Scarica tecniche costruttive e più Dispense in PDF di Archeologia solo su Docsity! Le tecniche costruttive dell’architettura romana dott.ssa Paola Iacovazzo Le fondazioni Definizione. La fondazione raccoglie il peso dell’intera struttura e lo trasmette al terreno nel modo più uniforme possibile, così da assicurare all’edificio la massima stabilità. Le sue caratteristiche dipendono sia da quelle del fabbricato che dalla capacità portante del terreno, ovvero dalla sua attitudine a sopportare i carichi. Per evitare il rischio di frana delle pareti durante lo scavo delle trincee si potevano utilizzare tre sistemi: 1. Pareti a scarpa 2. Pareti a gradoni 3. Pareti con sbadacchiature I materiali Pietra: calcari e calcareniti (rocce sedimentarie), tufi vulcanici (rocce magmatiche piroclastiche), marmi (rocce metamorfiche), graniti (rocce magmatiche intrusive), porfidi (rocce magmatiche effusive), alabastri (rocce sedimentarie evaportiche).
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Esempio di cava.
La calce La calce era nota in Oriente già nel VI millennio a.C. Largamente utilizzata in Egitto dal III millennio, da qui si diffuse in Grecia a partire dall’età ellenistica. Essa si ottiene per calcinazione di una pietra calcarea a ca. 1000°C. Nel corso di questa operazione la pietra perde anidride carbonica. Il prodotto che resta, un ossido di calcio, è la cosiddetta calce viva. Essa viene “spenta” immergendola in acqua. Si ottiene così una pasta, la cosiddetta calce spenta. Dalla calce spenta si ottengono, mediante successive aggiunte di acqua, il grassello, il latte di calce e l’acqua di calce. La calce poteva essere grassa, se derivata dal calcare puro, o magra, se derivata da calcare impuro. La calce veniva poi mescolata con gli aggregati (inerti come sabbia, pozzolana, laterizi) per ottenere la malta. Restituzione della fornace a calce descritta da Catone (234- 149 a.C.) nel De agri cultura. Calcara rinvenuta ad Egnazia.
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Pavimentazione in cocciopesto.
Le tecniche murarie romane L’opera poligonale. È una tecnica diffusa nell’Italia centrale, dal VI secolo a.C. Consiste nella sovrapposizione di massi in pietra non lavorati o poco lavorati, anche di notevoli dimensioni, senza ausilio di malta o altri leganti. La tecnica veniva utilizzata, in particolare, per le fortificazioni e per terrazzamenti e podi di templi.
I TIPO: blocchi informi, giunti
discontisni, schegge di calzatura tra
un masso e l'altro.
I TIPO: a poligoni issegolazi con
bugnato rustico e interstizi riempiti
con scaglie.
IN TIPO: a poligoni regolari con
fronte levigata e giunture
combacianti.
TV TIPO: a trapezi con tendenza a
piani orizzontali.
44. Il tipo (mura di Norba)
Palestrina. Muro di terrazzamento del santuario della Fortuna Primigenia (fine II sec. a.C.). L’opera quadrata. È una tecnica romana, utilizzata già a partire dal VI secolo a.C., che consiste in blocchi squadrati in forma parallelepipeda e di altezza uniforme messi in opera in filari omogenei con piani di appoggio continui. Forme dell’opera quadrata: A. filari alterni per testa e per taglio; B. diatoni e ortostati alternati all’interno dello stesso filare; C. muro isodomo perfetto; D. muro pseudo-isodomo a giunti asimmetrici. Dougga, Tunisia. Casa del Trifolium. Egnazia. L’ ‘anfiteatro’. L’opus caementicium Si tratta di una tecnica costruttiva che utilizza un impasto formato da pietrame grezzo o lavorato (caementa) legato con malta, una miscela di calce, acqua e sabbia o pozzolana.
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L'opus incertum
Carcere
Pianta del Foro Romano.
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Il Tabularium (78 a.C.)
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UE Se e, Navalia (Il sec. a.C.)
L’opus reticulatum. È una tecnica muraria utilizzata a partire dalla fine del II secolo a.C. Inizialmente consistette in una variante dell’opera incerta più evoluta, nella quale le pietre che formavano il paramento del muro venivano preparate prima della messa in opera a forma irregolarmente piramidale a base quadrata e disposte quindi con la base in vista, mentre la punta affondava nel cementizio. La disposizione veniva a creare un irregolare reticolo diagonale sulla superficie della parete ("opera quasi reticolata"). Successivamente furono utilizzati elementi in pietra troncopiramidali con base quadrata perfettamente regolare e assolutamente uniformi, che venivano disposti in file regolari con i lati a 45° rispetto alla linea orizzontale. Elemento in pietra troncopiramidale Posa in opera di una muratura in opus reticulatum Villa Adriana (II sec. d.C.). L’opus testaceum. È una struttura muraria costituita da un paramento di mattoni di forma triangolare con la punta inserita nel cementizio, utilizzata dalla fine del I secolo a.C. e per tutta l'età imperiale.
opus caementicium
opus testaceum
L’opus vittatum. È una struttura muraria costituita da un paramento di blocchetti quadrangolari della stessa altezza su filari orizzontali. I primi esempi risalgono al I secolo a.C., quando questa opera viene utilizzata soprattutto nelle opere di fortificazione. A Roma fu utilizzata solo a partire dalla metà del II secolo d.C. Pompei. Muro in opus vittatum. L’opus mixtum. Per opera mista si intende il paramento nel quale vengono utilizzati insieme pietre e mattoni. Impiegata già a partire dal I secolo a.C., fu utilizzata fino al II secolo d.C.; a differenza dell’opera reticolata, la tecnica non scomparve del tutto, ma venne utilizzata sistematicamente in Gallia e, in qualche modo, sarà sempre presente nel resto della penisola italiana. Per approfondire Marco Vitruvio Pollione, De architectura, a cura di L. Migotto, 1992. F. Cairoli Giuliani, L’edilizia nell’antichità, Roma 1990. J.-P. Adam, L’arte di costruire presso i Romani. Materiali e tecniche, Milano 1988. Alatri Roma. Villa dei Giordani. Forum Novum Alba Fucens Falerii Novi