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Stigma, note sulla gestione dell'identità degradata di Erving Goffman, Sintesi del corso di Istituzioni Di Sociologia

Sintesi del saggio di Erving Goffman del 1963

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Stigma, note sulla gestione dell'identità degradata di Erving Goffman e più Sintesi del corso in PDF di Istituzioni Di Sociologia solo su Docsity! RIASSUNTO di STIGMA (di Erving Goffman) Note sulla gestione dell’identità degradata 1.Stigma e Identità sociale I Greci → inventarono il termine stigma per indicare un segno (impresso a fuoco o inciso) sul corpo che serviva a mostrare qualcosa di insolito e negativo nella condizione morale del portatore; spesso schiavo, criminale o traditore. In epoca cristiana → aggiunti a questo termine 2 livelli metaforici: grazia divina (forma di eruzioni cutanee) e segni corporei di un disordine fisico. Oggi → il termine viene applicati più alla disgrazia stessa che alla sua manifestazione corporea; inoltre ci sono stati cambiamenti nel tipo di minorazione che suscita turbamento e interesse. Concetti introduttivi È la società a stabilire i modi per dividere le persone in categorie e l’insieme degli attributi che devono essere considerati ordinari e naturali per i lor membri. Sono i setting (= spazi e contesti nei quali si svolge l’azione) sociali a determinare quali categorie di persone è più facile incontrare. La routine dei rapporti sociali in setting definiti ci permettono poi di avere a che fare con persone del tipo che ci aspettiamo; ci consente di stabilire in anticipo la sua “identità sociale” (= a quale categoria appartiene e i suoi attributi, personali come l’onestà o strutturali come l’occupazione). Quest sono tutte supposizioni che noi trasformiamo in aspettative normative, generalmente non ne siamo consapevoli. La caratteristica che attribuiamo all’individuo potremmo intenderla come se fosse un’attribuzione a posteriori fatta solo virtualmente, una qualificazione “a grandi linee”, cioè un’identità sociale virtuale. La categoria e gli attributi che si potrebbero dimostrare essere effettivamente in suo possesso saranno definiti come sua identità sociale effettiva → identità sociale virtuale vs identità sociale effettiva. Mentre l’estraneo è davanti a noi, può manifestarsi una qualche prova che questi possieda un attributo (poco desiderabile) che lo rende diverso dagli altri membri di quella categoria, al limite tale da renderlo una persona assolutamente cattiva o pericolosa o debole. Viene così degradato da persona integra a persona corrotta, screditata. Tale attributo è uno stigma (a volte mancanza, handicap, limitazione) → esso costituisce un particolare divario tra identità sociale virtuale e quella effettiva. Uno stigma è un particolare tipo di rapporto tra attributo e stereotipo. Il termine ha una duplice prospettiva: condizione dello screditato (=diversità già conosciuta o a prima vista evidente) e condizione dello screditabile (=non immediatamente percepibile). Partendo dalla condizione di screditato → 3 tipi di stigma molto diversi: deformazioni fisiche, difetti del carattere (dedotti dalla conoscenza di un’attestazione o di una documentazione relativa, p.e. patologie mentali, uso di stupefacenti, alcolismo, tentativi di suicidio) e stigmi tribali della razza, della nazione e della religione (che possono essere trasmessi attraverso la discendenza e che contaminano allo stesso modo tutti i membri di una famiglia). Chiameremo normali noi e coloro che non si discostano per qualche caratteristica negativa dalle aspettative. Gli atteggiamenti che noi normali assumiamo nei confronti di una persona con uno stigma → varietà di discriminazioni (spesso inconsapevolmente). Elaboriamo una ideologia, una teoria dello stigma, per spiegare la sua inferiorità. Nelle nostre conversazioni quotidiane usiamo termini stigmatizzanti, come storpio, bastardo, ritardato, che diventano fonte di metafore ed immagini, generalmente senza pensare al significato originario. A volte tendiamo ad imputare attributi o assumere atteggiamenti assurdi p.e. alcuni alzano la voce con i ciechi come se fossero sordi o tentano di sollevarli come se fossero paralitici. Inoltre, potremmo percepire la sua reazione difensiva rispetto alla propria condizione come diretta espressione del suo difetto, e considerare quindi sia il difetto che la reazione come un giusto castigo per qualcosa che lui, i suoi genitori o la sua tribù hanno fatto; da questo ricavare una giustificazione del modo in cui noi lo trattiamo. Il problema dello stigma nasce solo dove esiste un’aspettativa diffusa che chi appartiene a una determinata categoria non debba soltanto sostenere una data norma, ma anche applicarla. Inoltre, un individuo potrebbe non essere all’altezza dell’aspettativa e tuttavia non sentirsi toccato da questa mancanza, protetto dalle sue credenze identitarie> egli si considererà un umano perfettamente normale. Porta uno stigma ma non sembra esserne toccato. P.e. zingari, malfattori incalliti e ebrei ultra-ortodossi. NB: L’individuo stigmatizzato tende ad avere le nostre stesse credenze sull’identità. Egli può sentire che gli altri non lo accettano o non sono disposti ad avere rapporti con lui su un piano di “parità”. Gli orientamenti che ha interiorizzato lo rendono consapevole della sua mancanza e ciò causa vergogna → l’individuo percepisce qualche suo attributo come una cosa umiliante, un attributo di cui si può facilmente immaginare privo. È probabile che sia l’immediata presenza dei normali a rafforzare la frattura fra ciò che richiede il suo sé e il suo self (self demands and self)1, ma in realtà l’odio e il disprezzo di sé possono manifestarsi anche quando si trova solo davanti ad uno specchio: “mi sentivo come bloccato. Quella persona allo specchio non potevo essere io.” “Sentivo come se non avesse nulla a che fare con me; era solo un travestimento. Guardai nello specchio e fui terrorizzato perché non mi riconobbi. Ogni incontro con me stesso era come una mazzata.” Possiamo ora stabilire la caratteristica principale della situazione in cui viene a trovarsi, nella vita, l’individuo stigmatizzato → problema dell’accettazione: coloro che hanno contatti con lui cessano di accordargli stima e considerazione; lui fa eco a questo diniego considerando che alcuni dei suoi attributi lo giustificano. Come risponde lo stigmatizzato a questa situazione? In alcuni casi gli sarà possibile cercare di a) correggere la sua inadeguatezza direttamente p.e. una persona deforme che fa ricorso alla chirurgia plastica (= non è l’acquisizione di uno status completamente normale, ma la trasformazione di sé da qualcuno con un particolare difetto in qualcuno che ha evidentemente corretto quel difetto). A questo proposito → inclinazione a diventare “vittima” di truffe, p.e. ciarlatani impegnati a vendere rimedi contro le balbuzie, preparati per chiarire la pelle, aumentare la statura, terapie spirituali. Vedi citazione di Miss Peck (pioniera newyorkese nell’intervento sociale): fino agli anni ’20 (quando American Medical Association lanciò una campagna di controlli) la Lega dei sordi era una fantastica riserva di caccia, ideale per la pubblicità di cuffie magnetiche, miracolosi apparecchi vibranti, timpani artificiali, oli magici ecc. b) correggere la propria condizione indirettamente, sforzandosi di impadronirsi di quelle attività generalmente considerate inaccessibili; p.e. una persona zoppa che impara, o impara di nuovo, a nuotare, correre ecc. c) alla fine la persona con una diversità mortificante può rompere con ciò che chiamiamo realtà e ostinatamente cercare di ricorrere ad un’interpretazione non convenzionale delle caratteristiche della propria identità sociale. d) È possibile che lo stigmatizzato ricorra al proprio stigma per ottenere “piccoli vantaggi”, come alibi per scarsi risultati ottenuti per altri motivi; p.e. le sue insoddisfazioni, le procrastinazioni e presto scopre che la vita non è una navigazione serena nemmeno per chi ha “facce ordinarie”, senza difetti. e) può inoltre considerare le vicende che lo hanno messo alla prova come una sorta di benedizione, soprattutto in ragione dell’idea che la sofferenza può insegnare qualcosa sulla vita e sulle persone; p.e. testimonianza di una madre resa invalida dalla poliomielite. f) ancora può arrivare a riconsiderare i limiti dei normali, come suggerisce p.e. una persona affetta da sclerosi multipla: “il fatto che le persone normali possano andare in giro, vedere, sentire, non significa che stiano vedendo o ascoltando”. 1 Concetto goffmaniano di self: il sé rappresentato è visto come una specie di immagine che l’individuo su un palcoscenico e nelle vesti di un personaggio, cerca con ogni mezzo di far passare come suo proprio. Ma se l’individuo è visto in questo modo, tanto che gli viene attribuito un sé, quest’ultimo non ha origine nella persona del soggetto, bensì nel complesso della scena della sua azione, in quanto scaturisce da quegli attributi degli eventi locali che la rende comprensibile ai testimoni. successo, documentati racconti di atrocità, racconti esemplari dal punto di vista morale > la pubblicazione svolge anche la funzione di forum, nel quale vengono presentate opinioni diverse su come gestire al meglio la situazione delle persone stigmatizzate e in più costituiscono un mercato per libri e opuscoli di analogo orientamento. Esempio americano: è probabile che il punto di vista dei membri di una categoria venga in qualche modo reso pubblico; si può quindi affermare che gli americani stigmatizzati tendano a vivere in un mondo definito da prodotti letterari (libri, riviste, film). Esiste dunque per la maggior parte delle persone stigmatizzate una versione intellettualmente elaborata del loro punto di vista. Osservazioni sui rappresentanti di una categoria di stigmatizzati: il rappresentante che sa parlare meglio, o più conosciuto, può ritrovarsi ad avere l’intera giornata assorbita dal “movimento” e a prendere atto che è diventato uno specialista. Una volta che una persona con un determinato stigma raggiunge un’alta posizione professionale è probabile che le si apra una nuova carriera, quella di rappresentare la propria categoria di stigmatizzati. Su questa specie di professionalizzazione → a) i leader della categoria devono avere contatti con rappresentanti di altre categorie e finiscono così per rompere il circolo chiuso della categoria; cessano di essere rappresentativi delle persone che rappresentano; b) possono mostrare alcuni pregiudizi radicati per la semplice ragione che sono troppo coinvolti nel problema per poterne scrivere; c’è un tacito accordo sul fatto che la situazione dell’individuo con questo particolare stigma sia degno di nota. Questo accordo minimo contribuisce a consolidare la credenza nello stigma come fondamento per un’idea di sé; anche qui i rappresentanti non sono rappresentativi, per la ragione che la rappresentanza difficilmente può venire da coloro che non riflettono sul proprio stigma o che non hanno la preparazione necessaria. Altri possibili strumenti attraverso i quali lo stigmatizzato ricorda la propria condizione: ogni volta che qualcuno con uno stigma sale alla ribalta per aver violato la legge, per aver vinto un premio o essere diventato il primo nel suo genere in qualcosa > trova spazio nel media, oltre il livello locale. I saggi → quelle persone che sono normali e la cui condizione particolare li ha rasi comprensivi e intimamente consapevoli della vita segreta dell’individuo stigmatizzato, persone che in qualche modo sono accettate dal gruppo e ne diventano membri onorari. I saggi sono i marginali, di fronte ai quali lo stigmatizzato non sente vergogna né esercita autocontrollo, sapendo che sarà considerato come una qualsiasi persona normale. Esempio dal mondo delle prostitute: la ragazza squillo che si rifugia nelle sue ore libere presso artisti bohemien, scrittori, attori e aspiranti intellettuali; in questo ambiente può essere accettata come una personalità anticonformista, senza per questo essere vista come una stranezza. Il normale che sta per diventare saggio può dover passare attraverso l’esperienza di una trasformazione interiore e dopo che il normale empatico si è reso disponibile allo stigmatizzato, spesso deve aspettare di essere riconosciuto come membro onorario della categoria. Il self non solo deve essere offerto, ma anche accettato. P.e. ragazzo bianco che per integrarsi tra i suoi amici neri > vero cambiamento consisteva nel poter utilizzare scherzosamente la parola “negro”, dopo che, in precedenza, l’avevano bandita. Tipi di saggio: 1) è colui la cui saggezza deriva dal lavorare in una struttura che si occupa dei bisogni di chi ha uno stigma particolare o dei provvedimenti che la società prende in loro favore. P.e. infermieri e fisioterapisti, che possono arrivare a saperne di più del paziente; oppure baristi eterosessuali in locali omosessuali. 2) colui che è in contatto con lo stigmatizzato attraverso la struttura sociale, un tipo di relazione sociale che induce la società a trattare entrambi gli individui come un’unica persona. P.e. figlio di un delinquente, moglie di un paziente psichiatrico > sono tutti costretti a condividere parte del discredito dello stigmatizzato e vengono contaminati da un certo disagio di secondo grado > testimonianza della figlia di un ex detenuto che veniva emarginata dalle sue compagne di scuola e veniva esclusa dalla vita sociale. Le persone con uno stigma onorario offrono un modello di “normalizzazione”, dimostrando fino a che punto i normali possono arrivare nel trattare lo stigmatizzato come se questo non lo fosse. Normalizzazione vs “normificazione”, ovvero lo sforzo dello stigmatizzato di presentarsi come una persona comune. Rapporto tra stigmatizzato e “sostituto” → è possibile che si sviluppi il culto dello stigmatizzato, così la reazione stigmafobica del normale viene controbilanciata dalla stigmafilia del saggio. Chi ha uno stigma onorario può mettere a disagio tanto lo stigmatizzato quanto il normale; con quel loro essere sempre pronti a portare un fardello che non è “veramente” loro; espongono se stessi e lo stigmatizzato ai malintesi delle persone normali, che possono trovare offensivi certi lor modi di comportarsi. Altri problemi > lo stigmatizzato può sentire una regressione allo stereotipo e il “sostituto” subire molte delle privazioni tipiche del suo gruppo d’adozione e di non essere in grado di godere di quel senso di dignità di sé, che è la tipica difesa in situazioni del genere + in ultima analisi può dubitare di essere veramente accettato dal suo gruppo di adozione. La carriera morale Le persone con un particolare stigma tendono ad avere simili esperienze di apprendimento per quel che riguarda la loro difficile condizione, e cambiamenti simili nella concezione del sé, una “carriera morale” simile, che è insieme causa ed effetto dell’impegno a sviluppare in sequenze simili le fasi dell’adattamento. Una fase del processo di socializzazione è quella attraverso la quale lo stigmatizzato apprende e interiorizza il punto di vista dei normali, facendo così proprie le credenze sull’identità presenti nella società nel suo insieme. Un’altra fase è quella attraverso la quale lo stigmatizzato apprende di essere in possesso di uno stigma con quelle che possono essere le conseguenze. Queste due fasi iniziali della carriera morale (vedi glossario per specificazione del concetto) è ciò su cui si basano gli sviluppi successivi. 4 modelli fondamentali → 1) comprende coloro che nascono con uno stigma e che sono socializzati nella loro condizione svantaggiosa, p.e. un bambino orfano che apprende che è normale avere dei genitori anche se lui non li ha. 2) secondo modello determinato dalla capacità della famiglia di creare una campana protettiva per il piccolo; fa di tutto per impedire che qualsiasi definizione che possa entri nella campana e orienta il bambino a considerare sé stesso come un normale essere umano, provvisto di un’identità normale rispetto ad aspetti basilari come l’età e il sesso. Nella vita di una persona protetta il problema arriva quando la cerchia non riesce più a proteggere l’individuo (p.e. l’esperienza dell’ingresso a scuola > provocazioni, prese in giro, ostracismo); da notare che più grande è il deficit del bambino e più brusco sarà il confronto con l’idea che ha di lui il mondo esterno alla famiglia. È possibile che si senta dire che per lui le cose saranno più facili se starà tra i Suoi = meno dotati. Anche se lo stigmatizzato dalla nascita riesce ad attraversare i suoi primi anni di scuola conservando alcune delle sue illusioni, il momento della verità arriva per lui quando cominciano i rapporti con l’altro sesso o quando si mette a cercare lavoro. La possibilità di scoprirlo può essere o del tutto accidentale, oppure perché lo stigmatizzato viene esposto in modo ricorrente a questa verità; per esempio testimonia uno spastico: “Cercare un lavoro era come andare davanti un plotone d’esecuzione.” 3) Modello di chi diventa stigmatizzato in fase già avanzata o prende tardi essere sempre stato screditabile: il primo caso non comporta una radicale riorganizzazione del modo di guardare al proprio passato, il secondo si. Una persona di questo tipo ha già appreso molte cose sul normale e sullo stigmatizzato, sarà portato all’auto disapprovazione p.e. caso più diffuso degli handicap fisici; donna colpita dalla polio: “All’improvviso avevo la stessa confusione mentale ed emotiva di chi vive una doppia vita. Era irreale e mi sconcertava.” E’ spesso compito del medico informare l’invalido di quale sarà la sua identità. 4) Modello rappresentato da coloro che all’inizio sono socializzati in una comunità straniera, e che successivamente devono imparare un secondo modo di essere che venga percepito dalle persone del loro ambiente come quello reale e valido. Acquisisce un nuovo self stigmatizzato in età matura. N.B. le persone conosciute dopo l’arrivo dello stigma possono vederlo semplicemente come una persona con un deficit; le conoscenze precedenti allo stigma, essendo ancora legate all’immagine di quello che era un tempo, possono essere incapaci di trattarlo con tatto o accettazione. Esempio dello scrittore cieco. La fase dell’esperienza durante la quale lo stigmatizzato apprende di possedere uno stigma sarà particolarmente interessante poiché è probabile che in quel momento sia posto in un nuovo rapporto con altri stigmatizzati > In alcuni casi l’individuo avrà un unico contatto momentaneo con i suoi, ma sufficiente per mostrargli che esistono altri come lui; spesso però la stigmatizzazione di un individuo è associata al suoi inserimento in un’istituzione di custodia, come la prigione il sanatorio o l’orfanatrofio, e molto di quello che egli apprende sul proprio stigma gli sarà trasmesso nel corso di un prolungato contatto con quelli che stanno per diventare i suoi. Quando l’individuo apprende per la prima volta chi sono quelli che ora deve accettare come i suoi, proverà una certa ambivalenza: queste persone non solo saranno apertamente stigmatizzate, e dunque diverse dalla persona normale che egli sa di essere, ma possono anche avere altri attributi che per lui sono difficili da accettare come propri. P.e. una ragazza cieca da poco: “Avrei dovuto passare il resto della mia vita a fare spazzoloni con altri ciechi, mangiando con altri ciechi, ballando con altri ciechi. Via via che l’immagine prendeva forma della mia mente ero sempre più nauseata dalla paura. Non avevo mai visto un sistema di segregazione così distruttivo.” E’ comprensibile che lo stigmatizzato abbia dei tentennamenti nell’identificarsi con loro e nel condividere esperienze. Ci saranno “Cicli di affiliazione” attraverso i quali egli arriva o ad accettare le occasioni di partecipazione al gruppo o le rifiuta dopo averle prima accettate. Le fasi successive della carriera morale dell’individuo coincidono con la partecipazione e la credenza. Il rapporto dell’individuo stigmatizzato con la comunità informale e le organizzazioni formali è fondamentale poiché segnerà una grande differenza tra coloro ai quali la diversità da pochi elementi per un nuovo “noi” e chi, come i membri dei gruppi minoritari, si trova in una comunità ben organizzata contradizioni radicate, che richiede lealtà a i propri membri, e rivendica un certo livello di reddito, definendo chi ne fa parte come uno che dovrebbe sentirsi orgoglioso della propria malattia, e non cercare di guarire. Nel riesaminare la propria carriera morale, può darsi che l’individuo stigmatizzato evidenzi e rielabori retrospettivamente alcune esperienze che gli servono per spiegare le credenze ed i modi di comportarsi che egli ora ha verso i suoi simili e i normali. Un evento biografico può avere una duplice ripercussione: può essere una base oggettiva immediata per un vero e proprio punto di svolta ed in seguito quell’evento può essere una risorsa per motivare un atteggiamento assunto nel presente > esperienza spesso indicata per lo scopo di mostrare che il gruppo con cui si ha a che fare è formato in realtà da comuni esseri umani. P.e. il racconto di un omosessuale su come lo è diventato. Pag. 64. Quando lo stigmatizzato ha scoperto che le persone con il suo stesso stigma sono esseri umani come tutti gli altri, l’individuo può trovarsi a dover ricordare un’ulteriore circostanza: quando i suoi amici del periodo precedente allo stigma attribuivano caratteri non umani a coloro che egli ormai considera persone a tutti gli effetti, come sé stesso. Un altro punto di svolta è un’esperienza di isolamento, spesso un periodo di ospedalizzazione che in seguito verrà considerato come il momento in cui l’individuo ha avuto modo di riflettere sulla sua condizione e di raggiungere una nuova comprensione di cosa è importante e di cosa vale la pena cercare nella vita. Sono considerate svolte decisive della vita non soltanto le esperienze personali, ma anche quelle che in passato furono rimosse p.e. letture di opere riguardanti il gruppo stigmatizzato: “Non credo di esagerare, affermando che la capanna dello zio Tom descrive un panorama fedele e veritiero della schiavitù. Comunque sia mi ha aperto gli occhi su chi e cosa ero, e su come il mio paese mi considerava. A dire il vero mi ha permesso di orientarmi.” 2. Controllo dell’informazione e identità personale Lo screditato e lo screditabile Lo screditabile → quando il suo essere diverso non risulta immediatamente apparente, e non sia conosciuto (o almeno lui non sappia che gli altri lo sanno), quando dunque egli è una persona screditabile e non screditata, è allora che emerge la seconda fondamentale possibilità della sua vita. Il problema è la gestione dell’informazione relativa al suo attributo screditante: mostrare o non mostrare, dire o non dire, far capire o non far capire, mentire o non mentire. P.e. l’ex paziente psichiatrico si trova ad affrontare una ignara accettazione da parte di individui prevenuti proprio nei confronti di quella categoria di persone di cui lui potrebbe rivelare di fare parte; ovunque egli vada tenta di corrispondere alle loro aspettative, aspettative che però i normali potrebbero scoprire essere false. L’ex paziente psichiatrico nasconde informazioni sulla sua reale identità sociale. La gestione delle informazioni riguardo la propria persona, segrete e screditanti → passing. su un individuo sono chiaramente visibili nelle nostre interazioni con persone con le quali abbiamo avuto una relazione di lunga durata intima ed esclusiva. Nella nostra società parlare di una donna con “la propria moglie” vuol dire collocare questa persona al centro di una gamma di aspettative socialmente condivisa di questa donna in quanto esempio della categoria mogli. Perciò sia che noi interagiamo con estranei o con persone intime, scopriremo che le propaggini della società si sono inaspettatamente spinte all’interno di un rapporto che colloca ciascuno all’interno della propria posizione sociale. Spostando l’attenzione sullo screditabile, emergono molte più prove del fatto che tanto gli intimi, quanto gli estranei, saranno disturbati dal suo stigma. In primo luogo, proprio gli intimi possono diventare quelli nei cui confronti lo screditabile più si preoccupa di nascondere qualcosa di vergognoso, inoltre in una famiglia un genitore può condividere un oscuro segreto su e con l’altro genitore, ma non con i figli piccoli, considerati non solo poco affidabili ma anche di natura delicata da esserne danneggiati (es. la moglie di un paziente psichiatrico). Si potrebbe aggiungere che ci sono alcuni tipi di stigma che sono così facilmente occultabili da pesare principalmente sugli intimi (es. frigidità, impotenza e sterilità), inoltre le persone intime possono arrivare a svolgere in ruolo speciale da parte dello screditabile perfino quando non è lo stigma ad influenzare la sua accettazione: si sentono in dovere di comportarsi in un certo modo. Ciò che influenza il problema della gestione complessiva dello stigma è se conosciamo lo stigmatizzato personalmente o no. Il cercare di descrivere in cosa consista questa influenza richiede la chiara formulazione di un ulteriore concetto: quello di identità personale. L’identità personale si lega a due idee: la nozione di unicità che rimanda a quella di un segno assertivo o supporto di identità, p.e. l’immagine fotografica di un individuo nella mente degli altri o la conoscenza della sua peculiare connotazione in una determinata lite di parentela. E seconda idea: mentre molti degli elementi particolari relativi ad un individuo, potranno essere validi anche per altri (impronte digitali), l’insieme di elementi che una persona intima conosce di lui non potrà essere applicato a nessun altra persona al mondo. Con identità personale si intende quindi l’insieme di queste due idee che hanno a che fare con il presupposto che l’individuo possa essere distinto da tutti gli altri, e che attorno a questi mezzi di differenziazione si possa aggrovigliare un’unica ed ininterrotta sequenza documentate di elementi sociali che costituiscono la sostanza a cui si attaccano gli altri fatti biografici. E’ difficile comprendere come l’identità personale possa giocare, ed in realtà giochi, un ruolo strutturato, abitudinario, standardizzato nell’organizzazione sociale, proprio in forza della sua unicità. Esempi importanti: Nell’amministrazione statale si può osservare chiaramente come funziona il processo dell’identificazione personale; ci si serve di quell’insieme di segni che distinguono la persona così caratterizzata da tutte le altre; la scelta del segno è di per sé abbastanza standard: attributi biologici mutabili (come la calligrafia) oppure l’aspetto documentato fotograficamente, dati anagrafici come il nome ed il numero di matricola; recentemente grazie all’uso dell’analisi computerizzata si sono fatti molti progressi. Ancora più importante è il social security act del 1935 in America che garantisce che quasi tutti i dipendenti abbiano un unico numero di matricola al qual può essere riferita la cartella previdenziale della propria vita lavorativa. In ogni caso una volta stabilito un supporto per l’identità tutto il materiale reperibile può essere riferito ad esso, e così si può aprire un dossier. E’ assai diffuso l’interesse per gli sforzi che le persone perseguitate fanno per acquisire un’identità personale che non sia dei Suoi o per liberarsi di quella originaria, come i tentativi di raschiarsi i polpastrelli o di distruggere i registri pubblici di certificazione della nascita. In certi casi, il problema è quello del nome personale, il più generalmente usato e per certi versi il più semplice da manipolare. Peer cambiare il proprio nome in maniera onesta e legale occorre un atto documentato e viene così conservata una continuità individuale. P.e. una donna che cambia il suo cognome all’atto del matrimonio. Non sono legittime quelle attività in cui è possibile cambiare nome senza una registrazione ufficiale, come nel caso di prostitute criminali e rivoluzionari. Alcune modifiche del nome sono specificatamente legate agli aspetti legali dell’identificazione personale (clienti dei motel), mentre altri cambiamenti sono legati al problema dell’identità sociale (membri delle minoranze etniche). Un nome, quindi, è un modo molto comune, ma non molto affidabile, di fissare l’identità. I segni sul corpo prima considerati, sono relativi all’identità sociale e devono essere distinti dalla documentazione che le persone portano con è per provare la loro identità personale: schede di registrazione e patenti di guida. Insieme a queste altre identificazioni l’individuo può portare con sé una documentazione che attesti l’età, un’autorizzazione a svolgere attività lavorative pericolose o protette… Di recente sono apparse anche informazioni sullo stato di salute del portatore: vaccinazioni, gruppo sanguigno, malattie come l’emofilia > l’obiettivo è quello di contribuire a cure rapide in caso di emergenza, ed evitare allergie. Lo scopo di questi vari strumenti di identificazione è di non consentire errori in buona fede, né ambiguità, trasformando quello che sarebbe semplicemente un uso discutibile di imboli informativi sociali in una lampante contraffazione o possesso illecito; di conseguenza l’espressione “documento d’identità” potrebbe essere più appropriata di “simbolo di identità”. Poiché spesso l’informazione riguardante l’identità personale è di natura tale da poter essere utilizzata come tutela nei confronti di potenziali rappresentazioni ingannevoli dell’identità sociale. P.e. Il tesserino di identificazione personale dello studente garantisce al bibliotecario di avere diritto a prendere in prestito i libri; allo stesso modo le carte di credito testimoniano ad un livello superficiale l’identità personale, utile per decidere se il credito debba essere concesso o no, ma attestano anche l’appartenenza del titolare ad una certa categoria sociale, che è a sua volta una garanzia per la concessione del credito. Analogamente, è possibile che persone respinte da certi alberghi in base alla loro appartenenza etnica possano essere state identificate etnicamente attraverso i loro nomi. Anche in questo caso un frammento della biografia della persona viene utilizzato per una attribuzione categoriale. Possiamo aggiungere che il fatto di occultare la propria identità personale può comportare conseguenze rispetto alla categoria sociale. Una volta compresa la differenza tra simboli sociali e documenti di identità si può procedere oltre e considerare la peculiare posizione delle testimonianze verbali che attestano in modo linguistico l’identità sociale e personale. Laddove un individuo abbia una documentazione inadeguata per ricevere un servizio desiderato, cercherà di far ricorso ad attestati orali in sostituzione di questa. Biografia La storia biografica di un individuo lo rende un’entità su cui è possibile creare una documentazione, una fedina che lui può sporcare. L’individuo viene così determinato come oggetto di biografia. Poca attenzione è stata data alle proprietà generali del concetto, tranne che forse per sottolineare che le biografie sono molto soggette alla costrizione retrospettiva. Il ruolo sociale come concetto e come elemento formale dell’organizzazione sociale è stato esaminato accuratamente, ma non la biografia. In primo luogo, da notare sulle biografie è che si presume che un individuo ne possa a vere soltanto una. Si assume a priori che qualunque cosa un individuo abbia fatto e possa fare sia contenibile in essa, come mostra il tema letterario di Dr. Jekyll-Mr. Hyde, anche se dovessimo assumere uno specialista di biografia che colmi per noi i vuoti dei fatti mancanti. Si osservi che questa unicità omnicomprensiva che abbraccia la vita intera è in netto contrasto con la molteplicità dei self che si riscontrano in un individuo quando lo si considera dal punto di vista del ruolo sociale: se l’individuo riesce a gestire con efficacia la segregazione del ruolo e la segregazione del pubblico, egli può abbastanza facilmente sostenere diversi self e rivendicare, in una certa misura, di non essere quello di prima. Vedi nota pag. 87 Grado di “connettività informativa” → Dati i fatti sociali importanti che riguardano una persona, in che misura coloro che ne conoscono alcuni, ne conoscono molti? Quanto un paio di questi si possono associare, o quanto sono distanti tra loro, in base alla frequenza con cui chi ne conosce uno finirà col conoscere anche l’altro? Il camuffamento sociale deve essere distinto da quello personale. P.e. un uomo d’affari di alta borghesia che parte in abiti informali per un fine settimana di bagordi si camuffa in senso sociale, mentre quando si registra in un motel come il signor Rossi, si camuffa in senso personale. Che si tratti di identità sociale o personale, si può comunque distinguere la messa in scena che mira a dimostrare che uno è quello che non è, da quella volta a mostrare che uno non è quello che è. In generale, le norme riguardanti l’identità sociale, riguardano il tipo di repertorio, o profili di uolo che riteniamo ammissibili per un individuo: la personalità sociale, come diceva Lloyd Warner. Le norme che i riferiscono all’identità personale, tuttavia riguardano il tipo di controllo dell’informazione che l’individuo può adeguatamente praticare. Se uno ha avuto un passato oscuro, questo è un problema che riguarda la sua identità sociale, ma il modo in cui gestisce le informazioni che si riferiscono a quel passato è un problema di identificazione personale. L’avere uno strano passato è un tipo di irregolarità; ma che la persona viva una vita agli occhi di coloro che ignorano il suo passato e non ne siano informati da lui, può essere un tipo assai diverso di irregolarità nel primo vaso ha a che fare con le regole dell’identità sociale, nel secondo dell’identità personale. Sembra anche che per gestire la propria identità personale, sarà necessario che ‘individuo sappia distinguere a chi deve molte informazioni e a chi poche, anche se in ogni caso potrebbe doversi astenere dal mentire totalmente. Di conseguenza egli dovrà avere anche memoria, una pronta e precisa classificazione mentale dei atti del suo presente e del so passato, che potrebbe dover rivelare. Consideriamo ora l’’influenza reciproca tra l’identificazione personale e quella sociale → Nel comporre l’identificazione personale di un individuo, ci serviamo di aspetti della sua identità sociale; l’essere in grado di identificare personalmente un individuo, ci fornisce il consolidamento delle informazioni riguardanti la sua identità sociale. Il fatto di tenere segreta una caratteristica screditabile assume un significato più profondo quando le persone a cui l’individuo non ha ancora rivelato sé stesso sono amici, la scoperta pregiudica non soltanto la situazione sociale del momento, ma anche le relazioni consolidate; non solo l’immagine effettiva che gli altri presenti hanno su di lui, ma anche quella che avranno in futuro; non solo le apparenze ma anche la reputazione. Lo stigma e lo sforzo di nasconderlo e di porvi rimedio diventano fattori “fissi”, parte dell’identità personale. Gli altri biografici La distinzione è in primo luogo tra quelli che sanno e quelli che non sanno. Quelli che sanno sono coloro che hanno un’identificazione personale dell’individuo, quelli che non sanno sono coloro per i quali l’individuo è del tutto estraneo; uno di cui non hanno ancora cominciato a stilare alcuna biografia personale. L’individuo di cui gli altri sanno, può sapere o non sapere che gli altri sanno di lui; questi possono o meno sapere che lui sappia o non sappia che loro sanno di lui (Non può esserne certo). Tutto questo indipendentemente da quanto è o non è conosciuto. Quando uno si trova con le persone per le quali è un perfetto sconosciuto, la sua grande incertezza è se queste persone cominceranno o meno a costruire un’identificazione personale su di lui. Inoltre, ogni volta che un individuo entra a far parte di un’organizzazione o di una comunità, si verifica un netto cambiamento nella struttura delle conoscenze che lo riguardano, e c’è dunque un mutamento nelle possibilità di controllo dell’informazione. Due tipi di riconoscimento. Riconoscimento cognitivo e riconoscimento sociale. Riconoscimento cognitivo: l’atto percettivo di collocare un individuo come detentore di una specifica identità sociale o di una particolare attività personale. Il riconoscimento delle identità sociale è una delle funzioni di controllo cui sono notoriamente tenuti guardiani e portieri. Meno noto è invece il fatto che il riconoscimento di identità personali, sia un’attività funzionale del tutto normale in alcune organizzazioni. Negli ambienti criminali inglesi per esempio, pare ci sia un ruolo chiamato l’uomo dell’angolo: chi lo ricopre occupa un posto in strada, vicino all’ingresso di un’attività illecita, e siccome riconosce l’identità personale di tutti quelli che passano, all’avvicinarsi di un tipo sospetto è in grado di dare l’allarme. Finora abbiamo considerato una vita condotta nel presente minacciata da quello che altri sanno del passato della persona o degli aspetti oscuri del suo presente. Ora dobbiamo considerare la doppia vita da un’altra prospettiva. Quando un individuo lascia una comunità in cui ha vissuto per molti anni, lasciando dietro di se un’identificazione personale, nell’attuale comunità l’individuo sviluppa una biografia anche nella mente degli altri (che riguardi quindi in qualche modo anche il suo passato). Ovviamente può esserci una discrepanza tra questi due tipi di conoscenze su di lui e può svilupparsi qualcosa come una doppia biografia. Quelli che lo conoscevano in passato e quelli che lo conoscono ora pensano, ognuno a suo modo, di conoscere tutto su di lui. Questa discontinuità biografica può essere colmata dall’individuo stesso che fornisce informazioni su di lui e dagli altri del passato che con notizie e pettegolezzi aggiornano le biografie che hanno sviluppato di lui. Gli studiosi hanno soffermato molto l’attenzione sugli effetti di un passato deprecabile sul presente, ma non molta sull’effetto di un presente biasimevole sui suoi biografi del periodo precedente. Mantenere un buon ricordo di sé tra coloro con i quali non vive più, è importante per l’individuo (questa tesi rientra nella teoria dei gruppi di riferimento). Ciclo naturale del passing. Passing involontario, poi passing non intenzionale (l’individuo si accorge con stupore solo mentre o sta’ facendo), poi passing per divertimento (p.e. in vacanza), poi passing che si fa durante le normali occasioni quotidiane, come al lavoro. Infine vi è la sparizione, o passing completo in tutte le sfere della vita, il cui segreto è noto solo all’interessato, che organizza un rite de passage. Non è ancora possibile parlare con certezza di un ciclo ma possiamo trovare dei punti di stabilità nella diffusione del passing, questo può sicuramente variare in misura. Fasi del processo di apprendimento della persona stigmatizzata: quando apprende il punto di vista dei normali e quando apprende di essere squalificato secondo quel punto di vista, poi terza fase in cui impara ad affrontare le modalità con cui gli altri trattano il tipo di persona che mostra di essere, una fase ulteriore è proprio l’imparare a fare il passing. Quando una diversità è relativamente poco evidente l’individuo deve imparare che in realtà può contare sulla propria discrezione. Non dare più ansia del dovuto al punto di vista degli osservatori stessi. Grazie all’identità sociale chi ha un’identità segreta può trovarsi durante le sue attività quotidiane in 3 possibili tipi di luoghi: luoghi vietati (esposizione significa espulsione), luoghi civili (le persone dello stesso tipo dell’individuo vengono trattate con cura, a volt penosamente) e luoghi riservati (le persone di quel tipo non hanno bisogno di nascondere il proprio stigma, né di stabilire un clima per distoglierne l’attenzione). In alcuni casi questa libertà (terzo luogo) deriva dall’aver scelto di stare insieme a chi ha lo stesso stigma o uno smile. Questa ripartizione del mondo dell’individuo determina il costo di ogni rivelazione o occultamento, nonché il significato di essere conosciuti o meno come stigmatizzati. Così come il mondo dell’individuo è diviso spazialmente in base alla sua identità sociale, lo è anche in base alla sua identità personale. Ci sono luoghi nei quali è conosciuto personalmente, e altri in cui l’individuo può essere abbastanza sicuro di non imbattersi in nessuno che lo conosce personalmente. Il mondo spaziale dell’individuo è diviso in diversi settori a seconda delle incognite riguardanti il controllo dell’identità sociale e personale. Seguono alcuni problemi e conseguenze del passing. Colui che compie il passing si trova a dover affrontare l’imprevedibile necessità di rivelare informazioni screditanti su sé stesso P.e. la moglie di un paziente psichiatrico che cerca di riscuotere l’indennità di disoccupazione del marito. Chi fa il passing soffre anche di sprofondismo (in-deeper-ism) cioè l’impulso a dire bugie sempre più complesse per evitare di rivelare qualcosa. Proprio le sue tecniche di adattamento possono ferire i sentimenti degli altri e dare adito a incomprensioni, il suo sforzo di nascondere dei limiti può portare a svelarne altri. Colui che compie il passing è inoltre disposto a conoscere ciò che gli altri davvero pensano delle persone del suo tipo. Possono trovarsi nel caso classico e fondamentale ad essere traditi proprio dalla stessa debolezza che cercano di nascondere (esempio del balbuziente o dell’epilettico). Inoltre, ci si può trovare a dover fornire spiegazioni a chi ha appena saputo del segreto e tali situazioni possono anche essere istituzionalizzate (es. Un malato psichiatrico in tribunale). La presenza di compagni di sofferenza (i saggi) introduce un particolare insieme di situazioni contingenti connesse al passing perché le tecniche adottate per nascondere lo stigma possono essere smascherate da chi conosce i trucchi del mestiere. Il controllo delle informazioni riguardanti l’identità ha un particolare effetto sulle relazioni, come abbiamo detto le relazioni intime necessitano di un reciproco scambio informazioni intime come prova di fiducia reciproca, queste relazioni possono venire compromesse dall’insorgere dello stigma e dal conseguente passing, trovandosi improvvisamente carenti di informazioni condivise. Il prezzo psicologico di chi compie il passing è sempre stato considerato alto: elevato livello di ansia per vivere una vita che in qualsiasi momento può collassare (questa ansia non si trova sempre per la maggior parte delle volte siamo fuorviati da concezioni popolaresche). In secondo luogo, chi fa il passing si sente combattuto tra l’appartenenza a due mondi differenti: si sentirà un po’ distante dal nuovo gruppo, e probabilmente avrà disprezzo di sé quando non potrà far nulla per contrastare le osservazioni offensive dei normali contro la sua categoria. In terzo luogo, deve stare attento ad aspetti della situazione sociale cha altri considerano non previsti e trascurabili “Ciò che per loro è lo sfondo per lui è la figura”; le stesse tecniche di dissimulazione non possono essere elaborate una volta per tutte facendo sempre riferimento all’esperienza passata, chi compie il passing si trova a gestire numerosi imprevisti. Un individuo screditabile può arrivare a “vivere al guinzaglio”, cioè dover per forza restare vicino al luogo in cui può rinnovare il proprio travestimento e prendersi una pausa da esso, con la possibilità di allontanarsi da quel luogo per dei tempi limitati Come già suggerito infine, il bambino con uno stigma può compiere il passing in un’età particolare: i genitori possono farlo vivere in una bolla di accettazione domestica, dalla quale però sarà difficile uscire (spesso si rivolgono a specialisti), se se ne esce in età scolare il peso psicologico per il bambino potrebbe essere troppo forte, se invece è tenuto troppo a lungo all’oscuro allora non sarà preparato per ciò che accadrà; inoltre il rischio sempre presente è che venga informato della sua condizione da estranei che non avranno particolare cura di informarlo in modo adeguato. Tecniche di controllo delle informazioni Abbiamo visto che l'identità sociale di un individuo suddivide il mondo delle persone e dei luoghi che sono in relazione con lui e lo stesso viene fatto anche dalla sua identità personale anche se in modo diverso. Questi sono i contesti di riferimento da applicare nello studio della routine quotidiana di uno stigmatizzato, proprio quest’ultimo è un concetto chiave, perché collega l'individuo alle sue diverse situazioni sociali. Lo studio della routine quotidiana richiede una prospettiva particolare: se l'individuo è stigmatizzato si cerca un ciclo abitudinario di limitazioni, se è screditabile si cercano le situazioni impreviste che deve affrontare per gestire le informazioni che lo riguardano. Tecniche comuni per gestire le informazioni Una strategia è ovviamente quella di nascondere o cancellare i segni che sono diventati simboli dello stigma ad esempio cambiare il nome, oppure i tossicodipendenti che cercano altre vene oltre quelle del braccio. Sottolineiamo che quando il mezzo impiegato per attenuare la menomazione primaria di handicap diventa chiaramente un simbolo di stigma allora si cercherà di non usarlo. Un procedimento correlato all’occultamento è l'uso di disidentificatori. Esempio del boia professionista che evitava di utilizzare la borsa Gladstone che era un segno del suo mestiere e che si faceva accompagnare dalla famiglia nei suoi spostamenti di lavoro. Quando un individuo acquisisce lo stigma in modo stabile, dopo il passaggio per un’istituzione, il passing avviene in modo particolare. Esempio del paziente di un ospedale psichiatrico dopo esserne uscito cerca il suo primo lavoro. Vedi Asylums. Un'altra strategia di coloro che fanno il passing e presentare i segni della loro carenza stigmatizzata come segni di un altro attributo. Per esempio, una persona debole di udito può modellare la sua condotta in modo da dare l'impressione di essere una sognatrice, una distratta o un’indifferente. Una strategia che lo screditabile impiega molto spesso per affrontare i rischi consiste nel dividere il mondo in due gruppi: uno vasto al quale non dice nulla e uno ristretto al quale dice tutto e sul cui aiuto poi conta. Distinzione tra le relazioni intime pre-stigma in cui quindi il partner può essere messo al corrente immediatamente (e l’individuo anche se non sarà accettato conserverà dignità ed onestà) e situazioni relazioni post-stigma più difficili da intraprendere, che rendono onerosa l'onestà tempestiva, che di conseguenza viene spesso evitata. Gli intimi non solo aiutano la persona screditabile nella sua dissimulazione ma in alcuni casi saranno più consapevoli dell' individuo stesso della sua diversità: questi possono agire da rete di protezione, consentendogli di pensare di essere pienamente accettato come una persona normale quando le cose invece stanno diversamente. Non dobbiamo pensare quindi che la gestione dello stigma riguardi soltanto l'individuo stigmatizzato e gli estranei Coloro che condividono un particolare stigma possono contare spesso sul reciproco aiuto nel compiere il passing, si ha quindi una collaborazione, ad esempio tra ex pazienti psichiatrici che si erano conosciuti personalmente nell’ istituto e che una volta fuori possono mantenere un controllo molto cauto di questa loro conoscenza. C'è da aspettarsi che chi fa il passing gestisca in modo strategico e volontariamente i vari livelli di distanza, perché più tempo viene trascorso con altri, maggiori sono le possibilità di eventi inattesi che mettono in luce il segreto. L'ultima possibilità da considerare è quella che consente all' individuo di rinunciare a tutte le altre, egli può volontariamente rivelarsi trasformando così in modo radicale la sua situazione da quella di un individuo con informazioni da gestire a quella di un individuo con situazioni sociali difficili: da screditabile a screditato. Un modo per rendere palese il proprio stigma e il portare volontariamente un simbolo (ad esempio le ebree che indossano una stella di David come collana). I simboli poi possono avere valori diversi e questo espediente può essere impiegato da militanti di attività di ogni tipo, perché l'individuo che si contrassegna dichiara di essere escluso dalla società dei normali. Metodi di rivelazione meno palesi sono i lapsus intenzionali, ad esempio un cieco che commette volutamente un’azione maldestra così da informare le nuove conoscenze del tuo stigma. C'è anche una “etichetta della rivelazione” che consiste nell’attendere il momento ed i modi opportuni per rivelare il proprio stigma in una conversazione. Come abbiamo suggerito prima, imparare a fare il passing è una fase della socializzazione della persona stigmatizzata e un punto di svolta nella sua carriera morale. Quando questo si rende conto che dovrebbe essere al di sopra del passing, se quindi accetta se stesso e si rispetta, non sentirà il bisogno di nascondersi. Dopo aver faticosamente imparato ad occultare, può darsi anche quindi che debba disimparare tutto ciò, ed è a questo punto che la rivelazione volontaria entra nella carriera morale, come un segno di una delle sue fasi. Quest’ultima è considerata quella della maturità, del completo adattamento, uno stato di grazia. Il covering Abbiamo tracciato una netta distinzione tra la situazione dello screditato caratterizzata dalla gestione della tensione, e quella dello screditabile, caratterizzata dalla gestione delle informazioni. Tuttavia gli stigmatizzati impiegano una tecnica di adattamento che richiede allo studioso di considerare insieme queste due possibilità, qui è in gioco la differenza tra la visibilità e l'intrusione. Coloro che sono disponibili ad ammettere di avere uno stigma, possono però fare un grande sforzo per evitare che lo stigma si imponga, l'obiettivo è quello di ridurre la tensione cioè di rendere più facile per sé e per gli condizioni simili, ciò non deve stupire, perché quello che un individuo è, o potrebbe essere, deriva dal posto che quelli del suo tipo occupano nella struttura sociale. Uno di questi gruppi è quello dei compagni di sofferenze, i suoi portavoce sostengono che quello è il suo vero gruppo, a cui è legato naturalmente (Lewin parla di odio di sé, come l’odio per il gruppo a cui lo stigma consegna l’individuo). Tutti gli altri gruppi ai quali necessariamente appartiene vengono implicitamente considerati come non suoi, il suo vero gruppo è la categoria che può servire a screditarlo. Il carattere che questi portavoce gli attribuiscono dipende dal suo rapporto con gli altri compagni di stigma, se si rivolge al gruppo sarà leale ed autentico, se invece se ne allontana è un vigliacco e un pazzo. Tema sociologico fondamentale: la natura di un individuo, come è attribuita da lui stesso e da noi a lui, deriva dalla natura delle sue appartenenze di gruppo. Gli esperti che adottano un punto di vista interno al gruppo possono sostenere una linea militante e sciovinista, fino al punto di favorire un’ideologia di rottura. L’individuo stigmatizzato può anche contestare la malcelata disapprovazione con cui i normali lo trattano… Problemi della militanza: quando l’obiettivo politico fondamentale è quello di togliere lo stigma alla diversità, l’individuo può scoprire che a volte sono proprio i suoi sforzi a politicizzare la sua vita, rendendola ancora più diversa dalla vita normale (anche se questo potrà comportare un vantaggio per le generazioni successive). Inoltre, il richiamare l’attenzione sulla situazione di quelli del suo gruppo, rafforza l’immagine pubblica della sua diversità come qualcosa di reale e dei suoi compagni di stigma come il vero gruppo. Se cerca però qualche forma di separazione scopre che sta’ inevitabilmente esprimendo il suo impegno militante nella lingua e nello stile dei suoi nemici. Inoltre, le richieste che presenta, il linguaggio espressivo e sentimentale usato fanno parte della società intera, il suo disprezzo per una società che lo respinge può essere inteso sol in rapporto al concetto di orgoglio, dignità ed indipendenza che ha quella società. A meno che non abbia una cultura diversa alle spalle, su cui ripiegare, più si separa strutturalmente dai normali e più è probabile che finisca per essere culturalmente come loro. Allineamenti al gruppo cui non si appartiene Allo stigmatizzato si richiede di considerare se stesso anche in relazione al gruppo dei normali, il linguaggio di questo orientamento è di tipo eminentemente psichiatrico, e non politico come nel caso precedente, viene invece impiegato un registro retorico di immagini connesse alla salute mentale. Chi vi aderisce è considerato maturo, chi non lo fa è incapace. Allo stigmatizzato si consiglia di considerarsi un esser umano come tutti gli altri, il quale nel peggiore dei casi può finire escluso da quella che in fin dei conti è una sfera della vita sociale: non è un tipo o una categoria, ma un essere umano. Non si dovrebbe vergognare di ciò che lo affligge, d’altra parte però deve compiere una continua auto- formazione e rispondere quanto può alle esigenze ordinarie, arrestandosi solo di fronte alla normificazione (quando i suoi sforzi possono dare l’impressione che stia cercando di negare la sua diversità), poiché anche i normali hanno i problemi lo stigmatizzato non dovrebbe amareggiarsi provare risentimento o autocommiserazione, essere invece allegro e socievole. Ne segue logicamente una serie di istruzioni per trattare i normali. I normali non vogliono veramente fare del male, quando accade è perché non sanno fare di meglio, perciò dovrebbero essere aiutati, con molto tatto a comportarsi bene. DI fronte ai mancati saluti, alle offese, alle osservazioni prive di tatto, lo stigmatizzato dovrebbe rispondere con pazienza e tatto, dimostrando di essere un essere pienamente umano, e con uno sforzo consapevole aiutare a ridurre la tensione. Può ad esempio cercare di “rompere il ghiaccio” facendo esplicito riferimento al suo handicap in modo distaccato, con disinvoltura. Si raccomandano un certo pragmatismo ed un tono leggero. Si afferma anche che la persona stigmatizzata quando si trova in compagnia mista possa trovare utile riferirsi alla sua disabilità e al suo gruppo nel linguaggio che usa quando è con i Suoi, e sia solita invece usare il linguaggio impiegato dai normali quando si trova in una situazione in cui essi sono tra loro (un modo per offrire ai normali uno stato temporaneo di saggi). In altri momenti può ritenere appropriato conformarsi all’ “etichetta della rivelazione” e presentare la sua carenza come argomento di seria conversazione, sperando di ridurne il significato come argomento di preoccupazione repressa. Nel caso di sfregi facciali si raccomanda di attendere un po’ prima dell’incontro, per permettere ai partecipanti di dominare le loro reazioni. Viene consigliato inoltre di agire come se gli sforzi dei normali per facilitargli le cose fossero efficaci e apprezzati. Le offerte non richieste di interesse solidarietà e aiuto, anche se considerate come arroganti intromissioni della vita privata, devono essere accettate con tatto. L’aiuto non è un problema solo per coloro che lo danno: se lo storpio vuole che si rompa il ghiaccio deve ammettere il valore di quell’aiuto e consentire alle persone di darglielo. Così si crea un terreno di incontro, accettando le offerte di aiuto si può dare molto aiuto, si può vedere la preoccupazione svanire dal volto dei normali (esempio dello scrittore poliomielitico: in un giorno di neve, pur avendo appena fatto la spesa accetta comunque l’aiuto che i vicini gli propongono e cerca di pensare a qualcosa da comprare piuttosto che rifiutare un’offerta generosa). Dalo stigmatizzatosi esige ancora di più. Si consiglia di accettarsi come persona normale per i vantaggi che sia lui che i normali possono ricavare nel corso dell’interazione faccia a faccia. Un aspetto umportante da considerare, dato che speso i normali usano la cortesia di considerare il difetto dello stigmatizzato come non importante, e si senta quindi un essere umano come tutti gli altri, ci si può aspettare che talvolta si inganni e creda di essere più accettato di quanto non lo sia in realtà. Cercherà allora di farsi accettare socialmente in situazioni interazionali non ritenute appropriate dagli altri. P.e. un cieco che dal barbiere di un hotel prova a rompere il ghiaccio con una battuta, ma in cambio riceve solo silenzio: “mi fece capire che non ero un uomo che avrebbe dovuto fare battute, nemmeno divertenti”. Altro esempio “Le persone non si aspettano che tu reciti una parte, sia aspettano che tu sappia qual è il tuo posto”. Che lo stigmatizzato possa prendere troppo sul serio di essere accettato significa che questa accettazione è condizionata, la tolleranza, ovviamente, di solito fa parte di uno scambio. Un buon adattamento richiede che l’individuo stigmatizzato si accetti gioiosamente e senza imbarazzo come essenzialmente uguale ai normali e, allo stesso tempo si sottragga volontariamente da quelle situazioni nelle quali le persone normali dichiarerebbero solo a denti stretti di accettarlo come simile. Tale line di condotta è indicata da coloro che assumono il punto di vista della società in generale, ci si dovrebbe dunque chiedere che cosa significhi per i normali il fatto che lo stigmatizzato la segua. Significa che la difficoltà ed il dolore di doversi portare uno stigma non saranno loro mai resi palesi; significa che i normali non dovranno mai ammettere a sé stesse quanto siano limitati il loro tatto e la loro tolleranza e che possono restare relativamente incontaminati, sicuri della propria identità. E’ da questi significati che derivano infatti i principi di un buon adattamento. La formula generale è quella per cui allo stigmatizzato si chiede di agire come se il suo fardello non fosse pesante, né che il fatto di portarlo lo abbia reso diverso da noi), e allo stesso tempo deve mantenersi ad una certa distanza da noi. Goffman parla di accettazione fantasma che fa da fondamento ad una normalità fantasma, quando vediamo come allo stigmatizzato si consiglia di ricambiare spontaneamente l’accettazione di sé stesso e nostra, un’accettazione di lui che noi per primi non gli abbiamo dato abbastanza. L’ironia di queste prescrizioni è che allo stigmatizzato si richiede di avere l’atteggiamento paziente che i normali rifiutano di riconoscergli, e proprio questa mancanza di reciprocità può essere il miglior compenso per il suo comportamento. Il disagio di trovarsi di fronte ai limiti, osserva Goffman, è una caratteristica generale dell’organizzazione sociale, un’accettazione fantasma è quanto in qualche modo viene richiesto a molti. L’implicita promessa di considerazione e aiuto con la quale viene portato avanti un rapporto “positivo” è tale che gli stessi rapporti sarebbero compromessi se a queste risorse si attingesse veramente. La politica dell’identità Allo stigmatizzato, sia il gruppo dei noi, sia il gruppo dei loro, presentano un' identità dell’ ego, gli suggeriscono che se adotta la linea giusta si riconcilierà con se stesso eccetera… in realtà egli avrà accettato un self per se stesso, ma questo self è, come è necessario che sia, un estraneo interno, una voce del gruppo che parla per e attraverso lui. Tutti noi parliamo dal punto di vista di un gruppo, ma la peculiarità nella situazione dello stigmatizzato è che la società gli dice che lui è membro del gruppo più ampio, ovvero che è un essere umano, ma che è diverso in una certa misura e sarebbe assurdo negare questa diversità. Questa stessa differenza deriva dalla società perché di solito prima che una differenza possa essere significativa, deve essere concettualizzata collettivamente. P.e. l’epilessia, chi soffre di questo disturbo sin dai tempi di Ippocrate si è visto attribuire un self fortemente stigmatizzato grazie al lavoro incessante della società. Anche quando si dice allo stigmatizzato che è un essere umano come tutti gli altri, gli si suggerisce che sarebbe incauto fare il passing o tradire il gruppo dei suoi, quindi che è come chiunque altro e che contemporaneamente non lo è: questa è la sfida permanente in cui si trovano gli stigmatizzati. Questa contraddizione spinge gli esperti ad elaborare una politica dell’identità coerente, li rende in grado di accogliere gli aspetti non autentici di altri programmi, ma li trattiene dall' accorgersi che potrebbe non esserci alcuna soluzione autentica. Lo stigmatizzato oltre gli innumerevoli problemi da affrontare, si trova ad essere spinto contemporaneamente in più direzioni. Il self e il suo altro Analizziamo il concetto di deviazione: un ponte che collega lo studio dello stigma studio del resto del nostro mondo sociale Deviazioni e norme Si potrebbe pensare che siano i difetti più rari e gravi quelli più adatti per questa nostra analisi, sembra tuttavia che la diversità esotica sia più utile semplicemente come mezzo per rendere consapevole una persona di quei presupposti dell’identità che di solito vengono puntualmente soddisfatti, al punto da non esserne consapevole. L'analisi potrebbe limitarsi anche ai gruppi minoritari istituzionalizzati, come i neri e gli ebrei, ma questo porterebbe ad uno squilibrio dell'analisi stessa, perché il vero problema lì è la loro collocazione nella struttura sociale, le situazioni nell’ interazione faccia a faccia sono solo una parte del problema, dovremmo guardare invece la storia e allo sviluppo politico del gruppo Si potrebbe limitare l'analisi a coloro che possiedono un difetto che disturba quasi tutte le situazioni sociali cosa che porta sviluppare una parte importante della concezione di sé per reazione a questa difficile situazione, ma l'impianto argomentativo di questa ricerca è diverso. Qui vediamo che è probabile che anche il più fortunato nei normali abbia la sua mancanza nascosta, e per ogni piccola carenza ci sarà un'occasione sociale nella quale sentirà un peso enorme, ciò creerà divario tra la sua identità sociale virtuale ed effettiva. Vediamo dunque che coloro che hanno una precarietà occasionale ed una precarietà costante formano un continuum, e la loro posizione nella vita risulta analizzabile secondo una medesima organizzazione. Questo spiega perché sia è possibile in una diversità di condizioni, la comprensione della situazione in cui vengono a trovarsi i veri stigmatizzati: non è profondità della natura umana ma isomorfismo delle situazioni umane. Ciò implica che non si dovrebbe guardare al diverso per capire la nostra diversità ma all' ordinario La questione delle norme è certamente centrale, le norme di cui si tratta in questo saggio riguardano l'identità o l'essere e sono perciò di un tipo particolare, il rispettarle o violarle ha un effetto diretto sull’ integrità psicologica dell’individuo, non dipende dalla semplice buona volontà è una questione relativa alle condizioni dell’individuo, una questione di conformità non di sottomissione. Alcune di queste norme, come la capacità di vedere, o l’essere istruiti, possono generalmente essere pienamente rispettate dalla maggior parte dei membri della società, ma ce ne sono alcune, come l'adeguatezza fisica, che prendono la forma di ideali e costituiscono standard di fronte ai quali nessuno può essere all'altezza in ogni momento della propria vita. Inoltre, anche quando si tratta di norme ampiamente rispettate, la loro molteplicità ha l'effetto di squalificare molte persone. Esempio del prototipo perfetto di cittadino americano,