Scarica Traduzione letterale Libro IV Eneide - Virgilio - vv.1-177 e più Traduzioni in PDF di Latino solo su Docsity! 1 Eneide libro IV.1 (vv. 1 – 177) Ma At ormai iamdudum la regina regina tormentata sauciada profondogravi dolore cura alimentaalit una ferita vulnus nelle vene venis e un cieco et caecofuocoigni la divoracarpitur . Ritorna recursat di continuo multa alla mente animo il valorevirtus dell’eroe viri e di continuomultusque la nobiltàhonos della stirpe, gentis l’aspettovultus e le paroleverbaque stanno haerent conficcateinfixi nel petto, pectore nénec l’affannocura dàdat alle membramembris il sonnoquietem ristoratore. placidam L’albaAurora del giorno seguentepostera illuminavalustrabat le terre terras con la fiaccolalampade di Febo 2Phoebea ed queaveva allontanato dimoverat dal cielopolo l’umidaumentem ombra, umbramquandocum la irragionevole male sanacosì sic parlaadloquitur alla fedele unanimam sorellasororem: O sorella Anna, Anna soror qualiquae sogni insomnia terrorizzanoterrent me agitata! me suspensamQualequis straordinario novos ospite hospesè questo hic che è giuntosuccessit nel nostronostris palazzo, sedibus qualequem presentandosi ferens sese nell’aspetto, ore di quantoquam forteforti il pettopectore e il valore! et armisPensocredo in verità, equidemnénec la convinzione fidesè illusoria, vana che èesse stirpe genus degli dei. deorum La pauratimor rivela arguitgli animi ignobili. degeneres animos Ahimè, heu da quali quibus disgrazie fatis egli ille fu travagliato iactatus ! Quali guerre quae bella sofferte exhausta narrava! canebatSe a me si mihi non non stesse sederet fisso fixum e irremovibile immotumque nel petto, animo di non ne volermi vellem me unire sociare ad alcuno cui con vincolo vinclo coniugale, iugalidopo che postquam il primo amore 3primus amor ingannò fefellit me delusa deceptam con la morte; morte se non si non odiassi pertaesum fuisset il talamo thalami e le fiaccole nuziali, 4taedaeque a questa huic sola uni colpa culpaeforse forsan avrei potuto potui cedere. succumbere Anna, Anna infatti enim lo confesserò, fatebor dopo la morte post fata dell’infelice miseri marito coniugis Sicheo Sychaei e et 1 La città fenicia Cartagine era una grande potenza già prima della nascita di Roma. Nell’Eneide viene fin da subito associata alla divinità di Giunone che per proteggerla dai discendenti troiani, futuri fondatori di Roma, si accorda con Venere. Dall’accordo di queste due divinità, nasce l’amore tra la regina di Cartagine Didone e l’eroe troiano Enea. Non sappiamo quando ha iniziato a diffondersi questa leggenda, forse il primo a parlarne fu Nevio per giustificare la rivalità tra Roma e Cartagine, ma i frammenti del suo Bellum Poenicum sono troppo scarsi per poter affermare ciò con sicurezza. Di sicuro la storia d’amore tra Enea e Didone era già molto conosciuta da tempo ma solo Virgilio riuscì a darle una struttura unitaria rielaborando la tradizione mitica. Infatti nella leggenda originale (riferita da Pompeo Trogo, storico contemporaneo di Virgilio, e giunta a noi grazie al compendio di Giustino) la vedova Didone (o Elissa) fuggì dalla città fenicia Tiro, fondò Cartagine e per evitare di sposare un principe africano venendo meno alla promessa fatta al marito morto Acherba, si uccise sul rogo. Virgilio nel IV libro dell’Eneide decise di parlare del rapporto amoroso tra Enea e Didone prendendo spunto per caratterizzare la donna, dalla Medea del III libro delle Argonautiche di Apollonio Rodio e da Arianna del carme LXIV di Catullo. Ma diversamente da Medea e Arianna, Didone è una donna matura, non una ragazza alle prese col primo innamoramento, inoltre è manovrata da Venere e Giunone e non può resistere alla passione. Inoltre Arianna e Medea erano state sedotte, avevano abbandonato la famiglia e la patria, non era stato apprezzato l’aiuto che avevano dato ai loro innamorati; Didone invece non solo ha trascurato i suoi doveri regali innamorandosi di uno straniero che non esita ad abbandonarla, ma è anche venuta meno alla promessa di fedeltà fatta al marito defunto Sicheo, principe di Tiro). Se davanti all’amore di Didone, Enea può sembrarci un insensibile traditore, dobbiamo però ricordarci che pure l’eroe troiano viene manovrato dal Fato e che solo allontanandosi da Cartagine potrà raggiungere l’Italia e fondare Roma. Quando Enea riceve da Mercurio l’ordine di Giove, deve soffocare i suoi sentimenti verso Didone e partire per la sua impresa senza guardarsi indietro; Didone invece non riesce a metabolizzare il distacco, affronta duramente il suo innamorato e lancia delle maledizioni, infine sceglie di suicidarsi. 2 La fiaccola di Febo è la luce del Sole. 3 Il primo amore di Didone è stato il marito Sicheo, ucciso dal fratello di lei Pigmalione che voleva impossessarsi dei suoi beni. 4 Metonimia per indicare il matrimonio. Il talamo è il letto mentre le fiaccole si accendevano per il corteo nuziale. 2 i penati 5penatis contaminati sparsos dalla strage fraterna,6 fraterna caede questo solo solus hic ha scosso inflexit i miei sensi sensus e spinse impulit l’animo vacillante. animumque labantem Riconosco agnosco i segni vestigia dell’antica veteris fiamma. flammae Ma sed desidero optem o che la terra vel tellus si apra dehiscat per me mihi profondamente ima prima prius o che il padre onnipotente vel pater omnipotens spinga adigat col fulmine fulmine me me tra le ombre, ad umbras tra ombre pallentis umbras dell’Erebo7 pallido Erebo pallentis e nella notte profonda, noctemque profundam prima ante che quam io violi violo te, te o Pudore pudoro aut annulli resolvole tue leggi. tua iuraColui che ille qui per primo primus mi me legò iunxit a sé sibi portò via abstulit i miei amori; amores egli li abbia ille habeat con sé secum e li conservi nel sepolcro. servetque sepulcroCosì avendo detto, sic effata riempì implevit con le lacrime lacrimis sgorgate obortis il petto. sinum Anna risponde Anna refert: O sorella o sorori diletta a me dilecta più della vita, luce magis vedova solane ti consumerai dolente carpere maerens per tutta la giovinezzaiuventa perpetua nénec conoscerainoris i dolci dulcis figli natos né i preminec praemia di Venere? 8 Veneris Credi credis che le ceneri cinerem o i Mani 9 aut manissepolti sepultossi curinocurare di ciò? id E sia, esto nessun nulli pretendente maritinel passatoquondam piegòflexere te addolorata, aegram non in Libia, non Libyae non prima a Tiro; non ante Tyrofu disprezzato Iarbadespectus Iarbas e gli altrialii principi, ductoresque chequos nutrealit la terra d’Africa Africa terraricca di trionfi:10 dives triumphis forse resisterai ne pugnabis anche etiam ad un amore amori gradito? placito Né ti viene in mentenec venit in mentem sulle terre arvisdi chi quorum ti sei stabilita? consederis Da una partehinc le città getule, 11 Gaetulae urbes popologenus indomabileinsuperabile in guerra, bello e i Numidi 12et Numidae sfrenati infreni e l’inospitale Sirti 13et inhospita Syrtisti circondano, cingunt dall’altra hinc una regioneregio desertadeserta per la siccitàsiti e i Barcei 14Barcaei che razziano furentes per lungo tratto. lateque Che quid dire dicam delle guerre bella che sorgono surgentia da TiroTyro e delle minacceminas del fratello? 15germanique Davveroequidem credo chereor favorevoli auspicibus gli dei dis e propizia Giunoneet Iunone secunda le navicarinas troiane 16Iliacas col ventovento abbiano tenutotenuisse questa hunc rotta. cursum Quanto tu, quam tuo sorella, soror vedrai cernesquestahanc città, urbemquali quae regni sorgeresurgere regna per tale matrimonio! coniugio tali Per quanti eventi quantis rebussi innalzeràse attollet la gloriagloria punica, Punica unitecomitantibus le armi armis dei Troiani! Teucrum Tu soltantotu modo chiedi 5 Divinità protettrici della casa. 6 Didone perse il marito per mano del fratello. 7 La zona più profonda del regno dei morti. 8 Anna, la sorella di Didone, le ricorda che da Sicheo non aveva avuto figli ma potrebbe averli ora da Enea. In realtà Servio, commentatore di Virgilio, ci attesta che secondo Varrone sarebbe stata Anna e non Didone ad uccidersi per amore di Enea. Ovidio nei Fasti racconta che dopo la morte di Didone, Iarba (re dei Getuli) conquistò Cartagine ed Anna fuggì a Malta. Spinta dai venti, Anna giunse poi nel Laurento dove fu ospitata da Enea. Ma Lavinia, la moglie di Enea, era gelosa della donna e meditò di ucciderla: Anna fu avvertita in sogno da Didone, riuscì a fuggire e con il nome di Anna Perenna si trasformò in una ninfa del fiume Numico. 9 I Mani erano le anime dei morti. 10 Didone aveva respinto molti pretendenti, in particolare Iarba. 11 I Getuli occupavano la zona a ovest di Cartagine. 12 I Numidi abitavano l’Africa settentrionale. 13 Sirti corrisponde alla Tripolitania. 14 I Barcei erano gli abitanti di Barce in Cirenaica. In realtà allora non era ancora stata fondata. 15 Tiro è la città fenicia da cui proveniva Didone. C’era il rischio che Pigmalione attaccasse Cartagine per andare nuovamente contro la sorella. 16 Carina è una sineddoche, in pratica si indica una parte per indicare il tutto. 5 indagine dall’alto desuper rovescerò infundam su di essi his un nembo nimbum nero nigrantem mista commixta con grandine grandine e et scuoterò ciebo col tuono tonitru tutto il cielo. caelum omne I compagni comites fuggiranno diffugient e et saranno coperti tegentur da una profonda opaca oscurità: nocte Didone Dido e il duce troiano et dux Troianus giungeranno devenient nella stessa eandem spelonca. speluncam Io sarò presente adero e et se il tuo tua si consenso voluntas per me è certo, mihi certa li unirò iungam con un matrimonio conubio indissolubile stabili e la farò dicabo sua propriamque ; questo hic sarà il matrimonio. hymenaeus erit Citerea Cytherea non non opponendosi adversata acconsentì adnuit a lei che chiedeva petenti e atque sorrise risit dell’inganno dolis escogitato. repertis Intanto interea l’Aurora Aurora sorgendo surgens lascia reliquit l’Oceano. Oceanum Sorto il sole, exorto iubare la gioventù scelta delecta iuventus esce dalle porte; it portis reti a maglie, retia rara a laccio, plagae spiedi venabula dal largo ferro lato ferro e i cavalieri massili 25equites Massylique accorrono ruunt e mute di cani canum vis dal fine odorato. odora I capi primi dei Cartaginesi Poenorum aspettano exspectant presso la soglia ad limina la regina reginam che indugia cunctantem nel talamo, thalamo il cavallo sonipes attende stat ornato insignis di porpora ostroque e d’oro et auro e ac focoso ferox morde mandit i freni spumosi. frena spumantia Finalmente tandem esce progreditur accompagnandola stipante una grande schiera magna caterva avvolta circumdata in una clamide chlamydem di porpora26 Sidoniam dall’orlo limbo ricamato. picto A lei cui è una faretra pharetra d’oro, ex auro i capelli crines sono annodati nell’oro, nodantur in aurum una fibbia fibula d’oro aurea allaccia subnectit la veste vestem di porpora. purpuream Allo stesso modo nec non avanzano incedunt sia i compagni frigi 27et Phrygii comites sia Iulo28 lieto. et laetus Iulus Enea Aeneas stesso ipse il più bello pulcherrimus fra tutti gli altri ante omnis alios si unisce infert se come compagno socium e congiunge le schiere. atque agmina iungit Come qualis Apollo Apollo quando ubi abbandona deserit la Licia invernale hibernam Lyciam e la corrente dello Xanto 29Xanthique fluenta e ac visita invisit la nativa maternam Delo Delum e comincia le danze, instauratque choros e uniti mixtique i Cretesi e i Driopi Cretesque Dryopesque e i tatuati Agatirsi pictique Agathyrsi fremono fremunt intorno agli altari; altaria circum egli stesso ipse avanza graditur tra i gioghi iugis del Cinto, Cynthi e stringendo fingens la chioma crinem ondeggiante fluentem la acconcia premit con una tenera mollique foglia fronde e la cinge d’oro, atque implicat auro i dardi tela risuonano sulle spalle; sonant umeris non meno veloce haud segnior di lui illo andava ibat Enea, Aeneas tanta tantum maestà decus splende enitet sul nobile egregio volto. 30ore Dopo che postquam si giunse ventum negli alti in altos monti montis e nelle inaccessibili atque invia tane, lustra ecco ecce le capre caprae selvatiche ferae precipitando deiectae dalla cima vertice di una rupe saxi corsero giù decurrere per i gioghi; iugis dall’altra parte alia de parte i cervi cervi attraversano transmittunt di corsa cursu le aperte patentis pianure campos e atque serrano glomerant le file 25 Popolo della Numidia orientale, per sineddoche indica tutti gli Africani. 26 Il manto proviene da Sidonia, città fenicia famosa per le sue stoffe tinte di porpora. 27 I Troiani sono detti anche Frigi perché abitanti della Frigia, regione di Troia. 28 Altro nome di Ascanio. 29 Apollo passava l’inverno in Licia (in Asia Minore) vicino al fiume Xanto (o Scamandro), mentre in primavera tornava a Delo, dove era nato, per celebrare feste. Vengono poi elencati i popoli che partecipano alle feste di Apollo: i Driopi abitavano il monte Parnaso (sacro ad Apollo e alle Muse) tra le regioni greche di Focide e Beozia; gli Agatirsi era un popolo scitico (quindi barbarico) che abitava sulla riva destra del Danubio in Romania. Cinto è un monte dell’isola di Delo da cui derivò l’appellativo di Apollo Cinzio. 30 Nel primo libro dell’Eneide Didone viene paragonata a Diana, qua ritroviamo invece la similitudine di Enea con Apollo. 6 agmina nella fuga fuga polverosa pulverulenta e abbandonano i monti. montisque relinquunt Intanto at il fanciullo Ascanio puer Ascanius in mezzo alle valli mediis in vallibus gode gaudet del focoso acri cavallo, equo e oltrepassa praeterit in corsa cursu ora iamque questi hos ora iam quelli illos e desidera optat ardentemente votis che un cinghiale aprum schiumante spumantemque si offra dari tra le imbelli inter inertia bestie pecora o aut che un fulvo fulvum leone leonem discenda dal monte. descendere monte Intanto Interea il cielo caelum comincia incipit ad essere sconvolto misceri con grande fracasso, magno murmure segue insequitur un acquazzone nimbus misto a grandine; commixta grandine e i compagni tirii 31et Tyrii comites e la gioventù troiana et Troiana iuventus e il dardanio nipote Dardaniusque nepos di Venere 32Veneris per la paura metu si diressero petiere per i campi per agros qua e là passim in rifugi tecta diversi; diversa dai monti de montibus precipitano ruunt torrenti. amnes Didone Dido e il duce troiano dux et Troianus giungono deveniunt alla stessa grotta. eandem speluncam E la terra et Tellus per prima prima e Giunone pronuba 33et pronuba Iuno danno il segnale: dant signum guizzarono fulsere i lampi ignes e et il cielo aether testimone conscius delle nozze conubiis e le ninfe Nymphae ulularono 34ulularunt sulle più alte vette. summoque vertice Quello ille fu fuit il primo giorno dies primus di rovina leti e il primo primusque come causa causa dei mali. malorum Né infatti neque enim è distolta movetur dall’apparenza specie o dalla fama famave né più nec iam Didone Dido coltiva un amore meditatur amorem segreto; furtivum lo chiama matrimonio; coniugium vocat con questo nome hoc nomine copre praetexit la colpa. culpam Subito Extemplo la Fama Fama va it per le grandi città magnas per urbes della Libia, Libyae la Fama Fama della quale qua nessun altro non aliud ullum male malum è più veloce: velocius ha vigore viget nel movimento mobilitate e acquista adquirit forze viresque con l’andare; eundo prima primo è piccola parva per paura, metu poi mox si eleva sese attollit al cielo in auras e avanza ingrediturque sulla terra solo e et nasconde condit il capo caput tra le nubi. inter nubila35 31 I Cartaginesi venivano chiamati anche Tirii perché provenienti da Tiro. 32 Ascanio è detto dardanio perché discende da Dardano, progenitore dei troiani, ed è nipote di Venere perché la dea è la madre del padre Enea, quindi è sua nonna paterna. 33 Giunone è detta pronuba perché favorisce e protegge le nozze. 34 L’ululare delle ninfe è un cattivo presagio. 35 La colpa di Didone sarebbe quella di avere ignorato che Enea, secondo i suoi racconti e la profezia di Creusa, era atteso nel Lazio da una nuova moglie, ossia Lavinia. Enea stesso, quando entra nella grotta con Didone, non viene chiamato come sempre ‘pius’ ma ‘dux Troianus’ perché il matrimonio con la regina cartaginese è un atto estraneo alla pietas.