Scarica TOLC-PSI: Grammatica e sintassi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! 11.0 INTRODUZIONE ALLA GRAMMATICA E SINTASSI in cosa consiste Competenze linguistiche di base: applicare le conoscenze essenziali di grammatica e sintassi Esercizi applicativi (relativi alla comprensione di un brano): riconoscere nel testo una data funzione o struttura grammaticale, legami logici e sintattici in atto tra i vocaboli formulazioni tipiche • nella frase … che funzione/che cosa è/che ha valore ha …? • nella frase … a cosa si riferisce la parola …? • quale alternativa completa correttamente la la lacuna nella frase … • la congiunzione/avverbio/pronome/locuzione … introduce un complemento/proposizione di che tipo? 11.1 FONOLOGIA E ORTOGRAFIA fonemi e grafemi la fonologia studia i suoi fisici (foni) nella loro funzione linguistica, cioè i fonemi il grafema è il segno grafico che rappresenta un fonema l'alfabeto italiano ha 21 grafemi o lettere; se ne aggiungono 5 con le parole straniere o antiche: J, K, W, X, Y Uno stesso segno può rappresentare suoni diversi (es. la s sorda o sonora); lo stesso suono può corrispondere a più segni (es. q e c + a, o, u); un certo suono può essere rappresentato dalla combinazione di due o tre segni (es. i diagrammi gn, sc, qu, gl e il trigramma gli) vocali in italiano sono 7, rappresentate da 5 segni: si distinguono in aperte (A, È, Ò) e chiuse (I, U, É, Ó) la vocale è tonica quando vi cade l'accento tonico della parola, altrimenti è atona (nella parola circùito la u è tonica e tutte le altre vocali sono atone) la i e la u sono dette vocali deboli perché nella pronuncia sono intermedie tra il suono delle altre vocali forti e le consonanti sono semiconsonanti quando precedono un'altra vocale: se atone, formano con essa una sola sillaba e un dittongo ascendente perché l'intensità del suono aumenta (piazza, piovere, aiuto) sono semivocali quando sono precedute da un'altra vocale: se atone, formano con essa una sola sillaba e un dittongo discendente perché l'intensità del suono diminuisce (pausa, feudo, vai) consonanti criteri di classificazione luogo di articolazione: bilabiali, labiodentali, alveolari, prepalatali, palatali e velari modo di articolazione: occlusive, continue, affricate sorde (prodotte senza vibrazione delle corde vocali) o sonore (con vibrazione delle corde vocali) orali (l'aria esce solo dalla bocca) o nasali (l'aria esce anche dal naso) altre nozioni omografe e omonime: parole scritte nello stesso modo, ma con etimologia e significati diversi (pesca) trittonghi (una sola sillaba): gruppi con una semiconsonante + una vocale + una semivocale (guai) iato (due sillabe): due vocali forti (a, e, o) o una vocale tonica + una vocale forte (spia, baule) 11.1.3 ACCENTO tonico Rafforzarsi della voce o elevazione del tono in corrispondenza di una vocale tonica se cade su: • ultima sillaba, la parola è tronca (bontà) • penultima sillaba, la parola è piana (regina) • terzultima sillaba, la parola è sdrucciola (massimo) • quartultima sillaba, la parola è bisdrucciola (regolano) • quintultima sillaba, la parola è trisdrucciola (récitamelo) grafico Forma scritta dell'accento tonico: se quest'ultimo cade all'interno della parola in genere non viene segnalato graficamente, talvolta lo si fa per comodità quando due termini omografi si distinguono solo per la posizione dell'accento tonico (àncora/ancòra) • grave (`) su vocale aperta (è, ò) • acuto (´) su vocale chiusa (perché) obbligatorio sulle parole tronche di due o più sillabe (età, volontà...) e su alcuni monosillabi con dittongo (ciò, già...) di norma i monosillabi non si accentano (su, qua, qui, sto...); ma alcuni omografi si distinguono grazie all'accento CON ACCENTO SENZA ACCENTO ché=perché che=congiunzione dichiarativa o pronome relativo dà=indicativo presente di dare da=preposione dì=giorno di=preposizione è=indicativo presente di essere e=congiunzione copulativa là=avverbio di luogo la=articolo determinativo femminile lì=avverbio di luogo li=particella pronominale di terza persona né=congiunzione ne=particella pronominale o avverbio sé=pronome tonico se=pronome atono o congiunzione sì=avverbio affermativo si=particella pronominale riflessiva tè=bevanda te=pronome di seconda persona 11.1.4 ALTRI ELEMENTI DI ORTOGRAFIA H non rappresenta un suono • nei digramma CH e GH + E/I per indicare la pronuncia velare di C e G (cerchio, ghiaccio) • per distinguere alcune voci del verbo avere (ho, hai, ha, hanno) • per esclamazioni (ah, ahi, ohi) • in alcuni termini di origine straniera (hotel, hobby, hostess) Q solo nel diagramma QU per rendere il suono velare davanti a vocale (quale, quota) lo stesso suono velare è reso da CU (arcuare, cuoio) la forma raddoppiata è sempre CQU (acqua, nacque) unica eccezione è la forma QQU nella parola soqquadro CE/CIE; GE/GIE pronuncia palatale gruppi CIE, GIE (quando la i è atona) hanno la stessa pronuncia di CE, GE si trovano in poche parole con i rispettivi derivati • CIE: cieco, società, specie, superficie, deficiente, sufficiente, arciere, braciere, crociera, paciere, pasticcere • GIE: effigie, raggiera, igiene SCE/SCI SC è un diagramma per rendere il suono sibilante palatale se seguito da E/I (discesa, conoscenza, ascensore) vale come S impura + C velare se seguito da A/O/U (scoperta, scuola, scatola) il gruppo SCIE compare solo in usciere e nelle parole scienza, coscienza e derivati (scientifico, coscienzioso...) CIA/GIA/SCIA>CIE/GIE/SCIE Parole terminanti in CIA, GIA, SCIA mantengono la i tonica anche nel plurale (farmacie, magie, scie) Parole terminanti in CIA, GIA con i atona al plurale: Mantengono la i atona solo se la sillaba finale è preceduta da vocale (ciliegie, camicie) Perdono la i atona se la sillaba finale è preceduta da consonante (province, piogge) Parole uscenti in SCIA (i atona) al plurale escono sempre in SCE (fasce, lisce) Nella coniugazione dei verbi uscenti in CIARE, GIARE, SCIARE la i scompare davanti a desinenze che iniziano con E (lancerò, mangerei) GN Diagramma che rappresenta un unico suono nasale e di norma non inserisce i davanti a vocale (castagna, bagno) fanno eccezione i casi in cui: la i è parte della desinenza di un verbo (insegniamo, sogniamo) La i è accentata (compagnìa) non confondere la grafia GN con quella del gruppo NI (miniera, NON mignera) P e B Davanti alle consonanti P e B si usa la nasale M e non la N (bambino, ambito) DOPPIE Z e G non sono mai doppie nei suffissi ZIONE e GIONE (stazione, prigione) Z non è quasi mai doppia davanti a IA, IE, IO (polizia, grazie, vizio; MA razzia, pazzia) B non si raddoppia davanti al suffisso BILE (possibile, mobile) Spesso si raddoppia la consonante iniziale di una parola dopo i prefissi A, DA, FRA, SU, SOPRA, CONTRO (addurre, sovrapporre, contraddire) 11.2 MORFOLOGIA cos'è studia struttura, forma, composizione e suddivisione delle parole 9 parti del discorso 5 VARIABILI: articolo, nome, aggettivo, pronome, verbo 4 INVARIABILI: avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione 11.2.3 AGGETTIVO funzione si affianca al nome, con il quale si accorda per genere e numero, per specificarne una qualità o determinarlo in modo più preciso direttamente con funzione attributiva (mi hanno regalato un vestito elegante) tramite un verbo con funzione predicativa (il mio vestito è elegante) preceduto dall'articolo, può avere valore sostantivato (l'utile, il suo) può essere usato con valore avverbiale (parlare chiaro=chiaramente) QUALIFICATIVI attribuiscono una qualità al nome (un cappello rosso) classe aperta: possono essere primitivi (freddo), derivati (femminile), alterati (verdino) e composti (variopinto) variano la desinenza al singolare e al plurale, a volte al maschile e al femminile: • aggettivi uscenti in ISTA (egoista) hanno forma unica al singolare e doppia al plurale (egoisti/e) • alcuni aggettivi sono invariabili (pari, blu, viola) N.B. se l’aggettivo si riferisce a più nomi di numero e genere diverso, è concordato al maschile plurale (i colori erano fantastici) GRADI POSITIVO: esprime la qualità senza specificarne la misura (bello) COMPARATIVO: indica la qualità istituendo un confronto quantitativo con un altro termine DI MAGGIORANZA: qualità nel primo termine maggiore rispetto al secondo (Gianni è più bello di Gino) DI MINORANZA: qualità nel primo termine minore rispetto al secondo (Gianni è meno bello di Gino) DI UGUAGLIANZA: qualità uguale nel primo e nel secondo termine (Gianni è bello come Gino) SUPERLATIVO: indica il possesso della qualità in misura massima (bellissimo) ASSOLUTO: senza termini di confronto; si forma: • aggiungendo il suffisso ISSIMO alla radice -> felicissima • aggiungendo un avverbio che intensifica il significato (estremamente, molto) -> molto felice • con prefissi (arci, extra, iper, sopra, stra, super, ultra) -> superfelice alcuni ggettivi di derivazione latina formano il superlativo assoluto con il suffisso ERRIMO o ENTISSIMO: acre-acerrimo benevolo-benevolentissimo celebre-celeberrimo malevolo-malevolentissimo integro-integerrimo munifico-munificentissimo misero-miserrimo benefico-beneficentissimo salubre-saluberrimo RELATIVO (di maggioranza o di minoranza): qualità presente in misura massima o minima in rapporto a un insieme di altri elementi (Marta è la più felice tra noi e la meno triste di tutti) alcuni aggettivi di derivazione latina, nel comparativo e nel superlativo assoluto, hanno le loro forme autonome dette organiche: POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO ASSOLUTO Buono più buono/migliore buonissimo/ottimo Cattivo più cattivo/peggiore cattivissimo/pessimo Piccolo più piccolo/minore piccolissimo/minimo Grande più grande/maggiore grandissimo/massimo Alto più alto/superiore altissimo/supremo/sommo Basso più basso/inferiore bassissimo/minimo migliore, peggiore, maggiore e minore non possono essere preceduti anche dall'avverbio (Virgilio è migliore di Omero NON Virgilio è più migliore di Omero) DETERMINATIVI individuano il nome e ne specificano l'appartenenza, la collocazione, la quantità ecc. (la tua casa, questa sedia, alcune persone) classe chiusa: non possono essere alterati e non hanno diversi gradi POSSESSIVI: indicano rapporto di proprietà (la mia macchina), di relazione (tua sorella), di pertinenza (la vostra città), di consuetudine (la loro corsa mattutina) determinano il nome della cosa posseduta e indicano chi è il possessore: • chi parla: prima persona MIO/NOSTRO • chi ascolta: seconda persona TUO/VOSTRO • chi o ciò di cui si parla: terza persona SUO/LORO (SUO per un possessore unico, LORO se almeno due) PROPRIO si usa: • al posto di SUO e LORO, solo quando chi possiede è anche il soggetto della frase (i viaggiatori hanno perso i loro bagagli) • quando il soggetto è indefinito (ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità) • quando nel contesto usare SUO creerebbe ambiguità (Anna ha incontrato Sara davanti a casa propria) • d’obbligo nelle frasi impersonali (bisogna ammettere i propri errori) ALTRUI (=di altri) si usa quando il possessore è indefinito ed è sempre posposto al nome a cui si riferisce (si devono rispettare le opinioni altrui) DIMOSTRATIVI: collocano il nome a cui si riferiscono nello spazio, nel tempo e nel discorso • QUESTO/A/I/E: vicino a chi parla (questo è il libro che cercavo) • CODESTO/A/I/E: vicino a chi ascolta (portami codesto libro) • QUELLO/A/I/E: lontano sia da chi parla sia di chi ascolta (vuoi quel libro?) INDEFINITI: danno informazioni generiche su quantità (alcune persone mi sono antipatiche) e qualità (è una persona qualunque) del nome a cui si riferiscono SINGOLARE PLURALE alcuno - alcuna alcuni - alcune alquanto - alquanta alquanti - alquante altrettanto - altrettanta altrettanti - altrettante altro - altra altri - altre certo - certa certi - certe certuno - certuna certuni - certune ciascuno - ciascuna // - // diverso - diversa diversi - diverse molto - molta molti - molte nessuno - nessuna // - // ogni - ogni // - // SINGOLARE PLURALE parecchio - parecchia parecchi - parecchie poco - poca pochi - poche qualche - qualche // - // qualunque - qualunque // - // qualsiasi - qualsiasi // - // qualsivoglia - qualsivoglia // - // tale - tale tali - tali taluno - taluna taluni - talune tanto - tanta tanti - tante troppo - troppa troppi - troppe tutto - tutta tutti - tutte vario - varia vari - varie INTERROGATIVI ED ESCLAMATIVI: si usano per chiedere informazioni (quali intenzioni avete?) O esprimere stupore (che bel quadro!) circa il nome a cui si riferiscono SINGOLARE PLURALE quanto - quanta quanti - quante quale - quale quali - quali che - che che - che IDENTIFICATIVI: precisano l'identità del nome a cui si riferiscono (è lo stesso ragazzo di ieri) SINGOLARE PLURALE stesso - stessa stessi - stesse medesimo - medesima medesimi - medesime NUMERALI: precisano il numero del nome a cui si riferiscono CARDINALI • sono invariabili eccetto UNO (femminile una) e MILLE (plurale duemila ecc.) • MILIONE e MILIARDI sono sostantivi -> hanno il plurale (milioni, miliardi) e se seguiti da una determinazione vogliono la preposizione DI (5 milioni di euro) ORDINALI: indicano l'ordine di successione di una serie, sono variabili in genere e numero, possono essere scritti in cifre romane (secolo XX) MOLTIPLICATIVI: indicano una quantità maggiore di un'altra di un certo numero di volte (doppio, triplo, quadruplo ecc.; duplice, triplice ecc.) altri numerali che non hanno quasi mai funzione aggettivale: • FRAZIONARI (sostantivati: un terzo di stipendio; aggettivali: mezzo litro) • DISTRIBUTIVI (locuzioni avverbiali: in fila per due) • COLLETTIVI (un paio, una decina) AMBEDUE ed ENTRAMBI/E sono numerali 11.2.4 PRONOME funzione di sostituire un'altra parte del discorso per evitare ridondanza capacità determinativa: precisa caratteristiche di quantità, qualità e collocazione spazio-temporale del termine che sostituisce PERSONALI indicano chi parla (prima persona), chi ascolta (seconda persona), di chi o di cosa si parla (terza persona) tutti hanno singolare e plurale, ma solo la terza persona concorda in genere forme diverse per indicare la funzione sintattica di soggetto e complemento; per il complemento si hanno forme toniche (accentate) e forme atone (prive di accento), che si appoggiano al verbo che le precede (dàmmi) o le segue (mi dài) SOGGETTO COMPLEMENTO FORMA TONICA FORMA ATONA io me (di me, a me, con me…) mi tu te (di te, a te, con te…) ti egli (lui), esso lui (di lui, a lui, con lui…), sè lo, gli, ne (=di lui), si ella (lei), essa lei (di lei, a lei, con lei…), sè la, le, ne (=di lei), si noi noi (di noi, a noi, con noi…) ci voi voi (di voi, a voi, con voi…) vi essi (loro) essi, loro (di loro, a loro…) li, ne (=di loro), si esse (loro) esse, loro (di loro, a loro…) le, ne (=di loro), si • i pronomi atoni MI, TI, SI, CI, VI posso valere come complemento oggetto (mi vide) o come complemento di termine (mi disse) • il pronome NE può valere come di lui, di lei, di loro (non me ne parlare) e come da lui, da lei, da loro (non ne ho ricavato niente) • non usare un pronome se nella frase è già presente un nome nella stessa funzione (al bambino il genitore deve dare NON al bambino il genitore deve dargli) • TE o ME non vanno usati come soggetto ma solo come complementi (vieni anche tu al cinema? NON vieni anche te al cinema?) RIFLESSIVI: per costruire la forma riflessiva dei verbi, in cui l'azione del soggetto ricade sul soggetto stesso • prima e seconda persona singolare e plurale: MI, TI, CI, VI (noi ci laviamo) • terza persona singolare e plurale, maschile e femminile: SI (esse si lavano) • forme impersonali: CI (ci si lava) POSSESSIVI gli aggettivi possessivi MIO, TUO, SUO, NOSTRO, VOSTRO, LORO, PROPRIO, ALTRUI si usano anche come pronomi: si riferiscono al nome e indicano il possessore • SUO in riferimento a un singolo (Giulia ha fatto i compiti e anche Marco ha eseguito i suoi) • LORO in riferimento a due o più (aiutando Piero nei compiti, Marco e Giulia fanno anche i loro) • PROPRIO per disambiguare quando il possessore è anche il soggetto della frase (mentre Giulia stava aspettando la valigia, Marco trovò la propria) • ALTRUI per possessore indefinito (stai agendo per il tuo bene, ma non credo per l’altrui) DIMOSTRATIVI precisano la posizione del nome a cui si riferiscono rispetto a spazio, tempo e discorso • alcuni valgono anche come aggettivi: QUESTO, CODESTO, QUELLO, STESSO, MEDESIMO • altri sono solo pronomi: QUESTI, QUEGLI, COSTUI, COSTEI, COSTORO; COLUI, COLEI, COLORO, CIÒ, NE INDEFINITI indicano una quantità indeterminata rispetto al nome a cui riferiscono • alcuni aggettivi indefiniti sono anche pronomi • altri sono solo pronomi: QUALCUNO/A, OGNUNO/A, CHIUNQUE, QUALCOSA, NIENTE, NULLA, ALTRI (=un altro)... INTERROGATIVI ed ESCLAMATIVI • gli interrogativi CHE, QUALE, CHI, CHE COSA introducono a una domanda diretta (che cosa è accaduto?) o indiretta (vorrei sapere cosa è accaduto) • gli stessi sono esclamativi quando esprimono emozioni/sentimenti (che lezione noiosa!) RELATIVI sostituiscono una parte del discorso e connettono due proposizioni: IL QUALE, LA QUALE, I QUALI, LE QUALI, CHE, CHI, CUI • CHE vale per tutti i generi e numeri= il quale, la quale, i quali, le quali • CHI è il pronome doppio= colui che/colui il quale, è anche pronome misto perchè include un dimostrativo (colui) e un relativo (il quale) • CUI esprime i complementi indiretti e serve per tutti i generi e numeri= del quale, della quale, dei quali, delle quali, al quale, alla quale, ai quali, alle quali CHE • può essere solo soggetto o complemento oggetto (l’insegnante di cui ti ho parlato NON l’insegnante che ti ho parlato) • pronome relativo se si trova dopo un nome o è riferito a un nome, sostituibile a il quale, la quale, i quali, le quali (la donna che ho visto) • congiunzione se si trova dopo un verbo, un aggettivo o un avverbio, non sostituibile a il quale, la quale, i quali, le quali (ti dico che hai torto) • pronome o aggettivo interrogativo/esclamativo se esprime una domanda o un’emozione (dimmi che hai fatto/che hai combinato!) 11.2.5.1 VERBO funzione Indica un'azione, fatta o subita, uno stato o una condizione del soggetto struttura radice (parte invariabile) + vocale tematica + desinenza (muta in base a genere e numero) morfologia MODO: maniera in cui viene presentata l'azione o la condizione certezza, realtà, possibilità, desiderio, timore, condizione, comando TEMPO: rapporto cronologico tra l'azione e il momento in cui se ne parla o tra due azioni contemporaneità, anteriorità, posteriorità PERSONA E NUMERO: a chi il verbo fa riferimento parlante (prima persona), ascoltatore (seconda persona), altri (terza persona) FORMA O DIATESI: rapporto logico tra verbo e soggetto, cioè se l'azione è agita o subita attiva, passiva, riflessiva ASPETTO: quanto dura un'azione, come si svolge, se è conclusa o in corso SIGNIFICATO: se il verbo ha senso compiuto da solo o se collega il soggetto a un'altra parte nominale che gli dà significato predicativo (c'è un vestito), copulativo (il vestito è bianco) GENERE: se l'azione si muove dal soggetto a un oggetto o se non esiste un oggetto transitivo (può essere passivo), intransitivo (non può essere passivo) CONIUGAZIONI • REGOLARI: verbi che formano tutte le voci dalla stessa radice • IRREGOLARI: mutano anche la radice • DIFETTIVI: presentano solo alcune voci ESSERE e AVERE: coniugazione propria irregolare, ausiliari=formano i tempi composti • 1ª coniugazione: infinito presente in ARE (amare) • 2ª coniugazione: infinito presente in ERE (mettere) • 3ª coniugazione: infinito presente in IRE (sentire) verbi che non terminano in ARE, ERE, IRE: 2ª coniugazione (comporre) MODI e TEMPI MODI FINITI: coniugati secondo tempi, persone e numeri INDICATIVO: fatti ritenuti veri da chi parla CONGIUNTIVO: azione/condizione/stato possibili, verosimili o irreali (desiderio, potenzialità, dubbio, timore); dopo penso che, credo che, ritengo che, sembra che CONDIZIONALE: azioni/fatti/situazioni la cui attuazione non è certa ma sottoposta a condizione, eventualmente anche irrealizzabile IMPERATIVO: volontà che una cosa avvenga o si faccia; solo seconda persona singolare e plurale, per le altre persone congiuntivo esortativo MODI INDEFINITI/IMPLICITI: privi di persona e numero INFINITO, PARTICIPIO, GERUNDIO tempi fondamentali: presente, passato, futuro TEMPI SEMPLICI • forma attiva: una sola parola (amo) • forma passiva: essere + participio passato (sono amato) TEMPI COMPOSTI • forma attiva: essere/avere + participio passato del verbo (saranno venuti) • forma passiva: essere + stato + participio passato del verbo (è stato chiamato) • quando l’ausiliare è AVERE il participio passato resta invariato a prescindere da numero e genere (le sorelle hanno festeggiato il Natale) • quando l’ausiliare è ESSERE il participio passato concorda con il soggetto in numero e genere (le sorelle sono state accolte) MODO TEMPI NEL PRESENTE NEL PASSATO NEL FUTURO indicativo presente imperfetto-passato prossimo/remoto- futuro semplice/anteriore trapassato prossimo/remoto congiuntivo presente imperfetto-passato-trapassato // condizionale presente passato // imperativo presente // // infinito presente passato // participio presente passato // greundio presente passato // FORMA/DIATESI • ATTIVA: il soggetto compie l’azione (io scrivo un libro) • PASSIVA: il soggetto subisce l’azione compiuta da altri (il libro è stato scritto da me) • RIFLESSIVA: il soggetto è anche l’oggetto dell’azione (io mi correggo) PASSIVA (solo transitivi) • tempi semplici e composti del verbo essere + participio passato del verbo • non confondere i tempi composti dei verbi intransitivi (è partito) con i tempi semplici dei verbi passivi (è punito) • nei tempi semplici del passivo si può usare VENIRE come ausiliare (i libri vengono letti) • SI PASSIVANTE: particella pronominale SI + terza persona singolare/plurale attiva di un verbo transitivo, senza specificare agente/causa efficiente (si teme un inverno freddo=un inverno freddo è temuto) RIFLESSIVA (solo transitivi) • voce verbale attiva + particelle pronominali MI, TI, SI, CI, VI che fanno da oggetto • se accompagnato da un SERVILE (dovere, potere, volere): ausiliare ESSERE quando la particella pronominale precede il verbo (si è voluto vestire), ausiliare AVERE quando la particella pronominale segue il verbo (ha voluto vestirsi) • RIFLESSIVA RECIPROCA: quando il verbo esprime un rapporto scambievole (Diego e Lucia si baciano=Diego bacia Lucia + Lucia bacia Diego) • RIFLESSIVA APPARENTE: quando la particella pronominale vale come complemento di termine e non come oggetto (Anna si è lavata le mani=Anna lava le mani a sè -> TRANSITIVO PRONOMINALE) INTRANSITIVA PRONOMINALE • con alcuni intransitivi (vergognarsi, arrendersi, imbattersi, impadronirsi, sedersi, pentirsi…) che hanno le stesse particelle pronominali dei riflessivi, ma senza una funzione specifica • la coniugazione dei pronominali transitivi e intransitivi segue quella passiva • genere TRANSITIVO: hanno l’oggetto -> attivo, passivo, riflessivo • genere INTRANSITIVO: non prevedono mai l’oggetto -> attivo 11.2.7 PREPOSIZIONE funzione mette in relazione le parole di una frase o due frasi tra loro funzione subordinante: usate per introdurre i complementi indiretti (la mamma di Carla) e le proposizioni subordinate implicite (esco per comprare il gelato) classificazione PROPRIE: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra IMPROPRIE: avverbi, aggettivi o verbi che assumono la funzioe di preposizione • avverbi: davanti, dietro, prima, dopo, dentro, sopra, sotto, circa, contro, intorno... (il telecomando è sopra al tavolo) • aggettivi: lungo, lontano, vicino, salvo, secondo... (la pista ciclabile corre lungo il Naviglio) • verbi: nonostante, escluso, eccetto, durante, mediante... (Alice è partita nonostante il traffico) articolate quando le preposizioni semplici si fondono con l'articolo indeterminativo • di + articolo determinativo: del, dello, della, dei, degli, delle • a + articolo determinativo: al, allo, alla, ai, agli, alle • da + articolo determinativo: dal, dallo, dalla, dai, dagli, dalle • in + articolo determinativo: nel, nello, nella, nei, negli, nelle • con + articolo determinativo: col, collo, colla, coi, cogli, colle • su + articolo determinativo: sul, sullo, sulla, sui, sugli, sulle locuzioni prepositive combinazioni fisse di parole con funzione di preposizione: in mezzo a, a fianco di, accanto a, insieme a, a causa di, a proposito di... 11.2.8 CONGIUNZIONE funzione uniscono tra loro due o più parole di una proposizione o due o più proposizioni di un periodo classificazione azione coordinativa se collegano due o più elementi sintatticamente equivalenti e autonomi tra loro • copulative: e, né, anche, pure, inoltre, ancora, perfino, neanche, neppure, nemmeno… (Andrea e Marco mi hanno chiamata ieri) • avversative: ma, tuttavia, però, al contrario, per altro, ciò nonostante, pure, eppure, anzi, bensì, piuttosto, invece, nonostante… (ha chiamato Sara ma tu non c’eri) • disgiuntive: o, ovvero, ossia, oppure, altrimenti… (andiamo al mare oppure in montagna) • dichiarative o esplicative: infatti, difatti, in effetti, effettivamente, in realtà, ossia, ovvero, vale a dire… (Mario è un ammiraglio, vale a dire il capo della nave) • conclusive: dunque, perciò, quindi, inoltre, insomma, pertanto, allora, per cui… (ho mangiato troppo gelato, perciò ho il mal di pancia) • correlative: e...e, o...o, sia...sia, né...né, ora...ora, non solo...ma anche, tanto...quanto, tale...quale … (non mangio né la frutta, né la verdura) azione subordinativa se collegano due o più elementi sintatticamente non equivalenti introducendo proposizioni subordinate a una reggente • dichiarative: che, vale a dire, come, cioé… (questo mi dispiace, cioè la cattiva influenza di Paolo su Luca) • finali: perché, affinché, tanto che, cosicché… (ha corso molto veloce, tanto che ha vinto la gara) • condizionali: se, qualora, purché, a patto che… (te lo presto purché me lo riporti) • causali: perché, poiché, siccome, giacché, in quanto che, dato che… (mi sono svegliato perché ho fatto un incubo) • concessive: sebbene, anche se, nonostante, benché, anche quando, qualora… (ha fatto finta di niente sebbene sapesse la verità) • consecutive: cosicché, tanto che, in modo che, al punto che… (Giorgio è influenzato al punto che non è potuto venire) • temporali: quando, finché, fin quando, ogni qual volta, ogni volta che, da che, da quando, dopo che, prima che, intanto che… (ho aspettato finché Clara è uscita) • comparative: come, così...come, che, di quanto … (Michele preferisce bere un caffé che una camomilla) • modali: come se, come, nel modo che… (ha parlato come se non gli importasse nulla) • interrogative indirette: se, come, quando, perchè… (non so se Giorgio verrà a trovarci) • avversative: mentre, ma, quando, laddove… (non sono arrabbiato ma sono triste) • limitative: che, per quanto, in quanto… (che io sappia, Tommaso è partito) • esclusive: senza, salvo che, eccetto che… (parla sempre senza riflettere) 11.2.9 INTERIEZIONE funzione esprime una reazione improvvisa, una condizione dell'animo, senza collegamento sintattico con il resto del discorso classificazione proprie: suoni semplici (ah, oh, ahi, ehi...) e complessi (ohibò, eia, auff...) improprie: parole o gruppi di parole usati con funzione di interiezione (bene!, bravo!, evviva!, santo cielo!...) 11.3.2 PREDICATO cos'è elemento della frase che dice (predica) qualcosa a proposito del soggetto: chi è, come è, cosa fa o subisce, in che situazione si trova... caratteristiche concorda in numero, persona e genere con il soggetto (Irene e Chiara sono partite [terza persona plurale, femminile]) verbale costituito da un verbo predicativo, verbo che ha senso compiuto anche da solo può essere attivo o passivo, riflessivo, transitivo o intransitivo gli ausiliari ESSERE (=esistere) e AVERE (=possedere), quando hanno valore assoluto, sono predicativi verbi servili e fraseologici si analizzano insieme al verbo da loro retto, come un solo predicato nominale costituito da ESSERE + nome/pronome/aggettivo (il cielo è azzurro) voce del verbo ESSERE: copula nome/pronome/aggettivo: parte nominale o nome del predicato, che concorda in numero e genere con il soggetto verbi copulativi altri verbi che servono a collegare il soggetto a un nome/aggettivo sembrare, parere, divenire, diventare, riuscire, risultare (Giovanni sembra gentile) alcuni intransitivi che indicano un modo d'essere: nascere, morire, stare, restare, rimanere, vivere (Paolo è rimasto povero) al passivo i verbi • appellativi: dire, chiamare, soprannominare… (Gianni è soprannominato il Furbo) • elettivi: eleggere, creare, nominare… (il senatore è stato eletto presidente) • estimativi: credere, giudicare, ritenere, stimare… (ti considero un uomo buono) • effettivi: fare, rendere… (il caldo mi ha reso nervoso) il loro significato viene completato dal complemento predicativo (11.3.4) 11.3.3 COMPLEMENTO OGGETTO (DIRETTO) cos'è elemento verso cui transita l'azione espressa dal predicato caratteristiche si collega direttamente al verbo, senza essere introdotto da una preposizione se introdotto dalle preposizioni articolate del, della, dei, delle, degli, queste hanno funzione di articolo partitivo (portammo del gelato) è presente solo in unione con verbi transitivi attivi alcuni intransitivi integrati da un complemento oggetto interno (dormire un sonno profondo) 11.3.4 COMPLEMENTO PREDICATIVO (DIRETTO) cos'è nome/aggettivo che completa il significato del verbo, riferito grammaticalmente al soggetto (la tua affermazione sembra vera) all'oggetto (i compagni considerano Carla intelligente) caratteristiche predicativi del soggetto si hanno con i verbi copulativi e forme passive di elettivi, appellativi, estimativi, effettivi (Pietro è ritenuto un bambino bello) i verbi che alla forma passiva reggono il predicativo del soggetto, nella forma attiva reggono il predicativo dell'oggetto (tutti ritengono Pietro un bambino bello) pur essendo un complemento diretto, può essere introdotto da preposizioni (è di guardia), avverbi e locuzioni (fu scelto come portavoce) 11.3.7 COMPLEMENTI D'AGENTE E DI CAUSA EFFICIENTE funzione sono il soggetto logico della frase (sarebbero il soggetto grammaticale se il verbo fosse attivo) dipendono da un predicato verbale transitivo e passivo d'agente indica l'essere vivente da cui è compiuta l'azione espressa dal verbo passivo (il divano è stato graffiato dal gatto) di causa efficiente indica l'essere inanimato da cui origina l'azione passiva (la casa è battuta dalla tempesta) introdotti da preposizione DA o locuzioni che la equivalgono (a opera di, da parte di) particella pronominale NE (ho assistito all'incidente e ne (=da esso) sono rimasto sconvolto) 11.3.8 COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE funzione specifica e precisa il termine da cui dipende (sempre un sostantivo) tipologie • attributiva: il complemento vale come attributo (le vacanze di Pasqua=pasquali) • di possesso: indica a chi/cosa appartiene il nome reggente (la casa del nonno) • di pertinenza o relazione: indica un rapporto (la sorella di Anna; l’incarico di Giovanni) • epesegetica: precisa un nome generico (l’albero di ciliegio) • soggettiva: trasformando in frase il gruppo nome + c. di specificazione, quest’ultimo assume la funzione di soggetto (il timore degli animali —> gli animali temono) • oggettiva: trasformando in frase il gruppo nome + c. di specificazione, quest’ultimo assume la funzione di oggetto (il desiderio di gloria —> desiderare la gloria) introdotto da preposizione DI e le sue varianti articolate (il giardino della mia casa) 11.3.9 COMPLEMENTO PARTITIVO funzione esprime una precisazione relativa al numero: esprime il "tutto" di cui il nome/aggettivo che lo regge indica la parte caratteristiche può essere espresso dalla particella pronominale NE (ho molti libri, ma ne ho letti pochi) può dipendere da aggettivi di grado superlativo relativo (la mia amica era la più bella della scuola) introdotto da preposizioni DI, FRA, TRA (alcuni dei presenti protestarono, molti tra gli altri no) 11.3.12 COMPLEMENTI DI ABBONDANZA E DI PRIVAZIONE abbondanza indica ciò di cui si è forniti in misura notevole retto da verbi, nomi e aggettivi che indicano eccesso introdotto dalla preposizione DI (Luca è ricco di interessi culturali) privazione indica ciò di cui si è forniti in misura ridotta retto da verbi, nomi e aggettivi che indicano difetto introdotto dalla preposizione DI (sono stati privati della libertà) o da SENZA (comprarono una casa senza balcone = priva di) 11.3.13 COMPLEMENTO DI TERMINE O DELL'OGGETTO INTERNO funzione indica la persona, l'animale o la cosa verso cui tende l'azione dipende da verbi (Marco offre un fiore a Paola) aggettivi come caro, grato, idoneo, contrario, uguale, simile... (sono grato al mio maestro) nomi, per lo più derivati dagli aggettivi sopraelencati (porto gratitudine al mio maestro) introdotto introdotto dalla preposizione A 11.3.14 COMPLEMENTI DI VANTAGGIO, SVANTAGGIO ED ETICO vantaggio e svantaggio indicano a favore o a danno di chi/cosa l'azione si compie introdotti da PER, A, A FAVORE DI, A DANNO DI (l'ha fatto per te; ha testimoniato a tuo danno) etico esprime la partecipazione affettiva all'azione espressa dal verbo compare solo nelle forme dei pronomi personali MI, TI, SI, CI, VI (che mi combini?; che mi racconti?) 11.3.17 COMPLEMENTI DI TEMPO funzione indicano in quale circostanza di tempo si svolge quanto espresso dal verbo tempo determinato indica il momento in cui si svolge un'azione introdotto dalle preposizioni IN, A, DI o da nessuna (nel 1945 finì la guerra; a marzo piove) tempo continuato indica la durata di quanto espresso dal verbo introdotto dalle preposizioni PER, IN, A, DA o da nessuna (ha piovuto (per) tutto il giorno; aspettai a lungo) 11.3.18 COMPLEMENTO DI CAUSA funzione indica il motivo per cui avviene qualcosa introdotto dalle preposizioni PER, DI, DA, A CAUSA DI... (è morto di cancro; si piegano in due dal ridere) si distingue causa interna (piango di dolore) causa esterna (piango per la tua cattiveria) causa impediente (non dormo dal dolore) 11.3.19 COMPLEMENTO DI FINE funzione indica lo scopo di un'azione, ma può anche completare un sostantivo introdotto dalle preposizioni PER, DA, IN, AL FINE DI... (la cornice serve per il quadro; è un cane da guardia) N.B. non confondere i complementi di causa (i ragazzi esultano per la vittoria) e di fine (i ragazzi gareggiano per la vittoria) 11.3.22 COMPLEMENTO DI COMPAGNIA E DI UNIONE compagnia indica l'essere animato in compagnia del quale l'azione del verbo viene compiuta o accade (è piacevole stare insieme ad Azul) unione indica l'essere inanimato in compagnia del quale l'azione del verbo viene compiuta o accade (prendo un gelato con panna) introdotti da CON, INSIEME A, IN COMPAGNIA DI... N.B. non confondere i complementi di mezzo, modo e unione: • l’oratore convinse il pubblico con eloquenza (c. di mezzo) • l’oratore parlò con eloquenza (c. di modo) • il contadino va nel campo con la zappa (c. di unione) • il contadino lavora il campo con la zappa (c. di mezzo) 11.3.23 COMPLEMENTO DI ARGOMENTO funzione indica la persona, animale, cosa o tema di cui si parla caratteristiche retto da nomi o verbi che esprimono un'idea di comunicazione (parlare, scrivere...) introdotto da DI, SU, A PROPOSITO DI, INTORNO A... (parliamo di te; era incerto sul da farsi) 11.3.24 COMPLEMENTO DI MATERIA funzione indica di quale sostanza è composto un oggetto introdotto da IN, DI (ho una tuta di cotone; vide sul colle una casa in pietra) oppure espresso mediante aggettivi (il fungo era di consistenza legnosa) 11.4 SINTASSI DELLA FRASE COMPLETA (ANALISI DEL PERIODO) frase complessa o periodo concatenazione di proposizioni compiuta per forma e significato a ogni predicato corrisponde una proposizione struttura ogni periodo ha una proposizione indipendente o principale se ha una o più coordinate alla principale il periodo è composto le altre proposizioni sono subordinate alla principale o subordinate/coordinate a un'altra coordinata 11.4.1 COORDINAZIONE O PARATASSI paratassi si ha quando in un periodo le proposizioni sono collegate, attraverso punteggiatura o congiunzioni, in modo paritario allo stesso livello sintattico può essere: tra principali (uscì presto, incontrò un amico e andarono al parco = due coordinate alla principale) tra dipendenti (uscì presto per incontrare un amico e andare con lui al parco = due proposizioni subordinate di primo grado finali, coordinate tra loro in quanto dipendono dallo stesso predicato) in base al tipo di congiunzione copulativa: e, anche, inoltre, né, neppure (non so dove sia Franco né quando tornerà) avversativa: anzi, ma, però, tuttavia, eppure, piuttosto (cerco Franco, ma non lo trovo) disgiuntiva: o, ovvero, oppure (non so se telefonare a Franco o andarlo a trovare) conclusiva: quindi, dunque, ebbene, perciò, allora (il tempo è brutto, quindi sto in casa) dichiarativa o esplicativa: cioè, infatti, invero, ossia (Franco non c'è, ossia non si trova) correlativa: e...e, o...o, sia...sia, né...né (né voglio ascoltarti, né devo) polisindeto nel periodo si ripete più volte una coordinazione mediante congiunzioni (il signor Rossi né si è presentato, né ha scritto, né ha telefonato in ufficio) asindeto nel periodo le frasi sono separate solo da segni di interpunzione deboli, cioè la virgola e il punto e virgola (il sole stava calando, l'aria era ferma, il mare era calmo) 11.4.2 SUBORDINAZIONE O IPOTASSI ipotassi si ha quando in un periodo le proposizioni sono in rapporto gerarchico: la principale/reggente e le sue eventuali coordinate sono autonome, le subordinate/secondarie ne dipendono sia per grammatica che per senso i nessi di dipendenza possono essere istituiti attraverso congiunzioni subordinanti appena entra nel bar, Paolo saluta gli amici prima di andare al banco per chiedere una birra le dirette subordinate della principale sono di 1º grado, le loro dipendenti di 2º grado e così via subordinata esplicita ha il verbo di modo finito (indicativo, condizionale, congiuntivo, imperativo) quando arriverà il treno i passeggeri saliranno la congiunzione introduttiva aiuta a capire il rapporto con la reggente il verbo di modo finito esprime persona e numero del soggetto della proposizione la subordinata esplicita indica meglio quale relazione temporale intercorre con la reggente: contemporaneità, anteriorità, posteriorità subordinata implicita ha il verbo di modo indefinito (infinito, gerundio, participio) uscendo prenderò l'ombrello esprime il rapporto temporale con la reggente • participio presente = contemporaneità (il garage, facente parte dell’edificio, è incluso nella vendita) • participio passato = anteriorità (arrivato a casa, andò subito a letto) • infinito e gerundio presente = contemporaneità (penso di capire; leggendo, imparavo) • infinito e gerundio passato = anteriorità (penso di aver capito; avendo letto, ho imparato) valori del gerundio • temporale: andando a scuola, ho visto un incidente (=mentre andavo) • causale: avendo capito, risolse subito il problema (=poichè aveva capito) • concessivo: pur essendo contraria, mi adeguerò (=sebbene io sia contraria) • ipotetico: volendo, potresti (=se tu volessi) • modale: si allontanò correndo (=di corsa) • strumentale: facendo esercizio ho imparato (=per mezzo dell’esercizio) 11.4.5.1 PROPOSIZIONI SUBORDINATE complementari dirette o sostantive fungono da soggetto o oggetto della reggente: aspetto che tu turni (=il tuo ritorno) SOGGETTIVE completano il predicato della reggente facendogli da soggetto se esplicite introdotte dalla congiunzione CHE verbo all'indicativo (si sa che non sta bene), al congiuntivo (è bene che tu stia qui) o al condizionale (si dice che non sarebbe tornato) se implicite verbo all'infinito (è piacevole uscire in barca) eventualmente preceduto dalla preposizione DI (gli sembrava di volare) OGGETTIVE completano il predicato della reggente facendogli da oggetto se esplicite introdotte dalla congiunzione CHE verbo all'indicativo (ti dico che sono sicuro), al congiuntivo (credevo che tu fossi uscita) o al condizionale (penso che saresti felice) se implicite verbo all'infinito (desidero incontrarti) spesso preceduto dalla preposizione DI (ho confessato di aver rubato) DICHIARATIVE precisano un elemento della reggente: un pronome (questo mi piace, che sorridi), un avverbio (così capita che ci incontriamo spesso), un nome (feci una proposta: partire) se esplicite introdotte dalla congiunzione CHE verbo all'indicativo (ho la certezza che ci rivedremo presto), al congiuntivo (restava il dubbio che quell'avventura fosse assurda) o al condizionale (pensavo a quello che avevi detto, cioè che nessuno mi avrebbe creduto) se implicite (solo se il soggetto è lo stesso della reggente) verbo all'infinito, di solito preceduto dalle preposizione DI e A (avevo la speranza di vederti; hai fatto bene a fidarti) INTERROGATIVE INDIRETTE completano il predicato della reggente facendogli da soggetto (fu chiesto che nessuno si muovesse) facendogli da oggetto (chiese che nessuno si muovesse) hanno forma esplicita verbo all'indicativo (si chiedeva chi aveva telefonato), al congiuntivo (si chiedeva se avesse telefonato) o al condizionale (si chiedeva se avrebbe telefonato) introdotte da pronomi, aggettivi e avverbi interrogativi (non so chi tu sia; mi preoccupa quale strada scegliere; dimmi da dove viene) o congiunzioni (mi chiedo se arriverà) distinte in semplici (vorrei sapere se hai comprato la frutta) disgiuntive (non so se sia meglio comprare la frutta al mercato o dall'ortolano) proprie (mi chiedo che ore siano) retoriche (mi domando se daresti una mano a un amico) affini alle dubitative indirette che esprimono un dubbio e non si aspettano vera risposta hanno forma esplicita (non so che dovrei scegliere) o implicita con verbo all'infinito presente (sono incerto su cosa scegliere) 11.4.5.2 PROPOSIZIONI SUBORDINATE complementari indirette o circostanziali o avverbiali indicano una circostanza per l'azione della reggente: sono offesa perchè menti (=a causa della tua menzogna) CAUSALI indicano il motivo per cui si verifica quanto detto nella reggente (mi bagno perchè piove = per la pioggia) se esplicite introdotte da congiunzioni o locuzioni: perchè, poichè, siccome, che, dato che, per il fatto che, dal momento che... • verbo all’indicativo se esprimono una causa reale (poiché Michele mi ha invitato, vado a casa sua) • verbo al congiuntivo, in particolare nelle frasi negative (Stefano è lento, non perché sia pigro) • verbo al condizionale con valore eventuale, potenziale, desiderativo (non venire perché ti annoieresti) se implicite verbo al gerundio (avendo guardato tutto il giorno la televisione, non hai fatto i compiti), al participio passato (bruciata la minestra, rimasero senza cena) o all'infinito preceduto dalle preposizioni DI, PER, A (Francesca è dispiaciuta per non aver passato l'esame) FINALI indicano lo scopo per cui si verifica quanto detto nella reggente (Carlo corre per vincere = per la vittoria) se esplicite introdotte da congiunzioni o locuzioni: perché, affinché, in modo che verbo al congiuntivo presente o imperfetto (Lucia apre le finestre perchè il sole illumini la stanza) se implicite verbo all'infinito preceduto dalle preposizioni DI, PER, A o da locuzioni come al fine di, allo scopo di, nell'intento di (bisogna impegnarsi per ottenere dei risultati) CONSECUTIVE indicano la conseguenza di quanto espresso dalla reggente, che spesso include elementi prolettici (avverbi o aggettivi: così, talmente, tanto, tale, simile...) se esplicite introdotte da congiunzioni o avverbi o locuzioni: che, cosicché, in modo tale che, al punto che... verbo all'indicativo (il film era tanto bello che l'ho visto due volte), al congiuntivo (Gino mi lascia le chiavi di casa così che faccia mangiare il gatto) o al condizionale (ero talmente arrabbiata che avrei attaccato lite) se implicite verbo all'infinito preceduto da preposizioni (Davide ha uuna fame tale da mangiare per due) forme particolari consecutive introdotte da aggettivo (degno, indegno, capace, incapace...) + infinito (non era degno di essere considerato) CONDIZIONALI O IPOTETICHE indicano la condizione o ipotesi da cui dipende l'avversarsi della reggente se esplicite introdotte da congiunzioni o locuzioni: se, qualora, purché, quando, nel caso che, a condizione che, nell'ipotesi che, ove, posto che... verbo all'indicativo (se lo dici tu, è vero) o al congiuntivo (se tu me l'avessi detto ti avrei creduto) se implicite verbo al gerundio (mangiando troppo si ingrassa), al participio (mangiato troppo, si ingrassa) o all'infinito preceduto dalla preposizione A (a mangiare troppo si ingrassa) periodo ipotetico = subordinata condizionale (protasi) + reggente (apodosi) della realtà: • l'apodosi è conseguenza della condizione reale e ha verbo all'indicativo • la protasi ha verbo all’indicativo retto da SE o al congiuntivo retto da QUALORA, PURCHÉ… se sei in ritardo, telefona; qualora il treno sia in ritardo, rimanderemo la partenza della possibilità: condizione ed evento sono entrambi possibili • l'apodosi ha verbo al condizionale • la protasi ha verbo al congiuntivo imperfetto o trapassato se trovassi finanziamenti aprirei una libreria; se avessi trovato finanziamenti avrei aperto una libreria dell'irrealtà: condizione irrealizzabile ed evento irreale • l'apodosi ha verbo al condizionale • la protasi ha verbo al congiuntivo imperfetto o trapassato se conoscessi il futuro saprei cosa fare; se avessi conosciuto il futuro avrei saputo cosa fare non si usa l'indicativo nel periodo ipotetico dell'irrealtà se avessi lavorato meno, saresti meno stanco NON se lavoravi meno, eri meno stanco N.B. il condizionale si utilizza solo nella reggente, MAI nella protasi che ha sempre il congiuntivo se mi invitasse a ballare, accetterei NON se mi inviterebbe a ballare accetterei il periodo ipotetico può essere: indipendente se l'apodosi è una principale se farò il mio dovere sarò contento (periodo ipotetico indipendente della realtà) dipendente se l'apodosi è una subordinata -> modi e tempi dell'apodosi variano in funzione del tipo di subordinata non dubito di essere contento se farò il mio dovere (periodo ipotetico dipentende della realtà) congiunzione SE introduce • desiderative (principale): se potessi vederti ancora una volta… • interrogative indirette: dimmi se stai bene • dubitative indirette: non sai se tutto questo sia vero • condizionali: se è una menzogna, è ben congegnata 11.4.5.3 PROPOSIZIONI SUBORDINATE complementari indirette o circostanziali o avverbiali indicano una circostanza per l'azione della reggente: sono offesa perchè menti (=a causa della tua menzogna) CONCESSIVE indicano la circostanza nonostante la quale si verifica quanto espresso dalla reggente (uscirono a passeggio benché piovesse = nonostante la pioggia) se esplicite introdotte da congiunzioni o locuzioni (benché, sebbene, quantunque, nonostante, per quanto...) o da aggettivi e pronomi indefiniti (qualunque, chiunque, qualsiasi...) • verbo al congiuntivo (sebbene tu sia contrario, lo farò ugualmente) • verbo all'indicativo solo se introdotte da ANCHE SE (anche se mi piace, non ballerò) se implicite • verbo al gerundio introdotto da pure, anche (pur non essendo allenati, fanno lunghe passeggiate) • verbo al participio passato introdotto da pur, benché, per quanto... (benché contrariato, le sorrise) • perifrasi per + infinito + che faccia/facesse (per leggere che facesse, era sempre ignorante) TEMPORALI indicano le circostanze di tempo in cui si verifica quanto espresso dalla reggente • contemporaneità (mentre passeggiava, Diego trovò dei porcini) • anteriorità (dopo aver setacciato tutto il bosco, Diego trovò dei porcini) • posteriorità (Diego ha comprato dei porcini prima di tornare a casa) se esplicite • verbo al congiuntivo se introdotte da PRIMA CHE (è meglio che lo saluti prima che se ne vada) • verbo all'indicativo se introdotte da introdotte da congiunzioni o locuzioni: quando, mentre, allorché, come, nel momento che, fino a che, ogni volta che... (quando legge un bel libro, Paola dimentica i suoi guai) se implicite • verbo al gerundio (andando a scuola, passa dal panettiere) • verbo al participio passato (comprato la torta, sono venuto da te) • verbo al infinito introdotto dalle locuzioni prima che, fino a... (prima di comprare la torta sono venuto da te), dall'avverbio DOPO (dopo aver comprato la torta, sono venuto da te) o sostantivato (nel comprare la torta ti ho pensato) MODALI indicano il modo in cui si verifica quanto espresso dalla reggente (mi salutò sorridendo = con un sorriso) se esplicite introdotte da congiunzioni o locuzioni: come, comunque, nel modo in cui... • verbo all'indicativo (raccontami nel modo che preferisci) • verbo al congiuntivo con sfumatura di dubbio o possibilità (lo diceva come se ci credesse) • verbo al condizionale (ti sei comportato come avrei fatto io) se implicite • verbo al gerundio (raccontò tutto piangendo) • verbo al participio (salutava sempre sorridente) • verbo al infinito introdotto da con, a, senza (ci si scotta la pelle a prendere il sole) AVVERSATIVE indicano ciò che si contrappone a quanto detto nella reggente (andrò a piedi invece di prendere il tram) se esplicite introdotte da congiunzioni: quando, mentre, laddove verbo all'indicativo (Paola leggeva romanzi quando doveva studiare) o al condizionale (Paola uscì a passeggio mentre avrebbe dovuto lavorare) se implicite verbo al infinito introdotto dalle locuzioni al posto di, invece di, in luogo di, anziché (anziché guardare, fa' qualcosa!) COMPARATIVE introducono un paragone con quanto espresso nelle reggente (il cielo era terso come lo è d'estate) solo se esplicite possono esprimere i tre gradi di comparazione uguaglianza: • introdotte da (così)…come, (tanto)…quanto … • verbo all’indicativo (fa piacere a te quanto diverte a me) • verbo al condizionale (ti piacerà come piacerebbe a me) maggioranza e minoranza: • introdotte da più…che, più…di quanto, più…di quello che … // meno…che, meno…di quanto, peggio…di come … • verbo all’indicativo (quel libro è più interessante di quanto credevo) • verbo al congiuntivo (il libro è più interessante di quanto mi aspettassi) • verbo al condizionale (quel libro è più interessante di quanto avrei detto) se implicite possono esprimere solo la comparazione di maggioranza e minoranza • verbo all’infinito introdotto da più...che ... (ballare è più difficile che correre) • verbo al gerundio con valore ipotetico introdotto da come e quasi (si allontanò in fretta, come fuggendo) ESCLUSIVE indicano un'esclusione a quanto espresso nella reggente (rideva senza che ci fosse motivo) se esplicite introdotte da congiunzioni e locuzioni: fuorché, senza che, tranne che, eccetto che, che non ... verbo al congiuntivo (la vendemmia sarà buona, tranne che grandini) se implicite verbo all'infinito introdotto da senza (erano parenti, senza saperlo) LIMITATIVE limita quanto espresso nella reggente (per quanto ne so, va tutto bene) se esplicite introdotte da locuzione: per quanto, secondo quanto, per quello che ... verbo all'indicativo (per quel che vale, non volevo offenderti) se implicite introdotte dalla congiunzione per o dalla locuzione (in) quanto a verbo all'infinito (quanto a cucinare, sono un vero disastro) 11.6 e 11.7 QUESITI DI GRAMMATICA verificare la padronanza delle regole che governano la morfologia e la sintassi della lingua italiana capacità di applicarle con rapidità oggetto: principali categorie grammaticali (articolo, nome, aggettivo, avverbio, verbo...) suggerimenti ripassare le principali regole della grammatica italiana, eccezioni incluse ripassare modi e tempi verbali, soprattutto quelli irregolari FRASI CON ERRORI DI GRAMMATICA individuare gli errori grammaticali presenti in un testo pronomi, tempi verbali, costruzione della frase, aggettivi, accenti forme comuni 4 o 5 frasi fra le quali individuare quella che contiene o non contiene un errore grammaticale una frase con una parte in corsivo o sottolineata che indica la presenza di un errore grammaticale o di forma, con 4 o 5 alternative fra le quali identificare quella che, sostituita alla parte in corsivo o sottolineata, rende corretta la frase di partenza suggerimenti concentrarsi prima sul significato della frase, poi sulla ricerca degli errori attenzione sia alla correttezza dei singoli vocaboli che alla struttura complessiva della frase nel caso di una frase composta da principale + subordinata, attenzione alla coerenza dei verbi (modi e tmpi), avverbi, aggettivi e pronomi controllare che ogni proposizione sia composta da un soggetto e un verbo leggere attentamente il testo dell'esercizio (alternanza di esercizi che richiedono di indicare la frase corretta e scorretta) 11.8 LINGUAGGIO FIGURATO cos'è uso di figure retoriche, immagini e costruzioni grammaticali con il fine di creare forme espressive particolari: Annibale era un fulmine a ciel sereno 11.8.1 LINGUAGGIO FIGURATO ALLEGORIA: procedimento espressivo per cui oltre al senso letterale (quello proprio) il testo ne ha un secondo, che il lettore individua tramite un processo interpretativo; è una figura di pensiero per sostituzione nel contenuto le "tre fiere" in Dante (Divina Commedia, Inferno, canto I, versi 31-60) rappresentano i tre animali che turbano l'animo dell'uomo: la superbia (leone), l'avidità e la cupidigia (lupa), la lussuria (lonza) ANACOLUTO: accostamento di due costrutti, uno dei quali resta senza seguito; è un vero e proprio errore grammaticale Quelli che moiono, bisogna pregare Iddio per loro (Alessandro Manzoni, I promessi sposi) ANTONOMASIA: figura retorica fondata sullo scambio di funzione tra un nome proprio e un nome comune e viceversa persona si usa il nome di un personaggio noto per una certa qualità per indicare che una persona possiede quella stessa qualità: un Einstein (=una persona dall'intelligenza geniale) si usa il nome comune in funzione di nome proprio: il Ghibellin fuggiasco (=Dante, così designato nei Sepolcri foscoliani) luogo nome proprio per nome comune: un Eden (=un luogo sereno) nome comune per nome proprio: il Bel Paese (=l'Italia) CLIMAX: una scala di gradazione ascendente (all'opposto, discendente: ANTICLIMAX) di una serie di elementi del discorso Da me, da solo, solo e famelico (climax) Dicono, cantano, sussurrano, bisbigliano (anticlimax) EUFEMISMO: mitiga un'espressione considerata troppo forte, cruda, spiacevole o sconveniente; consiste nel ridurre e nello smorzare il tono di un'affermazione (sottrazione) mediante strategie di soppressione (Lucia si è comportata da...) o sostituzione con termini generici (dove posso lavarmi le mani? in luogo di dov'è il bagno?) si usano perifrasi allusive in luogo di morte e malattia: è passato a miglior vita, ha smesso di soffrire, ha un brutto male per attività considerate troppo umili: operatore ecologico invece di spazzino, collaboratore scolastico invece di bidello IPERBOLE: consiste nell'esagerare, oltre la realtà o il verosimile, la rappresentazione dell'oggetto del discorso, amplificandone o minimizzandone artificialmente le caratteristiche è un secolo che non ti vedo; sei lento come una lumaca; mi fai morire dal ridere IRONIA: si ha quando si parla di qualcosa utilizzando intenzionalmente espressioni con un significato lontano o addirittura opposto a quello propriamente coerente; consiste nel dire il contrario di ciò che si pensa o che si vuol far veramente intendere Che occhio! o Che mira! (a chi colpisce molto lontano dal bersaglio) LITOTE: esprime un concetto negando il concetto opposto non mi sento troppo bene per dire mi sento male; non di rado per dire spesso METAFORA: consiste nella sostituzione di un termine con un altro che con il primo intrattiene un rapporto di analogia; si può definire una similitudine abbreviata, in cui si omette l'avverbio di paragone come e si istituisce un rapporto senza mediazione tra due elementi (Achille è un leone condensa la similitudine Achille è forte/coraggioso/pericoloso come un leone) può consistere nell'accostare un attributo a un sostantivo di diverso campo di senso: una sporca guerra un'azione a un soggetto non pertinente: faceva tutto rider l'oriente un complemento di specificazione/materia a un sostantivo: erano i capei d'oro a l'aura sparsi METONIMIA: consiste nella sostituzione di un termine con un altro legato al primo da un rapporto di causalità, reciprocitò, vicinanza e dipendenza contenitore per contenuto: bere un bicchiere (=l'acqua nel bicchiere) causa per effetto: sentire il telefono (=sentire il rumore del telefono) effetto per causa: è diventato rosso (=è imbarazzato) strumento per chi lo usa: opera di una penna sapiente (=bravo scrittore) autore per opera: leggere Manzoni (=le opere di Manzoni) divinità per la sua sfera d'influenza: cedere a Bacco e a Venere (=al vino e all'amore) luogo per abitanti: al sud si cena dopo le 20 (=le persone che vivono al sud) colore come simbolo di un gruppo: nerazzurri (=interisti) astratto per concreto: è sfuggito all'inseguimento (=a chi lo ha inseguito) concreto per astratto: quell'uomo ha del fegato (=ha coraggio) materia per oggetto: le hanno regalato una tela di Picasso (=un quadro) PERIFRASI: il termine proprio per indicare una persona, una cosa, un concetto viene sostituito da un giro di parole la gloria di colui che tutto muove=la gloria di Dio SIMILITUDINE: consiste nel paragonare due elementi, evidenziando il rapporto di analogia che li rende accostabili; è caratterizzata dalla presenza di un elemento linguistico di comparazione: avverbio (come, così), aggettivo (simile a), verbo (somigliare) forte come una roccia; per carattere simile a un agnellino SINEDDOCHE: consiste nel sostituire al termine proprio una parola che gli è legata per un rapporto quantitativo parte per il tutto: in casa ci sono tante bocche da sfamare (bocche=persone) tutto per la parte: borsa di coccodrillo (=pelle di coccodrillo) specie per il genere: si guadagnava il pane (=il cibo) genere per la specie: vilissimo bipede (=persona) singolare per il plurale: il romano è buongustaio (=tutti i romani) plurale per il singolare: voglio vedere nuovi cieli (=un nuovo cielo) numero determinato per numero indeterminato: ho mille nemici (=molti, non esattamente mille)