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Traduzione epistola 93 Seneca, Traduzioni di Letteratura latina

Traduzione epistola 93dell'epistolario "Lettere a Lucilio", Seneca

Tipologia: Traduzioni

2019/2020

Caricato il 01/10/2021

giulia-grassi-5
giulia-grassi-5 🇮🇹

4.3

(60)

30 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Traduzione epistola 93 Seneca e più Traduzioni in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Epistola 93 [1] Nella lettera in cui ti lamentavi della morte del filosofo Metronatte, come se avesse potuto e avesse dovuto vivere più a lungo, ho sentito la mancanza della tua equità, che in te sovrabbonda in ogni ruolo, in ogni affare, che (ti) manca in una sola situazione, nella quale (manca) a tutti: ho trovato molti uomini equi nei confronti degli uomini, nessuno nei confronti degli dei. Ogni giorno rimproveriamo il fato: “Perché quello è stato strappato nel mezzo del cammino? Perché quello non è strappato? Perché estende una vecchiaia pesante per sé e per gli altri?” [2] Ti prego, ritieni più equo che tu obbedisca alla natura o che la natura obbedisca a te? E poi che cosa importa quanto presto tu esca da dove nell’uno o nell’altro caso bisogna uscire? Non bisogna preoccuparsi di quanto a lungo viviamo, ma di vivere abbastanza; infatti, affinché tu viva a lungo, è necessario il fato, affinché tu viva abbastanza, l’animo. La vita è lunga se è piena; ed è riempita quando l’animo ha restituito a sé il proprio bene e ha trasferito il proprio potere su di sé. [3] A che cosa giovano a lui ottant'anni condotti nell’inerzia? Costui non ha vissuto, ma ha indugiato durante la vita, non è morto tardi, ma a lungo. “Ha vissuto ottant'anni”. Importa da che giorno conti la sua morte. [4] “Ma quello è morto nel fiore dell'età”. Ma ha eseguito i doveri di buon cittadino, di buon amico, di buon figlio; non ha smesso in nessuna parte; ammettiamo che la sua età sia incompleta, la vita è perfetta. “Visse ottant'anni”. AI contrario, è esistito ottant'anni, se non intenti per caso che lui abbia vissuto così nel modo in cui si dice che vivano gli alberi. Ti prego, Lucilio, agiamo affinché, come i preziosi, così anche la nostra vita non si estenda molto, ma pesi molto; misuriamola con l’azione, non con il tempo. Vuoi sapere che differenza ci sia tra questo sano e sprezzante della sorte, morto con tutti i compiti della vita umana ed elevato al suo sommo bene e quello per il quale trascorsero molti anni? Il primo anche dopo la morte c'è, il secondo muore prima della morte. [5] E così lodiamo e annoveriamo nel numero dei beati colui che ha ben impiegato il tempo, per quanto poco, che gli tocca. Infatti vide la vera luce; non fu uno tra molti; visse ed ebbe vigore. Talvolta godette del tempo sereno, talvolta, come è solito, il fulgore della forte stella balenò attraverso le nubi. perché chiedi quanto a lungo abbia vissuto? Vive: è balzato fino ai posteri e si è dato in memoria. [6] Per questo io non avrei rifiutato che per me arrivassero molti anni; tuttavia dirò che non mi è mancato nulla per una vita felice, se lo spazio di questa è troncato; infatti non mi sono adattato a quel giorno che un’avida speranza mi aveva promesso come ultimo, ma ho guardato come se fosse l’ultimo. Perché mi chiedi quando sono nato o se sono censito ancora tra i giovani? Ho ciò che è mio. [7] Come un uomo può essere perfetto in una minore statura del corpo, così anche la vita può essere perfetta in una misura minore del tempo. L’età è tra le cose eterne. Quanta sia, mi è estraneo: quanto a lungo sarò, come io sia, è mio. Pretendi da me questo: che io non trascorra una vita insignificante come attraverso le tenebre, che io conduca la vita, che non la oltrepassi. [8] Ti chiedi quale sia lo spazio più ampio della vita? Vivere fino alla saggezza; chi è giunto a quella, ha toccato non la fine lunghissima, ma massima. Davvero quello si vanti audacemente e porti grazie agli dei e, tra questi, a sé stesso, e imputi alla natura delle cose ciò che fu. Meritatamente, infatti, lo imputerà: le ha restituito una vita migliore di quella che ha ricevuto. Ha posto l'esempio dell’uomo onesto, ha mostrato quale e quanto fosse; se avesse aggiunto qualcosa, sarebbe stato simile al passato. [9] E tuttavia, fino a quale punto viviamo? Abbiamo fruito della conoscenza di tutte le cose: sappiamo su quali principi si regga la natura, in che modo ordini il mondo, attraverso quali turni richiami l’anno, in che modo abbia chiuso tutte le cose che ovunque ci saranno e abbia fatto sé stessa come limite stesso di sé; sappiamo che le stelle avanzano per movimento proprio, che nulla, tranne la terra, sta fermo, che gli altri (corpi