Scarica traduzione di una parte del Proemio delle Historiae di Tacito e più Versioni in PDF di Latino solo su Docsity! PROEMIO TACITO, HISTORIAE I consoli Servio Galba, per la seconda volta, e Tito Vinio saranno per me l'inizio dell'opera. Infatti, molti autori hanno narrato gli ottocentoventi anni del tempo precedente, dopo la fondazione di Roma, mentre ricordavano le imprese del popolo romano con pari eloquenza e libertà. Dopo che si combatté ad Azio, e fu opportuno concedere tutto il potere ad uno solo, quei grandi ingegni vennero a mancare. Allora la verità fu offesa in vari modi, dapprima per ignoranza degli avvenimenti politici, (intesi) come altrui, poi per desiderio di adulazione o al contrario, per odio verso il padrone. Così tra nemici o servi, né gli uni né gli altri hanno cura della posterità. Ma potresti evitare facilmente l'ambizione di uno storico, la maldicenza e il livore si accettano con orecchie disponibili; poiché nell’adulazione è presente la turpe accusa di servilismo, nella malignità (è presente) la falsa parvenza di libertà. A me Galba, Otone e Vitellio non furono noti né per beneficio, né per offesa. Non negherei che la nostra carriera politica sia stata avviata da Vespasiano, sia stata accresciuta da Tito e sia stata condotta più avanti da Domiziano. Ma da coloro che hanno fatto professione di lealtà incorruttibile, ognuno deve essere presentato sia senza amore, sia senza odio. E se la vita mi basterà ho riservato alla vecchiaia (di narrare) il principato di Nerva e l'impero di Traiano, materia più ricca e più sicura grazie alla rara felicità dei tempi nei quali è possibile pensare quello che vuoi e dire quello che pensi. Intraprendo un'opera ricca di eventi, violenta per le battaglie, discorde per le sedizioni, spietata anche nella pace stessa. Quattro principi uccisi con le armi, tre guerre civili, più numerose le esterne, e per lo più intrecciate tra loro, situazioni favorevoli in oriente, avverse in occidente. Turbato il lirico, le Gallie vacillanti, la Britannia sottomessa e subito persa, insorte le popolazioni dei Sarmati e degli Svedi contro di noi, nobilitata la Dacia dalle reciproche sconfitte, mosse quasi anche le armi dei parti per lo scherzo del falso Nerone. Infine poi, l’Italia fu colpita da sciagure nuove o ripetute, dopo una lunga serie di secoli. Città sprofondate e sepolte, la più fertile costa della Campania, anche la città devastata da incendi, antichissimi templi divorati, lo stesso Campidoglio arso per mano dei cittadini. Cerimonie profanate, clamorosi adulteri, il mare pieno di esuli, scogli insanguinati da stragi. Più spietatamente si infierì a Roma, nobiltà, ricchezze, cariche accettate e rifiutate (erano considerate) alla stregua di crimini e per le buone qualità morte certissima, e le ricompense dei delatori non erano meno odiose dei crimini, poiché alcuni, ottenuto come bottino sacerdozi e consolati, altri procure e un potere più riservato, turbavano e sovvertivano tutto con l'odio e con il terrore. Corrotti gli schiavi ai danni dei padroni e i liberti ai danni degli ex padroni, e coloro ai quali mancava un nemico, furono uccisi dagli amici.