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Storia economica e sociale, Appunti di Storia Economica

Appunti di storia economica e sociale

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 17/06/2023

AnnaTrilly
AnnaTrilly 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia economica e sociale e più Appunti in PDF di Storia Economica solo su Docsity! Appunti di Evelyn Dal Bò STORIA ECONOMICA E SOCIALE 17/09/2019 L’ECONOMIA Le specie animali possono essere immaginate come immerse in un ciclo ricreativo o riproduttivo naturale, operando una distinzione concettuale tra “specie” e (resto della) “natura”. Per sopravvivere come tale, la “specie” trae dalla “natura” i materiali necessari alle proprie funzioni vitali e riproduttive (“consumo”), restituendo ad essa i materiali residuati e trasformati in una forma energeticamente impoverita. La specie umana si immagina particolare in quanto ha saputo notevolmente aumentare la quantità di materiali estorti alla “natura” per il proprio consumo, e con essa il grado e il ritmo della dissipazione energetica. È riuscita in questa accelerazione grazie a un’attività riproduttiva basata sul “lavoro”, ovvero un’attività fatta non solo di ingegno e abilità manuale, ma soprattutto sorretta dall’uso di strumenti tecnici frutti, a loro volta, di altro precedente intervento produttivo. La specifica disposizione, fisica ma anche organizzativa, nel processo produttivo di questi mezzi di produzione può essere chiamata “tecnologia”. Grazie al lavoro effettuato con questi mezzi, la specie umana ha quindi notevolmente dilatato, nella quantità, nello spazio e nel tempo, i vari passaggi dall’estrazione dei beni naturali fino alla loro restituzione in forma energeticamente impoverita. Ciò che succede all’interno di tale ciclo riproduttivo allargato è comunemente chiamato “economia”. Il suo allargamento è stato reso possibile, in origine, da una crescita nell’efficienza dell’estrazione dei beni naturali, tale da permettere la produzione non occasionale di un surplus che supera le necessità di consumazione immediata del singolo o del gruppo sociale ristretto. Tale allargamento ha insieme presupposto, e dato ulteriore spazio a, una capacità inedita di manipolare i materiali estratti, dando loro una forma nuova, “artificiale”. È questo surplus e sono le tecniche che ne rendono possibile la produzione a condeterminare la successiva divisione dei compiti riproduttivi all’interno del consesso umano (divisione del lavoro), e quindi la crescente differenziazione sociale che osserviamo nella storia umana. È rimasta tuttavia una convenzione distinguere tre fasi basati sul flusso fisico del ciclo riproduttivo naturale, riconducendo ad essi i settori dell’economia: - Il Settore Primario (sfruttamento) è il settore economico che comprende l'agricoltura e l'attività estrattiva dei beni naturali. → agricoltura e attività mineraria. - Il Settore Secondario (trasformazione artificiale dei beni naturali) è il settore economico che comprende l'industria. → artigianato, manifattura e fabbricazione. - Il Settore Terziario (distribuzione) è il settore che comprende distribuzione e gestione di beni naturali e artefatti, elargizione di servizi. → servizi domestici. Commercio, finanza e consulenza. Mentre qualsiasi specie si basa su un’attività in senso ampio estrattiva, le specie socialmente organizzate possono provvedere, oltre che al consumo immediato, a una certa distribuzione dei materiali estratti tra i membri del branco. Le attività di trasformazione sono in genere estremamente ridotte (se non nulle), tranne che nella specie umana. Per la gran parte della storia umana, l’attività di gran lunga prevalente è tuttavia rimasta quella estrattiva, in specie agricola, mentre le attività di distribuzione si sono evolute in funzione di una crescente efficienza tecnologica dell’estrazione e della altrettanto, e conseguente, articolazione sociale, spaziale e temporale del processo riproduttivo. Tutto ciò ha presupposto un’impressionante crescita delle capacità tecnologiche di trasformazione, ad esempio per creare gli stessi strumenti (la zappa, l’aratro, la ruota e il carro, il crogiolo ecc.) che rendevano possibile l’aumentata capacità d’estrazione. In termini relativi, il settore secondario è comunque rimasto per millenni in una posizione di peso ridotto rispetto alle attività agricole ed estrattive, e anche di quelle commerciali e finanziarie. È solo con l’emergere del fenomeno chiamato “industriale” che la fase di trasformazione dei materiali si sposta, almeno per un periodo di due, tre secoli, al centro delle attività di lavoro, investimento e consumo Appunti di Evelyn Dal Bò della società umana. Questa trasformazione ha tuttavia anche innescato processi di riarticolazione concettuale della sfera distributiva, del “terziario”, che sembrano preludere a un prossimo abbandono dello schema “primario-secondario-terziario”. IL RAPPORTO FISICO-ENERGETICO TRA UOMO E NATURA L'INDUSTRIALIZZAZIONE L’industrializzazione è il processo di espansione del settore secondario; un’accelerazione esponenziale dell’entropia terrestre. L’industrializzazione è il processo di una società da uno stadio primordiale e rurale ad uno stadio industriale. Le trasformazioni ebbero inizio nella metà del diciottesimo secolo, dando così origine alla “rivoluzione industriale”: manifestatosi in maniera crescente, soprattutto nel settore tessile, in Europa (GB) questo fenomeno è inteso come un miglioramento della vita della collettività e come dissipazione di materie prime per il processo di espansione del secondario. Coincide con il processo di meccanizzazione, con il quale si sostituì il lavoro manuale con l’uso di macchine a vapore nelle fabbriche. Nel processo di industrializzazione si ha un inizio incerto e spesso graduale ed è da definirsi concluso quando in quel determinato territorio il settore secondario prevale su quello primario in termini di PIL e forza lavoro occupata. L'industrializzazione, in termini di trasformazione settoriale, è un processo di espansione del settore secondario. Dopo millenni di storia, la rivoluzione neolitica diede la possibilità di dar vita a dei cambiamenti e a delle evoluzioni. La rivoluzione neolitica portò alla transizione da un'economia di sussistenza basata su caccia e raccolta all'addomesticazione di animali e alla coltivazione di piante. Permise: - Il passaggio alla vita sedentaria - Il cambiamento del rapporto tra uomo-natura - La nascita di agricoltura e allevamento - Lo sviluppo dell'artigianato e dei commerci - La nascita di villaggi e città La produzione, fino all'industrializzazione, ricadeva sul settore primario e, in particolare, sull'agricoltura. Se il contributo dell'industria, in termini di produzione e nell'assorbimento di forza lavoro, supera l'agricoltura, allora si tratta di una società industrializzata. La gran parte degli stati europei si è industrializzata. Si tratta di una trasformazione che ha influito sulla società e sulla vita, a partire dal mondo produttivo, ma anche abitativo, ecc. Appunti di Evelyn Dal Bò fenomeni richiamati o sono condizioni e presupposti storici necessari ma non sufficienti, oppure ne sono i risultati. KARL MARX Karl Marx è stato un economista tedesco. Egli fa una critica all'industrializzazione. Con la meccanizzazione Marx vi trova uomini non realizzati ma alienati (mercificazione), espropriati del proprio valore di uomini a causa dell’espropriazione o alienazione del loro lavoro. Il prodotto del lavoro dell’uomo viene alienato dallo stesso uomo perché diventa proprietà privata dell’altro sotto forma di capitale. Non è l’operaio che adopera i mezzi di produzione, ma viceversa. Mark temeva l'alienazione e una sua crescita esponenziale. In realtà, quando si aprono nuove chance di lavoro, vi sono possibilità per lo sviluppo del singolo. Il capitalismo è un sistema economico-sociale caratterizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla separazione tra la classe dei capitalisti-proprietari e quella dei lavoratori. Non è nato con l'industrializzazione ma si è sviluppato con esso e con la meccanizzazione. Nell'agricoltura, la maggior parte del prodotto veniva consumata, in parte risparmiata e una minima parte investita. Con l'industrializzazione, gran parte della produzione veniva reinvestita per creare nuovi mezzi di produzione. La maggior parte dei beni prodotti sono beni di investimento e non di consumo. La produzione in serie è stata resa possibile non solo con la meccanizzazione, ma anche con l'artigianato. A differenza dell'artigianato, la meccanizzazione può portare la produzione in serie ad un altro livello, ad una evoluzione. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Nella letteratura, si hanno diverse versioni che riguardano la rivoluzione industriale. Un tempo si diceva che l'industrializzazione fosse un processo/una fase che doveva svilupparsi in tutto il mondo. Oggi sono in pochi a dirlo. La Rivoluzione Industriale fu un processo sviluppatosi in Gran Bretagna fra 700 e 800, che ha poi scatenato una serie di processi diffusasi poi in molte aree del mondo. L'industrializzazione ha indotto a varie ideologie secondo cui la storia emana un senso che trascende il presente, bisogna decifrarlo e così si possono descrivere le fasi dello sviluppo storico. L'analisi attorno all'industrializzazione ha portato a varie teorie. Nell'analisi de Il Capitale, è inserita una visione della storia complessiva su cui non c'è stato un vero approfondimento politico. L'economista tedesco, Karl Bücher, descrive fasi di interconnessione nello spazio dell'attività economica: l'industrializzazione viene sempre posta al centro e da quella si può capire come cambia l'economia urbana (nuovi mezzi di trasporto e nuove produzioni → le città dovevano industrializzarsi). Ci sono 2 tesi riguardanti la forza periodante dell’industria: 1. La rivoluzione industriale rappresenta il mutamento più incisivo nel modo di riproduzione umano dalla rivoluzione neolitica a questa parte; 2. La rivoluzione industriale ha introdotto cambiamenti meno incisivi nel modo di vivere degli uomini che non i successivi cambiamenti tecnologici (es. ferrovia, internet). LA RIVOLUZIONE NEOLITICA (circa 9.000-2.000 a. C.) - Rivoluzione della riproduzione da un sistema “appropriativo” alla produzione (il raccoglitore si trasforma in agricoltore, il cacciatore in allevatore). - Attorno al 6.000 a. C. in Mesopotamia emergono coltivazione e allevamento, diffondendosi verso il Mediterraneo, Asia, Europa, Africa. - Prima il miglio, poi orzo e frumento; prima pecora, capra e cavallo, poi cammello, manzo e maiale - Dall’uso strumentale ad hoc degli oggetti alla produzione sistematica degli attrezzi (ceramica, ascia ecc.) Appunti di Evelyn Dal Bò - Dal consumo diretto alla creazione di scorte di beni consumo - Dal nomadismo all’insediamento stabile (villaggio, mercati, castri; case e forti; paesaggio rurale) - Superamento della dipendenza diretta dalle temperie e dai cicli naturali (stagioni) tramite produzione di vestiario, case, magazzini, contenitori, rotazione, allevamento, creazione di scorte. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (circa 1760 - 1900 d. C.) - Rivoluzione del modo di produzione: dalla prevalenza dell’estrazione agricola e mineraria alla prevalenza della trasformazione e della distribuzione dei beni. - Dopo il 1760 in Inghilterra emergono filatura e tessitura meccanizzata, poi nuove ferriere, macchine utensili ecc. diffondendosi verso l’Europa continentale. - Prima cotone, carbone, ferro, poi elettricità e materie chimiche sintetiche. - Dall’uso degli attrezzi manuali alla produzione di macchine (a vapore, telai meccanici, dinamo, ecc.) - Dalle scorte di viveri e oggetti di consumo all’accumulazione di capitale/investimento - Dall’insediamento prevalentemente rurale all’insediamento prevalentemente urbano e accentrato - Superamento della dipendenza diretta dalla fertilità naturale e dall’estensione della terra coltivata tramite il progresso medico igienico, i fertilizzanti artificiali, la meccanizzazione dell’agricoltura, i sistemi industriali di conservazione. 24/09/2019 MUTAMENTO STRUTTURALE E “INDUSTRIALIZZAZIONE” Qualunque sia la definizione di “industria”, è evidente che l’emergere del sistema di fabbrica sin dalla fine del Settecento abbia portato a un’enorme crescita relativa delle attività di trasformazione, rendendo queste attività più importanti di quelle agricole, di silvicoltura, pesca e estrazione mineraria, che per secoli e millenni avevano prevalso. Pertanto, il processo di industrializzazione di un territorio dato: - ha un inizio incerto e spesso graduale, su cui non esiste consenso; ad esempio, nella versione sopra discussa, l’inizio potrebbe essere rappresentato dall’apparire nel territorio della prima fabbrica meccanizzata; - ha invece un termine su cui convergono più o meno tutte le definizioni e tutti gli approcci: il processo di industrializzazione di un territorio dato può dirsi concluso quando in quel territorio il settore secondario prevale sul settore primario. Ma cosa significa, in questo caso, “prevale”? - i parametri usati per misurare il progredire e il compimento del processo di industrializzazione possono essere diversi e riguardare, ad esempio, gli investimenti, l’input energetico ecc., ovvero riguardare, in chiava comparata, fattori di input e di output; - molte di queste variabili hanno un significato importante per la caratterizzazione del processo; - in ogni caso, è convenzione guardare all’output e all’input più importante, ovvero al reddito prodotto e al lavoro; - - si osserva dunque come si sviluppa nel tempo il contributo dei settori primario e secondario al prodotto interno lordo (Pil) di un territorio dato, e come si sviluppa nello stesso periodo la quota che i settori primario e secondario detengono nell’impiego complessivo di forza lavoro in quel territorio; - un territorio potrà dunque dirsi “pienamente industriale” (e quindi il processo di industrializzazione concluso) da quel giorno in cui entrambe le condizioni sono date: il valore della produzione del secondario supera quello della produzione del primario, e più forze lavoro sono occupate nel secondario rispetto a quelle impiegate nel primario. In Europa, entro la Prima guerra mondiale, raggiungono tale traguardo: - cinque entità statali sovrani: Gran Bretagna, Belgio, Svizzera, Francia, Germania Appunti di Evelyn Dal Bò - varie regioni collocate fuori da questi stati: Bassa Austria, Boemia, Lombardia, Piemonte, Catalogna, Paesi Baschi, le aree urbane di Lodz, Budapest, S. Pietroburgo, Mosca ecc. mentre, per converso, anche all’interno dei paesi già industrializzati permangono regioni prettamente o prevalentemente agricole. Il ragionamento è dunque sempre sulla media statistica di un territorio, a prescindere dalla sua omogeneità o disomogeneità. Prima ci fu l'aumento della produzione, grazie a cui si arrivò poi all'aumento dell'occupazione nel settore dell'industria rispetto a quello agricolo, dove gli investimenti erano generalmente minori. Nel 1916, la produttività di un lavoratore medio non bastava per percepire una buona remunerazione. Nel 1957, l'Italia ha raggiunto la piena industrializzazione. La variazione nel tempo dei pesi che prodotto e input di lavoro dei settori primario, secondario e terziario hanno nell’insieme dell’economia di un territorio è chiamato mutamento strutturale. Il compimento della “piena industrializzazione” non significa, ad esempio, che il peso relativo dell’industria, in termini di produzione e occupazione, non possa ulteriormente aumentare anche dopo. Anzi, spesso è successo questo. Ma anche dopo l’industrializzazione il mutamento strutturale continua. Si può quindi dire che l’industrializzazione è solo un passaggio all’interno di un mutamento strutturale più ampio, che prosegue anche dopo il suo compimento: - in Europa, nei paesi industrializzati, nel periodo 1930-60 circa, il settore secondario non solo ha superato il settore primario, ma anche quello terziario; - ma all’incirca a partire da quel periodo, il settore terziario è diventato passo dopo passo il primo settore economico. Secondo una previsione fatta da Jean Fourastié (La Grande Métamorphose du XXe siècle, Paris 1961), niente sarà così poco industriale come l’economia che a più lungo termine scaturirà dal mutamento iniziato con la Rivoluzione industriale La previsione sopra riportata per la composizione settoriale del Pil mondiale, fatta mezzo secolo addietro (ripresa da Hans Boesch, Weltwirtschaftsgeographie, Braunschweig 1969), e quindi la profezia di Fourastié, si stanno per ora grosso modo avverando. Può dunque darsi che il processo di industrializzazione un giorno apparirà come preludio di un altro e più grande processo, a cui forse stiamo già assistendo, ma per cui per ora ci mancano concetti e categorie condivisi. Può darsi anche che la canonica tripartizione dei settori dovrà essere abbandonata. Che vuol dire “terziario”? Si tratta più che mai di un settore che include un’incredibile varietà di attività economiche (dal lustrascarpe all’ingegnere di software), che evolvono in una relazione tutt’altro che omogenea rispetto agli altri settori, primario e secondario. In futuro, come in parte già succede nel presente, le categorie “canoniche” qui discusse presumibilmente subiranno sostanziali revisioni. Si parla di economia pienamente industrializzata quando le due condizioni sono soddisfatte: la produzione industriale eccede quella agricola (valore della produzione in un lasso di tempo + incidenza sul PIL); l'occupazione industriale sopra quella agricola. Fino al 1914 accadrà in Gran Bretagna, Belgio, Svizzera, Francia, Germania e Stati Uniti. Prima ci fu l'aumento della produzione, grazie a cui si arrivò poi all'aumento dell'occupazione nel settore dell'industria rispetto a quello agricolo, dove gli investimenti erano generalmente minori. Nel 1916, la produttività di un lavoratore medio non bastava per percepire una buona remunerazione. Appunti di Evelyn Dal Bò o Linee telegrafiche e telefoniche Modello di impresa con un forte livello di investimento e, nel caso europeo, c’è un connubio con il settore delle finanze (capitalismo manageriale) → intesa con il reparto finanziario dell’impresa. L’Inghilterra non è più al vertice dell’industrializzazione perché gli investimenti in Europa provenivano per lo più da Germania e Belgio. La catena di montaggio nasce prima nel Nord America anziché in Europa, perché a livello di industria meccanica, vengono meccanizzate inizialmente e principalmente le armi e le innovazioni tecnologiche in America erano guidate dagli investimenti verso fattori costosi: il lavoro → produceva alti salari e una capacità di consumo maggiore che in Europa. In Europa i salari erano più bassi perché la manodopera era abbondante e quindi si produceva di più ma ad un prezzo minore. Fino alla Seconda guerra mondiale ci sono 2 traiettorie differenti: - In Europa si investe sul risparmio dei beni capitali. - In America il lavoro costava molto e si investe molto di più perché la catena di montaggio abbassava i costi. 08/10/19 INDUSTRIALIZZAZIONE IN BELGIO E SVIZZERA Nonostante siano stati piccoli, ci sono state delle dinamiche regionali. Il caso belga è importante, perché c’è una situazione simile all’Inghilterra con la rilevanza del carbone e della macchina a vapore per le produzioni industriale. Lo stato belga non esiste prima del 1830, se non come una area dei Paesi Bassi, perché con il congresso di Vienna era stata aggregata a questo regno. Le fiandre raggiungono un alto livello d’importanza come centri commerciali, finanziari e manufatturieri. Nella zona di Gand (Belgio) c’era una protoindustria tessile e dopo il 1800 comincia a meccanizzarsi, dopo una lunga crisi. Una zona più a sud nel Belgio (Mons), esporterà carbone per lungo tempo tramite canali e fiumi nelle parti nord e occidentali del Belgio. Più a est a Liege, c’è un distretto di lungo insediamento di manifattura tessile, in realtà, c’è distinzione tra regione in senso economico e politico → si tratta di una regione laniera che assomiglia molto alle tradizioni tedesche anche dal punto di vista politico. La zona della Wallonia da l’avvio ad un’industria di macchine tessili da cui nascerà poi il polo metalmeccanico a ciclo integrale, tra la metallurgia e le lavorazioni metalmeccaniche. Nascerà un’impresa che avrà un rapido processo di ingrandimento in senso verticale (miglioramento anche dei prodotti: dal carbone ai macchinari). Rispetto all’Inghilterra c’è un leggero ritardo nell’industrializzazione, che fa del Belgio un imitatore di know- how. Una differenza si nota nelle miniere, perché in Europa continentale del primo 800, le miniere, erano di proprietà dello Stato e non privata → lo status-proprietario veniva dato con emanazione diretta della sovranità o in regime di corporazione. Per la prima volta, la banca comincia a sviluppare l’industria come partecipante, perché finanziano le ferrovie, a differenza che in Inghilterra perché qui la banca si asteneva da un impegno diretto e si rifiutava anche di dare crediti; solo dopo il 1800, comincia a diventare parte fondamentale. Le zone a sud del Belgio è una zona collinare che permette di risolvere un problema per le miniere grazie a una possibilità di drenare l’acqua come più necessario. Nella prima metà del 700, venne introdotta a prima macchina a vapore a pompa nelle miniere. In Svizzera, nell’800, l’industrializzazione era meno sviluppata, per una differenza nello sviluppo tecnologico. A Berna, ‘era una situazione di libero mercato, dove c’era più possibilità di diventare imprenditori. Appunti di Evelyn Dal Bò La zona settentrionale del paese è la zona della produzione tessile: vera e propria meccanizzazione. In Svizzera non ci sono miniere di carbone, perché non ne avevano bisogno; nasceranno presto acciaierie e industrie chimiche. A differenza dell’Inghilterra, la Svizzera produrrà anche una classe operaia che mantiene una situazione di vita semi-rurale. A nord-ovest della Svizzera c’è un distretto di orologiai che si industrializzano e sviluppano il loro lavoro ancora prima dell’industrializzazione, perché all’interno di questo distretto, col tempo si razionalizzò il lavoro. C’è anche una contaminazione, perché la Svizzera sarà uno dei primi paesi a fare l’elettrotecnica (utilizzo dell’acqua per lo sviluppo della turbina che diventerà elemento della propulsione idroelettrica), grazie anche ai maestri orologiai e agli ingegneri. A ovest nasce un filone agroalimentare (es. Nestlé). 15/10/19 INDUSTRIALIZZAZIONE IN FRANCIA La Francia ha perso il primato per quanto riguarda l’industrializzazione, ma ne rimane uno dei protagonisti principali. Ci sono una serie di svantaggi rispetto all’Inghilterra: - Perdita delle colonie a metà 700 - Meno orientata all’esportazione → nel periodo napoleonico c’era difficoltà nel contrastare la potenza marittima inglese nell’accesso alle colonie. Il vero colpevole della leadership mancata è stata la rivoluzione, perché ha prodotto: il blocco continentale indotto da Napoleone, 25 anni di guerre e difficoltà e una diminuzione degli scambi delle colonie. Al contrario di come si pensa, con il blocco continentale ci fu lo sviluppo industriale che finì con il comando napoleonico e le industrie furono costrette al fallimento. - Peso del capitalismo familiare nell’industria tessile e siderurgica → in una famiglia c’è meno mercato e concorrenza: limite, ma che poteva esserlo quando l’industria siderurgica cominciava a crescere. Le miniere in Francia erano poche, mentre le industrie del ferro erano molto sviluppate, soprattutto a nord-est, dove le materie arrivavano via terra e i costi erano minimi. - Nobiltà conservatrice - Classe media contadina dopo la Rivoluzione - Crescita demografica lenta - Sistema bancario più debole - Geografica economica I vantaggi sono: - Imprenditoria aziendale nelle industrie del vetro, del gas, dei prodotti chimici, dello zucchero - Altre innovazioni basate sulla scienza - Filtro perla seconda rivoluzione industriale (acciaio, prodotti chimici, elettricità, ecc.). La capacità innovativa della Francia è buona, soprattutto per quanto riguarda la connessione tra teoria e prassi: studio teorico delle teorie scientifiche e la sua applicazione. Le macchine tessitrici potevano tessere solo tessuti monocolore (bianchi o grigi) sopra ai quali veniva poi stampato un disegno o se si lavorava con un filo colorato si sarebbero creati delle strisce. Il problema della stampa a colori fu un problema che durò molto. Jacquard Loom brevettò il telaio che avrebbe poi rivoluzionato la produzione tessile per almeno 150 anni; fu a prima macchina utensile digitale. INDUSTRIALIZZAZIONE IN GERMANIA Qui il processo fu più sviluppato. Il processo industriale comportò una forte circolazione di moneta. La Prussia era un mini-impero con barriere doganali interne, regimi del diritto del sottosuolo diversi tra i territori interni. Appunti di Evelyn Dal Bò Le costruzioni ferroviarie hanno prodotto effetti a monte e a vale: hanno dato un imput di domanda alle miniere di carbone, industria di ferro e acciaio, all’industria meccanica, ma nel frattempo, il carbone poteva essere trasportato creando nuovi mercati (es. Berlino comincia a industrializzarsi e a consumare carbone). Viene velocizzata l’integrazione dei mercati di consumo e aumenta la concorrenza. Dove la ferrovia arriva, non è più possibile una piccola industria che soddisfa una piccola realtà, ma bisogna ingrandirsi o specializzarsi. Una cosa negativa è il fatto che le ferrovie costano molto, comportano speculazione e progetti fallimentari. Il problema è che chi mobilita le risorse: il sistema finanziario può e deve convogliare le risorse → diventa critico il ruolo delle banche miste/universali che sono in grado di gestire tutto. Molto forte è però il loro rischio. Dopo gli anni 70, c’è una nuova fase di fallimenti bancari. Viene fatta una legge bancaria perché e banche non possono operare nell’ambito dell’immobile (fonte di speculazione) o nell’ambito agricolo. Le banche ipotecarie e agricole devono quindi specializzarsi. Le banche universali nascono comprando banche più piccole → hanno grandi quantità di capitale e si innescherà il processo di partner di industrie. INDUSTRIALIZZAZIONE IN ITALIA, SPAGNA, L’IMPERO RUSSO E QUELLO ASBURGICO SPAGNA In Spagna c’è un’industrializzazione e imprenditoria diffusa; modello simile in Svizzera, Boemia e Sassonia. Situazione: - Catalogna vecchia regione industriale; - Produzione tessile diffusa completamente industrializzata entro il 1900; - Nuovi complessi industriali nelle coste atlantiche (cantieri navali, carbone, metallurgia); - Singoli siti industriali nella Spagna centrale e meridionale. ITALIA L‘industrializzazione si sviluppa in aeree a nord. Situazione: - Piemonte e Lombardia vecchie regioni industriali; - Completamente industrializzato nel 1900; - La Liguria si industrializza come terminal marittimo del cuore industriale; - Principali siti industriali anche in Veneto (lana), Toscana (metallurgia, ingegneria) e poche altre regioni. Appunti di Evelyn Dal Bò SOCIALISMO DELLLA CLASSE OPERAIA Heywood, come lo stesso Marx e il marxismo, distingue i liberali dai democratici. In questo si coagulano dei movimenti operai. Il primo movimento operaio: il socialismo "utopico" - movimenti radicali repubblicani e democratici; - movimenti cooperativi; - pensatori utopici: Owen (GB), Fourier (F), Weitling (D) - impegno sociale religioso; - socialismo statalista (Louis Blanc 1848: workhouses) →Spartiacque della rivoluzione del 1848: manifesto per uno socialismo teorico L'emergere del secondo movimento operaio: socialismo "scientifico" - la teoria si basa su obiettivi rivoluzionari "apocalittici" - la repubblica borghese è vista solo come un palcoscenico - allo stesso tempo il movimento sindacale sviluppa strategie pragmatiche - movimento per la liberazione delle donne Cosa immaginavano i "veri lavoratori": etica del lavoro, gerarchie interne - socialismo, populismo e anarchismo - lotte sindacali e "moderazione" intorno al 1890-1910 - subordinazione ideologica e Prima guerra mondiale I SETTORI RESIDUALI DELLA SOCIETA’: NOBILTA’ E CONTADINI Conservatorismo, "strati superiori" e società gerarchica La protesta conservatrice contro il progresso: - Edmund Burke e l'ordine "naturale" in frantumi; - la Chiesa e i notabili hanno un approccio paternalistico e caritatevole riguardo alla "questione sociale"; - a volte, anche tra contadini e lavoratori questa ideologia prende piede; - paternalismo della nobiltà terriera ai "loro" agricoltori. Ruolo permanente della nobiltà nell'apparato statale: - specialmente nell'Impero zarista, nell'Impero asburgico e in Germania; - società gerarchica di cittadini piuttosto che di soggetti Heywood non coglie la modernità del conservatorismo: dice che si estende anche ai contadini, ma è una corrente che interviene a promuovere la modernizzazione. Heywood omette di menzionare il conservatorismo politico orientato alle riforme, un peso, sociale e politico, delle classi rurali nell'Europa continentale. Nel 1918, il conservatorismo si estende a tutta l’Europa. Heywood descrive la società europea mettendo in luce la classe sociale dei contadini → 41%della popolazione attiva inglese è impegnata nell’agricoltura e alla vigilia della Prima guerra mondiale, l’Europa è un’area ancora semi-agricola. Anche i paesi industriali avevano un impiego nella produzione agricola. I movimenti agrari diventano un fattore politico importante. 29/10/2019 LA STORIA SOCIALE Premesse: - I cambiamenti sociali avvengono secondo tempistiche e modalità diverse all’interno dei diversi Paesi europei; Appunti di Evelyn Dal Bò - All’inizio del ‘900 il settore produttivo prevalente è ancora quello agricolo; - L’analisi non si focalizza sui singoli casi nazionali (salvo alcune citazioni) ma sulla situazione europea nel complesso considerando, dove necessario, i punti di divergenza tra Europa Occidentale e Orientale. Bessel tratta il periodo dal 1900 al 1945. Bessel ha aspettative positive nel futuro Le differenze fra ricchi e poveri sono ancora visibili: differenze igieniche private e pubbliche, migrazioni principalmente giovanili dalla campagna alla città. In Germania ad esempio, le élite conservatrici o il movimento operaio hanno spinto e introdotto delle modernizzazioni affinché lo stato sociale migliorasse (costruzioni, regolamenti urbanistici, fognature). Nei primissimi anni del XX secolo, le questioni di disordine cominciano a sistemarsi, portando ad una regolazione / sistemazione del sistema urbanistico. L’aspettativa di vita media all’epoca era di 45 anni, 1/6 moriva anche a causa delle malattie antigieniche. Impatto della Prima Guerra Mondiale: - Calo demografico: 100 milioni di soldati sono stati mobilitati e in Europa ci son stati milioni di morti - Ci fu un ulteriore sviluppo dello stato sociale - Cambiamento della struttura famigliare - Migrazioni forzate - La rivoluzione di ottobre e la spaccatura del movimento operaio tra comunisti e socialisti. I risultati hanno portato a grandi cambiamenti sociali come la collettivizzazione delle campagne ➔ Sperimentazione di solidarietà nazionale (fino a prima c’era la lotta sociale): i capitalisti diventano ora patriottici e si inseriscono nella produzione industriale. Le donne entrano in modo massiccio nella produzione, perché i soldati impiegati nella guerra erano per il 99,9% uomini e dovevano quindi essere sostituiti nelle fabbriche. Periodo tra le due guerre: - Inflazione - Disoccupazione di massa (crisi del 29) 05/11/2019 IL PERIODO DAL 1945 AL 2000 IN EUROPA Si inizia a far presente com’era la società alla fine della Seconda Guerra Mondiale e quali erano i tratti salienti della società. Se si parla di ciò, possiamo rivelare alcuni tratti salienti della società. Si dice che in Europa c’è stato un periodo di pace molto lungo nonostante ci sia stata anche la guerra fredda. Questo periodo arriva fino agli anni 90 del ‘900. Negli anni ’90 ci sono state anche le guerre in Jugoslavia e per questo motivo si dice che il periodo di pace termini nel 1990. L’autore afferma che ci sia stato anche un periodo di trasformazione che include un periodo di prosperità, di crescita economica. Esso include anche la parabola del COMUNISMO che si ha grazie alla Seconda Guerra Mondiale nato soprattutto dall’Unione Sovietica. Fino alla metà degli anni ’70 il movimento comunista sembra rafforzarsi anche se dopo declinerà. Interessante in questo periodo è soprattutto il rafforzamento del welfare state, il benessere sociale. Nonostante questo, in Occidente si temeva la concorrenza del sistema comunista. Nella Seconda Guerra Mondiale si cerca di contenere il comunismo che decade nel 1989 e facilita quindi l’incursione e la legittimazione dello stato sociale nell’Europa Occidentale. C’è l’idea che i ricchi di cittadinanza straniera devono tornare nella propria patria. Per l’Europa di quel periodo, un altro tema importante è la decolonizzazione, perché molti stati come la Franci, l’Italia, la Spagna e il Portogallo avevano ancora molte colonie sparse per il mondo. Dagli anni ’40 agli anni ’70 infatti, molte colonie si sono trasformate grazie anche ai flussi di migrazione. Con la decolonizzazione si trasforma anche un processo che è stato reso evidente durante la Prima Guerra Mondiale e che riguarda la trasformazione delle metropoli in un solo centro globale. Con l’emergere degli Appunti di Evelyn Dal Bò Stati Uniti questa cosa si relativizza e nel secondo dopoguerra, l’Europa diventa un centro globale importante → Trasformazione che ha creato delle difficoltà nelle mentalità europee. Fine anni ’40- inizio anni ’50 → lavoro agricolo ma anche quelli pesanti erano fatti dalla maggior parte delle persone. In questo periodo prevaleva un tipo di famiglia monogrammica, vale a dire quella tradizionale composta dai genitori e dai bambini. In questo periodo molte famiglie avevano un reddito piccolo. Inoltre, la famiglia era anche l’assicurazione sociale numero uno → c’erano lo stesso delle differenze sociali che hanno cercato di dare molta autonomia ai singoli. La maggioranza della popolazione non viveva in città ma in campagna. I modelli di consumo di quel periodo erano caratterizzati dalla scarsità, ma, nonostante questo, c’era la mentalità che bisogna superare questo fenomeno attraverso strategie di risparmio. Ci sono stili di consumo che sono per lo più locali o regionali, ma non internazionali. i modelli di consumo erano prevalentemente locali. Per quanto riguarda la massa delle persone, esse erano sotto un orizzonte locale e regionale. Il grosso delle famiglie non conosceva il paese fuori da dove abitavano. Questo succede negli anni ’50 perché poi avviene la migrazione per colonie. I Paesi Bassi per esempio perdono le guerre e le popolazioni devono spostarsi per lasciare spazio ai vincitori → c’è quindi un’immigrazione dalle ex colonie e per questo la popolazione cresce. Periodi principali dello scambio sociale → ci sono 4 periodi di ricostruzione in Europa che hanno varie caratteristiche al successivo periodo di prosperità. Questi periodi sono: 1. Il dopoguerra (1945-50) Ci sono fenomeni sociali e una contrazione economica. In questo periodo molti paesi hanno problematiche dal punto di vista dell’economia. Le infrastrutture furono spesso danneggiate a causa delle strategie del nemico, che prevedeva i punti deboli dell’avversario. I bombardamenti venivano fatti soprattutto per terrorizzare la popolazione civile. Il raccolto delle popolazioni non arrivava mai in città m rimaneva nelle campagne. In questo periodo ci sono molti problemi sociali a cui si legano le malattie epidemiche. Vengono controllati i prezzi come accadeva negli anni ’30 del ‘90°. Questo succedeva perché era ancora diffuso il mercato nero. 2. Periodo di prosperità (1951-72) A livello mondiale è un periodo di crescita accelerato. Rappresenta l’ultimo periodo in cui le economie industrializzate raggiungono alti tassi di crescita. Questa crescita viene percepita dalla popolazione media soprattutto nella busta paga. C’è una differenza per quanto riguarda il salario nominale (ciò che si dovrebbe ottenere) e il salario reale (ciò che si ottiene). In questo periodo infatti, il salario cresce e questo permette ai lavoratori di vivere in modo migliore. In America invece, i salati reali sono già più alti durante il periodo compreso tra le due guerre. Arrivano molti beni di consumo nuovi come la televisione, il frigorifero…. Anche la mentalità inizia a cambiare perché ci si aspetta una crescita da tutti i punti di vista. Un economico nomina questo periodo come una crescita economica eterna e per questo motivo, il riversamento dei lavoratori in agricoltura inizia a ridursi. Per quanto riguarda l’Italia c’era ancora molto lavoro nell’agricoltura e non nelle industrie. Per questo motivo si spostano dall’Italia verso altri stati come in Francia. Si sviluppa anche una tendenza all’espansione dl welfare state che è legato soprattutto al lavoro. C’è anche l’idea che lo stato intervenga nell’economia. C’è una redistribuzione della ricchezza e c’è anche un forte investimento nell’educazione dei giovani. Se si paragona il livello di benessere assoluto degli anni ’70 con oggi, una volta si era più poveri perché c’era un’equità sociale diversa. Nonostante questo, le persone durante questo periodo si sentono valorizzate. 3. Era delle difficoltà economiche (1973-88) Appunti di Evelyn Dal Bò - La diversa natura degli scambi (voluminosi scambi intra-settoriali tra nazioni simili guidati da economie di scala e differenziazione dei prodotti piuttosto che dagli scambi intersettoriali guidati da differenti fattori di dotazioni e lacune tecnologiche come nella prima ondata). - La diversa natura della convergenza / divergenza del reddito e dell'industrializzazione / deindustrializzazione. La seconda ondata ha visto una rapida convergenza del reddito (secondo gli standard storici) tra le nazioni leader unita alla loro deindustrializzazione e all'industrializzazione estremamente rapida di alcune nazioni in via di sviluppo. La prima ondata è stata caratterizzata da un lento recupero delle nazioni ora ricche (nel Regno Unito) accoppiate con l'industrializzazione dei convergenti e la deindustrializzazione dei divergenti. - Le diverse velocità con cui sono diminuiti i costi di trasporto e comunicazione. Entrambi sono calati bruscamente in entrambe le ondate, ma il calo dei costi di comunicazione ha superato di gran lunga il calo dei costi di trasporto nella seconda ondata, in particolare dal 1980. Questa differenza si intreccia con la differenza appena menzionata, come mostra il quadro analitico di sezione. 19/11/2019 Incontro con Prof. Segreto – Processi di globalizzazione Quanto difficile è fare previsioni credibili? Molto, perché, ad esempio, nessuno si immaginava che il muro di Berlino sarebbe caduto nel 1989. La globalizzazione è un fenomeno che ci scaraventa nell’inimmaginabile. Cos’hanno in comune paesi come Ghana, Etiopia, India, Ivory Coast, Djibouti, Cambodia, Bhutan, Senegal, Tanzania, Filippine? Sono economie povere con elevati livelli di povertà, ma sono le 10 economie cresciute maggiormente lo scorso anno il fenomeno della crescita rapida sta coinvolgendo sempre più paesi, fino ad una crescita del 30% come il Sudan del Sud, creato un anno prima, a seguito di una guerra civile. L’investimento che ebbe più tornaconto fra il 2010 e il 2015 fu quello sul grano; il secondo fu sull’oro e il terzo sul petrolio. Il peggiore investimento fu quello su Atene e sulla Grecia. Con la globalizzazione, in cui tutto sembra nuovo, si torna agli investimenti basilari/tradizionali del sistema economico, non sul capitalismo. Ciò fa capire che i sistemi sembrano morire. Negli ultimi 30 anni, il mondo è cambiato: - Negli anni 80, le 10 economie più grandi e che contribuirono maggiormente (per il 69%, contro il 31% delle economie emergenti) alla crescita economica furono: Canada, Stati Uniti (29,8%), Giappone, Italia, India, Brasile, Sud Corea, Germania, Inghilterra, Cina - Negli anni 90, l’Italia e la Germania non sono più le maggiori; lo sono: Canada, Stati Uniti (24%), Giappone, India, Brasile, Sud Corea, Inghilterra, Cina, Messico, Indonesia. - Negli anni 2000, si è aggiunta la Turchia e la Russia - Negli anni 2010, nessun paese europeo rientra tra i primi 10 Guardando i redditi dei vari paesi, il mondo sembra immutabile/statico, ma a seconda dei criteri che usiamo ci si può accorgere del fatto che i paesi avanzati continuano con la sua crescita, ma nel frattempo, i paesi emergenti stanno cercando una rapida crescita per raggiungere i livelli economici dei primi. Per esempio, gli Stati Uniti, che sono l’economia più avanzata è diventato un modello per più di 80 paesi emergenti (iperglobalizzazione). Già dagli anni 70, con un’accelerazione successiva, la distribuzione della produzione manifatturiera stava cambiando in larga misura: l’Asia, con la Cina in particolare, sta diventando la “fabbrica del mondo” come l’Inghilterra nell’800. 26/11/2019 Appunti di Evelyn Dal Bò [Kaelble] I principali periodi di cambiamento sociale: Il dopoguerra (1945-50) - alto tasso di disoccupazione, carenza di alloggi, malattie, sfollamenti, fame, mercato nero - marcate distinzioni di stato e classe - riforme sociali, riforme politiche (democrazia) Periodo di prosperità (1951-72) - Economia: alti tassi di crescita, salari reali elevati, consumo, cambiamento strutturale - Demografia: immigrazione dei lavoratori - Politiche sociali: stato sociale, pianificazione sociale, diffusione dell'istruzione Era di difficoltà economiche (1973-88) - 1973 crisi petrolifera, tassi di crescita più bassi, periodi di recessione; disoccupazione strutturale - nuovi modelli familiari (single, con bambino); - riduzione della nascita, zero crescita della popolazione; - riforme del mercato del lavoro ("flessibilità"); - crisi dello stato sociale Periodo di cambiamento (1989-2000) Europa orientale: - cambio di sistema "brutalmente" rapido; - fine della sicurezza sociale e della piena occupazione; - da un modello di scarsità a uno di abbondanza. Europa occidentale: - aumento della mobilità geografica - nuova immigrazione dall'est - smantellamento dello stato sociale Europa: - nuova valuta europea; - sempre più potente vita quotidiana dei cittadini nell'UE I principali processi di cambiamento sociale: Lavoro 1945-1980 - da manuale ad automatizzato; - rapporti di lavoro a lungo termine; - maggiore complessità dei compiti, maggiore divisione del lavoro; - elevata sindacalizzazione della forza lavoro e delle imprese; - capitalismo manageriale e relazioni industriali organizzate 1980-2000 dall'automazione all'informatizzazione; - la fine del "lavoro stabile"; - flessibilità, insicurezza; - relazioni industriali meno organizzate; - disoccupazione; potere sindacale in diminuzione. Famiglia - Modelli familiari sempre più diversificati; - crescita dei divorzi; - nel 1950-70 donne più indipendenti; - Baby boom 1945-70, tasso di natalità in calo 1970-2000; - Assistenza extra-familiare di bambini in crescita, madri che lavorano da sole; Appunti di Evelyn Dal Bò - nuove attività ricreative: shopping, vacanze; - vita di strada sostituita da macchina e tv; - tendenza a vivere in piccoli appartamenti urbani; - la famiglia rurale converge anche alla fine del modello di "classe media" "Fine della famiglia"? È rimasto un importante centro di vita, che dopo il 1989 è stato effettivamente rivalutato: - "i bambini troppo cresciuti" nella casa dei genitori; - rivalutato il ruolo dei nonni. Consumismo - Inizio del consumo di massa negli Stati Uniti, negli anni '20, '50, in Europa occidentale negli anni 70 - internazionalizzazione degli stili; - nuova funzione simbolica sociale - da indistinta a "personalizzata" - contro gli stili standard; - Europa orientale 1945-90: produzione e distribuzione centralizzata per combattere la carenza. "Americanizzazione"? - Il consumo di massa europeo ha seguito gli stili europei. - il termine a volte è un modo semplice di criticare il consumo di massa in quanto tale