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DELLE LEGISLAZIONE SCOLASTICA: La legge Casati (1859): In Italia l'obbligo scolastico fu imposto, per la prima volta, con la legge Casati. L’obiettivo principale era quello di garantire un minimo di istruzione alla popolazione analfabeta; la scuola elementare, al tempo, era divisa in due bienni: due anni di scuola elementare inferiore (6-8 anni) e due anni di scuola elementare superiore; la legge Casati fu presentata dal ministro Gabrio Casati e sanciva l’obbligatorietà e la gratuità dell’istruzione elementare per il biennio inferiore a carico dei comuni, ai quali spettava anche il compito di assumere i maestri. La legge Coppino (1877) applicò dei miglioramenti alla legge Casati, portando gli anni di scuola elementare a 5 anziché 4 (due bienni). Aumentò l’obbligo scolastico fino al terzo anno di scuole elementare (dunque fino a 9/10 anni) imponendo sanzioni per i genitori che venivano meno all’obbligo. La legge Coppino, inoltre, abolì l'insegnamento di materie religiose, che vennero sostituite dallo studio dei doveri dell'uomo e del cittadino. La legge Orlando (1904) estese l’obbligo scolastico a 12 anni di età, ma solo con la legge Danco – Credaro (1911) la scuola elementare divenne un servizio statale. La riforma Gentile (1923) è la prima grande riforma della scuola, creata dal Ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile. Essa prevedeva una forma elitaria della cultura e della scuola. Questa riforma riorganizzò la scuola sotto diversi punti: estese l’obbligo scolastico fino a 14 anni con rigidi controlli dell’inadempienza; istituì delle scuole speciali per gli alunni portatori di handicap; introdusse la religione cattolica come insegnamento obbligatorio nelle scuole elementari; creò l'istituto magistrale per la formazione di futuri maestri delle elementari; organizzò una gerarchizzazione degli studenti in base alle scuole: i licei avevano il compito di creare le classi dirigenti (il classico dava accesso a tutte le università, il liceo scientifico alle facoltà tecnico- scientifiche), gli istituti tecnici formavano il proletariato e la scuola complementare (di avviamento alla professione) creava i futuri contadini; Tutti questi presupposti fanno nascere un’istruzione più democratica: viene istituita la scuola media unica e obbligatoria (L. 1859/1962) che concretizza l’obbligo scolastico di 8 anni (5+3) e consente l’accesso a tutte le scuole superiori; viene ufficialmente istituita la scuola materna (L. 444/1968) La scuola elementare a tempo pieno viene, invece, istituita con L. 820/1971 riflettendo il cambiamento sociale in corso. Con la LEGGE 118/1971 vengono fatti i primi grandi passi avanti verso gli studenti portatori di handicap: questa, infatti, prevedeva che l’istruzione d’obbligo per gli alunni handicappati dovesse avvenire nelle classi normali della scuola pubblica; agli alunni con disabilità veniva assicurato il trasporto, l’accesso agli edifici scolastici mediante il superamento delle barriere architettoniche. Questa legge, tuttavia, prevedeva delle eccezioni: i casi di gravi deficienze intellettive e le gravi menomazioni fisiche, qualora infatti questi due casi impedissero o rendessero difficoltoso l’inserimento nelle classi normali. Questa legge prevedeva, inoltre che l’istruzione secondaria, venisse “facilitata” (ma in nessun modo “assicurata” poiché la scuola poteva opporsi all’inserimento) per gli alunni portatori di handicap. 2 Definizione relative ai DSA nella Legge 140/2010 e 170/2010 La L. 140/2010 (nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) ha riconosciuto la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come disturbi specifici di apprendimento. La legge prevede per gli studenti DSA interventi didattici personalizzati e strumenti compensativi, che vengono trascritti in un PDP, insieme ad adeguate forme di verifica e valutazione. Per gli alunni con DSA non è previsto, tuttavia, il supporto di un docente di sostegno. La L. 170/2010 è basata sui DSA, si divide in sette brevi articoli nei quali si: 1. Riconosce la condizione di DSA dando una definizione del disturbo; 2. Dichiara le proprie finalità; 3. Stabiliscono le condizioni per la diagnosi e pone l’impegno alla individualizzazione precoce; 4. Prevede la specifica formazione dei docenti e dirigenti scolastici; 5. Definisce obblighi e possibilità per le misure educative e didattiche e per la valutazione; 6. Introduce il diritto dei familiari a richiedere misure che permettano un’azione di aiuto all’alunno con DSA; 7. Pone, infine, i termini per successive disposizioni attuative, queste ultime emanate con i decreti ministeriali e le diverse Linee Guida. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento si presentano in quattro ambiti funzionali, assumendo diversa denominazione: - dislessia: difficoltà nella lettura, cioè essenzialmente nella decifrazione dei segni linguistici; - disgrafia: difficoltà nella funzione motorio - esecutiva di realizzazione grafica del segno della Scrittura; - disortografia: difficoltà nella transcodifica del linguaggio orale in quello scritto, cioè i fonemi; - discalculia: difficoltà negli automatismi del calcolo; LA BUONA SCUOLA (Legge 107/2015) Con il termine “Buona scuola” si fa riferimento alla legge 107/2015, proposta dal governo Renzi. Questa riforma si basa su alcuni punti cardine: - Stabilizzare il precariato attraverso un piano territoriale di assunzione dei docenti; - Amplificare i poteri del dirigente scolastico come leader dell’apprendimento; - Dare vita ad un piano nazionale (PNSD) della scuola digitale, che prevede una trasformazione innovativa e digitale della scuola italiana; - Si introduce un nuovo concetto di autonomia, la riforma punta a fornire alle scuole gli strumenti finanziari ed operativi per permettere loro di poter riorganizzare autonomamente l'intero sistema dell'istruzione; - Istruzione professionale; - Sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni; - Scuole italiane all’estero; - Un nuovo Testo unico; 5 - Vengono realizzate delle iniziative, nelle scuole di I e II grado, per promuovere le conoscenze delle tecniche di primo soccorso. Da questi punti sono derivati 8 decreti che hanno concretizzato la legge 107/2015: - D. lgs 13 aprile 2017 n. 59: Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della popolazione; - D. lgs 13 aprile 2017 n. 60: Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività; - D. lgs 13 aprile 2017 n. 61: Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione nonché d’accordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale - D. lgs 13 aprile 2017 n. 62: Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato - D. lgs 13 aprile 2017 n. 63: Effettività del diritto allo studio, potenziamento della carta dello studente. - D. lgs 13 aprile 2017 n. 64: Disciplina della scuola italiana all’estero - D. lgs 13 aprile 2017 n. 65: Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni - D. lgs 13 aprile 2017 n. 66: Norme per la promozione dell’inclusione scolastica dagli studenti con disabilità _______________________________________________________________________ AUTONOMIA SCOLASTICA, FINANZIARIA E ORGANIZZATIVA All’interno dell’articolo 21 della legge 59/1997, meglio nota come la “Legge Bassanini”, viene definita l’autonomia scolastica, che opera a tre livelli: organizzativo, didattico e finanziario. La concretizzazione dell’articolo 21 si rifà nel D.P.R. 275/1999, che chiarisce che il concetto di autonomia delle istituzioni scolastiche mira allo sviluppo della persona umana, il cui successo formativo testimonia l’efficacia del processo d’insegnamento-apprendimento messo in atto dalla scuola. Con autonomia scolastica si intende l’attribuzione alle scuole di competenze gestionali e organizzative per una gestione amministrativa più efficace e per il miglioramento della qualità dell’istruzione. In parole semplici: Dal 1999/2000 le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del sistema scolastico nazionale, hanno una propria autonomia amministrativa, didattica e organizzativa. In quest’ottica il dirigente scolastico svolge un ruolo centrale, esso infatti: − deve assicurare la gestione unitaria della scuola; 6 − ne ha la rappresentanza legale; − è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio scolastico; − ha autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane nel rispetto delle competenze degli organi collegiali; − organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia; − è titolare delle relazioni sindacali; L’autonomia scolastica si esercita anche nel rispetto delle tre libertà richiamate dalla legge 59/1997: la libertà d’insegnamento; la libertà di scelta educativa delle famiglie; il diritto ad apprendere degli alunni. Le istituzioni scolastiche, infatti, possono autonomamente: - rimodulare il monte ore di ciascuna disciplina - programmare percorsi formativi specifici - definire unità di insegnamento non necessariamente di 60 minuti - aggregare le discipline in ambiti disciplinari L’autonomia finanziaria è capacità di un ente di prendere decisioni relative alle proprie entrate, spese e al proprio livello di indebitamento; dunque, l’autonomia finanziaria è la posizione autonoma dei fondi destinata ai contributi statali, tasse e contributi degli studenti, più altre forme di finanziamento. Le scuole hanno diritto ad una dotazione finanziaria essenziale, ossia viene assegnato loro un finanziamento statale. Il finanziamento statale si compone di: 1. Assegnazione ordinaria, determinata in base ai parametri fissi; 2. Assegnazione perequativa, è di natura integrativa ed eventuale, serve infatti a supportare le scuole in difficoltà economiche e con disomogeneità territoriali. Le risorse assegnate dallo Stato alla scuola sono utilizzate unicamente per lo svolgimento delle attività di istruzione e formazione. Le istituzioni scolastiche possono stipulare in autonomia convenzioni e contratti. Il dirigente scolastico esercita i poteri di gestione negoziale, nel rispetto del programma annuale e dei compiti educativi dell’istituto. L’autonomia organizzativa è intesa come la libertà progettuale della scuola. L’autonomia organizzativa riguarda: − l’adattamento del calendario scolastico; − la programmazione dell’orario scolastico (in non meno di cinque giorni settimanali e nel rispetto del monte ore annuale previsto per le singole discipline e attività obbligatorie); − la distribuzione flessibile dei docenti nelle varie classi e sezioni (in base alle opzioni adottate dal Piano dell’Offerta Formativa); − l’ottimizzazione del tempo scuola e l’introduzione di innovative tecnologie; − l’integrazione con il contesto territoriale di riferimento. _________________________________________________________________________ 7 mobilità nel settore dell’apprendimento in Europa promuovendone all’interno l’occupazione giovanile. _______________________________________________________________________________ Nozioni basilari sull’Unione Europea: Il quadro europeo delle qualifiche (EQF) è un sistema di riferimento che confronta e collega le qualifiche dei diversi Paesi dell’Unione Europea, permettendo di interpretarle e combinarle sulla base di una scala specifica. L’EQF da così la possibilità ai cittadini europei di spostarsi nei diversi Paesi Europei facendo valere i crediti formativi e i titoli ottenuti nel proprio Paese d’origine; Con la Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio del 18 Dicembre 2006 vengono stilate le competenze chiave per l’apprendimento permanente, cioè quelle competenze che ciascun alunno deve possedere al termine del percorso obbligatorio di istruzione. L’UE ha, infatti, invitato gli stati membri a sviluppare strategie per assicurare che i giovani abbiano le competenze basilari per prepararsi alla vita adulta. Le competenze chiave indicate nella Raccomandazione sono 8: - comunicazione nella madre lingua - comunicazione nelle lingue straniere - competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia - competenza digitale - competenze sociali e civiche - imparare ad imparare - spirito di iniziativa e imprenditorialità - consapevolezza ed espressione culturale ___________________________________________________________ STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DIDATTICA E DEL SERVIZIO DOCENTI La rubrica valutativa: è uno strumento di valutazione, una scala di punteggio utilizzato per valutare le competenze e il grado di prestazione degli studenti in rapporto ad un insieme specifico di criteri. Castoldi la divide in dimensioni, in criteri, in indicatori, in ancore, in livelli (Metighe, Ferrara, Castoldi) Il sistema nazionale di valutazione (SNV) è regolamentato dal D.P.R. 80/2013 ed è articolato su tre livelli: INVALSI, INDIRE e contingente ispettivo. - L’INVALSI è una prova al computer che serve come requisito per l’accesso agli esami (pur non facendo parte dell’esame). Ha l’obiettivo di valutare il grado di preparazione degli studenti e, di conseguenza, anche le modalità di insegnamento dei docenti. 10 - L’INDIRE è un ente di ricerca che promuove l’innovazione didattica e ha competenze in materia di formazione del personale e nuove tecnologie (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) - CONTINGENTE ISPETTIVO si intende un comitato di dirigenti di seconda fascia che svolgono attività di valutazione; PIANO DIDATTICO FORMATIVO (POF) Il piano dell'offerta formativa (in acronimo POF), denominato piano triennale dell'offerta formativa (PTOF), dopo l'entrata in vigore della legge 107/2015, è l'atto con cui ciascuna scuola di ogni ordine e grado presenta le proprie specifiche scelte didattico-pedagogiche, organizzative e gestionali. L’offerta formativa di ogni istituzione scolastica è contenuta nel Piano Triennale dell’offerta formativa (PTOF), che garantisce il raggiungimento degli obiettivi preventivati e condivisi, la cui progettazione è valida per un triennio. Esso rappresenta la carta d’identità della scuola e va pubblicato sul sito della scuola. Il documento è elaborato dal Collegio dei Docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico ed è infine approvato dal Consiglio di Istituto. Il curricolo della scuola è il piano di studi (è la progettazione del percorso di apprendimento) della singola scuola e va trasfuso nel PTOF. Il curricolo è il cuore didattico del PTOF e rappresenta l’insieme delle esperienze didattiche che in modo progressivo, graduale e continuo, promuovono negli allievi il conseguimento dei risultati attesi sul piano delle competenze. La situazione di partenza degli alunni del I ciclo di istruzione, costituisce per i docenti una sorta di faro nella progettazione del curricolo. All’interno del PTOF le scuole inseriscono il curricolo obbligatorio, interpretando la quota definita a livello nazionale con la quota loro riservata; esiste poi la possibilità per le scuole di ampliare l’offerta formativa con disciplina e attività facoltative. LA VALUTAZIONE DELLE SCUOLE La valutazione delle scuole si compone di 4 fasi: l’autovalutazione, valutazione esterna, azioni di miglioramento e rendiconto sociale. L’autovalutazione delle scuole si attua attraverso due documenti: il rapporto di autovalutazione (RAV) e il piano di miglioramento (PdM); il dirigente scolastico elabora il RAV e il PdM, affiancato dal nucleo interno di valutazione, ed ha la responsabilità di gestire il processo di miglioramento della scuola. Il Piano di Miglioramento va poi inserito nel PTOF. 11 La valutazione esterna delle scuole è effettuata da nuclei di valutazione formati da ispettori (dirigenti tecnici), i quali restituiscono i risultati delle INVALSI al fine di creare un base per l’anno di processi di miglioramento per tutte le scuole. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca scientifica (MIUR) è l’amministrazione centrale in materia di istruzione. Al MIUR spettano le decisioni sugli obiettivi (i criteri generali dell’organizzazione scolastica, la determinazione delle risorse), ai dirigenti spetta invece l’adozione di atti amministrativi. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI) è organo di garanzia dell’unitarietà del sistema e di supporto tecnico scientifico per l’esercizio delle funzioni di governo in materia di istruzione. Esso formula le proposte e i pareri sugli indirizzi, sulle direttive, sugli obiettivi e sull’organizzazione generale dell’istruzione. Gli uffici scolastici regionali (USR) sono uffici di livello dirigenziale che gestiscono le graduatorie dell’organico dei docenti e ATA, assistenza e consulenza per le procedure amministrativo – contabili delle istituzioni scolastiche, utilizzo dei fondi europei, alunni immigrati, raccordo con autonomie locali, vigilanza sul rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni, assegna alle scuole le risorse di personale e si occupa del contenzioso. Il D.lgs 112/1998 ha ripartito le competenze amministrativo in materia di programmazione e gestione del servizio scolastico: - alle Regioni sono attribuite le funzioni di programmare l’offerta formativa, la programmazione sul piano regionale delle risorse di personale, la determinazione del calendario scolastico. - Alle province spettano le funzioni per il secondo grado di istruzione e ai Comuni per il primo grado e per l’infanzia; in particolare, rispettivamente sono attribuite alle Province le funzioni di istituzione, aggregazione e fusione di istituti, piani di utilizzazione degli edifici, sospensioni delle lezioni per casi urgenti; ai Comuni, interventi integrati di orientamento, azioni di supporto alla continuità verticale, prevenzione della dispersione scolastica. Gli organi collegiali (furono istituti dal decreto DD. del 1974) principali operanti a livello di singolo istituto sono: il Consiglio di interclasse/Collegio dei docenti e il Consiglio d’Istituto (Dlgs 297/1994). RIUNIONI NELL’ISTITUTO SCOLASTICO Il Consiglio di interclasse (per le primarie) di classe (per le secondarie) è composto rispettivamente dai docenti di gruppi di classe parallele e di ogni singola classe (compresi quelli di sostegno) ed è presieduto dal dirigente scolastico o un docente delegato e si occupa di formulare proposte al collegio dei docenti in merito alla didattica ed ad iniziative di sperimentazione e di agevolare i rapporti tra i docenti, genitori e alunni, al Collegio spetta la realizzazione del coordinamento didattico e dei rapporti interdisciplinari e durano in carica un anno. Il Collegio dei docenti è composto esclusivamente da docenti, si forma automaticamente, è presieduto dal dirigente scolastico, si insedia all’inizio dell’anno scolastico, esercita poteri deliberanti (elabora il PTOF, delibera piano annuale delle attività dei docenti) di proposta (formula proposte al Dirigente per la formazione di classe e assegnazione dei docenti, promuove iniziative 12 personalizzato che descrive le misure, le strategie e le risorse necessarie per favorire l'inclusione e l'apprendimento dell'individuo. A redigerlo è il GLI (Gruppo di lavoro per l’inclusione), coordinato dal Dirigente e costituito da: coordinatore area sostegno, funzione strumentale POF, funzione strumentale “studenti”, assistente sociale, psicologia ASL. Il Piano sarà discusso e deliberato nel Collegio dei Docenti e inviato ai competenti uffici GLIP e GLIR per la richiesta di organo di sostegno. Il PAI è lo strumento è il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno. Esso fornisce indicazioni dettagliate su adattamenti, sostegni, servizi e interventi specifici che l'istituto scolastico mette in atto per garantire l'equità e l'accesso all'istruzione per lo studente in questione. Cosa sono i BES? Con il termine BES (D.M. 27 Dicembre 2012) si identificano le disabilità (L. 104/1992), i disturbi evolutivi specifici (L. 170/2010), lo svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale. Non determinano per l’alunno il diritto all’insegnante di sostegno, ma possono dar luogo al ricorso a strumenti compensativo e delle misure previsti dalle disposizioni attuative della L. 170/2010., anche in assenza di una certificazione medica. La scuola può elaborare un PDP per tutti gli alunni con BES, qualora lo ritenga necessario. In ogni caso deve costituire un gruppo di lavoro dedicato alle problematiche BES, gruppo di lavoro per l’inclusione (GLI) per l’elaborazione del Piano annuale per l’inclusività (PAI). I bambini e i ragazzi con cittadinanza non italiana, anche se in posizione non regolare, hanno diritto all’istruzione, alle stesse condizioni degli alunni italiani. Hanno l’obbligo di iscriversi e frequentare le scuole statali e paritarie e la loro iscrizione può avvenire in qualsiasi momento dell’anno scolastico. Al fine di evitare la concentrazione di alunni stranieri nelle classi è stabilito il limite del 30% degli iscritti (può essere innalzato) ed in generale è auspicabile che siano presenti non più di 5 alunni stranieri per classe. Il protocollo di accoglienza è deliberato dal Collegio dei docenti e definisce con precisione i ruoli e regole condivise da tutte le componenti della scuola nei vari momenti: iscrizione, accoglienza, assegnazione alla classe, assegnazione del curricolo con eventuale piano didattico personalizzato, valutazione, orientamento e continuità, rapporti con le famiglie. ________________________________________________________________________________ IL BULLISMO – AGGRESSIVITA' L’aggressività è una pulsione sana e funzionale ai bisogni di crescita del bambino. La stessa etimologia (ad gredi, andare verso) suggerisce come si tratti di una componente normale dl processo di crescita, funzionale all’acquisizione dell’autonomia. 15 Secondo Donald Winnicot si tratta di un impulso naturale che però deve essere incanalato nella giusta direzione perché l’aggressività, se mal gestita, può diventare energia distruttiva per sé e per gli altri. L’aggressività è quindi un impulso da educare. Eventuali conflitti all’interno della coppia genitoriale (che rappresentano dei fattori di rischio), come pure le separazioni coniugali, sono correlati ad un aumento delle condotte aggressive. Alcuni stili educativi che causano una maggiore aggressività: - Uno stile permissivo - Assenza di regole - Clima educativo incoerente - Mancanza di empatia nei confronti del bambino - Uso eccessivo di punizioni Il bullismo è un comportamento aggressivo ripetuto nel tempo contro un individuo per ferirlo fisicamente e moralmente. Il fenomeno del bullismo è molto complesso, non riconducibile alla sola condotta del singolo, ma anche ad un gruppo di pari nel suo insieme. Il bullismo può essere: -diretto: si verifica quando un aggressore prende di mira una vittima in modo aperto e diretto. Questo può includere comportamenti fisici come spintoni, calci, schiaffi, ma anche aggressioni verbali come insulti, minacce o commenti denigratori. Il bullismo diretto è visibile e facilmente riconoscibile, poiché l'aggressore agisce in modo aperto nei confronti della vittima. -indiretto: si manifesta attraverso comportamenti più sottili e nascosti, che mirano a danneggiare la reputazione sociale o psicologica della vittima. Il bullismo indiretto è spesso più subdolo e difficile da individuare, poiché gli aggressori agiscono in modo indiretto, spesso coinvolgendo altre persone per diffondere il loro comportamento aggressivo. Questo può includere diffamazione, diffusione di voci, esclusione sociale, ostracismo, manipolazione relazionale o cyberbullismo. CYBERBULLISMO: è una forma di bullismo che avviene attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali, come internet e i dispositivi elettronici. Coinvolge l’uso intenzionale e ripetuto di questi mezzi per danneggiare, intimidire o molestare una persona. Le azioni della scuola possono essere di vario tipo: dall’informazione e sensibilizzazione, alla somministrazione di questionari, alla vigilanza, a progetti extracurriculari, ma nello specifico la sanzione diretta più adatta nei confronti dell’alunno che ha commessi atti di bullismo gravi e ripetuti è l’allontanamento temporaneo dalla comunità scolastica per non più di 15 giorni. CLASSIFICAZIONI DELLE CONDIZIONI DI SALUTE ICF, ICD e ICIDH sono tre classificazioni utilizzate nel campo della salute e della medicina per descrivere e classificare le condizioni di salute. Ecco le differenze tra queste tre classificazioni: - ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health): L'ICF è una classificazione sviluppata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per descrivere la salute e i fattori correlati al funzionamento umano. L'ICF si concentra sull'individuo nel contesto sociale e fornisce una prospettiva ampia che va oltre la malattia e include anche il funzionamento, la disabilità e i fattori ambientali. L'ICF classifica le funzioni e le strutture del corpo, le attività e la partecipazione, i fattori ambientali e i fattori personali. 16 - ICIDH (International Classification of Impairments, Disabilities, and Handicaps): L'ICIDH è stata la classificazione precedente all'ICF ed è stata sviluppata dall'OMS nel 1980. L'ICIDH si concentrava principalmente sulla disabilità e sugli effetti delle condizioni di salute sul funzionamento e sulla partecipazione delle persone. La classificazione divideva le conseguenze delle malattie in tre categorie: impairment (danno o alterazione anatomica, fisiologica o psicologica), disability (limitazione funzionale o di attività) e handicap (partecipazione sociale ridotta). L'ICIDH è stato sostituito dall'ICF nel 2001 per fornire una classificazione più completa e centrata sulla persona. - ICD (International Classification of Diseases): L'ICD è una classificazione utilizzata per la classificazione delle malattie e delle condizioni di salute correlate. È sviluppato dall'OMS ed è ampiamente utilizzato in tutto il mondo per scopi epidemiologici, di ricerca, di gestione dei dati sanitari e di fatturazione. L'ICD classifica le malattie e le condizioni di salute in base a codici alfanumerici e fornisce una nomenclatura standardizzata per la registrazione e la documentazione delle diagnosi mediche. In sintesi, l'ICF si concentra sul funzionamento e sulla partecipazione umana nel contesto sociale, l'ICD si focalizza sulla classificazione delle malattie e delle condizioni di salute, mentre l'ICIDH era una classificazione precedente che si concentrava sulla disabilità e sugli effetti delle condizioni di salute sul funzionamento e sulla partecipazione delle persone. I DSA I DSA (Disturbi specifici di apprendimento) si riconoscono con test standardizzati di lettura, scrittura e calcolo, e vengono riconosciuti quando il livello di una di queste competenze ha deviazioni inferiori ai risultati medi prevedibili. Tali disturbi, dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia sono caratterizzati da specifiche disfunzioni neuropsicologiche, isolate o combinate. I DSNA (Disturbi non specifici di apprendimento) si riferiscono a una disabilità ad acquisire nuove conoscenze e competenze, estesa a più settori, possono essere DNSA il ritardo mentale, ADHD (disturbo di deficit di attenzione/iperattività), autismo, disturbi di ansia ecc. I DSA sono inquadrati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali (DSM) nell’Asse I e nella classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati (ICD -10) proposta dall’OMS nell’Asse 2. Nel caso in cui gli insegnanti notino un bambino con possibili DSA, gli insegnanti devono trasmettere un’apposita comunicazione alla famiglia, cui spetta la decisione di rivolgersi ai servizi sanitari per ottenere un quadro diagnostico e comunicarlo alla scuola, che dovrà garantire strumenti compensativi e dispensativi. Il decreto-legge di riferimento è stato emanato il 12 Luglio 2011 e impone l’obbligo a carico delle istituzioni scolastiche di attuare i necessari interventi pedagogico-didattici per il successo formativo degli alunni con DSA, attivando percorsi di didattica, individualizzata e personalizzata, anche attraverso la redazione di PDP. 17 memoria audiovisiva e capacità straordinarie. Non sono ancora note le cause del disturbo la cui eziologia coinvolge un insieme di fattori genetici, organici e biologici. Tra i criteri diagnostici e sintomatologia troviamo: - Deficit persistente della comunicazione sociale e nell’interazione sociale in molteplici contesti, come manifestato dai seguenti fattori, presenti attualmente o nel passato: 1) Deficit della reciprocità socio-emotiva 2) Deficit dei comportamenti comunicativi non verbali per l’interazione sociale 3) Deficit dello sviluppo, della gestione e della comprensione delle relazioni. - Pattern di comportamento, interessi o attività ristretti ripetitivi, come manifestato da almeno due dei seguenti fattori: 1) Movimenti, uso degli oggetti stereotipati o ripetitivi 2) Insistenza delle sameness (immodificabilità), aderenza alla routine priva di flessibilità o rituali di comportamento verbale e non verbale. 3) Interessi molto limitati, fissi che sono anomali per intensità o profondità 4) Iperattività in risposta a stimoli sensoriali o interessi insoliti verso aspetti sensoriali dell’ambiente I sintomi devono essere presenti nel periodo precoce dello sviluppo e causano compromissioni clinicamente significative del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. La disabilità intellettiva e il disturbo dello spetto dell’autismo spesso sono presenti in concomitanza, per porre diagnosi di conoscibilità di disturbo dello spetto dell’autismo e di disabilità intellettiva, il livello di comunicazione sociale deve essere inferiore rispetto al livello di sviluppo generale. Ci sono 3 livelli di gravità: 1 supporto 2 supporto significativo 3 supporto molto significativo. DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI (DES) Per i disturbi evolutivi specifici, intendiamo oltre i DSA anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendo anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD). Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentale (DSM 5) definisce il disturbo da deficit di attenzione/iperattività ADHD (dovuto a componenti neurobiologici e genetici) come una condizione in cui è presente una persistente disattenzione e/o iperattività/impulsività. La sindrome, nota con l’acronimo ADHD o DDAI, si manifesta nel bambino con comportamenti caratterizzati da inattenzione, impulsività e iperattività motoria. 20 Il ritardo mentale è una condizione che comprende un insieme di deficit dello sviluppo cognitivo e socio-relazionale. Ellis, il più autorevole sostenitore della presenza di deficit strutturali, sostiene che i soggetti con ritardo mentale sono sostanzialmente insensibili a qualsiasi modalità educativa. Il DSM ha enunciato i criteri diagnostici: - funzionamento intellettivo al di sotto della media; - deficit o compromissione nel funzionamento adattativo attuale (cioè della capacità di adeguarsi agli standard propri della sua età e del suo ambiente culturale); - esordio precedente ai 18 anni di età. Il ritardo mentale è classificato sulla base del livello di gravità che riflette il grado di compromissione intellettiva. Il trattamento deve essere individualizzato per valorizzare i punti di forza del bambino e promuovere le responsabilità. I programmi terapeutici devono coinvolgere differenti figure professionali e i familiari. All’interno della scuola dovrebbe essere previsto un insegnante di sostegno. Il soggetto con sindrome genetica ha gli stessi bisogni di sviluppo, di relazione e di attenzione degli altri bambini normodotati e necessita di una educazione normale. L’azione educativa deve essere finalizzata al miglioramento delle funzioni psichiche e corporee, delle attività e della partecipazione sociale e, soprattutto, dello sviluppo di prere quisiti scolastici che sono necessari per affrontare positivamente i successivi livelli d’istruzione: si tratterà dunque di coinvolgere il bambino in percorsi che ne stimolino le abilità e i processi neurofunzionali di tipo motorio e cognitivo. Il bambino con ritardo mentale, al pari di quello con sindrome genetica, può dare il meglio di sé all’interno del gruppo di classe se trova un ambiente educativo ricco di attenzione e calore umano. Il disabile mentale si relazione agli altri in forza della sua intelligenza affettiva. L’insegnante deve stabilire con l’allievo mentalmente debole un rapporto sul confronto, sulla fiducia reciproca e collaborazione. Il docente deve tener conto che il disabile apprende molto lentamente e per imitazione delle figure di riferimento. L’attività didattico- educativa deve promuovere e valorizzare l’operatività spontanea, ponendo alla base di ogni proposta le abilità manipolative, il saper fare. PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO – Comportamentismo, Cognitivismo, e maggiori esponenti della psicologia nel bambino Le maggiori teorie dell’apprendimento si raggruppano in: teoria stimolo – risposta (teoria sul condizionamento). Il movimento cardine è il comportamentismo (studio del comportamento manifesto e osservabile, la mente è considerata una scatola nera). Tra gli esponenti dobbiamo citare la teoria del condizionamento classico (Pavlov) che si realizza indipendentemente dalla volontà del 21 soggetto e la teoria del condizionamento operante o strutturale (Thorndike e Skinner). individua e produce volontariamente la risposta. teorie cognitive (Tolman, Gestald) dove l’apprendimento avviene grazie a processi centrali che costituiscono nuove strutture cognitive. Watson è considerato il padre del comportamentismo. Rifiutò il concetto di mente come oggetto di studio, Watson ha sostenuto che i comportamenti possono essere spiegati attraverso l'apprendimento e il condizionamento ambientale. Uno dei suoi studi più noti è stato il "Piccolo Albert", in cui ha dimostrato come sia possibile condizionare una paura nei confronti di un oggetto precedentemente neutrale (un topo bianco) in un bambino attraverso l'associazione con uno stimolo negativo (un forte rumore). Infatti, definì la paura come una risposta data per effetto di un condizionamento. Introdusse la coffee break: nei laboratori concedeva una piccola pausa, così era possibile condizionare i lavoratori grazie un condizionamento emotivo. Pavlov fu reso celebre per il condizionamento classico, dimostrato dal suo esperimento del cane: sosteneva che uno stimolo incondizionato (pezzo di carne in bocca di un cane) determinava automaticamente una risposta incondizionata (salivazione) nel soggetto e aggiungendo a questo stimolo incondizionato uno stimolo neutro (campanella), invece, si ha una sua risposta condizionata, perché indotta. Thorndike (intelligenza sociale = capacità di relazionarsi con gli altri in modo costrittivo ed efficiente socialmente) studiò l’apprendimento per prove ed errore (nella puzzle–box, esperimento del gatto nella scatola) formulando la legge dell’effetto secondo la quale premiare le risposte corrette con soddisfazione tenderebbe a subire un rinforzo che le fissa e le induce a guidare il comportamento corretto. Skinner per lo studio del comportamento operante e del comportamento verbale (studia l’episodio verbale totale) collocò un topo in una scatola (Skinner – box) dove all’interno c’era una levetta che dava il cibo, il topo dopo averla premuta per caso, iniziò a premerla intenzionalmente associandola al cibo. Dopo che il topolino aveva imparato ad associare la leva al cibo, Skinner inserì nella levetta una piccola scossa elettrica, dunque il topolino iniziò a premere sempre di meno fino a smettere. Il comportamento all’inizio era funzionale a procurarsi premi/cibo (attraverso rinforzi positivi) e poi all’evitare punizioni (rinforzi negativi). Skinner studiò anche il modellamento (premiare le azioni che portano al comportamento voluto dallo sperimentatore). Tra le teorie di apprendimento troviamo anche la Teoria dell’apprendimento sociale di Bandura, chiamato anche “apprendimento per imitazione” in quanto esso è un processo attivo che fa avvenire l’apprendimento di un comportamento tramite l’osservazione e imitazione di un modello. Anche Rizzolotti strutturò una teoria di apprendimento che sosteneva “l’imitazione”; la sua teoria si basa sul concetto di neuroni a specchio: egli scoprì che queste cellule cerebrali si attivano sia quando un individuo esegue un'azione che quando osserva qualcun altro eseguire la stessa azione. Questo fenomeno suggerisce che il cervello umano è dotato di un meccanismo di empatia e imitazione che facilita l'apprendimento sociale e la comprensione degli altri. 22 - Rappresentazione esecutiva (azione: il bimbo impara facendo – Learning by doing) - Rappresentazione iconica (immagine: fino a 6-7 anni impara con immagini) - Rappresentazione simbolica (simbolo: dopo i 7 anni la realtà viene codificata in simboli e ragionamenti astratti); Bruner considera l’apprendimento come un processo attivo in cui il soggetto costituisce nuove idee o concetti a partire delle proprie conoscenze passate e presenti. Il modello HIP (Human Information Processing) è un modello teorico che descrive come gli esseri umani elaborano e processano le informazioni. Si basa sull'idea che il nostro sistema cognitivo funzioni in modo simile a un computer, con l'acquisizione, l'elaborazione, la memorizzazione e il recupero delle informazioni. Secondo il modello HIP, l'elaborazione delle informazioni avviene in tre fasi: Ingresso (Input): Le informazioni provenienti dall'ambiente esterno vengono percepite attraverso i nostri sensi e trasferite nella memoria sensoriale. Elaborazione (Processing): Le informazioni vengono elaborate nella memoria a breve termine (MBT). Uscita (Output): Le informazioni elaborate nella MBT vengono trasferite nella memoria a lungo termine (MLT), dove vengono memorizzate per un periodo più lungo. Mentre le informazioni non rilevanti rimangono nella memoria a breve termine, per poi essere eliminate. Il modello HIP è strettamente correlato al cognitivismo in quanto entrambi si basano sull'idea che la mente umana sia un sistema attivo che elabora le informazioni in modi organizzati e strutturati. COSTRUTTIVISMO (Kelly) Secondo il costruttivismo il soggetto che apprende compie un’azione di costruzione attiva della conoscenza, che non è mai oggettiva ma è sempre una soggettiva costruzione di significato, in base a sensazioni, emozioni. Ogni individuo ha una propria visione della realtà e la scuola deve permettere di seguire un proprio percorso individuale di apprendimento. Secondo Kelly ciascuno percepisce e interpreta il mondo in base a un proprio punto di vista, elaborò infatti la teoria del “costrutto personale”: secondo Kelly, le persone interpretano il mondo attraverso i loro "costrutti". I costrutti sono le nostre idee o concetti individuali che usiamo per capire e interpretare le situazioni (ad esempio, potremmo avere il costrutto "amichevole" o "competitivo" per descrivere le persone che incontriamo). Percezione individuale: Kelly credeva che ogni individuo avesse una percezione unica del mondo basata sui suoi costrutti personali. Le persone attribuiscono significato alle situazioni in base a come interpretano e organizzano queste situazioni attraverso i loro costrutti. Con le varie teorie, il costruttivismo si evolve formando il sociocostruttivismo che pone l’accento sul ruolo che le relazioni sociali rivestono nell’apprendimento: l’interazione sociale consente di arricchire la propria prospettiva attraverso il punto di vista altrui. L’apprendimento avviene in base alla cooperazione con gli altri e le caratteristiche del compito (fattore ambientale) da svolgere, per questo il lavoro di gruppo è fondamentale. 25 BOWLBY, IL LEGAME DI ATTACCAMENTO John Bowlby è stato uno psicologo britannico noto per aver sviluppato la teoria dell'attaccamento, che sostiene che i bambini hanno un bisogno innato di formare un legame emotivo e di sicurezza con una figura di attaccamento primaria, di solito la madre. Secondo la teoria di Bowlby, questo legame è fondamentale per il sano sviluppo emotivo e sociale del bambino. I suoi studi furono influenzati dal lavoro dell’etologo Konrad Lorenz sull'imprinting, un processo in cui i giovani animali sviluppano un legame con la prima figura che vedono dopo la nascita (esperimento anatroccolo). Bowlby ha applicato questo concetto all'essere umano, sostenendo che i bambini sviluppano un legame di attaccamento con la figura di cura primaria attraverso l'interazione e la risposta di cura. Secondo la teoria di Bowlby, il legame di attaccamento si sviluppa attraverso una serie di fasi: - La fase di pre-attaccamento, che si verifica nei primi mesi di vita, durante la quale il bambino sviluppa un senso di fiducia nel suo ambiente e inizia a riconoscere la figura di attaccamento. - La fase di attaccamento vero e proprio, in cui il bambino cerca attivamente la vicinanza e la protezione della figura di attaccamento. - Nella fase di consolidamento dell'attaccamento, si stabilisce un modello di attaccamento che influenzerà le relazioni future del bambino. WINNICOTT Donald Winnicott è stato uno psicoanalista britannico noto per il suo contributo alla psicologia infantile e allo sviluppo del concetto di "oggetto transizionale". Winnicott ha sostenuto l'importanza del ruolo del genitore nel fornire un ambiente adeguato per lo sviluppo sano del bambino. Alcuni punti cardine delle teorie di Winnicott includono: Oggetto transizionale: Winnicott ha introdotto il concetto di "oggetto transizionale", che si riferisce a un oggetto, come un orsacchiotto o una coperta preferita, che il bambino utilizza per fornirsi conforto e sicurezza durante il processo di separazione dalla madre. Questo oggetto funge da ponte tra la realtà esterna e il mondo interno del bambino, sostenendo la sua transizione nell'autonomia. Ambiente sufficientemente buono: Winnicott ha enfatizzato l'importanza di un "ambiente sufficientemente buono", cioè un ambiente in cui il genitore o il caregiver fornisce un sostegno amorevole, stabile e affidabile per soddisfare i bisogni del bambino. Questo ambiente favorisce lo sviluppo sano e il senso di continuità nell'esperienza del bambino. Gioco spontaneo: Winnicott ha sottolineato l'importanza del gioco spontaneo nel processo di sviluppo. Ha osservato che attraverso il gioco, il bambino esplora il sé, apprende a gestire le emozioni, sperimenta il controllo e l'autonomia, e sviluppa la creatività. APPROCCIO STADIALE DI ERIKSON e FREUD Erikson divide il ciclo di vita dell’uomo in tappe; ogni tappa è una svolta per l’individuo ed è caratterizzata da una crisi psico-sociale, che se non superata porta delle conseguenze negative. Per 26 Erikson lo sviluppo psico sociale continua oltre l’adolescenza e prosegue per tutta la vita dell’individuo (teoria stadiale): - Prima infanzia (0-1 anno): La fiducia di base contro la sfiducia. Durante questo periodo, gli individui sviluppano un senso di fiducia verso gli altri e il mondo attraverso cure amorevoli e attenzione. - Infanzia (1-3 anni): Autonomia contro vergogna e dubbio. I bambini iniziano a sviluppare una maggiore indipendenza e imparano a fare scelte semplici. La mancanza di supporto o la critica eccessiva possono portare alla vergogna e al dubbio. - Età prescolare (3-6 anni): Iniziativa contro senso di colpa. Durante questo periodo, i bambini iniziano a prendere iniziative e a sviluppare un senso di autonomia. Tuttavia, la critica o la limitazione delle loro azioni possono causare un senso di colpa. - Età scolare (6-12 anni): Laboriosità contro inferiorità. Durante questo periodo, i bambini acquisiscono competenze attraverso l'apprendimento e l'interazione sociale. Se incontrano fallimenti o non raggiungono i successi desiderati, possono sviluppare un senso di inferiorità. - Adolescenza (12-18 anni): Identità contro confusione di ruoli. Gli adolescenti cercano di trovare una propria identità, esplorando i ruoli sociali e sviluppando una visione coerente di sé stessi. L'incapacità di farlo può portare a una confusione di ruoli e di identità. - Giovinezza (18-29 anni): Intimità contro isolamento. Durante questa fase, i giovani adulti cercano relazioni intime e significative con gli altri. L'isolamento sociale o la paura dell'intimità possono portare a sentimenti di solitudine. - Mezza età (30-50 anni): Generatività contro stagnazione. Durante questo periodo, le persone cercano di avere un impatto positivo sul mondo attraverso il lavoro, la famiglia e il coinvolgimento sociale. La mancanza di realizzazione può portare a un senso di stagnazione. - Vecchiaia (50 anni e oltre): Integrità dell'io contro disperazione. Nella vecchiaia, gli individui riflettono sulla loro vita e cercano di accettare le sfide affrontate e i successi ottenuti. L'incapacità di farlo può portare a un senso di disperazione o rimpianto. Ciascuno di questi stadi influisce sul successivo e contribuisce alla formazione dell'identità e del benessere psicologico. Sigmund Freud è considerato il padre della psicoanalisi. La sua teoria si basa sull'importanza dell'inconscio e delle pulsioni sessuali nella formazione della personalità umana. Infatti, secondo Freud, le pulsioni sessuali, o libido, sono forze innate che guidano il comportamento umano e l'energia psichica. Egli credeva che la libido fosse presente sin dalla nascita e che si manifestasse in diverse forme lungo lo sviluppo psicosessuale dell'individuo. Le fasi di sviluppo di Freud includono: (1) Fase orale : Si verifica nei primi anni di vita, in cui il piacere e l'attenzione sono concentrati nella bocca e nella suzione. (2) Fase anale : Si verifica a circa 2 anni, in cui il piacere si focalizza sul controllo delle funzioni corporee, come l'eliminazione e la capacità di trattenere le feci. 27 Legato allo sviluppo cognitivo è lo sviluppo morale che avviene concretamente nell’età adulta: il bambino, infatti, prima si adegua ad una morale impostatagli indirettamente dal mondo (morale eteronoma) e, secondo le norme che ha interiorizzato crescendo, incomincia da adattare e formare una sua morale (morale autonoma). Lawrence Kohlberg è stato uno psicologo che ha sviluppato una teoria dello sviluppo morale. Secondo Kohlberg, l'individuo attraversa tre stadi di sviluppo morale: - 1 livello pre-convenzionale: Questo stadio si verifica maggiormente durante l'infanzia, in cui il principio morale è basato principalmente su ricompense e punizioni. Gli individui agiscono in modo da evitare le punizioni e ottenere ricompense personali. Alla base di questo principio morale c’è l'interesse personale. - 2 livello convenzionale: Questo stadio si manifesta dall’adolescenza in poi e si basa sul rispetto delle norme e delle regole sociali. Questa comprensione della morale è incentrata sugli standard sociali e sul mantenimento delle relazioni positive con gli altri; - 3 livello post convenzionale: Questo stadio si verifica nell'età adulta e coinvolge un'etica personale e un senso di giustizia indipendente dalle norme sociali. Le persone a questo stadio agiscono in base a principi di giustizia, uguaglianza e rispetto per i diritti umani. IL PENSIERO DIVERGENTE E CONVERGENTE (GUILFORD) - LA CREATIVITA’ La creatività è un metodo particolare di pensare introducendo qualcosa di nuovo. Il processo creativo, come tutti i processi mentali, parte da alcuni elementi dati e alla fine tale processo fornisce un dato che è nuovo anche per la persona. La creatività è un’abilità presente in ogni persona, anche se in misura differenziata, spesso però può essere inibita e bloccata da processi che riguardano la sfera di vita psicologica e sociale della persona. I blocchi della creatività possono essere suddivisi in 3 categorie (Bendin): - blocchi di tipo percettivo à incapacità a porsi domande al di là di ciò che è evidente, incapacità a distinguere la causa ed effetto; difficoltà a scomporre un problema in elementi trattabili; incapacità di usare tutti i sensi che ci mettono in contatto con quel che ci circonda, difficoltà a percepire relazioni insolite fra idee e oggetti; - blocchi di tipo emotivo à timore di commettere un errore o di passare per una persona strampalata, o diversa, paura di trovarsi in minoranza, timore e differenza di fronte agli altri, senso del ridicolo ecc. - blocchi di tipo culturale à il desiderio di conformarsi a modelli sociali, la tendenza al tutto e al niente o alla polarizzazione, la fede eccessiva nelle statistiche o nelle esperienze del passato, credere che fantasticare sia una perdita di tempo Tecniche di sviluppo della creatività sono: - Brainstorming: è una tecnica di gruppo. Ci si riunisce per produrre idee. Ciascun membro dice ciò che gli passa per la testa, tutte le idee vengono annotate e si procede fino a quando non si esaurisce la produzione di idee, dopo pausa di un po' di giorni si valutano le idee e si setacciano. - la sinettica, sviluppata da Gordon, consiste in una metodologia di gruppo fondata su due meccanismi psicologici fondamentali: rendere familiare ciò che è estraneo per migliorare la 30 comprensione del problema; rendere estraneo ciò che è familiare per l’individuazione di una soluzione adeguata considerando il problema da una prospettiva nuova. La sinettica o tecnica di unione di elementi diversi si basa sull’utilizzazione sistematica di analogie (analogia diretta, analogia simbolica, analogia fantastica, analogia personale) - La mappa mentale, consiste nello sviscerare il problema, cercando di capirne ogni aspetto, anche quello più nascosto. Vengono rappresentate graficamente le libere associazioni che nascono nel gruppo a partire da un concetto che si intende esplorare. - Il Concassage, tecnica della frantumazione, permette di vedere sotto prospettive laterali e insolite la questione in esame. Permette di frantumare , rimescolare un’idea , un problema, una situazione al fine di trarne nuove idee di prodotto, nuove tecniche. Connessa all’atto creativo possiamo trovare il pensiero divergente, teoria studiata da Guilford. Il pensiero divergente è la capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni alternative per una data questione, per un problema che non prevede un’unica risposta corretta. Il pensiero divergente è misurato da 3 indici: fluidità (basato sull’abbondanza delle idee prodotte); flessibilità (capacità di cambiare strategia ed elasticità nel passare da un compito ad un altro; originalità (attitudine a formulare soluzioni uniche e personali). Guilford parlò anche di pensiero convergente tramite il quale gli individui elaborano l’unica risposta accettabile ad un problema e producono efficacemente la soluzione. Il pensiero convergente è il ragionamento logico e razionale e consiste: in un procedimento sequenziale e deduttivo, nell’applicazione meccanica di regole apprese, nell’analisi metodica di informazioni. Questo pensiero si adatta a problemi chiusi, che prevedono un’unica soluzione (più sollecitata dalle scuole). I test d’intelligenza si concentrano sul pensiero convergente (unica risposta accettabile) mentre il pensiero divergente può essere dimostrato solo con un test a risposta aperta. Dando maggiore rilievo al pensiero convergente, si trascura di conseguenza l’altro pensiero e non facciamo abbastanza per l’insegnamento della creatività nelle scuole. Si ha un alto grado di divergenza nelle materie artistiche e alto grado di convergenza in quelle scientifiche. I docenti dovrebbero incoraggiare lo sviluppo del pensiero divergente. ALTRE TEORIE SUL PENSIERO: Teoria della complessità : Morin specifica gli elementi che caratterizzano un approccio educativo di tipo complesso, cioè tiene conto di tutti gli aspetti e delle relazioni che formano il tessuto sociale: il contesto (insieme di elementi, idee e fatti che danno senso a un evento), il globale (le relazioni tra tutto e parti); il multidimensionale (unità complesse come l’essere umano o la società). De Bono elabora la teoria del pensiero verticale e del pensiero laterale: Il primo è logico, selettivo (seleziona le idee), sequenziale; il secondo è illogico, segue le percezioni, è generativo (genera nuove idee), esplorativo e consente di essere creativi, individuando soluzioni originali. Tra 31 le varie tecniche di utilizzo del pensiero laterale ci sono: la ricerca di alternative, l’entrata casuale, la provocazione. La teoria dei "sei cappelli per pensare" di de Bono è un metodo che aiuta a pensare in modi diversi. Ogni "cappello" rappresenta un modo di pensare, come il pensiero oggettivo (cappello bianco), il pensiero emotivo (cappello rosso), il pensiero critico (cappello nero), il pensiero positivo (cappello giallo), il pensiero creativo (cappello verde) e il pensiero organizzativo (cappello blu). Indossando mentalmente un cappello alla volta, si può esplorare un problema da diverse prospettive e prendere decisioni più complete. EMPATIA ED EMOZIONI L’impiego dell’empatia inizia a identificarsi nella fanciullezza/adolescenza) perché il bambino è ormai uscito dalla fase egocentrica (cit. Piaget) ed è pronto ad affrontare i problemi degli altri e a mettersi nei loro panni. L’empatia è una dimensione di intelligenza emotiva, e consiste nel riuscire a mettersi nei panni di un altro ovvero a immedesimarsi negli stati d’animo e nei pensieri di altri soggetti sulla base della capacità di comprendere i loro segnali emozionali, assumere la loro prospettiva soggettiva e a condividere i sentimenti. La capacità empatica risulta fondamentale nelle relazioni perché regola la comunicazione e la costruzione di rapporti/legami positivi e significativi; tuttavia, seppur l’empatia consiste nel “mettersi nei panni dell’altro” è importante mantenere, in modo consapevole, i confini tra la propria identità e quella dell’interlocutore. Il rapporto empatico è necessario non solo per comprendere l’esperienza altrui ma soprattutto per andare oltre il proprio punto di vista e svilupparne dei nuovi, allargare la propria capacità di pensiero. Tra i fattori che potrebbero ostacolare la comunicazione empatica ci sono: le differenze sociali, lo scarto generazionale tra l’emittente e il ricevente; l’insicurezza psicologica. La mancanza di empatia nella comunicazione e nelle relazioni sociali rappresenta il cardine di alunni con disturbi, o comunque problematici, i quali ricorrerebbero spesso all’aggressività vergale e fisica: il non capire le emozioni degli altri, infatti, comporta lo stravolgimento nell’interpretare i pensieri e le intenzioni e ciò dà vita a comportamenti difensivi (ad esempio il profilo del bullo). L’impiego dell’empatia risulta fondamentale nella relazione educativa e didattica: per il profilo dell’insegnante la capacità di capire gli studenti sulla base della propria esperienza, assume nel rapporto educativo il significato di prestare massima attenzione a ciò che l’alunno vuole comunicare ed immedesimarsi nella situazione. Le emozioni sono reazioni che proviamo in risposta a determinati eventi o situazioni. Sono esperienze interiori che coinvolgono sensazioni fisiche e sentimenti, come la felicità, la tristezza, la paura, etc. L'appraisal (valutazione) nelle emozioni si riferisce al modo in cui valutiamo e interpretiamo gli eventi e le situazioni che suscitano le nostre emozioni. Dunque, l'appraisal è il modo in cui percepiamo e attribuiamo significato a ciò che accade intorno a noi. Durante l'appraisal, valutiamo le caratteristiche rilevanti dell'evento o della situazione, come la sua rilevanza per i nostri obiettivi, la nostra capacità di farvi fronte e le conseguenze che prevediamo. Queste valutazioni cognitive influenzano le nostre risposte emotive, determinando quale emozione sperimentiamo e con quale intensità. 32 - Macrosistema: Questo è costituito da quegli elementi della cultura in cui la persona è immersa e che influenzano chiunque. Ad esempio, i valori della stessa o l’esistenza di una religione ufficiale. METACOGNIZIONE E MOTIVAZIONE La motivazione è il processo che guida e sostiene il comportamento di un individuo verso il raggiungimento di un obiettivo o la soddisfazione di un bisogno. È ciò che spinge una persona ad agire e perseverare per ottenere un risultato desiderato. La motivazione può essere influenzata da diversi fattori, tra cui i bisogni. La motivazione è strettamente legata ai bisogni, poiché i bisogni insoddisfatti possono generare un senso di carenza e stimolare la motivazione per soddisfarli (ad esempio, se una persona ha bisogno di nutrirsi (bisogno fisiologico), sarà motivata a cercare cibo per soddisfare quel bisogno). La motivazione può essere classificata in due categorie principali: motivazione intrinseca ed estrinseca. La motivazione intrinseca si riferisce all'interesse e alla soddisfazione derivanti dal fare qualcosa per il proprio piacere personale o per un senso di realizzazione interno, un esempio di motivazione intrinseca è quando una persona pratica uno sport perché lo trova divertente o gratificante. La motivazione estrinseca si riferisce alla motivazione derivante da fattori esterni, come ricompense, punizioni o pressioni sociali. Un esempio di motivazione estrinseca è quando una persona studia duramente per ottenere buoni voti al fine di ottenere un premio o evitare una punizione. La metacognizione si riferisce alla consapevolezza e alla comprensione dei propri processi cognitivi, inclusa la conoscenza dei propri pensieri, delle strategie di apprendimento più adatte a noi. È la capacità di monitorare e regolare il proprio apprendimento. La motivazione e la metacognizione sono strettamente collegate. La metacognizione può influenzare la motivazione fornendo agli individui un'autoconsapevolezza dei propri processi di apprendimento; infatti, quando le persone sono consapevoli delle loro abilità e delle strategie efficaci per affrontare una determinata attività, possono sviluppare una maggiore fiducia nelle proprie capacità e una motivazione intrinseca a perseguire l'apprendimento. Per i bambini con disturbi, la metacognizione può essere particolarmente utile. Ad esempio, per i bambini con disturbi dell'apprendimento, la consapevolezza delle proprie strategie di studio efficaci può aiutarli a compensare le loro difficoltà specifiche e migliorare le loro prestazioni accademiche. _________________________________________________________________________ PEDAGOGISTI E RELAZIONE EDUCATIVA Attivismo L'attivismo pedagogico è un approccio educativo che prevede il ruolo attivo dell’individuo nel proprio processo di apprendimento. Gli studenti sono responsabili attivamente nella ricerca, 35 nell'analisi e nella risoluzione dei problemi del mondo reale. L'attivismo pedagogico mira a formare cittadini consapevoli e responsabili, incoraggiando gli studenti a diventare agenti di cambiamento nella società. Tra i maggiori esponenti troviamo Maria Montessori, John Dewey e Paulo Freire. Maria Montessori è stata un’attivista pedagogista italiana famosa per il suo metodo educativo innovativo. Il suo approccio si basava sulla fiducia nel potenziale degli individui e sull'importanza dell'ambiente preparato per favorire lo sviluppo dei bambini. Il concetto chiave del pensiero di Montessori è quello di "mente assorbente": i bambini hanno una mente che assorbe e assimila le informazioni dal loro ambiente in modo naturale, quindi sono intrinsecamente motivati ad esplorare e apprendere attraverso l'interazione con materiali didattici appositamente progettati. Il metodo Montessori si basa su alcuni principi fondamentali: innanzitutto, l'ambiente è organizzato in modo che sia accessibile, invitante e adatto alle diverse fasi dello sviluppo dei bambini, ciò permette loro di esplorare e apprendere in autonomia, incoraggiando la libertà di scelta e l'auto-regolazione; inoltre, il ruolo dell'insegnante è quello di essere una guida e un osservatore attento, deve offrire supporto e presentare i materiali didattici in modo che i bambini possano fare esperienze concrete e sviluppare le loro abilità. Il metodo Montessori enfatizza l'importanza del lavoro autonomo e dell'apprendimento attraverso l'esperienza diretta. I bambini sono incoraggiati a seguire i propri interessi e a sviluppare le loro abilità individuali, imparando in modo attivo e partecipativo. John Dewey è stato un famoso filosofo, attivista e pedagogista americano noto per il suo approccio innovativo all'educazione. Il suo metodo educativo si basava sul concetto di "learning by doing" (imparare facendo), che significa imparare attraverso l'azione e l'esperienza pratica. Secondo Dewey, l'apprendimento dovrebbe essere attivo e coinvolgente, consentendo agli studenti di sperimentare direttamente il mondo reale e di fare esperienze concrete. Credendo che l'apprendimento dovesse essere legato alla vita reale, Dewey sosteneva che le scuole dovrebbero fornire contesti in cui gli studenti possano affrontare problemi reali e lavorare per trovare soluzioni; solo in questo modo i ragazzi diventeranno futuri cittadini che contribuiranno a creare una società sana e migliore. Per Dewey, l'educazione non dovrebbe limitarsi alla mera trasmissione di conoscenze, ma dovrebbe promuovere il pensiero critico, la collaborazione e l'applicazione pratica delle competenze acquisite. Il pensiero di Dewey ha avuto un grande impatto sulla pedagogia moderna, poiché ha sottolineato l'importanza dell'attività pratica, dell'interazione sociale e della connessione con il mondo reale nell'educazione degli individui. Il suo metodo educativo ha influenzato diverse teorie e approcci pedagogici che valorizzano l'apprendimento attivo e la partecipazione degli studenti nel processo educativo. Paulo Freire è stato un attivista pedagogista brasiliano che ha sviluppato un approccio educativo chiamato "educazione liberatrice". Il suo pensiero si basa sull'idea che l'educazione dovrebbe essere un processo di trasformazione sociale, che promuova la consapevolezza critica degli 36 studenti e li emancipi dallo sfruttamento e dall'oppressione. Freire sosteneva l'importanza della partecipazione attiva degli studenti, del dialogo e dell'apprendimento basato sulla realtà vissuta dai discenti. Per la realizzazione di una buona relazione educativa il docente deve essere in grado di riconoscere ed eliminare quegli elementi che rappresentano un ostacolo alla realizzazione di un buon rapporto con gli alunni, tra gli ostacoli possono trovarsi: immutamenti sociali, lo scarto generazionale, il conflitto stato-ruolo, l’insicurezza psicologica, le interferenze emotive. Il docente dovrebbe essere in possesso di una rigorosa e solida cultura generale, padroneggiare i contenuti della propria disciplina, saper valutare le potenzialità formative della disciplina con gli altri saperi, saper collocare le finalità e gli obiettivi di apprendimento della propria disciplina, saper riflettere sulla ricerca delle scelte sia didattiche sia metodologiche e verificarne rigorosamente i risultati, possedere le conoscenze e le competenze socio-psico-pedagogiche, essere capace di interagire con una comunicazione efficace sia all’interno della vita scolastica sia nel mondo esterno; essere aperto a lavorare in equipe, essere messo nelle condizioni di vivere il proprio status di docente adeguatamente. L’alunno adolescente è un soggetto che sta attraversando un particolare periodo della vita (incoerenza e imprevedibilità) e, per natura, tende a mettersi in evidenza con esibizioni-richiamo e vuole sentirsi protagonista; ha bisogno di comunicare con gli altri e di socializzare, desidera manifestare spesso di essere capace di compiere azioni al di sopra delle sue possibilità; non possiede uno stato sociale riconosciuto e ha intellettualmente raggiunto la capacità di riflettere sul futuro; desidera acquisire la propria identità e costruire la propria sessualità; La comunicazione diventa determinante nel rapporto educativo: si può aver una comunicazione indirezionale che è detta anche autoritaria e verticale (interrogazione) oppure una comunicazione interattiva che è detta anche democratica ed orizzontale (lavori di gruppo). Apprendimento formale e informale – Lifelong learning L'apprendimento formale si verifica in ambienti strutturati come le scuole o le università, dove vengono seguite lezioni, ci sono insegnanti e un curriculum stabilito. Si basa su un programma di studio predefinito e spesso porta a certificazioni o diplomi. L'apprendimento informale, d'altra parte, avviene attraverso esperienze quotidiane e informali, come conversazioni, osservazioni, letture personali o l'apprendimento sul campo. Non segue una struttura rigida e può essere auto-diretto, avvenendo in situazioni reali o in contesti sociali. La differenza principale sta nella struttura e nell'organizzazione dell'apprendimento. L'apprendimento formale è più strutturato, guidato da istituzioni e spesso ha requisiti di valutazione, mentre l'apprendimento informale è più flessibile, spontaneo e si basa sull'esperienza personale. Entrambi i tipi di apprendimento sono importanti e si integrano reciprocamente nel processo di acquisizione di conoscenze e competenze. Il lifelong learning (apprendimento permanente o apprendimento lungo tutto l'arco della vita) si riferisce al concetto di continuare ad apprendere e acquisire conoscenze, competenze e capacità lungo tutto il corso della nostra vita, oltre l'ambito formale dell'istruzione. Si tratta di un impegno 37 Peer education à educazione tra pari: metodologia volta ad attivare un naturale passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri individui dello stesso gruppo. Qui il tutor è sempre un alunno, aumenta le capacità relazionali ed empatiche. Problem solving à è un approccio educativo che mira a sviluppare le capacità degli studenti di risolvere problemi in modo autonomo e creativo. Invece di fornire solo informazioni e nozioni, l'insegnante incoraggia gli studenti a esplorare situazioni problematiche, ad analizzarle, a generare possibili soluzioni e a prendere decisioni informate. L'obiettivo è promuovere lo sviluppo delle competenze cognitive, come il pensiero critico, la logica, la pianificazione e la valutazione. Tutoring è ogni intervento che sostiene e aiuta un individuo in condizioni di disagio o difficoltà di apprendimento. Il tutor è un docente che si pone a disposizione del singolo alunno per venire incontro alle sue esigenze psichiche e cognitive. Il tutor è detto anche mentore: persona che presenta una forte motivazione a fare da guida e da consigliere all’alunno con lo scopo di promuovere lo sviluppo di competenze che riguardano la sfera personale, professionale e sociale. Il mentoring è dunque un tipo di relazione formale o informale fra un soggetto con più esperienza (mentor) e uno con meno esperienza (mentee). Le strategie di apprendimento sono operazioni, comportamenti che vengono messi in atto per facilitare, ottimizzare, velocizzare i processi di apprendimento. Non sono ricette pronte per l’uso, ma tentativi di ricercare percorsi nuovi che aiutino la risoluzione dei problemi. Il docente sceglie, pianifica, gestisce, valuta compiti di apprendimento che mirano a creare spunti di riflessione sulla disciplina; sollecitano gli studenti a provare comportamenti nuovi, creino spazio per la riflessione critica sull’esperienza. Le strategie possono distinguersi in: creative (mettono in moto fantasia, creatività, immaginazione); comunicative (aiutano a esprimersi e facilitano la fluidità del pensiero); imitative o modeling (attraverso le quali l’allievo impara dagli altri e rapidamente acquisisce comportamenti nuovi); euristiche (di osservazione e scoperta in grado di far sperimentare un rapporto sempre più stretto tra il pensare ed il fare, l’ipotizzare e l’inventare). La relazione educativa è la relazione che viene a crearsi tra insegnante e allievo: si fonda su una corretta comunicazione e deve tener conto delle componenti psicologiche dell’alunno che non devono sfuggire all’attenzione del docente. La comunicazione didattica è un tipo di comunicazione tipicamente verbale, ma il docente deve tener conto anche dalla comunicazione non verbale (silenzi, sguardi, gesti). Essa deve essere improntata su criteri di chiarezza, semplificazione e ascolto attivo e deve avere il controllo dei vari tipi di disturbi della comunicazione in classe. Il docente si rivolge a un gruppo formale, la classe, e svolge il ruolo di conduttore, ha cioè il compito di guidare gli studenti nel processo di apprendimento, di dare compattezza al gruppo, di eliminare le tensioni e comprenderne i bisogni. Il docente leader deve perciò possedere doti relazioni ed empatiche, deve essere autorevole (leader carismatico, né autoritario né democratico), deve potenziare l’autostima degli studenti e favorire l’attivazione del pensiero di gruppo. La relazione educativa trova la sua migliore espressione nelle metodologie cooperative e partecipative in cui il ruolo del docente si configura come facilitatore e il lavoro di gruppo sostiene non solo la socializzazione ma anche lo sviluppo cognitivo e morale. 40 Tra processi emotivi e apprendimento esiste una profonda connessione poiché quest’ultimo si sviluppa sempre all’interno di una relazione affettiva. Per Bloom le variabili affettive esercitano un’azione determinante nei processi di conoscenza, comprensione e socializzazione che avvengono nell’ambito scolastico; Anche per Gaurdeur c’è una stretta connessione tra emotività e apprendimento, infatti sostiene che lo studente che scopre con entusiasmo un mondo nuovo ed è stimolato nella sua curiosità, apprenderà con maggior successo e minore fatica rispetto a un compito imposto che considera privo di interesse. L’emozione influisce nel processo di apprendimento in quanto agisce come guida nella presa di decisioni e nella formulazioni di idee. Anche per Piaget chi deve imparare ha bisogno dell’interazione tra cognizione e affettività; Per valutare e documentare gli esiti dei processi inclusivi si utilizzano i seguenti strumenti: questionari motivazionali e di soddisfazione degli alunni, autoreport, schede di osservazione dell’attività in classe da compilare ad opera degli insegnanti e schede di osservazione dell’interazione in classe; diari di bordo degli insegnanti e dei formatori; presentazione multimediale sistematica dei dati raccolti. STRUMENTI PER GLI INSEGNANTI: Le tecniche narrative consentono la produzione di protocolli di descrizione del comportamento osservato. Le annotazioni aneddotiche sono sintetiche e descrittive e si riferiscono all’annotazione di eventi o aneddoti quotidiani significativi, in relazione ad un comportamento che si vuole comprendere in maniera più approfondito, volte alla progettazione di interventi educativi mirati. Il Diario di bordo è un diario in cui l’insegnante annota quotidianamente tutte le informazioni rilevanti per avere resoconto di eventi narrati in modo chiaro e dettagliato per avere una facile individuazione degli elementi durante l’ipotesi e la riflessione. Il verbale è uno strumento che permette di annotare e memorizzare le informazioni chiave, gli elementi emersi durante una riunione, sintetizzando i diversi passaggi ma tenendo conto di tutti i punti di vista e gli interventi dei membri dell’equipe. Le check list sono delle liste di controllo o un elenco di elementi da verificare o completare. Possono essere utilizzate per monitorare i compiti svolti, le attività completate o i concetti appresi degli studenti. Sono funzionali soprattutto nei campi d’azione con bambini o disabili poiché riporta una lista di promemoria delle abilità di autonomia, di socializzazione e di corrette esecuzioni di compiti e attività che lo studente deve raggiungere (non coglie però il contesto circostante). Le griglie di osservazione sono strumenti utilizzati per registrare e valutare le prestazioni degli studenti o il loro comportamento in specifiche situazioni di apprendimento (ma anche in altri eventi significativi). Sono molto pratiche e sintetiche , infatti da una parte c’è il soggetto osservato e dall’altra chi osserva. Le scale di valutazione sono strumenti utilizzati per assegnare un valore o un punteggio alle prestazioni o alle competenze degli studenti. Wiggins e McTighe elaborarono il modello di progettazione a ritroso: esso prevede che l’insegnante pianifichi il percorso di apprendimento partendo dagli obiettivi di apprendimento desiderati, invertendo il processo di insegnamento tradizionale che prevede una scala di argomenti base da seguire. Il processo della programmazione a ritroso comprende 3 fasi distinte: 41 1) Determinare gli obiettivi di apprendimento desiderati; 2) Definire prove di apprendimento sulla base di tali obiettivi; 3) Progettare le attività di apprendimento per raggiungere gli obiettivi e le prove identificate. Gli insegnanti possono incorrere in diversi effetti, che non sono sani ai fini di un’apprendimento sano e significativo: Effetto Pigmalione (Rosenthal) = se l’insegnante crede che l’alunno sia meno dotato lo tratterà diversamente, di conseguenza l’alunno interiorizzerà il comportamento e si comportarà da tale. Diventando come l’insegnante aveva immaginato; Effetto Ignoranza = la persona è convinta di sapere una cosa ma non la sa, si autovaluta e ha torto; Effetto boomerang = se un’insegnante apprezza una caratteristica (ordine) tenderà ad aggiungere questa caratteristica anche sugli altri aspetti da valutare. Viceversa, se non apprezza una caratteristica (disordine) tenderà ad aggiungere questa caratteristica come elemento negativo nella valutazione. Effetto stereotipia = l’insegnante fa delle ipotesi su un alunno, escludendo che la situazione possa cambiare (ad esempio un alunno che va male in matematica, l’insegnante esclude che potrà migliorare); Effetto tendenza centrale = l’insegnante mette voti intermedi (né massimo, né minimo) per evitare errori di valutazione; Effetto inerzia o di contrasto = l’insegnante conserva e tiene sempre conto della valutazione iniziale; Effetto severità = gli insegnanti possono attribuire giudizi diversi per lo stesso compito svolto da persone differenti Effetto indulgenza = valutare un alunno positivamente per un bisogno personale di essere giudicati buoni Effetto altalena = giudizi prima alti poi bassi per prove o troppo facili o troppo difficili Tecniche che possono dare una mano: Tecnica time out = resta seduto e ragiona sul comportamento sbagliato Tecnica “making the familiar strange and the strange familiar” = aiuta a ve dere il problema da altri punti di vista durante la fase di analisi (quel problema come lo risolverebbe un altro che non c’entra?). La tecnica consente di vedere il problema con occhi non familiari ed ingenui. Variante di questa tecnica è detta dei supereroi = sfrutta lo stesso meccanismo di ragionamento ma nella fase di ricerca della soluzione (il problema è visto dal punto di vista dei supereroi). 42