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Traduzione della I satira del I libro di Orazio, Traduzioni di Letteratura latina

si tratta di una traduzione letterale con appunti di grammatica

Tipologia: Traduzioni

2020/2021

Caricato il 16/11/2022

fufy84
fufy84 🇮🇹

4.7

(6)

20 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica Traduzione della I satira del I libro di Orazio e più Traduzioni in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! I SATIRA vv. 1) come è possibile, Mecenate, che nessuno viva contento di quella sorte che la ragione gli abbia dato o il caso abbia gettato, o lodi chi segue strade diverse? Il soldato (appesantito) dalla dura età esclama: (fortunati i mercanti), già le ossa rotte da tanta fatica (participio sostantivato). Al contrario il mercante, mentre i venti scuotono la nave: “la milizia è migliore, cosa vuoi? Si va all’assalto: in una brevità di tempo giunge veloce la morte o la vittoria lieta”. vv. 9) L’esperto di diritto delle leggi loda contadino, quando il cliente bussa alla porta sotto il canto del gallo; quello, il quale è stato estratto con la forza, dati i garanti, dalla campagna urla che i soli felici sono quelli che vivono nella città. Altri di questo genere-perciò sono molti-varrebbero per stancare il loquace Fabio. vv. 15) Affinché io non ti trattenga, ascolta, dove condurrà la questione. Se qualche Dio dicesse: “ecco, farò ciò che volevi: tu che eri soldato sarai mercante, tu da poco avvocato contadino: voi qui, voi li imparate le parti invertite. vv. 19) essù, cosa fate (eia quid statis)? Non vorrebbero eppure potete essere felici (verbo intransitivo impersonale). C’è un motivo, giustamente, per il quale Giove non gonfi arrabbiato entrambe le guance e non dica che d’ora in poi non sarà tanto buono da tendere l’orecchio desideri? Passerò oltre -non continuerò a ridere come lui che racconta la frase: “per quanto che cosa vieta di dire la verità ridendo? Come i maestri amorevole un tempo davano ai bambini i dolcetti, affinché vogliano imparare i primi insegnamenti- ma tuttavia (sed tamen) allontana lo scherzo, tratta le cose serie. vv. 27) Lui che (ille qui) gira con il pesante aratro la faticosa terra, questo oste perfido, il soldato e i marinai, che percorrono coraggiosi tutto il mare, con questo proposito dicono (aiunt+ ferres) di sopportare la propria fatica , (sott. dicono ) di ritirarsi vecchi in un riposo sicuro, dopo aver accumulato (cum+ cong.) per sé i viveri: così la piccola formica (parvola formica), infatti è un esempio, porta con la bocca con grande fatica tutto ciò che può e (lo) aggiunge al mucchio che costruisce , non ignara e non incauta del futuro. vv. 36) La quale, appena l’Aquario (costellazione) offusca l’anno che muta (inversum=part.per.pass.),non si precipita più fuori e si serve di quello che prima, saggia ha cercato, mentre te né la calda estate smuove dal gioco né l’inverno, il fuoco , il mare, il ferro, niente ti ostacola, finché (dum+ cong.) non c’è un altro più ricco di te. vv. 41) A che cosa giova (quid iuvat) scavata la terra (abl.ass. Defossa terra), pauroso, deporre di nascosto ( furtim = avv.) una quantità ingente di argento e di oro? E se tu cominciassi ad intaccarlo, si ridurrebbe a un misero spicciolo? Ma se non avviene ciò (=id è neutro) , che cosa ha di bello un cumulo ammucchiato? La tua aia abbia trebbiato cento mila quantità (sott.) di fumento: per questo il tuo ventre non riscuoterà più del mio: come, se per caso (forte) la cesta del pane (reticulum venalis) tra gli schiavi in vendita (venialis) portassi sulle spalle appesantite, non riceveresti niente di più di quello che non ha portato nulla. vv. 49) Oppure dì (dic= imperativo apocopato) che cosa importa tra coloro che vivono (=viventi= part.presente) nei limite della natura, che coltivi cento o mille iugeri? Ma “è dolce prendere da una grande mucchio (= acervo)”. Purché (dum+ congiuntivo) tu ci (=nobis) lasci raccogliere altrettanto da un piccolo, perché dovresti lodare (cong. Dubitativo) i tuoi granirei più delle nostre ceste? Come se tu avessi bisogno ( costruzione impersonale di opus est dove la persona che ha bisogno va in dativo (tibi) e la cosa di cui si ha bisogno va in ablativo (urna), se invece la costruzione è personale, la cosa di cui si ha bisogno va in nominativo) non di più di una brocca o di una coppa di acqua e tu dicessi “preferirei (=mallem = cong.pres.di malo, verbo anomalo ) attingere da un grande fiume piuttosto che da questa piccola fonte”. vv. 55) Così accade (fit= vedi verbo fio) che se ad alcuni un’abbondanza (copia al plurale = abbondanza, al singolare = truppe) maggiore del giusto diletta, l’Aufidio (è un fiume) impetuoso (li) trasporta via, strappati (avolsos= part.perf.) assieme con la riva. Ma chi ha bisogno di quel tanto che è necessario, lui nè attinge acqua sporca di fango nè perde la vita nelle onde. vv. 61) Eppure, una buona parte degli uomini, illusa da un ingannevole desiderio dice “niente è abbastanza poiché sei quel tanto che hai (perfetto passivo)”: che cosa gli faresti? Lascia che sia misero, in quanto (=quatenus) fa ciò volentieri: come si racconta (memoratur è usato impersonalmente) di un tale (= quidam è un indefinito) di Atene, avaro e ricco, vv. 67) così solito a disprezzare le voci: “il popolo mi fischia, ma a me stesso applaudo in casa, nello stesso tempo ammiro le monete nella cassa”. Tantalo assetato (sitiens) prende l’acqua che fugge dalla labbra – perché ridi? Cambiato il nome (abl.ass.) la favola narra di te: sui sacchi ammucchiati da ogni parte dormi a bocca aperta e tanto costringi a risparmiare come fosse sacro o a guardare come (fosse) un quadro dipinto. vv. 74) Non sai quanto valga il denaro, che uso offre? Il pane si compra, la verdura, un sestario di vino, aggiungi ciò per cui la natura umana soffre se negato (quid negatis = abl. Ass.). Forse (hoc iuvat è la principale) ti piace ciò, vigilare morto per la paura, notte e giorno, avere paura dei ladri cattivi, incendi, servi, affinché (final negativa ut+ cong.) fuggendo non ti derubino? Io preferirei essere sempre poverissimo di questi beni. vv. 80) Ma se il corpo soffre assalito dal freddo o un altro motivo ha atterrato al letto, hai chi ti assista, prepari i medicamenti, chiami il medico, affinché (ut+ cong.susitet reddat = finale) ti guarisca ti riporti ai cari figli e parenti? vv. 84) La moglie non vuole te salvo, neanche il figlio; tutti. I vicini ti odiano, i soliti, i fanciulli e le fanciulle. Ti meravigli (miraris), dal momento che (cum+ cong. Ponas) anteponi ogni cosa al denaro, se nessuno ti mostra l’amore che non meriti (quem si riferisce ad amorem, il relativo è anticipato)? vv. 87) Se i parenti e gli amici, che ( si riferisce a cognatos e ad amicos ) la natura ti ha dato senza nessuna fatica, volessi trattenere e conservare , infelice perderesti il lavoro, come se un tale (siquis = indefinito) istruisse un asino (asellum parentem )a correre in un campo obbediente con le briglie E dunque sia la fine del cercare, e avendo (cum+cong.) di più, meno temi la povertà e inizia a ridurre il lavoro , con il guadagno che bramavi , affinché tu non faccia ( finale negativa) come quel (=quidam = indefinito) vv. 95) Ummidio; il racconto non è lungo: ricco così da misurare (=cioè contare)i denari (consecutiva), così avido , da non vestirsi ( consecutiva introdotta da ita) mai meglio di un servo, fino alla fine (=usque supremum tempus) temeva di morire (completiva dipendente da un verba timendi) per la mancanza di cibo. vv. 100) Ma questo con la scure la divise nel mezzo la liberta più coraggiosa delle Tindaridi. “Dunque che cosa mi consigli? Di vivere vivere (ut+ cong.) come Nevio o così come Nomentano? Tu continui (= pergis) a confrontare(= conponere frontibus) cose tra loro contrarie : quando io (temporale =cum+indicativo) ti vieto di non (essere ) avaro , non ordino di diventare un fannullone e nebbioso: c’è qualcosa (quiddam) tra il Tanai (=fiume) e il suocero di Visellio: c’è una misura nelle cose, sono anche certi i confini, che al di qua e al di là non può restare giusto. vv. 108) torno là dove sono andato via , che nessuno , come l’avaro sia contento di sé e piuttosto (=potius) lodi colui che segue cose (cioè strade) diverse , e si strugga (tabescat) poiché (quod ha valore causale + gerat) la carpetta altrui porta mammelle più gonfie e ne si metta a paragone (conmparet) con a colla più numerosa dei più poveri, ma si impegni\ sforzi di superare questo e quello.