media, per cui: - Le persone tendono a dare maggiore importanza a temi ed eventi proposti dai media - L’influenza dei media riguarda gli argomenti introno ai quali maturare un’opinione. Dunque i media spingono ad avere alcuni argomenti in agenda, sui quali produrre una propria opinione ——-> quali sono i temi che sono nell’agenda delle persone e come essi sono sovrapponibili ai temi che vengono trasmessi dai mass media CARATTERISTICHE DEI MEDIA DIGITALI Il termine media digitali si riferisce a tutti i dispositivi che si basano su tecnologie digitali connessi alla rete (pc, tablet, smarthphone, console per videogiochi, e così via). L’invenzione di Internet ha seguito tre fasi: 1. Invenzione della rete di computer Arpanet nel 1969 2. Web 1.0 o web statico (inizio anni ’90); 3. Web 2.0 (inizio del terzo millennio). Il passaggio dal web 1.0 al web 2.0 presenta due aspetti principali che fanno parlare di “rivoluzione”: • Il successo dei siti di social network che cambia la comunicazione interpersonale • Il web 2.0 è collaborativo e partecipativo e produce forme di comunicazione orizzontali. I media digitali sono: • Digitali : le informazioni sono rappresentate attraverso una sequenza di cifre binarie che consentono di trattare le informazioni con estrema facilità • Multimediali : integrano le diverse modalità espressive e i diversi contenuti in un unico dispositivo tecnologico • Ipertestuali : i contenuti sono collegati tra loro attraverso rimandi logici che si manifestano nel sistema dei link, così da poter essere fruiti seguendo molteplici percorsi di lettura • Distribuiti : i contenuti sono prodotti e distribuiti da molti a molti in quanto milioni di utenti comunicano in una struttura orizzontale a rete • Interattivi : gli utenti interagiscono direttamente con i contenuti • Sociali : molte piattaforme consentono di creare un profilo personale con cui stabilire, gestire e mantenere relazioni con gli altri, amici, parenti ma anche creare legami nuovi Effetti dei media digitali: • Riorganizzazione spazio-temporale della vita sociale : Interagire con le persone, fare esperienza, trovare contenuti conoscitivi non hanno più bisogno della compresenza fisica né la sincronicità temporale. • Confini sfumati tra pubblico e privato • Fusione tra dimensione online e offline : i media digitali aumentano la vicinanza “fisica” e psicologica grazie all’introduzione dei segni che compongono il linguaggio non verbale, come ad esempio le videochat/videochiamate • Nuove modalità di interazione • Nuova cultura professionale : cambia il modo di lavorare, nel costruire e proporre la propria figura professionale • Nuova cultura collaborativa e partecipativa • Nuove sfere pubbliche : la rete consente una moltiplicazione dei luoghi di dibattito su questioni pubbliche • Nuove dimensioni dell’identità : la rete offre la possibilità di rappresentare e narrare se stessi e giocare con la propria identità LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI Modulo 7 Il concetto di disuguaglianza sociale indica una distribuzione disomogenea delle risorse economiche, sociali, politiche e culturali all’interno di un determinato contesto sociale.(Non tutti hanno le stesse risorse) Le disuguaglianze in ogni società vengono formalizzate in un sistema di stratificazione, ossia un insieme di strutture sociali e di norme culturali che producono, giustificano e mantengono le disuguaglianze sociali. Nei secoli trascorsi ogni società umana ha prodotto sistemi di stratificazione diversi, a seconda di come sono combinati i tre aspetti che ricorrono in ogni tipo di stratificazione : 1. La distribuzione disomogenea delle risorse alle quali è attribuito un valore all’interno del contesto socio- culturale, ossia ——-> risorse economiche, risorse umane (educazione, l’istruzione), risorse culturali, risorse sociali, risorse di status, risorse civili, risorse politiche. 2. L’esistenza di gruppi di individui nei diversi strati sociali che sono tra loro in un rapporto di tipo gerarchico ——> strati sociali fondati su status ascritti, in base a caratteristiche legate alla nascita; o su status acquisiti, in base alle proprie capacità, come ad esempio aver conseguito la laurea 3. L’esistenza di un’ideologia che spiega e giustifica le disuguaglianze all’interno del contesto sociale. Ogni sistema di stratificazione presenta un sistema di credenze che sostiene l’esistenza di determinate disuguaglianze, ritenendole come inevitabili e giustificabili. Sistemi di stratificazione nelle società premoderne Nella storia delle società umane si sono affermati diversi sistemi di stratificazione : • La schiavitù : prevede l’esistenza di uomini ritenuti liberi che hanno la proprietà di altri uomini, i quali sono privati della propria libertà personale. - Nell’antichità si diventava schiavi a seguito della conquista militare - Negli Stati Uniti si diventava schiavi a seguito dello sradicamento soprattutto delle popolazioni africane per ragioni economiche. • Il patriarcato : la forma più antica di stratificazione sociale e si fonda sul primato riconosciuto dalla legge al pater familias ed esercitato sugli altri membri della propria famiglia e della comunità. • Le caste : si fondano sul possesso di caratteristiche ascritte definite alla nascita. Le persone nascono come appartenenti a una casta e questa appartenenza determina le loro opportunità durante la vita. • Il ceto : rappresenta un modello di stratificazione fondato sul valore del sangue, nel senso che è la nascita a definire l’appartenenza al ceto e non la ricchezza. La stratificazione sociale per la teoria funzionalista La teoria funzionalista intende spiegare le caratteristiche universali e le funzioni della stratificazione. I due rappresentanti più significativi di questa teoria sono Davis e Moore, i quali sostengono che: • Le disuguaglianze sociali sono necessarie al buon funzionamento del sistema sociale e per questo sono inevitabili • Svolgono una precisa funzione indispensabile per la sopravvivenza della società • La stratificazione fa in modo che le posizioni più importanti vengano occupate dalle persone più qualificate, motivandole. Il loro ragionamento è sintetizzabile nel modo seguente: - All’interno di ogni società le posizioni e le relative mansioni hanno un’importanza diverse per garantire il funzionamento del sistema sociale, queste posizioni richiedono che chi occupa abbia capacità speciali - Tuttavia, in ogni società il numero delle persone che ha queste capacità adeguate alle posizioni da occupare è basso, limitato, scarso. - Inoltre, trasformare le capacità di un individuo in competenze adeguate alle posizioni che devono essere occupate richiedono un lungo periodo di addestramento e di investimento di risorse - Infine, per convincere le persone capaci ad accettare questi sacrifici è necessario che a quelle posizioni che andranno ad occupare una volta addestrate, siano associate un livello di reddito e di prestigio sociale superiore rispetto ad altre posizioni. Sono state sviluppate diverse critiche nei confronti di tale teoria, in quanto: • La disuguaglianza preesistente ostacola la capacità di competere delle persone anche se hanno le capacità necessarie per ricoprire le posizioni più importanti • La difficoltà di accedere alla mobilità sociale impedisce alle persone che lo meriterebbero di progredire, dal momento che chi detiene maggiore potere all’interno della società tende a consolidarlo anche modificando le regole e le leggi • I funzionalisti non spiegano quali siano le posizioni più importanti né chiariscono chi debba stabilire quali siano. MOBILITA’ SOCIALE La mobilità sociale (Caratteristica della società moderna) è il passaggio di un individuo da una posizione sociale ad un’altra. I sociologi distinguono: Mobilità sociale orizzontale : se il passaggio di un individuo avviene da una posizione ad un’altra all’interno di uno stesso strato o livello Mobilità sociale verticale : se invece il passaggio avviene da una posizione ad un’altra posta ad un livello più alto, (ascendente) o più basso (discendente) Inoltre si distingue: Mobilità sociale di lungo raggio, quando il passaggio di posizione riguarda strati, ceti, classi sociali molto distanti tra loro Mobilità sociale di breve raggio, quando il passaggio è da uno strato contiguo ad un altro. La mobilità sociale viene studiata attraverso un confronto e si distingue: Mobilità sociale intergenerazionale : mettendo a confronto la posizione della famiglia di origine e la posizione che un individuo ha raggiunto in un certo momento della sua vita Mobilità sociale intragenerazionale : se il confronto è fatto rispetto alla vita di uno stesso individuo, ad esempio comparando la sua posizione sociale quando è entrato nel mondo del lavoro e la posizione occupata dopo alcuni anni Un’ulteriore distinzione riguarda: La mobilità assoluta : data dal numero complessivo di persone che si spostano da una classe all’altra La mobilità relativa : si riferisce al grado di uguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. Va detto, infine, che tutte le distinzioni proposte riguardano la mobilità individuale, perché la mobilità collettiva ha caratteristiche molto differenti e riguarda il movimento lungo la scala della stratificazione, di un intero gruppo sociale, strato, classe o ceto : - Se prevale lo status ascritto la mobilità tende ad essere collettiva - Se prevale lo status acquisito la mobilità tende ad essere di tipo individuale. Conseguenze sulla mobilità sociale Le ricerche sulla mobilità sociale hanno indagato: • Da una parte quanto una società consente alle persone di variare la propria posizione sociale ——> la fluidità sociale • Dall’altra parte quali sono gli effetti che la mobilità sociale ha sugli individui ——-> la formazione e l’azione delle classi sociali. In relazione alle conseguenze della mobilità sociale, gli studiosi si sono domandati quali effetti essa produce. A tal proposito sono state avanzate due ipotesi: L’ipotesi dello sradicamento sociale, la quale sostiene che la mobilità sociale rappresenta un’esperienza dolorosa per gli individui in quanto sviluppa squilibri e tensioni, per cui: - Coloro che salgono la scala sociale non riescono ad integrarsi, per cui sviluppano un comportamento di superconformismo ai valori della classe di arrivo ——> assorbono molto rapidamente i modi di pensare e di agire tipici della classe di arrivo e cercano di apparire come i più convinti sostenitori di quei valori e di quei comportamenti. - Mentre coloro che scendono la scala sociale non riescono ad integrarsi e il loro comportamento è di radicale rifiuto dei valori della classe di arrivo e di maggiore attaccamento ai valori della classe di provenienza. L’ipotesi della acculturazione o risocializzazione, la quale ritiene che il passaggio da una posizione sociale ad un’altra comporta la ridefinizione della propria identità sociale e il cambiamento del modo di pensare e di agire. Questa avviene sia nel caso di mobilità ascendente sia in quello di mobilità discendente. Tra le due ipotesi le ricerche empiriche sembrano confermare l’ipotesi della risocializzazione. La stratificazione sociale nelle società contemporanee La stratificazione sociale ha registrato cambiamenti importanti dovuti: • Alla “società del benessere” che si è diffusa negli anni Sessanta del secolo scorso • Alla “società post-industriale” negli anni Settanta del secolo scorso. • A partire dalla fine degli anni Novanta la precarizzazione del lavoro, la globalizzazione e la recente crisi economico- finanziaria hanno ulteriormente cambiato la situazione : così sono stati proposti tre approcci per l’analisi della stratificazione sociale: 1. L’approccio neo-marxiano : continua a ritenere centrale la sfera produttiva per la definizione della struttura di classe ma, rispetto a Marx, in termini più complessi sia in relazione ai rapporti sociali di produzione sia in relazione alle forze produttive. Vengono così evidenziati le interdipendenze tra la sfera politica e quella culturale-mediatica 2. L’approccio neo-weberiano : continua a sostenere la multidimensionalità della stratificazione sociale, come Weber: politica, culturale, economica. Rispetto a quest’ultimo dà però maggiore forza alla dimensione economica, poiché la formazione delle disuguaglianze di classe vanno ricondotte alle situazioni di mercato. 3. La teoria della frammentazione : sostiene che, con l’affermarsi della società post-industriale, la strutturazione della stratificazione in base all’occupazione, al reddito, al genere e all’età è venuta meno e soprattutto non permette più la costituzione di gruppi stabili come le classi sociali. Ne deriva una situazione nella quale la dimensione del consumo diventa prioritaria rispetto a tutte le altre, poiché da questa si originano stili di vita instabili e altamente differenziati. LO STATO MODERNO • Lo Stato è un’organizzazione politica che governa, organizza e controlla nel suo insieme una società stabilita in un certo territorio. • Lo stato moderno o stato nazionale è la forma che l’organizzazione politica ha assunto nell’epoca moderna e che si è costituito in Europa attraverso un lungo processo storico. I caratteri distintivi dello stato moderno sono: - La differenziazione : lo stato non è la società ma organizza la società nel suo insieme, nel senso che regola i comportamenti dei cittadini e, contemporaneamente tutela il diritto dei cittadini di perseguire anche fini privati - La sovranità : lo stato ha la facoltà di governare e controllare una società su un certo territorio - La centralizzazione : processo con il quale lo stato ha omogeneizzato le regole e centralizzato il potere politico - La cittadinanza e la nazionalità : caratteri che distinguono la popolazione e il popolo. La popolazione è un aggregato di individui il cui ammontare è calcolato ad esempio dalle statistiche, mentre il popolo oltre alla dimensione numerica ha una dimensione politica e culturale. - La legittimazione democratica : negli stati moderni la sovranità appartiene al popolo e non al governo e, quindi, i regimi politici si basano sul consenso popolare. All’opposto della democrazia c’è l’autocrazia : una forma contemporanea di autocrazia è il totalitarismo In un regime totalitario, chi detiene il potere ha come scopo il controllo assoluto della società, sono negati i diritti politici e c’è una intrusione dello Stato nella società civile e nella sfera privata. Una forma “intermedia” tra democrazia e totalitarismo è data dai regimi autoritari. In un regime autoritario governa un leader autonominato, non c’è il sostegno popolare dei cittadini, non è tollerata l’opposizione politica e si esercita un forte controllo sulle vite dei cittadini. ≠ In un regime democratico invece, i leader sono eletti attraverso elezioni in cui partecipano vari partiti, sono riconosciuti i diritti civili, è diffusa una cultura democratica, è favorita la partecipazione politica: In base ai processi tramite i quali il “popolo” partecipa si possono distinguere due tipi di regimi democratici: • Democrazia rappresentativa : tramite elezioni libere e regolari, i cittadini eleggono i propri delegati che poi prenderanno le decisioni politiche • Democrazia diretta : i cittadini partecipano direttamente alle decisioni politiche, ad esempio attraverso lo strumento del referendum. I PROCESSI POLITICI I processi politici riguardano: La socializzazione politica : riguarda il processo attraverso il quale un individuo acquisisce atteggiamenti e opinioni politiche legate alle proprie esperienze. La partecipazione politica : riguarda il coinvolgimento delle persone nei processi politici secondo livelli diversi di azione. Nell’indagine sociologica si utilizza una scala di partecipazione politica: - Parte dal livello più basso di azione ——-> votare - La tipologia del comportamento di voto individua tre forme: 1. Voto di opinione: orientato dalla valutazione e scelta tra programmi differenti, si considera il proprio interesse come parte di un interesse collettivo 2. Voto di appartenenza: orientato dal confermare un’identità, per cui si vota il partito che è considerato essere quello di coloro che appartengono a una certa classe sociale 3. Voto di scambio: orientato dall’interesse personale individuale - Procede verso l’alto ——-> generico interesse per la politica e poi l’adesione a organizzazioni politiche - Fino al grado più alto ——-> ricoprire una carica politica. Struttura del potere : Elitisti e Pluralisti I sociologi si sono interrogati su chi detiene il potere all’interno di un sistema democratico, in particolare ci si è chiesti se il potere è nelle mani di una élite o diffuso nelle mani di gruppi differenti in conflitto tra loro, al fine di rappresentare la società in una prospettiva politica. • Secondo la teoria elitista qualunque sia la forma di regime politico esistente, il potere appartiene sempre a un ristretto gruppo di persone, l’élite: - Mosca sostiene che il potere è sempre esercitato da una minoranza organizzata su una maggioranza disorganizzata che ha difficoltà ad organizzarsi - Michels ha definito la legge dell’oligarchia secondo la quale una maggioranza affida il potere a una minoranza la quale cercherà di assicurarsi continuità. • Secondo la teoria pluralista il potere non è concentrato nelle mani di pochi ma è disperso e diffuso tra gruppi in competizione e in conflitto tra loro: - Riesman sottolinea come ogni gruppo cerca di contrastare l’iniziatica politica degli altri per proteggere i propri interessi, il cosiddetto potere di veto. ECONOMIA E SOCIETA’ Le società umane hanno risolto il problema della sussistenza inventando forme che combinavano e organizzavano i vari fattori della produzione. Un tentativo di mettere ordine in questa varietà si deve a Polany, il quale ha individuato tre modi di integrazione dell’economia nella società: Reciprocità : modo di integrazione in base al quale si forniscono servizi o si cedono beni materiali, con la previsione di avere in seguito la restituzione di questi secondo modalità, quantità e tempi regolati da precise norme culturali Se ne distinguono due tipi: 1. La reciprocità generalizzata : non ha dimensioni precise, limiti di tempo e non vincola a restituire lo stesso valore economico di quello ricevuto 2. La reciprocità bilanciata : il servizio o il bene restituito deve avere lo stesso valore economico di quello ricevuto e in tempi brevi e definiti. Il modo della reciprocità è costituito da relazioni sociali e culturali. Redistribuzione : tipo di integrazione della economia nella società che prevede il trasferimento di lavoro, di risorse di produzione, di beni ad un centro che poi in un secondo momento distribuisce queste risorse fra i membri della comunità. Il modo della reciprocità è costituito da relazioni politiche. Scambio di mercato : consiste nel trasferire un bene, che ha un valore economico, da un venditore a un compratore in cambio di denaro. Lo scambio di mercato è costituito da relazioni economiche indipendenti dalle altre forme di relazione e, quindi, non sono regolate da queste ma sono autoregolate ——-> forma economica che si auto-regola Con l’affermazione del mercato si compie la differenziazione strutturale dell’economia, e il rapporto economia-società si pone in modo nuovo rispetto al passato. Conseguenze di questa differenziazione sono : • Mercato come meccanismo regolatore dell’economia : la quantità delle merci domandate e vendute sul mercato variano in funzione dei prezzi; dal punto di vista dei compratori questo significa che il prezzo aumenta quando la quantità del bene è scarsa, e viceversa (legge della domanda), mentre dal punto di vista del venditore il prezzo aumenta quando il numero dei consumatori che ricercano quel bene aumenta, e viceversa (legge dell’offerta). ——> Il mercato di un bene è in equilibrio quando la quantità domandata di un bene è uguale alla quantità offerta: prezzo di equilibrio Secondo Simmel la moda è un fenomeno in cui sono compresenti due spinte contraddittorie: 1. La spinta alla distinzione ——-> tendenza che esprime il bisogno di differenziarsi dagli altri, di mostrare la propria unicità 2. La spinta all’imitazione ———> esprime il bisogno di appartenere, di affermare la partecipazione a una cerchia sociale a cui si riconosce autorevolezza in fatto di stile, quindi che godono di un certo prestigio Dunque seguire una moda significa affermare la propria individualità e distinzione rispetto a tutti coloro che non la seguono ma anche affermare la propria somiglianza e appartenenza a coloro che la rappresentano. Il consumo è il processo di scelta e uso dei beni, strutturato dalle istituzioni economiche e regolato dalle norme giuridiche e dalle norme sociali informali relative alla produzione e alla vendita dei beni. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, la natura del consumo è profondamente cambiata con i processi di industrializzazione e con il capitalismo, nonché ne è stata modificata la rilevanza come processo sociale. COMPORTAMENTI COLLETTIVI E MUTAMENTO SOCIOCULTURALE Modulo 9 Che cos’è un comportamento collettivo? Un continuum ai cui estremi collochiamo, da una parte, il comportamento istituzionalizzato (di routine) di individui che agiscono attraverso ruoli definiti e stabili, in una situazione prevedibile e, dall’altra parte, il comportamento collettivo, messo in atto da individui che interagiscono senza riferimento a ruoli definiti e stabili (pregiudizio, moda etc) Tra questi due estremi si collocano vari tipi di comportamento, tra cui: • Il panico : comportamento collettivo, non strutturato, che si manifesta come reazione collettiva spontanea, di fuga o di immobilità, davanti a una minaccia reale o presunta che può provocare gravi danni. • La folla : comportamento collettivo di un insieme di persone riunite in un luogo, che reagiscono a uno stimolo da cui può derivare un’azione collettiva di violenza ma anche di gioia, difatti si distinguono : - Folla espressiva ——> che sfoga tensioni sociali con comportamenti non consueti (come balli) o esprime collettivamente un’emozione - Folla attiva ——-> orienta la propria azione su un oggetto che costituisce l’obiettivo di azioni di solito conflittuali o violente Nella folla le persone si rafforzano in un atteggiamento ricevendo in risposta dagli altri lo stesso stimolo: questo processo è chiamato reazione circolare • Il pubblico : comportamento collettivo di un insieme di persone che devono affrontare un problema sul quale ci sono posizioni differenti. Nel pubblico un messaggio riceve una risposta con contenuto diverso, attivando un’interazione che può modificare atteggiamenti e convinzioni di partenza : questo processo è chiamato interazione interpretativa. • Il movimento sociale : comportamento collettivo costituito da un insieme di individui che, relativamente privi di potere, agiscono in modo organizzato per promuovere o ostacolare un cambiamento. TIPOLOGIA E FORMAZIONE DEI MOVIMENTI SOCIALI Tarrow propone di classificare i movimenti sociali considerando due caratteristiche: 1. La modalità d’azione : conflittuale o pacifica 2. Il livello di opposizione alle istituzioni : parziale o totale. Si ottiene così una tipologia articolata in quattro tipi di movimenti sociali: I movimenti espressivi : utilizzano una modalità di azione conflittuale attraverso un livello di opposizione alle istituzioni parziale, cercando di affermare un’identità ( Movimento cinque stelle all’inizio della sua storia ) I movimenti riformisti : adottano una modalità di azione pacifica e agiscono un livello di opposizione parziale; hanno come scopo le riforme sociali ( movimento femminista, ambientalista ) I movimenti integralisti : adottano una modalità di azione conflittuale e un livello di opposizione alle istituzioni totale, hanno lo scopo di rivoluzionare le istituzioni politiche e sociali con azioni altamente antagonistiche ( Klu Klux Klan ) I movimenti comunitari : adottano una modalità di azione pacifica e agiscono un livello di opposizione alle istituzioni totale; rifiutano le istituzioni esistenti e cercano di costruire comunità alternative ( comunità religiosa Amish ) L’origine di un movimento sociale riguarda l’insoddisfazione per l’ordine sociale esistente che dipende da due fattori: 1. Le condizioni oggettive ——> l’insoddisfazione deriva dall’organizzazione sociale stessa che è caratterizzata da una distribuzione diseguale del potere, della ricchezza o del prestigio 2. Gli standard culturali ——-> l’insoddisfazione nasce perché le condizioni oggettive risultano inaccettabili rispetto a certi valori Tuttavia il passaggio dall’insoddisfazione all’azione, richiede anche un’ideologia capace di conferire un significato condiviso a un problema sociale e di individuare i responsabili, per lo più attraverso interpretazioni semplificate in termini di torto e ragione, assai efficaci per mobilitare energie in vista dell’azione. L’importanza della componente ideologica, fa sì che l’insoddisfazione possa essere manipolata dai mezzi di comunicazione di massa e dalla propaganda, che diventano così capaci di condizionare la nascita, lo sviluppo e il declino dei movimenti sociali Organizzazione dei Movimenti sociali È necessario che il movimento si doti di un’organizzazione che significa : - Definire la leadership : la costituzione di un’organizzazione è gestita da un gruppo di persone che poi diventano i leader del movimento, diffondono l’ideologia e definiscono le strategie del movimento. Un movimento sociale ha un ciclo vitale, è fatto di quattro fasi differenti per ognuna della quali è necessaria una forma di leadership diversa: 1. Fase iniziale di fermento sociale : leader agitatore capace di mantenere attiva l’insoddisfazione per le condizioni oggettive