Scarica tutela dell'ambiente e più Tesine universitarie in PDF di Diritto Internazionale solo su Docsity! Roberta Pascarella Matricola 0160103079 Facoltà di giurisprudenza Relazione ciclo di seminari “Rio +20” “Vari aspetti della tutela dell’ambiente” Il nucleo del problema della tutela internazionale dell’ambiente consiste nel capire se esistano o meno norme consuetudinarie che impongono un obbligo generale di tutelare l’ambiente per tutti gli Stati. Innanzi tutto bisogna tener presente che per materie cosi complesse e importanti lo scontro tra interessi collettivi e interessi individuali tra gli stati è davvero forte; l’ambiente da un lato viene considerato un bene collettivo, una risorsa fondamentale per tutta l’umanità e di conseguenza per ottenere la sua tutela c’è bisogno di una cooperazione tra gli Stati, tra le organizzazioni internazionali e gli attori privati; dall’ altro le industrie, le lobbies e anche gli Stati perseguono i propri interessi individuali e investono in alcuni settori a discapito dell’ ambiente. In questo bilanciamento di poteri si deve capire quanta sovranità viene erosa allo Stato in nome di una disciplina comune. Si pongono a livello internazionale una serie di principi fondamentali nati in seno alla Conferenza di Stoccolma del 1972 e poi ripresi e rinnovati dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992. I principi più importanti sono: • diritto all’ambiente salubre; • tutela delle risorse naturali della terra; • bilanciamento tra il diritto sovrano di sfruttare le risorse e nel contempo renderle disponibili per gli altri; • libero accesso all’informazione; • obbligo per lo Stato di dare accesso alla giustizia; • responsabilità comune ma differenziata; • sviluppo sostenibile e tutela intergenerazionale; • regime di risarcimento; • obbligo della V.I.A ( valutazione d’impatto ambientale) • principio cautelativo. Alla “Conferenza di Rio +20” saranno trattati due temi fondamentali: governance in materia ambientale ed economia verde. All’ordine del giorno sono previsti inoltre 7 temi critici : lavoro, energia, città , alimentazione, acqua, disastri e oceani. Proprio in riguardo a questi temi è stato organizzato un ciclo di seminari per trattare problemi importanti come: la pesca illegale, sicurezza alimentare, ogm e conservazione e gestione delle risorse umane. Lotta alla pesca illegale Un’attività di pesca spesso illegale ed eccessiva è stata la causa negli ultimi anni di un repentino e massiccio impoverimento delle risorse ittiche mondiali. La FAO ha dichiarato che il livello dello sfruttamento degli stock ittici mondiali è altissimo quindi PAGE 1 è importante utilizzare gli strumenti giuridici per abbassare questo tasso di sfruttamento e tutelare l’ambiente. Idea di base è che gli strumenti giuridici si concretizzino in un reale rapporto intrinseco tra la pesca illegale e le questioni relative alla protezione ambientale e di pesca responsabile in tutte le aree marittime. La pesca legale e responsabile è il settore più regolato al mondo basti pensare al Codice di condotta per la pesca responsabile (Fao 1995) e al Codice europeo di buone pratiche per lo sviluppo sostenibile e pesca responsabile (Fao 2003). Ci si chiede allora perché esistano problemi per la gestione dell’ ambiente marino e per la realizzazione di una pesca responsabile. Un elemento importante è caratterizzato dal fatto che la maggior parte delle zone di pesca è in alto mare e di conseguenza fuori dai confini giurisdizionali dello Stato, lì dove non ci sono numerosi controlli soprattutto per quanto concerne la correttezza di modalità con cui viene svolta la pesca. Secondo la Convenzione di Montegobay lo Stato costiero ha dei propri diritti sovrani e i cittadini degli altri Stati hanno l’obbligo di rispettare la legislazione dello Stato costiero. Lo Stato del porto può in alcuni casi coincidere con quello costiero in altri no ( es. : la nave cilena che vuole svolgere la pesca in Italia deve rispettare la legislazione italiana). Allo Stato di bandiera spetta l’obbligo i alto mare di controllare il rispetto delle leggi sulla pesca ma non sempre, inoltre in seguito all’accordo 2009 della FAO ha perso il ruolo primario nell’attività di controllo. Il problema della pesca illegale non è un fenomeno nuovo ma soprattutto oggi se ne discute in molti ambiti. Infatti è stato un punto fondamentale anche in seno alla Conferenza di Rio e soprattutto la Fao ha dato vita a numerosi accordi e regolamentazioni per riuscire ad arginare il problema: importante l’accordo sullo stato del porto per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale del 2009 e il piano d’azione per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale del 2001. Si parla sempre di satf law in quanto da essi non derivano dei veri e propri obblighi giuridici in capo agli Stati. L’accordo Fao 2009 : • pesca IUU è un business altamente mobile che ha bisogno del supporto logistico dei porti in tutto il mondo; • lo stato del porto richiede un preavviso di un anno per l arrivo di un peschereccio straniero nel loro porto; • lo stato del porto ha il diritto d’ispezione sulle navi; • lo stato del porto ha la capacità di vietare ad una nave l’uso del suo porto per scaricare il pescato e avere accesso ai servizi. Un punto di svolta è stato definire la pesca illegale come un crimine ambientale e di conseguenza nasce l’obbligo per gli Stati di combatterla. Una risoluzione dell’ Assemblea generale delle nazioni unite del marzo 2012 ha riscontrato una possibile connessione tra la criminalità organizzata internazionale e la pesca illegale, che risulta quindi una delle forme più redditizie di attività criminale. Solo gli strumenti giuridici adatti consentono di ricavare standard per la pesca sostenibile; gli oceani sono patrimonio comune dell’umanità e la lor conservazione è responsabilità comune dell’umanità. Un sistema di governante globale degli oceani è essenziale per la gestione della pesca in particolare in alto mare: si dovrebbe passare quindi da saft law a obblighi e strumenti più precisi. Uno degli attori più significativi PAGE 1 altri innumerevoli fattori ha portato alla morte di numerose specie ittiche. L’unico miglioramento può essere intravisto con l’adozione di Convenzioni. La disciplina giuridica per quanto concerne la pesca si basa su strumenti abbastanza rigidi ma nonostante ciò il più delle volte sono inefficaci. Tra gli strumenti giuridici a portata globale troviamo i trattati e gli strumenti di saft law contenenti principi importanti rispettati da parte degli Stati Poi ci sono altri accordi che producono degli effetti importanti ma hanno bisogno di strumenti per essere eseguiti come la Convenzione di Montegobay del 1992. La Convenzione dell’ UE del 2001 conferisce poteri importanti agli Stati e prevede una serie di obblighi anche per gli stati che non hanno ratificato la convenzione. Un altro settore importante è l’attività del WTO che nel regolamentare il commercio ha degli effetti anche sul campo della pesca. Ad esempio nella risoluzione dei casi per la protezione di tonni, delfini e tartarughe di mare è stato utilizzato un bilanciamento tra il principio della tutela del commercio e il principio della protezione di specie animali e vegetali. I principi fondamentali in materia di pesca per la protezione delle specie marine sono: il principio di diritto pubblico della sovranità permanente delle risorse naturali che oggi però è abbastanza limitato; il principio del risarcimento per espropriazione ; e il principio dell’ approccio precauzionale sotteso allo sfruttamento delle risorse ittiche. L’ Accordo del 2001 relativamente a quest’ultimo principio all’ art. 6 afferma che “ l’approccio precauzionale sarà applicato dagli stati…per proteggere le risorse viventi marine…gli stati saranno più cauti quando l’informazione non è certa e adeguata”. Il cuore del principio è quello di adottare misure restrittive anche senza informazione scientifica certa. Un ulteriore documento fondamentale è l’ accordo FAO dei fish stocks che garantisce il rispetto della pesca attribuisce delle informazioni allo Stato di bandiera per la pesca in alto mare. Allo Stato di bandiera viene attribuito l’obbligo di regolamentare le attività delle navi che battono bandiera. I principali obiettivi sono : il controllo delle attività sulle proprie navi e l’attenzione sull’attività e il ruolo delle organizzazioni regionale per la gestione della pesca. Quest’accordo è innovativo perché eccede le regole relative ai trattati come ad esempio il principio di inefficacia per gli stati terzi: gli stati membri posso richiedere agli stati non parte di adeguarsi alle disposizioni. La Fao compie sempre dei passi avanti in questo campo infatti da vita a un piano internazionale d’azione basato sulla cooperazione tra gli enti per combattere la pesca illegale e non documentata. Per dare applicazione a questo piano d’azione è stato adottato l’accordo del 2010 che non è entrato ancora in vigore. Molti casi sono stati portati al tribunale internzionale del diritto del mare relativi al sequestro delle navi che praticano pesca illegale. Anche dinanzi alla Corte internazionale di giustizia ritroviamo due casi in materia : • caso Spagna vs Canada : il Canada si auto conferiva poteri d’ispezione su navi straniere eccedendo i limiti della propria competenza. Dopo che una nave spagnola fu colpita e fermata, la Spagna citò in giudizio il Canada dinanzi alla Corte e quest’ultima non ha deciso il caso nel merito. PAGE 1 • Un altro caso è quello della pesca del tonno quasi estinto. Questa pesca avviene in Giappone secondo modalità vietate, e anche in questo caso la Corte non ha deciso. Per quanto riguarda l’Unione Europea adotta misure importanti: • 2001: piano d’azione • 2008 risoluzione del Parlamento europeo nella versione emendata dal Consiglio che è entrata in vigore il 1 gennaio 2010. A breve nella Conferenza di Rio +20 sarà trattato l’argomento ma la preoccupazione che sorge è che il punto principale non siano i modi di tutela dell’ambiente come fu per la Conferenza di Stoccolma. PAGE 1