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Sviluppo evolutivo della psicologia scientifica, Appunti di Psicologia Generale

Appunti psicologia generale (Origini e sviluppi della psicologia scientifica, Metodi della ricerca in psicologia, Sensazione e percezione, Attenzione, Apprendimento ed esperienza, Memoria ed oblio, Comunicazione e linguaggio, Valori, desideri e motivazioni, Emozioni e affetti).

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 23/06/2020

a.e.b.
a.e.b. 🇮🇹

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Scarica Sviluppo evolutivo della psicologia scientifica e più Appunti in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! 1. Origini e sviluppi della psicologia scientifica Evoluzione di una scienza La psicologia è centrale nella vita di tutti i giorni, suscita interesse perché si pone domande che riguardano praticamente ogni aspetto della nostra vita. La psicologia è lo studio scientifico del comportamento e dei processi mentali. La psicologia studia i fenomeni di cui abbiamo esperienza. Possiamo ridurli in due grandi categorie: Physis, studiati dalla fisica; Psyche, studiati dalla psicologia (anche dalla filosofia). In sintesi, la psicologia si occupa dell’unità mente-cervello e delle sue relazioni con il comportamento dell’essere umano inserito nel suo ambiente fisico e sociale. Gli psicologi cercano di descrivere, predire e spiegare il comportamento umano e i processi mentali degli individui; si adoperano per cambiare e migliorare la vita delle persone e dell’ambiente in cui esse vivono. La psicologia generale è un’area d’indagine della psicologia. Si occupa dello studio empirico del comportamento individuale “normotipico” degli organismi umani. Il suo oggetto di studio può sembrare ovvio e non problematico… ma lo è davvero? Il senso comune è una forma di sapere che ci pone nella condizione di capire e interpretare i comportamenti nostri e altrui grazie al ragionamento pratico. Le conoscenze derivano principalmente dal senso comune e dalle nostre esperienze passate. La psicologia ingenua è inevitabilmente soggetta ad errori e distorsioni. Semplifica e riduce la complessità del reale. A volte le persone giudicano i risultati della psicologia generale come coincidenti o equiparabili con le conoscenze del senso comune. Tuttavia, le teorie della psicologia ingenua non sono in grado di accertare le conoscenze che forniscono. Per capire il comportamento umano dobbiamo considerarne la sua complessità e i diversi livelli d’indagine. L’uomo può essere considerato a tutti gli effetti un sistema complesso e dinamico. I sistemi dinamici complessi possono esibire comportamenti caotici, sono non lineari; appaiono stocastici a un osservatore (seguono leggi di natura casuale). Per questa ragione è improprio ritenere che un’accurata scienza psicologica debba saper fare previsioni accurate e a lungo termine su complessi comportamenti umani individuali. Oggi possiamo saper prevedere come reagirà nel breve termine, in media, un gruppo di persone poste dinanzi a un compito relativamente semplice in un ambiente relativamente semplice. Queste previsioni sono la base del metodo sperimentale in psicologia. Psicologia generale può essere considerata come una scienza statistica. Il metodo elettivo di ricerca è il metodo sperimentale ipotetico-deduttivo. I costrutti esplicativi della Psicologia Generale sono accettabili solo se generano previsioni empiricamente confutabili. La psicologia è nata rendendosi autonoma dalla filosofia. La progressiva autonomia della psicologia è stata resa possibile dal passaggio dallo studio della mente sul piano filosofico, allo studio della relazione tra mente e corpo sul piano naturalistico. Contributo della filosofia: PSICOLOGIA: dal greco psyche= anima e logos= discorso  “discorso sull’anima”.  Aristotele nel De Anima definisce l'anima come: forma e atto primo di un corpo naturale che sia strumentalmente disposto alla vita. Il principio vitale che realizza e attua le funzioni potenziali di un corpo. Non basta possedere gli occhi per “vedere”: gli occhi di per sé sono soltanto strumenti della vista, mentre occorre, per “vedere”, un principio che realizzi e attui la vista. Fa una distinzione tra facoltà dell'anima: anima vegetativa (l'organismo si nutre, cresce e si riproduce), anima sensitiva (acquisizione di stimoli dall'esterno, sensazioni), anima intellettiva (pensiero e volontà).  Platone sostiene che le idee e le conoscenze sono innate, a differenza di Aristotele, secondo il quale la mente è una tabula rasa.  Ippocrate fornisce una prima classificazione della personalità in quattro tipi: sanguigno (sangue), collerico (bile gialla), melanconico (bile nera), flemmatico (acqua); un eccesso o una deficienza di uno qualsiasi dei quattro fluidi corporei presenti in una persona, noti come UMORI, hanno un influsso diretto sul temperamento e sulla salute dell’individuo.  Cartesio fa una distinzione tra res extensa (corpo, inteso come una macchina deprivato della componente spirituale e pertanto esplorabile dalla scienza) e res cogitans (spirito, privo di estensione materiale). La MENTE e IL CORPO sono separati ma la mente interagisce con il corpo a livello della ghiandola pineale (unica parte di encefalo a non essere simmetricamente doppia).  Gli empiristi (con Locke) sostengono che non esistono idee innate, ogni informazione deriva da organi di senso.  L'associazionismo (con Hume) sostiene che la formazione di associazioni tra idee e rappresentazioni è il processo di base dell’intelletto umano. Esistono 3 tipi di associazioni: per somiglianza, per contiguità e per causazione. La psicologia moderna, quindi, non è una “branca” della filosofia. La novità, e anche la rottura con le discipline umanistiche, sta nel fatto che la psicologia deve usare il metodo sperimentale per studiare le funzioni elementari della mente (come sensazione e percezione), per conferire oggettività alla psicologia. Contributo dell'astronomia L' astronomia ha permesso di individuare una prima misura di interesse per la descrizione dei processi mentali, i tempi di reazione. Contributo della fisiologia In Psicologia con l’espressione “registrazione dei tempi di reazione” si intende la procedura di misurazione del tempo intercorrente tra la presentazione di un input (STIMOLO) e l’emissione di una RISPOSTA da parte del soggetto. Robert Whytt rese noti diversi esperimenti condotti su animali, prevalentemente rane, che una volta decapitati continuavano a mostrare movimenti involontari. Legge di Bell-Magendie: la radice anteriore dei nervi spinali trasmette impulsi motori efferenti, mentre la radice posteriore degli stessi trasmette impulsi sensitivi afferenti. Quindi… il sistema nervoso non è unitario, ma composto di parti funzionalmente diverse. Johannes Peter Müller: Teoria dell'energia specifica nervosa: ogni organo o fibra sensoriale evocherebbe una sensazione specifica, sia che questa sia stimolata naturalmente o da uno stimolo artificiale (come una scossa elettrica). Secondo questa legge non è lo stimolo in sé a determinare la sensazione che ne scaturirà, ma l’organo di senso stimolato. Si introduce la distinzione tra STIMOLO vs PERCETTO. Lo stimolo è l'input sensoriale, la percezione, invece, è un processo che consente di attribuire un significato agli input sensoriali provenienti dall’ambiente esterno.  Hermann von Helmholtz misura il tempo di propagazione degli impulsi nervosi misurando il tempo che intercorre tra la stimolazione periferica (di solito di un arto) e la contrazione rilevazione della stessa. Introduce, così, il metodo sottrattivo. Lo sperimentatore somministra ad un soggetto uno stimolo, ad esempio un lieve shock elettrico, in un punto di un arto, e il soggetto doveva premere un pulsante non appena riceveva tale stimolo, viene misurato il tempo di reazione. Successivamente viene somministrato un altro stimolo (lieve shock elettrico) in un punto diverso dello stesso arto, registrando un secondo tempo di reazione. Helmholtz si accorge del fatto che se il primo stimolo era applicato alla base dell'arto, e il secondo all'estremità opposta, il secondo tempo di reazione risultava più lungo del primo. Questo ci dice che se noi facciamo una differenza tra i due tempi di reazione abbiamo un indice del tempo che occorre allo stimolo per giungere dall'estremità dell'arto alla sua radice.  Frans Cornelis Donders applica il metodo sottrattivo alle operazioni mentali. In condizione A: viene presentato uno stimolo e il soggetto deve fornire una risposta (tempi di reazione semplici). In condizione B vengono presentate due categorie di stimoli, i soggetti devono dare la risposta di tipo A allo stimolo A e quella di tipo B allo stimolo B (tempi di reazione composti). In condizione C vengono presentati più tipi di stimoli, ma il soggetto deve rispondere solo al tipo A (tempi di reazione di scelta). a. tempi di reazione semplici < tempi di reazione di scelta < tempi di reazione composti b. tempi di reazione di scelta - tempi di reazione semplici = tempo necessario per discriminare tra i due tipi di stimoli c. tempi di reazione composti - tempi di reazione di scelta = tempo necessario per discriminare tra i due tipi di risposta I maggiori rappresentanti della psicofisica sono stati Weber e Fechner. La psicofisica studia la relazione che intercorre tra gli attributi di stimoli fisici egli attributi delle sensazioni che questi elicitano nell’uomo. Preparazione dello score-sheet: prendere un foglio bianco e segnare i numeri da 1 a 21 in colonna. Domande: Quanto pesano un paio di scarpe con tacco? Quanto misura l'area di un lenzuolo matrimoniale? Quanto è alto un semaforo? Quanto pesa una maglietta di cotone da uomo? Quanto pesa un cavallo? Quanto è lunga la spina dorsale di un uomo? Qual è la distanza massima che si può percorrere in Sicilia in Km? Dopo che l'acqua bolle qual è il tempo minimo necessario per cuocere un uovo sodo? Quanti grammi di pasta occorrono per quattro persone? Quante settimane ci sono in un anno? Quanti cammelli ci sono in Italia? Quante persone possono viaggiare su un pullman durante un'ora di punta? Quanti posti a sedere ci sono su un treno di dieci carrozze? Quante ciglia ci sono nella palpebra inferiore? A che velocità può volare una rondine in Km/h? Quanti Kg può sollevare un atleta di sollevamento pesi? Quanto è lunga una carrozza passeggeri di un treno? Quanti litri d’acqua servono per riempire una vasca da bagno? Quanto tempo impiega un uomo giovane per percorrere camminando un Km? Quanti fiammiferi contiene una scatoletta di fiammiferi? Approssimativamente quanti caffè prepara un barman di un autogrill in un’ora di tempo durante l’ora di punta? Correzione: più ci si avvicina alla risposta esatta e meno punti si hanno. A risposta esatta o con poca differenza si hanno 0 punti, i punti ad ogni domanda possono essere al massimo 2. I punteggi grezzi vanno poi trasformati in punteggi standard. Il trail making test è a tutti gli effetti un test d'attenzione, permette di raccogliere informazioni sull'abilità di tracking visiva. Comporta velocità motoria e funzioni attentive. In genere, viene utilizzato in pazienti con trauma cranico o in pazienti con demenza, viene proposto anche in presenza di deficit dell'attenzione in adulti e bambini. Istruzioni: Istruzioni per la parte A: “Sul foglio sono stampati 25 numeri in ordine sparso e devono essere uniti nella sequenza corretta con una matita”. Istruzioni per la parte B: “Sul foglio sono stampati 13 numeri e le lettere dalla A alla N in ordine sparso e devono essere uniti nella sequenza corretta alternando un numero ad una lettera”. Il soggetto deve eseguire il test il più velocemente possibile. Per accertarsi che il soggetto abbia compreso le istruzioni viene fatto eseguire un test di prova. Il punteggio consiste nel numero di secondi utilizzati per completare il test. Se il soggetto durante l’esecuzione del test commette un errore immediatamente si richiama la sua attenzione sull’errore e lo si fa procedere senza interrompere il tempo. Gli errori, in tal modo, contano in quanto aumentano il tempo di prestazione. Quando il punteggio grezzo (PG) in un test è influenzato da età, scolarità o genere, bisogna “aggiustare” il punteggio ottenuto da ogni soggetto eliminando l’influenza di questi fattori. Questo passaggio è necessario per poter decidere se la prestazione del paziente, una volta controllate queste variabili, è entro un certo limite di tolleranza. Metodologia della ricerca Il metodo scientifico è un insieme di procedure che permette la raccolta dei dati (prove empiriche) attraverso misurazioni precise, e si basa su leggi di carattere generale (teorie) la cui formulazione avviene attraverso osservazioni controllate e risultati ripetibili. Il metodo scientifico permette di limitare le fonti di errore e di trarre conclusioni attendibili. La Psicologia Generale, come scienza, è volta alla scoperta di leggi del comportamento per cui, data una o più cause, è possibile prevedere uno o più comportamenti, con un certo grado di probabilità (psicologia come scienza statistica). Il metodo scientifico ipotetico-deduttivo è costituito da diverse fasi:  Effettuare delle osservazioni;  Definire un problema;  Proporre un'ipotesi;  Raccogliere le prove per verificare o falsificare un'ipotesi (analisi dei dati raccolti);  Pubblicare i risultati;  Costruire una teoria (non necessaria). È necessario che il ricercatore si predisponga un disegno di ricerca, partendo dalla letteratura di riferimento, conoscenze, competenze e apprendimenti compiuti dai ricercatori precedenti. Il problema deve essere operazionalizzato attraverso un'ipotesi di ricerca, deve comportare previsioni univoche su fatti osservabili, e quindi devono essere empiricamente confutabili. Per esaminare la validità delle ipotesi di ricerca, il ricercatore deve procedere alla loro verifica sperimentale. Un'ipotesi viene accettata solo se viene dimostrato che l'ipotesi opposta (ipotesi nulla) è falsa. La totalità dei risultati in base ai quali è giustificato rigettare l'ipotesi nulla si chiama regione critica. Se i dati ottenuti ricadono in questa regione, viene respinta l'ipotesi nulla e di conseguenza accettata l'ipotesi di ricerca. È necessario ottenere la partecipazione di soggetti che rispondano ai requisiti previsti dal ricercatore in riferimento a una serie di variabili. In numerosi esperimenti è prevista la presenza di un gruppo di controllo per verificare l'entità degli scostamenti fra il comportamento guidato dei soggetti sperimentali e quello naturale dei soggetti di controllo. I soggetti sono invitati a eseguire una serie di operazioni nel corso dell'esperimento in una condizione artificiale o naturale. Occorre che i partecipanti seguano le istruzioni fornite dal ricercatore (consegna), che devono essere il più possibile chiare e semplici. La presentazione degli stimoli avviene facendo ricorso a specifici strumenti che consentono sia la loro determinazione sia la loro misurazione. La combinazione di queste varie componenti conduce alla configurazione della situazione sperimentale. Infine, occorre verificare se, al termine dell'esperimento, i soggetti abbiano capito il compito, lo abbiano eseguito secondo quanto indicato dal ricercatore, non abbiano fatto ricorso a trucchi o sotterfugi. A tal fine, il ricercatore si serve del controllo di manipolazione. Se i risultati appaiono soddisfacenti e innovativi, il ricercatore è interessato a documentare la sua ricerca e a comunicarla alla comunità degli studiosi con un'apposita pubblicazione. Oggi vi è l'abitudine diffusa di sottoporre la pubblicazione proposta al vaglio di alcuni revisori esperti del settore. I dati grezzi sono raccolti attraverso procedure prestabilite (protocolli sperimentali) e possono essere prodotti come prove a sostegno delle ipotesi e/o per falsificare una teoria. Ci sono due tipi di dati: dati comportamentali, dati self-report. I dati comportamentali si riferiscono a misure di tempi di reazione, misure di accuratezza di svolgimento di un compito. I dati self-report fanno riferimento ai dati ottenuti dalla autovalutazione (questionari). Nel processo di ricerca, le teorie hanno una doppia funzione: spiegano una determinata classe di fenomeni e aiutano a identificare problemi da risolvere. Le teorie scientifiche sono insiemi coerenti (cioè, non contraddittori) di ipotesi esplicative confutabili, ma non ancora confutate. Sono basate su costrutti teorici: concetti inosservabili che consentono di formulare leggi. Le teorie permettono di organizzare osservazioni sperimentali diverse all’interno di un contesto strutturato e coerente. Nella scienza, quando due teorie sono contrapposte, la migliore è quella con maggior potere esplicativo. Se due teorie, pur prevedendo diversi costrutti e leggi, fanno le stesse previsioni su una classe di fenomeni, sono scientificamente indistinguibili (criterio epistemico detto rasoio di Occam): "a parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire". Lo psicologo sperimentalista sviluppa esperimenti analizzando specifici comportamenti in situazioni controllate per verificare la correttezza di una teoria. A questo scopo gli eventi e i comportamenti devono essere caratterizzati da proprietà ben definite, misurabili, e che possono assumere diversi valori: quindi, da variabili. Le variabili inosservabili sono associate a concetti teorici, non è possibile misurarle direttamente. Le variabili sono definite in modo operazionale, cioè sono formulate in base alle operazioni specifiche che occorre fare per misurarne il valore, o in base alle procedure utilizzate per misurarle o determinarne la presenza. La definizione operativa delle variabili riguarda sia le variabili indipendenti sia quelle dipendenti. (Esempio: Vogliamo vedere se una persona ottimista è anche una persona in buono stato di salute. L'ottimismo non è una variabile osservabile, quindi posso utilizzare il test Lot-R che misura l'ottimismo disposizionale delle persone. Anche lo stato di salute è una variabile inosservabile quindi osservo la velocità di recupero dopo un intervento). Le definizioni operazionali di variabili inosservabili non sono mai univoche o perfette. Solo la molteplicità e la convergenza delle evidenze scientifiche potranno consentire di sviluppare un certo grado di fiducia verso una relazione teorica tra concetti teorici. Affinché la misurazione di una variabile sia utile, deve soddisfare criteri di validità, attendibilità e sensibilità. Una misura è valida se è diagnostica verso il costrutto che si intende misurare (es. intelligenza misurata come QI). Una misura è affidabile se genera risultati coerenti in condizioni simili. Una misura sensibile, infine, genera risultati diversi quando misura cose diverse. Le variabili quantitative o continue variano lungo un continuum (tempo di reazione, peso, altezza). Le variabili qualitative o discrete o categoriche possono assumere un solo valore entro una gamma finita (veloce o lento, pesante o leggero, alto o basso). Si distinguono principalmente tre strategie di ricerca: le ricerche descrittive (Es. questionari o osservazione del comportamento), le ricerche correlazionali e le ricerche sperimentali. Gli studi descrittivi (osservazione) osservano il comportamento di un singolo individuo o di un gruppo senza analizzare sistematicamente le relazioni tra particolari variabili, cioè senza operare alcun cambiamento nella situazione. Un altro tipo di ricerca descrittiva è quella operata tramite questionari e sondaggi, vengono utilizzati perché ci può essere difficoltà a studiare i fenomeni in laboratorio. Le difficoltà sono: potenziale scarsa rappresentatività del campione e formulazione poco chiara o tendenziosa delle domande. I punti di forza sono la raccolta di vasti campioni di informazione su comportamenti complessi, legati alla vita quotidiana e la traduzione in ricerche correlazionali. Negli studi di correlazione lo sperimentatore misura quantitativamente due o più variabili per scoprire se sono tra loro in relazione (associate), possono individuare relazioni regolari/associazioni tra variabili ma non rapporti causa-effetto. Serve a determinare, a posteriori, se due variabili sono associate, cioè se e in che misura l’una varia al variare dell’altra, si misura la forza dell’associazione. La forza di un’associazione è espressa da un parametro, chiamato coefficiente di correlazione, solitamente indicato con r, che varia da –1 a 1.  0 = nessuna relazione tra le due variabili.  –1 associazione negativa perfetta: la crescita di una variabile si riflette in decrescita perfettamente proporzionale dell’altra.  1 = associazione positiva perfetta: la crescita di una variabile si riflette in crescita perfettamente proporzionale dell’altra.  Valori positivi o negativi diversi da –1 o 1 indicano associazioni parziali, tanto più deboli quanto più si avvicinano a 0 È anche possibile che esista una terza variabile non considerata che provoca l’associazione indiretta tra le due osservate, in questi casi si parla di correlazione spuria. Gli studi sperimentali permettono di valutare l'ipotesi di una relazione causa-effetto tra due variabili, si individua una variabile indipendente (manipolata dallo sperimentatore) e dipendente (misurata). In questo tipo di studi avviene una modificazione volontaria e controllata dei valori assunti dalla variabile indipendente e una osservazione sistematica e misurazione della variabile dipendente. L’ipotesi di ricerca dovrà essere formulata in termini di variabili, il disegno sperimentale deve esplicitare quali variabili saranno manipolate dallo sperimentatore in qualità di potenziali cause (Variabili Indipendenti), e su quali variabili ci si attende un effetto (Variabili Dipendenti). Ogni variabile indipendente deve assumere almeno due valori definiti dallo sperimentatore, e chiamati livelli della variabile. Es. secondo Burani parole morfologicamente complesse lette più velocemente di parole non complesse, a parità di numero di lettere e frequenza. La parola cammello è morfologicamente più semplice della parola cassiere. Le due parole hanno però la stessa lunghezza. Quindi lo sperimentatore ha creato una lista di parole di lunghezza uguale ma di complessità morfologica diversa. La variabile dipendente è la velocità di lettura. L'Hp nulla è: le eventuali variazioni riscontrate negli eventi considerati sono dovute al caso. L'Hp sperimentale predice una relazione causale tra duo o più eventi/variabili (in questo caso variazioni riscontrate nella velocità di lettura del gruppo clinico di partecipanti con dislessia sono da attribuirsi alla manipolazione sperimentale e non a fluttuazioni casuali. La variabile dipendente è quindi quella che misuro (effetto), la variabile indipendente è quella che manipolo (causa). 1. Sensazione e percezione Sistemi sensoriali Sono le vie attraverso cui gli stimoli presenti nel mondo esterno entrano in contatto con il nostro corpo per essere elaborati dal sistema nervoso per generare sensazioni e produrre risposte adeguate. Sono: sistemo visivo, sistema uditivo, sistema somatosensoriale, sensi chimici (gusto e olfatto). I sistemi sensoriali non sono uguali per tutte le specie. La sensazione viene definita come rilevazione di energia fisica proveniente dagli oggetti e dall'ambiente da parte dei nostri recettori sensoriali e organi di senso. Gli stimoli ambientali hanno natura fisica, il corpo ha la capacità di trasformare tali stimoli in segnali nervosi (trasduzione). I recettori possono essere: cellule nervose (vere e proprie in grado di generare direttamente un segnale elettrico nervoso), cellule altamente specializzate (captano il segnale e, mediante sinapsi, attivano neuroni che trasmettono l'informazione al cervello). L’impulso nervoso generato dalla trasduzione viene inviato al cervello attraverso vie di trasmissione specifiche costituite da catene di neuroni, detti afferenti. L’impulso nervoso viene progressivamente trasformato già prima di giungere alla corteccia. Le informazioni sensoriali arrivano prima alle cortecce sensoriali primarie, poi attraverso fibre corticali le informazioni giungono ad aree corticali di ordine superiore nelle quali il segnale viene elaborato ulteriormente e integrato con segnali provenienti da altri organi di senso. Vista L'occhio è l'organo recettore del sistema visivo. È composto da cornea (pellicola esterna, dove entra la luce), sclera ("bianco dell'occhio, membrana che riveste gran parte del bulbo oculare), cristallino (cambia forma per focalizzare oggetti vicini (sferico) o lontani (più piatto), al centro dell'iride, la parte colorata dell'occhio), pupilla, retina (dove le cellule sensibili alla luce trasformano le luci proiettate in attività neurali). La retina contiene due tipi di recettori: bastoncelli (funzionano anche con luce bassa) maggiormente presenti nella porzione periferica della retina, coni (nella fovea, al centro, funzionano solo con buona luce, sensibili ai colori - verde, rosso, blu). Il fenomeno retinico fa riferimento al punto cieco della retina (macchia cieca), questa regione della retina non contiene recettori per la luce. Ogni tratto ottico contiene le informazioni provenienti dalla metà opposta del campo visivo (cioè dall’emi- campo controlaterale). La corteccia visiva presenta una precisa organizzazione retinotopica, cellule vicine nella retina inviano informazioni a zone vicine tra loro delle strutture bersaglio della corteccia. Nella corteccia visiva c'è un sovra-rappresentazione della parte centrale del campo visivo, detta magnificazione corticale; i dati provenienti dai recettori sensoriali vengono messi in relazione con altre aree cerebrali. Udito Modalità sensoriale altamente efficiente ed integrata con le altre, in particolare con la vista. Il suono (onda sonora) ha una frequenza e un'ampiezza. Allo psicologo interessa l'udito perché attraverso l'udito si conosce l'ambiente, l'udito aiuta l'evoluzione del linguaggio e l'udito ha un impatto sulle capacità cognitive. La localizzazione dei suoni non avviene attraverso una rappresentazione topografica perché la corteccia acustica primaria non possiede una rappresentazione spaziale dello stimolo. La localizzazione avviene mediante indizi binaurali d'intensità e di tempo e indizi monoaurali, tali info segnalano l'inizio e la durata di un suono. A livello corticale le info riguardo al suono giungono alla corteccia acustica primaria (A1) localizzata nel lobo temporale nella A1 vi è una rappresentazione dei suoni non di tipo spaziale, ma tonotopica. Dopo A1, le informazioni acustiche vengono elaborate nelle aree temporali (area di Wernicke) e in alcune aree parietali (Aree associative). Nelle aree associative avviene anche l'integrazione con segnali di tipo visivo, operata tra l'altro nel solco temporale superiore, è importante per favorire l'identificazione e la localizzazione spaziale degli oggetti. Il McGurk Effect dimostra un’elaborazione dello stimolo acustico parallela e interattiva: la percezione del parlato è basata su più fonti di informazione (movimento delle labbra, accento, tono, voce del parlante), il nostro cervello integra tutti questi indizi ritenendoli tutti informativi. Effetti visuo-acustici: doppiaggio e ventriloquismo. Sistema somatosensoriale Sistema complesso che rileva informazioni relative a:  Sensazioni causate dagli spostamenti meccanici della pelle (tatto);  Variazioni della temperatura;  Sensazioni interne al nostro corpo (es. sensazioni di dolore provenienti dai muscoli o dai tendini, sensazioni interne relative alla posizione e ai movimenti dei nostri arti). Ci permette di entrare in relazione con il mondo esterno (es. esplorazione tattile degli stimoli, adattamento all’ambiente). La corteccia somatosensoriale è collocata nella circonvoluzione post-centrale del lobo parietale, questa corteccia presenta una rappresentazione di tipo somatotopico della superficie corporea. In ogni punto della corteccia è rappresentata una parte del corpo. La dimensione delle singole parti del corpo non rispetta le proporzioni reali ma dipende dal nr. di recettori sensoriali presenti in quel determinato distretto corporeo (homunculus somatosensoriale). Le zone di cute con più recettori avranno maggiore capacità discriminativa. La rappresentazione di una regione della cute può modificarsi in seguito all’esperienza. Le aree che rappresentano le parti della cute stimolate si espanderanno, mentre quelle interessate da una deprivazione sensoriale quale, per es. dopo un’amputazione, si contrarranno. Dopo la corteccia somatosensoriale primaria le informazioni somatosensoriali raggiungono:  La corteccia somatosensoriale secondaria che contiene una mappa più complessa e completa del corpo perché riceve info dalle aree somatosensoriali dell’emisfero opposto;  La corteccia parietale che svolge funzioni complesse d’integrazione con afferenze provenienti da altri sistemi sensoriali. Il sistema somatosensoriale è essenziale per la sopravvivenza perché permette l'esperienza del dolore (segnala stimoli potenzialmente dannosi per l'organismo). Possiamo definire il dolore come un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata a/o descritta come un danno tissutale potenziale o reale. Nocicezione è l’attività indotta da uno stimolo nocivo nei nocicettori e nelle vie del dolore. Fattori sensoriali ed emotivi si intrecciano nella percezione del dolore (il dolore non coincide necessariamente con la nocicezione). Il dolore è uno stato psicologico soggettivo, può verificarsi anche in assenza di danno tissutale. In tutte le lingue del mondo la sofferenza psicologica viene spesso descritta con termini usati per il dolore fisico. Ricerche recenti sembrano indicare che i centri del cervello preposti all’elaborazione del dolore fisico sono anche parzialmente coinvolti nell’elaborazione del dolore sociale. La “Pain Overlap Theory” ipotizza che il dolore sociale (ossia il dolore causato dalla percezione di una separazione sociale) sia mediato dagli stessi circuiti neurali del dolore fisico; Eisenberger, Lieberman e Williams (2003) sono stati i primi a mostrare questa sovrapposizione con uno studio fMRI. Dolore è considerato un sistema di allarme finalizzato a segnalare la presenza di minacce, pericoli o traumi in atto, a livello sia fisico sia sociale. In entrambi i casi, la reazione emotiva derivante dalla percezione del dolore ha potenziali vantaggi per la sopravvivenza dell’individuo e del gruppo. A volte si può verificare “un’associazione” tra le diverse modalità sensoriali. Questo accade nella sinestesia in cui si verificano delle anomalie sensoriali e percettive. La stimolazione in una modalità sensoriale causa una sensazione vivida in un’altra modalità (es. ascoltare una nota musicale può provocare la percezione di un colore). Le esperienze sinestesiche non riguardano mai esperienze sensoriali complesse. La percezione La prima condizione affinché ci sia percezione è che deve esserci un ambiente esterno che emetta e/o rifletta qualche tipo di energia. La seconda condizione è la necessità di avere un tipo di energia che sia in grado di “colpire”/modificare gli organi sensoriali di un essere vivente e che sia portatore/veicolo di informazioni relativamente al modo esterno. La terza condizione prevede che vi sia un sistema di elaborazione che sia in grado di decodificare e interpretare le modificazioni che l’energia ha prodotto negli organi sensoriali. La sensazione fa riferimento a quella capacità di rilevazione di energia proveniente dall’ambiente da parte dei nostri organi di senso. La sensazione è un'impressione soggettiva ed immediata, dipende dall'intensità dello stimolo. La percezione permette il riconoscimento, categorizzazione, comprensione degli stimoli registrati dai nostri sensi, interessa primariamente aree della corteccia cerebrale. La percezione è un processo cognitivo. Secondo la prospettiva del realismo ingenuo il mondo si presenterebbe così com'è, come se ci fosse una coincidenza tra il mondo esterno e mondo percepito. In realtà non è così, l'occhio non è una macchina fotografica. Il realismo ingenuo chiama in causa un altro problema, quello della dissociazione. Vi è uno scarto tra il mondo percepito e il mondo reale. I nostri sensi ci "ingannano". Queste discrepanze possono assumere forme differenti: assenza dell'oggetto fisico e presenza dell'oggetto fenomenico (illusioni percettive), presenza dell’oggetto fisico e assenza dell’oggetto fenomenico (mascheramenti e mimetismo). Il problema del realismo ingenuo sta nel pensare che lo scopo e la funzione della percezione è la registrazione accurata di ciò che è presente nel mondo osservato. L’attività percettiva NON è un meccanismo di registrazione dei dati, bensì un meccanismo flessibile al cui funzionamento concorre l’attività cerebrale preposta alla raccolta ed elaborazione di una grande quantità di info (Massironi). La percezione è un processo organizzato finalizzato alla costruzione di un modello interno del mondo fenomenico, rappresentato in unità distinte con proprietà definite. Nella costruzione di questo modello interno sono presenti sia processi dal basso che dall’alto. I processi dal basso verso l’alto (bottom- up) sono guidati dalle informazioni sensoriali provenienti dal mondo fisico. Partono da recettori/aree corticali primarie fino ad arrivare ad aree associative di alto livello. Si parte dall'informazione sensoriale e si arriva alla formazione di rappresentazioni mentali. I processi dall’alto verso il basso (top-down) guidati dalle conoscenze, dalle credenze, dalle aspettative e dagli obiettivi. Hanno lo scopo di estrarre attivamente le informazioni sensoriali che arrivano dagli organi di senso. Sono processi che partono da aree corticali associative o di alto livello, ad aree cerebrali primarie/recettori, implica partire da conoscenze pregresse e arrivare a processi di basso livello. Questo presuppone continua interazione tra stimoli ambientali e conoscenze pregresse/aspettative. La loro continua interazione permette di avere una rappresentazione di realtà dinamica e flessibile. Teorie sulla percezione:  Teoria empiristica: i dati sensoriali sono parcellari e danno origine a un mosaico di sensazioni elementari che sono integrate con altre informazioni e sintetizzate nella percezione dell'oggetto grazie ai meccanismi dell'associazione e dell'esperienza;  Teoria della Gestalt: la percezione non è preceduta da sensazioni, ma è un processo primario e immediato. Questo processo di organizzazione intrinseca è regolato da alcuni fattori o principi di unificazione. In virtù di questi fattori, le parti di un campo percettivo costituiscono totalità coerenti e strutturate;  Movimento del New Look: l'organizzazione della percezione, oltre che da fattori intrinseci, dipende anche da altri processi mentali (bisogni, emozioni, aspettative, ecc.). È una prospettiva funzionalista, poiché pone in evidenza le funzioni della percezione. Il soggetto, quando percepisce uno stimolo, compie un'operazione di categorizzazione: a partire da certi indizi, provvede all'identificazione e classificazione dello stimolo medesimo;  Teoria ecologica di Gibson: Per Gibson, le informazioni percettive sono già contenute nella stimolazione così come essa si presenta al soggetto. La stimolazione non è caotica né indeterminata, ma offre un ordine intrinseco, dovuto alle reciproche relazioni fra i vari aspetti degli stimoli stessi;  Teoria computazionale di Marr: il soggetto codifica le immagini in funzione delle continue variazioni di intensità luminosa. L'attività percettiva è distinta in fasi successive: l'abbozzo primario, l'abbozzo a due dimensioni e mezzo e il modello tridimensionale. Partendo dalla distinzione tra stimolo distale e prossimale, stimolo prossimale oltre ad essere ambiguo è continuamente mutevole. Eppure, percepiamo un mondo stabile, popolato di oggetti di cui riconosciamo facilmente la forma/grandezza, il colore e la posizione nello spazio e il movimento. Con il termine di costanze percettive ci si riferisce all’insieme di fenomeni in cui le proprietà percepite rimangono sostanzialmente stabili a dispetto delle variazioni prossimali. Si parla di: costanza di forma, costanza di grandezza, costanza del colore superficiale.  Costanza di forma: Oggetto percepito sempre con la stessa forma, nonostante l’immagine retinica cambi a seconda dell’angolo di osservazione.  Costanza di grandezza: La grandezza percepita di un oggetto rimane la stessa, anche se cambiano le dimensioni della sua immagine retinica. Esempio: la stanza di Ames. La stanza appare normale (a pianta rettangolare), ma in realtà ha una pianta trapezoidale. Quindi la persona gigantesca in realtà era più vicina a dove si guarda, quella minuscola invece è più lontano. Apparivano a uguale distanza perché la stanza grazie agli indizi contestuali non sembra trapezoidale ma rettangolare. La costanza di grandezza dipende da un meccanismo che tiene conto della distanza percepita sfruttando le informazioni spaziali (relative alla profondità) disponibili. fattore «post-percettivo»: la propensione al rischio del partecipante. Se ci troviamo intorno alla soglia ci sarà un alto grado d’incertezza: il segnale sarà debole e sarà difficile distinguerlo dal rumore. Il partecipante più propenso al rischio tenderà a rispondere “presente”, quello che meno propenso risponderà “assente”. 1. Attenzione Attenzione Processo mentale che permette di elaborare consapevolmente una parte limitata delle informazioni, selezionandola dagli stimoli sensoriali, dai ricordi immagazzinati, e dagli altri processi cognitivi. I meccanismi attentivi operano in tutte le modalità sensoriali. L'attenzione ha varie funzioni: orientare le risorse mentali disponibili verso gli oggetti e gli eventi, ricercare e individuare in modo selettivo le informazioni per focalizzare e dirigere la nostra condotta, mantenere in modo vigile una condizione di controllo su ciò che stiamo facendo. L'attenzione è limitata, dipende da quanto è interessante il compito e dal tipo di distrattori ed è parte dell'architettura cognitiva di tutti. Le componenti dell'attenzione sono:  Attenzione selettiva (o focale): è la capacità di dirigere l'attenzione su particolari posizioni, oggetti, informazioni, dell'ambiente rilevanti per gli scopi che perseguiamo ignorando le altre. Quando l’attenzione selettiva si dirige su una posizione dello spazio si parla di attenzione spaziale. Le funzioni dell'attenzione selettiva sono: proteggere il sistema cognitivo umano (a capacità limitata) dal sovraccarico d’informazione e integrare diverse caratteristiche di un oggetto (es. cocktail party, la capacità di udire e comprendere la voce di una persona, ignorando allo stesso tempo le voci intorno, sfruttando le differenze fisiche del messaggio uditivo per mantenere l’attenzione sul messaggio scelto; questo avviene visualizzando la posizione spaziale della sorgente del suono). Nasce così la teoria del filtro attentivo, promossa da Broadbent. Gli stimoli o l’informazione non rilevante non è ulteriormente elaborata e decade progressivamente. Solo gli stimoli selezionati e sotto diretto controllo dell’attenzione ricevono ulteriori analisi permettendo la selezione della risposta. Esiste un filtro collocato dopo il magazzino sensoriale, e solo una piccola parte di quantità di informazione selezionata sulla base delle caratteristiche fisiche, riesce a passare per procedere ad ulteriori livelli di elaborazione (di tipo semantico). Il filtro necessario per prevenire il sovraccarico del meccanismo a capacità limitata sensoriale passa attraverso. Questa selezione presenta dei problemi irrisolti: i soggetti sono in grado di riconoscere il proprio nome anche se presentato all’orecchio a cui non si presta attenzione oppure una parola di pericolo viene riconosciuta, il significato di una parola presentata all’orecchio a cui non si presta attenzione influisce la comprensione della frase presentata all’orecchio a cui si presta attenzione. Treisman introduce la teoria del filtro "attenuato": il contenuto linguistico delle informazioni presentate può determinare delle intrusioni all’orecchio disatteso. Il filtro non blocca completamente l’accesso all’informazione ma attenua, cioè diminuisce la probabilità che le parole disattese vengano elaborate in toto. Secondo la Treisman il filtro è posto subito dopo il registro sensoriale, distingue i messaggi in base alle caratteristiche fisiche, si procede con l'analisi secondo un ordine gerarchico compatibilmente con le risorse cognitive a disposizione del sistema, alcuni stimoli hanno soglie molto basse (il proprio nome) altre molto alte. Teoria della selezione tardiva (Deutch e Deutch): tutti i messaggi, rilevanti e irrilevanti, sono elaborati a livello semantico. Il filtro selettivo opera solo quando bisogna emettere la risposta. In una prima fase dell'esperimento viene presentata una serie di parole ai partecipanti, i quali ricevono una leggera scossa elettrica in corrispondenza di alcune parole. In una seconda fase si svolge un compito di shadowing (ripetere le parole del messaggio immediatamente, parola per parola) su una lista di parole in ascolto dicotico. Nell'orecchio disatteso venivano presentate alcune parole che erano state precedentemente associate alla scossa elettrica. la presentazione di queste parole elicitava una risposta galvanica (GSR), cioè un cambiamento nella conduttanza cutanea della pelle. Queste parole erano state elaborate semanticamente (anche se a livello inconsapevole) e non filtrate. Un altro esperimento è l'effetto Navon. Ai soggetti vengono presentate lettere grandi composte da lettere piccole. Due tipi di stimoli controllano lo spostamento dell'attenzione: stimoli endogeni o centrali, orientamento volontario e stimoli esogeni o periferici, orientamento automatico. L'orientamento dovuto a stimoli endogeni è un processo top-down, orientamento volontario verso lo stimolo. Quello dovuto a stimoli esogeni è un processo bottom-up, guidato da uno stimolo esterno, legato al concetto di salienza, processo automatico. Lo studio sperimentale dell'attenzione visiva è stato fatto attraverso compiti di orientamento "implicito" (Paradigma di Posner) e compiti di ricerca visiva.  Attenzione divisa: capacità di controllare contemporaneamente due o più fonti d’informazione. La tipica situazione sperimentale è il doppio compito (dual task) con un compito primario e uno interferente. Si possono verificare due tipi di inferenza: strutturale (quando sono interessati i medesimi meccanismi di output e le medesime strutture psichiche) o da risorse (compiti che richiedono le medesime "abilità" interferiscono tra loro in misura maggiore rispetto ai compiti che richiedono abilità differenti). Il paradigma del doppio compito cerca di capire come mai è più difficile eseguire due compiti insieme, afferma che la prestazione al compito secondario è inversamente proporzionale alle risorse attentive assegnate al compito primario. Molte delle azioni che svolgiamo quotidianamente non richiedono attenzione per essere svolte. Buona parte dell’informazione proveniente dall’ambiente esterno è elaborata senza l’intervento dell’attenzione, senza sforzo cognitivo alcuno, cioè automaticamente. Nell'effetto Simon lo sguardo resta diretto sul punto di fissazione, il compito dei soggetti è premere il tasto a sinistra se compare un cerchio e il tasto a destra se compare un quadrato. Entrambi gli stimoli possono comparire a sinistra o a destra. I tempi di reazione sono più rapidi quando la posizione dello stimolo e la posizione della risposta coincidono (condizione corrispondente) rispetto a quando non coincidono (condizione non corrispondente). Quindi, una caratteristica non rilevante dello stimolo (posizione spaziale) ha effetti sulla risposta basata su una caratteristica rilevante (la forma). L'effetto Stroop prevede un elenco di colori, i quali possono essere congruenti (rosso scritto in rosso) oppure no. Dovendo denominare il colore dell'inchiostro, c'è un'interferenza della parola letta sulla denominazione dell'inchiostro.  Attenzione sostenuta: capacità di mantenere l’attenzione su un determinato stimolo, o un determinato compito, per un periodo di tempo prolungato. Per studiare l'attenzione sostenuta viene utilizzato il paradigma oddball. Entro i primi 20 minuti la prestazione diventa inaccurata (incremento dei falsi allarmi e delle omissioni), i tempi di reazione si allungano. Entro i primi cinque minuti c'è un peggioramento della performance se: gli stimoli sono degradati o il ritmo di presentazione è elevato. Ci sono varie ipotesi secondo le quali si ha difficoltà a sostenere l'attenzione: diminuzione dell'arousal, la risposta ad eventi ripetitivi viene inibita e diminuzione dell'aspettativa.  Controllo volontario e pianificazione della prestazione: Capacità di inibire volontariamente un’azione dominante (impulsiva) e di metterne in atto una sub-dominante (più riflessiva), mentre si sta perseguendo un obiettivo o si sta svolgendo un compito. Le funzioni esecutive entrano in gioco quando è necessario pianificare, correggere errori, inibire risposte automatiche ed eseguire più compiti in contemporanea. La cecità inattenzionale è l'incapacità di riportare la presenza di uno stimolo visivo inatteso durante lo svolgimento di un compito che richiede attenzione. Il cambiamento può passare del tutto inosservato. La cecità al cambiamento (change blindness) consiste nell’incapacità di notare cambiamenti rilevanti nella scena quando questi si verificano insieme ad altri eventi visivi. 1. Apprendimento ed esperienza Apprendimento Modificazione del comportamento attraverso l’esperienza e acquisizione di nuove informazioni. L’apprendimento presuppone vivere alcune esperienze che provocano un cambiamento più o meno permanente in chi ne fa esperienza. Può essere consapevole o inconsapevole. Le teorie dell'apprendimento possono essere suddivise in due grandi categorie: processo graduale e continuo (apprendimento per prove ed errori, condizionamento classico e condizionamento operante) ed esito di un'intuizione che comporta una ristrutturazione del precedente assetto cognitivo (apprendimento per "insight"). Pavlov e il condizionamento classico Quando viene presentato del cibo al cane (stimolo incondizionato), quest'ultimo saliva (riflesso incondizionato). Il cane saliva (stimolo condizionato) anche quando sente i passi del padrone (stimolo condizionato). Inizialmente avviene l'acquisizione: si associa lo stimolo condizionato (campanello) allo stimolo incondizionato (cibo). Successivamente avviene l'estinzione: viene presentato SC senza SI (suono non seguito dal cibo). Segue un giorno di riposo, dopo avviene la riacquisizione: presentato solo il SC e si assiste a RC (salivazione), recupero spontaneo. Presentando nuovamente SC e SI (rinforzo) si osserva una rapida riacquisizione. Lo studio del comportamento rappresentò un trampolino di lancio per il comportamentismo che ne fece il suo principale oggetto di studio. Watson e Little Albert Watson e Rayner indussero e osservarono un condizionamento alla paura in un bambino di nove mesi. Inizialmente il bambino viene esposto a vari stimoli. Successivamente un topolino bianco viene presentato accompagnato da un forte rumore. Ogni volta che il bambino vede il topolino bianco si spaventa anche se non è accompagnato dal forte rumore. Nel condizionamento classico il soggetto ha un ruolo completamente passivo Thordike e apprendimento per prove ed errori Non c’è alcuna intuizione, ma l’apprendimento è frutto di un comportamento casuale, di un tentativo che fornisce, però, un esito positivo. Nella problem-box viene chiuso un gatto, inizialmente questo non sa che fare per uscirne, casualmente tira una corda e la gabbia si apre. Se il gatto viene rimesso nella gabbia nuovamente, ci mette sempre meno tempo per uscire. Secondo la legge dell'effetto le risposte corrette tendono ad essere ripetute, quelle erronee vengono abbandonate sulla base della creazione di un legame associativo fra stimolo e risposta non solo in virtù della contiguità temporale, ma anche dagli effetti della risposta data (cibo). Non è la vicinanza temporale tra la pressione della leva e l’apertura della porta, ma il fatto che a seguito dell’apertura della porta il gatto possa raggiungere il cibo (EFFETTO). Quindi: un’azione seguita da una ricompensa o che causa soddisfazione, tenderà ad essere ripetuta; un’azione seguita da una punizione o da uno stato di insoddisfazione tenderà ad essere evitata in futuro. Skinner e condizionamento operante Secondo Skinner, quando operiamo in un ambiente, quest’ultimo risponde con eventi che possono rafforzare quel determinato comportamento oppure che possono indebolirlo. Il rinforzo aumenta la probabilità che quel dato comportamento venga nuovamente applicato, la punizione diminuisce la probabilità che quel dato comportamento venga nuovamente applicato. Il condizionamento è detto operante perché il soggetto agisce. La SKINNER BOX (o gabbia di Skinner) consentiva di studiare sistematicamente i comportamenti degli animali (inizialmente ratti, poi quasi esclusivamente piccioni) in condizioni controllate. Il rinforzo positivo è la somministrazione di cibo, il rinforzo negativo è la sottrazione di cibo; la punizione positiva è la somministrazione di una scossa, la punizione negativa è la sottrazione di una scossa. Il rinforzo viene somministrato in base a schemi:  Schema a intervallo fisso: il comportamento desiderato viene rinforzato a intervalli fissi di tempo;  Schema a intervallo variabile: il comportamento viene rinforzato a intervalli di tempo variabile tra una ricompensa e l'altra;  Schema a rapporto fisso: il rinforzo viene dato dopo un determinato e costante di numero di risposte;  Schema a rapporto variabile: il numero di risposte da produrre per avere la ricompensa varia da un rinforzo all'altro. Lo shaping è indirizzare il comportamento dei piccioni con piccole ricompense per farlo arrivare prima al raggiungimento dello scopo (premere il pulsante per ottenere una pallina di cibo). Skinner definì tale situazione con la descrizione di piccione superstizioso. Secondo Skinner tutto ciò che conta in psicologia è la relazione tra uno stimolo e una risposta, tutto ciò che avviene in mezzo, ossia tutti i processi mentali, non sono indagabili sperimentalmente, e quindi sono da ignorare. La mente è una SCATOLA NERA. dell'informazione linguistico-verbale) e taccuino visuo-spaziale o visuo-spatial sketchpad (codifica ed elaborazione delle info visive e/o spaziali). Il circuito fonologico è a sua volta costituito da: magazzino fonologico e processo di reiterazione (ripasso) articolata. Ogni stimolo verbale uditivo entra automaticamente nel magazzino fonologico e ci resta per pochissimo tempo (2 sec). Stimoli verbali, presentati visivamente, possono essere trasformati in codice fonologico dall'articolazione subvocalica, quindi codificati anch’essi attraverso il magazzino fonologico. Il magazzino fonologico può essere concepito come un "orecchio interno", grazie alle sue capacità di ritenere l'informazione sonora del discorso conservandone le proprietà temporali. Il sistema di ripetizione articolatoria invece, può essere concepito come una "voce interna", che grazie alla ripetizione subvocalica previene il decadimento delle tracce. Secondo il modello di Baddeley e Hitch ognuna delle componenti della ML funziona in modo relativamente separato (modulare) dalle altre. L'aggiunta più recente è il buffer episodico, è l'interfaccia tra i sottoinsiemi della memoria di lavoro e quelli delle memorie a lungo termine; qui avviene il processo di binding (integrazione) tra il materiale in entrata elaborato dagli altri servo-sistemi e le info già presenti nella Memoria di lavoro (es. Associare la sequenza di lettere che compone una nuova parola con il suono (pronuncia), la sua rappresentazione ortografica, l’immagine visiva dell’elemento a cui la parola si riferisce, ecc.). Il buffer episodico, il loop fonologico e il taccuino visospaziale (conoscenze fluide) si interfacciano in maniera bidirezionale con le conoscenze a lungo termine, cristallizzate (semantica visuale, MLT episodiche, linguaggio). Con l'esperimento di Miller si possono verificare il numero di span di memoria (leggere le lettere e ripeterli a memoria), non saranno molti in quanto i magazzini hanno una capacità limitata (gli item memorizzabili sono 7-2 o 7+2). Un modo per aumentare questo limite è attraverso i chunks o raggruppamenti. Memoria a lungo termine La MLT si divide in esplicita (dichiarativa) ed implicita (non dichiarativa). Nella memoria non dichiarativa l'espressione dell'avvenuto apprendimento si realizza attraverso una modificazione del comportamento, questa memoria comprende tre processi inconsapevoli: condizionamento (classico, es. cane e campanello), priming, apprendimento procedurale (sport, imparare uno strumento). Condizionamento: classico, operante e valutativo (tendere ad abituarsi agli stimoli). Priming: percettivo, lessicale, concettuale. Apprendimento procedurale: percettivo (lettura di parole allo specchio), motorio (disegnare allo specchio), cognitivo (soluzione di problemi). La memoria dichiarativa si divide in semantica (conoscenza generale) ed episodica (consapevolezza di rivivere una certa esperienza). La memoria episodica viene confusa con la memoria autobiografica nella quale si può ricordare senza necessariamente "rivivere" l'esperienza. La memoria episodica facilita l'apprendimento di nuove informazioni semantiche e il trasferimento e consolidamento: gli amnesici non apprendono (o hanno molte difficoltà) nuove informazioni semantiche. La conoscenza semantica intatta facilita l'acquisizione di nuovi ricordi episodici. La memoria episodica si divide in retrospettiva (ricordare eventi del passato) e prospettica (ricordare di fare qualcosa in futuro). La memoria prospettica prevede diverse fasi: codifica, fase di registrazione dell'evento e dell'intenzione di doverlo richiamare, intervallo di ritenzione, intervallo in cui si ricorda (poco prima dell'esecuzione), esecuzione, valutazione. Processi di memoria prospettica: basati sul tempo, basati sull'evento, basati sull'attività. Le sbadataggini (errori absent- minded) non sono errori di memoria prospettica e riguardano il contenuto. La memoria episodica si divide ulteriormente in memoria anterograda (limita la capacità di memorizzare informazioni presenti) e memoria retrograda (non si ricorda quello che è successo prima dell'esordio della malattia/trauma). Ci sono due strategie nel ricordo del materiale: rievocazione e riconoscimento. La rievocazione ha bisogno di strategie, nel riconoscimento non implica dover generare una nuova informazione, infatti ad uno stimolo devo solo dire se lo riconosco. Il lobo frontale sviluppa e programma quelle strategie che permettono di ricordare. Nell'ippocampo si consolidano i nostri ricordi, quando viene danneggiato, il paziente è amnesico. Se viene danneggiato il lobo frontale, il paziente è incapace di ricordare ma può riconoscere (io ricordo una cosa ma non ricordo come l’abbia imparata). La memoria semantica si divide in conoscenza linguistica (conoscenza di parole, simboli verbali, regole e formule necessarie per manifestare concetti) e conoscenza enciclopedica (conoscenze generali del mondo, "tesoro mentale" che contiene informazioni generali imparate a scuola o da altri mezzi). L'effetto lunghezza nella memoria musicale Ordine delle sezioni in un articolo: titolo, abstract, introduzione, metodi, risultati, discussione, bibliografia. Un articolo scientifico deve seguire le regole dettate dall'American Psychological Association. Il titolo deve essere chiaro ed informativo, bisogna evitare troppi dettagli. L'abstract (in italiano riassunto) deve contenere una breve spiegazione relativa all'area di ricerca, scopo dello studio, risultati principali e interpretazione. L'introduzione deve presentare una breve introduzione dell'area di indagine, presentazione del problema di ricerca, cenni su ricerche condotte in precedenza, scopo dello studio, breve descrizione dei metodi, ipotesi. Il metodo ha diverse sottosezioni: partecipanti, materiali, disegno (quale manipolazione sperimentale è stata attuata) e procedura. Nella discussione vengono: ricapitolati i risultati principali, confrontati con gli studi precedenti, possibili problemi relativi allo studio condotto, implicazioni per studi successivi, direzioni future e conclusioni. 1. Comunicazione e linguaggio Il linguaggio I componenti del linguaggio:  Fonetica: studio degli aspetti fisici connessi alla produzione dei foni - i suoni del linguaggio;  Fonologia: studio del modo in cui i foni interagiscono all’interno di una lingua;  Morfologia: studio della struttura delle parole;  Sintassi: studio di come le parole si combinano tra loro per formare delle frasi;  Semantica: studio del significato delle parole e delle frasi;  Pragmatica: studio di come gli individui interpretano le parole e le frasi in un contesto. La fonetica studia gli aspetti fisici e fisiologici connessi alla produzione dei foni (i suoni del linguaggio). Non studia tutti i suoni dell'uomo ma solo suoni connessi alla produzione linguistica. La fonologia studia il modo in cui i suoni dotati di significato interagiscono all'interno di una lingua. Il fonema è la più piccola unità di suono in una lingua che produce distinzioni di significato. Lo stesso fonema può avere due foni (due modi di pronunciarlo), se vengono cambiati i foni, il significato della parola non cambia. Foni [ts] [dz] sono allofoni: «modi diversi» di pronunciare lo stesso fonema /z/. In certi contesti viene pronunciato un fono, e in altri un altro. /è/ - /é/ sono fonemi distinti perché associati a variazione di significato. Il morfema è composto da fonemi, possono essere liberi o legati. La semantica studia il legame di significazione che intercorre tra gli elementi linguistici e ciò che questi significano. L’assunto iniziale è che le parole abbiano un significato (Hockett), ossia che ci sia un nesso arbitrario, convenzionale (Hockett), tra le parole e gli oggetti/eventi del mondo esterno. Per derivare il significato delle frasi è necessario mettere insieme il significato delle parole (significato lessicale) e il modo con cui queste si combinano (sintassi). Il Mental Lexicon è la rappresentazione delle entrate lessicali nella Memoria a Lungo Termine, l'Accesso Lessicale fa riferimento a come rendiamo attivo/disponibile il significato per poterle produrre. Le parole possono essere distinte in due macrocategorie: parole di classe chiusa e parole di classe aperta. La prototype theory di Rosch cerca di spiegare la categorizzazione delle parole. Esempio: le persone per immaginarsi un uccello hanno delle categorie ben precise, più un esemplare presenta questi tratti, più è centrale nella categoria uccello. Il Network semantico propone un modello dove l'organizzazione della conoscenza semantica può essere vista come un network di elementi interconnessi (concetti o nodi). La possibilità più verosimile è che coesistano diverse rappresentazioni della stessa parola su più livelli: rappresentazioni basate sul significato (semantica), rappresentazioni basate sulla categoria grammaticale (lessico-morfologia), rappresentazioni basate sui suoni (fonologia); modello di Bock, Levelt. Per comprendere il significato di una frase è necessario accedere al significato del verbo delle parole ma anche della struttura sintattica della frase. L’ordine che le parole hanno nella frase cambia radicalmente il significato della frase stessa. Caratteristiche fondamentali:  La sintassi è autonoma;  La sintassi è generativa e ricorsiva, è possibile includere una frase nell'altra, iterando questo procedimento all'infinito;  La sintassi è inconsapevole, anche se la frase è grammaticalmente non corretta, la frase può comunque essere compresa. Nelle frasi le parole si raccolgono in gruppi di significato (costituenti o sintagmi). Un costituente è individuato in base all'isolabilità (una sequenza X nella frase F è un costituente se si può enunciare in isolamento), in base a scissione (una sequenza X è un costituente della frase F se può essere estratta nella forma). Il parsing è il processo che ci permette di computare la struttura sintattica delle frasi e identificare quale ruolo gli elementi giocano in una frase. Le frasi "Garden Path" costringono il parlante a selezionare in un primo momento un’analisi (Mentre Mario mangia la minestra), per poi abbandonarla, e sceglierne un’altra. Secondo la Teoria Garden Path, il Parser è guidato da una serie di principi basati su economicità: late closure (chiusura ritardata), minimal attachment (attaccamento minimale) e minimal chain (catena minima). Late closure: l’idea del modello di Garden Path è che siamo portati a selezionare automaticamente una lettura, e se quella lettura è appropriata, andiamo avanti. È solo quando qualcosa non funziona dal punto di vista sintattico o semantico che dobbiamo tornare indietro e rianalizzare. Il principio di chiusura ritardata (late closure) prescrive di collegare il materiale in elaborazione («ieri») all’interno del sintagma appena analizzato («sarebbe partito»), invece che riferirlo a elementi analizzati precedentemente («ha detto»). Minimal attachment: quando è possibile, le unità lessicali in entrata, devono essere attaccate usando il minor numero di nodi sintattici nella struttura ad albero. Quindi cerca di raggruppare le parole che arrivano nella stringa sotto nodi categoriali già esistenti. Minimal chain: il parser preferisce l’interpretazione in cui un costituente è assegnato alla prima posizione grammaticale disponibile. La pragmatica studia le relazioni tra l'uso della lingua e il contesto. Tali relazioni permettono di spiegare la comprensione/produzione della lingua stessa. Studia come e per quali scopi la lingua viene utilizzata nel contesto e in che modo il contesto influisce sull'interpretazione dei significati. Il contenuto, per la pragmatica, è molto più del significato delle singole parole. Grice afferma che il significato del parlante deve essere distinto dal significato convenzionale delle parole, bisogna distinguere tra ciò che le parole di una persona significano letteralmente e ciò che una persona intende con le sue parole. Durante la conversazione, i parlanti cooperano sulla base di alcuni principi di cooperazione. Massime conversazionali di Grice (principi di cooperazione della conversazione):  Quantità: dire solo il necessario;  Qualità: dire solo quel che è vero;  Relazione: dire solo cose rilevanti;  Maniera: evitare l’ambiguità, essere il più chiari possibile. Grice studia anche le inferenze nel contesto di enunciazione. Le implicature sono informazioni non espresse, che fanno da ponte tra quello che è detto esplicitamente e ciò che non lo è, necessarie a capire il senso di quel che viene detto, sono legate a una particolare situazione comunicativa a un particolare contesto. Le presupposizioni sono conoscenze che parlante e ascoltatore condividono e che sanno di condividere. Medianti gli atti linguistici agiamo un cambiamento sul mondo esterno: atti linguistici diretti, indiretti e uso non letterale del linguaggio. Gli atti linguistici secondo Searle sono:  Rappresentativi (dichiarare qualcosa: asserire, concludere);  Direttivi (indurre l'interlocutore a fare qualcosa: interrogare, richiedere, ordinare);  Commissivi (proporsi di fare qualcosa: promettere, minacciare);  Espressivi (esprimere uno stato psicologico: ringraziare, scusarsi, salutare);  Dichiarativi (provocare cambiamenti immediati in uno stato di cose istituzionale: scomunicare, licenziare). Secondo Maslow si passa dai bisogni da carenza mirati alla riduzione della tensione (i primi quattro) ai bisogni di autorealizzazione che sono più evoluti (l’ultimo). Il bisogno di autorealizzazione è un bisogno di crescita e comporta una ricerca di tensione. È stato criticato perché:  La gerarchia dei bisogni può essere percorsa in un’unica direzione: dal basso verso l’alto;  non esaurisce tutta la varietà dei bisogni possibili;  Non coglie le differenze individuali;  Non spiega la coesistenza di bisogni di livello diverso (il possibile sacrificio di bisogni di ordine inferiore nella gerarchia a favore di quelli più elevati). 1. Emozioni e affetti Le emozioni sono risposte complesse ad eventi rilevanti per la persona, caratterizzate da vissuti soggettivi e da un'articolata reazione neurofisiologica. Le emozioni sono risposte intense, temporalmente circoscritte e di breve durata. Le emozioni si distinguono dagli stati d'animo e umore perché questi ultimi sono caratterizzati da: bassa intensità, lunga durata e decorso temporale meno definito. Originano da eventi meno specifici, circoscritti e chiaramente identificabili. Secondo Davidson, le emozioni influenzano azioni delle persone, mentre gli stati d’animo influenzano processi attentivi e valutativi. I sentimenti sono più duraturi e meno circoscritti temporalmente delle emozioni. Sono rivolti in maniera relativamente stabile verso uno specifico oggetto o una classe di oggetti. Stati d’animo e sentimenti possono, in determinate circostanze, “predisporre” a determinate emozioni. Affetto è un termine molto ampio e generico, usato solitamente per indicare il carattere “non-cognitivo” (e quindi affettivo) dell’esperienza emotiva Le emozioni sono processi multifattoriali. Le sue componenti sono:  Componente neurofisiologica: l’attivazione del sistema nervoso e interazione neuro-ormonale;  Componente espressiva (a livello del viso);  Componente soggettiva e/o cognitiva. Le emozioni comportano:  A livello fisiologico: cambiamenti relativi ai processi biochimici (aumento della frequenza cardiaca);  A livello espressivo: rappresentata da cambiamenti comportamentali (espressione facciale, postura);  A livello cognitivo: cambiamenti nella consapevolezza soggettiva della situazione, nonché nella consapevolezza di alcune delle risposte fisiologiche ed espressive causate dallo stato emotivo;  A livello soggettivo: il significato che l'emozione ha per la persona; Le emozioni ci preparano all’azione e sono importanti per la sopravvivenza (valore motivazionale). Sono importanti per la comunicazione e permettono all’individuo di stabilire, mantenere o rompere le relazioni con gli altri e con l’ambiente. Hanno una natura sociale: contribuisce a definirne il significato e la rilevanza, ricerca sostegno e consolazione, promuovere la capacità di riorganizzare mentalmente gli eventi, offre possibili soluzioni con cui far fronte a situazioni complesse e difficili. Secondo i modelli dimensionali ci sono diverse dimensioni, che definiscono uno spazio affettivo universale all'interno del quale è possibile collocare le diverse emozioni. Gran parte dei modelli dimensionali ipotizza l’esistenza di due dimensioni, la vicinanza tra le emozioni è indicata dalla loro vicinanza all'interno dello spazio affettivo definito dai due fattori. Nella mappa affettiva di Barrett e Russel ci sono due fattori (attivazione e valenza). Le principali critiche sono: non sono in grado di cogliere le differenze qualitative fondamentali tra diversi stati emotivi. Secondo i modelli categoriali emozioni differenti sono fenomeni qualitativamente distinti. Categorie discrete di emozioni rappresentano una famiglia di emozioni, ovvero un insieme di esperienze emotive accomunate da un ampio numero di caratteristiche. Posso categorizzare le emozioni in base al linguaggio naturale o basati su fattori biologici. I modelli categoriali basati sul linguaggio naturale analizzano la struttura della conoscenza delle emozioni: raggruppare in categorie i termini che si riferiscono alle emozioni (livello di base composto da cinque emozioni: rabbia, paura, gioia, amore e tristezza). Secondo Darwin le espressioni facciali delle emozioni sono innate perché ci sono analogie nei neonati e nei bambini rispetto agli adulti e perché sono identiche in persone nate cieche e normovedenti. Sono, inoltre, universalmente presenti in tutte le razze dell'umanità perché simili in gruppi umani molto diversi e geograficamente distanti. Secondo Darwin traggono origine dalle espressioni facciali di animali con antenati comuni perché assumono una forma simile in molti animali, specialmente nei primati. Le espressioni delle emozioni sono atti motori che nella storia della specie sono stati parte di comportamenti con un elevato valore adattivo. Molti autori si erano opposti all’opinione di Darwin sostenendo che le espressioni delle emozioni siano apprese culturalmente. Darwin sottolinea necessità di studi antropologici per verificare l’idea dell’universalità delle espressioni delle emozioni. Se tutte le persone nel mondo usano le stesse espressioni facciali per le emozioni indipendentemente da dove vivono e dalla lingua che parlano, allora questa espressione deve essere innata. Prove a favore dell’ipotesi di Darwin da studi condotti da Ekman e Friesen che impiegavano proprio osservazioni interculturali in cui venivano confrontati soggetti occidentali (americani) ed individui appartenenti ad una tribù isolata della Nuova Guinea. Ekman afferma l'esistenza di alcune famiglie di emozioni di base, o primarie che hanno una chiara connessione con la sopravvivenza individuale e della specie (sorpresa, rabbia, tristezza, disgusto, paura e gioia). Queste espressioni facciali primarie sono: espressioni universali, presenti in altri animali, meccanismi fisiologici distintivi, antecedenti specifici e universali, coerenza tra i vari aspetti della risposta emotiva, insorgenza rapida e spontanea, breve durata, assenza di valutazione cognitiva oppure valutazione cognitiva automatica e inconsapevole. In realtà vi è varietà di espressioni emotive (espressioni complesse o secondarie). Secondo Ekman, tutte le altre emozioni sarebbero per la maggior parte una variazione di queste sei espressioni facciali primarie. Negli studi di Ekman e Fiesen i soggetti di una tribù isolata, posti di fronte a fotografie di soggetti di razza caucasica, fornivano un'interpretazione assai vicina a quella data da soggetti della nostra cultura. Successivamente anche degli studenti americani attribuirono la stessa interpretazione emotiva ad espressioni facciali degli individui appartenenti alla tribù, mentre per le emozioni miste c'è una concordanza minore. Il contesto sociale influenza il modo in cui esprimiamo un'emozione: esagerazione o mascherazione. Secondo la teoria neuro-culturale di Ekman l'emozione attiva un programma facciale, attraverso una serie di istruzioni codificate dal sistema nervoso e da quello endocrino, l'espressione facciale è invariabile ed universale. Inoltre, l'espressione delle emozioni è regolata da display rules (regole d'espressione) specifiche dei diversi contesti culturali: accentuazione, attenuazione, neutralizzazione e simulazione. Le emozioni vengono generate secondo:  Teoria periferica/seriale: secondo William James e Carl Lange, il senso comune non metteva gli eventi nel giusto ordine. La teoria di James-Lange parte dal presupposto che l’emozione sia un riflesso soggettivo della modificazione che avvengono a livello somatico- fisiologico. Stimoli emotigeni suscitano specifiche variazioni viscerali e comportamentali, da cui consegue l’esperienza emotiva, che dipende completamente dal feedback autonomo e somatico. (abbiamo paura perché stiamo scappando)  Teoria centrale/parallelo: Cannon criticò la teoria di James-Lange sostenendo che i cambiamenti corporei associati agli stati emotivi hanno luogo troppo lentamente per poter essere la causa delle emozioni. Cannon, e successivamente Bard proposero che uno stimolo generatore di emozioni produca sia cambiamenti fisiologici e in parallelo l’esperienza soggettiva dell’emozione.  Teorie dell'appraisal: Secondo i cognitivisti gli stimoli non sono dotati di un significato emotivo intrinseco, ma lo assumono “a seguito” dei processi cognitivi di valutazione che vengono messi in atto dalla persona. Sostengono che le emozioni si generano da un atto di conoscenza (cognition) e di valutazione (appraisal) della situazione in funzione dei propri scopi, interessi, significati. Le valutazioni emotive sono immediate, automatiche, e non implicano necessariamente il totale riconoscimento dell’oggetto valutato. Secondo la teoria di Arnold, ripresa da Lazarus, la valutazione da cui originano le emozioni è un bilancio che la persona fa dei vantaggi e svantaggi potenziali delle situazioni in cui si viene a trovare. Le conclusioni tratte hanno un effetto motivazionale sull’azione: le valutazioni positive spingono ad avvicinarsi a ciò che procura vantaggi, mentre quelle negative spingono ad allontanarsi. Correlati neuroanatomici delle emozioni Alcune strutture cerebrali sono implicate nella valutazione del significato emotivo di uno stimolo (le strutture sottocorticali sono implicate nel processo di valutazione di un evento emotigeno, strutture corticali sono implicate nel controllo ed elaborazione delle risposte emotive). L’amigdala è implicata nelle emozioni a diversi livelli perché riceve due tipi di connessioni. Le proiezioni provenienti dalla “via sottocorticale o talamica” che invia informazioni molto povere sulle caratteristiche dello stimolo, ma sufficienti ad iniziare una risposta emotiva indifferenziata. Le proiezioni provenienti dalla “via corticale” cioè dalle aree sensoriali primarie e dalle aree associative secondarie, che inviano informazioni dettagliate sulle caratteristiche semantiche e percettive dello stimolo sufficienti a preparare una risposta alla situazione. Secondo la teoria di J. LeDoux ci sono due percorsi che implicano l'amigdala. La via bassa o talamica ha una funzione adattiva. La via alta (corticale) ci permette di capire che cos’è accaduto – emozione guida le decisioni. Regolazione emotiva Dal momento che le emozioni sostengono l'adattamento dell'individuo all'ambiente è importante presedere anche l'acquisizione della capacità di regolare le proprie emozioni. Si possono regolare le emozioni attraverso: selezione della situazione (accettazione o evitamento), modificazione della situazione, dislocamento dell'attenzione, rivalutazione della situazione. La regolazione emotiva può essere difficile in una situazione di alessitimia (incapacità nel comunicare i propri stati emotivi interni ed a verbalizzare le proprie emozioni). Emozioni e decisioni Secondo Damasio esiste una stretta relazione tra emozioni e processi di ragionamento e decisione. Il pensiero è costituito in gran parte da immagini connotate emotivamente, la cui funzione è anticipare le conseguenze degli eventi. Nel processo di decisione ha luogo una preliminare selezione automatica che porta a scartare le alternative connotate da emozioni negative. Il paziente di Damasio era una persona intelligente e capace di fare decisioni, subì un intervento chirurgico che gli rimosse una piccola parte della corteccia cerebrale, nella zona del lobo frontale, per eliminare un piccolo tumore. Questo lo rese incapace di prendere decisioni. La spiegazione è che lesioni alle aree prefrontali determinano deficit emotivi che compromettono la capacità dei soggetti di prendere decisioni opportune e di risolvere problemi personali. Il processo decisionale è reso possibile mediante accesso ad esperienze emotive precedenti, che differenziano le opzioni in piacevoli e spiacevoli. Le emozioni, perciò hanno un ruolo chiave nei processi decisionali.