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tra cura e svago a cura di paolo gerbaldo, Sintesi del corso di Sociologia

sintesi completa del libro, con descrizione in ogni singolo capitolo.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 12/02/2017

rebecca_nicki_bianco
rebecca_nicki_bianco 🇮🇹

4.2

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Scarica tra cura e svago a cura di paolo gerbaldo e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! TRA CURA E SVAGO 1 CAPITOLO. ANDARE ALLE ACQUE, ANDARE AL KURSAAL Andare alle acque risultò, fin dall'Antico Regime, una pratica diffusa per i membri del bel mondo aristocratico europeo: città termali e balneari d'estate, località mediterranee in inverno. Con queste frequentazioni ci fu un ampia strategia, messa a punto dai medici e dalle autorità locali. I medici attribuirono infatti degli ampi benefici, accuratamente documentati con la capillare diffusione delle loro osservazioni scientifiche, per la salute determinati dai soggiorni nelle stazioni climatiche, dalla salute dello spirito accanto a quella del corpo. concentrandoci sulle stazioni climatiche balneari invernali le condizioni essenziali: 1) protezione dai venti grazie alla presenza di un anfiteatro naturale formato da colline o montagne; 2) temperatura mite con assenza di nebbia e di piogge persistenti; 3) possibilità per i malati di poter passeggiare sia lungo il mare che lontano da esso avendo a disposizione, campagne e frutteti. I medici indicavano poi con precisione nelle variazioni del clima riscontrate nelle Ville Hiver quelle propizie per le diverse patologie. Il malato deve rivolgersi ad uno dei medici presenti. Il riposo e la tranquillità una parte integrante, il malato condurre una vita sociale gradevole. La giornata ideale del curista incominciava di buon mattino con la visita alla bouvette o alla Trinkhalle, il luogo dove di beveva l'acqua delle terme ed evitare di prolungare troppo a lungo la convivialità serale, vista la frequentazione era invitati ad astenersi i falsi malati in cerca solo di svago e di vita sociale pubblica. BENEFICI DEI BAGNI DI MARE: essi agivano positivamente sull'organismo solo su praticati per immersione nell'acqua fredda. Il corpo doveva penetrare bruscamente nell'acqua avendo cura di immergere per prima la testa. Dopo il bagno, la cura andava completata facendo reagire il corpo con la ginnastica con delle frizioni. Il numero dei bagni tra venti e trenta. Il malato si immergeva nelle acque fredde dell'Atlantico o del Mar Baltico una sola volta al giorno. CASINO': alle origini della balneazione moderna, la presenza di spazi riservati ad attività ludiche nelle località balneari del nord della Francia. Ma il dato più importante è che si trattava di strutture provvisorie, stagionali, realizzati in legno e teloni in quanto destinate ad essere attive solo nei brevi mesi della stagione balneare estiva. La loro funzione uno spazio deputato a svariate attività ricreative, sociali e cultura, escluse il gioco d'azzardo. La funzione più interessante è l'unire nello stesso edificio gioco e sociabilità, mondanità e spettacoli di buon livello. Nelle stazioni balneari e termali, il casinò si posizionò così tra gli interessi speciali essendo sempre, il fattore curativo il richiamo centrale della destinazione. Il kursaal e il casinò offrirà a partire dalla metà del XIX secolo, un variegato panorama di strutture a loro disposizione diverse per dimensioni, frequentazione e prestigio. KURSAAL: la sala di cura, edificio più adatto per fortificare lo spirito sociale e il prestigio, che la salute del corpo. Concerti, danze, letture, conversazioni, gioco d'azzardo, connotavano questo luogo: un salotto mondano elitario caratterizzato da grandi spazi luminosi, ambienti dallo sfarzo abbondante. Alla sera, la sala da ballo si poneva poi come lo spazio ideale per conversazione galanti. Il kursaal al pari delle attività sportive, contribuì ad attrarre l'attenzione sia dell'alta società che dei mezzi di comunicazione. I grandi spazi prima di kursaal e dei casinò costituirono un punto d'incontro altamente simbolico la cui facciata imponente ben nascondeva anche le tragedie causate dalle perdite al gioco. Sulla loro soglia si affacciarono quindi i nuovi gruppi sociali in cerca di visibilità. Complesso percorso che vide le varie forme di gioco d'azzardo entrare a far parte, a tutti gli effetti, delle attrattive turistiche di un luogo. Un cammino che iniziò nell'inglese Bath nella prima metà del 18 secolo. Tre sono gli aspetti: 1) invenzione attribuibile a Richard "Beau" Nash del concetto di casinò termale; 2) riguarda il paesaggio che fece del soggiorno termale un pratica non solo curativa, ma anche di distrazione legata ad attività ludiche; 3) di natura legislativa. Il parlamento inglese nel 1975, proibì il gioco della roulette per ragioni morali e ordine pubblico. Il crollo delle rendite derivate dal gioco rese perciò impossibili l'organizzazione delle varie manifestazioni mondane. Il ruolo delle separati, dai grand hotel rese però quest’obbligo di socializzazione non più richiesto. IL MODELLO BADEN-BADEN Il progressivo mutamento che interessò il turismo, un fenomeno di massa introdusse così nel 700, Bath il primo esempio di una località interamente dedita alle attività turistiche, un centro di svago e per il loisir e soddisfare il bisogno di ozio. Dare una risposta ai desideri crescenti di riposo, svago, status sociale espressi da curisti in procinto di trasformarsi in turisti e ad essere sempre più numerosi. La sociabilità portò ad essere un fattore di attrazione determinante per decretare il successo di una località. Per le élites europee le stazioni termali esercitarono infatti una particolare attrazione. L’ospitalità diventò allora un tassello di fondamentale importanza per definire il profilo delle stazioni che presentarono comunque tutta la gamma dell’accoglienza. La località termale tedesca di Baden-Baden già nota in epoca romana come Acquae Aureliae e del 700, stazione di fama internazionale che Giuseppe Filippo Baruffi aveva ammirato nelle sue peregrinazioni europee. Gli svaghi offerti da Baden-Baden ai rappresentanti del bel mondo: alberghi, casinò, vita mondana, ristoranti. Un via via di gente certo bisognosa di acque termali, paesaggi rilassanti per le passeggiate, ma ancor di più una sontuosa ospitalità che portò presto alla costruzione del primo Grand Hotel europeo. 1807 l’architetto e urbanista neoclassico Friedrich Weinbrenner trasformò un convento dei frati cappuccini in un grandioso hotel destinato alla clientela della località: il Badischer Hof. Gli spazi comuni furono notevolmente ampliati. Ai piani, dove si collocavano le camere vennero poi realizzati, nel numero di due o tre per ognuno i bagni. Esso si caratterizzò proprio per le sue sale da ballo, per le grandi sale da pranzo, per una serie di spazi comuni messi a disposizione per gli ospiti, con 48 camere, 12 bagni in più le aree più strettamente termali. Risultava necessario: casinò o kursaal. In questi spazi sociali si concentrarono perciò le attività culturali, teatro e musica, mondane, sale per danze e ristoranti, ludiche, bigliardo e sale per i giochi. Si potrà allora parlare di stazioni climatiche per quelle destinazioni turistiche capaci di esprimere, e sintetizzare, accanto all’attrattiva naturale la creazione di un luogo appositamente pensato per rispondere alle necessità dei turisti a partire da quelle materiali. Le strutture comode per il soggiorno e funzionali per le pratiche del loisir e della socializzazione. La stagione dei bagni si divide in tre periodi: 1)maggio-metà giugno; 2) fine giugno-fine agosto periodo più animato e brillante; 3) settembre-ottobre. Le terme di Baden: una stella lucente nel panorama dell’Europa del termalismo. La società che affollava le terme di caratterizzò per essere alla ricerca di luoghi di svago che si affiancarono nelle stazioni destinate a brillare nel firmamento europeo, agli imponenti stabilimenti termali dotati di impianti moderni, personale medico e rispetto delle norme igieniche. I malanni e i dolori vennero così lenti dalle proprietà curative affiancate da quelle dei teatri, dei casinò, degli hotel di lusso e dei luoghi di svago. Accanto all’ospitalità assunsero così la loro importanza gli spazi pensati per favorire lo sviluppo delle relazioni e della vita sociale. L’esperienza termale trovò un contesto d’intensa mondanità posto accanto ad un fluire rilassato delle giornate. I piaceri mondani consistettero in balli, concerti e spettacoli calendarizzati con frequenza trisettimanale o giornaliera a seconda dell’importanza della stazione. Nelle stazioni le relazioni sociali si svilupparono così con maggior intensità e facilità rispetto ai centri urbani. La sociabilità unì però due mondi: aristocratico e borghesia. Il meccanismo della sociabilità, la stazione climatica di natura prima termale e poi balneare e montana estiva. Alla base della stazione climatica e della sua stagionalità ci fu la pratica dell’ozio resa possibile grazie alle rendite: un ozio contrapposto alla frenesia dell’arricchimento come virtù praticata dalla borghesia emersa dalla rivoluzione industriale. Il turismo finì così per segnare una doppia differenziazione per le classi agitate: dal borghese e dai propri pari. Da questi ultimi ci si poteva distinguere grazie alla mobilità dato che molti aristocratici rimanevano strettamente legati alla tradizione della sola villeggiatura in campagna. Da ottobre ad aprile si protraeva la stagione invernale mediterranea. L’estate fu invece dedicata ai soggiorni balneari nordici e termali della durata di 3 settimane o di un mese in modo tale da non precludere del tutto l’antica pratica della villeggiatura in campagna. L’alternanza delle presenze nei diversi luoghi determinata dalle stagioni generò un vero e proprio sistema di regolamentato da flussi migratori stagionali presenti per tutto l’800 e inizi 900. Il loro fine era quello di essere costantemente presenti nella stazione giusta: quella più elegante e con la clientela più ricca. Lo spostamento portava a fidelizzare la clientela, l’ospitalità richiedeva al personale qualificato di precedere le migrazioni dei villeggianti. La stazione climatica si pose perciò come un punto di riferimento imprescindibile per i circuiti turistici elitari: contatto con la natura, eleganza, ospitalità sofisticata, presenza di regnanti, aristocratici, furono gli ingredienti di dare lustro a dei palcoscenici destinati a divenire mete privilegiate per la società internazionale. Il bisogno di vita sociale, di esclusività e distinzione alla metà del XIX secolo, beneficiò allora della diffusione delle stazioni climatiche destinate a scrivere delle pagine dense di valenze sociali, economiche e spaziali nella storia del turismo moderno. L’IMITAZIONE: MECCANISMO SOCIALE E STRUMENTO DI PROMOZIONE TURISTICA Alla fine dell’800 il sociologo francese Gabriel Tarde, pubblica “legge dell’imitazione” in seguito alla tendenza da parte degli individui a imitare e quindi a ripetere quanto è fatto dagli altri intorno a loro, si possono spiegare le regolarità della società e quindi si può fondare una sociologia che si scientifica. Che alle origini della società non vi è affatto la costrizione, ma piuttosto il prestigio che fa si che alcuni imitino gli altri. La capacità di iniziare un processo di imitazione congiuntivo al bisogno di mobilità sociale ascendente degli strati sociali inferiori. “L’invenzione può partire dai più bassi strati del popolo; ma per diffonderla c’è bisogno di un esempio sociale in grande evidenzia”. Le modalità del funzionamento di tale imitazione possono essere concettualizzate partendo dalla funzione di distinzione sociale presente sia nelle destinazioni che nelle pratiche turistiche curative o ludiche: termalismo, balneazione invernale, elioterapia, attività montane estive e invernali. Il turismo permette infatti di manifestare il proprio status sociale attraverso il viaggio e la villeggiatura. Essere presente nella stagiona giusta ad usufruendo dei servizi più ricercati e costosi, l’avvenuta inclusione tra i membri della classe agiata. Quelli esclusi ambiscono ad utilizzare il turismo come un ascensore sociale per manifestare l’avvenuta mobilità in ascesa. I gruppi leader che sono invece continuamente alla ricerca di distinzione e fuggono dalle contaminazioni con gli strati sociali immediatamente inferiori, i presenza di re, principi e uomini d’affari quali abituali frequentatori di Homburg. I benefici vennero perciò fatti conoscere, naturalmente con un tono acritico ed enfatico, attraverso un prospetto illustrato. Il materiale informativo, diffuso in centomila copie dal 1851. La capitale del Langraviato fu dunque, a tutti gli effetti, un resort mondano e cosmopolita. Francois blanc mise tutto il suo impegno nel far sviluppare al meglio la sua impresa nel Langraviato. Egli, dimostrandosi anche in questo un imprenditore attento, viaggiò inoltre spesso, per motivi amministrativi e di salute, ma non tralasciò di andare a vedere anche le altre case da gioco. L’attenzione alle mosse dei potenziali concorrenti posta accanto alla ricerca di soluzioni innovative da trasferire ad Homburg, si rivelò un altro degli aspetti vincenti della strategia messa in campo per ottenere il rapido sviluppo turistico della città termale. Per attrarre nuovi visitatori blanc affidò infatti ad un esperto del settore, il medico Gardey, la redazione di uno scritto medico-scientifico, la parte più utile è l’appendice finale densa d’informazione pratiche. VIAGGIO A HOMBURG Destinazione turistica completa con due elementi fondamentali nella politica cioè marketing e d’immagine. Homburg tradusse poi anche architettonicamente una serie di costruzioni a visualizzare il rapporto salute- modernità, la sua vocazione di raffinata città del loisir. L’emblema dei processi di valorizzazione dei luoghi di cura termali, ottenuta mettendo a fuoco la tipologia del kursaal-casinò: un dualismo che diverrà un dato di riferimento imprescindibile, si definì infatti come modello ludico-insediato. A metà 800 ben si intersecarono terme e distrazione, vita sociale e attività imprenditoriali, per costruire una nuova dimensione delle stazioni termali e del turismo moderno. Il dottor Gardey metterà subito in evidenzia la centralità dei trattamenti terapeutici annotando però subito che la città sapeva soddisfare diverse esigenze: persone agiate, modesta condizione, veri malati. La fase di natura esplorativa delle potenzialità medico-turistiche delle sorgenti risaliva infatti all’inizio del XIX secolo. Il momento del coinvolgimento venne invece dal 1823-1824. La crescita del settore turistico ruotò attorno alle 4 sorgenti minerali che erano tutte situate in un parco raggiungibile, percorrendo dei grandi viali ombreggiati, con delle piacevoli passeggiate. In questo periodo che la stazione termale acquisterà la sua nuova dimensione. L’operazione che trasformò Homburg in un modello di turismo internazionale fu dunque la sostituzione del vecchio kurhaus con l’elegante kursaal inaugurata nel 1843. L’imponente edificio con la sua facciata di 70 mt, la grande sala da ballo che fungeva anche da snodo architettonico tra le due ali dell’edificio. La grande sala misura infatti 30 mt di lunghezza per 15 mt di larghezza e 12 mt altezza con un doppio ordine di colonne. Superata la sala da ballo, egli aveva due opzioni a sua disposizione, ala sinistra dell’edificio lo attendevano accanto alle sale per la conversazione e la lettura, quelle per i giochi: si chiamano trente- et-qua-rante e roulette. L’ala destra il caffè ed una sala da pranzo organizzata secondo l table d'hote, pasti serviti alla francese. Un' altra sala consentiva di mangiare alla carta. All’ospite si dava la possibilità di accedere all’ampia terrazza posta sul lato rivolto al giardino inglese, scendendo la scalinata aveva l’opportunità di spostarsi nel giardino alla volta del chiosco dove, due volte al giorno, l’orchestra eseguiva le sinfonie indicate nell’apposito programma. L’avventura dei kursaal tedeschi finì infatti con l’unificazione, un anno dopo la proclamazione del 2 Reich, Guglielmo I decretò la fine della tolleranza nei confronti del gioco d’azzardo in Germania —> 1872. RITMO DELLE STAGIONI La trasformazione in centro termale cosmopolita di fama internazionale. La crescita della frequentazione delle stazioni climatiche si sviluppò alla metà del XIX sec. I soggiorni delle terme rientrano quindi in un più ampio processo di mutamento dell’orizzonte culturale delle classi agiate gli effetti sono molteplici. Sotto l’aspetto gestionale, essa comporta un andamento differente nel corso dell’anno. Un secondo fattore è determinato dalla composizione sociale della clientela. Nella stazione, passando da una stazione all’altra, si cerca poi di richiamare dei nuovi visitatori operando degli interventi sia sull’assetto urbanistico che nell’offerta di iniziative e manifestazioni. Il desidero di loisir fa poi si che la società dei viaggiatori finisca per rincorrere le destinazioni internazionali più alla moda. Il tasso di mondanità traina così i flussi e determina la quantità, e la qualità, delle presenza nelle diverse stagioni. Essa nel diversi periodi può avere un livello di richiamo diverso, rappresentando quindi i momenti differenti, di: fruizione del prodotto, pratica curativa, attività ludiche, vita sociale. Le destinazioni lavoreranno dunque tenendo conto di queste fasi stagionali ed innestandovi sempre attività importanti sia per il prestigio che per l’immagine. Gardey ribadisce la descrizione della sua doppia stagione: in estate luogo di riposo di natura anche terapeutica, in inverno punto di incontro per la società, meno numerosa, tutta però dedita alle distrazioni offerte dal gioco dalla musica, dalla danza, lettura e conversazione. I curisti potevano trovare tutto il necessario nei negozi aperti in città. Trattandosi di una realtà internazionale, i soggiornanti aveva poi accesso, nelle sale di lettura, ad una selezione delle pubblicazioni in francese, inglese, tedesco e italiano. Come in tutte le stazioni erano presenti luoghi per i diversi culti, servizio postale in modo tale da poter far arrivare la corrispondenza tutti i giorni. L’ambiente di Homburg offriva poi diverse possibilità per chi amava dedicarsi alle passeggiate, il giardino del kursaal, il parco delle sorgenti, il parco del castello, la foresta circostante. La ville d’ eaux tedesca era regolarmente collegata con Francoforte con diversi tipi di vetture che percorrevano la distanza in un ora e un quarto. “PASSARE LE ACQUE” La spinta data dai Blanc alla vita sociale fruita nelle forme più ludiche non può però far dimenticare completamente l’attrattiva che rimase sempre insita nelle sorgenti e nelle loro proprietà curative: ludico e curativo. A metà 800, la città termale tedesca si presentava ai visitatori con due poli distinti ma capaci di integrarsi e di interagire perfettamente tra loro: il kursaal e lo stabilimento dei bagni. Quest’ultima costruzione si articolava su tre piani ed un pianterreno che accoglieva le varie forme di bagni da quelli con docce a quelli con vapore, dotati in due sale d’attesa distinte per gli uomini e per le donne, 24 sale per i bagni fornite di una vasca con apparecchio per la doccia. Lo stabilimento era aperto tutti i giorni dalle 5 del mattino fino alla sera, l’intero edificio veniva riscaldato, in inverno grazie ad un calorifero. All’interno dello spazio della salute, la società dei curisti partecipando a rituali di natura collettiva, viveva una vita pubblica che per annullare le distanze sociali comunque presenti e rimarcate, dal livello degli alberghi scelti per soggiornare. Il centro del rituale socio- terapeutico era al mattino. Il parco delle sorgenti che serviva per accogliere i clienti veniva rinnovato sempre. una sorta di sudditanza coloniale della popolazione, rivoltassi a vivere in una enclave britannica piantata nel cuore della Savoia. Gli inglesi vivevano tra di loro per creare una anglomania, manifestatasi sia nella anglicizzazione dei nomi degli hotel, sorsero terreni da golf e campi da tennis richiesti dai gentleman. Vita mondana, alta moda, spettacoli teatrali, passeggiate nei dintorni e al vicino lago di Bourget con lo stabilimento termale. Stile, eleganza, lusso la giornata di chi “passava le acque”. Arricchitasi, dal 1885, di una prestigiosa stagione teatrale e del cinema Eden, Aix, all’inizio dell’estate 1914, mandò tranquillamente in scena la sua commedia mondana. L’inizio della 1GM avrebbe spento le luci del casinò in quel rosso agosto un mondo aveva trovato la sua inattesa fine. LONTANO DALLA MONDANITÀ’: VINADIO E I SUOI BAGNI La mondanità fu anche un dato che a volte non venne considerato come un fattore di attrazione costante. In queste stazioni termali, il consumo delle acque rimase perciò l’unico fattore di richiamo. L’effettiva valenza terapeutica delle acque, con le loro modalità di somministrazione, delineò un processo di sviluppo meno intenso che interessò diverse ville d’eaux disseminante sui rilievi alpini e non solo. Dall’altro lato, la linea curativa finì comunque per aprire dei nuovi orizzonti sia di sperimentazione medica che di valorizzazione, in chiave turistica, di aree rimaste marginali. Nello stesso ambito del Regno di Sardegna lo ebbero i Bagni di Vinadio. L’interesse sarà fornito dall’essere una risorsa definita dalla perfetta adesione alla natura del luogo che finirà per farne una destinazione anomala, preservata dall’evoluzione mondana. Stabilimento adagiato alle falde del Oliva, a circa 1300 mt sul livello del mare, iniziò nel 1552 con una piccola abitazione posta accanto ad una delle fonti. La struttura delle terme —> i nuovi fabbricati si trovavano adesso ben esposti e collocati in posizione elevata in modo tale da essere riparati sai dalla neve che dalle piene dei torrenti. Otto fonti di acque calde, e minerali con altre piccole sorgenti. Seppur luogo di cura e non di svaghi, lo stabilimento dei Bagni, posto a due ore di cammino da Vinadio, entro comunque a far parte del panorama termale sia del Regno di Sardegna che europeo. Le acque termali di Vinadio sono limpidissime, agitate in un vaso chiuso lasciano estirpare molte bollicine di gas che vengono a rompersi alla superficie dell’acqua. Paesaggio della valle laterale di Sant’Anna che, raccontava con venature romantiche, diventò non solo un’immagine di fondo ma una vera e propria parte integrante della stazione termale cunese. Lo Stefani mirò a coinvolgere il lettore con l’immagine delle Alpi marittime e delle otto sorgenti dalle quali sgorgava, con una temperatura variabile. Egli ben evidenziò come, nelle tariffe giornaliere, fossero compresi: l’alloggio, la pensione, l’uso delle terme e l’assistenza medica. Le terme delle Alpi Marittime si ritagliarono comunque un loro spazio tra i Bains europei di fine 800 accuratamente. Lo stabilimento dei Bagni di Vinadio si presentò quasi come una “summa di quel che si poteva offrire al vero malato in cerca solo di un sollievo di natura terapeutica. La durata della stagione era piuttosto breve: dal 20 giugno al 1° settembre. L’albero presente in loco uno solo: d’Italia. Un particolare importante del luogo è il sudatorio o stufa sorta di quadratura scavata nella roccia con un'unica entrata. ATTORI E MODELLI PER LO SVILUPPO TERMALE I bagni di Vinadio non decollò mai nel senso delle città termali votate al loisir, essi preservano così il privilegio di essere solo una meta strettamente curativa: un isolamento che, però , la rese incapace di interagire concretamente con le strategie di sviluppo economico turistico del territorio. La riflessione dei medici spesso coinvolti, come direttori, nella gestione e nell’organizzazione degli stabilimenti per esempio Giovani Garelli. La sottoutilizzazione di una risorsa largamente diffusa in Italia. Un diverso sistema di gestione delle acque termali sarebbe quindi stato portatore di un’utilità ben maggiore. Il punto di debolezza del sistema italiano delle acque andava perciò ricercato nella sua carente gestione igienica e terapeutica prima che nell’assenza di un’offerta di comodità e svaghi. Le trasformazioni necessarie per far si che, anche in Italia, avessero iniziato ad operare degli stabilimenti termali modello dovevano però trovare un attore in grado di avviare un processo capace di rafforzare l’offerta italiana. Giovanni Garelli lo assegnò all’intervento dell’attore pubblico. I mutamenti in corso nel settore termale e nel turismo moderno, trovarono però il loro volano uscendo dai confini degli stati spesso piccoli. Dal turismo termale europeo del XIX secolo i suoi flussi internazionali sono ormai identificati come una ricchezza significativa per il territorio; l’attenzione crescente ad offrire le diverse forme di loisir a malati veri o presunti, l’aspetto curativo sta migliorando costantemente le funzionalità degli stabilimenti termali. Per la creazione di un immaginario termale serve: l’efficacia terapeutica delle acque, la pratica dei bagni, la comunicazione affidata alla cultura medica, le pagine dei giornali… Il termalismo è ormai un fenomeno sociale ed un fatto economico che fa interagire terapie e loisir, bisogna conoscere le stazioni termali concorrenti senza però trascurare quelle balneari. CAPITOLO 5: DA HOMBURG A MONTE-CARLO Uno degli aspetti più stimolanti riguardanti la costruzione della destinazione turistica di Monte-Carlo è l’intreccio tra continuità e rottura, tra conversazione e cambiamento. Il nuovo quadro storico definitosi nella seconda metà del XIX secolo come conseguenza del processo di unificazione italiana ebbe profondi effetti trasformativi anche sul Principato di Monaco. La costruzione della nuova destinazione turistica stimolò un importantissimo processo innovativo. Da un lato emerse l’importanza decisiva di creare qualcosa in grado di attrarre i flussi turistici. Dall’altro si colse il bisogno di completare quello che era desinato a divenire un vero e proprio modello di riferimento di risonanza internazionale con un offerta ricettiva adeguata modello di successo. L’esclusiva città del loisir sorta in un angolo fino ad allora inospitale si modificò in un polo di forte attrazione internazionale ,riunisce: aspetti storici, economici e dinamiche sociali. Nel principato di Monaco la sola attrattiva da prendere in considerazione poteva offrirla la posizione: la Riviera frequentata dall’alta società europea a partire da Nizza. Sulle vicende storiche del principato si focalizzò sul punto di raccordo dal quale sfociò la costruzione di una destinazione turistica né termale né balneare e neppure climatica ma del tutto nuova nelle sue attrattive: uno spazio inventato proprio pensando al turismo come fattore di sviluppo economico. Fino al 1848 nell’esportazione dei suoi prodotti principali c’erano i limoni e l’olio d’oliva. Una ricchezza presente a Roquebrune e Mentone. I due centri si sollevarono contro il Principe proclamandosi città libere. Le secessioni azzerò perciò territorialmente ed economicamente con il principato di Florestan. Alla morte di esso il figlio Charles III si trovò ad essere alla testa di uno stato modestissimo del quale venne posta in dubbio la stessa sopravvivenza, esso divenne poi un enclave nella Francia di Napoleone III. Sotto il profilo diplomatico Charles con la Francia ottenne anche per il principato: una strada carrozzabile lungo la costa in direzione di Nizza, una edificio, il secondo vertice del triangolo prevedeva la costruzione del Principato come destinazione turistica ma il problema era la disponibilità di un ospite adeguato che era al centro dell’attenzione. Un fattore comune andrà osservato nella nascente città del gioco e del loisir. Un progetto era la costruzione di un hotel di altissimo livello per accogliere i frequentatori del casinò. I lavori per la costruzione del casinò e del vicino hotel iniziarono insieme. B) HOTEL DE PARIS: I lavori per la costruzione dell’albergo, indispensabili per alloggiare i giocatori che per attrare la società elegante, erano già iniziati nel 1959, essi proseguivano poi fino all’apertura avvenuta nel gennaio del 1864. Il secondo elemento del moderno concetto di resort messo in atto nel principato necessito subito di un profondo lavoro di risistemazione. Due anni dopo 80 privilegiati clienti scoprirono la grande sala da pranzo che accolse, con la nuova illuminazione a gas, l’immensa table d’hote. Lo stesso Blanc scelse il nome dell’albergo chiamato a competere con quelli di Parigi e dell’Europa: Hotel de Paris. Nei mesi seguenti gli venne dato un nuovo nome plateau des Spelugues: Monte Carlo. Il nuovo nome è stato ideato quasi come un marchio. Le cento camere si rilevarono però insufficienti, i lavori di ampliamento del 1873 portarono così ad ingrandire l’albergo, con una nuova sala da pranzo per degustare i menù degli chef. L’Hotel de Paris oggetto di continui interventi di miglioramento e ampliamento, ebbe seri problemi per l’approvvigionamento dell’acqua con sei sale da bagno. L’ampliamento fece quindi dell’albergo un vero e proprio faro posto a guida della clientela più esigente e maggiormente corteggiata dalla direzione dei giochi. Le nuove camere dotate di lussuose sale da bagno, il telefono presente in ogni piano, la table d’hote fu ormai in grado di accogliere 400 persone. Nel 1909 l’architetto Eduard Niermans iniziò una nuova serie di lavori la facciata, la hall, le camere e la sala da pranzo illuminata dalla nuova veranda, alle 6 di pomeriggio gli ospiti si davano convegno nella sala da pranzo per la cena al table d’hote. Il lusso proposto dall’albergo si accompagnò però da prezzi accessibili che resero necessari diversi ampliamenti successi alla struttura. Montecarlo 1870 poteva mettere a disposizione 300 camere dell’hotel de paris accanto a quelli di altri 19 hotel. L’ospitalità era anche assicurata da 116 ville pensate proprie per attrarre le famiglie più facoltose e farle alloggiare in prossimità del casinò. Binomio di successo casinò-hotel, fece da pilota allo sviluppo dell’hotel-lerie del principato caratterizzata, in linea generale, dal lusso da dei tratti in qualche modo specifici. Il quadro dell’ospitalità del principato di monaco ad inizi 900 contava su un offerta ricettiva assicurata da 32 hotel di cui 6 classificati da premiere classe. Ad essi si aggiungevano una dozzina di alberghi appartenenti alla seconda classe. Gli ospiti dell’hotel si inserirono in un quadro di sociabilità mondana, brillante e dinamica, caratterizzata dalla vicinanza del casinò. C) IL CAFE’ DE PARIS: il terzo vertice fu il Cafè Divan. L’attenzione per creare delle possibilità di incontro in spazi esclusivi portò presto all’apertura, 1/1/1968 del Cafè Divan, pensato per stupire il locale ebbe l’aspetto di un chalet svizzero e divenne il punto di aggregazione obbligato dagli ospiti dell’hotel paris e il casinò. Al Divan era essenziale vedere ed essere vestiti ammirare ed essere riconosciuti. Il Divan ebbe una primaria funzione strategica la vita sociale si modello in tutte le sue forme unendo al gioco e alla conversazione e i pasti e gli acquisti. Nello chalet si trovava: un cafè, sala ristorante, sala biliardo, chiosco per la vendita di tabacchi e sigari, profumeria e bigiotteria. Nel 1882 una nuova costruzione, né conservò la funzione di interazione sociale né cambiò però sostituendo il nome con Cafè de Paris, venne ancora trasformato per aumentare la fruizione della piazza del casinò, fu arretrato di alcuni metri. La giovane ville d’hiver nata sulla Cote d’azur si caratterizzò velocemente per il suo cosmopolitismo. Le tradizionali colonie di hivernants inglesi e francesi si trovarono così presto in minoranza in una destinazione in cui gli ospiti provenivano da tutto il mondo, gli inglesi scelsero allora come rifugio La Condamine (quartiere) facendone la loro enclave protetta. I grandi hotel di Monte Carlo non furono infatti rivolti a loro, ma alla ricca clientela internazionale. Sinergia fra un’attrattiva turistica di peso non necessariamente naturale, richiamo dell’ospitalità di alto livello e mondanità internazionale. 4 UNA NUOVA DIMENSIONE PER IL TURISMO MODERNO Negli anni 70 nel 19 secolo era la novità di spicco sullo scenario d’Europa delle stazioni, questa destinazione raccoglieva ora la cosmopolita società elegante. Un gruppo di Blanc con idee precise operare una selezione di tipo qualitativo, tra la clientela in modo tale da non accrescerla troppo. Si profilò una destinazione sospesa tra il sogno e la realtà, riservata all’alta società, il lusso doveva trovare una dimensione unica, raffinata di altissima qualità. Chi raggiungeva il Principato, la cui immagine tratteggiava una visione del lusso intrisa di riferimenti artistici e culturali. Alla morte di Blanc la moglie Marie Hensel contribuì a proseguire l’opera del marito. La Riviera infatti, alla fine dell’800, si ridefinì con una nuova identità turistica unitaria e facilmente identificabile sinonimo di lusso e bello cote d’azur. Liegerard l’inventore della cote d’azur era nato a Dijon nel 1830 era hivernants, esso riassunse così il litorale che aveva ben conosciuto durante i suoi sogni invernali, egli donò con la sua opera un immagine unitaria di sintesi e grande efficacia. La Cote d’azur finirà poi per identificare solo la parte francese della riviera che troverà in Nizza una capitale autoproclamata. Nei decenni il binomio Monte-Carlo e Cote d’azur sarebbe stato inscindibile nell’immaginario del turismo moderno ormai proiettato verso la Belle Époque. L’ascesa di Monte-Carlo dette nuovo dinamismo al turismo, a Montecarlo con blanc e Charles III iniziò dunque una nuova pagina non solo per il principato di Monaco. 5 EFFETTO MONTECARLO Il piccolo stato, non riuscendo ad accogliere tutti, alimentò presto un pendolarismo dalle località vicine a partire da Nizza. I benefici economici generati da Montecarlo si diffusero infatti sul territorio circostante grazie al continuo flusso di visitatori generato sia dalle attente campagne di stampa guidate da Blanc che dalla chiusura delle sale da gioco delle città termali tedesche. La creazione di Montecarlo come destinazione turistica andò oltre alla gestione del Casinò, essa fu un progetto più ampio di urbanizzazione che portò alla costruzione di una città nuova dedicata al loisir di lusso fatta di strade e hotel e ville. La società ne approfitto dell’accessibilità geografica, il primo collegamento con Nizza lo assicurò un servizio di vetture inaugurato nel 1860, il trasporto migliorò con l’adozione dei nuovi omnibus, a nove posti, trainati da 4 cavalli 1864. I collegamenti con Menton e quelli operati con i battelli a vapore con Nizza, contribuirono poi ad alleviare l’isolamento del principato. La vera svolta nel 1868 i binari della linea ferroviaria Paris-Lyon-Mediterranee. Monaco realizzò quindi una grandiosa impresa: un eccezionale impiego di energie e di risorse per ottener un risultato di successo in un lasso di tempo Montecarlo offriva infatti le stesse distrazioni di Homburg, quali teatro, balli, feste e orchestre. Ma lo faceva in una dimensione adatta ad attrarre solo l’élite delle colonie di stranieri presenti in riviera. Gli abitanti del principato non potevano accedere alle sale da gioco. Significative immagine della Belle époque: 1) il quadro d’insieme dell’arrivo in massa dei giocatori provenienti dalla riviera; 2) era tutta interna alla casa dea gioco con le sue sale: 2 per la roulette, 1 per la conversazione, 2 per trente-et-quarante. La forza del successo di Montecarlo si manifestò anche nell’innovazione continua della destinazione. Iniziò ad esercitare un’influenza con un modello di successo da imitare. Un segnale forte, nel solco dell’innovazione lo fornì Marie Blanc con un spazio apposito per la vita culturale, musicale e teatrale cioè l’opera inaugurata nel 1879. Nella costruzione di Montecarlo dei coniugi Blanc introdussero una logica manageriale sia nella fase della creazione che in quella seguente della gestione. Il momento emergente dell’azione di rinnovamento lo rappresentò proprio la costruzione (kursaal, casinò) di quello che fu un ampio spazio ricreativo capace di offrire agli ospiti della destinazione una grande gamma di attrattiva. Funzione di questi svaghi fu quella, prima di trasformarsi in un attrattiva autonoma, di tenere impegnati sia con pratiche della sociabilità che con attività culturali, quei ospiti della località non impegnati nelle cure con le acque. 7 LA DESTINAZIONE TURISTICA Scoperta, invenzione, costruzione e valorizzazione. Il primo è naturalmente dato dalle attrattive di diversa natura: ambientali, paesaggistiche, storico- architettonico, artistiche, folkloristiche e artificiali. In secondo luogo l’importazione delle strutture turistiche presenti che svolgono un ruolo complementare alle attrattive. Esse sono rappresentate, dalle diverse strutture ricettive presenti nella destinazione. Hai servizi di tipo alberghiero vanno poi sommati quelli da natura ludica e ricreativa appositamente predisposti per il turista. L’accessibilità geografica tiene poi immediatamente conto del sistema dei trasporti che rendono la destinazione comunque facilmente raggiungibile. Vista in termini economici, l’accessibilità qualifica la destinazione turistica in rapporto al costo del viaggio e dei servizi utilizzati per il soggiorno. In senso psicologico l’accessibilità indica anche il livello di familiarità della destinazione. Per assemblare al meglio il prodotto turistico serve coordinare le componenti materiali con quelle immateriali in modo tale da riuscire ad intercettare la domanda di servizi turistici generata dai bisogni dalle attese, motivazioni che sono i fattori di spinta capaci di introdurre il turista ad intraprendere il viaggio. Le diverse forme di azione promozionale sono in grado di costruire e proporre un immagine unitaria del prodotto turistico, fondendo al meglio i fattori prima identificati. Una strategia di differenziazione del prodotto rendendolo maggiormente competitivo nel momento in cui esso è proposto evidenziandone le caratteristiche proprie che, per il turista non sono facilmente sostituibili con quelli dei concorrenti. L’immagine turistica suggerisce i luoghi da visitare. Grazie all’immagine una destinazione acquista infatti visibilità, attrattività, riconoscibilità e famigliarità. Una destinazione si presenta con un propria immagine che è il frutto delle diverse strategie messe in atto. L’immagine è quindi il suo biglietto da visita che si deve caratterizzare per l’immediata riconoscibilità e unicità, confluiscono nella definizione dell’immagine turistica alcuni fattori quali: prodotto, ruolo delle risorse umane nell’organizzazione dei servizi, ambiente, dotazioni infrastrutturali della destinazione che vanno dalla ricettività ai trasporti. CAPITOLO 5 C’ERANO UNA VOLTA LE FONTI TERMALI DI ST.MORITZ Le antiche fonti termali a base di acqua ferruginosa presenti nella località dell’Engadina furono note fino al periodo romano, fino ad arrivare nei primi decenni dell’800 con il corso di viaggio di Tullio dandolo descrivendolo come un luogo con effetti benefici termali, testimoniò la scarsità del dinamismo dell’interno della società di St.Moritz. Nel villaggio di 250 abitanti la sorgente termale non lasciava infatti ancora intravedere nessuna delle grandi occasioni di riscatto sociale ed economico, in quel periodo alla sorgente non c’erano ne stabilimenti balneari ne alberghi, fatto che obbligava i curisti a risiedere nel villaggio fruendo di ospitalità largamente privata, un ospitalità che era corredata di pranzo e cena in camera o alla table d’hote, venivano serviti tè e caffè. Recarsi alla sorgente, a piedi o a dorso di mulo, risultò allora di una evidente scomodità. Nei pressi della sorgente sorse allora una modesta costruzione, con due camere attorno ad un fuoco, i curisti trovarono asilo nei periodi di tempo peggiore, l’uso delle acque termali seguì un ben codificato percorso medico. I mesi migliori per le cure iniziavano a giugno, furono quelli di settembre e ottobre. L’acqua andava bevuta direttamente alla sorgente, questo per non disperderne le proprietà durante il trasporto e in forma progressiva. Nel 1831 Johannes Flugi vi impresse il primo passo verso la modernità avviando, tramite una società appositamente costituitosi, lo sfruttamento delle acque. Le convenzione stipulata con gli abitanti del villaggio prevedeva sia la concessione della fontana termale per 20 anni che la costruzione di un edifico semplice, comodo ed economico per svolgerli le attività termali. L’edificio concepì già come un hotel dando vita ad una casa grande e spaziosa. Il cuore dell’iniziativa fu però la grande sala utilizzata per bere le acque posta accanto ai sei locali usati per i bagni di acqua minerale. L’acqua fu riscaldata con un’apposita caldaia. L’efficacia curativa attribuita ai bagni termali di St.Moritz si diffuse poi grazie agli scritti, in tedesco e in italiano, del dottore Wezstein, usciti nel 1819 e nel 1824, che riportava analisi chimiche, indicazioni sulle malattie da curare con esse e quelle su cui si registravano invece degli effetti contrari. Sviluppo di un’attività cogliendone i benefici economici per la comunità, però il primo investimento non fu soddisfacente. Con il miglioramento della situazione generale si arrivò ai primi anni 50. Il quadro complessivo parlò allora del bisogno di investire per far crescere il profitto che si poteva trarre da quella importante risorsa naturale. Si arrivò tornante decisivo dettato dall’azione di tre famiglie determinate a fare quegli investimenti consistenti che erano mancanti fino ad ora. Il meccanismo risultò avviato. L’affluenza crebbe portando con sé la necessità di sempre nuovi miglioramenti. Al centro della stazione vi era infatti l’elegante edificio dello stabilimento termale con i diversi caseggiati collegati tra loro con corridoi in legno. Lo stabilimento era stato costruito alla metà degli anni 50 assieme ad altri interventi attuati dalla nuova società di azionisti “per cui il beneficio della speculazione privata fu pari a quello reso alla scienza ed alla popolazione. La riaffermata centralità della vita termale il fondamento sul quale insisteva, tra le sei 6 e le 7 del mattino, l’ora in cui iniziare la terapia. La giornata, in cui Pur essendo stato St.Moritz una stazione pioniera in Europa del turismo invernale, il cambiamento si irradiò comunque in modo lento. Anche con l’incremento dei turisti invernali furono tuttavia necessari parecchi anni perché la loro presenza divenisse significativa e nel villaggio si potesse parlare di una vera e propria stagione invernale. Al termine dell’800 St. Moritz come destinazione invernale, passò infatti dalla fase dell’esplorazione a quella del coinvolgimento e delle politiche individuali e creative pensate per attrarre i turisti a quelle più strutturate ed organizzate. La genesi della stagione turistica invernale che aveva fatto di St. Moritz un winter resort internazionale non tardò ad essere presto ricordata. All’inizio del XX secolo St. Moritz si presentava ormai come un’oasi cosmopolita in grado di richiamare l’aristocrazia europea. La necessita di rendere più facilmente raggiungibile, anche in inverno, le località fece si che il resort di St. Moritz diventasse accessibile direttamente con la ferrovia. L’inversione della stagionalità alla vigilia del primo conflitto mondiale. 6 OSPITALITA’ E SPORT: IL GRANDE INVERNO ALL’ENGADINER KULM Il turismo invernale necessitò però di strutture ricreative e sportive determinanti; sulla proprietà dell’Engadiner Kulm si giocò così, per la prima volta, il curling e la prima pista per lo slittino, pattinaggio sul lago e l’interesse per lo sci e spazi per praticare il tennis, football, cricket e golf. Scendendo all’Engadiner Kulm gli ospiti ritrovarono il gusto e la comodità delle abitazioni dell’Engadina. L’imponente insieme dominava il villaggio con i suoi grandi padiglioni per la vita sociale e la nuova ala orientale, caratterizzata da grandi terrazze e balconi. Le camere erano: singole o doppie, con o senza bagno e suite privata. Gli ospiti si davano rendez-vous nella grande hall neoclassica colonnata e affrescata. La vita sociale s’irradiava poi, attraverso i lunghi e ampi corridoi, nelle sale adibite per i concerti e le danze. Tutto il Kulm si giocò, in inverno, di un sistema di riscaldamento centralizzato. Alla sera, le lampade a arco voltaico inondavano di luce le sale. Concerti pomeridiani e serali, le dame avevano a disposizione delle sale riservate, mentre i signori affollavano il fumoir e le sale da bigliardo. La sala da pranzo, ricca di fiori, trasmetteva l’immagine oziosa del mondo che affollava l’Albergo, essa venne direttamente collegata ad un palcoscenico utilizzato per concerti e spettacoli. Le famiglie potevano anche fruire di sale loro riservate per i pasti che erano serviti a prezzo fisso oppure à la carte. L’albergo, interamente illuminato con luce elettrica, offrì, in inverno data la chiusura dello stabilimento termale, anche un’installazione completa per i bagni. Serate eleganti e distinzione sociale erano i tratti di fondo proiettati all’esterno, all’interno si svolse però sempre una vita sociale maggiormente informale. L’Engadiner Kulm offrì quindi ai suoi ospiti tutto quanto all’epoca era intenzionalmente ritenuto necessario per la salute, il benessere, la sociabilità, la distinzione e il loisir. 7 UNA STAGIONE PER L’INVERNO E UNA PER L’ESTATE: ST. MORITZ DESTINAZIONE COMPLETA All’inizio del 900 la trasformazione di St.Moritz in destinazione turistica completa poteva dirsi compiuta. Si divideva in stagione estiva con una invernale in piena crescita. Quest’ultima si rivolse maggiormente ad un turismo internazionale. La frequentazione della località alpina per motivi climatici, accanto alla presenza delle acque termali ed alla bellezza del paesaggio, non mancò comunque di arricchirsi di motivazioni di tipo ludico. La componente più dinamica dell’offerta turistica era il pattinaggio. L’illuminazione elettrica del villaggio e della zona dei bagni termali facilitò poi molto la circolazione degli stranieri quando, dopo una giornata sulla neve o ghiaccio, rientravano nei loro alberghi. Rappresentazioni teatrali, concerti, conferenze e balli animavano, all’interno degli hotel le lunghe serate invernali. Aspetti ludici e attenzione alla salute si trovarono quindi presenti nel villaggio di St.Moritz. ingenti capitali furono investiti per dotare la località di acque potabili adoperate per le fontane pubbliche e distribuite negli alberghi e nelle abitazioni. Lavori di canalizzazione e di drenaggio contribuirono a migliorare la situazione igienica, un nuovo edificio postale, banche, librerie, attività commerciali. Una destinazione considerata adatta al riposo, unito a distrazioni intellettuali a vita all’aria aperta, ma rivolta a villeggianti sani e robusti. Il periodico “Engadin Express & The Alpine Post” con articoli in tedesco, italiano, francese e italiano, si rivelò un formidabile strumento di promozione essendo spedito, regolarmente e gratuitamente, agli alberghi di primo ordine della Svizzera e delle principali stazioni europee. Uscì con periodicità settimanale nella stagione invernale, in quella estiva le uscite variarono in base all’andamento della stagione. La stagione invernale si apriva con il pattinaggio ad inizio ottobre, si chiudeva con esso a fine marzo. Ala pattinaggio vennero poi intervallate le gare di scii. Un confine denso di storia divideva ormai St. Moritz Bad da St. Moritz Dorf. Un limes segnato sia dalla stagionalità che dalla suddivisione degli ospiti. I tedeschi preferivano le terme, mentre la clientela internazionale risiedeva nel villaggio. La vicenda di St. Moritz risultò quella di una graduale trasformazione accompagnata da una costante crescita, qui i curisti poterono sempre approfittare appieno della stagione estiva compresa da metà giugno a metà settembre. Le facoltà terapeutiche delle acque di St. Moritz si fondavano sulle proprietà dell’anidride carbonica presente nelle acque. Si provvide quindi a fare dei lavori nei pressi della sorgente in modo tale da migliorare la qualità dell’acqua. Nel 1910 fu aperto un nuovo stabilimento termale dotato di 44 sale con ampie vasche per i bagni, separate per uomini e donne, accanto a bagni di vapore e ad un sala per le inalazioni. Perfezionate le installazioni per l’idroterapia e riorganizzate le docce e le aree per i massaggi. L’azione sinergica delle acque minerali combinata con le eccellenti condizioni climatiche costruì quindi la fama di St. Moritz come la località termale. La vita sociale non fu di certo assente, la giornata era scandita dai pasti tarati sul modello inglese, il pasto principale si collocò perciò alla sera. All’1 di pomeriggio si consumava invece il lunch seguito dal tè delle cinque. La stagione invernale caratterizzata dalla ricca offerta di divertimenti e dall’intensa vita sociale. Gli ospiti erano tedeschi, svizzeri, americani, inglesi e russi. 8 IN CERCA DELLA DISTINZIONE SOCIALE: L’HOTEL WALDHAUS DI SILS-MARIA Le scelte imprenditoriali fatte per costruire dei nuovi alberghi in grado perché in sintonia o in anticipo con i tempi, di interpretare sia le esigenze che gli andamenti dei flussi generati della domanda turistica. L’Hotel Waldhaus offrì la possibilità di soggiornare in alberghi di alto livello collocati però in una posizione sensibilmente lontana dalle destinazioni più affollate. Tali alberghi, che vennero quindi concepiti per dare una forma concreta al bisogno di un aristocratico distacco, vere e proprie oasi del lusso definite da un’architettura particolare. Dal riposo alla vita sociale alle attività all’aria aperta. I lavori di costruzione dell’edificio ebbero inizio alla fine dell’estate del 1905 e permisero di poter inaugurare questo hotel il 15 giugno 1908. La forma di un castello fortificato, Josef Giger volle poi diversificare l’interno del suo albergo