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Tracce svolte per prova scritta TFA, Appunti di TFA Sostegno

temi svolti delle principali tracce per l'esame scritto per diventare insegnante di sostegno

Tipologia: Appunti

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Scarica Tracce svolte per prova scritta TFA e più Appunti in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! Parlamento europeo "Le competenze chiave europee e la loro importanza nella formazione degli studenti, tenuto conto della fluidità della società contemporanea: argomentare la traccia con riferimenti normativi, socio-psico-pedagogici e didattici". Il Parlamento Europeo, nel 2006 prima, e poi con l'aggiornamento nel 2018, ha emanato otto competenze chiave per l'apprendimento permanente, che ogni individuo deve possedere per un pieno sviluppo bio-psico-sociale. Le otto competenze chiave riguardano infatti varie sfere della crescita individuale e legata al contesto: 1) competenza linguistica: la capacità di sapersi esprimere sia in forma orale che in forma scritta nella propria lingua madre; 2) competenze multilinguistiche: la conoscenza di almeno un'altra lingua oltre a quella madre; 3) competenze digitali: sempre più fondamentali ai giorni d'oggi; 4) competenze scientifiche, tecnologiche, fisiche; 5) competenze di cittadinanza: per formare cittadini consapevoli e attivi nella società; 6) competenze culturali: avere una buona conoscenza della propria cultura per poterla mettere in relazione con le altre; 7) competenze imprenditoriali: per avvicinare gli studenti al futuro mondo del lavoro; 8)imparare ad imparare: acquisire un metodo di studio efficace che duri tutto l'arco della vita (longlife learning). a scuola è, subito dopo la famiglia, la principale agenzia di socializzazione e formazione della personalità del bambino . La scuola è prima di tutto studio, conoscenza, cultura, apprendimento dei saperi, ma è anche educazione, teatro di crescita civile e di cittadinanza; è luogo in cui nascono e crescono affetti, sentimenti, e si affermano le prime amicizie, che, in molti casi, resteranno per tutta la vita. Quando parliamo di competenza facciamo riferimento alle abilità, conoscenze e atteggiamenti che rendono il soggetto capace di far fronte ai problemi della vita quotidiana. La scuola quindi oltre a trasmettere e divulgare saperi, deve anche rendere lo studente competente. Edgar Morin in “La testa ben fatta”, fornisce lo spunto per una serie di riflessioni su quelle che potrebbero o dovrebbero essere le linee d’indirizzo dell’insegnamento e educazione, basato oggi su tre sfide : culturale, sociologica e civica, importanti per procedere ad una "riforma dell’insegnamento che deve condurre alla riforma di pensiero". Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche, le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia. L'individuazione delle 8 competenze chiave europee (dette anche competenze chiave di cittadinanza) da parte dell'Unione Europea è il frutto di un percorso lungo, iniziato nel 2006 e profondamente innovato nel 2018. Queste 8 competenze puntano a formare il futuro cittadino, nell’ottica di prepararlo ad un mercato del lavoro in continua evoluzione e in un’ottica di una società fluida e incerta, parafrasando il sociologo Zygurat Bauman, per offrirgli tutti gli strumenti che favoriscano il lifelong learning, oppure la competenza più importante di tutte , quella di Imparare ad imparare . La scuola, quale primaria agenzia educativa, è chiamata a formare gli studenti, a fornire loro gli elementi necessari per informarsi, acquisire conoscenza,a soprattutto sviluppare un pensiero critico per divenire cittadini responsabili. Nel processo di formazione, la scuola deve abbandonare il sistema di induzione di informazioni legate al sapere, ma deve aiutare gli studenti ad implementare le proprie risorse. In una società così rapida, così fluida, è necessario trasmettere ai ragazzi la capacità di unire trasversalmente i diversi saperi, andare oltre i recinti del sapere, per sviluppare quel senso di cittadinanza mondiale indispensabile per agire verso un bene comune. Questo concetto è stato sostenuto dal filosofo Morin che ha introdotto il concetto di complessità dei saperi. Secondo Morin, l'uomo deve avere la capacità di attraversare, in una logica d'insieme, le nozioni che costituiscono il sapere (tanto logico matematico quanto umanistico). Il suo contributo alle indicazioni per la scuola del 2007 costituisce un tratto fondamentale in quella volontà di rivedere il sistema formativo, chiamato non più a creare teste piene di informazioni di ogni tipo, svuotate della vera conoscenza, ma a formare teste ben fatte, cioè capaci di pensiero critico e della vera conoscenza. "L'agenda europea 2030 per lo sviluppo sostenibile prevede, al quarto obiettivo, il raggiungimento di un'istruzione di qualità per tutti. Il candidato spieghi, con argomentazione critica, come la scuola possa, secondo la normativa vigente, raggiungere tale traguardo". 'Agenda europea 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d'azione emanato dall'ONU nel 2015 nel quale vengono individuati 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 che riguardano diversi aspetti. il quarto obiettivo riguarda un'istruzione di qualità. Questo obiettivo si attua innanzitutto garantendo a tutti il diritto all'istruzione, così come stabilito dall'art. 34 della costituzione, e garantendo a tutti una piena inclusione. Il processo di inclusione in Italia è stato lungo e con molte difficoltà. La L.118/1975 ha cercato di inserire nelle classi comuni i mutilati e gli invalidi civili, ma è con la L. 517/1977 che si è parlato per la prima volta di integrazione degli alunni portatori di handicap. Ma, solo con la L 104/1992 alle persone "handicappate" (così venivano chiamate) sono stati riconosciuti diritti e una piena partecipazione alla vita scolastica. La L.170/2015, invece, riconosce agli alunni con disturbi specifici dell'apprendimento, forme di tutela. Ma è con la L.107/2015 e i suoi decreti attutativi (66/2017 modificato dal 96/2019) che si è avuta la piena inclusione di tutti gli alunni, cercando di garantire a tutti il successo formativo, utilizzando le strategie e metodologie didattiche più adatte ad ogni alunno, con percorsi personalizzati e individualizzati, così come indicati nel PTOF. Nel 1996 la Dichiarazione di Salamanca ribaltò la concezione del programma didattico unico per tutti, in un programma da costruire in base ai bisogni degli allievi. L'Italia recepì questo principio attraverso le leggi per l'autonomia scolastica (Legge delega 57/1997 e successivi dpr, Legge 107/2005 e successivi decreti attuativi). La didattica deve essere diretta al pieno sviluppo della persona e delle sue potenzialità individuali. La difesa del diritto di apprendere di tutti in una scuola che faccia della “differenza” il punto di forza per una didattica inclusiva, una scuola che metta in atto iniziative per il successo formativo di ogni allievo. Le linee giuda per le competenze europee sviluppate dall'Unione Europea a partire dal 2006, con le successive modifiche del 2018, hanno posto l'accento sulla necessità di impostare un sistema didattico e formativo improntato non più al metodo depositario ma a innovative metodologie didattiche volte a sviluppare una didattica per competenze, intese come capacità di richiamare conoscenze e abilità, apprese in ambito scolastico e extrascolastico, per risolvere problemi/sfide/compiti di realtà. La complessità della realtà quotidiana, la globalizzazione, la rivoluzione digitale e dei social e soprattutto un mondo del lavoro sempre più flessibile e competitivo richiedono uno sforzo comune per innalzare i livelli culturali quale strategia per affrontare un mondo in continuo cambiamento. Bauer definì la realtà come “liquida”, un mondo il cui unico punto fermo è il cambiamento. La scuola, luogo privilegiato per attivare strategie di formazione e istruzione, deve essere flessibile, dinamica e in continua evoluzione. Aperta, in dialogo con il territorio, capace di includere tutti. Una didattica personalizzata e integrata che sappia modello ; le strutture conoscitive (credenza, aspettative, standard personali) sviluppate nella prima fase vengono consolidate mediante la loro trasformazione in azioni e allora l’individuo viene messo alla prova in un contesto protetto, ed incoraggiato ad utilizzare le capacità acquisite al fine di perfezionarle e sfruttare queste capacità nella vita lavorativa di tutti i giorni. L’ultimo aspetto vale nel mondo del lavoro, come anche nel mondo scolastico. Uno studente può attribuire il raggiungimento o meno di un risultato a cause interne (o a cause esterne). La didattica tradizionale molto spesso si focalizza sulla trasmissione di informazioni e conoscenze fondamentali per far conseguire agli studenti le competenze programmate; una didattica orientata a promuovere negli alunni il senso di empowerment proporrà esperienze educative attive, attraverso le quali lo studente potrà sperimentare le proprie e le risorse del gruppo classe, potrà sentirsi coinvolto nell’apprendimento e nella risoluzione di problemi significativi, raggiungendo in tal modo le competenze pianificate. L’apprendimento diventerà tanto più efficace quando più lo studente penserà di potere ottenere il successo formativo, avrà stima di sé e sarà soddisfatto del contributo che dà alla classe. Chi si aspetta un buon risultato si sentirà incentivato ad impegnarsi di più, a rimanere concentrato, ad investire sulla propria formazione. Lo studente con un basso senso di sé ha poca motivazione, non coglie l’utilità dello studio per la formazione della propria personalità e, a volte, adotta comportamenti scorretti e disfunzionali. Il contrario dell’autoefficacia è l’impotenza appresa. Come sviluppare l’autoefficacia a scuola ? Molto spesso chi ha un basso senso di sé, non è tanto o soltanto uno sfaticato ma ha bisogno di ulteriori chiarimenti e soprattutto supporto da parte del clima della classe. In questi casi non basta la lezione frontale, ma un vero e proprio supporto di un coetaneo, ovvero il supporto del tutee, figura principale della metodologia di insegnamento del tutoring. Il tutee non è altro che l’affiancamento di un compagno di banco che si presta a seguirlo nelle sue difficoltà. Il tutoring offre un duplice vantaggio : può aiutare sia lo studente in difficoltà, sia fa aumentare il senso di autostima ed autoefficacia verso colui che lo aiuta. Il concetto psicologico di autoefficacia è stato introdotto dallo psicologo Albert Bandura. L’autoefficacia,consiste nella convinzione personale di poter raggiungere determinati obiettivi e insieme al locus of control e alla motivazione sono tra la variabili psicologiche della didattica metacognitiva.(D.Ianes) Sappiamo bene che il gruppo classe è un sistema estremamente eterogeneo, ed è per questo che al suo interno possiamo trovare anche soggetti più fragili e con bassa autostima. Per questo è necessario pensare a dei percorsi personalizzati (53/2003) che possano permettere a ogni alunno di dare il meglio di se stesso e quindi di rafforzare la propria autostima e di conseguenza l’autoefficacia. Una metodologia che potremmo usare in questo senso è il peer tutoring.Quando farà il tutor,lo studente dovrà “pensare” a come far comprendere al suo tutee i contenuti,nel fare questo svilupperà la metacognizione e rafforzerà la sua autostima quando vedrà i risultati prodotti dal tutee. Spesso gli alunni con basso senso di autoefficacia sono alunni chiusi e timidi,per questo motivo diventa indispensabile la risorsa compagni di classe. Improntando lavori a piccoli gruppi (cooperative learning) si svilupperà un forte senso di interdipendenza positiva (oltre all’interazione faccia a faccia,al senso di responsabilità,all’empatia e alle abilità sociali.Comoglio),ovvero ogni alunno farà un pezzetto,che sarà importante per la costruzione del lavoro finale,ognuno dovrà sostenere gli altri.In questo modo,insieme sarà più facile raggiungere gli obiettivi e proprio in questo modo si aumenterà il senso di essere riusciti nel compito. (autoefficacia). Il cooperative learning sviluppa l’autoefficacia in tutti gli alunni poichè ad ognuno sarà possibile assegnare una parte,ogni studente farà il suo pezzetto con le sue responsabilità individuali per la buona riuscita del gruppo. Il docente si porrà come un regista (Bruner) e userà la valutazione in modo formativo per dare dei feedback positivi. I lavori dovranno essere coinvolgenti e motivanti. In questo modo si potranno sviluppare oltre all’autoefficacia competenze come l’empatia,l’ascolto attivo,la condivisione e la pro-socialità. In ambito scolastico è estremamente importante non perdere mai di vista l’obiettivo di autoefficacia,dote preziosa in una società globale che diventa sempre più competitiva e difficile da affrontare. Con sempre maggiore frequenza si verificano nelle scuole atti di bullismo e cyberbullismo. Come può un consiglio di classe di scuola secondaria di primo/secondo grado intervenire al fine di contrastare tali avvenimenti? Il candidato faccia riferimento alle normative vigenti e argomenti la traccia esemplificando possibili strategie di intervento". Nelle nostre scuole,gli atti di bullismo e cyberbullismo sono purtroppo un fenomeno in continua crescita. Il bullismo è un atto di prevaricazione o sopraffazione,fisico o verbale ripetuto nel tempo (un solo atto anche se perseguibile penalmente non può essere ritenuto bullismo ) sempre verso la stessa vittima. Il bullismo può essere: diretto : con azioni fisiche tipo calci,pugni o anche verbali. indiretto : quando il bullo si nasconde in mezzo al gruppo dei pari e rimane nell’anonimato. Molto spesso il bullo è stato a sua volta bullizzato ed è proprio per questo motivo che gli interventi dovranno sempre essere mirati alla rieducazione e mai al solo atto punitivo che potrebbe solo peggiorare la situazione. Il bullismo è un fenomeno presente nelle scuola già da diversi anni,le prime linee guida sono uscite nel 2009 Con l’aumento esponenziale della rete e dei social network,il bullismo è dilagato anche in questo contesto,peraltro estremamente più difficile da controllare. Una foto,un video,possono nel giro di pochi minuti circolare su migliaia di dispositivi e arrivare in questo modo a molte persone creando un grande disagio alla vittima. Per questo motivo è fondamentale tenere sempre aggiornato il regolamento di istituto sull’uso della tecnologia in ambito scolastico (es: regole sull’uso dell’eventuale dispositivo personale in classe ) e sulle eventuali ammende per l’uso inappropriato della rete. Con la nota 2519/ 2015 sono uscite le nuove linee per il cyberbullismo che hanno portato all’emanazione della legge 71/2017. All’interno di ogni plesso scolastico ,tra le funzioni strumentali,si trova anche la figura del referente sul bullismo e cyberbullismo,un insegnante formato sulla materia e con spiccate competenze digitali. Il referente del bullismo organizza incontri con associazioni esterne e tiene all'occorrenza contatti con la polizia postale. Il consiglio di classe,può : somministrare questionari anonimi per capire se ci sono casi tra il gruppo classe, promuovere progetti da inserire all’interno del ptof coinvolgere le famiglie in incontri con le associazioni locali del territorio creare insieme ai ragazzi un sito dove raccogliere informazioni e testimonianze. Sempre all’interno del consiglio di classe è possibile condividere particolari metodologie ,atte a sviluppare nei ragazzi competenze prosociali come empatia,condivisione e collaborazione. Sono molto importanti in questo senso tutte le metodologie cooperative,in particolare il cooperative learning. Si possono inoltre dedicare momenti scelti al circle time (psicologia umanista) per permettere agli studenti di conoscersi ,approfondire il dialogo e anche la conoscenza reciproca. Nell’ambito del role playing ,potrebbero essere messi in scena lavori teatrali di episodi di bullismo trovati in articoli di giornali o sul web. "Il candidato descriva come la metodologia del cooperative learning possa contribuire al reale sviluppo delle competenze sociali degli studenti, citando, a supporto della sua argomentazione, uno o più studi socio-psico-pedagogici in merito". Il Cooperative Learning o gruppo di apprendimento cooperativo è nato negli Stati Uniti intorno agli anni ‘70 e si è sviluppato velocemente nelle scuole come proposta di organizzazione sia della singola lezione e in generale della didattica, sia della scuola, intesa come sistema complesso. Gli esponenti di spicco sono i fratelli David e Roger Johnson. Tuttavia Roger Cousinet già dal 1920 al 1942 ha applicato e sperimentato il suo metodo cooperativo in diverse scuole francesi. Come gli altri esponenti della scuola attiva critica fortemente la didattica tradizionale e frontale ritenuta eccessivamente rigida, verbosa e poco stimolante. Al contrario credeva fermamente nelle potenzialità della cooperazione dal punto didattico e educativo. Il dispositivo del piccolo gruppo di apprendimento permette infatti di rispondere a due bisogni educativi diversificati ed importanti: il bisogno sociale, che si esprime nella relazione con gli altri e il bisogno di autonomia, che porta bambini e ragazzi a essere via via più indipendenti e sicuri. Nel suo apprendimento cooperativo gli studenti costituiscono spontaneamente piccoli gruppi di lavoro. Il ruolo dell’insegnante cambia e si rinnova: non è più l’unico protagonista ma colui che costruisce un ambiente di apprendimento in cui gli studenti imparano e studiano insieme. Nel cooperative learning , gli studenti stimolano le zone di sviluppo prossimale, concetto introdotto da Vigotskij nel suo “Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche”, ottenendo esiti migliori, rispetto a quelli ottenuti con le lezioni frontali. In genere i gruppi di apprendimento cooperativo sono composti da 2 a 4 persone, e può includere anche i BES. Soprattutto per gli studenti con BES , il gruppo ideale è quello eterogeneo perché aumenta la possibilità di avere un aiuto reciproco e di integrazione delle differenze. I ruoli nell’apprendimento cooperativo corrispondono alle funzioni che fanno funzionare perfettamente il gruppo. I fratelli Johnson definiscono due momenti importanti : il Monitoring che riguarda tutte le azioni efficaci per la verifica che si mettono in atto durante le fasi di apprendimento e il processing che è la revisione che avviene al termine del lavoro di gruppo. Il bagaglio emotivo degli studenti entra ogni mattina in classe con loro, influenzandone l'apprendimento. Il docente descriva brevemente un'attività funzionale all'espressione delle emozioni da parte dei bambini/ragazzi, finalizzata alla creazione di un clima di classe sereno e collaborativo". Le emozioni sono stati mentali e fisiologici, associati a stimoli interni, esterni, naturali o appresi. Provare emozioni provoca nell’individuo dei cambiamenti a livello fisiologico, espressivo e cognitivo. Con il termine di arousal, ci si riferisce all’attivazione fisiologica delle emozioni. Ekman e Friesen descrivevano le regole dell’esibizione delle emozioni: in altre parole si possono accentuare, frenare, nascondere o camuffare in altre emozioni. Le emozioni si distinguono in primarie che sono quelle innate, istintive, presenti dalla nascita , e emozioni secondarie che si sviluppano con la maturazione individuale. Charles Darwin, noto per i suoi studi sull’evoluzione della specie, sosteneva che anche le emozioni sono frutto dell’evoluzione emana. La cultura moderna ha riconosciuto come l’apprendimento, non sia composto solo da nozioni mnemoniche ma includa anche l’affettività e le emozioni. Le emozioni pure vanno educate e sapute controllare. La valutazione è essenzialmente suddivisa in tre parti: -valutazione nazionale (invalsi-indire) -valutazione d'istituto (rav e piano di miglioramento DM 80/2013) -valutazione didattica E’ a quest’ultima che ci riferiremo per seguire il percorso didattico del docente e degli alunni,in quanto la valutazione ha una specifica collocazione nella progettazione didattica. Il decreto legislativo ultimo a cui dobbiamo fare riferimento per la valutazione è il 62/2017 (uno degli 8 decreti attuativi della buona scuola). All’art 1 troviamo la seguente dicitura : “la valutazione ha obiettivi didattici,educativi e formativi”. La valutazione didattica può essere così espressa: valutazione diagnostica : una valutazione in ingresso,prove (possibilmente comuni per mantere il più possibile l’autenticità) per conoscere i nuovi studenti (specialmente quando vi è un cambio di grado)e al rientro delle vacanze per verificare le conoscenze pregresse rimaste dall’anno precedente,su cui co-costruire (Apprendimento significativo Ausubel) le nuove conoscenze. La valutazione in itinere,un tipo di valutazione formativa,di sicuro quella più importante per la progettazione.Non è una valutazione per dare esclusivamente un giudizio,ma è assolutamente necessaria.per dare un feedback all’alunno sul suo andamento e per permettere al docente di capire se la strada intrapresa per il suo percorso è corretta o ha bisogno di essere ulteriormente modellata. L’ultima è la valutazione sommativa ,effettuata di solito alla chiusura di un programma,che sia un quadrimestre o un’ uda.Deve essere chiara e tempestiva,sia nei confronti dell’alunno che della famiglia. La valutazione però deve essere non solo un’opera del docente ,ma anche un compito affidato agli alunni. Il cognitivismo (Neisser) teoria che studia la mente e i suoi processi cognitivi è la corrente da cui deriva la didattica metacognitiva. L’insegnante che opera sulla didattica metacognitiva opera su quattro livelli.(D.Ianes) Questa didattica trasversale,permette all’alunno di conoscere i propri stili di apprendimento e anche di autovalutarsi,per capire come migliorare la capacità di imparare ad imparare (8 competenze chiave europee). La valutazione perciò,non deve essere vissuta come una punizione dai discenti, ma quanto una riflessione (sia personale che da parte del docente) su cosa ha funzionato e cosa no e come eventualmente migliorare la didattica. Anche lo psicologo Carl Rogers (psicologia umanista) enuncia tra le tre caratteristiche del docente inclusivo l’atteggiamento non giudicante.(oltre all’empatia e all’accettazione incondizionata). Quello che la scuola nazionale deve avere ben chiaro è il percorso formativo dei propri studenti,l’impegno,le competenze,la formazione continua per portare avanti questo percorso non semplice ma di grandi soddisfazioni. La valutazione fa parte di questo percorso,deve essere uno strumento di aiuto reciproco,fonte di spunti per migliorarsi continuamente. "Continuità verticale e orizzontale: cosa sono e come la scuola si può impegnare per favorirle". La continuità verticale è quel tipo di continuità che avviene tra due gradi di scuola, per esempio tra le classi terze della scuola secondaria di primo grado, e le classi prime della scuola secondaria di secondo grado. Queste classi si chiamano classi-ponte. La continuità verticale ha lo scopo di orientare e tranquillizzare i ragazzi nel nuovo contesto scolastico, ed è anche utile per i docenti che avranno una scheda valutativa di ogni studente, e possono confrontarsi tra loro per la continuità didattica e formativa. La continuità orizzontale, invece, prevede l'interazione tra scuola e enti territoriali, quindi tra alunni e territorio. Questo tipo di continuità avviene per esempio tra scuola, enti pubblici, privati, asl, famiglie... La continuità orizzontale può essere esplicitata tramite la creazione di reti di scuole che ampliano l'offerta formativa e compiono funzioni educative. "Il nuovo modello nazionale di PEI: il docente illustri le principali differenze e novità introdotte dagli ultimi decreti del 2019 e del 2020". Il PEI è un documento che contiene la progettazione individualizzata per ciascuna studentessa e ciascuno studente con disabilità per garantirne l’inclusione scolastica: professionalità necessarie, strumenti di supporto, interventi educativo-didattici, obiettivi, modalità di valutazione. Il PEI esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, gli eventuali interventi di assistenza igienica e di base, la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione.Il PEI sarà redatto dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (il GLO) coinvolgendo l’intero team dei docenti di classe, le famiglie, gli operatori sanitari. Il decreto interministeriale 182 del 29 dicembre 2020 sancisce l’ingresso nel mondo scolastico del nuovo modello nazionale di PEI insieme alle nuove modalità di assegnazione delle misure di sostegno per tutti gli studenti e le studentesse con disabilità e per tutti i cicli scolastici, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria. Il nuovo PEI deve essere adottato a partire dall’anno scolastico 2021-2022 ed è prevista la redazione di un PEI provvisorio per tutti gli studenti con disabilità certificata neo iscritti a scuola o già frequentanti e con nuova certificazione, che illustri le necessità, gli interventi necessari e tutte le indicazioni che andranno poi verificate e riportate con le eventuali integrazioni e modifiche nel PEI dell’anno successivo. ICF è l’acronimo di Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (International Classification of Functioning, Disability and Health), strumento standard internazionale approvato dall’Assemblea Mondiale della Sanità. il nuovo PEI mette in luce il concetto di corresponsabilità educativa e la necessità di osservare il contesto scolastico e indicare i facilitatori e le barriere presenti. Il nuovo PEI è fondato su quattro dimensioni principali da considerare ai fini dell’inclusione e della progettazione didattica ed educativa: 1. Dimensione della Socializzazione e dell’Interazione sia con il gruppo dei pari, sia con gli adulti 2. Dimensione della Comunicazione e del Linguaggio(comprensione e produzione) 3. Dimensione dell’Autonomia della persona e Autonomia sociale e dell’Orientamento: ne fanno parte la motricità globale e fine e la dimensione sensoriale visiva, uditiva, tattile 4. Dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento: fa riferimento alle capacità riguardanti la memoria, all’intelletto, all’organizzazione spazio-temporale, allo stile cognitivo, alla capacità di utilizzare e integrare le competenze per risolvere compiti e alle competenze di lettura, scrittura, calcolo, decodifica di testi e di messaggi. Per ognuna di queste dimensioni vanno individuati gli obiettivi, gli interventi didattici da attuare in termini di attività, strategie e strumenti da utilizzare, i criteri e le modalità di verifica del raggiungimento degli obiettivi. Il PEI non è un documento immutabile ma da rivedere periodicamente per verificare se gli obiettivi sono stati raggiunti, per modificarlo e integrarlo, e alla fine di ogni anno è prevista una verifica conclusiva che prevede anche l’indicazione delle ore di sostegno, delle risorse alle quali affidare l’assistenza di base e l’assistenza igienica, e l’indicazione delle figure professionali dedicate all’assistenza all’autonomia e alla comunicazione. I modelli del nuovo PEI sono quattro, uno per ogni ordine di scuola, e sono divisi in sezioni diverse: Quadro informativo: è la sezione affidata ai genitori (o a chi esercita la responsabilità genitoriale) che forniscono una descrizione del figlio o della figlia e della situazione familiare. Elementi generali desunti dal Profilo di Funzionamento redatto a cura del Servizio Sanitario Nazionale tramite l’unità di valutazione multidisciplinare. Raccordo con il Progetto Individuale redatto dall’Ente locale di riferimento con l’obiettivo di integrare nel PEI anche le informazioni su quanto viene intrapreso al di fuori del contesto scolastico per favorire lo sviluppo e la partecipazione della persona alla vita sociale Osservazioni sul bambino/a, sull’alunno/a, sullo studente e sulla studentessa per progettare gli interventi di sostegno didattico per organizzare gli interventi educativi e didattici secondo le quattro dimensioni prima indicate Interventi sull’alunno/a: obiettivi educativi e didattici funzionali agli obiettivi individuati e che intervengono sulle quattro dimensioni prima descritte. Osservazioni sul contesto: barriere e facilitatori per individuare cosa ostacola e cosa rende possibile il funzionamento della persona (fattori ambientali e personali) con l’obiettivo di dare vita a un ambiente di apprendimento inclusivo Interventi sul contesto per realizzare un ambiente di apprendimento inclusivo si inseriscono gli interventi che permettono di realizzare un ambiente di apprendimento inclusivo: interventi per ridurre o rimuovere le barriere o per valorizzare gli elementi facilitatori. Interventi sul percorso curricolare: tutti gli interventi che contribuiscono a definire la programmazione didattica personalizzata sulla base delle esigenze dell’alunno, diversi a seconda del grado di scuola frequentato. Organizzazione generale del progetto di inclusione e utilizzo delle risorse: in questa sezione viene descritta l’organizzazione del progetto di inclusione e quindi come vengono impiegate le risorse ad esso destinate, base per motivare la richiesta di ore di sostegno. Certificazione delle Competenze A cura del solo consiglio di classe, descrive il livello di acquisizione delle competenze in base agli obiettivi definiti. Verifica finale / Proposte per le risorse professionali. È la parte redatta durante l’ultimo GLO dell’anno scolastico in corso che verifica il PEI e indica gli interventi necessari per l’anno successivo, comprese le ore di sostegno richieste e le indicazioni per gli interventi di assistenza. PEI redatto in via provvisoria. È il PEI redatto quando sopraggiunge una certificazione di disabilità proveniente dalla famiglia, sia all’inizio di tutto il percorso scolastico, sia quando la certificazione riguarda uno studente già frequentante. "Possibili strategie di intervento in presenza di un alunno con dislessia in classe". La dislessia fa parte dei disturbi specifici dell'apprendimento (DSA), gli alunni con dislessia vengono inseriti nella grande categoria dei Bisogni Educativi Speciali. Per gli studenti dislessici viene stilato il PDP (Piano Didattico Personalizzato) da parte del consiglio di classe, nel quale vengono inserite le modalità didattiche, formative, di valutazione, i progetti di inclusione, nonché gli strumenti compensativi, e le misure dispensative a suo favore. Per uno studente dislessico possono essere utilizzati strumenti compensativi quali: l'uso della sintesi vocale, oppure l'uso del PC, l'uso di programmi che facilitano la lettura... Invece, come misure dispensative: esonerare l'alunno dalla lettura ad alta voce di testi lunghi e complessi; dare un maggiore tempo per lo svolgimento di un compito; ridurre il carico di studio; aiutare lo studio tramite l'uso di mappe concettuali (Novak e Ausebel). "Delineare un progetto didattico di educazione alla salute/educazione ambientale/educazione alla convivenza interculturale". Titolo: educazione alla salute/ambientale/alla convivenza interculturale Classe: II secondaria di secondo grado, 24 alunni (2 DSA) contesto della classe alcuni comportamenti del singolo per capire eventuali squilibri e ricostituirlo, deve essere autentico(mostrare le proprie emozioni e dotato di intelligenza emotiva) deve mostrare congruità tra ciò che dice e il suo comportamento,deve svolgere ascolto attivo ed empatico, essere riflessivo sui propri stili di insegnamento.Tutto ciò spinge l'alunno verso una motivazione e interesse verso l'apprendimento e attraverso la scaffolding (Bruner)egli è in grado di costruire un long Life learning, basato anche sulle competenze e adatto ad una società della conoscenza (strategia di Lisbona)e globale (Morin) "Il candidato descriva come la metodologia didattica del debate possa efficacemente essere utilizzata per incrementare le competenze degli studenti della scuola/primaria/secondaria di primo grado/secondaria di secondo grado". Il debate, o dibattito, è una metodologia educativa utilizzata soprattutto nella scuola secondaria, in quanto gli alunni sono più adulti ed hanno un pensiero critico più sviluppato. Ciò non toglie che è una tecnica utilizzata anche nelle classe dei più piccoli. Tale tecnica prevede la suddivisione della classe in due squadre: ognuna delle quali deve sostenere un argomento, scelto dal docente, con argomentazioni logiche e critiche. La tecnica del debate sviluppa il pensiero critico e argomentativo; permette la non fossilizzazione in un proprio pensiero, ma apre a nuovi punti di vista; apre al dibattito; prepara gli alunni a parlare in pubblico; promuove l'autostima, l'efficacia e l'autovalutazione. Il docente si pone nel ruolo del facilitatore della comunicazione, coordina quindi il dibattito e, laddove necessario, interviene guidando gli alunni verso il raggiungimento di un punto di vista condiviso dal gruppo. "Il candidato descriva come possa essere affrontato in classe il tema del bullismo e del cyberbullismo e la sua prevenzione". Il bullismo e' una forma di aggressività e difficoltà nel gestire i conflitti e le frustrazioni che si manifesta attraverso ripetuti attacchi di violenza psichica e fisica verso un individuo più debole e sono dirette a danneggiare il soggetto psicologicamente e fisica.Esistono forme di bullismo diretto o indiretto ( usato più dalle donne) quest'ultimo volta a isolare la vittima.La diffusione della multimedialità, blogger,social, chat, ha creato a portato alla diffusione del cyberbullismo.Ai fine di combattere tale fenomeno sono intervenuti le linee guida del 2015 e la legge 71/2017 che ha introdotto misure mirate alla prevenzione e lotta di tele fenomeno.Innanzitutto è importante l'azione della scuola,come presenza di Cts con sportello di ascolto, intervento del responsabile digitale per eliminare filmati dai social se non è stato fatto dall'amministratore del social stesso, ammonimento davanti al prefetto.Azione d'indagine all'interno della classe,con somministrazione di questionari, utilizzo di metodologie come role playing ,convocazioni del bullo e famiglia per colloqui e della vittima, intervento forze dell'ordine e associazioni del territorio per parlare del fenomeno, utilizzo di regolamento di Istituto, patto di corresponsabilità e statuto studenti e studentesse per sensibilizzare i ragazzi e loro famiglie alla lotta contro il bullismo, in quanto chiunque può essere vittima o bullo. "Il candidato espliciti una progettazione rivolta alla promozione dell'inclusione di studenti con DSA, mettendo bene in evidenza le metodologie proposte". L’acronimo dsa, disturbi specifici di apprendimento, comprende 4 forme : dislessia(difficoltà nella lettura), discalculia (difficoltà nel calcolo) disgrafia (difficoltà nella scrittura) disortografia (difficoltà dal linguaggio allo scritto). Se un soggetto presenta difficoltà in più aspetti ci troviamo di fronte alla forma di cormobilità. Il quadro normativo sui DSA(anticipa i BES) è stato introdotto con la legge 170/10 che individua le modalità didattiche agli alunni dsa. L’inclusione a scuola si sviluppa attraverso una didattica individualizzata/personalizzata. Ad esse va considerata la didattica inclusiva la quale va a beneficio di tutta la classe compresi i dsa e i bes. I docenti devono avere ben chiari gli obiettivi e i destinatari della didattica. I principali obiettivi di una didattica inclusiva sono: valorizzare gli stili di apprendimento differenti, considerando i punti di forza degli studenti, sviluppare l’autostima e la fiducia, facilitare l’appendimento rendendolo coinvolgente con l’introduzione delle tic, motivare, dialogare, collaborare con i ragazzi. Le strategie inclusive per i dsa sono: apprendimento cooperativo, tutoring, problem solving, casi di studio, debate, didattica laboratoriale, flipped classroom, roleplaying, compiti di realtà, utilizzo di tecnologie. fatta così oppure come una mini uda? ICF - cos'è, caratteristiche, utilizzi e finalità L’ICF entra in vigore intorno agli anni 2000 come evoluzione dell’ICHD classificazione internazionale della menomazione, handicap e disabilità,nel quale la disabilità veniva vista come un problema dell’individuo causata da una condizione più o meno invalidante. Con la classificazione int.le del funzionamento,della disabilità e della salute (ICF) l’elemento centrale è la salute del soggetto e quindi il suo funzionamento. I termini come disabilità e handicap vengono sostituiti con i termini partecipazione e attività. Con il decreto lgs 66/2017 si parla di ICF in chiave Bio-psico-sociale dove l’interazione con l’ambiente è importante in quanto può fungere da facilitatore o da barriera. L’ambiente sia fisico che sociale, assume un ruolo fondamentale nella valutazione delle condizioni di salute. Creatività - autori maggiori e minori e le loro teorie. A partire da Dewey si è fatta strada l'idea che la creatività sia una CAPACITÀ più che una dote innata e che al suo interno abbia la fondamentale caratteristica della FLESSIBILITÀ : il ragazzo, il bambino o l'adulto creativo per Maier è quello che interagisce con l'ambiente, integrando e selezionando i comportamenti più opportuni alla situazione (problematica o meno) che gli si presenta. Se si pensa alla creatività come una capacità - quindi forse un know- how, viene conseguente anche pensare che essa possa essere scoperta, allenata e canalizzata con l'aiuto di un insegnante che faccia superare ai suoi allievi ( bambini, preadolescenti o ragazzi più grandi) l'ansia da prestazione, a volte fintamente anestetizzata dalla confortante ipermetodologia del pensiero convergente, che offre uno e un solo modo corretto di risolvere un problema. Il diritto all' errore di cui parla Daniela Lucangeli, l'errare nel senso di esplorare strade - a volte anche imboccando vicoli ciechi, per trovare la soluzione (una delle molte possibili) al problema,fa parte delle risorse che a partire dal problem posing, fino al decision making un insegnante creativo deve incoraggiare nei suoi studenti. Il pensiero divergente di cui parla Guildford non è alternativo a quello convergente, ma è piuttosto il suo gemello diverso: quando lavorano affiancati si completano e rinforzano vicendevolmente. L'attivazione e l' educazione al pensiero divergente però, non può prescindere dal corpo: cambiarsi i cappelli a seconda della situazione, come suggerisce De Bono può risultare un po' complesso fermi in classe, con la lezione frontale, o se si è in presenza di BES. Allora, bisogna trovare la strada affinché le tecniche di brainstorming, brainwriting e mappe mentali illustrate da Osborn e Buzan, assieme a tante altre, entrino nella rete del ragionamento del prefrontale senza ferire l' amigdala. Non bisogna mortificare gli sforzi , ma incanalarli è necessario. Insegnare a scartare ciò che non funziona senza investirlo di troppo Sé e allo stesso tempo personalizzando con coraggio il proprio pensiero è importante al fine di sviluppare in modo armonico le 8 competenze chiave per l' apprendimento permanente di cui parla anche l' Unione Europea dal 2006. Emozioni e intelligenza emotiva - autori maggiori e minori e le loro teorie. Neuroscienze e biologia molecolare ci spiegano che il nostro cervello è una sorta di ribollitore biochimico in cui tutto ciò che noi siamo, cioè il nostro connettoma, produce energia, che si propaga attraverso il sistema nervoso periferico fino a consentirci ogni azione vitale. Ciò porta a pensare che nessun atto della vita psichica sia privo del collegamento tra i meccanismi che noi definiamo COGNITIVI ed EMOTIVI. La tendenza a pensarli separati ( pensiamo a JAMES e LANGE "non piangiamo perché siamo tristi, siamo tristi perché piangiamo") si rifà alla lettura di modelli che ci raccontavano funzione cognitiva ed emotiva come due sistemi separati e quasi indipendenti l'uno dall' altro. Il fatto però che siano diversi non significa che non funzionino contemporaneamente (già la ARNOLD basava la teoria delle emozioni sull' appraisal : le emozioni non compaiono casualmente,ma come frutto di conoscenza e valutazione della situazione). Sappiamo certamente che esistono le emozioni "salvavita" : quelle che dal cervello rettiliano ordinano " scappa" " attacca" " congelati" in caso di pericolo e che sono il cavallo indisciplinato e imbizzarrito, rappresentato dal sistema limbico che il cavaliere esperto dei lobi frontali ( come dice Paul MacLean) non riesce a domare e a cui si deve momentaneamente aggrappare.Ma ciò non vuole dire che l' emozione sia contrapposta alla ragione: le nostre emozioni assegnano un valore all' esperienza e pertanto sono alla base della ragione. BRUNER, parlando di scaffolding emotivo, diceva bene che il bambino che cade e non sa fino a che punto sbucciarsi lievemente il ginocchio sia grave, come prima cosa guarda la madre, e regola il proprio comportamento sull'emozione che lei gli trasmette. Questo esperire diventerà memoria e quindi, ogni volta che un bambino o un adolescente apprende, accanto a meccanismi cognitivi di memoria o di attenzione, egli sperimenta delle emozioni. Quando si apprende si traccia la memoria secondo due tipi di archiviazione: le memorie semantiche seguono la via dell' apprendimento che conosciamo meglio, ma quelle emotive vanno nella memoria autobiografica. Ecco perché quando ripenso alle bestialità che scrivevo in matematica al liceo, non mi ricordo gli errori che facevo - ma il senso di confusione, impotenza e scoraggiamento che avevano accompagnato il mio apprendimento sono vive più che mai...visto che sono archiviate nella memoria autobiografica che è quella che definisce me stessa. L' insegnante empatico, quello che GOLEMAN pensa dotato di un radar sociale, sa che se uno studente, di qualunque età, apprende con paura o percezione di inadeguatezza, questi ricordi si attiveranno molte volte nella vita stabilizzando la convinzione di non essere capace. Alfabetizzazione emotiva e intelligenza emotiva di cui parlano GOLEMAN e GARDNER non sono solo requisiti che l' insegnante deve saper utilizzare per evitare il cortocircuito emozionale o innalzare il livello di fiducia negli studenti...ma vanno anche declinati ed educati negli studenti, sotto forma di autoconsapevolezza ( mi agito quando devo parlare ad alta voce... è successo molte volte e l'ho sempre superato) autocontrollo ( sono arrabbiato e a disagio ma respiro e non lancio la penna o il quaderno) automotivazione ( ho fatto una figuraccia e me ne vergogno, ma ci posso sempre riprovare) empatia ( il prof mi ha sgridato ingiustamente... però in classe forse c' era una tale confusione a cui anche io contribuivo, che magari ha perso la pazienza) abilità sociali ( non prendo le parti di uno dei due litiganti...trovo qualcuno che, come me, non è arrabbiato e insieme aiutiamo i compagni a vedere le cose in prospettiva). BAR ON parlava di EQ , quoziente emotivo: esso oggi appare indissolubilmente legato alla " giftedness" : la sfera della propria autostima, nata dalle proprie memorie autobiografiche grazie alle emozioni che proviamo, compartecipa alla creazione della sfera delle proprie capacità di mettersi in azione e comportamento per la vita. Comportamentismo - autori maggiori e minori e le loro teorie. I principali meriti del Comportamentismo sono: la scoperta che i comportamenti umani siano prevedibili e controllabili attraverso una opportuna gestione degli stimoli provenienti dall' ambiente fisico e il costrutto dell' autoefficacia percepita nell' ambito dell' apprendimento. Grazie al lavoro di Pavlov, Watson, Skinner e Thorndike si è arrivati a capire il rilevante ruolo degli stimoli antecedenti, che l' organismo riceve immediatamente prima di attuare un comportamento, e dei rinforzi, che sono gli stimoli conseguenti al comportamento. Se Pavlov ci insegna che il suono della campanella attiverà un totale spegnimento della concentrazione nella nostra classe già proiettata all' intervallo, Thorndike ci spiega la ragione per cui l' umiliazione di uno studente a una sua risposta sbagliata lo porterà probabilmente a non alzare la mano la prossima volta. Skinner, non a caso, nel suo "Walden Due" ammonisce il sistema educativo reale : è meglio rinforzare e favorire subito i comportamenti desiderabili Le 8 competenze chiave per l'apprendimento permanente, proposte dall'Unione Europea, sono quelle che ogni sistema educativo deve poter garantire a tutti. Tra di esse rientrano anche le competenze digitali, ossia le tecnologie dell'informazione e della conoscenza (TIC). Esse sono fondamentali per gli individui, in quanto permettono di acquisire nuove competenze ai fini dell'accesso al mondo del lavoro e per l'esercizio della cittadinanza. La competenza digitale consiste nel saper usare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell'informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Fin dalla scuola dell'infanzia, si individua la necessità di realizzare un uso attivo delle TIC, orientato al learning by doing (Dewey), con la finalità di adottare nuovi approcci metodologici (problem solving, cooperative learning, didattica laboratoriale, ecc). Dal 2008, il MIUR ha investito molto nella diffusione delle tecnologie informatiche hardware e software all'interno delle scuole, come ad esempio il piano di diffusione della LIM (lavagna interattiva multimediale), il progetto classi 2.0 che ha portato in molte aule e laboratori italiani tablet, pc, scanner, il piano editoria digitale, come i testi digitali, affiancati a quelli cartacei. La legge 107/2015 ha introdotto invece il PNSD (Piano Nazionale della Scuola Digitale), finalizzato alla piena diffusione delle tecnologie nelle scuole. Non più, quindi, la classe in laboratorio, ma il laboratorio in classe. Nell'ambito degli studi condotti sull'uso delle tecnologie informatiche, è di rilevanza la teoria delle intelligenze multiple di Gardner, in quanto permettono di gestire il materiale di studio secondo punti di vista differenti. Sidney Pressey (psicologo statunitense) progetta le "macchine per insegnare", fondate su una tecnologia molto semplice che fornisce un riscontro positivo o negativo alla risoluzione di quesiti operata dall'utente. Skinner formula la prima teoria di riferimento delle tecnologie didattiche, nel 1954 (data ufficiale di nascita delle tecnologie per l'apprendimento), con l'intento di descrivere il comportamento e non di spiegarlo. All'interno delle classi virtuali il docente assume il ruolo di guida, richiamando la figura del docente regista di Bruner (scaffolding) rappresentando per il discendente una impalcatura di sostegno per le nuove acquisizioni. Il docente, inoltre, ha il compito di accompagnare gli studenti in quello che Ausubel definisce "apprendimento significativo", favorendo lo sviluppo della competenza di imparare ad imparare. Le TIC sono anche uno strumento fondamentale per la personalizzazione e individualizzazione della didattica per studenti con BES, previste dalle disposizioni attuative della Legge 170/2010, rendendo ciascuno protagonista del proprio percorso di apprendimento. Piano per l'inclusione (PI) - riferimenti normativi, contenuti e finalità. La direttiva ministeriale 27/12/12 e la C.M. 8/13 prevedono , per tutti gli istituti scolastici la stesura del PAI. È uno strumento predisposto dal GLI e approvato dal collegio docenti, dove la scuola fa il punto sul processo di inclusivita’ messo in campo, evidenzia lacune o il successo delle attività svolte e descrive gli interventi in corso e quelli programmati. È un documento dinamico e flessibile perché segue la crescita dello studente individuato come BES. Con il decreto legislativo 66/2017 il PAI diventa PI ed è inserito all’interno del PTOF. Competenze chiave europee - riferimenti normativi, definizioni e loro sviluppo in ambito scolastico. La legge del 28 dicembre 2006 rappresenta l’inizio del percorso intrapreso dagli stati dell’Ue per stabilire le competenze necessarie per formare i cittadini del domani. Sono un’insieme di abilità necessarie per lo sviluppo della persona e della società in un’ottica di apprendimento permanente e formazione continua dei singoli individui. Le competenze chiave individuate sono 8, stabilite con la raccomandazione approvata dal parlamento europeo nel 2018: alfabetiche, matematiche, multilinguistiche, di cittadinanza, imprenditoriali, digitali, multiculturali. Tutte hard skills, che possono essere acquisite partendo dalle soft skills o competenze personali o anche dette trasversali relazionali, comunicative e di autonomia. In tutto questo processo chiaramente la scuola svolge un ruolo principe, avendo la responsabilità di formare la società adulta del futuro. Autonomia scolastica - riferimenti normativi, definizione, tipologie di autonomia e loro caratteristiche. Il termine autonomia indica il diritto di un soggetto di autodeterminarsi e amministrarsi liberamente, seppure sotto il controllo di organi preposti a garantire la legittimità dei suoi atti. La legge Bassanini 59/1997 art. 21 sancisce l'autonomia delle istituzioni scolastiche, conferendo la qualifica dirigenziale ai capi di istituto (dirigenti scolastici). Il DPR 275/1999 è il decreto attuatore dell'autonomia scolastica. Si parla di autonomia didattica (art. 4), autonomia organizzativa (art. 5) e autonomia di sperimentazione, ricerca e sviluppo (art. 6), nel rispetto delle norme nazionali e regionali. L'art. 8 attribuisce alle scuole la possibilità di determinare una quota del curricolo obbligatorio, scegliendo liberamente le discipline e le attività da proporre nel proprio Piano dell'offerta formativa (ora triennale, secondo l'art. 1 comma 14 L. 107/2015, che abroga l'art. 3 del DPR 275/1999). La legge 107/2015 (Buona Scuola) prevede all'art. 1 comma 1, la piena attuazione dell'autonomia delle istruzioni scolastiche, al fine di realizzare alcuni obiettivi, tra cui: l'innalzamento delle competenze degli studenti, la prevenzione e il recupero dell'abbandono scolastico, la garanzia del diritto allo studio per tutti gli studenti e l'educazione permanente (lifelong learning). Legato all'autonomia scolastica è il PTOF, che ogni scuola ha il compito di elaborare, in quanto rappresentativo dell'identità culturale e progettuale dell'istituzione (ricordiamo che viene elaborato dal collegio dei docenti e approvato dal Consiglio d'istituto). Dunque, il PTOF indica il fabbisogno dell'organico dell'autonomia, il fabbisogno del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), e il fabbisogno di infrastrutture e attrezzature, materiali e il piano di miglioramento. L'art. 7 del DPR 275/1999 riguarda le reti di scuole, finalizzate alla piena attuazione dell'autonomia scolastica. L'organo competente per deliberare l'accordo di rete è il Consiglio d'istituto, ma nel caso in cui l'accordo preveda attività didattiche, di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di formazione e aggiornamento dei docenti, deve essere approvato dal Collegio dei docenti delle singole scuole. L'accordo deve individuare anche attività per migliorare l'amministrazione e la contabilità, l'acquisto comune di beni e servizi e lo scambio temporaneo di docenti. Tale accordo è depositato presso la segreteria di ogni scuola interessata, in modo che tutti possano prenderne visione. Nell'ambito delle reti di scuole, possono anche essere istituiti laboratori, finalizzati alla ricerca didattica, alla sperimentazione, alla formazione del personale scolastico e all'orientamento scolastico e professionale degli studenti. Le scuole, sia singolarmente che associate in rete, possono stipulare convenzioni con università statali e private, con enti, associazioni, agenzie ecc.. che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi. L'importanza delle reti di scuole viene ribadita anche dalla Legge 107/2015 (commi 70, 71, 72, 74). Organi collegiali - riferimenti normativi, caratteristiche, finalità. Gli organi collegiali (art.3 T.U. 297/94) sono organismo di auto-governo e gestione delle attività scolastiche e sono composti da rappresentanti di ciascuna delle varie componenti coinvolte nel mondo scuola. Sono stati istituiti al fine di realizzare la partecipazione democratica alla gestione della scuola. La funzione è diversa a seconda dei livelli: CONSULTIVA/PROPOSITIVA ( c. Di classe e interclasse) e DELIBERATIVA ( c. di Istituto). 1) C. Di intersezione, interclasse e classe ( rispettivamente infanzia, primaria, sec. Di primo grado). 2) C. D’Istituto/ giunta esecutiva 3) collegio docenti 4) Comitato per la valutazione dei docenti. Il consiglio d’istituto è l’organo amministrativo / deliberante dura in carica tre anni, approva il PTOF, adotta gli generali e di autofinanziamento. All’interno viene eletta la giunta esecutiva ( DS,DSGA,Docente e 2 genitori) predisponi i lavori per il C.D.I. Collegio docenti: elabora il PTOF, ne fanno parte tutti i docenti,presieduto dal DS, è il cuore pulsante della scuola. - COMITATO DI VALUTAZIONE : istituito con legge 107/15 si occupa di riconoscere il bonus per la valorizzazione del merito esteso successivamente a tutti e di esprimere il suo parere sul superamento dell’anno di prova. Personalizzazione e individualizzazione - riferimenti normativi, cosa sono, differenze e come si applicano (fare esempi per le diverse tipologie di BES). La didattica individualizza e personalizzata sono regolamentate da nota MIUR 5669 del 2011 .La didattica è indidualizzata, quando pone obiettivi comuni al gruppo classe, ma utilizza strategie diverse per ogni alunno avendo come traguardo il raggiungimento delle competenze fondamentali del curricolo. La didattica personalizzata, invece , ha obiettivi diversi per ogni alunno, è pensata e programmata per il singolo e ha lo scopo di far raggiungere gli obiettivi minimi del curricolo. Per fare in modo che questo avvenga , se nel PDP dell' alunno sono previste si possono utilizzare misure compensative e misure dispensative come da norma, sempre per garantire e facilitare il processo di insegnamento/ apprendimento, al fine di garantire il successo formativo di ogni singolo alunno. I Bes sono costituiti da tre grandi macro aree. Gli alunni certificati con la legge 104/92 per cui si redige il PEI e che hanno diritto all' insegnante di sostegno; i disturbi evolutivi che comprendono i Dsa i disturbi ADHD e Borderline, in disturbi dell' apprendimento e e del linguaggio ecc. disciplinati dalle legge 270/2010 e la terza categoria sono i disturbi relativi allo svantaggio socio economico culturale (D.M.24/12/2012 e successive linee guida del 2013) e gli alunni stranieri. ( Nota MIUR 4233) Le misure compensative e dispensative come pure la tipologia di didattica che si applica ai vari alunni sono descritte nei relativi PDP .Il PDP è obbligatorio per i Dsa certificati e si redige entro il mese di novembre. Per gli altri bes, in PDP non è obbligatorio, ma è il consiglio di classe che in accordo con la famiglia decide , dopo osservazione dell' alunno se redigerlo. Per gli alunni stranieri ove necessario pure si redige il PDP e in esso vengono sempre valutate le misure compensative e dispensative necessarie , si può redigere in qualsiasi momento e la durata è variabile. Nella società odierna, complessa( Morin) la scuola deve essere un punto di riferimento per l' alunno e per le famiglie . La scuola fa da tramite nel processo di inclusione , e soltanto attraverso una costante relazione dialogica ,basata sulla fiducia , il rispetto reciproco e l' empatia( Goleman) , grazie all' ascolto attivo (Rogers)si può realizzare. RAV e piano di miglioramento - riferimenti normativi, caratteristiche, finalità. Scatenate la memoria e apritevi all'ascolto attivo Il sistema di valutazione nazionale (SNV) introdotto dal DPR 80/13 è composto dagli Invalsi, dall’Indire e dal Contigente ispettivo. Esso prevede che ogni 3 anni ( insieme al PTOF) ciascuna scuola si sottopone ad un attenta autovalutazione. Il DS con la collaborazione di alcuni docenti con specifiche competenze compila il RAV sul modello preposto dagli invalsi. Il RAV ha come obiettivo di mettere in evidenza i punti di debolezza e di forza dell’istituto analizzando l’offerta formativa, i servizi, le strutture, la valorizzazione e la formazione del personale ecc ecc). In seguito alla stesura del RAV , inteso come momento di riflessione per la comunità scolastica, viene definito il PDM sulla base delle criticità emerse e verso le quali la scuola deve indirizzare gli interventi.il RaV viene pubblicato sul portale scuola in chiaro mentre il PDM diventa parte integrante del PTOF. PDP - riferimenti normativi, per chi può/deve essere redatto (fare esempi per le diverse tipologie di BES), cosa contiene. Il PDP è previsto dalla legge 170/2010. È obbligatorio per i Bes certificati ossia i Dsa, ovviamente tra i Bes vi rientra anche la disabilità ex l. 104/92 ma per gli alunni disabili deve essere redatto il PEI. Per quanto riguarda gli altri Bes, ad esempio disturbi dell'età evolutiva es DDAI, disturbi dello spettro autistico , alunni con Dsa ancora non certificati,il PDP può essere redatto ma a discrezionalità del Consiglio di classe o team svolgere una funzione didattica ed educativa, allo stesso tempo, in modo da ottenere una mediazione didattica efficace e accompagnare gli studenti verso una crescita non solo intellettuale ma anche umana. Luigina Mortari, vede la figura del docente come ricercatore riflessivo esperto, alternando la teoria con la pratica e la riflessione con l'azione. Per una buona relazione educativa è importante che vi sia collaborazione tra scuola e famiglia. Quest'ultima deve collaborare con i docenti per seguire la crescita dei ragazzi e garantire il successo scolastico. Carl Rogers si è occupato per primo della relazione educativa, affermando che l'insegnante è visto come facilitatore dell'apprendimento e deve costruire con gli studenti un rapporto basato sull'autenticità, congruenza ed ascolto empatico. Deve, dunque, intervenire laddove ci siano incongruenze. Rogers descrive anche il profilo dell'insegnante inclusivo, attraverso tre concetti: potenzialità (qualsiasi sia la compromissione della persona, ci sono sempre delle potenzialità da considerare e da cui partire), relazione (creare ambienti adeguati) ed esperienza (creare occasioni di sperimentazione di sé). Heidegger, ci parla di cura educativa, distinguendo la cura autentica, aiutare gli altri ad assumersi la propria cura e inautentica, intesa come il trascurarsi. Mortari afferma che il docente di sostegno deve assumere l'impegno dell'aver cura, per orientare l'altro ad aver cura di sé. Fornari lo ricordiamo per la sua teoria dei codici affettivi, egli distingue codice materno, legato prevalentemente alla soddisfazione rapida dei bisogni e il codice paterno che riguarda i concetti come autonomia, indipendenza, mettersi alla prova ecc. Secondo Fornari oggi la scuola ha del tutto abbandonato il codice paterno, utilizzando quasi esclusivamente quello materno (scuola affettiva). Questo influisce negativamente sul processo che porta gli alunni a diventare responsabili in quanto si cerca a tutti i costi di evitare le frustrazioni. Quindi l'insegnante deve agire con autorevolezza, attraverso una comunicazione assertiva. In questo modo si crea un ambiente di apprendimento in cui le regole vengono rispettate e gli obiettivi portati a termine con SERENITÀ. PEI - normativa di riferimento e modalità di redazione. Il Pei, introdotto dal c. 5 art 12 della L.104/92. È redatto per gli alunni con disabilità certificata al fine di garantire la loro piena inclusione nel contesto scolastico. Contiene gli obiettivi educativi, didattici , metodologie , strumenti, risorse e tempistiche per realizzare un abile te di apprendimento calibrato sulle dimensioni della comunicazione, socializzazione, delle autonomie e della partecipazione, dell’orientamento. Il Pei orienta la Sua azione verso l’orizzonte del Progetto di vita, viene elaborato dal team docenti , da specialisti interni o esterni alla scuola, con la collaborazione dei genitori e dell’unità di valutazione multidisciplinare( GlO secondo il dlgs 96/2019). Viene elaborato entro in via provvisoria entro giugno e definitiva entro fine ottobre ed è sottoposto a verifiche , aggiornamenti periodiche e finali, al termine dell’anno scolastico. Come auspicato dal dgls 96/19 un nuovo modello di Pei su base ICF è stato introdotto dal DL 182/20 che prende in considerazione la dimensione bio-psico-sociale, prende in considerazione i facilitatori e le barriere che possono influire sull’apprendimento e sui comportamenti dell’ alunni con disabilità. Gli interventi educativi, strategie e strumenti saranno adattati ad ogni ordine e grado così coma la valutazione che sarà riferita soprattutto all’efficacia degli interventi e non solo al raggiungimento degli obiettivi. Inotre il dgls 66/17 individua una serie di dimensioni che divengono fondamentali nella stesura del PEI perché vanno a sostituire i cosiddetti Assi utilizzati precedentemente e te fino conto dello sviluppo potenziale delle capacità e abilità individuandone il punto di partenza e i punti di forza. ( -Dimensione della socializzazione e dell’interazione; - dimensione della comunicazione e de linguaggio; - dimensione dell’autonomia e orientamento; - dimensione cognitiva, neuro psicologica e dell’apprendimento). Psicologia dello sviluppo - autori maggiori e minori e le loro teorie. La psicologia dello sviluppo studia le dinamiche del processo di cambiamento, che inizia dalla nascita e si protrae nel corso di tutta la vita.Essa si occupa dell’età evolutiva (dall’infanzia all’adolescenza) ma oggi prevale l’approccio del ciclo di vita poiché sviluppo e cambiamento durano dalla nascita sino alla vecchiaia.Molti studiosi si sono pronunciati in merito a ciò,contribuendo a formulare teorie che descrivessero il cambiamento e trovassero una spiegazione allo stesso.Interessante è la teoria di Erikson che riconosce nell’ individuo, il desiderio di ritrovare costantemente una propria identità influenzato da stimoli esterni e sociali.Erikson suddivide lo sviluppo in 8 fasi:infanzia, prima infanzia, età genitale,scolare,adolescenza,prima età adulta,seconda età adulta,vecchiaia.In ogni fase vi è un passaggio, una crisi interiore che aiuta l’ individuo a crescere e a maturare grazie al’ interazione che si ha con l’ ambiente e la società.Ed è proprio attraverso queste fasi che l’uomo apprende ed acquisisce competenze e consapevolezze che lo porteranno a sviluppare la propria identità.Ma se da un lato ritroviamo autori come Erikson e Freud che interpretano il cambiamento con un approccio psicanalitico dall’ altro vi sono autori che attraverso la teoria comportamentista spiegano come lo sviluppo coincida con l’apprendimento elaborando il paradigma stimolo-risposta.Ricordiamo Pavlov ed il condizionamento classico-processo passivo (stimolo incondizionato-risposta incondizionata-stimolo condizionato-risposta condizionata)e Skinner invece con la teoria del condizionamento operante dimostrando attraverso un processo attivo come un soggetto anche senza la presenza di stimoli,produce un comportamento per ricevere un rinforzo positivo o per sottrarsi da una punizione- rinforzo negativo. Stili cognitivi e stili di apprendimento - autori maggiori, minori e le loro teorie. Per stile cognitivo s'intende la modalità con cui un individuo elabora le informazioni; lo stile di apprendimento indica il modo in cui ciascuno apprende. Gli stili cognitivi principali sono: stile globale, si parte dal generale per arrivare al particolare; stile analitico, si scompone il generale in singoli elementi; stile dipendente dal campo, si fa riferimento ai dati forniti; stile indipendente dal campo, si tende a seguire il proprio punto di vista; stile verbale, si privilegia l'uso del codice linguistico; stile visivo, si evidenziano le parti più importanti di un testo; stile convergente, si segue una logica; stile divergente, si sviluppano le informazioni in maniera creativa e originale; stile impulsivo, si tende a dare una risposta in maniera precipitosa; stile riflessivo, non prende la parola se non si sente sicuro, in quanto teme di sbagliare... Ecc. Stenberg individua 13 stili cognitivi: stile legislativo, giudiziario, esecutivo, gerarchico, oligarchico, monarchico, ecc. Lo stile di apprendimento, invece, indica l'insieme di strategie che lo studente utilizza per apprendere. Per l'insegnante è fondamentale conoscere lo stile di apprendimento degli alunni per una efficacia azione educativa, adattando il proprio stile di insegnamento allo stile di apprendimento dei singoli alunni e, dunque, promuovendo la consapevolezza (metacognizione) del proprio stile, allo scopo di garantire una didattica personalizzata utile allo sviluppo dell'intelligenza di ognuno. I dsa prediligono lo stile di apprendimento VISIVO - ICONOGRAFICO E UDITIVO e usano uno stile globale (cioè si parte dal generale per arrivare al particolare). Gli psicologi Fleming e Mills hanno elaborato il modello VARK, il quale deriva dal modello VAK di Stirling. Il VAK andava a sollecitare tre canali sensoriali (visivo, uditivo e cinestetico). I canali coinvolti nel VARK, invece, sono 4: visivo, uditivo, lettura-scrittura e cinestetico. Tale approccio è molto importante in quanto si adatta anche alle esigenze degli alunni con BES, in quanto, sollecitando diversi canali, permette anche a chi soffre di svantaggi linguistici, culturali ecc. di poter beneficiare di tali supporti adatti al proprio stile cognitivo. Psicanalisi - autori maggiori e minori e le loro teorie. L'approccio psicanalitico ha avuto fama, colore e diffusione nella cultura popolare ed è entrato nell' enciclopedia del sapere della gente comune, a differenza di molti altri, forse più rigorosi, scientifici e attuali che però sono prerogativa più stretta degli addetti ai lavori. Nessun approccio, più di quello psicanalitico, ha avuto tifoserie, pro e contro, ammiratori e detrattori: fatto sta che Sigmund Freud è tra i primi nomi - se non proprio il primo, che si associa alla vastissima area che ha come prefisso la parola " psico". Questo è davvero il primo merito del lavoro di Freud: quello di aver sdoganato l' inconscio, di aver dato un nome al sommerso che giace in ognuno di noi che, anche se trino ( Es, Io e Super Io) ha sempre la nostra faccia. Il merito divulgativo del presentarci a noi stessi come uni e trini è stato fondamentale per aprire la via allo studio delle memorie, che le neuroscienze indagano tuttora - e che, nell' ambito della scuola, ci hanno insegnato che la memoria autobiografica dell' emozione di quando apprendo dura di più della memoria semantica del contenuto che ho appreso. Se l' enfasi sulla sessualità della prospettiva psicoanalitica è ormai ritenuta superata, va comunque ricordato che la prospettiva psicodinamica è più attuale che mai. Il rimosso e i segnali dell' inconscio in emersione, devono essere elaborati e, nel caso di un trauma o un PTSD, indirizzati possibilmente verso una talking cure. Straordinariamente anticipatorio degli studi sul disturbo da stress post traumatico è l' articolo del 1893 di Freud e Breuer che, brevemente ed efficacemente, parla di amnesia, dissociazione e riattualizzazione delle memorie traumatiche che- fino a che non venivano abreagite e quindi messe in parole, associate o integrate in un discorso fatto per sé stessi al terapeuta, non potevano essere superate. Questa è la base della teoria cognitivo comportamentale - e questo è anche il motivo per cui il bambino che alla primaria vive la sofferenza dell' emarginazione, del bullismo o dell' etichetta del somaro o dello svogliato, sarà portato a riattualizzare nei cicli di scuola successivi le sue ferite traumatiche con comportamenti poco funzionali alla riuscita scolastica. ( Il tasso di dispersione scolastica alle superiori in Italia, nel report del 2017 è il più alto d' Europa.) Mostri sacri dell' approccio psicanalitico sono anche Jung - sostenitore della necessità di " abbracciare le paure e accoglierle" per non farci sottomettere, e di " fare emergere l' inconscio" per evitare di chiamarlo destino e farci guidare da lui nella nostra vita. Questi sono concetti chiave per l' educazione, soprattutto se si lavora con gli adolescenti che devono, da soli, scoprire chi vogliono e possono essere. Anna Freud e Melanie Klein vanno inoltre ricordate per il loro lavoro pionieristico rispettivamente sui meccanismi di difesa e sulle nevrosi precoci dei bambini. Intelligenza - autori maggiori e minori e le loro teorie. Dal latino intellìgere - verbo formato da inter ( tra/fra) e légere ( dapprima nel senso di cogliere, raccogliere i frutti buoni, poi scegliere e solo infine leggere, raccogliere con gli occhi le lettere dell'alfabeto) intelligenza pare da sempre la capacità di selezionare, cogliere e mettere in relazione tra loro dati, elementi o oggetti. Anche nelle lingue vive si trova traccia di ciò : pensiamo ad esempio a quelli che vengono definiti servizi di intelligence, o alla cosiddetta intellighenzia che si raduna attorno ad una questione. Insomma, stando alla scienza e all' etimologia, l' intelligenza è la capacità di comprendere, discernere e relazionare dati imparando, per trovare soluzioni a problemi nuovi. Non stupisce quindi che a oggi l'intelligenza non sia più pensata come una sola, ma che invece sia una capacità generale che si declina in ogni persona in maniera diversa, seguendo le inclinazioni, gli interessi e venendo coltivata dal contesto sociale e ambientale dello spirito del tempo in cui si trova. Non stupisce nemmeno che oggi si parli di intelligenza ecologica, o emotiva. (GOLEMAN scrive Emotional Intelligence nel 1995 e Ecological Intelligence nel 2009) perché da quando GARDNER agli inizi degli anni '80 ha introdotto il concetto di Intelligenze Multiple niente è stato più lo stesso. È come se finalmente qualcuno avesse dato valore scientifico a qualcosa che un po' tutti ci siamo sempre sentiti : se Mozart a sei anni suonava meglio di qualunque altro pianista del suo tempo, forse c' era qualcosa nel suo cervello, nel suo modo di intellìgere quegli scarabocchi sul pentagramma, di selezionarli, e metterli in relazione che era spiccato, lampante e forse opportunamente coltivato dal fatto di avere il padre musicista. In altre parole, la sua intelligenza musicale era mostruosa...ma chissà cosa sarebbe accaduto se le circostanze lo avessero visto nascere figlio di un acrobata del circo che forse si sarebbe aspettato da lui la dimostrazione di una intelligenza cinestesica che gli avrebbe dato da mangiare in futuro. Il lavoro di Gardner ha modificato il modo in cui l' intelligenza è intesa: accanto alla linguistica e alla logico matematica ne sono comparse inizialmente altre cinque. Poi le intelligenze sono diventate nove ( comprendendo anche quella naturalistica e quella spirituale). Il senso di tutto questo non è chiudere in soffitta i test di Simon - Binet, il concetto di QI di Stern o appiattire il concetto di intelligenza su " tanto siamo didattica per competenze strutturata attraverso le UdA è l'approccio migliore per l'acquisizione di queste conoscenze e abilità poiché si basa su compiti di realtà e si avvale della valutazione formativa che in quanto tale è autentica (Wiggins) e squisitamente metacognitiva. Media I media rappresentano un importahte supportp alla didattica tradizionale. Per avere un ruolo efficace all'interno della razione educativa i media devono essere utilizzati in modo funzionale in modo da diventare degli strumenti facilitatori dell'apprendimento. Compito dell'insegnante è quello di promuovere all'interno della classe l'utilizzo dei media come le piattaforme digitali in modo da migliorare l'acquisizione dei contenuti da parte degli alunni. Un ruolo fondamentale in tal senso lo svolgono le Tic ovvero le teconologie dell'informazione e dell'inclusione che permettono anche la personalizzazione dell'apprendimento in un'ottica inclusiva. Basti pensare agli e-book che permettono di ingrandire il carattere, oppure i registratori vocali che permettono di riascoltare le lezioni. Inoltre con l'entrata in vigore del Pnsd i media sono diventati strumenti imprescindibili per la realizzazione del successo scolastico. Tra gli strumenti di utile supporto alla lezione tradizionale è la Lim ovvera la lavagna multimediale che permette anche di rendere la lezione più motivante attraverso la proiezione di immagini e video. Viviamo in un mondo di nativi digitali dove l'ultilizzo dei media nel mondo scolastico è diventato un elemento di pivotale importanza. Autonomia Autonomia didattica organizzativa e di ricerca e sviluppo. Compiti che esplicano tale autonomia da parte di collegio docenti, consiglio di classe e Consiglio di istituto: collegio docenti ha potere deliberante sull andamento didattico (autonomia didattica) cura l inclusione, promuove la propria formazione (autonomia di ricerca e sviluppo) , gode di flessibilità (autonomia organizzativa) nella modulazione del monte ore annuo di ciascuna disciplina e nella formazione di gruppi provenienti da classi diverse. Al consiglio di classe possono partecipare i genitori solo se non devono deliberare valutazioni ed il consiglio d istituto si occupa di deliberare tramite criteri generali, circa la fattibilità finanziaria di progetti ed idee della scuola, proposte nel PTOF, dato che cura insieme alla giùnta il bilancio scolastico. Poi parlerei dei gruppi di gruppi di lavoro solo a livello di definizione perché non sono organi collegiali ma solo in nome Dell inclusione. Infine parlerei delle reti di scuole art 7 Dell autonomia che prevede collaborazioni tra scuole e tra scuole e tra scuola e territorio. Una delle metodologie applicate in tale rapporto è il Service learning, ovvero attività di volontariato svolte dagli studenti presso associazioni e terzi servizi, che promuovono l inclusione tramite lo sviluppo di competenze trasversali come l empatia (life skills 1993) La legge 20 agosto 2019, n. 92 “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica” nella scuola primaria e secondaria stabilisce come l’educazione civica sia una materia curriculare e ne definisce la messa in pratica per le scuole e gli argomenti connessi. L’educazione civica è una materia di tipo trasversale che comprende la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società. Il curricolo è di 33 ore annue e viene valutato come una disciplina a sé stante. QUALI SONO LE LINEE GUIDA DELL’EDUCAZIONE CIVICA Le linee guida dei contenuti dell’educazione civica si possono raggruppare in 3 macro categorie: Costituzione, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà: la conoscenza, la riflessione sui significati, la pratica quotidiana del dettato costituzionale rappresentano il primo e fondamentale aspetto da trattare. Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio: l'Agenda 2030 dell‘ONU ha fissato i 17 obiettivi da perseguire entro il 2030 a salvaguardia della convivenza e dello sviluppo sostenibile. Cittadinanza digitale: la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali. Interculturalita Una scuola che intenda impegnarsi nella difficile sfida dell’integrazione deve essere in grado di accettare e accogliere ogni suo allievo nel modo migliore, fornendo risposte soddisfacenti agli specifici bisogni educativi di cui ciascuno è portatore. La scuola dell’inclusione deve dunque operare per la costruzione di piani educativi idonei a rimuovere gli svantaggi di natura sociale, culturale ed economica che ostacolano il raggiungimento dei risultati di apprendimento, a partire proprio dalle barriere linguistiche. La Direttiva del 27/12/2012, “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” si muove proprio in questa direzione, assimilando la difficoltà linguistica alla disciplina dei Bisogni Educativi Speciali e aprendo la strada all’istituzione della nuova classe di abilitazione A-23 Lingua italiana per discenti di lingua straniera; l’obiettivo dell’inclusione non può infatti prescindere dall’apprendimento della lingua in una dimensione plurilingue e interculturale. Le difficoltà che presentano gli alunni stranieri sono tuttavia più ampi della sola padronanza linguistica; d’altro canto i più recenti studi affermano che il bilinguismo non è un ostacolo allo sviluppo dell’alunno, ma un punto di forza da valorizzare mediante percorsi finalizzati al potenziamento delle abilità linguistiche. L’accoglienza di uno studente straniero occupa dunque un ruolo estremamente importante nel processo d’integrazione, che è di tipo bidirezionale, nel senso che coinvolge sia l’alunno sia la classe in cui lo stesso è inserito e può diventare un’occasione di arricchimento per la classe. A tale scopo, l’insegnante dovrà promuovere e organizzare attività finalizzate alla conoscenza reciproca, incentrate per esempio sulla condivisione di esperienze e ricordi.