Scarica Traduzione epistola 122 Seneca e più Traduzioni in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Epistola 122 [1] Il giorno risente già dell’accorciamento; si è accorciato di parecchio, tuttavia così che sia ancora sufficiente lo spazio se qualcuno si sveglia, come potrei dire, con il giorno stesso. Più doveroso e migliore se qualcuno lo aspetta e accoglie la prima luce: vergognoso chi giace semiaddormentato con il sole alto, la cui veglia inizia a metà giornata; e per molti questo è ancora l’alba. [2] Ci sono coloro che hanno invertito i doveri del giorno e della notte e, appesantiti dalla sbornia del giorno precedente, non chiudono gli occhi prima che la notta inizia ad avanzare. Si dice quale sia la condizione di quelli che la natura, come dice Virgilio, ha posto sotto i nostri piedi al contrario e quando il primo sole che sorge ha soffiato verso di noi con i cavalli anelanti, per loro il Vespero rosseggiante accende le stelle tardive, così non la regione di questi è contraria a tutti, ma la vita. [3] Ci sono nella stessa città alcuni abitanti degli Antipodi che, come dice M. Catone, non videro mai il sole che sorgeva né che tramontava. Tu pensi che questi, che non sanno quando, sappiamo in che modo si debba vivere? E questi temono la morte nella quale si seppellirono da vivi? Sono di cattivo augurio tanto quanto gli uccelli notturni. Ammettiamo che trascorrano le proprie notti nel vino e nel profumo, e che trascorrano certamente tutto il tempo della loro veglia capovolta con banchetti imbanditi in molte portate, non imbandiscono un banchetto, ma fanno banchetti funebri per sé. Certamente si fanno riti funebri ai morti durante il giorno. Ma diamine, per chi agisce nessun giorno è lungo. Estendiamo la vita: il dovere e la prova di questa è l’azione. Sia circoscritta la notte e sia trasferito qualcosa da quella nel giorno. [4] Gli uccelli che sono preparati per i banchetti, affinché, immobili, ingrassino facilmente, sono tenuti al buio; così il gonfiore invade il corpo pigro di coloro che giacciono senza alcun movimento e nella perpetua oscurità cresce il grasso inerte. Anche i corpi di coloro che si sono votati alle tenebre sembrano ripugnanti, poiché loro hanno un colorito più sospetto di quello di chi è pallido per una malattia: deboli ed evanescenti, sono pallidi e nei vivi la carne è cadaverica. Tuttavia avrei detto il più piccolo dei loro mali: quanto maggiore è l’oscurità nell'animo! Quello in se stesso stupisce, offusca, invidia ai cechi. Chi mai ebbe occhi per le tenebre? [5] Chiedi in che modo accada all’animo questa depravazione di allontanare il giorno e di trasferire tutta la vita nella notte? Tutti i vizi combattono contro natura, tutti abbandonano l’ordine dato; questo è il proposito della dissolutezza, gioire delle cose perverse e non soltanto allontanarsi dal giusto, ma allontanarsene quanto più lontano, poi anche stare dalla parte opposta. [6] Non ti sembrano vivere contro natura coloro che bevono a digiuno, che ricevono il vino nelle vuote vene e che vanno a mangiare ubriachi? Ma questo è un vizio frequente dei giovani, che coltivano le forze per bere quasi sulla soglia stessa delle terme tra gli svestiti, anzi bevono e tolgono subito il sudore che mossero con frequenti e bollenti bevute. Bere dopo pranzo o dopo cena è volgare; questo lo fanno i padri di famiglia incivili e ignari del vero piacere: diletta quel vino puro che non nuota nel cibo, che penetra liberamente nei nervi; giova quell’ebrezza che viene nel vuoto. [7] Non ti sembrano vivere contro natura coloro che scambiano l’abito con le donne? Non vivono contro natura coloro che pretendono che la fanciullezza risplenda in un tempo estraneo? Che cosa può essere fatto di più crudele o misero? Non sarà mai un uomo per poter sopportare a lungo un uomo? E quando la maturità sessuale avrebbe dovuto strapparlo all’oltraggio, forse lo strapperà l’età? [8] Non vivono contro natura coloro che d’inverno desiderano la rosa e con l’aiuto delle acque calde e con la mutazione adatta dei luoghi fanno crescere il giglio in inverno? Non vivono contro natura coloro che piantano frutteti sulla cima delle torri? 1 boschi di questi ondeggiano sui tetti e sulle cime delle case, nate le radici là dove le cime erano cresciute in modo innaturale? Non vivono contro natura coloro che gettano le fondamenta delle terme nel mare e a loro stessi non sembra di nuotare delicatamente, se le loro piscine non sono colpite dal flutto e dalla tempesta? [9] Quando hanno deciso di volere tutto contro la consuetudine della natura, infine si allontanano in tutto da quella. “Si fa giorno: è il tempo del sonno. È sera: ora esercitiamoci, ora passeggiamo, ora pranziamo. Ormai la luce avanza più vicino: è tempo della cena. Non è opportuno ciò che fa la gente; vivere secondo la via abituale e volgare è una cosa ignobile. Sia lasciato il giorno pubblico: ci sia per noi un mattino proprio e peculiare”. [10] Ma questi per me sono nel luogo dei defunti; quanto poco infatti sono lontani dalla morte e certamente acerba coloro che vivono alle fiaccole e alle candele? Mi ricordo che molti nello stesso tempo conducevano questa vita, tra cui Acilio Buta, ex pretore, e a questo che confessava la povertà dopo un immenso patrimonio speso, Tiberio disse: “Ti sei svegliato tardi”. [11] Giulio Montano, poeta accettabile e noto per l'amicizia e per la freddezza con Tiberio, recitava un componimento. Inseriva volentierissimo albe e tramonti; e così, poiché qualcuno era indignato che quello recitasse per tutto il giorno e negava di andare alle sue alle sue recitazioni, Natta Pinario disse: “Che cosa posso fare più generosamente? Sono pronto ad ascoltarlo dall’alba al tramonto”. [12] Poiché aveva recitato questi versi, Febo inizia a produrre fiamme ardenti, il giorno a diffondersi rosseggiante; ormai la triste rondine che sta per tornare inizia a portare i cibi ai nidi pigolanti e li distribuisce divisi con il tenero becco, Varo, cavaliere romano, compagno di M. Vinicio, frequentatore di buone cene, che guadagnava con l’audacia della lingua, esclamò: “Buta inizia a dormire”. [13] Poi, poiché subito dopo aveva recitato Già i pastori hanno riposto nelle stalle i loro armenti, già la notte pigra inizia a concedere il silenzio alle terre assopite, Varo stesso disse: “Che cosa dici? È già notte? Andrò e saluterò Buta”. Nulla era più noto della sua vita girata al contrario; e questa, come ho detto, molti la condussero nella stessa epoca. [14] Tuttavia alcuni hanno un motivo per vivere così, non perché pensino che la notte stessa abbia qualcosa di più piacevole, ma perché non giova la consuetudine e la luce è pesante per la cattiva coscienza, e la luce gratuita non viene sopportata da chi desidera o disprezza ogni cosa a seconda che sia stata comprata a grande o piccolo prezzo. Inoltre i lussuriosi vogliono che la propria vita sia nei discorsi mentre vivono; infatti, se è taciuta, ritengono di sprecare la fatica. E così qualche volta fanno ciò che ecciti la fama. Molti sperperano i beni, molti hanno amanti: affinché tu trovi un nome tra questi, è necessario non soltanto compiere un’azione lussuriosa, ma degna di nota; in una città tanto occupata una malvagità comune non trova storie. [15] Avevo sentito Pedone Albinovano (era un elegantissimo narratore) che raccontava di aver abitato sopra la casa di Sesto Papinio. Egli era tra questa folla di lucifugi. Diceva: “Circa all'ora terza della notte sento il suono delle fruste. Chiedo che cos'è: si dice che fa i conti. Circa all’ora sesta della notte sento un rumore concitato. Chiedo che cosa sia: si dice che esercita la voce. Circa all’ora ottava della notte chiedo che cosa voglia (dire) quel rumore di ruote: si dice che fa un giro. [16] Circa all’alba si corre, sono chiamati gli schiavi, gli addetti alle celle, i cuochi si agitano. Chiedo che cosa sia: si dice che ha chiesto il vino e il farro, è uscito dal bagno. Dice: “La sua cena oltrepassava il giorno”. Minimamente; infatti viveva in modo molto frugale; non mangiava nulla se non di notte”. E così Pedone disse a coloro che lo chiamavano avaro e sordido: “Voi lo chiamerete anche nottambulo”.