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Storiografia Greca Antica, Appunti di Greco

Introduzione generale Ecateo di Mileto Erodoto di Alicarnasso Tucidide Senofonte

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 17/01/2023

giuliab29
giuliab29 🇮🇹

3 documenti

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Scarica Storiografia Greca Antica e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! STORIOGRAFIA GRECA La storia, propriamente ιστοριη “indagine”, compare nel panorama letterario a partire dal V sec aC e conosce le sue prime manifestazioni in Ionia, nell'ambiente culturalmente più evoluto del mondo della lingua greca. Essa è nelle sue prime fasi una sorta di logografia; i logografi, inizialmente per lo più filosofi come Anassimandro di cui però ci restano poche parti scritte, scrivono in prosa su argomenti fondamentalmente nuovi rispetto a quelli della tradizione letteraria: la ιστοριη dei logografi è nello stesso tempo storia, raccolta di tradizioni mitiche e locali, etnografia, racconto di viaggi e geografia. Si contrappone perciò alla poesia dei rapsodi e dei lirici per la natura e la quantità di informazioni che trasmette, ma nasce per certi aspetti dalla medesima radice dell’epica, poichè si propone di conservare nella memoria collettiva il κλεος, la fama che fissa per l’eternità gli atti gloriosi e memorabili. Per questo Erodoto inizia la sua opera dicendo: "affinché gli avvenimenti umani con il tempo non si dissolvano nella dimenticanza e le imprese grandi e meravigliose, compiute tanto dai Greci che dai barbari, non rimangano senza gloria”. Ecateo di Mileto Fu la figura di maggior rilievo tra i logografi, visse tra il VI-V sec aC; fu un viaggiatore instancabile e attivo politicamente. Autore di due opere importanti, di cui ci rimangono pochi frammenti: Periegesi o Περιηγησις, che conteneva il resoconto dei suoi viaggi in varie regioni del Mediterraneo, accompagnato dalla descrizione dei luoghi e degli usi dei popoli; è un’opera dunque di carattere etnografico e geografico, di cui Erodoto fece poi ampio uso. Lo scritto forse era accompagnato da una carta geografica (πιναξ). Compose anche quattro libri di Genealogie, in cui i fatti storici e mitici del passato venivano esposti secondo un ordine cronologico, per le generazioni successive. Erodoto di Alicarnasso Definito da Cicerone “Pater Historiae”, Erodoto nacque ad Alicarnasso secondo le sue opere tra il 490 e il 480 aC, durante l’arco della sua vita venne mandato in esilio sull’isola di Samo per problemi politici. Dopo l’esilio iniziò a viaggiare, spinto dalla curiosità e proprio grazie a questi, si dice che fosse il primo Reporter della storia. (Kapuscinski negli anni 50 scrisse un libro per raccontare i suoi viaggi, al fine di far conoscere cultura, usi e costumi dei popoli da lui visitati). Nel 447 aC Erodoto si trova ad Atene, dove conosce Pericle da cui riceve l’incarico di andare a fondare la città di Turi, la quale diventerà la più importante della Magna Grecia. Ne diventò uno dei cittadini e ottenne anche la cittadinanza. Si stabilì lì dove morì intorno al 430 aC. Scrisse Le Storie o ιστοριαι, titolo però dato successivamente dai commentatori Alessandrini, i quali suddividono l’opera in 3 libri, ciascuno con un nome di una Musa. Si tratta della prima opera storiografica e anche della prima opera in prosa giunta per intero. Le Storie di Erodoto parlano del tentativo di espansionismo dei Re Persiani verso l’occidente a partire dal Re Ciro fino a Serse. La trama non è facile da definire poiché non si tratta di una narrazione lineare in quanto viene interrotta sovente da excursus di carattere geografico, etnografico e per questo la sua opera fu la prima di carattere antropologico. Diverse caratteristiche interne all’opera sono simili a quelle dei Poemi Omerici, come la composizione ad anello che aiuta nella recitazione del canto; Erodoto aveva previsto la scrittura, ma le recitava in pubblico e le caratteristiche dell’επος si avvicinavano al gusto degli ascoltatori, 1 proprio per questo si tratta di un’opera a cavallo tra scrittura e oralità. L’anonimo di “Sul Sublime” definisce Erodoto come ομηρικωτατος “omericissimo” per queste caratteristiche: ● La scelta del dialetto Ionico, a cui Erodoto aggiunge caratteristiche Attiche; ● La sintassi paratattica; ● La descrizione di scene di battaglia, simili a quelle dell’Iliade; ● I discorsi diretti molto lunghi. Lo stile di Erodoto è caratterizzato dalla ποικιλια “varietà” di registri linguistici, descrizioni, excursus e l’inserimento di dialoghi molto spesso politici (Democrazia o Tirannide?). Dialogo è appunto una caratteristica frequente in tutte le opere storiografiche antiche greche e latine (Tacito), serve per avvicinare il pubblico e esporre idee diverse rendendo la narrazione più variegata. All’interno dell’opera sono anche contenute le novelle (termine utilizzato nella letteratura moderna) che sono storie di personaggi storici o quasi storici che hanno lo scopo di intrattenere il lettore e fissare idee e pensieri importanti per l’autore. PROEMIO delle Storie Il proemio è una caratteristica tipica delle opere di storiografia antica ed è molto influenzato dall’epica omerica. Il termine ιστοριη non indica semplicemente lo studio del passato, ma è ricollegato etimologicamente a ιστωρ “esperto” che deriva dal tema ιδ (οραω) che è utilizzato per il perfetto οιδα che significa sapere, il soggetto ha visto nel passato e quindi ora sa. L’inchiesta di Erodoto è quindi un’inchiesta per esperienza diretta, quindi tutta l’indagine diretta si basa sulla οψις “vista”, la quale fa sì che si parla di un’opera etnografica. Le cose ei fatti di cui l’autore non ha avuto esperienza si basano sulle fonti orali→ακοη. L’aspetto etnografico all’interno delle Storie è quindi consistente: l’autore ha creato dei parametri per giudicare, attraverso i canoni greci, ma dimostra grande apertura mentale e curiositas. Si parla quindi dell’atteggiamento del relativismo conoscitivo, che consiste nel non giudicare ciò che vede e non ritenere qualcosa migliore rispetto ad altro→ oggettività. Questo comportamento è tipico degli ioni, dove infatti nasce la filosofia. Erodoto è collegato ad Omero oltre che per il proemio anche per l’utilizzo della parola κλεος “gloria-fama”, una morale tipica dell’επος: nel proemio si da il compito di preservare le azioni gloriose compiute dagli uomini dal passaggio del tempo, ma solo le azioni μεγαλα και θαυμαστα “grandi e degne di memoria”. Questo concetto rimarrà nella storiografia antica da Erodoto in poi (storiografia dei comandanti e non dei soldati). Tucidide Tucidide è il primo esponente dell’età classica. Abbiamo poche notizie probabili della sua vita: nasce ad Atene forse intorno al 460, la sua famiglia potrebbe essere stata aristocratica, e il padre, Oloro, potrebbe provenire dalla Tracia. Con molta probabilità era imparentato con la famiglia di Milziade, e quindi con suo figlio Cimone, uno dei personaggi politici più importanti del V secolo. Aveva dei possedimenti in Tracia, in particolare delle miniere, cosa che lo porterà a seguire un particolare caso ateniese. Vive quindi ad Atene, nel 431 inizia la guerra del Peloponneso, che vede Sparta e Atene una contro l’altra e che durerà circa 30 anni; Tucidide si rende conto della gravità della cosa e quindi scrisse di questa guerra. Nel 424 viene eletto tra i 10 strateghi di Ate io ne, con il compito di difendere una delle principali città della penisola calcidica, Anfipoli: era una grande città alleata di Atene, che si trovava in un importante punto strategico; in questo periodo era stata attaccata dall’esercito spartano guidato da Brasida. Così Tucidide e i restanti 9 strateghi vengono mandati ad Anfipoli per difenderla, ma la loro missione fallisce perché la città cade sotto il controllo spartano. A causa di questo fallimento, Tucidide viene mandato in esilio: circa il suo esilio negli ultimi decenni sono sorti alcuni dubbi, 2 riproporrà discorsi che lui stesso ha udito, ma non saranno “registrazioni” i suoi discorsi sono basati sull’εικος, il verosimile; quindi ha riportato discorsi che ha sentito, su cui a preso appunti, che poi ha rielaborato nell’opera —>συγγραφή. L’opera di Tucidide vede l’influenza dell’arte medica, la medicina, massimo esponente della medicina in quell’epoca era Ippocrate. Notiamo una descrizione medica riguardo la Peste di Atene, nella seconda metà del libro secondo, e notiamo una descrizione specifica e dettagliata. Tucidide per cui ha una visione antropocentrica della storia che viene fortemente rielaborata dall’autore. A parlarci dell’obiettivo dell’opera è Tucidide alla fine del I libro: proemio, archeologia, paragrafi in cui l’autore riflette della sua opera storiografica e in questa sezione dice di essere contrario ai poeti, in particolare Omero, poiché scrivono in versi e danno troppo spazio all’immaginazione e ai logografi, come Erodoto, perché questi anche se scrivevano in prosa scrivevano per compiacere l’uditorio e non per dire la verità. La storiografia di Tucidide ha invece lo scopo di diventare un “possesso perenne” κτήμα ες αιει, piuttosto che una performance legata a una gara o a un ascolto immediato. In questa osservazione notiamo che la sua opera è un prodotto letterario da lui rielaborato che deve essere dato a dei lettori, che non devono trarre insegnamenti di carattere etico o morale, che vogliono avere gli strumenti per capire meglio la realtà. La sua opera, a differenza di quella di Erodoto, ha necessariamente bisogno di un supporto scrittorio perché deve essere letta, non può essere declamata. L’opera è composta con uno stile difficile, la sintassi è prevalentemente ipotattica , le frasi sono ellittiche e le strutture sono difficili; il dialetto su cui si basa è attico ma ci sono anche parole arcaiche. Lo stile ha quindi intenzione di impressionare, generare πάτος a chi legge. Senofonte Senofonte è uno degli autori più prolifici della letteratura greca; il suo corpus è composto da 14 opere, più una quindicesima spuria La costituzione Ateniese. Le opere sono giunte complete e per questo è un autore che ha goduto di una notevole fortuna letteraria; venne infatti citato da Machiavelli e Thomas Jefferson (USA). Questa fortuna che Senofonte conobbe nell’età rinascimentale è nel corso del 700, peggiorò nel corso del 900 poiché non era né un buono storico, come Tucidide, né un buon autore di Filosofia, come Platone, tanto che James Joyce lo prese in giro storpiando una frase. Gli ultimi decenni invece vedono una rivalutazione di questo autore, soprattutto dal punto di vista storiografico. Di Senofonte, nonostante il gran numero di opere, non abbiamo molti dati certi riguardanti la sua biografia: è nato ad Atene tra il 439-425 e probabilmente morì nel 357; suo padre Grillo apparteneva probabilmente ai ceti equestri, sappiamo ciò da due opere che trattano della cavalleria e della caccia, elementi molto cari ai cavalieri. Forse partecipa nella cavalleria degli ultimi anni della Guerra del Peloponneso; intorno al 403 ad Atene viene instaurato il governo oligarchico dei trenta, ai quali si dice fu molto vicino, era infatti propenso a idee conservatrici. Partecipa alle lezioni di Socrate, la sola persona che consulta prima di prendere una decisione importante per la sua vita: infatti nel 401 un suo amico di nome Prosseno lo invita a partecipare, come soldato mercenario, a una spedizione organizzata da Ciro il Giovane contro suo fratello Artaserse, Re di Persia. Questa spedizione di giovani mercenari greci, era guidata dal comandante spartano Clearco; Senofonte prima di partire chiese al maestro Socrate se partecipare e lui risponde dicendo di andare all’oracolo di Apollo; invece di chiedere ad Apollo ‘partecipo o no?’ lui chiede a quali dei deve sacrificare prima di partire. Quindi nel 401 Proseno e Senofonte partono per questa spedizione che durerà fino al 399 e al termine di questa spedizione (fallita) Senofonte si ferma ancora in Asia Minore, con altri comandati Spartani, per combattere contro altri satrapi persiani come Tissaferne e Farnabazo. Dopo il combattimento torna in Grecia sotto il Re Spartano Agesilao, e nel 394 partecipa a una spedizione formata da una coalizione anti-ateniese che porterà alla Battaglia 5 di Coronea (394). Con questa battaglia Senofonte è chiaramente schierato contro gli Ateniesi; dalle fonti veniamo a sapere che in contumacia ad Atene viene condannato all’esilio. I motivi di questa condanna all’esilio sono chiari: tendenze oligarchiche, filo spartane e anti-ateniesi. Grazie agli aiuti di Sparta, passa venti anni di esilio in una tenuta regalatagli sotto Olimpia. Nel 374 dopo la Battaglia di Leuttra, dove gli spartani vengono sconfitti dai Tebani, Senofonte è costretto a scappare a Corinto. Senofonte torna ad Atene, ma cosa sia successo nel frattempo non è chiaro, si sa solo che l’esilio gli fu revocato; sappiamo che suo figlio Grillo combatte e muore con Atene nella Battaglia di Mantinea, in più scrive un’opera, Le Entrate «πόροι» , dedicata agli ateniesi. Le opere di Senofonte spaziano dalle opere storiografiche, alle opere socratiche (figura, no filosofia), opere di carattere politico che assumono anche la forma del dialogo come quelli platonici, opere pedagogiche “Ciropedia” e infine opere di carattere tecnico (cavalleria, caccia…) L’Anabasi o Αναβάςις è un’opera storiografica in prosa, divisa in 7 libri, in cui parlando in terza persona persona, Senofonte racconta della spedizione dei mercenari greci che sostennero Ciro contro il fratello Artaserse. Re di Persia. L’opera inizialmente fu diffusa sotto uno pseudonimo, Temistogene Siracusano. L’opera parla dell’inizio della spedizione che avviene a partire dalla città di Sardi, nel I libro viene narrata tutta la marcia verso l’interno dell’Asia, di questi mercenari guidato da Ciro, che percorsero questi territori fino a Cunassa, dove nel 399 avvenne lo scontro decisivo tra l’esercito persiano e Ciro. La battaglia di Cunassa vede i mercenari vincitori, ma Ciro muore e il loro accampamento viene completamente distrutto. I mercenari greci quindi non hanno più una guida e si trovano allo sbando. Soltanto il primo libro tratta della vera e propria marcia verso l’interno, infatti dal II libro i mercenari greci decidono di tornare verso il luogo da cui sono partiti e inizia così la κατάβασις ‘discesa’ che i mercenari tentano per tornare verso il mare. Il tragitto che fanno non è lo stesso che hanno fatto all’andata perché nel frattempo compiono svariate avventure che li costringono a cambiare strada; salgono verso Nord e verso il Mar Nero, dove raggiungono la città di Trapezunte e dalla cima di una delle sue montagne vedono il mare e qui abbiamo un racconto celeberrimo, di come questi soldati alla vista del mare iniziano ad urlare θαλαττα θαλαττα! Questo episodio è quello in cui i soldati vedono il mare color del vino. I greci decidono di costeggiare il mare attraverso una παράβασις fino a raggiungere la città di pergamo. Che tipo di opera è l’Anabasi? Il titolo deriva dalla prima parte dell’opera, perché era costume della letteratura antica chiamare le opere con un titolo che riconduce al primo argomento dell’opera. I critici propendono ad ipotizzare che l’opera sia stata composta molti anni dopo la fine della spedizione, avendo un diario su cui Senofonte scriveva giornalmente ciò che succedeva, quindi va intesa come un libro di memorie, più che una cronaca di guerra: all’interno dell’opera vengono indicate precisamente le distanze tra una tappa e l’altra e non possiamo immaginare che lui mentre era in spedizione, potesse fare una descrizione così dettagliata, ma si tratta di una rielaborazione postuma degli appunti. Ma perché la studiamo tra i libri di storiografia? Si tratta di un documento storico che ci parla di questa spedizione di mercenari greci in Asia. Quale è lo scopo dell’opera? L’Anabasi deve essere intesa come una sorta di apologia delle azioni di Senofonte, per scusarsi delle sue azioni contro Atene; all’interno dell’opera Senofonte fa di sé una vera e propria autocelebrazione, a partire dal III (dopo battaglia Cunassa) parlando di sé in terza persona, presenta il personaggio Senofonte con tutti i crismi e le caratteristiche del comandante perfetto è proprio questo aspetto ha sempre fatto passare l’opera come un’opera non di grandissimo valore, proprio per la visione parziale della vicenda e di se. Manca di un proemio, quindi è un'opera storiografica sui generis (modo tutto suo di essere). 6 OPERE ELLENICHE Ελληνικά: Ελληνικά indica “Cose della Grecia”, questo titolo, come afferma anche Aristotele nella Poetica, diventerà un vero e proprio genere letterario in cui si parla degli avvenimenti dell Grecia e quindi dei greci in generale. Si tratta di un’opera storiografia composta da 7 libri, che nascono come continuazione delle Storie, Guerra del Peloponneso, di Tucidide, infatti all’inizio dell’opera troviamo l’espressione μετά δε ταύτα ricollegandosi immediatamente così alla fine delle storie di Tucidide, raccontando la fine della guerra dal 411 (punto fine Tucidide). Si tratta di un’opera disorganica che può essere suddivisa in due grandi sezioni: ● Libro I-II (metà libro), questa sezione è quella in cui vengono narrate le ultime vicende della guerra del Peloponneso dal 41a al 404. Questa è anche caratterizzata da uno stile molto vicino a quello di Tucidide perché Senofonte si dimostra imparziale, oggettivo e la narrazione avviene in maniera cronologica. ● Libro II-VII, sezione in cui Senofonte narra il governo dei trenta, la guerra civile di Atene e poi la narrazione degli anni che vedono l’egemonia di Sparta che culmina nella battaglia di Leuttra 371, fino all’egemonia tebana e battaglia di Mantinea 362. Questa è caratterizzata da uno stile disorganico, diverso da quello tucidideo caratterizzato anche da molta meno imparzialità. I critici letterari hanno fatto l’ipotesi che quest’opera sia stata composta da due sezioni originariamente diverse, poi successivamente messe assieme. Massimo sostenitore di questa ipotesi è Luciano Canfora, che dice in particolare che la prima sia stata scritta da Senofonte rielaborando degli appunti che lui ha trovato di Tucidide. Senofonte doveva essere l’editore dell’opera di Tucidide. Tuttavia all’interno delle Elleniche, la parte tucididea è molto meno importante e grande della parte di Senofonte. La parte di Senofonte ha come tema principale l’egemonia spartana, emerge quindi la sua ammirazione nei confronti di Sparta. OPERA AGESILAO: si tratta di una biografia encomiastica. Agesilao era il re spartano che Senofonte aveva conosciuto al termine della spedizione in Asia. Emergono le principali imprese militari ma soprattutto le grandissime virtù che fanno di lui un sovrano modello. Il tema delle qualità del sovrano moderno caratterizza altre opere: lo Ierone, un dialogo che Ierone tiranno di Siracusa nel X sec, intraprende con il poeta Simonide (opera contro donne). Il dialogo ha come tema centrale la figura del tiranno, infatti Ierone racconta che fare questo gli pesa (non può fidarsi e ha paura di essere ucciso) e Simonide gli propone di abbandonare la sua immagine di tiranno mal visto dai suoi sudditi, diventando un αρχών benvoluto dai suoi cittadini. I temi affrontati sono quindi il Buongoverno e il modello di un buon comandante. Sempre con questo tema Senofonte scrive anche la Ciropedia Κυρου παιδεια, opera pedagogica riguardo Ciro il Grande/Vecchio (quello che compare nell’opera di Erodoto). Questa è composta da 8 libri, ma solo il primo affronta il tema dell’educazione di Ciro, perché i restanti si occupano di descrivere le imprese militari, le conquiste ma soprattutto le virtù e le doti positive di questo sovrano che ha fondato l’impero persiano. Quindi è sovrano modello. Alcuni storici confrontano ciò che viene da narrato da Erodoto e Senofonte è ci sono varie discordanze: l’opera di Senofonte non va intesa come documento storiografico, perché il suo fine è mostrare un modello da seguire per essere un sovrano ideale, (simile Principe di Machiavelli). Vi è poi un’altra pedagogico politica è la Costituzione degli Spartani. In quest’opera Senofonte non parla della costituzione, ma di usi costumi e usanze della città soffermandosi sull’educazione dei giovani poiché era un aspetto che lui ammirava. L’educazione spartana era affidata in parte alla famiglia e in parte allo stato, con lo scopo di formare cittadini perfetti e dall’ammirazione che Senofonte esprime emerge una visione molto Aristocratica dello scrittore. 7