Scarica Traduzione Atto III, Andria e più Traduzioni in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! ATTO III SCENA I MISIDE. Per Polluce, le cose stanno proprio come hai detto tu, Lesbia: non si trova tanto facilmente un uomo che sia fedele ad una donna. SIMONE. Questa è la serva della donna di Andros. DAVO. Che dici?… Ah, sì, è lei. MISIDE. Però Panfilo, qui… SIMONE. Ma che sta dicendo? MISIDE. ha tenuto fede alla parola data. SIMONE. Oh! DAVO. Come vorrei che costui diventasse sordo, o muta lei! MISIDE. Sì, ha dato ordine di allevare il bambino di Glicerio. SIMONE. O Giove, cos'è che sento? Se questa dice il vero, è bell'e finita! LESBIA. A quel che mi dici, il giovanotto è di indole buona. MISIDE. Ottima! Ma entra in casa con me, ché tu non la faccia aspettare. LESBIA. Sì, vengo. DAVO. E ora che rimedio ho da trovare a questo guaio? SIMONE. Che storia è questa? È stupido fino a questo punto? Da una straniera? Ah, ora ho capito! Finalmente ci sono arrivato, bischero che non sono altro! DAVO. Che dice questo di aver capito? SIMONE. Questa è la prima trappola che mi viene preparata da questo qui fanno finta che quella debba partorire, per far paura a Cremete. GLICERIO. Giunone Lucina, aiutami! Ti supplico, salvami! SIMONE. Uh, così presto? Che ridicolaggine! Quando ha sentito che c'ero io qui, davanti alla porta cerca di sbrigarsi. Non sei stato abbastanza abile, Davo, nel distribuire nel tempo le varie azioni. DAVO. Chi, io? SIMONE. Forse i tuoi alunni non si ricordano la parte? DAVO. Io non so di che cosa tu stia parlando. SIMONE. Se costui mi avesse trovato impreparato in occasione di un vero matrimonio, chissà quanti tiri mi avrebbe giocato! Ma ora la cosa va tutta a rischio suo; io sto al sicuro. SCENA II LESBIA. Fino ad ora, Archilide, vedo che in lei ci sono tutti i segni che dono doliti e che garantiscono che è salva. Ora, per prima cosa, falle fare il bagno; dopo fatele bere quello che ho detto io, nella quantità che le ho prescritto. date, Io sarò qui a momenti. Per Castore, a Panfilo è nato proprio un bel bimbo. Prego gli dèi che si salvi, perché suo padre è un bravo ragazzo, e perché ha avuto cura di non fare torto a questa ottima giovane. SIMONE. O questo, chi non crederebbe, se ti conosce, che è tutta farina del tuo sacco? DAVO. Come sarebbe a dire? SIMONE. Non ha dato in presenza le istruzioni su ciò che occorreva fare alla puerpera, ma dopo che è uscita di casa, le ha urlate dalla strada a quelle che sono rimaste dentro! O Davo, ma per chi mi hai preso, per un imbecille? O ti sembro proprio la persona adatta perché tu mi possa infinocchiare così, alla luce del sole? Abbi almeno un po' di ritegno, da fare vedere che faccio paura, se vengo a risapere le cose. DAVO.Per Ercole, di certo ora è lui che s'infinocchia da solo, non io. SIMONE. Non ti avevo avvertito? Non ti avevo già messo in guardia? Che vantaggio hai ricavato? E io ora dovrei credere a te, che costei ha avuto un figlio da Panfilo? DAVO. Ho capito dov'è che sbaglia, e so cosa fare. SIMONE. Perché non rispondi? DAVO. Cosa dovresti credere? Come se non ti avessero preavvertito che la cosa sarebbe andata a questo modo. SIMONE. E chi mi avrebbe preavvertito? DAVO. Ehi! Che l'hai capito da solo che era tutta una finta? SIMONE. Qui mi si prende per il… DAVO. Qualcuno te l'ha cantata; se no come avresti fatto ad avere questi sospetti? SIMONE. Come ho fatto? Perché ti conosco. DAVO. Insomma tu vorresti dire che tutto è stato fatto per imbeccata mia. SIMONE. Questo lo so per certo. DAVO. Tu non mi conosci abbastanza, Simone; non sai come sono fatto io. SIMONE. Io non ti conosco? DAVO. No, se mi azzardo a dirti qualcosa, tu pensi subito che io voglia farti fesso. SIMONE. E non è vero! DAVO. E allora, per Ercole, non oso più nemmeno aprir bocca. SIMONE. Comunque io so una cosa sola: che qui non ha partorito nessuno. DAVO. L'hai capita. E nonostante ciò, tra poco porteranno qui un neonato, davanti alla porta. Questo, padrone mio, io te lo dico già da ora che avverrà, perché tu ne sia al corrente e perché dopo tu non abbia a dire che tutto è accaduto per le imbeccate o per i trucchi di Davo. Io voglio che sia tolta di mezzo, in tutti i modi, codesta tua opinione su di me. SIMONE. E tu come lo sai? DAVO. L'ho sentito dire, e ci credo; ci sono molte cose che concorrono a farmi fare ora questa congettura. Già prima questa donna diceva di essere stata messa incinta da Panfilo: e si è scoperto che non era vero. Ora, quando ha visto che a casa tua si stanno preparando le nozze, ha mandato subito una serva a chiamarle l'ostetrica e a portar qui, nel medesimo tempo, un neonato. Se tu non vedi il bambino con i tuoi occhi, le nozze non debbono essere affatto rimandate. SIMONE. Ma che mi dici? Quando ti sei accorto che costei architettava questo trucco, perché non l'hai detto subito a Panfilo? DAVO. E chi credi che lo abbia allontanato da lei, se non io? Perché di certo lo sappiamo tutti, quanto profondamente ne era innamorato; ora invece ha voglia di sposarsi. Insomma, questo incarico lascialo a me; tu intanto continua ad organizzare questo matrimonio, come stai già facendo, e spero che gli dèi ti daranno aiuto. SIMONE. È meglio che tu vada in casa. Aspettami là… e prepara ciò che deve essere preparato. Per ora non mi ha convinto a prestargli fede in ogni cosa. E non so se sia vero tutto quello che ha detto, ma m'importa poco. Per me la cosa più importante, di gran lunga, è quello che mi ha promesso mio figlio di persona. Ora mi recherò da Cremete e lo pregherò di concederci la mano di sua figlia; se mi dice di sì, perché dovrei preferire un altro giorno per la celebrazione delle nozze piuttosto che oggi stesso? Se poi mio figlio si rifiutasse di fare quello che ha promesso, io non ho dubbi sul fatto che avrei delle buone ragioni per costringerlo. Ma ecco proprio lui che mi viene incontro. È il momento opportuno. SCENA III SIMONE. Cremete buon… CREMETE. Oh, cercavo proprio te. SIMONE. E io te. CREMETE. Arrivi giusto a proposito. Certe persone sono venute da me a dirmi che avevano sentito dire da te che oggi mia figlia sposa il figliolo tuo; e sono venuto a vedere chi è che è uscito di cervello, se tu o loro. SIMONE. Ascoltami un momento: così saprai quello che io voglio da te e quello che desideri sapere. CREMETE. Ti ascolto. Dimmi quel che vuoi. SIMONE. Cremete, in nome degli dèi e della nostra amicizia,