Scarica Stigma -Erving Goffman- e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia dell'Infanzia solo su Docsity! STIGMA-ERVING GOFFMAN CAPITOLO 1- Stigma e identità sociale I greci, furono i primi a servirsi della parola “stigma” per indicare quei segni fisici che vengono associati agli aspetti insoliti e criticabili della condizione morale di chi li ha. Questi segni venivano incisi col coltello o impressi a fuoco nel corpo e rendevano chiaro a tutti che chi li portava era da evitare. Più tardi nel Cristianesimo, vengono aggiunti due livelli metaforici: - il primo si riferisce ai segni corporei della Grazia; - il secondo ai segni corporei del disordine fisico. Oggi il termine è largamente usato in quello che potremmo chiamare il suo originario senso letterale, ma si applica più alle minoranze che alle prove fisiche di essa. Concetti introduttivi E’ la società a stabilire quali strumenti debbano essere usati per dividere le persone in categorie e quale complesso di attributi debbano essere considerati ordinari e naturali nel definire l'appartenenza a una di quelle categorie. Sono i vari contesti sociali a determinare quali categorie di persone incontreremo, con maggiore probabilità, all'interno di tali contesti. Quando ci troviamo davanti a un estraneo, è probabile che il suo aspetto immediato ci consenta di stabilire in anticipo a quale categoria appartiene e quali sono i suoi attributi, qual è, in altri termini la sua identità sociale. Ci fidiamo delle supposizioni che abbiamo fatto, le trasformiamo in aspettative normative e quindi in richieste. È tipico non rendersi conto del fatto che siamo stati proprio noi a stabilire quei requisiti. Per questo, sarebbe più esatto definire le richieste che noi facciamo come “valide per la maggior parte dei casi” e la caratteristica che attribuiamo alla persona un'attribuzione fatta a posteriori solo virtualmente, una qualificazione a grandi linee, cioè un’identità sociale virtuale. Chiameremo invece identità sociale effettiva della persona la categoria a cui possiamo dimostrare che appartiene. Quando l'estraneo è davanti a noi, può darsi che abbia un attributo che lo rende diverso dagli altri, quindi diverso dai membri della categoria di cui dovrebbe far parte. Tale attributo è uno stigma soprattutto quando produce profondo discredito. Talvolta viene anche definito una mancanza, un handicap, una limitazione. Esso costituisce una particolare frattura tra l'identità sociale virtuale e quella attuale. Quanto detto non vale per tutti gli attributi indesiderabili, ma soltanto per quelli che contrastano con il nostro stereotipo di come un certo tipo di individuo dovrebbe essere. Allora il termine stigma sarà riferito a un attributo profondamente discreditante, ma non si deve perdere di vista il fatto che ciò che conta è il linguaggio delle relazioni e non quello degli attributi. Dunque, uno stigma è in realtà un tipo particolare di rapporto tra l'attributo e lo stereotipo. Il termine stigma e i suoi sinonimi contengono in sé una doppia prospettiva, l'individuo stigmatizzato presuppone che la propria diversità sia già conosciuta, o a prima vista evidente (screditato), oppure presuppone che non sia conosciuta dai presenti né immediatamente percepibile (screditabile). Ci sono tre tipi di stigma: 1. le deformazioni fisiche; 2. aspetti criticabili del carattere che vengono percepiti come mancanza di volontà, passioni sfrenate o innaturali, credenze malefiche e dogmatiche, disonestà; 3. stigmi tribali della razza, della nazione, della religione, che possono essere trasmessi di generazione in generazione e contaminare in egual misura tutti i membri di una famiglia. Ha uno stigma, una diversità non desiderata rispetto a quanto noi (normali) avevamo anticipato. Noi “normali” riteniamo che una persona con uno stigma non sia del tutto umana. Partendo da questa premessa mettiamo in atto una varietà di discriminazioni grazie alle quali gli riduciamo la possibilità di vita. Elaboriamo una teoria dello stigma, una ideologia per spiegare la sua inferiorità e dare conto del pericolo che essa rappresenta. Abbiamo la tendenza ad attribuire una vasta gamma di imperfezioni partendo da quella originaria e nello stesso tempo a dare attributi desiderabili ma non desiderati, specie di natura soprannaturale, quale il “sesto senso” o la “comprensione”. Un individuo potrebbe non essere all’altezza di ciò che effettivamente ci aspettiamo da lui, e tuttavia non sentirsi isolato nella sua emarginazione, protetto dalle sue credenze sull'identità, egli si considera un essere umano perfettamente normale e crede invece che siamo noi a non essere del tutto umani. Tuttavia, egli può sentire che, indipendentemente da quello che dichiarano, gli altri non lo accettino veramente. Inoltre, gli orientamenti che ha interiorizzato dalla società lo rendono intimamente consapevole di ciò che gli altri vedono come sua mancanza, ciò provoca inevitabilmente in lui, anche se solo in certi momenti, la convinzione di non riuscire ad essere ciò che dovrebbe. La vergogna diventa una possibilità determinante: deriva dal fatto che l'individuo percepisce qualche suo attributo come una cosa umiliante, oppure si rende conto con chiarezza di non avere qualcuno degli attributi richiesti. È probabile che sia la stessa presenza fisica delle persone “normali” a rafforzare la frattura dell'Io e i requisiti richiesti, ma in realtà anche quando lo stigmatizzato si trova solo davanti allo specchio è assalito dall'odio di sé e dall'auto disprezzo. La caratteristica principale della situazione in cui viene a trovarsi, nella vita, la persona stigmatizzata, è quella che spesso, sentire sostenuto da una cerchia di persone dalle quali può ricevere supporto morale. Tra i suoi simili l’individuo stigmatizzato può organizzare la propria vita intorno al suo difetto, ma per farlo deve rassegnarsi a vivere in un mondo parziale. Qua può sviluppare al massimo grado la sua triste storia. Dall’altro può accorgersi che i racconti dei suoi compagni di sofferenza lo annoiano. Nello studio sociologico delle persone stigmatizzate ci si interessa di solito del tipo di vita associata condotta da coloro che appartengono a una specifica categoria. Il termine “categoria” è perfettamente astratto e può essere applicato a qualsiasi aggregato, in questo caso a persone con uno stigma particolare. Una categoria dunque può agire nel senso di disporre i propri membri alla formazione di gruppo e ai rapporti, ma la totalità dei suoi membri non costituisce di per sé un gruppo in senso proprio: non hanno la capacità di compiere azioni collettive, ne una struttura stabile e condivisa di interazione reciproca è probabile che appoggiano persone o istituzioni che li rappresentino. Un compito specifico di questi rappresentanti è di convincere l’opinione pubblica a usare un’etichetta sociale più gentile per definire la categoria in questione. Un altro dei compiti tipici di questi rappresentanti è quello di presentarsi come “portavoce” di fronte a un pubblico di persone normali e di stigmatizzati. Spesso chi ha uno stigma particolare si fa promotore di un organo di stampa che sia il portavoce di sentimenti condivisi da tutto il gruppo, che fissi e rafforzi nel lettore il senso della realtà del “suo” gruppo e del suo attaccamento a esso. In America, per molti stigmatizzati è dunque possibile disporre di una versione del loro punto di vista presentano in termini intellettualizzati. Inoltre, va notato, una volta che chi ha uno stigma particolare raggiunge un'alta posizione professionale, politica o finanziaria, gli si apre quasi automaticamente una nuova carriera: quella di rappresentare la sua categoria. Naturalmente, sarà la natura e l'influenza del gruppo stigmatizzato a determinare il livello della posizione. Sebbene qualsiasi categoria particolare di stigma possa disporre di professionisti che esprimono opinioni diverse e anche appoggiare pubblicazioni che sostengono programmi diversi, c'è un tacito accorso sul fatto che la situazione dell'individuo affetto da questo particolare stigma sia degno di attenzioni. Abbiamo considerato un gruppo di persone da cui lo stigmatizzato può aspettarsi un certo appoggio e cioè quelle che hanno il suo stesso stigma e in virtù del quale sono definite e si definiscono come la sua stessa specie. 2. Il secondo gruppo, è quello dei “saggi”, cioè di quelle persone normali che per motivi particolari sono comprensive e partecipi della vita segreta dell'individuo stigmatizzati, persone che in qualche modo vengono accettate dal gruppo e ne diventano spesso membri onorari. Un tipo “saggio” è colui che deriva la sua “saggezza” dal lavorare in un ambiente che si occupa specialmente dei bisogni di chi ha uno stigma particolare o dei provvedimenti che la società prende in loro favore. Un secondo tipo di “saggio” è costituito da chi è in contatto con lo stigmatizzato attraverso la struttura sociale. È questo un rapporto che spinge la società più vasta a trattare, sotto certi aspetti, ambedue gli individui come se fossero una persona sola (es moglie della persona psichiatrica). In generale la tendenza che ha uno stigma a diffondersi dallo stigmatizzato alle persone a lui vicine spiega perché si tende a evitare tali rapporti o, dove esistono, a interromperli. Inoltre è possibile che si crei un vero e proprio culto dello stigmatizzato, che poi non è altro che il modo in cui il “saggio” controbatte la reazione stigmofobica della persona “normale”. Chi ha uno stigma onorario mette talvolta a disagio sia lo stigmatizzato che il normale. Infatti con quel loro essere sempre pronti a portare un fardello che non è veramente il loro, è frequente che si pongano di fronte agli altri in un atteggiamento eccessivamente moralistico e, poiché considerano lo stigma come un fattore neutrale da guardarsi in modo diretto e non valutativo, espongono se stessi e gli stigmatizzati ai malintesi delle persone normali le quali interpretano in modo offensivo tale comportamento. La carriera morale Le persone con un particolare stigma tendono ad avere simili esperienze di apprendimento, cambiamenti simili nella concezione del se e una carriera morale simile che è insieme causa ed effetto dell'impegno a sviluppare in modo analogo tutte le fasi dell'adattamento. Una fase di questo processo di socializzazione è quella mediante la quale lo stigmatizzato impara a interiorizzare il punto di vista delle persone normali, acquisendo così le credenze che la società più vasta ha sull'identità e un'idea generale di quello che vuol dire avere un particolare stigma. Un'altra fase è quella mediante la quale la persona apprende di essere in possesso di un particolare stigma e, questa volta in modo dettagliato, quali ne possano essere le conseguenze. Il ritmo e l'influenza reciproca di queste due fasi iniziali della carriera morale costituiscono degli schemi importanti, gettano le fondamenta per il successivo sviluppo e offrono uno strumento per distinguere tra le carriere morali che sono disponibili per lo stigmatizzato. Sarà opportuno analizzare quattro di questi modelli: 1. Il primo comprende coloro che hanno uno stigma fin dalla nascita; 2. un secondo modello deriva dalla capacità di una famiglia e, in misura assai minore, dei vicini di casa, di fare da campana protettiva per i giovani. Si fa di tutto per impedire che qualsiasi definizione che possa umiliarlo entri nella campana. Il momento in cui la cerchia domestica non riesce più a proteggere la persona varia in relazione alla classe sociale, al luogo di residenza e al tipo di stigma. Un’esperienza spesso citata di apprendimento sul proprio stigma è, per esempio, l’ingresso a scuola. È interessante notare che quanto più grande è il grado di deficit, tanto maggiore sarà la possibilità che venga iscritto a una scuola speciale per ragazzi della sua condizione, e più brusco sarà il confronto con l’idea che ha di lui il mondo esterno alla famiglia. Si sentirà dire che per lui le cose saranno più facili se sta tra i “suoi”. Anche se lo stigmatizzato dalla nascita riesce ad attraversare i suoi primi anni di scuola conservando alcune delle sue illusioni, il momento della verità arriva per lui quando cominciano i rapporti con l’altro sesso o quando si mette a cercare lavoro. 3. un terzo modello di socializzazione riguarda chi viene stigmatizzato in una fase già avanzata della vita, o apprende piuttosto tardi di essere sempre stato screditabile: il primo caso non comporta una radicale riorganizzazione del modo di guardare il proprio passato, il secondo invece si. Possiamo supporre che gli sarà molto difficile ritrovare una sua identità e che sarà portato all’autodisapprovazione. 4. un quarto modello è rappresentato da coloro che in un primo tempo sono socializzati in una comunità estranea sia all'interno che all'esterno dei confini della società normale, e che poi devono imparare un secondo modo di essere che quelli che li circondano accettano come l'unico reale e valido. Indipendentemente da quale possa essere il modello generale della carriera morale dello stigmatizzato, la fase di esperienze durante la quale egli apprende di possedere uno stigma sarà particolarmente interessante, perché è assai probabile che in quel momento sia gettato in un nuovo rapporto con gli altri stigmatizzati. Nei molti casi in cui la stigmatizzazione dell'individuo viene associata con la sua ammissione in una istituzione di custodia (prigione, sanatorio, orfanotrofio), gran parte di quanto apprenderà riguardo al proprio stigma gli verrà trasmesso nel corso di un prolungato, intimo contatto con quelli che stanno per diventare i suoi compagni di sofferenza. Come abbiamo già detto, quando un individuo apprende per la prima volta cos'è che deve accettare come propria condizione, è probabile, ed è il meno che possa succedere, che provi una certa ambivalenza; poiché queste persone non solo saranno apertamente stigmatizzate, e dunque diverse dalla persona normale che egli sa di essere, ma possono anche avere altri attributi che per lui sono difficili da accettare come propri. Ci saranno “cicli di affiliazione” attraverso i quali la persona giungerà ad accettare le particolari occasioni di partecipare al gruppo interno o giungerà a respingerle dopo un primo momento di ”accettazione”. Le fasi successive della carriera morale dell’individuo coincidono con questi cambiamenti di partecipazione e credenza. Il rapporto dell’individuo stigmatizzato con la comunità informale e le organizzazioni formali è quindi di importanza cruciale. Ancora più importante, i segni non permanenti usati unicamente per trasmettere l'informazione sociale possono essere impiegati, o meno, contro la volontà dell'informatore; quando lo sono tendono ad essere simboli di stigma. È possibile che certi segni che hanno un significato per un gruppo ne abbiano uno diverso per un altro e che la stessa categoria sia designata ma caratterizzata in modo differente. I segni che trasmettono l'informazione sociale variano naturalmente per quanto riguarda l'attendibilità. Un'ultima considerazione sull'informazione sociale deve riguardare il carattere informativo che, nella nostra società, ha l'”essere con”. Essere “con qualcuno” vuol dire trovarsi in sua compagnia in un’occasione sociale. Il punto è che, in certe circostanze, l’identità sociale di quelle persone che sono insieme a un individuo può essere usata come fonte di informazione sull’identità sociale di quell’individuo stesso, assumendo che lui è ciò che sono gli altri. Forse il caso estremo di questa situazione si riscontra negli ambienti criminali: un ricercato per un mandato di arresto può contaminare legalmente chiunque si faccia vedere con lui, esponendolo al rischio di essere sospettato e arrestato a sua volta. Visibilità Il problema del PASSING ha sollevato quello della “visibilità” di un particolare stigma, cioè di quanto lo stigma sia più o meno efficace nel comunicare agli altri che l’individuo lo possiede. Per es ex pazienti psichiatrici e padri di figli illegittimi sono in una condizione simile per il fatto che il loro attributo stigmatizzante non è immediatamente visibile. La visibilità costituisce un fattore fondamentale. Ciò che può essere detto dell’identità sociale di un individuo avrà grande importanza per lui. Certo le conseguenze di una presentazione di se fatta di fronte a un pubblico generico possono essere di poca rilevanza in determinate interazioni, ma in ogni interazione ci saranno conseguenze che possono essere di grandissima portata. Inoltre, quando l’individuo deve decidere quale strategia scegliere rispetto al proprio stigma, la sola base da cui partire sono le informazioni abitualmente disponibili su di lui. Perciò, può essere fatale qualsiasi cambiamento nel modo in cui un individuo deve presentarsi -fu probabilmente questo l’elemento che dette ai greci l’idea di stigma. Prima di utilizzare il modo sicuro il concetto di visibilità occorre distinguerlo da altre tre nozioni con le quali viene spesso confuso: 1. la visibilità di uno stigma deve essere distinta dal suo “essere noto”. Quando lo stigma è molto visibile, il solo fatto di entrare in contatto con gli altri farà conoscere il suo stigma. Ma che gli altri sappiano dello stigma dipende anche da un altro fattore: se abbiano o meno saputo qualcosa di lui in precedenza, attraverso pettegolezzi o un precedente contatto; 2. dobbiamo distinguere la visibilità da una delle sue particolari caratteristiche e cioè l'interferenza. Quando uno stigma è immediatamente percepibile, rimane comunque il problema di quanto interferisce nel flusso dell’interazione. Si deve aggiungere che la stessa minorazione può avere diverse espressioni, ciascuna caratterizzata da una misura diversa di interferenza; 3. in terzo luogo, la visibilità di uno stigma, allo stesso modo della sua interferenza, deve essere disancorata da certe possibilità di quello che potremmo chiamare il “focus percepito” dello stigma. Noi normali sviluppiamo certe concezioni riguardo alla sfera di vita in cui un particolare stigma discredita subito una persona. La bruttezza, ad es. percepiamo che la sua condizione non dovrebbe avere alcun effetto sulle sue capacità di agire da solo. Essa è uno stigma che viene messo a fuoco in determinate situazioni sociali. Si ritiene che altri tipi di stigma, come avere il diabete, non abbiano nessun effetto iniziale sulle competenze necessarie all’individuo per stabilire una interazione faccia a faccia. Tali stigmi ci portano prima di tutto a discriminare in questioni come l’attribuzione di posti di lavoro. Si deve quindi distinguere il problema della visibilità da alcuni altri aspetti: la conoscenza che si ha dell'attributo, la sua interferenza e il suo focus percepito. In generale, prima di poter parlare del grado di visibilità, bisogna specificare la capacità dei presenti di decodifica. Identità personale Per poter considerare in modo sistematico la situazione dello screditabile è necessario esaminare le caratteristiche dell'informazione sociale e della visibilità. Prima di procedere oltre sarà necessario considerare attentamente anche il fattore dell'identificazione, Intesa in senso criminologico e non psicologico. Finora l'analisi dell'interazione sociale tra lo stigmatizzato e il normale non ha richiesto, prima che cominci l'interazione, che le persone coinvolte si conoscono personalmente perché il modo di gestire lo stigma è lo sviluppo di un aspetto basilare della società: il processo di stereotipizzazione o profilazione delle nostre attese normative riguardo alla condotta e al carattere. Classicamente la stereotipizzazione è riservata ai clienti, agli orientali e agli automobilisti cioè persone che rientrano in categorie molto ampie. C'è un’idea diffusa secondo cui, sebbene i contatti impersonali tra estranei siano particolarmente soggetti a reazioni stereotipiche, quando le persone giungono a rapporti più stretti l'una con l'altra, tale approccio categoriale regredisce e gradualmente viene sostituito da comprensione, solidarietà e da un giudizio realistico delle qualità personali. Mentre un marchio, come può essere uno sfregio sul viso, può bastare a escludere un estraneo, le persone che conoscono intimamente lo sfregiato non vi daranno troppa importanza. Il settore in cui è necessaria l'amministrazione dello stigma riguarda principalmente la vita pubblica. L'idea di tale progressione ha senza dubbio una certa validità. Per esempio, è stato rilevato come, oltre alle tecniche per avere per avere rapporti con gli estranei, il disabile fisico può svilupparne altre particolari per aggirare il tatto o la distanza con cui di solito viene accolto all’inizio. Il disabile può passare un piano più “personale” laddove la sua minorazione cessa di essere un fattore fondamentale, tale processo viene chiamato da Fred Davis “fare breccia”. Inoltre, chi ha uno stigma fisico riferisce che i normali con i quali ha frequenti interazioni lo allontaneranno sempre meno a causa della disabilità così da poter ben sperare che giorno dopo giorno possa svilupparsi qualcosa di simile ad una routine di normalizzazione. È probabile che lo stesso atteggiamento protettivo sia applicato nei confronti di intere categorie di stigmatizzati: negozi che si trovano nelle vicinanze degli ospedali psichiatrici possono diventare posti con un'alta tolleranza nei confronti di comportamenti psicotici ecc... Malgrado queste prove sulle credenze comuni riguardanti lo stigma e i rapporti di famigliarità, si deve osservare che non è detto che la famigliarità riduca il disprezzo. Comunque, in questo caso, è più importante vedere come l'insieme degli effetti derivanti da tutta una serie di supposizioni che facciamo su una persona sia sempre presente nei rapporti con gente che conosciamo a fondo, intimamente e da lungo tempo. In primo luogo può darsi che siano proprio gli intimi quelli a cui lo stigmatizzato cerca in ogni modo di nascondere qualche cosa di vergognoso. Inoltre, mentre può darsi che uno dei membri della famiglia condivida l'oscuro segreto, un altro, o i bambini, sono magari considerati non soltanto dei confidenti insicuri, ma anche persone di natura così delicata da ricevere un serio danno dalla conoscenza del fatto. Sarà meglio vedere in quale caso si presenti la discrepanza caratteristica tra l'identità sociale virtuale e quella effettiva e i tipici sforzi che vengono fatti per controllare la situazione. Eppure, l'intero problema di amministrare lo stigma è influenzato dalla conoscenza o meno della persona stigmatizzata. Comunque, il cercare di descrivere la natura di questa influenza richiede la chiara formazione di un altro concetto, quello di identità personale. Lo stigma e lo sforzo di occultarlo o di porvi rimedio diventano fattori “fissi”, parte dell'identità personale. Da ciò deriva la nostra maggiore propensione a comportarci in modo improprio quando portiamo una maschera oppure quando siamo lontani da casa; la propensione a pubblicare in forma anonima delle rivelazioni, a presentarsi a un ristretto pubblico privato, nella speranza che la scoperta da parte del pubblico più vasto non li chiami direttamente in causa. Biografia degli altri L'identità personale e l'identità sociale articolano l'idea dell'individuo e del suo mondo che hanno coloro che entrano in rapporto con lui. La distinzione è in primo luogo tra quelli che sanno e quelli che non sanno. Quelli che sanno sono coloro che hanno un identificazione personale dell'individuo, basta che lo vedano o sentano il suo nome per essere subito in grado di fornire informazioni su di lui. Quelli che non sanno, invece, sono coloro per i quali l'individuo è del tutto estraneo, uno di cui non hanno ancora cominciato a stilare nessuna biografia personale. L'individuo di cui gli altri sanno può sapere o non sapere che essi sanno di lui; questi, a loro volta, possono o meno sapere che lui sappia o non sappia che loro sanno di lui. Inoltre, mentre crede che gli altri non sappiano di lui, nondimeno egli può esserne certo. Ancora, se gli sa che si sanno di lui, deve, almeno in una certa misura, sapere di loro, ma se non sa che si sanno di lui, può darsi che non sappia di loro nulla su altri aspetti. Ciò può avere importanza indipendentemente da quanto è o non è conosciuto, poiché il problema dell'individuo nel padroneggiare la sua identità sociale e personale varia moltissimo se quelli in sua presenza sanno di lui o no e, se sanno, se lui ne è o no consapevole. Con il termine riconoscimento cognitivo, si intende l'atto percettivo di “collocare” una persona, come detentore di una specifica identità sociale o di una particolare identità personale. Il riconoscimento delle identità sociali è una delle funzioni di controllo cui sono notoriamente tenuti guardiani e portieri. Meno noto è invece il fatto che il riconoscimento di identità personali sia un'attività funzionale del tutto normale in alcune organizzazioni, nelle banche ad esempio. Tra le persone che dispongono di informazioni biografiche riguardanti un certo individuo, ci saranno sempre quelle che fanno parte di una cerchia più ristretta in cui lui è conosciuto " socialmente" in forma più o meno intima. Si può dire che non solo sanno " di lui ", ma lo conoscono anche " personalmente ". Avranno perciò il diritto e l'obbligo di scambiare con lui un cenno con il capo, un saluto o due chiacchiere e questo costituisce il riconoscimento sociale. Il riconoscimento cognitivo è semplicemente un atto di percezione, mentre il riconoscimento sociale ha a che fare con il ruolo di un individuo in un rituale comunicativo. Invece con il termine “fama” si fa riferimento alla possibilità che la cerchia di persone che sanno di un certo individuo, specialmente riguardo a un suo possesso o a una sua conquista rara e desiderabile, possa diventare molto ampia, ben più ampia di quella di coloro che lo conoscono personalmente. Il trattamento accordato ad un individuo in base della sua identità sociale si accompagna spesso a un’ulteriore rispetto e indulgenza quando si tratta di una persona famosa per la sua identità personale. Questo tipo di popolarità facile probabilmente spiega perché si cerca la fama e perché, una volta raggiunta, ci si nasconda da essa. La questione non consiste solo nel fastidio di essere inseguiti dai giornalisti ma anche nel fatto che una vasta gamma di azioni viene inclusa nel racconto biografico come eventi che fanno notizia. Nella vita quotidiana di una persona media ci saranno lunghi periodi di tempo nei quali i fatti che la riguardano non saranno per nessuno degni di essere ricordati, solo un grave episodio potrà produrre istanti che avranno un posto nei racconti che egli stesso o altri faranno del suo passato. Dall’altra parte le persone celebri scopriranno che a pochi periodi della loro vita p consentita l’immobilità, cioè di restare parte inattiva della loro biografia. Nello studiare la fama, bisogna considerare anche l'infamia e la cattiva fama che nasce quando una cerchia di persone ha una cattiva opinione di qualcuno senza averlo incontrato personalmente. La evidente funzione della cattiva fama è il controllo sociale del quale dobbiamo ricordare due distinte possibilità: 1. la prima è il controllo sociale formale. Chi si occupa di individuare dati che servono poi all'accertamento dell'identità opera in vari modi. Es nei grandi magazzini, i sorveglianti al piano dispongono di un vasto schedario dei connotati dei ladruncoli professionisti e del loro modus operandi, che è un inconfondibile segno di identità; 2. la seconda è costituita dal controllo sociale informale, che si riferisce al pubblico in generale (es i poliziotti che fanno servizio in tutti i quartieri della città). I mezzi di comunicazione giocano un ruolo fondamentale in questo caso, perché rendono possibile la trasformazione di una persona “privata” in una figura “pubblica”. Quando l'individuo ha un'immagine pubblica, questa sembra essere costituita da una ristretta scelta di fatti che magari possono essere veri ma che poi, gonfiati per farli apparire straordinari, vengono presentati come un quadro completo di quella persona. Di conseguenza, si può parlare di un genere particolare di stigmatizzazione. La figura che l'individuo si ritaglia nella vita quotidiana nei confronti delle persone con le quali ha rapporti abituali può essere diminuita e distorta da richieste specifiche determinate dalla sua immagine pubblica. Questo sembra accadere soprattutto quando l'individuo non è più coinvolto in eventi che fanno notizia, e quindi deve fare i conti con l'essere accolto ovunque come chi non è più quello di un tempo. Una conseguenza di tutto questo è che sia il famoso che il malfamato possono avere cose in comune: infatti, sia che una folla voglia mostrare amore oppure odio per qualcuno gli spostamenti quotidiani di costui possono subire gli stessi scombussolamenti. Sebbene le faccende quotidiane portino l'individuo a contatto con persone che lo conoscono in modo diverso, tali differenze non saranno normalmente incompatibili; anzi, sarà riconosciuta una sorta di struttura biografica unitaria. Il rapporto di un dipendente con il suo principale è quello con il figlio possono essere molto diversi. Però, potrebbe accadere che se lo stesso uomo incontra il principale mentre passeggia con suo figlio, sarà possibile tra loro un saluto e una presentazione senza che ne il bambino, né il principale- venuti a conoscenza dell'esistenza e del ruolo dell'altro- debbano riorganizzare radicalmente la loro identificazione personale di lui. L'etichetta consolidata della "presentazione di cortesia" , infatti , presuppone che la persona con cui abbiamo una relazione di ruolo abbia altri tipi di relazioni con altre specie di persone. Possiamo dunque supporre che i contatti apparentemente casuali della vita quotidiana possano Tuttavia costituire una sorta di struttura che sostiene l'individuo in una biografia, e questo nonostante la molteplicità dei se. Il passing Poiché ci sono grandi vantaggi nell’essere considerati normali, quasi tutte le persone che sono in condizione di compiere il passing lo faranno intenzionalmente in qualche occasione. Quando lo stigma si riferisce a parti del corpo che i normali devono nascondere in pubblico il passing è inevitabile. Una donna che abbia subito una mastectomia è costretta a presentarsi in modo ingannevole in quasi tutte le situazioni. Quando un individuo fa il passing, che lo faccia intenzionalmente o meno, è possibile che venga scoperto e screditato proprio per quello che in quel momento mostra con evidenza anche a chi lo identifica socialmente solo per ciò che chiunque può percepire nell'interazione. Ma questo tipo di minaccia all'identità sociale virtuale non è l'unico. Nel passing un rischio fondamentale è costituito dal pericolo di essere scoperto da chi è in grado di identificarlo personalmente, perché dispone di informazioni biografiche su di lui. Succede allora che l'identificazione personale ha un profondo effetto sull'identità sociale. Questa è la base di tutte le forme di ricatto: 1. C'è il complotto, che consiste nel manipolare qualcosa che sta accadendo in un certo momento per utilizzarlo in seguito come base per un ricatto; l'attenzione dallo stigma. In alcuni casi questa libertà deriva dall'aver scelto di stare insieme a chi ha lo stesso stigma. Questa ripartizione del mondo dell'individuo in spazi proibiti, accoglienti e riservati determina il costo di ogni rivelazione o occultamento, nonché il significato di essere conosciuti o non conosciuti come stigmatizzati, indipendentemente da quali siano le strategie informative che si scelgono. Così come il mondo dell'individuo è diviso spazialmente in base alla sua identità sociale lo è anche in base alla sua identità personale. Dato che il mondo spaziale dell'individuo è diviso in diversi settori a seconda delle incognite riguardanti il controllo dell'identità sociale e personale, possiamo proseguire nella nostra analisi di alcuni dei problemi e delle conseguenze del passing. Tale analisi coinciderà in parte con la saggezza popolare: infatti, le storie ammonitrici che riguardano i rischi del passing costituiscono parte della moralità di cui noi serviamo per tenere la gente al loro posto. Colui che compie il passing si trova ad affrontare l'imprevedibile necessità di dover rivelare informazioni screditanti su se stesso, come quando la moglie di un paziente psichiatrico cerca di riscuotere l'indennità di disoccupazione del marito. Chi fa il passing soffre anche di "sprofondismo", cioè l'impulso a dire bugie sempre più complesse. Sono proprio le sue tecniche di adattamento che possono ferire i sentimenti degli altri e dare adito ad incomprensioni. Inoltre, colui che compie il passing è disposto a conoscere ciò che gli altri davvero pensano delle persone del suo tipo, sia quando non sanno di avere a che fare con qualcuno come lui, sia quando all'inizio non sanno, ma poi, durante l'incontro, capiscono qualcosa e improvvisamente cambiano atteggiamento. Scopre di non so di non sapere fino a che punto gli altri sono Informati sul suo conto, e questo costituisce un problema quando, per esempio, il suo capo viene debitamente informato del suo stigma mentre gli altri non lo sanno. Come già detto può diventare oggetto di ricatti. Può anche subire l'esperienza classica di doversi esporre durante l'interazione faccia a faccia tradito proprio dalla stessa debolezza che cerca di nascondere. Infine può anche darsi che ti compie il passing si trovi a dover dare delle spiegazioni a chi ha appena saputo del suo segreto e sta per rinfacciargli le sue falsità. Tale possibilità arriva persino ad essere istituzionalizzata come nel caso della partecipazione di malati psichiatrici ad udienze in tribunale. La presenza di compagni di sofferenza o saggi introduce un particolare insieme di situazioni contingenti connesse al passing, poiché le stesse tecniche usate per nascondere i vari tipi di stigma possono essere smascherate da qualcuno che conosce i trucchi del mestiere, dando per scontato che tra simili ci si intende. Ogni rapporto obbliga le persone coinvolte a scambiarsi una certa quantità di informazioni intime come prova di impegno e reciproca fiducia. Le relazioni strette che l'individuo aveva prima di trovarsi a dover nascondere qualche cosa sono quindi compromesse, improvvisamente carenti di informazioni condivise. È molto probabile che rapporti stretti da poco o post-stigma portino la persona screditabile oltre il punto in cui si sente che ha fatto bene a nascondere i fatti. E, in alcuni casi, anche le relazioni effimere possono costituire un pericolo, perché la chiacchierata tra estranei può toccare debolezze segrete. Il fenomeno del passing ha sempre sollevato una serie di problemi sullo stato psichico di chi lo compie: 1. In primo luogo si presume che egli debba necessariamente pagare un elevato prezzo psicologico, un altro livello di ansia, per vivere una vita che può collassare in ogni momento; 2. In secondo luogo si ritiene spesso ed è dimostrato che chi fa i passing si sente ha combattuto nell'appartenenza a due mondi differenti. Si sentirà un po' distante dal suo nuovo gruppo, perché è improbabile che sia in grado di riconoscersi del tutto nell'atteggiamento che questo avrebbe verso ciò che lui sa di poter dimostrare di essere. E probabilmente proverá una sensazione di tradimento e disprezzo di se quando non potrà far nulla contro osservazioni offensive fatte dai membri della categoria all'interno della quale sta compiendo il parsing contro la categoria della quale finge di fare parte, specialmente quando egli stesso ritiene pericoloso astenersi dal partecipare a questa denigrazione. 3. In terzo luogo, Sembra scontato che chi compie il passing dovrà essere attento ad aspetti della situazione sociale che gli altri considerano non previsti e trascurabili. Quelle che per le persone normali sono abitudini svolte senza pensarci possono diventare problemi da risolvere per le persone esposte a discredito. È così che un individuo screditabile arriva a vivere al guinzaglio cioè, resta vicino al luogo in cui può rinnovare il proprio travestimento, e dove può prendersi una pausa dall'obbligo di indossarlo; e si allontana dal suo centro di manutenzione solo quanto basta per poter tornare indietro senza perdere il controllo delle informazioni che lo riguardano. Resta un ultimo aspetto da considerare. Un bambino con uno stigma può compiere il passing in un modo particolare. I genitori, consapevoli della condizione di stigmatizzato, possono proteggerlo in una bolla di accettazione domestica. Quando si avventura all'aperto lo fa, quindi, come uno che inconsapevolmente fai il passing, almeno nella misura in cui il suo stigma non è immediatamente evidente. A questo punto i suoi genitori si trovano di fronte a un dilemma fondamentale per quanto riguarda la gestione delle informazioni, e talvolta si rivolgono ai medici per avere dei consigli su come comportarsi. Se il bambino viene a sapere della propria condizione in età scolare, si pensa che potrebbe non essere abbastanza forte psicologicamente per sopportare la notizia, e che potrebbe anche ingenuamente rendere noti i fatti che lo riguardano a chi non ha bisogno di saperli. Dall'altra parte se il bambino è tenuto troppo a lungo all'oscuro, allora non sarà preparato a quello che gli accadrà e inoltre gli potrà capitare di essere informato della sua condizione da estranei che non hanno alcuna ragione per trovare il tempo e la cura necessari per presentargli i fatti sotto una luce costruttiva, piena di speranze. Tecniche per il controllo delle informazioni Si è detto che l'identità sociale di un individuo suddivide il mondo delle persone e dei luoghi e che, sono in relazione con lui, e che, sebbene in modo diverso, lo stesso viene fatto dalla sua identità personale. Il ritmo della giornata di un stigmatizzato, è un concetto fondamentale perché è proprio questo ritmo che lega l'individuo alle sue diverse situazioni sociali. Nella misura in cui l'individuo è stigmatizzato, si cerca quel ciclo abitudinario di restrizioni che egli deve affrontare per essere accettato socialmente. Consideriamo ora alcune delle tecniche più comuni di cui si serve chi abbia un difetto segreto per amministrare le informazioni decisivi che lo riguardano: 1. Una strategia consiste nel nascondere o cancellare con ogni mezzo tutti quei segni che sono diventati simbolo di stigma. Si deve sottolineare che quando il mezzo impiegato per attenuare la menomazione di alcuni handicap diventa chiaramente un simbolo di stigma, allora si cercherà di non usarlo. Talvolta l'occultamento dei simboli di stigma fa parte di un procedimento correlato, cioè l'uso di mezzi di disidentificazione. Si ha a che fare in questo caso con ciò che la letterarura di spionaggio chiama “copertura” quando ad esempio un omosessuale maschio e un'omosessuale femmina reprimono le loro preferenze e si sposano uno con l'altra. Se lo stigma è stato interiorizzato in conseguenza del ricovero in un'istituzione e se questa, dopo la dimissione del paziente, mantiene nei suoi confronti una posizione che lo scredita, il passing avverrà in modo particolare. Ad esempio, in un ospedale psichiatrico è stato riscontrato che i pazienti che rientrano nella società spesso progettano di fare il passing. Coloro che, per trovare un lavoro, erano costretti ad affidarsi al fisioterapista del centro di riabilitazione, all'assistente sociale eccetera spesso discutevano tra loro degli imprevisti che affrontavano e delle strategie comuni da adottare. Per ottenere il primo lavoro era necessario che il datore di lavoro, ed eventualmente anche il capo del personale, fossero ufficialmente informati del loro stigma. Come si è visto questo avrebbe potuto comportare una certa insicurezza perché non si Va aggiunto che nelle autobiografie di individui stigmatizzati, questa fase della carriera morale è tipicamente descritta come l'ultima, quella della maturità, e del completo adattamento. Il covering Quella che è in gioco è la differenza tra la visibilità e l'intrusione. L'obiettivo sarà quello di ridurre la tensione e cioè di rendere più facile per sé e per gli altri togliere l'attenzione dallo stigma, stimolare l'impegno spontaneo nel contenuto dell'interazione sociale. Ciononostante, i mezzi impiegati per questo compito sono abbastanza simili, e in alcuni casi identici, a quelli impiegati nel passing, poiché ciò che permette di occultare uno stigma a persone ignare potrebbe anche facilitare le cose a coloro che ne sono a conoscenza. È così, dunque, che una ragazza che pur muovendosi meglio con il suo arto di legno rigido, quando è in compagnia, preferisce usare le stampelle o un arto artificiale anatomico. 1. Un tipo di covering riguarda l'individuo che si preoccupa delle caratteristiche associate al suo stigma. Così i ciechi che a volte vengono distinti tra chi ha una deturpazione nell'area degli occhi e chi non ce l'ha. Gli occhiali scuri, a volte indossati per dare volontariamente prova di cecità forse sono allo stesso tempo essere indossati per coprire i segni di questa deturpazione. 2. Un analogo tipo di covering comporta uno sforzo per limitare l'esposizione di quei difetti che più si identificano con lo stigma. Per esempio, una persona quasi cieca che sa che le persone presenti sanno della sua diversità può tuttavia esitare a leggere, perché per farlo dovrebbe portare il libro a pochi centimetri dagli occhi, rivelando così troppo palesemente una delle caratteristiche fondamentali della cecità. 3. La manifestazione più interessante del covering è associata all'organizzazione di situazioni sociali. Come già suggerito tutto ciò che interferisce direttamente con la meccanica della comunicazione si intromette costantemente nell'interazione e risulta davvero difficile ignorarlo. Quindi gli individui con uno stigma, specialmente quelli con un handicap fisico, possono dover apprendere la struttura dell'interazione per sapere entro quali binari devono riportare la loro condotta se vogliono le ridurre al minimo l'intrusione del loro stigma. Dai loro sforzi, quindi, si possono comprendere caratteristiche dell'interazione che, altrimenti potrebbero essere ritenute così scontate da sfuggire all'attenzione. Ad esempio, le persone con problemi di udito imparano a parlare con l'altezza del tono di voce che gli ascoltatori ritengono appropriata per la situazione. CAPITOLO 3- Adattamento al gruppo e identità dell'ego Le identità sociale e personale possono essere capite meglio se si considerano insieme e si pongono in contrasto con quella che Erikson e altri hanno chiamato identità dell'“Io” o dell’ego, e cioè la percezione soggettiva della propria condizione, della propria continuità e delle caratteristiche che un individuo arriva ad avere come risultato dalle varie esperienze sociali. L'identità sociale e quella personale fanno, prima di tutto, parte delle aspettative e delle definizioni che altre persone hanno nei suoi confronti. Nel caso dell'identità personale, possono sorgere persino prima che egli sia nato e continuare dopo la sua morte. L'identità dell'ego, invece, è prima di tutto una questione soggettiva, riflessiva, che deve essere necessariamente sentita dall'individuo la cui identità è in gioco. Il concetto di identità sociale ci ha permesso di riflettere sulla stigmatizzazione. Il concetto di identità personale ci ha permesso di considerare il ruolo del controllo dell'informazione nell'amministrazione dello stigma. L'idea dell'identità dell'ego ci consente di considerare ciò che l'individuo sente riguardo allo stigma e alla sua amministrazione e ci fa guardare con particolare attenzione i consigli che gli vengono dati riguardo a questi problemi. Ambivalenza Lo stigmatizzato acquisisce i requisiti dell'identità, che applica a se stesso senza poi poterli mettere in pratica, è inevitabile che venga a trovarsi in una posizione di ambivalenza di fronte al proprio io. 1. Lo stigmatizzato rivela la tendenza a differenziare i “suoi” in livelli nella misura in cui lo stigma è evidente e intrusivo. Legato a questo ingannevole genere di distinzione in livelli c’è il problema delle alleanze sociali, e cioè se la scelta che l'individuo fa degli amici, delle ragazze e del coniuge si verifichi all'interno del suo gruppo oppure avvenga “al di là del confine”. È probabile che più l'individuo è legato alle persone normali, più si considererà in termini non stigmatizzanti, sebbene esistano dei contesti in cui sembra che sia vero proprio l'opposto. Sia che lo stigmatizzato si associ con quelli nelle sue stesse condizioni oppure no, può darsi che riveli un'ambivalenza di identità quando vede da vicino gli altri con il suo stesso stigma che si comportano in modo stereotipato, esibizionistico o mettono pateticamente in mostra le caratteristiche negative che vengono loro attribuite. Questo spettacolo potrebbe disgustarlo, poiché, dopotutto, condivide le norme della società, trasformando la repulsione in vergogna e quindi il vergognarsi stesso in qualcosa di cui si vergogna. In altri termini, egli non può né identificarsi col suo gruppo, né distaccarsi da esso. Tale ambivalenza si può riscontrare nella sua forma più intensa nel processo di “avvicinamento”, quando l'individuo si accosta a un esempio indesiderabile delle persone che si trovano nelle sue stesse condizioni mentre è “con” una persona normale. I consigli degli esperti Si è osservato che lo stigmatizzato si definisce come una persona non diversa da qualsiasi altro essere umano, mentre poi quelli che lo circondano, e lui stesso, lo definiscono un separato, diverso. Nella società contemporanea, ciò vuol dire non soltanto che lo stigmatizzato cercherà di propria iniziativa di costruirsi un codice, ma che, come si è già osservato, riceverà aiuto dai professionisti, talvolta sotto forma di racconto della loro storia o di come sono riusciti a controllare qualche analoga difficile situazione. I codici che vengono presentati, in modo esplicito o implicito, allo stigmatizzato mirano a occultare certe questioni standard. Viene suggerito un modello accettabile per rivelare o nascondere. Atri questioni standard: • solidarietà tra chi come lui; • genere di fraternizzazione che deve essere mantenuto con le persone normali; • pregiudizi nei compagni di stigma; • misura in cui deve presentarsi come persona normale e quella in cui deve convincere gli altri a trattarlo in maniera diversa; • i fatti che riguardano i suoi stessi stigmatizzati, deve essere orgoglioso; • processo di accettazione della sua diversità in cui deve impegnarsi; Sebbene i codici di comportamento offerti a chi ha un particolare stigma siano diversi tra di loro, ci sono certe argomentazioni che, comunque contraddittorie, sono generalmente condivise. Dovrebbe essere chiaro che questi approvati codici di comportamento non soltanto offrono allo stigmatizzato una piattaforma e un’impostazione politica, regole sul modo di trattare gli altri, ma che nozioni sul giusto atteggiamento da tenere nei confronti di se stesso. Non riuscire ad aderire a questo codice vuol dire essere frustrati e disorientati; riuscirci significa essere vera e degna, due qualità spirituali che, insieme, producono quello che si chiama “autenticità”. Due conseguenze di questa attività di sensibilizzazione: 1. i consigli riguardanti il comportamento personale stimolano talvolta lo stigmatizzato a diventare un critico della scena sociale, un osservatore delle relazioni umane; 2. i consigli dati allo stigmatizzato riguardano spesso direttamente quell'aspetto della sua vita che egli considera più intimo e vergognoso; le sue ferite più nascoste vengono toccate ed esaminate con metodo critico, secondo il costume letterario corrente. Dipende dalle persone normali non lasciarsi trascinare oltre il limite in cui possono accettare lo stigmatizzato senza problemi e, nella peggiore delle ipotesi, con un certo sforzo. Dagli stigmatizzati ci si aspetta che si comportino da gentiluomini e non ne approfittino. Si richiede che l'individuo stigmatizzato si accetti gioiosamente e senza imbarazzo come essenzialmente uguale ai normali e, allo stesso tempo, si sottragga volontariamente da quelle situazioni nelle quali le persone normali dichiarerebbero solo a denti stretti di accettarlo come simile. Dal momento che la linea di condotta per un buon adattamento viene indicata da coloro che assumono il punto di vista della società in generale, ci si dovrebbe chiedere che cosa significhi per i normali il fatto che lo stigmatizzato la segua. Significa che la difficoltà è il dolore di doversi portare uno stigma non saranno loro mai resi palesi; significa che le persone normali non dovranno ammettere a se stesse quanto siano limitati il loro tatto e la loro tolleranza e che possono restare relativamente incontaminati da un contatto intimo con lo stigmatizzato. È proprio da questi significati che derivano i principi di un buon adattamento. Quando lo stigmatizzato si serve di questo aspetto del buon adattamento, si dice spesso che ha un carattere forte e una profonda concezione della vita. Si chiede allo stigmatizzato di comportarsi in modo da far capire che il suo fardello non è pesante, né che il fatto di portarlo lo abbia reso diverso da noi. Nello stesso tempo, egli deve mantenersi a una certa distanza da noi, in modo di consentirci di confermare le nostre convinzioni su di lui. Gli si consiglia di ricambiare spontaneamente l’accettazione di se stesso e nostra, un’accettazione di lui che noi per primi non gli abbiamo dato abbastanza. In questo modo, si permette ad una accettazione fantasma di fare da fondamento a una normalità fantasma. T qui La politica dell'identità Per lo stigmatizzato, sia il gruppo interno che quello esterno presentano un'identità dell'ego: il primo in termini politici, il secondo in termini psichiatrici. Egli avrà accettato un self per se stesso, ma questo self, come è necessario che sia, è un estraneo interno, una voce del gruppo che parla per e attraverso di lui. CAPITOLO 4- Il self e il suo altro Questo saggio affronta il problema della situazione dello stigmatizzato e dei modi in cui risponde alla sua collocazione reale. Deviazioni e norme Per ogni piccola manchevolezza esiste un'occasione sociale che la fa apparire enorme, creando una frattura, che suscita vergogna, tra l'identità virtuale e quella attuale. Perciò la precarietà occasionale e quella permanente dello stigmatizzato sono un unico continuum e la sua collocazione nella vita è analizzabile partendo proprio dagli stessi termini di riferimento. Non bisogna guardare al diverso per la nostra diversità, ma all'ordinario. Le norme sociali sono certamente determinanti, ma è probabile che l'interesse prevalente sia meno per le deviazioni non comuni dall'ordinario che per le deviazioni ordinarie dal comune. Le norme di cui si tratta in questo saggio riguardano l'identità o l'essere e sono perciò di una specie particolare. È dunque legittimo affermare che le norme dell'identità alimentano le deviazioni così come alimentano il conformismo. Due modi di risolvere tale concezione: 1. categoria di persone che appoggiano una norma ma solo in quanto loro stessi, e altri, la definiscono come un criterio non fondamentale perché possa esser messa in pratica, anche a livello soggettivo. 2. Chi no può far propria una norma d'identità senza alienarsi la comunità che la sanziona, oppure senza finire con l'identificarsi con la comunità stessa. Pagata a caro prezzo sia da società che da individuo. 3. Attraverso tali processi, la base comune delle norme può essere mantenuta al di là del circolo di quelli che le realizzano compiutamente. Il deviante normale Bisogna sottolineare che la gestione dello stigma è una caratteristica generale della società, un processo che ha luogo ovunque ci siano norme di identità. La cosa più importante di tutte è che proprio il concetto delle differenze che provocano vergogna, viene a rassomigliare alle credenze fondamentali, a quelle che riguardano l'identità. Se dunque non possiamo chiamare lo stigmatizzato un deviante, sarà meglio chiamarlo deviante normale, almeno nella misura in cui la sua situazione venga analizzata nel contesto che abbiamo presentato. Poiché il fatto del passaggio dallo stato di stigmatizzazione a quello normale avviene presumibilmente nel senso desiderato, si comprende come il cambiamento, quando si verifichi, possa essere sopportato psicologicamente dall'individuo. Lo stigmatizzato è, come tutti gli altri, prima di ogni cosa abituato alla concezione che gli altri hanno di persone come lui. Stigma e realtà Si è sottolineato la gestione sia della tensione che dell'informazione e cioè come lo stigmatizzato è in grado di presentare agli altri un Io precario esposto all'insulto e al discreto. Lo stigmatizzato e la persona normale sono parte uno dell'altro e, se si dimostra che l'uno è vulnerabile, c'è da aspettarsi che lo sia anche l'altro. Quando si trovano con persone normali che sospettano nulla, si divertono a portare il discorso su argomenti in cui, senza saperlo, i normali finiranno col fare a parte dello stupido, perché esprimono nozioni che la presenza di chi “passa” smantellerà implicitamente. Oltre a ciò, c'è anche il sistema molto meno gentile di mettere gli altri alla berlina (metterli in ridicolo). In conclusione, vorrei ripetere che lo stigma non riguarda tanto un insieme di individui concreti che si possono dividere in due gruppetti, lo stigmatizzato e il normale, quanto piuttosto un processo sociale a due, assai complesso, in cui ciascun individuo partecipa in ambedue i ruoli, almeno per quello che riguarda certe connessioni e durante certi periodi della vita. Il normale e lo stigmatizzato non sono persone, ma piuttosto prospettive. CAPITOLO 5- Deviazioni e devianza Cominciando dal concetto generale di un gruppo di individui che condividono certi valori e aderiscono a tutta una serie di norme sociali riguardanti la condotta e gli attributi sociali, possiamo definire qualsiasi individuo che non aderisce a tali norme come un “deviante” e la sua caratteristica come una ”deviazione”. Deviante del gruppo interno, deviante relativo a un gruppo concreto e non a delle pure e semplici norme e che la sua inclusione piena, anche se ambivalente, nel gruppo lo distingue da un altro ben noto tipo di deviante, l'isolato del gruppo che, pur senza farne parte, si trova costantemente in situazioni sociali con esso. • Disaffiliati, coloro che prendono una posizione indipendente e a titolo puramente personale possono definirsi eccentrici o “personaggi”. • Culturisti, coloro che esercitano un'attività collettiva e focalizzata all'interno di un edificio o di una località e spesso una attività speciale. • Devianti sociali (deviance), coloro che invece si riuniscono in una sotto-comunità e la loro vita collettiva una comunità deviante. Essi costituiscono un tipo particolare, quello del deviatore. Altri due tipi di deviatori, i membri dei gruppi di minorazione (etnici e razziali) e gli appartenenti alle classi subalterne. Gli stigmatizzati hanno abbastanza da preoccuparsi per la varietà di situazioni spiacevoli che devono affrontare nella vita comune perché a noi, a scopo di analisi, ci sentiamo autorizzati a includerli tutti sotto un'unica classificazione.