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08.01Descrivete le modalità di esecuzione di un rilievo fotogrammetrico
Si intende per fotogrammetria: l'insieme dei processi di utilizzazione della fotografia nella documentazione architettonica e nella
formazione di cartografie.
La fotogrammetria si distingue in:
- fotogrammetria terrestre per riprese dalla superficie del suolo
» da piattaforma acrea
- fotogrammetria aerea per ripre;
Il rilievo fotogrammetrico viene utilizzato:
- per rilievi di elevata precisione:
- per recepire una grande quantità di informazioni;
- per rilievi di grandi dimensioni o in presenza di notevole complessità di forme architettoniche;
- nel rilievo urbano, per rilievo di prospetti di edifici
La fotogrammetria può
Monoscopica
- La ripresa è da un solo punto di vista;
- si usa la monocamera (metrica o semimetrica);
- per restituire si usa una sola immagine fotografica;
ere:
- la restituzione è sul piano bidimensionale.
Viene utilizzata per: supporto al rilieva, proporzioni, degrado; restituzione prospettica e fotoraddrizzamento.
Stereoscopia
- La ripresa è da due punti di vista;
- si usano le bicamere (metriche o semimetriche) o le camere da presa aerofotogrammetriche;
serve di una coppia di fotogrammi;
- per restituire ci s
- la restituzione è tridimensionale
Viene utilizzata per la fotogrammetria terrestre e per la fotogrammetria aerea
08.02 Descrivete i prindipali strumenti utilizzati ne metodo di rilievo indiretto
Gli strumenti per il rilievo indiretto
-Longimetri;
-goniometri:
-livelli
Longimetri
Ilongimetri a misurazione indiretta possono misurare con precisione lunghezze, superfici e volumi. Si distinguono in
distanziometri ad ultrasuoni e distanziometri laser. Il principio di funzionamento è molto simile, ma la portata invece risulta
diversa. Nei distanziometri ad ultrasuoni la portata non supera i venti metri, mentre nei distanziometri laser la portata può
arrivare fino a 100 metri.
Goniometri
Nella famiglia dei goniometri collochiamo tutti gli strumenti che, con diversa precisione, consentono di misurare angoli sia
orizzontali che verticali.
È possibile distinguere:
goniometri atti a misurare angoli orizzontali, detti azimutali:
goniometri atti a misurare angoli verticali, detti ecclimetri;
goniometri atti a misurare angoli sia orizzontali che verticali, detti altazimutali o goniometri universali;
zione), detti sestanti
goniometri atti a misurare angoli comunque disposti nello spazio (angoli di pos
Il livello
Per misurare differenze di quota tra due punti sulla superficie terrestre si fa uso della livellazione geometrica che ha la funzione
di individuare la linea visuale orizzontale di riferimento e di consentire le necessarie letture alle stadie, 0 mire di livellazione, per
la determinazione dei dislivelli. I livelli si distinguono in livelli su linea, che materializzano nell’asse di collimazione una linea
orizzontale soltanto in una determinata direzione, ed in livelli su piano, che realizzano una linca orizzontale in tutte le direzioni.
08.03 Descivete i principali strumenti utilizzati nel metodo di rilievo diretto
Strumenti per il rilievo diretto
Nell'ambito degli strumenti del rilievo possiamo distinguere gli strumenti di supporto al rilievo e gli strumenti propri del rilievo
diretto.
1. Strumenti per allineare e di supporto al rilievo:
filo a piombo;
livella torica;
livella sferica;
squadro agrimensorio;
paline;
livello ad acqua
Filo a piombo o piombino: strumento costituito da una massa metallica, di forma affusolata sospesa ad un filo flessibile ma non
elastico che serve per mettere l’asse di uno strumento perfettamente verticale o per avere una verticale a cui riferirsi. Seppure
antichissimo rappresenta ancora un valido complemento alla maggior parte degli strumenti.
Serve alla determinazione:
dei piani;
della verticalità degli strumenti:
della proiezione di punti
Livella torica: strumento utilizzato per verificare l’orizzontalità. È costituita da una contenitore di vetro contenente un liquido
mobile (alcol o etere), montato su di un supporto. Essendo la forma della fiala leggermente torica ed essendo presente all’interno
del contenitore una bolla d’aria, questa tende a disporsi al centro quando la retta che unisce le due estremità risulta orizzontale.
La livella sferica: ha forma di calotta sferica di vetro anch’essa riempita di liquido mobile (alcol o etere): la bolla d’aria è
presente all’interno del contenitore tende a portarsi al centro di un cerchio inciso in sommità quando il piano sul quale è
appoggiata risulta orizzontale. Sono presenti su strumenti come teodoliti e tacheometri per la messa in stazione
della verticali
Squadro agrimensorio: strumento utile a tracciare allineamenti e misurare angoli. sso è costituito da un prisma cavo in metallo
munito di fessure da dove mirare ed un traguardo che consente di determinare l’allineamento tra punto di mira e palina. Lo
strumento è munito di una ghiera graduata che può ruotare e di conseguenza misurare l'ampiezza dell'angolo formato da due
allineamenti. Lo strumento generalmente dispone di viti micrometriche che consentono alla ghiera piccoli spostamenti. Per
allineamenti o per la stima di appezzamenti situati su declivi, si utilizza lo squadro sferico — con fessure presenti ogni
quarantacinque gradi — la cui forma permette di inclinare lo sguardo rispetto all’orizzontale e quindi mirare ad oggetti situati ad
una quota inferiore o superiore rispetto al punto di stazione.
Paline: aste caratterizzate da una colorazione a fasce di venti centimetri rosse e bianche, atte a consentire una migliore visibilità
in caso di posizionamento a grandi distanze. Presentano una delle due estremità appuntita in modo da poter essere infisse nel
terreno
Livello ad acqua: utilizzato per determinare un piano orizzontale anche per distanze di 10-20 m. È uno strumento di semplice
utilizzo, costituito da un tubo flessibile e trasparente alle cui estremità sono presenti due bicchieri graduati (che possono essere
chiusi da un apposito tappo). Per compiere l'operazione basta riempire d’acqua il tubo di gomma osservando alle estremità nei
due bicchieri il livello dell’acqua. Poiché per il principio dei vasi comunicanti l’acqua tende a portarsi alla stessa quota,
accostando un’estremità ad una parete e l’altra estremità ad un’altra parete, avremo la certezza che per quei due punti passerà un
piano orizzontale. Seguendo questa operazione è possibile portarsi la stessa quota in ogni puto dell’architettura da rilevare
11.02 Come si esegue il rilievo di una scala?
Rilievo planimetrico della scala
Il rilievo planimetrico di una scala, non comporta particolari problemi: prese le misure interne del vano, si prelevano quelle dei
pianerottoli di arrivo e di partenza, la lunghezza delle rampe, la larghezza delle pedate, il numero delle alzate e delle pedate;
inoltre, sullo schizzo (eidotipo), vanno riportati il punto di partenza e di arrivo di ogni rampa e il piano di sezione su cui va
costruita la successiva sezione verticale.
Più complesso è il rilievo planimetrico di una scala elicoidale: in tal caso, i gradini non hanno la pedata costante e, pertanto, è
necessario rilevare, per ciascuno di essi, le due larghezze della pedata. In linea generale, nel rilievo della pedata bisogna
rilevare sia l’intero sviluppo (leggibile in sezione), sia la sola parte visibile in pianta, considerando dunque la proiezione di
ciascun gradino su quello successivo.
27.04 In base alle funzioni architettoniche, quali tipologie di muratura conopscete?
- Murature in pietra , grezza o squadrata;
= Murature in calcestruzzo semplice o alveolare;
- Murature in laterizio, con blocchi pieni o forati
1. murature di pietra squadrata: di grandissima resistenza utilizzate soprattutto dall’antichità classica fino ad i primi
del 900, erano formate da conci disposti uno accanto all’altro, collegati con zanche o perni metallici;
2. Murature con paramento di pietra squadrata: esteriormente nell’aspetto molto simili alle murature di pietra
squadrata, ma con l’impiego dei conci squadrati limitato solo alla parte esterna visibile, mentre la parte interna era
realizzata con materiali meno pregiati (pietrame grossolanamente squadrato, mattoni o calcestruzzo).
3. Muratura di pietrame a faccia vista: utilizzata nelle zone di produzione di buon pietrame può essere eseguita nei
modi seguenti.
* A corsi regolari 0 filaretto. Si può realizzare con facilità con conci calcarei di forma quasi regolare e di altezza
uniforme. Lo spessore minimo della muratura è di 40 cm. e può essere realizzata anche a paramento, disponendo le
pietre nella parte a vista, con ossatura interna di mattoni pieni o di calcestruzzo.
* Ad opus incertum: possono essere impiegati scapoli di pietra anche irregolari fatti combaciare ad arte con colpi di
scalpello
* A corsi interrotti: la muratura è in tutto simile a quella a corsi regolari, ma ogni tanto conci di pietra più grandi o
disposti per ritto interrompono il ritmo dei corsi, con un notevole effetto estetico.
4 Ciclopica: si impiegano conci molto grandi di forma irregolare e i grossi vuoti sono chiusi da scaglie e scapole di
pietrame
5 Muratura con blocchi di tufo, pratiche ed economiche;
6 Murature ordinarie di pietrame.
Sono quelle eseguite con scapoli irregolari o scheggioni di pietra,senza particolare cura dal punto di vista estetico e
destinate ad essere intonacate sui due lati
7Muratura ordinaria mista di pietrame e mattoni, In questo tipo di muratura i mattoni possono essere impiegati per
chiudere i vuoti fra gli elementi di pietra o di aggiustaggio dei piani della muratura o per la costruzione dei ricorsi
orizzontali, da interporre alla muratura di pietrame.
8Murature di blocchi di laterizio e di calcestruzzi leggeri. Sono murature adatte a tamponamenti o divisori interni
9Murature di mattoni.
Questo tipo di murature possono essere impiegate nei cantieri edili dall’inizio dei lavori fino alla loro ultimazione
passando per tutte le fasi costruttive
27.05 Disegnate in assonometria la disposizione dei mattoni in una parete di muratura portante a due teste
Gli spessori dei muri in laterizia sono ottenuti e misurati come multipli della larghezza o “testa” del mattone utilizzato
La “testa” è perciò il modulo base di riferimento.
27.06 Nelle murature, dal punto di vista del funzionamento strutturale e/o delle prestazioni termo-acustiche quali
tipologie incontriamo?:
Murature ordinarie di pietrame.
Sono quelle eseguite con scapoli irregolari o scheggioni di pietra,senza particolare cura dal punto di vista estetico e
destinate ad essere intonacate sui due lati. Di spessore non inferiore ai 40 cm., per non perdere la resistenza, esse si
realizzano con conci di pietra posizionati per piano evitando il posizionamento per ritto. Si deve aver cura di ridurre al
minimo degli spazi vuoti fra concio e concio, e quando presenti, i grossi vuoti debbono essere riempiti di scaglie di
pietra (zeppe) in modo che la tessitura del muro sia ben serrata. I conci opportunamente ripuliti da terra e polvere, ben
bagnati devono essere allettati su malta (idraulica o idraulico-cementizia). Sono da considerarsi difetti della muratura
l’impiego di tipi diversi di pietrame (quelli poco resistenti devono essere scartati) o di pezzi di mattoni l'esecuzione a
piramide del muro (invece che a ricorsi paralleli e orizzontali) e l'esecuzione del muro a sacco.
Quest'ultima pratica risulta estremamente pericolosa per la stabilità del muro nel caso lo stesso venga mal eseguito
mediante riempimento della parte centrale con avanzi e residui di lavorazione piuttosto che con malta o calcestruzzo. La
muratura a sacco può essere una tecnica ammissibile solo per spessori superiori o uguali a 80- 100 cm
Muratura massiccia in laterizio porizzato
La muratura massiccia in laterizio porizzato è un sistema per la costruzione di murature che risponde all'esigenza di
migliorare il livello delle prestazioni termiche senza ridurre quello della statica, acustica c resistenza al fuoco, attraverso
l’alleggerimento dell’impasto cotto dei blocchi mediante maeropori sferici, da cui la denominazione "porizzato”. La
muratura può assolvere ala funzione portante e/o di tamponamento. Per assolvere alla funzione portante lo spessore
deve essere almeno di 25 cm. I blocchi costituenti la muratura sono in pasta a fori verticali posati su letti di malta
cementizia
Rispetto ai laterizi di tipo tradizionale il blocchi di laterizio porizzato (0 alveolato) prevede l’aggiunta all’argilla cruda
di una determinata quantità di materiali combustibili di varia natura (quali perle di polistirene espanso, segatura di
legno, sansa di olive) che durante la cottura lasciano cavità vuote (alveoli). tra loro non comunicanti, che alleggeriscono
il manufatto e ne migliorano le prestazioni termocoibenti. Le proprietà termocoibenti dipendono, oltre che dal tipo di
materiale anche dallo spessore della muratura. Un contributo alla capacità di isolamento dei blocchi può essere dato
anche dal disegno della foratura, che, presentando un elevato numero di file di fori molto stretti nella direzione
perpendicolare alla direzione del flusso termico,impedisce moti convettivi dell’aria all’interno del blocco o della
muratura. Il potere fonoisolante della muratura è alto per il maggior peso del blocco in laterizi o termoisolante.
In altemativa vengono miscelate anche sostanze inorganiche quali la perlite espansa, nel qual caso non si hanno più
alveoli, ma inclusione di materiali leggeri, essi conservano le buone caratteristiche di permeabilità al passaggio del
vapore acqueo dei laterizi tradizionali, nei confronti dei quali presentano inoltre un vantaggio dato dalla migliore
resistenza termica (con ricadute positive sul controllo dell’umidità di condensa e quindi della proliferazione di
inquinanti di natura biologica). In caso di incendio la natura del materiale in sé non dà luogo a esalazioni
potenzialmente pericolose.
Pareti a intercapedine in strutture a telaio
Il sistema di muratura ad intercapedine, conosciuto col nome di “muro a cassavuota” o cassetta , tipico delle strutture
intelaiate in ca, ha funzione di tamponamento, consta di due pareti dello stesso o di diverso materiale di differenti
dimensioni, separate da una camera d’aria continua, al cui interno si pone il materiale isolante; la parete esterna è
realizzata con elementi di maggior spessore e massa, Nel nostro paese questa tecnica di tamponamento è stata la più
usata.
Esso ha rappresentato la prima e più significativa evoluzione della parete perimetrale da elemento monolitico a unità
tecnologica pluristrato, costituita da una sequenza ordinata e funzionale di stratificazioni in grado di garantire un
corretto comportamento della chiusura sotto l’effetto degli agenti esterni ed interni. Il materiale isolante da utilizzare
‘potrà essere scelto tra i pannelli di origine minerale, vegetale o animale forniti dalla produzione ed avere caratteristiche
di resistenza meccanica e rigidità nel caso in cui il coibente sia posato nella parte interna del tamponamento esterno,
lasciando una lama d’aria dello spessore di qualche centimetro verso l’interno. Questo consente di proteggere la parete
interna da eventuali infiltrazioni d’acqua e contribuisce in parte alla resistenza termica della parete. Nel caso in cui
l’isolante sia poggiato sulla parete interna, è fondamentale che abbia un ottimo comportamento nei contronti della
diffusione del vapore acqueo e dell’umidità. La ventilazione si ottiene tramite opportune aperture nel paramento
esterno. La proprietà termoisolante del muro dipende quindi principalmente dal paramento interno e dallo strato
termoisolante. Il problema dei ponti termici, tipico del tamponamento di strutture a telaio, è facilmente risolvibile
facendo passare il paramento esterno e lo strato termoisolante davanti ai pilastri e al solaio.
1 principali vantaggi dell’isolamento in intercapedine nelle pareti perimetrali sono:
«innesco di un minimo di “volano termico” nella parete interna leggera che garantisce una più rapida messa a regime
della temperatura ambientale quando il riscaldamento è intermittente o attenuato;
garanzia di impermeabilità all’aria (quindi al passaggio dei rumori) e all’acqua. Questo
perché la parete è realizzata in modo tale da avere un peso medio-alto con all’esterno
28.13 Quali sono i principali dissesti che interessano una parete in muratura
RIBALTAMENTO SEMPLICE DI PARETE si manifesta attraverso la rotazione rigida di intere facciate o porzioni di pareti
rispetto ad assi in prevalenza orizzontali alla base di esse e che percorrono la struttura muraria sollecitata da azioni fuori dal
piano.
RIBALTAMENTO SEMPLICE DI PARETE MONOLITICA si manifesta attraverso la rotazione rigida di porzioni sommitali di
facciate rispetto ad assi in prevalenza orizzontali alla base di esse e che percorrono la struttura muraria sollecitata da azioni fuori
dal piano
RIBALTAMENTO SEMPLICE DI PARETE A DOPPIA CORTINA si manifesta attraverso la rotazione rigida della cortina
esterna di pareti a paramenti scollegati, o anche a succo,rispetto ad assi in prevalenza orizzontali alla base di esse e che
percorrono la struttura muraria sollecitata da azioni fuori dal piano.
RIBALTAMENTO COMPOSTO DI PARETE si manifesta attraverso la rotazione rigida di intere facciate o porzioni di pareti
rispetto ad assi in prevalenza orizzontali accompagnata dal trascinamento di parti delle strutture murarie appartenenti alle pareti
di controvento.
RIBALTAMENTO COMPOSTO DI CUNEO DIAGONALE Il meccanismo si manifesta attraverso la rotazione rigida di
porzioni sommitali di facciate rispetto ad assi in prevalenza orizzontali accompagnata dal trascinamento di parti delle strutture
murarie appartenenti alle pareti di controvento
FLESSIONE VERTICALE DI PARETE Il meccanismo si manifesta con formazione di una cerniera cilindrica orizzontale che
divide la parete in due blocchi ed è descritto dalla rotazione reciproca degli stessi attorno a tale asse per azioni fuori dal piano.
FLESSIONE ORIZZONTALE DI PARETE Il meccanismo si manifesta con l'espulsione di materiale dalla zona sommitale della
parete e col distacco di corpi cuneiformi accompagnato dalla formazione di cerniere cilindriche oblique e verticali per azioni
fuori dal piano
SFONDAMENTO DELLA PARETE DEL TIMPANO Il meccanismo si manifesta con l'espulsione di materiale dalla zona
sommitale della parete del timpano e col distacco di corpi cuneiformi definiti da sezioni di frattura oblique e verticali per azioni
fuori dal piano
28.14 Disegnato un arco a tutto sesto e il suo schema statico
L’ arco è sottoposto ad azioni verticali di peso (peso proprio e peso portato) grazie alla sua conformazione trasmette queste forze
alle spalle verticali con direzioni inclinate, ogni elemento dell'arco è sollecitato solo a compressione. Poichè il concio di chiave
non può traslare verso il basso, a causa della presenta dei conci adiacenti, scarica il suo peso su di essi che a loro volta lo
trasmettono sommandovi il proprio, al concio successivo, fino alle spalle. Le forze inclinate originate dal mutuo contrasto tra i
conci determinano quindi una risultante totale, anche'essa inclinata, che una volta trasmessa alle spalle si scompone in una
componente verticale e una orizzontale. Quest'ultima componente rende l'arco un sistema spingente in quanto le spalle tendono a
ribaltarsi verso l'esterno per effetto di tale forza.
28.15 Disegnate i principali tipi di dissesto di un arco in pietra
I DISSESTI degli archi in pietra e mattoni
Come qualsiasi altro elemento costruttivo e struttura portante, anche gli ARCHI sono spesso soggetti a dissesti di varia
entità, quasi sempre risolvibili con opportuni procedimenti.
30.06 Dite a cosa serve una centina e con quali materiali può essere costruita
La cèntina è un'opera provvisionale che viene usata in architettura e in edilizia come "base d'appoggio" per il posizionamento dei
conci di un arco o di una volta, qualora siano in mattoni, o per farne da cassaforma al getto, qualora siano in calcestruzzo La
fa, il cui principale scopo è quello di sostenere un arco, prima che questo
centina è uno strumento estremamente antico nell'edi
sia completato. È evidente, infatti, che finché un arco non è completo non può lavorare e non può neppure sostenere se stesso: c'è
quindi bisogno di una struttura temporanea che abbia la forma, in negativo, della volta o dell'arco che potrà essere rimossa solo
al completamento dell'intero sesto dell'elemento strutturale
A tutt'oggi la centina viene molto spesso ancora fatta in legno, perché può essere montata in opera, può essere rimossa a pezzi a
opera compiuta, può essere "adattata" in articolari esigenze di forma. Per edifici in cui vi sono molti archi 0 molte volte
he l'ipotesi di realizzare una centina in acciaio o in cemento armato
delle stesse dimensioni, può esseregsA
30.07 Disegnate una piattabanda in mattoni, deserivendono il funzionamento
La piattabanda (dal francese platebande genericamente indicante le pietre che costituivano un architrave) è un elemento
architettonico analogo visivamente all'architrave, ma legato da un punto di vista statico-edilizio all'arco, del quale è in pratica
una sezione ad intradosso reito. Usata come elemento orizzontale al culmine di aperture come portali o altri tipi di passaggi, si
differenzia dall'architrave per il fatto di non essere monolitica, cioè formata da un unico blocco di pietra, ma costituita da più
conci o, più raramente, da laterizi. I blocchi di una piattabanda devono essere disposti in maniera di scaricare il peso sulle
estremità e non rovinare verso il centro. Per questo i giunti tra i blocchi devono essere convergenti verso un punto al di sotto
dell'apertura, formando, nella disposizione più semplice, dei cunei rivolti verso il basso analoghi a quelli delle pietre che
costituiscono gli archi. Di fatto poi la piattabanda può anche essere considerata come una sezione quadrangolare di un arco
particolarmente ribassato. Nelle versioni più elaborate la piattabanda presenta un taglio con incastri a "elle" o a "esse". Da un
punto di vista costruttivo la differenza con l'architrave è sostanziale, non solo per la differenza dei conci impiegati, ma perché la
piattabanda è una struttura spingente, cioè non può stare in piedi se non è frenata con rinforzi sui lati, poiché la sua messa in
opera comporta delle spinte sia verticali che laterali, mentre l'architrave crea solo una spinta verso il basso. Per fare un esempio
esplicativo, un architrave poggiata semplicemente su due piedritti verticali sta in piedi, mentre una piattabanda no: avrebbe
almeno bisogno di avere qualcosa che la blocchi dalle parti, o di rafforzi che tengano le sue parti coese.
IL I
more re cere ea re pa ea va
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30.08 Quali sono le differenze tra una piattabanda e un architrave?
Da un punto di vista costruttivo la differenza con l'architrave è sostanziale, non solo per la differenza dei conci impiegati, ma
perché la piattabanda è una struttura spingente, cioè non può stare in piedi se non è frenata con rinforzi sui lati, poiché la sua
messa in opera comporta delle spinte sia verticali che laterali, mentre l'architrave crea solo una spinta verso il basso. La
piattabanda si differenzia dall'architrave per il fatto di non essere monolitica, cioè formata da un unico blocco di pietra, ma
costituita da più conci o, più raramente, da lateri;
30.09 Come si verifica una piattabanda?
Definite le tensioni ammissibili, si calcolano i carichi agenti sulla stessa e la loro risultate R; la risultante è scomposta
nelle due componenti S e H. Si calcola la tensione normale c nella sezione in chiave
Si calcola poi la tensione nelle sezioni di imposta scomponendo H secondo la direzione normale e parallela, verificando
che siano inferiori a quelle ammissibili.
31.01 quali sono le principali differenze di comportamento tra un arco e una volta a botte?
L’ARCO
L'arco è composto da un insieme di elementi di pietra sagomata o di mattoni detti conci; quello situato nella parte più elevata
dell'arco è detto concio di chiave o serraglia. Le linee radiali che separano i conci si dicono giunti. Il piano da cui si comincia a
costruire l'arco si chiama piano di imposta, le linee curve che in basso e in alto lo delimitano sono dette rispettivamente
intradosso (dal latino intra, all’interno e dossum, dorso, letteralmente «all'interno di una prominenza») ed estradosso (dal latino
extra, all'esterno e dossum). La linea di intradosso si chiama anche sesto. Le volte sono strutture di copertura derivate dal sistema
costruttivo dell’arco1, le cui principali caratteristiche sono:
* la concavità della supercie interna (intradosso);
* la convessità della supercie esterna (estradosso);
* l’azione di spinta laterale degli elementi che le compongono.
La volta si basa sul principio dell'arco, poiché risulta composta da tanti conci affiancati che trasmettono alle imposte il peso
proprio e quello di tutto quanto sta loro sopra. Anche per le volte valgono le stesse denominazioni e definizioni date per l'arco;
ma mentre questo copre una piccola superficie, la volta ne copre una molto maggiore. La volta a botte è la più semplice tra le
coperture in muratura e viene impiegata soprattutto per coprire spazi di forma rettangolare. Geometricamente appare come se
fosse generata da un immaginario arco a tutto sesto (detto direttrice) che scorre lungo due rette parallele (dette generatrici)
costituite dalla sommità dei muri, gli elementi verticali di sostegno,
La volta a botte, quindi, deriva dall’arco, che è una struttura bidimensionale: in sostanza, l’unione di più archi nel senso dello
spessore (definito “generatrice”) dà luogo alla volta.
In linea generale la volta a botte, che rientra nelle superfici coniche, nasce, come tutte le strutture voltate, per coprire edifici
con struttura portante in muratura o pietra, e pertanto essa stessa ne assume il medesimo impianto strutturale.
Non dividendosi in campate (spazio tra due o più elementi portanti di una struttura), la volta a botte non ha la necessità di avere
‘un rapporto contenuto tra lunghezza e larghezza, ma può estendersi teoricamente all’infinito in lunghezza (o profondità) data una
certa apertura (campo o luce). A livello costruttivo, è bene evidenziare alcuni aspetti: una volta a botte vera e propria ha i giunti
(ossia gli interstizi tra una pietra e l’altra) convergenti verso un ipotetico centro. Inoltre, la volta a botte è definita a centina
mobile (la centina è un’opera temporanea che viene usata come “base di appoggio” per il posizionamento dei conci di un arco 0
di una volta): un termine che definisce tutte le volte realizzate con centine parziali, che vengono fatte scorrere durante la posa
del manto su guide per tutta la lunghezza della volta
31.02 Disegnate una volta a lunette
31.03 Disegnate in assonometria una volta a padiglione
31.04 Disegnate e descrivete le principali tipologie di strutture voltate
Tra le volte semplici la più comune è la volta a botte, mentre tra le volte composte le volte a crociera e a padiglione. La volta a
botte ha una configurazione semicilindrica e può essere considerata come una successione di archi lungo una generatrice che
coprono un ambiente delimitato da muri perimetrali; prevede diverse varianti a seconda della conformazione spaziale
dell’ambiente da coprire. La volta a crociera, costituita da quattro unghie, è formata dall’inerocio di due volte a botte in cui
vengona eliminate le parti presso le linee di imposta; le superfici interne sono individuate da quattro archi perimetrali e da due
archi diagonali incrociati che permettono di convogliare i carichi e le spinte puntualmente su colonne o su pilastri angolari. La
volta a padiglione, costituita da quattro fusi, è formata dall’incrocio di due volte a botte in cui vengono mantenute le parti presso
le linee di imposta; il carico e le spinte sono distribuite sui muri d'ambito. Solitamente viene impostata su una base poligonale
33.06 Quali sono le principali differenze di comportamento strutturale tra una volta e una cupola?
Possibilità tecnologiche, spaziali, produttive e materiali dell’edificazione hanno consentito di sperimentare sempre più complesse
varianti geometrico- lipologiche della volta con vantaggi di ordine dimensionale e prestazionale. Si distinguono volte semplici
con superficie intradossale continua, prive di angoli e spigoli, e volte composte con superficie intradossale formata da parti di
figure geometriche diverse il cui incontro dà origine a spigoli aggettanti e/o rientranti. Tra le volte semplici la più comune è la
volta a botte, mentre tra le volte composte le volte a crociera e a padiglione. La volta a botte ha una configurazione
semicilindrica e può essere considerata come una successione di archi lungo una generatrice che coprono un ambiente delimitato
da muri perimetrali; prevede diverse varianti a seconda della conformazione spaziale dell'ambiente da coprire. La volta a
crociera, costituita da quattro unghie, è formata dall'incrocio di due volte a botte in cui vengono eliminate le parti presso le lince
di imposta; le superfici interne sono individuate da quattro archi perimetrali e da due archi diagonali incrociati che permettono di
convogliare i carichi e le spinte puntualmente su colonne o su pilastri angolari. La volta a padiglione, costituita da quattro fusi, è
formata dall'incrocio di due volte a botte in cui vengono mantenute le parti presso le linee di imposta; il carico e le spinte sono
distribuite sui muri d’ambito. Solitamente viene impostata su una base poligonale. A seconda della forma degli archi da
cui hanno origine, le volte possono essere a tutto sesto, a sesto ribassato, a sesto acuto, ellittico. ecc. Da un punto di vista
materico, esistono esempi di realizzazioni in conci di pietra da taglio con o senza malta, in mattoni variamente apparecchiati e
malta, in getto di conglomerato e con tecniche miste che prevedono l’uso di diversi materiali volta a botte distribuzione dei
carichi nella volta a crociera distribuzione dei carichi nella volta a padiglione nella stessa struttura, fino in tempi recenti
all’impiego di calcestruzzo armato e materiali metallici.
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