Scarica Storia economica e sociale e più Appunti in PDF di Storia Economica solo su Docsity! STORIA ECONOMICA E SOCIALE KAELBLE: La seconda metà del XX secolo è caratterizzata da uno straordinario dinamismo sociale. 1) Inusuale periodo di pace in Europa che si porta dietro le ombre di due catastrofiche guerre, intensivi riarmamenti e conflitti militari in diverse ex colonie europee; 2) Un boom economico che è parte essenziale di questo periodo, seguito poi dalla depressione economica appartenente anch’essa al dinamismo dell’epoca moderna; Dinamismo sociale che abbraccia diversi aspetti: lavoro, società, migrazione e iniquità, famiglia, istituzioni e stato. Importante ricordare che questo dinamismo tocca tutti i paesi europei. 3) Sperimentazione e stabilimento di un controllo della nuova società attraverso un sistema di potere centralizzato; Europa divisa in due parti tra di loro antagoniste nella seconda metà del secolo. 4) Il rapporto tra società e politica cambia nella mentalità degli europei; La società diventa tematica centrale della politica nell’Est europeo così come nell’Ovest. L’intervento del governo negli aspetti “sociali” permette di dare una nuova dimensione finanziaria e legale, iniziando a regolare la vita dei cittadini in maniera più intensa; 5) Il rapporto tra società europee ed estere cambia profondamente: nel 1945 l’Europa era il centro del mondo ma nel 2000 appare chiara che le società europee dipendano da trend mondiali (ossia la globalizzazione, di cui l’Europa fa parte e può influenzare ma non può controllare); Dal 1950, l’Europa si trova divisa in tanti aspetti soprattutto economici e sociale dovuti agli effetti post seconda guerra mondiale. Uno tra tanti è il cuore dell’Europa più moderno e industrializzato rispetto alle zone periferiche caratterizzate da arretratezza e economia agraria. Un altro aspetto di scissione è i due contradditori sistemi politici e sociali: orientato al mercato, partiticamente democratico dell’Europa Ovest sotto l’influenza degli USA e l’Est Europa comunista sotto il controllo dell’URSS. Per questi motivi è difficile immaginare una Europa unita in termini sociali. Attorno alla meta del XX secolo l’Europa era ancora prevalentemente agraria. UK, Germania, Belgio, Svizzera, Austria e Svezia erano già diventati Paesi industrializzati nel XIX secolo ma per il resto l’Europa resta un continente in cui l’agricoltura spicca nettamente sull’industria. Il lavoro era prevalentemente fisico, duri lavori manuali che richiedevano intensi sforzi fisici. Il lavoro manuale era molto diffuso. ●Modello familiare: Gli uomini giocavano un ruolo principale e dominante nella famiglia. Concezione della divisone del lavoro tra quello emotivo, amorevole della madre e quello razionale di chi deve portare a casa il pane del padre, modello socialmente diffuso in molti paesi Europei. Le madri raramente lavoravano al di fuori delle mura domestiche. Il modello familiare era basato su un lungo matrimonio in cui erano presenti numerosi figli, la scuola si frequentava solo per un paio di anni ed il passaggio del mondo degli adulti era segnato dal servizio militare per i ragazzi ed il matrimonio per le ragazze. La famiglia giocava un ruolo fondamentale per la sicurezza sociale. Nonostante il cuore pulsante dell’Europa fosse caratterizzato dall’industria, era tuttavia presenta una classe rurale nobile di cui non facevano parte solo i proprietari terrieri ed il clero ma anche dottori, insegnanti. Gli agricoltori spesso vivevano all’interno delle fattorie stesse. La scolarizzazione avveniva solo per un paio di anni, a volte si evitata proprio. Netto contrasto tra la vita rurale e quella urbana. Nel cuore dell’Europa industrializzata le classi sociali erano un tratto prevalente e fondamentale. Le distinzioni sociali tra classe media e classe lavoratrice riguardava molteplici aspetti quali il cibo, le abitazioni, vestiario, spazi pubblici, area residenziali urbane, proprietà private. Le distinzioni erano profonde ed i punti in comune molto pochi soprattutto tra religioni e nazionalità diverse, tra immigrati, rifugiati e nativi, tra nuclei familiari delle campagne e delle città (stile di vita e valori). La società europea del 1950 era una società di “scarsità”, non è una caratteristica determinata dalla guerra ma una caratteristica propria di tutto il continente. Il valore fondamentale e sostanzialmente condiviso da tutti è la prevenzione allo spreco. Il consumo raramente si estendeva geograficamente: il consumo regionale o nazionale era normalmente limitato all’uso in quella regione/nazione, raramente veniva esportato. Lo stile consumista era meno cosmopolita di quanto sia ora. ●L’Europa era anche un paese di forti migrazioni: dopo la seconda guerra mondiale ci furono forti flussi migratori verso le Americhe dal 1945 in poi ma l’immigrazione avveniva anche all’interno dell’Europa stessa, forti flussi di migrazione partivano dalle periferie per dirigersi verso i poli più industrializzati della regione. ●L’Europa non era nemmeno un paese sicuro: solo un terzo della popolazione era coperta dai piani pensionistici, solo un terzo poteva usufruire delle cure mediche. La maggior parte della popolazione dipendeva dalle tradizionali istituzioni caritatevoli. Mortalità infantile molto alta. I QUATTRO PERIODI DI KEALBLE: 1) Era post-bellica (1945-1950) Immediatamente successiva alla fine della guerra caratterizzata da difficoltà delle condizioni di vita, alloggi sovrappopolati, morte, disabilità, disturbi piscologici, collasso dei mercato economico e dei servizi pubblici, profonda crisi morale. ●Il lavoro “normale” era stato svalutato: diffusione del mercato nero, attività di contrabbando, modi anticonvenzionali di procurarsi il cibo ed i vestiti. ●Anche il modello familiare non funziona più a dovere: il ruolo delle madri e dei giovani diventa più importante. ●Mobilità che trasforma l’assetto della società europea: milioni di europei si spostano per il territorio: rifugiati, prigionieri di guerra, soldati che ritornano, chi si è dovuto spostare dall’area urbana durante il conflitto, senzatetto. ●Modifica dell’assetto delle classi sociali: distinzioni sociali che non si riescono a mantenere nel momento in cui si presenta la mancanza di cibo, vestiario e abitazioni. ●L’era post bellica è comunque molto dinamica, partono cruciali riforme per riformare il sistema sanitario ed il fondo pensioni, riforma del sistema educativo, inizio di una sistema economico internazionale con nuove politiche economiche nazionali. Istituzione di democrazie durature. ●Periodo di nuova speranza. 2) L’era della prosperità (1950-1970) In contrasto con l’età precedente, si apre un periodo di tempo di inaspettata prosperità. ●Grande crescita economica che coinvolge tutta l’aerea europea e non solo delle singole regioni. C’è da considerare però che il boom non esplode in maniera uniforme in tutto il territorio. ●Crescita sostanziale dei redditi reali e dei salari reali. Cambiamento anche nello stile del consumo e nei modelli di distribuzione del reddito. A ciò ha contribuito in maniera importante la democrazia nell’area Ovest e dona una temporanea stabilità anche ad Est. ●Insolita crescita della domanda di lavoro, periodo di impiego a tempo pieno. La disoccupazione non cala allo stesso livello ovunque e rimane alta soprattutto nelle regioni periferiche. Il lavoro a domicilio cala, molte madri di famiglia cominciano a lavorare fuori casa. Notevole crescita della migrazione della manodopera nei paesi industriali europei. ●Crescita dell’impegno verso l’educazione dei giovani, scuole private, educazione che punta alla qualificazione specifica. ●Crescita senza precedenti delle entrate delle tasse, il budget dello Stato aumenta rapidamente. Il potere dello Stato dunque aumenta, stabilisce un piano di welfare che permette un garantire la pace. Si espandono le città grazie ai finanziamenti. ●L’integrazione dei milioni di rifugiati, dei cittadini che ritornano dalle colonie è meno difficoltosa a questo punto. ●Investimento della pubblica istruzione, in scuole primarie e secondarie e anche nelle università. entrambe banche, scuole, giardini, aree urbane, nuovi sobborghi, zone pedonali, sistemi di trasporto pubblico. 1) Migrazione proveniente da stati non europei: paesi islamici del Mediterraneo, Africa, Asia, ex-colonie europee. La vita Europea diventa più entica, si riempie di ristoranti, negozi, vita religiosa e culturale etnica. 2) Migrazione proveniente da stati europei: tipologia di migranti specializzati professionalmente. Moderno welfare state: Modello che nasce dopo la II GM e che contiene quattro punti fondamentali: ●Garantire un minimo di benessere materiale soprattutto relativo al: reddito e la educazione; ●Garantire un minimo di benessere indipendentemente dalla classe sociale, genere, etnia, origine geografica; ●Garantire legalmente dei diritti; ●Garantire assistenza di specifiche situazioni di malattia come l’invalidità causata dal lavoro, povertà in età avanzata, mancanza di educazione, mancanza di una casa. Sistema di assicurazione pubblica che protegge dall’invalidità, copre parte dei costi medici, protegge dalla povertà in età avanzata ed i disoccupati. Alcuni paesi introducono addirittura un servizio di sanità pubblica gratuito. L’Europa dell’Est non ha dovuto preoccuparsi di proteggere la popolazione dalla disoccupazione poiché il sistema centralizzato garantiva per quasi la sua totalità dei territori una occupazione. Il sistema dei costi del welfare era perfettamente integrato nel budget dello stato. Crisi economica tra gli anni ’70 e ’80 che mette in crisi il modello welfare di entrambe le fazioni, nascita di un nuovo tipo di povertà difficile da combattere con gli strumenti del welfare state. Crisi politica e finanziaria. Storia sociale dell’Europa solo la II GM è caratterizzata da un periodo di grandi e reali cambiamenti, invenzioni e nuovi modelli sociali. Cambiamenti sociali soprattutto negli ambiti di : lavoro, famiglia, classi sociali, consumismo, vita urbana, welfare state e religione. Economia prosperosa e rapida evoluzione della tecnologia, desiderio degli europei di cambiamento e diffuso ottimismo, espansione dell’educazione, rivoluzione delle comunicazioni, democrazia, mercato economico, sicurezza sociale. BESSEL Da dopo le guerre napoleoniche all’inizio del XIX secolo, l’Europa conosce un periodo di pace in cui milioni di abitanti hanno potuto godere di sicurezza e prosperità, tecnologia e industrializzazione hanno aiutato alla crescita degli standard di vita di milioni di persone. Nonostante l’alto livello di emigrazione, soprattutto dal sud e dall’est del continente, la popolazione europea continua a crescere rapidamente. Le società europee si sentono nettamente più sicure e gli stati europei crescono in potenza e apparente stabilità. Le città europee forniscono un modello per la civilizzazione urbana per tutto il mondo. Il continente europeo era visto come il paradiso terrestre fino all’inizio del XX secolo. Le società erano profondamente divise, milioni di persone vivevano in uno stato di povertà, le società erano caratterizzate da iniquità sia sociale che economica. L’aspettativa di vita era bassa, la nascita dei bambini molto pericolosa e la mortalità infantile alta, diffuse le pestilenze (tubercolosi) che erano viste come il flagello delle società impoverite. Nonostante questo le condizioni di vita standard degli europei era molto più alta rispetto a cento anni prima. Gli europei guardavano ottimisticamente il nuovo secolo. L’IMPATTO DELLA GUERRA Il XIX secolo è un secolo di progressi ma i grandi risultati della civilizzazione europea sono stati mobilizzati per convertire gli europei in causa di morte e distruzione, le strutture sociali e gli stili di vita sono stati messi sottosopra, decine di milioni di uomini sono stati mobilizzati e bandati nei campi di battaglia. Molti di loro non sono mai tornati, altri sono tornati disabili, con la salute distrutta o problemi psicologici, senza lavoro, senza più una casa. Avvennero delle migrazioni forzate, demolite le “tradizionali società”. Le cicatrici che la guerra ha lasciato negli animi della popolazioni sono state difficili da guarire anche a decenni di distanza. La IGM è stata vista come una rottura definitiva che distrusse il XIX secolo ed il suo ricordo. ●Violenza: E’ sia causa che conseguenza del collasso sociale, la IGM ha diffuso violenza sia nella vita politica che pubblica durante ma anche dopo il conflitto. La vita diventa molto più pericolosa. All’Est, dopo la vittoria dei bolscevichi in Russia scoppia una guerra civile-> collasso dell’economia, depopolazione delle città, milioni di morti, crescita del livello di vedove e orfani. Politica di violenza, omicidi e brutalità durante e dopo gli anni di guerra. Dopo la GM la violenza aumenta un senso di antisemitismo soprattutto rivolto gli ebrei (violenze, abusi, uccisioni, erano detestati da tutti gli ordini sociali, partiti politici, nazionalità e persone di qualsiasi età). Seguono i campi nazisti e conseguenti vicissitudini. Dopo la GM le vecchie strutture sociali vengono distrutte (borghesi, proprietari terrieri, etc…) oppure liquidati in esilio. Guerre, epidemie, emigrazione. Germania: per rispettare i termini di pace si verificano seri problemi di malnutrizione della popolazione, inflazione, disoccupazione, dislocazione sociale, mancanza di case decenti. CRISI ECONOMICA Gli anni tra le due guerre è caratterizzata da una profonda e seria crisi economica. Si verifica la più grande inflazione e depressione della storia moderna. I prezzi dei beni variano di giorno in giorno facendo diventare quasi ridicolo il costo di alcuni e totalmente inaccessibile il costo di altri. Si comincia a praticare il baratto. Post-bellico che genera incertezza e paura, oscillazioni del mercato del lavoro, sparizione di alcuni beni dai negozi, incremento massiccio del crimine. La vita appare più minacciosa, insicura e incerta. Profonda depressione economica che porta ad una massiccia disoccupazione tra gli anni ’20 e ’30. Forte senso di paura che non ci sia più speranza di un futuro migliore. La parte di Europa di comunità più rurale diventa in preda alla paura e all’ansia, povertà e crisi agricola. L’insicurezza diventa il simbolo della vita degli europei sia nel mondo capitalista sia nelle zone rurali. Popolazione URSS: Stalin che promuove la collettivizzazione delle campagne. Collasso dell’industria russa, diffusa disoccupazione durante gli anni ’20, forzata industrializzazione negli anni ’30. Negli anni a seguire la guerra, con la collettivizzazione crollano i prezzi agricoli nel mercato mondiale. Con la collettivizzazione le fabbriche delle società più rurali vengono per la maggior parte distrutte come la struttura sociale dei villaggi. TREND A LUNGO TERMINE i cambiamenti tra il 1900 e 1945 sono catastrofici ed allo stesso tempo visti in maniera consequenziale per una successiva prosperità. Le trasformazioni europee portano al declino della dimensione della famiglia: riduzione del numero di componenti. Famiglie più piccole e nuclei familiari ridotti. gran parte dei giovani comincia a compiere un percorso educativo più lungo e completo, sostituendo il lavoro con lo studio. Il cambiamento dei nuclei familiari, del numero delle nascite e dell’estensione della scolarizzazione porta ad una modifica del ruolo femminile nelle società europee. Slittamento della figura femminile nella sfera pubblica, impiegate in attività non più casalinghe, rapida ascesa della loro presenza in lavori di ufficio e nel settore dei servizi. Crescita del numero di persone anziane nella prima metà del XX secolo. Stato che si prende carico per provvedere a dispensare un sussidio di anzianità, sviluppo di un sistema pensionistico. Slittamento della dipendenza dagli individui alla dipendenza dallo Stato per il loro mantenimento. Radio e telefono, nuovi mezzi di comunicazione che si diffondono tra la popolazione, nella seconda metà del secolo e che permette a buona parte della popolazione di connettersi tra di loro a lunga distanza in modo istantaneo. Prima metà del secolo, distruttiva, che fornisce le condizioni per una fortunata seconda metà del secolo. Il fallimento delle ideologie fasciste e naziste portano al trionfo di programmi economici e politici individualisti. Le forme di organizzazione più fluida possono essere assemblate, smantellate e ri-assemblate (concetto di modernità liquida). PROCRASTINAZIONE E’ una posizione attiva, un tentativo di assumere il controllo sulla sequenza di eventi e renderla diversa da quella che sarebbe stata se si fosse rimasti docili e acquiescenti. Manipolare le possibilità della presenza di una cosa rimandando e posticipando il suo diventare presente, tenendola a distanza e differendo la sua immediatezza. Procrastinare indica un tempo vissuto come pellegrinaggio, come percorso di avvicinamento ed un obiettivo. Il significato del presente sta nel futuro. La razionalità strumentale privilegiata della vita del pellegrino impone la ricerca di mezzi atti a compiere la straordinaria impresa di tenere sempre in vista il fine degli sforzi senza tuttavia mai raggiungere la meta. Realizzazione equivale alla perdita di significato. La procrastinazione ha insita la tendenza a spezzare il limite temporale e protrarsi all’infinito. Tende a diventare l’obiettivo di se stessa. La cosa che viene rinviata nell’atto della procrastinazione tende ad essere la fine della procrastinazione stessa. “Ritardo della gratificazione” E’ questa dilazione a produrre straordinarie innovazioni moderne quali l’accumulazione del capitale ed il diffondersi dell’etica del lavoro. Il desiderio stimola lo sforzo attraverso la speranza della gratificazione. Procrastinazione preferisce: piuttosto che: Arare e seminare Raccogliere e consumare i frutti del raccolto Investimento Distribuzione dei guadagni Risparmiare Spendere Autonegazione Autoindulgenza Lavoro Consumo “Risparmiare più che si può per poi poter spendere, negazione dell’immediatezza che si traduce nell’elevazione e nobilitazione degli obiettivi” La procrastinazione alimenta due tendenze opposte: 1) La prima porta all’etica del lavoro: stimola l’inversione di ruolo tra mezzi di produzione e fini, proclama la virtù del lavoro fine a se stesso, il ritardo della gioia in quanto valore a sé; L’etica del lavoro fece sì che il ritardo venisse esteso all’infinito. 2) La seconda conduce all’estetica del consumo: riduce il lavoro ad un ruolo meramente subordinato e ad una visione dell’astensione e della rinuncia in quanto sacrifici necessari ma onerosi e fortemente avversati, se possibile da ridurre al minimo indispensabile. Oggi il ritardo della gratificazione non è più un segno di virtù morale: è solo un fardello, un onere problematico, sintomo di inadeguatezza personale e ordinamenti sociali imperfetti. Non è una esortazione ma una ammissione di uno spiacevole stato di cose. L’etica del lavoro esorta ad una estensione del ritardo, l’estetica del consumo invece sprona alla sua abolizione: se un atto deve essere premiato, il premio deve essere immediato. La richiesta i gratificazione immediata va contro il principio di procrastinazione, In quanto immediata, la gratificazione non può essere costante a meno che non sia effimera, destinata ad esaurirsi con il venir meno ella sua capacità di distrazione e intrattenimento. Per restare vivo, il desiderio ha bisogno di essere periodicamente gratificato. Una società governata all’estetica del consumo ha bisogno di una gratificazione che sia al contempo medicina e veleno. I LEGAMI UMANI DEL MONDO FLUIDO Precarietà, instabilità, vulnerabilità: caratteristiche della condizione di vita contemporanea. a) Insicurezza (della propria posizione, diritti e qualità di vita) b) Incertezza (rispetto alla stabilità presente e futura) c) Vulnerabilità (del proprio corpo, della propria persona, possedimenti, quartiere, comunità) Precarietà come tratto distintivo in particolare quella derivante dal lavoro e dall’occupazione che continua a farsi sempre più instabile e inaffidabile. Non c’è abbastanza lavoro per tutti ed il progresso tecnologico tende a creare sempre meno posti di lavoro. Nessuno può pensare di essere al riparo dalla prossima ondata di ridimensionamento o ottimizzazione. In assenza di sicurezza, la gratificazione immediata appare una buona strategia, la procrastinazione del soddisfacimento ha perso il suo fascino. Unioni e legami tendono ad essere visti e trattati come cose da essere consumate, sono soggetti agli stessi criteri di valutazione di tutti gli altri oggetti di consumo. Se il legame umano non è qualcosa che va costruito attraverso gli sforzi continui, ma qualcosa da cui si attende soddisfazione immediata, non c’è alcun senso nello sprecare “soldi per nulla”, nel tentare con tutte le forze di salvare il rapporto. Percezione di un mondo in cui tutto è un prodotto adatto al consumo immediato, gratificazione immediata è l’unico modo per soffocare il senso di vulnerabilità. Non esiste nessun motivo di mostrarsi tollerante verso cose o persone non in grado di soddisfare o concedere la gratificazione desiderata. Il passaggio dal capitalismo pesante a quello leggero, dalla modernità solida a quella liquida, rappresenta la cornice in cui si iscrive la storia del movimento operaio. Contesto di vita in cui la gente conduce i propri affari che cambiano rispetto all’epoca in cui i lavoratori stipati nelle fabbriche per la produzione di massa serravano i ranghi per conquistare a viva forza condizioni più umane e remunerative. COMUNITA’ L’individuo è una persona che si autoafferma e si autocostruisce. Il bisogno di “comunità” genera confusione perché non appare chiaro se le realtà che le descrizioni della comunità pretendono si rappresentare siano in evidenza e se la loro speranza di vita sia tale da garantire un tipo di rispetto che le realtà impongono. Tutte le comunità sono presunte, sono progetti, qualcosa che viene “dopo”, della scelta individuale. Comunitarismo reazione dovuta alla liquefazione della vita moderna, allo squilibrio tra libertà individuale e sicurezza. Il livello di sicurezza si va ad abbassare, le responsabilità individuali crescono: nuova fragilità dei legami umani. L’individualizzazione liquido-moderna è la spiegazione alla risposta comunitaria che a sua volta è un conseguente effetto della prima. Diffusa ansia relativa al presente e al futuro: assenza di sicurezza che unisce tutti gli elementi. Le persone sono chiamate a scegliere tra gruppi contrapposti, convinzione di non avere altra opzione che scegliere un gruppo a cui appartenere. Comunità = casa La comunità ideale è un mondo globale che offre tutto ciò di cui c’è bisogno per condurre una vita significativa e gratificante. La comunità veniva immaginata sul modello etnico, l’etnicità neutralizza la storia: il sentimento di appartenenza etnica incita all’azione, si sceglie la fedeltà alla propria natura. L’idea di etnicità come base legittima di unità e autoaffermazione riceve un fondamento storico così. Lo Stato-nazione dovette la soppressione delle comunità autonome: combatté i costumi locali, i dialetti, promuovendo un’unica lingua e memoria storica a spese delle tradizioni comunali. Il loro sforzo trova supporto nell’imposizione giuridica della lingua ufficiale, di determinati curricula scolastici e un sistema legislativo unificato. Nazionalismo Patriottismo Considera il patriota un reietto Il patriota è membro eletto E’ ciò che potrebbe essere il nazionalismo (se addomesticato e civilizzato) ma che non è. Descritto attraverso la negazione dei tratti più abominevoli e vergognosi dei nazionalismi Aggressione e odio per gli altri, attribuisce tutte le disgrazie patite dalla propria nazione ad un complotto ordito da stranieri, ce l’ha con tutte le altre nazioni perché non mostrano un’adeguata ammirazione Il patriota è caratterizzato da una benevola tolleranza nei confronti della diversità culturale ed in particolare delle minoranze etniche e religiose O sei “uno di loro” oppure non lo sei. In entrambi i casi si può fare ben poco per cambiare le cose: l’appartenenza è una sorte (eredità biologica o culturale) Unirsi ai ranghi è una questione di scelta, tutto ciò che si richiede è di compiere la scelta giusta e restarvi fedele nel bene e nel male, per sempre Chi è all’interno ha il diritto di trovarsi là e sistemarsi a dovere Scarica la responsabilità su quanti chiedono ammissione Nel credo di entrambi “noi” significa persone come noi, “loro” significa persone diverse da noi. “Loro” differiscono da noi in tutto e per tutto ma si differenziano per una aspetto che è più importante di tutti gli altri, abbastanza importante da precludere una posizione comune e rendere improbabile una vera solidarietà. I confini che dividono noi/loro sono tracciati chiaramente. Né il credo patriottico che quello nazionalista ammettono la possibilità che la gente possa vivere insieme pur restando attaccato ognuno alle proprie differenze. < Viene introdotto il concetto di pluralismo: genere di unità in cui la società civile viva con la negoziazione e conciliazione di interessi diversi, i vantaggi che arreca il pluralismo superano di gran lunga i disagi e gli inconvenienti. Il genere più promettente di unità è quella che viene conquistata con il confronto, dibattito, negoziato e compromesso tra valori, preferenze, modi di vita e autodefinizioni. (Modello repubblicano di unità) Unità creata attraverso il negoziato e la riconciliazione, non attraverso il rifiuto e l’eliminazione di differenze. Bisogna imparare a vivere con la diversità e creare condizioni tali da rendere non più necessario tale apprendimento. Oggi, il “noi” è un desiderio di comunità, desiderio di difesa. Nell’era della modernità liquida il sogno della purezza è stato lasciato all’iniziativa privata (locale o di gruppo). Il desiderio di respingere i presunti pericoli che minacciano il corpo viene trasformato nell’incitamento a rendere il “fuori” simile, uguale o identico al “dentro”. HEYWOOD Nel XIX secolo l’Europa è stata testimone di grandi cambiamenti sociali. Lotta dura tra ricchi e poveri, reazioni ai cambiamenti sociali, reazioni ai cambi sociali dal caldo abbraccio metallo vile. Lo Stato provvede alla coniazione servendosi delle zecche. Possibilità del cittadino di consegnare metalli in cambio di monete dal valore equivalente. Monometallismo (oro O argento) / bimetallismo (oro e argento insieme). Rivoluzione industriale: trasformazioni che iniziarono in Inghilterra verso la metà del ‘700, trasformazioni dal punto di vista economico e sociale. È più appropriato parlare di rivoluzione economica. Tre rivoluzioni esistenti: 1) Prima rivoluzione industriale : dalla metà del ‘700 alla metà dell’800. Interessa Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Innovazioni tecnologiche (caldaia a vapore) e dell’industria siderurgica e tessile. Popolazione che cresce, aumento della domanda di beni. Agricoltura con aumento della produzione, nuovi metodi di coltivazione e concimazione. Miglioramento mezzi di trasporto e costruzione di linee ferroviarie. Ampliamento dei mercati, produzione più ampia ma con costi sempre più bassi. Caratteristica importante è che fu una rivoluzione poco costosa, banche che hanno ancora una scarsa importanza. 2) Seconda rivoluzione industriale : seconda metà dell’800 fino alla I° guerra mondiale. Stati Uniti, Germania, Russia, Italia, in parte il Giappone e Inghilterra. Le principali attività produttive riguardarono: la chimica, elettricità, acciaio, motore a scoppio, radio. Popolazione che raddoppia, inizio dei flussi di emigrazione dalle campagne ai nuclei urbani. Produzione che si impenna. Crescita dei mezzi di trasporto: diffusione delle ferrovie, navi a vapore, aerei. Crescita del commercio internazionale, trionfo della grande impresa caratterizzata da lavoratori posti in una catena di montaggio. Industria che diventa più costosa e richieda ingenti capitali forniti dalle banche. 3) Terza rivoluzione industriale : fine II° guerra mondiale fino ai giorni nostri. Interessa Paesi già industrializzati, sviluppo di campi quali energia nucleare, chimica avanzata, elettronica e informatica. Popolazione mondiale che di triplica, agricoltura che progredisce, costruzioni di navi gigantesche, commercio internazionale che si sviluppa in modo importante. Economia che diventa “globale”, imprese che operano a livello internazionale e producono un mercato mondiale decentrando le loro attività produttiva in località dove i costi di produzione sono più bassi. Separazione tra Nord e Sud del mondo, ricchezza e povertà. La rivoluzione inizia nell’Europa occidentale verso metà ‘700 perché: 1) Clima favorevole e disponibilità di risorse naturali (acqua, terre fertili, minerali); 2) Peculiarità che avvantaggiavano l’agricoltura e l’allevamento del bestiame; 3) Tecnologia che in Europa consentì di sfruttare nel modo migliore le condizioni favorevoli. 4) In Europa si svilupparono invece le scienze, le tecniche e l’iniziativa economica che trovarono terreno fertile. La frammentazione europea in piccoli Stati favorì la competizione dapprima nelle scoperte geografiche e poi nello sviluppo economico. Crescita economica intesa come aumento sostenuto della quantità totale dei beni e servizi prodotti. Sviluppo economico è un concetto più ampio accompagnato da importanti trasformazioni strutturali, sociali e culturali. La crescita è un processo reversibile, lo sviluppo economico anche ma è molto più difficile. Progresso ≠ sviluppo. ●Modelli economici: Secondo Bücher: ●Cina: ritenevano barbari gli altri popoli, non accettano perciò la scienza occidentale e mostrarono diffidenza per la tecnologia europea; ●Paesi islamici: molto bravi nel campo della scienza ma non riuscirono a far progredire la tecnologia che venne proclamata peraltro proclamata eresia dagli estremisti religiosi; ●India: possedeva una enorme forza lavoro che non stimolò l’introduzione di macchine. 1) Economia domestica chiusa, attività economica della famiglia; 2) Economia cittadina, allargata all’ambito della città; 3) Economia nazionale, ampliamento del mercato e della produzione a livello nazionale; 4) Economia mondiale. Secondo Rostow: 1) Società tradizionale: stadio sella società preindustriale con agricoltura come attività dominante, produttività bassa e popolazione che stenta a crescere; 2) Società di transizione: incremento della produttività agricola, processo di accumulazione, incremento dell’istruzione e della formazione di una classe imprenditoriale; 3) Società di decollo: produzione e produttività crescono sia in agricoltura che in altri settori, le innovazioni si fanno più numerose, aumentano investimenti e avvengono trasformazioni a livello politico e istituzionale; 4) Società matura: aumenta la produttività, innovazioni tecnologiche e investimenti sono frequenti. 5) Società di massa: aumento della domanda di beni di consumo durevoli e di servizi, incremento del reddito pro capite. Caratteristica principale del mondo industrializzato è la comparsa delle crisi economiche: crisi si sovrapproduzione (quelle di sottoproduzione sono del periodo preindustriale). Le crisi sono un elemento di giuntura e inversione di tendenza fra espansione e depressione. Si ripresenta a cicli. Premesse della rivoluzione industriale: a) Nuovo regime demografico : calo del tasso di mortalità e aumento della vita media. Teoria di Malthus: crescita della popolazione che risponde a una lega naturale raddoppiando ogni 25 anni se non fosse frenata dall’insufficienza di generi alimentari che è impossibile far aumentare allo stesso ritmo. Faceva appello al ritardo del matrimonio con conseguente astinenza dalla riproduzione. Cause della crescita della popolazione: ●Alimentazione più regolare, diversificata e abbondante. Maggiore disponibilità di generi alimentari. ●Condizioni igieniche migliorate, ammodernamento delle fognature, strade più pulite e uso del sapone nell’igiene personale. ●Progresso della medicina. Nuova sensibilità che porta alla lotta delle malattie e delle epidemie. ●Riduzione della mortalità infantile soprattutto fra i ceti più abbienti, segno che il benessere, l’igiene e l’alimentazione erano fattori importanti. ●La famiglia “allargata” cede il passo a quella composta solo dal nucleo principale genitore-figli. ●Sviluppo dell’urbanesimo. b) Rivoluzione agraria : la produzione dei cereali era già aumentata ma con l’eliminazione del maggese in favore dell’inserimento nelle rotazioni di leguminose e piante da foraggio, fa in modo di restituire al terreno la sostanze di cui necessita. In questo modo si introduce inoltre la possibilità di alimentare gli animali nelle stalle con un conseguente incremento dell’allevamento bovino e una maggiore concimazione delle terre. Si rese necessario a questo punto il processo di privatizzazione delle terre trasformando le open fields e le common lands in enclosures. Le enclosures contribuirono al consolidamento della grande proprietà ed il miglioramento degli attrezzi e delle macchine agricole. c) Rivoluzione dei trasporti : le strade inglesi erano considerate le peggiori d’Europa ed è necessario modernizzarle per fare in modo di collegare i rifornimenti di carbone e generi alimentari con le città che ne necessitavano. La manutenzione delle strade viene sottratta alla parrocchia e affidata a società private che percepivano un pedaggio dagli utenti. Le strade dovevano essere solide, compatte, leggermente arrotondate per permettere il deflusso delle acque e consentire lo spostamento più veloce ed economico possibile di passeggeri, merci e notizie. Non essendo un metodo economico di viaggio si opta per le vie d’acqua. La navigazione interna fece progredire notevolmente il sistema dei trasporti fino all’avvento delle ferrovie. Sperimentati i battelli a vapore, adatti alla navigazione dei fiumi ma non a quella nei mari. Le ferrovie si trasformarono ampliando la rete e sostituendo i binari dapprima in legno con quelli in legno coperti di ghisa. Prima locomotiva a vapore nel 1801. d) Evoluzione del mercato internazionale che accelera la rivoluzione industriale. Cresce il commercio di riesportazione. Industrie traenti e innovazioni in Gran Bretagna: Fine ‘600 invenzione della pompa a vapore per estrarre l’acqua dalle miniere, pericolo di esplosione però. James Watt trasforma il movimento circolare del pistone in movimento rotatorio, consente così molteplici applicazioni: mulini, macchina per filare, battelli a vapore. Innovazione ≠ invenzione. L’innovazione è la novità brevettabile: qualunque miglioramento di metodi e processi di lavorazione. Innovazione si ha quando un’invenzione viene effettivamente applicata al processo produttivo. Moltiplica le possibilità di produzione, richiede nuove combinazioni dei fattori produttivi e fa diminuire i costi. ●Industria del cotone: Concorrenza delle stoffe indiane, i metodi di lavorazione davano però dei prodotti finiti di bassa qualità, ruvidi e difficili da cucire. La filatura richiedeva molta manodopera ma con le innovazioni tecnologiche viene prima inventata la giannetta poi il filatoio idraulico ed infine la “mula” una combinazione delle due invenzioni precedenti. L’aumentata capacità delle filande fa crescere l’importazione di cotone greggio. Motivi per cui l’industria cotoniera si espande: È un’industria nuova, al contrario di quella laniera; Non fu subito necessario passare al lavoro in fabbrica ma era considerato un lavoro a domicilio; È un’industria labour intensive, utilizza manodopera a basso costo; Aveva già un mercato; Fu subito orientata all’esportazione. ●Industria del ferro: L’industria siderurgica era: Capital intensive e richiedeva consistenti investimenti; Organizzata in forme capitalistiche; Utilizzava materie prime inglesi, non erano costretti all’importazione dall’estero; Non produceva beni di consumo ma beni intermedi/ strumentali. La rivoluzione agraria sostenne quella industriale per ben quattro motivi: 1) Sostenne una popolazione in aumento e consentì di alimentare un numero crescente di persone dedite all’attività extra agricola. 2) Creò il potere di acquisto da destinare ai prodotti dell’industria. 3) Consentì lo spostamento di popolazioni nelle zone industriali. 4) Partecipò alla formazione del capitale necessario al finanziamento dell’industrializzazione. madrepatria che le considerava un serbatoio di materie prime. A metà del XVIII la popolazione stava aumentando e sorgono numerosi centri urbani lungo la costa. A nord cominciano a svilupparsi un certo numero di imprese industriali soprattutto nel ramo delle costruzioni navali. Con lo sviluppo di fa crescente la coscienza della necessità di una maggiore libertà economica che, assieme a motivazioni politica e sociali, spinsero le colonie a ribellarsi alla madrepatria e ad ottenere l’indipendenza. Nascono gli Stati Uniti d’America. Gran Bretagna che resta comunque uno dei principali partener commerciali. 2. Gli USA sono un paese nuovo, dotato di grandi risorse, che bisognava popolare, colonizzare e industrializzare. La popolazione cresce, eccedenza delle nascite sulle morti e soprattutto grazie all’immigrazione. L’avanzata dell’uomo bianco distrusse la povera economia dei pellerossa, basata essenzialmente sulla caccia al bisonte da cui traevano pelli e carne. Gli indiani furono scacciati e costretti a vivere nelle riserve. Le banche americane erano monocellulari: una sola sede che concedeva prestiti anche con propri biglietti. Spesso i pionieri vendevano le loro fattorie per ripatire e mettere a coltura nuovi territori a occidente. In modo tale aprono la strada a coloni più stabili. A poco a poco si determina la divisone del lavoro su base geografica tra est industriale, ovest agricolo ed est produttore di cotone coltivati in piantagioni con schiavi negri. L’industrializzazione degli USA è caratterizzata dall’esistenza di un mercato interno esiguo e disperso, difficoltà di trasporti. Lo sviluppo era determinato dal sistema di trasporti interni. Le strade non erano in grado di garantire grandi distanze, più adeguate invece erano le vie d’acqua. Importante fu l’introduzione del battello a vapore sul Mississippi che aprì i traffici alla aree del sud e del Midwest. La costruzione di canali consentì di completare la rete di comunicazione. Le ferrovie si rivelarono determinanti per la creazione di un grane mercato interno. Fecero largo uso delle tecnologie inglesi. Il ricorso alle macchine fu obbligatorio per l’America che voleva svilupparsi dato che il costo della manodopera era elevato. La standardizzazione dei prodotti e la catena di montaggio erano tese infatti alla riduzione del costo dei manufatti. Questo modo di produrre si diffuse in tutto il mondo. La produzione di massa diventava possibile e la società americana era particolarmente adatta ad accogliere prodotti standardizzati, al contrario di quella europea che preferiva prodotti artigianali di qualità. Tipo di industria in cui si sviluppò: tessile, calzaturiera, siderurgica, dei macchinari. ●Germania e Italia: A metà del XIX secolo erano arretrati poiché territori divisi in tanti stati separati di dimensioni variabili. Ciò impediva la costruzione di un mercato unitario. Gli stati tedeschi riuscirono a trovare un’intesa con lo scopo di creare un mercato unico, l’Italiana attuò invece una politica di unificazione territoriale e di indipendenza nazionale (1861), successivamente anche l’unificazione economica. Prima di Napoleone, la Germania era un paese molto frazionato, l’economia era poco sviluppata: agricoltura che costituiva l’attività prevalente, l’industria era quasi assente ed il commercio era intralciato dalla presenza di un gran numero di barriere doganali. Le riforme economiche più importanti riguardavano l’emancipazione dei servi e la formazione di un’ampia unione doganale. Nella Germania d’occidente le condizioni dei contadini erano simili a quelle dei contadini francesi prima della rivoluzione: il contadino possedeva la terra ma doveva al suo signore un canone che pagava in natura o in denaro. Nella Germania orientale prevalevano i possedimenti degli Junker, signori feudali discendenti dai conquistatori tedeschi che nel Medioevo aveva conquistato quei territori. Le terre erano coltivate da contadini in condizione servile. Nella prima metà dell’800 crearono un “mercato comune” tra gli stati tedeschi, impulso che portò al decollo economico. Con la creazione dell’unione doganale (Zollverein) gli scambi diventarono sempre più facilitati, al Sud si creò una moneta comune, come al Nord e vennero create le prime banche di emissione. Il miglioramento dei mezzi di trasporto ebbe una funzione propulsiva per l’economia. Incisivo soprattutto il ruolo delle ferrovie. L’industria era ancora arretrata rispetto all’agricoltura. Tre quarti della popolazione viveva in campagna e produceva solo ciò di cui aveva necessità. Numerosi erano i beni prodotti ricorrendo al lavoro a domicilio. Successivamente la zona della Ruhr diventerà fondamentale per l’economia. L’Italia, dopo essere stata fino al Rinascimento una delle nazioni più sviluppate dal punto di vista economico, conosce un lungo periodo di declino da cui si risolleva durante il ‘700. Rimase comunque ai margini fino a dopo l’unificazione del Paese. La lenta crescita demografica non consentiva di dare un impulso alle attività produttive. Il terreno inoltre era poco fertile, arabile solo per la metà della sua estensione e quindi la produzione di generi alimentari risultava insufficiente. Erano scarse anche le riserve minerarie tranne in alcune zone (Isola d’Elba e Sicilia-> zolfo). Il sistema dei trasporti era inadeguato: strade insufficienti, non c’erano vie d’acqua navigabili, ferrovie costruite solo dopo l’unità. Era scarsa anche la disponibilità di capitali e assente il mercato nazionale. Anche i mercati locali erano molto ristretti. Il regime feudale scomparso al Nord era ancora molto presente al Sud invece. Introduzione del Codice Civile, il Codice di commercio e riordinato il sistema fiscale e finanziario con l’introduzione del sistema del debito pubblico. L’economia italiana era basata prevalentemente sull’agricoltura, tra metà ‘700 e metà ‘800 si registra un aumento della produzione cerealicola, nel XIX secolo aumentarono la produzione di beni destinati al mercato e in parte all’esportazione, allevamento di bovini e produzione di formaggi, bachicoltura, produzione di canapa, vino, olio e agrumi. L’industria era ancora arretrata ed era svolta da artigiani a domicilio, gli stabilimenti erano rari. L’esportazione più consistente riguardava la seta trattata o ritorta. Nel campo meccanico, comincia a sorgere qualche industria dopo la realizzazione delle prime ferrovie, l’industria siderurgica era quasi inesistente data la mancanza di carbon fossile. Le costruzioni ferroviarie al principio rimasero sempre entro i confini dei singoli stati non potendo così favorire lo spostamento di merci e persone. banche inadeguate al dare un impulso dell’attività economica. Sviluppo e grande industria: L’economia dei vari paesi del mondo nel XIX secolo era caratterizzato dalla prevalenza del settore primario. In Europa solo Gran Bretagna e Belgio erano riusciti ad attuare la rivoluzione industriale. Nelle altre nazioni prevaleva il settore primario con qualche sporadica attività industriale. I sovrani illuminati del ‘700 avevano avviato importanti riforme ma bisognava fare i conti con le difficoltà economiche, politiche e sociali, quali la resistenza delle classi privilegiate e la cattiva qualità di molte terre. La Spagna del ‘500 aveva accumulato grandi ricchezze con le sue colonie ma effettuò pochi investimenti in agricoltura e nelle manifatture cosicché nel ‘600 la Banca spagnola è costretta a dichiarare bancarotta. Gli Stati Uniti, diversamente, stavano conoscendo una rapida fase di espansione. L’America Latina aveva ottenuto l’indipendenza dalla Spagna e dal Portogallo ma con un’agricoltura arretrata, preferiva mantenere rapporti commerciali con l’Europa. Altre finirono per cadere sotto l’influenza della Gran Bretagna. Giappone che si era chiuso agli occidentali e si limitava a pochi scambi con la Cina. Africa con economia basata sulla raccolta dei frutti spontanei, sulla caccia e una agricoltura rudimentale. Dalla metà ‘800, nei paesi più progrediti, si registra un’ulteriore sviluppo grazie alla disponibilità di fonti di energia e la nuova precisione delle reti ferroviarie. L’economia si stava trasformando profondamente e l’industria divenne il settore più importante, borghesia che assume un ruolo dominante impadronendosi del potere politico. 1) Fase di espansione: 1848-1873 incremento dei prezzi, dei salari e dei profitti. Incrementano i consumi con vantaggio per la produzione e per la vendita. Sviluppo dell’agricoltura, dei messi di trasporto, industria, commercio interno ed internazionale, sistemi bancari e monetari. Libero scambio adottato da quasi tutti i paesi europei, libertà di importazione per i prodotti. Sviluppo dei messi di trasporto: ferrovia con una rete mondiale, navigazione marittima con navi a vela perfezionate che permisero una riduzione dei costi di trasporto. Scoperta di ricchi giacimenti di oro in California, Australia, Canada e Nuova Zelanda= più consistente disponibilità di mezzi di pagamento. 2) Fase di depressione: Dal 1873 una crisi finanziaria investe diversi mercati (Berlino, Vienna e New York), i prezzi agricoli e industriali diminuirono, i salari frenarono ed il malcontento delle masse portò all’affermazione dei partiti socialisti e allo sviluppo del movimento sindacale. Cause: aumento dell’offerta di prodotti agricoli e industriali, grandi quantità di beni a prezzi sempre più contenuti che non si riusciva a collocare sul mercato per deficienza di domanda. Riduzione costi di trasporto = Europa invasa dal grano americano e da quello russo= crisi agricola. Imprese che tentano di ridurre i costi di produzione sfruttando le innovazioni, governi che adottano il protezionismo. 3) Periodo di espansione: Dal 1896 alla prima GM, prezzi, profitti, salari e investimenti crescono. Petrolio come nuova fonte di energia. Periodo della Belle époque. Un motivo della crescita economica è la crescita demografica (alimentazione abbondante, migliori condizioni igieniche). Spariscono le carestie dall’Europa, il progresso della medicina aiuta lo sviluppo di alcuni vaccini, progredisce anche la chirurgia ed i farmaci. Diminuisce così il tasso di mortalità ed allo stesso tempo quello di natalità: il cambio dello stile di vita indusse la popolazione a limitare il numero di figli. La vita media si allunga. L’istruzione migliora e diminuisce il numero di analfabeti. Maggiore attenzione per il “capitale umano”. L’incremento demografico porta ad una sovrappopolazione delle campagne europee, i progressi dell’agricoltura richiedevano minore manodopera, l’artigianato a domicilio era messo in crisi dalla concorrenza delle fabbriche. Nascita dell’ “urbanesimo”, nel corso del XIX la funzione e la struttura della città si modificano: apertura di viale alberati spaziosi, nuova ed elegante fisionomia della citta, quartieri borghesi pieni di verde, case confortevoli provviste di gas e riscaldamento, contrapposte ai quartieri operai sordidi, con alcolismo e criminalità dilagante. Le città si riempiono di illuminazione stradale, le mobilità dei cittadini si sviluppa: priva con tra a cavalli e poi a trazione elettrica. I governi favorivano l’emigrazione della popolazione verso le colonie in modo da liberarsi delle persone “indesiderate”. Maggiori migrazioni verso: Stati Uniti, Argentina, Canada, Brasile. Nuovo tipo di migrazione: quella interna all’Europa, da Est la gente si sposta a Ovest e dal Sud verso il Nord. Principale svantaggio dei paesi di partenza: aver investito capitale per manodopera che lascia il paese. Principale vantaggio: riduzione dell’offerta di braccia sul mercato locale ed i salari di coloro che rimanevano tornavano ad aumentare. Principale vantaggio per i paesi di arrivo: immigrati che sono una buona forza lavoro e che spesso conoscevano bene un mestiere, intraprendenti e con ottime capacità di adattamento. Contribuivano all’aumento del tasso di natalità. Principale svantaggio: difficoltà di integrazione, religioni, usanze e costumi diversi. a) Emigrazione favorita dalla rivoluzione dei trasporti, la rete stradale non fece molti progressi ma la strade già esistenti vennero migliorate e ne vennero costruite di nuove. Più rilevanti le ferrovie e le navi a vapore. Lo sviluppo della navigazione a vapore produsse un abbattimento dei costi di trasporto e contribuì a dare una dimensione di mercato mondiale dei beni. La ruota venne sostituita da pale per aumentare la velocità e rendeva inoltre più sicura e maneggevole la nave. Costruzioni di navi in ferro al posto di quelle in legno, permettendo dimensioni maggiori, ampie stive per collocare i motori ed il trasporto di merci: b) Costruzioni di porti più ampi e profondi: c) Costruzioni di navi specializzate al trasporto di merci speciali (petroliere e navi frigorifero); d) Sviluppo incredibile dell’automobile, avvento del motore a scoppio; e) Sviluppo dell’aviazione; f) Progresso rapido del telegrafo e del telefono; g) Sviluppo economico possibile dopo la formazione di sistemi bancari nazionali. Le nuove banche erano: ●Cassa di risparmio: per iniziativa pubblica o privata dei cittadini. Si proponevano di raccogliere piccoli risparmi dalle persone di modesta condizione, ai quali poi pagavano un interesse in modo da consentire una accumulazione di un capitale da utilizzare in caso di necessità. ●Istituti di credito fondiario: scopo primario è concedere prestiti a lunga durata rimborsabili a rate. ●Banche cooperative: banche popolari o rurali. a) Forte aumento della popolazione; b) Affermazione della colonizzazione; c) Messa a coltura di nuove terre; d) Affermazione di grandi imprese e di un grande mercato interno; e) Creazione di una rete di trasporti molto efficiente. L’inserimento degli immigrati non fu semplice: diversità di valori, cultura, religione e colore della pelle. Tre possibilità avevano di fronte a loro: 1) Rinunciare alla loro cultura di origine e accettare quella americana; 2) Impegnarsi in uno sforzo di far coesistere le due culture insieme; 3) Conservare i propri valori adattandoli in minima parte a quelli americani. La colonizzazione fu portata a compimento a fine secolo. La coltivazione delle terre, l’impiego di grandi macchine agricole determinò un incremento della produzione. Lo sviluppo dell’economia americana fu piuttosto equilibrato, in quasi egual misura industria-agricoltura. La popolazione rurale però rimase sempre più numerosa rispetto a quella urbana. Gli agricoltori però non producevano più per l’autoconsumo ma piuttosto per il mercato e risentivano dell’andamento dei prezzi. I neri furono discriminati per lungo periodo fino a metà Novecento. Sviluppo industriale eccezionale per: a) Quantità di manufatti prodotti; b) Organizzazione della produzione; c) Organizzazione delle industrie -> sottoforma di grandi società per azioni d) Processo di concentrazione intenso; e) Corporations utilizzavano la catena di montaggio e producevano a costi contenuti, adottando la politica degli alti salari. “Fordismo” : indica la produzione di massa di beni durevoli e la diffusione del loro consumo fra tutti i ceti. f) Formazione di un vastissimo mercato nazionale; g) Sforzo consistente nell’ampliare la rete ferroviaria: costruzione di ferrovie transcontinentali dalla costa Atlantica a quella Pacifica. h) Realizzazione di un efficiente sistema di trasporti che richiese la creazione di grandi società. i) Navigazione ti cabotaggio esercitata da un gran numero di imbarcazioni lungo le coste A. e P. ; j) Commercio estero che rappresenta una quota limitata all’interno del movimento commerciale (solo fino alla I° GM); k) Sistema bancario: banche divise in nazionali e statali. Russia: A metà ‘800 era ancora un paese con struttura feudale, il principale problema era la presenta di servitù della gleba. 2/3 della popolazione era costituita da servi. Erano considerati proprietà battezzata dei loro padroni. Nel 1861 Alessandro II decreta la fine della servitù con conseguente emancipazione dei servi che appartenevano ai nobili. Forte incremento della popolazione rese necessaria una redistribuzione delle terre da parte della comunità, lo sviluppo delle industrie sottrasse ai contadini il lavoro a domicilio. 1905 riforma agraria. Industrializzazione ebbe luogo un quarto di secolo prima dello scoppio della guerra mondiale, per procurarsi i capitali si puntò sull’esportazione del grano. A San Pietroburgo di impiantarono cantieri navali, fabbriche di utensileria e costruzione di macchine a vapore, dando così vita a una fiorente industria metallurgica. Si sviluppa anche l’industria cotoniera. Industria siderurgica realizza progressi consistenti potendo contare su ricchi giacimenti di carbone. La produzione di petrolio consentì alla Russia di essere il primo produttore al mondo. I fattori di sviluppo: 1) Costruzioni ferroviarie; 2) Ruolo dello Stato; 3) Afflusso di capitali stranieri; 4) Funzione delle banche. Le ferrovie furono costruite per ragioni politiche e militari, successivamente vennero ampliate grazie all’intervento dello stato. La loro costruzione trascinò con sé tutta l’industria siderurgica e quella meccanica. Il ruolo dello Stato: si sostituì all’iniziativa privata e cerca di attirare investimenti esteri. Il sistema bancario garantisce la stabilità della moneta e favorisce gli investimenti di capitali provenienti dall’estero. Molte banche finanziarono industrie estrattive e metallurgiche. Giappone: Chiuso ai rapporti con l’estero, l’intervento dello Stato è stato essenziale quindi per far emergere una classe imprenditoriale. A metà ‘800 la struttura sociale era: 1) Imperatore, 2) Signori feudali; 3) Samurai; 4) Popolo: contadini, pescatori, artigiani e mercanti. Chiuso alle influenze esterne, era vietato ai sudditi uscire dal paese o commerciare con gli occidentali. Basso livello tecnologico e rigidità della struttura sociale che non permettevano un processo di industrializzazione. Paese arretrato. Stati Uniti che, con altri Paesi, stipulano dei trattati commerciali con il Giappone. Nuovo governo alle prese con il problema del trovare le risorse finanziarie necessarie al processo di rinnovamento del paese e alla sua industrializzazione. Unico modo: tassazione della terra. Serie di riforme che aboliscono le distinzioni di classe, samurai a cui viene concessa una pensione. Pensioni che vengono capitalizzate e trasformate in titoli del debito pubblico, consegnati agli aventi diritto, i quali investirono i capitali così ottenuti in industria, terre, titoli azionari e depositi. La popolazione giapponese aumentò notevolmente, vennero migliorare le condizioni igieniche e sanitarie, scomparve la pratica dell’infanticidio alla quale ricorrevano le famiglie più povere che non erano in grado di mantenere troppi figli. L’attività agricola conobbe un notevole impulso anche se il Giappone non possedeva molta terra coltivabile, la principale coltivazione era il riso. L’agricoltura e le industrie ad essa legate riuscirono a fornire prodotti per l’esportazione e quindi procurare risorse da destinare all’industrializzazione. L’occidentalizzazione fondata sui valori collettivi del dovere, della lealtà e della rettitudine avevano dei punti in comune con la loro cultura. Appena si aprì all’influenza occidentale, il governo nipponico inviò esperti e studenti all’estero perché conoscessero le altre culture e apprendessero le nuove tecnologie, in più accolse consiglieri occidentali in modo tale da modernizzare il paese. ●Tedeschi: organizzazione di nuove università e scuole di medicina; ●Americani: istituzione di centri agricoli e servizio postale nazionale; ●Britannici: sviluppo delle ferrovie, telegrafo e opere pubbliche. In Giappone mancava però una classe di imprenditori, sicché lo stato ebbe funzione sostitutiva. Dagli anni ’80 il governo cominciò a cedere parte delle imprese vendendole a pressi bassi, si andò così a formare una oligarchia che diede vita a concentrazioni industriali. Principali industrie: della seta, siderurgica, acciaio e chimica. La IGM fu un’occasione di crescita per il Paese perché sostituì il mercato europeo ed estese il suo dominio nella parte occidentale. Fattori che hanno agevolato lo sviluppo: a) Disponibilità di manodopera che fu sempre abbondante; b) Disponibilità di capitali che si concentrarono nelle mani dello stato; c) Disponibilità sul mercato mondiale di una moderna tecnologia d) Livello di istruzione piuttosto elevato; e) Esistenza di sbocchi esteri per le proprie materie prime; f) Ruolo molto presente dello Stato Unificazione italiana ed i suoi problemi: L’Italia era molto indietro rispetto alle nazioni più progredite dell’Europa: agricoltura complessivamente arretrata, industria quasi inesistente, rete ferroviaria limitata, marina costituita da velieri e un sistema bancario inadeguato. In più era presente un notevole divario tra le sue diverse regioni: quelle a Centro-Nord erano complessivamente più progredite di quelle al Sud. Inferiorità del Mezzogiorno marcata nel settore agricolo, assenza quasi completa di aziende agrarie capitalistiche, ristrettezza delle aree destinate all’agricoltura intensiva, prevalenza cerealicola estensiva e pastorizia transumante. L’arretratezza nel settore industriale appariva meno evidente perché anche al settentrione erano presenti maggiormente lavori artigianali e a domicilio. Inoltre le regioni tra Nord e Sud non erano fra loro complementari dal punto di vista economico. Realizzata l’unificazione, fu necessario unificare le strutture economiche del paese: nel 1865 avvenne l’unificazione monetaria e bancaria, quella del debito pubblico e quella doganale. Venne istituita una moneta nazionale seppur la moneta cartacea non fosse molto diffusa. L’unificazione doganale permise di dare il via ad un vasto mercato nazionale, abbattendo le barriere fra ex stati ed aprendo il mercato nazionale ai prodotti dei paesi europei più progrediti. Crebbe anche il numero della popolazione nonostante la forte migrazione. L’istruzione era scarsamente diffusa e l’analfabetismo aumentava mano a mano che si scendeva verso il mezzogiorno. L’istruzione venne potenziata, al Nord si aveva una propensione per gli studi scientifici, tecnici ed economici, al Sud si era più propensi per studi classici, di medicina o di avvocatura. La storia economica fino alla GM può essere divisa in tre periodi: 1) Ventennio successivo all’unificazione (1861-1880): il paese gettò le basi della sua crescita e puntò sull’espansione dell’agricoltura. 2) Secondo periodo (1881-1896): crisi agraria che portò a favorire il processo di industrializzazione. 3) Terzo periodo (1897-1914): in cui si realizza il primo consistente sviluppo economico. Agricoltura stimolata a proseguire nella specializzazione e le coltivazioni furono ampliate in funzione della possibilità di esportare i prodotti. Attorno al 1880 l’industria continuava ad aver un peso minore ma con l’intensificazione degli scambi con l’estero, viene a stimolarsi il commercio, i trasporti, il credito, le assicurazioni e altre attività connesse. L’industria si andava concentrando in alcune regioni nel Nord (Piemonte, Liguria e Lombardia). Tuttavia l’agricoltura restava il settore predominante anche in quelle regioni. Lo Stato fece grandi sforzi nel tentativo di modernizzare il paese, svolse il ruolo sostitutivo dei prerequisiti dello sviluppo mediante grossi investimenti in opere pubbliche. Aprì strade, porti, fortificò le difese, costruì una rete ferroviaria, una marina ampliò il servizio telegrafico e quello postala. Le entrate non furono sufficienti per sostenere le spese pubbliche e lo stato è ricorso all’indebitamento pubblico, vendendo inoltre beni demaniali dello stato. Quando l’Europa fu colpita dalla crisi agraria ed i prezzi di grano e frumento calarono, l’attività industriale conobbe un notevole impulso per la maggiore disponibilità di capitali. La crisi agraria indusse i proprietari terrieri a indirizzare i capitali disponibili verso altre forme di impego (investimenti industriali). La crisi agraria e la crescita industriale degli anni ’80 portarono gli industriali ad i proprietari terrieri a coalizzarsi per chiedere un ritorno al protezionismo. Dopo la crisi bancaria tra 1888 e 1894, nel 1896 l’economia riprende a crescere rapidamente. Con Giolitti l’opera ferroviaria viene quasi completata ed il sistema bancario risanato, la moneta è stabile.