Scarica Teologia 3 introduzione all'etica cristiana e più Appunti in PDF di Teologia solo su Docsity! INTRODUZIONE ALL'ETICA CRISTIANA di G. PIANA (ed. 2014) 1) CRISI E ATTUALITA’ DELLA DOMANDA ETICA l’etica attraversa una crisi che mette in discussione i modelli tradizionali medianti i quali si è strutturata, e la sua stessa plausibilità. C’è mancanza di solidi pilastri sui quali poggiare le proprie scelte e questo crea insicurezza e lacerazione interiore. Cause della crisi morale: a) L’avanzare di una cultura individualista = accentuata privatizzazione dei comportamenti e degli stili di vita. Abbiamo il ritorno al “soggetto” che può essere visto in due modi: soggetto molto aperto agli altri e alla società; ripiegamento del soggetto su se stesso e riduzione della socialità. b) L’affermarsi del fenomeno della complessità: nell’ambito della società si assiste a una crescente complessificazione dei sistemi organizzativi e gestionali con il rischio di ingovernabilità. Gli effetti di tale mutamento si fanno sentire anche in campo SOCIALE ed ETICO. In cambio sociale abbiamo la sostituzione delle classi sociali con le corporazioni, perciò la creazione di una società nei- corporativa. In campo etico il bene comune viene sostituito dalla ricerca dell’interesse privato o di gruppo. c) Riguarda il sistema economico: il capitalismo ha assunto i tratti di un’ideologia totalitaria, ovvero una sorta di ‘pensiero unico’ che si ispira alle logiche dell’efficienza produttiva e del consumo, e che tende ad estendersi a tutti gli ambiti della vita. d) Lo sviluppo del fenomeno di secolarizzazione ovvero del processo di ‘disicantamento del mondo’ (come lo chiama Weber). Si assiste alla crisi del ‘fondamento’ a cui consegue l’assenza di un preciso quadro valoriale al quale ispirare la propria condotta -> assenza di valori Attualità della domanda etica Due settori da richiamare all’attenzione informatizzazione e ingegneria genetica. L’informatizzazione=il predominio del linguaggio logico-matematico a scapito di quello simbolico, e lo sviluppo di relazioni ‘virtuali’, danno origine ad una nuova soggettività caratterizzata dall’acquisizione di grandi abilità tecniche; l’estensione smisurata dell’informazione va di pari passo con la dequalificazione del comunicare. Il potere esercitato dal mezzo è tale da sostituirsi allo stesso messaggio e a creare dipendenza all’uomo. Ingegneria/manipolazione genetica=ampliamento del dominio dell’uomo nei confronti della realtà fino al punto di porlo nella condizione di modellare a proprio piacimento se stesso e la specie umana. È nata la convinzione che tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente lecito, ma in realtà non è così perché emergono dei rischi che rendono necessario il rinvio all’etica per fissare dei limiti sui quali l’uomo non può intervenire. 2) IL CONTESTO BIBLICO Una risposta all’odierna domanda di etica è presente nella rivelazione ebraico-cristiana. La bibbia contiene un messaggio morale il cui contenuto fondamentale è l’esperienza di fede che non può andare disgiunta dal mutamento del costume e degli stili di vita. Due problemi: non c’è perfetta coincidenza tra maturazione della coscienza di fede e trasformazione dei costumi; l’influsso dell’ambiente è rilevante ed è maggiore la dipendenza dei modelli comportamentali dal costume del tempo. Quali sono i principi-guida che animano l’ethos biblico? E che ci consentono di ricostruire il contesto entro il quale l’agire umano va collocato? Bisogna far riferimento a tre grandi categorie: alleanza, conversione e carità. a) L’alleanza: la radice dell’agire morale Alla base del dialogo permanente tra Dio e l’uomo vi è l’alleanza ovvero il patto che Yhwh ha stipulato fin dal principio con il suo popolo. L’alleanza è soggetta ad un processo che culmina dell’Antico Testamento dove essa viene sancita sotto forma di comunione vitale tra Dio e l’uomo. La piena realizzazione di tale comunione si verifica del Nuovo Testamento e prende forma con Gesù di Nazaret. Alleanza e legge: il significato interiore della legge è data dal nesso tra la prima tavola (che riguarda il rapporto con Dio) e la seconda tavola (che definisce il rapporto con il prossimo); essa infatti non ha il carattere di un’imposizione esterna e non è ridotta a mezzo di autogiustificazione, ma rappresenta il ‘si’ all’amore fedele per Yhwh. La nuova alleanza che prende forma con Gesù di Nazaret comporta un radicale rinnovamento dell’uomo che diviene una creatura capace di vivere una vita nuova, grazie all’azione dello Spirito che opera in lui. Lo Spirito assume il ruolo di “legge nuova” che si sostituisce alla legge esterna. Gesù afferma che non abolisce la legge esterna, ma piuttosto la perfeziona portandola a compimento. La fede come primo atto morale: Dio è il vero centro dell’impegno morale del credente, la salvezza sta nell’unione di amore tra l’uomo e Dio. L’etica biblica riconosce la radicale dipendenza dell’uomo da Dio. Il credente non cerca se stesso ma Dio. La fede acquista il significato di primo atto morale, Dio non è colui che sanziona dall’esterno la vita morale ma colui che dall’interno la ispira e la orienta insieme all’uomo. In cristo e nello Spirito: l’alleanza trova piena attuazione in Cristo, Gesù non è soltanto colui che proclama l’alleanza o la fa, è l’alleanza nella sua persona. In Cristo Dio si è totalmente dato all’umanità. esigenza di impegno ad imitare Cristo fino al dono totale di sé. Il momento culminante di questa partecipazione-imitazione è il mistero pasquale, in cui trova piena attuazione il dono che Cristo ha fatto di se stesso per la vita degli uomini e del mondo. Cristo è la legge suprema dell’esistenza cristiana, il modello al quale occorre adeguarsi, conformando ai suoi atteggiamenti e comportamenti la propria condotta. L’accoglienza del dono di Dio che coincide con la rigenerazione umana in Cristo e nello Spirito si attua nella fede. b) La conversione: il dinamismo della vita morale La conversione è una delle categorie più importanti attraverso le quali si definisce la condotta del credente. Due tipi di conversione: religiosa e morale. C. religiosa = è soprattutto presente nella letteratura profetica e ha l’obiettivo di ritrovare il Dio vero, riallacciando il rapporto di comunione con lui. Nel Nuovo Testamento la conversione religiosa ha decisamente il primato, è accoglienza nella fede della persona di Gesù che è venuto a portare la salvezza. C. morale = corrisponde al ritorno all’osservazione della legge, e il peccato consiste nella sua violazione, da cui viene l’allontanamento da Yhwh. È presente soprattutto nel vangelo di Luca: la c) Il recupero del Gesù nella storia Esistono dei rischi connessi a delle comprensioni riduttive che vengono proiettate sui testi biblici. Per superare questi limiti bisogna far riferimento all’approccio fenomenologico e far riferimento diretto alla persona di Gesù e alla sua prassi messianica. - L’orizzonte fenomenologico: il vangelo che Gesù annuncia influenza profondamente il modo che egli ha di intendere il comandamento di Dio rivolto alla libertà dell’uomo. Liberazione di sé impone però l’impegno a fare proprio un cammino di permanente conversione. La prassi di Gesù diventa quindi un modello alla quale il discepolo deve riferirsi per comprendere il significato della legge nuova. Il rapporto tra la legge nuova e la persona di Gesù è strettissimo. Il discepolo deve ispirare la propria condotta alla storia di Gesùin questo senso l’antropologia appare come diretta conseguenza della cristologia. La Pasqua costituisce il momento della piena comprensione del comandamento. - Nel segno del mistero: l’esperienza di fede rinvia all’esperienza morale. Alleanza, conversione, regno di Dio, sequela, carità, ecc. sono categorie che hanno un valenza religiosa e una etica in quanto evidenziano il rapporto che si istituisce tra l’uomo e Dio e mettono l’accento sulla necessità di fare propri nuovi modelli di comportamento da incarnare nelle scelte quotidiane. d) LA PRASSI MESSIANICA come paradigma: il fondamento dell’agire morale del cristiano sta nella singolarità di Gesù che fornisce precise indicazioni. La categoria che definisce al meglio questo modo di essere di Gesù che coinvolge persone e prassi è la PRASSI MESSIANICA. Fondata sul riconoscimento dell’umanità di Gesù e del suo essere da Dio, tale categoria aiuta a superare la frattura tra il Cristo della fede e il Gesù della storia. La potenza di Dio che Gesù rende manifesta nella concretezza della storia umana attraverso la prassi (per esempio attraverso i miracoli) rende trasparente come la volontà di Dio tenda a liberare l’uomo da tutti i condizionamenti, anche materiali, per renderlo disponibile alla sequela. Nello stesso tempo attraverso la morte di Gesù ci dice che dobbiamo comunque continuare a confidare in Dio. La prassi di Gesù quindi va in due direzioni: da un lato stimola il processo umano di liberazione, dall’altro lo trascende in una salvezza che solo Dio può dare. Attraverso la sua prassi messianica Gesù delinea la figura di ciò che l’esistenza umana può diventare se fa spazio all’accoglienza del Regno. L’annuncio del Regno è la proclamazione della possibilità di una comunione conviviale da estendere a tutti ed è nello stesso tempo sollecitazione ad agire per dare piena attuazione a tale comunione. Accogliere nella fede il Regno significa confidare nella potenza di Dio che si è resa efficace nella persona di Gesù, significa aderire in assoluta libertà al progetto divino. Rapporto fede e libertà: sembra un’antitesi ma non è così perché la fede, che sta alla radice dell’esperienza cristiana, è un atto libero che fonda a sua volta la vera libertà e la orienta verso la perfetta attuazione. Le parabole attraverso le quali Gesù illustra la realtà del Regno confermano che non si limitano a descrivere la realtà, ma rinviano ad una sua possibile trasformazione, obbligandoci a guardare in un’ottica diversa il nostro comportamento. La prassi messianica di Gesù diventa la prassi del discepolo la cui sequela è frutto della partecipazione alla vita di Dio, ma insieme anche della libera iniziativa umana. Ha origine dall’alto e si incarna nella vita quotidiana del discepolo e della comunità cristiana, e comporta adesione alle grandi indicazioni del discorso della montagna. La cristologia narrativa ha nella prassi messianica il momento culminante. La dimensione ecclesiale l’ecclesiologia affonda le sue radici nella cristologia. La vita morale cristiana si sviluppa nel contesto della chiesa, che ha nel mistero dell’incarnazione il suo fondamento e nel mistero pasquale la logica della sua crescita. La chiesa infatti è il luogo in cui si raduna l’umanità rinnovata in cui il mondo è pacifico e riconciliato con Dio per mezzo di Gesù. Animati da un unico Spirito i credenti formano un solo corpo. Il concetto di COMUNIONE il Vaticano II ha ripreso la visione unitaria e comunionale della chiesa che per il concilio è radicata nel ‘mistero’ e ha il carattere di assemblea radunata da Dio Padre. Il concetto chiave del Vaticano II è il concetto di ‘comunione’ che è in stretta correlazione con la nozione di “popolo di Dio”. La chiesa si realizza infatti concretamente nel popolo di Dio della nuova alleanza. Nell’esperienza della chiesa delle origini la comunione si presenta con uno stile familiare che trova piena espressione nel pasto comune consumato nelle case (rinvia alla cena del signore), che nella condivisione dei beni. La Communio si realizza laddove il popolo di Dio, radunato nel nome del Signore, trova nello Spirito (di Cristo) il proprio principio unificatore, nonché la molla interiore della propria attività solidale. La communio ha valenza teologale, è dopo dall’alto che unisce Cristo ed è unione fraterna come risposta. La comunità cristiana vive la communio in quanto diviene l’ambito nel quale si rende trasparente l’amore di Dio e dei fratelli e in quanto, attraverso questo amore, diviene segno del regno del Signore. La sorgente ultima di tale comunione è il MISTERO TRINITARIO al quale la vita della comunità cristiana deve ispirare la propria condotta. Lo stesso Dio cristiano è comunione di persone (il Padre, il Figlio e lo Spirito). Il dono della comunione non è dato alla chiesa perché lo conservi gelosamente per sé, ma perché lo viva come una vocazione, una chiamata a diventare sacramento della comunione universale e cosmica proprio del Regno. Comunità e comunione hanno un rapporto dialettico che rinvia alla dimensione del ‘mistero’ non attingibile mediante argomentazioni razionali, ma reso accessibile soltanto nella fede. La CARITA’ come via privilegiata l’etica cristiana ha come contenuto fondamentale la carità. La chiesa è lo spazio vitale della carità, che essa deve manifestare al mondo mediante la testimonianza dell’amore fraterno. La chiesa esiste, vive e cresce in funzione della carità poiché è il sacramento della carità divina. Nella carità trova piena espressione la fedeltà al vangelo. L’impegno di tutti è di convergere attraverso la carità in unità, dando spazio alla diversità dei carismi e dei ministeri. Il modello di riferimento è la chiesa di Gerusalemme ovvero il luogo dell’incarnazione dello Spirito nel Signore e nella quale si vive in una perfetta realizzazione del comandamento dell’amore fraterno. La carità della comunità cristiana deve inoltre tradursi in amore operoso, nutrito di azioni concrete di solidarietà, soprattutto nei confronti dei fratelli più bisognosi (assistenza ai poveri, elemosina, cura per le vedove, ospitalità..). La CHIESA è una comunità di fratelli ed è chiamata a concorrere alla piena realizzazione della comunità umana. Essa non è infatti del tutto identificabile con il Regno. Da un lato la chiesa è segno e strumento del Regno, dall’altro è realtà subalterna al Regno. Comunque la chiesa è pensata in vista e in funzione del Regno. La fondazione sacramentale della PRASSI CRISTIANA il momento più alto in cui si verifica nella chiesa l’esperienza dell’incontro con il mistero divino è il momento celebrativo. C’è uno stretto rapporto tra prassi cristiana e celebrazione. Culto celebrativo e culto della vita sono perciò momenti interdipendenti che interagiscono tra loro. L’etica cristiana, radicandosi nell’azione celebrativa, acquisisce un orizzonte di significato nuovo e un proprio specifico dinamismo. La prassi cristiana ha infatti origine a partire dall’agire divino che si rinnova nella storia mediante l’attuazione di una salvezza che non è potere dell’uomo ma che deriva dall’alto. L’agire è risposta a un dono e lo stesso contenuto della risposta è radicalmente determinato dal dono. L’EUCARESTIA fonte e culmine dell’agire morale l’eucarestia è il sacramento dal quale scaturiscono più immediatamente orientamenti concreti per l’agire quotidiano. La pasqua di Cristo che in essa viene celebrata diventa pasqua della chiesa e del credente. La prassi cristiana diventa una continua celebrazione del mistero della morta e della resurrezione del Signore. Prendo in considerazione tre elementi in questo ambito: - Un’etica della sovrabbondanza: l’eucarestia è innanzitutto manifestazione della sovrabbondanza divina la quale supera ogni bisogno e ogni aspirazione umana. In essa si rende trasparente l’assoluta gratuità dell’amore episodio della moltiplicazione dei pani e della trasformazione dell’acqua in vino sono collegati all’eucarestia e confermano ciò che è stato detto. Dio non agisce mai secondo la logica della semplice risposta al bisogno, ma secondo la logica che va oltre ogni bisogno e ogni aspirazione dell’uomo. L’agire del credente deve fare propria la legge della sovrabbondanza. Il credente è colui che, cosciente di vivere dei doni di cui è stato beneficato, si fa a sua volta donatore, sapendo che la sua risposta è comunque sempre imperfetta. L’atto fondamentale che deve stare alla base dell’agire cristiano è perciò l’atto del rendimento di grazie. Chi crede deve porsi non solo di fronte a Dio ma anche di fronte alla realtà creata, espressione dei suoi doni. - Un’etica della convivialità: nelle parabole di Gesù il convito è un’immagine privilegiata per descrivere l’unione degli uomini con Dio e tra di loro nel Regno dei cieli. Mediante la comunanza conviviale con pubblicani e peccatori Gesù tende a dimostrare che in lui e attraverso di lui si opera la conciliazione e la comunione definitiva dell’umanità con Dio. L’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli è l’apice di questa rivelazione. Gesù è l’ospitante che mediante il suo convito offre la comunione con se stesso e con il Padre. - Un’etica del Regno: l’eucarestia, sacramento della chiesa, ne rivela infine anche la proiezione nel futuro verso la pienezza del Regno. La Pasqua di Cristo diviene così, nell’azione eucaristica, la forma della nostra vita attuale di uomini in cammino e la promessa della vita futura. La conversione del pane e del vino nel corpo e sangue del Signore nell’eucarestia, sta ad indicare che l’insieme della realtà creaturale ha già fatto il suo ingresso nel mondo nuovo inaugurato da Dio in Cristo, mondo che attende di essere portato a compimento anche grazie all’intervento umano. Si rende così evidente da un lato il valore cristiano della creazione e dall’altro il valore cosmico dell’incarnazione; dimensione cristiana della creazione e dimensione cosmica dell’incarnazione fondano il valore ‘cristiano’ della realtà terrestre e l’impegno della chiesa nel mondo. La prospettiva escatologica La tensione escatologica fa dell’agire umano un agire sempre aperto al futuro. L’esistenza cristiana, fondata sulla prima manifestazione di Gesù, è proiettata verso la seconda venuta. C’è questo senso di speranza che si radica nella fede, nella conoscenza del mistero corroborata dai fatti. a) L’ermeneutica della SPERANZA la speranza è diventata negli anni ’70 una chiave interpretativa dell’intero messaggio cristiano. In questo contesto prende consistenza una concezione dell’esistenza cristiana in cui acquista maggiore centralità la prospettiva escatologica, l’attesa di