Scarica Un mondo senza povertà e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia del Marketing solo su Docsity! UN MONDO SENZA POVERTÀ verso un nuovo capitalismo Yunus, del Bangladesh, è un economista ed è diventato famoso per aver fondato la Grameen Bank, o “banca di villaggio”, che ha ispirato nel mondo intero migliaia e migliaia di progetti di microcredito. Nel 2006 gli è stato assegnato il premio Nobel per la pace. Il suo non è il libro di un economista che usa linguaggio da iniziati e note a pie’ di pagina. È il racconto di un’esperienza, e forse, più in profondità, della sua convinzione che bisogna costruire un’economia che valorizzi tutti gli aspetti della natura umana. La ricerca della pienezza di vita, o della felicità come si dice nella costituzione degli Stati Uniti, non può essere ridotta alla massimizzazione del profitto ad ogni costo. Racconta passo passo come ha lavorato insieme alla multinazionale Danone per produrre, facendo un profitto che viene reinvestito nel sociale, uno yogurt nutriente, con ingredienti locali, a basso prezzo, di ottimo gusto, ben distribuito e pubblicizzato, che possa aiutare i bambini del suo Paese a crescere meglio. A metà degli anni ’70, Muhammand Yunus, all’epoca professore universitario di economia, visitò il povero villaggio di Jobra, dove le persone vivevano costantemente indebitate, con interessi altissimi dovuti agli strozzini locali. Nessuna banca prestava soldi ai poveri, perché i poveri non hanno garanzie da offrire. Yunus prestò direttamente le poche decine di dollari a queste persone, facendole uscire dalla spirale della povertà. Da lì cominciò la rivoluzione del MICROCREDITO: piccole somme di denaro prestate ai poveri e poverissimi, senza garanzie formali ma solo impegni morali, che hanno trasformato la vita di milioni di persone prima in Bangladesh e poi nel mondo. CAPITALISMO = sistema economico-sociale di gestione del capitale, caratterizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla separazione tra la classe dei capitalisti-proprietari e quella dei lavoratori. Il capitalismo si riferisce a chiunque detenga un capitale (anche un imbianchino può essere un micro-capitalista). Il contrario di capitalismo è proletariato ossia chi come unica ricchezza possiede la prole; l’usura è l’esagerazione del capitalismo, la continua tensione a massimizzare il capitale strozzando anche la libertà altrui. Yunus con Nuovo Capitalismo intende un nuovo modo di gestire il capitale fisso e circolante, un nuovo capitalismo che sia per l’uomo e non padrone dell’uomo, deve aiutare le persone ad essere più libere e consapevoli di sé stesse, solo chi ha consapevolezza di sé ha dignità. SOCIAL BUSINESS: è il termine utilizzato da Yunus per indicare sia un’azienda di tipo nuovo che risponda ai criteri di carattere sociale anziché al principio classico della massimizzazione del profitto, sia un nuovo modello ideale di impresa. Viene anche chiamato “impresa con finalità sociali”. CAP. 1 UN’IMPRESA DI NUOVO TIPO 1700ca.: nascita del Capitalismo: crescita materiale senza precedenti, boom del commercio globale, libero mercato, progresso nello sviluppo tecnologico, fonte di libertà e nuove idee per tutti. I benefici di tale sviluppo oggi sono solo per una ristretta percentuale di persone (si pensi che il 94% del reddito globale va al 40% della popolazione mondiale, mentre il restante 60% ne riceve il 6%). La povertà non si distribuisce in modo uniforme nel mondo: le zone più povere sono afflitte da calamità naturali che aumentano il divario tra poveri e ricchi e tra Nord e Sud. Il libero mercato così come concepito oggi, non è pensato per affrontare problemi sociali ma anzi aggrava povertà, inquinamento e disuguaglianze, diffonde malattie, corruzione e criminalità (es: USA nazione più ricca della Terra ma il progresso economico ha dato risultati deludenti, 1/6 della popolazione è privo di assicurazione sanitaria). La globalizzazione come impostazione economica sulla carta è in grado di garantire ai poveri benefici in modo superiore a qualsiasi altra strategia: promuove l’espansione del libero mercato, supera le barriere nazionali con lo sviluppo del commercio internazionale e della libera circolazione dei capitali, stimola i governi ad attirare nei propri paesi le multinazionali offrendo loro infrastrutture per lo sviluppo delle imprese, incentivi all’attività e vantaggi fiscali e normativi, ma abbandonata a se stessa in assenza di principi guida e di controlli può anche essere devastante. Servono regole e controlli che salvaguardino gli interessi dei più deboli anche a livello regionale, nazionale e locale altrimenti i ricchi riusciranno a piegare le condizioni economiche a proprio vantaggio (metafora commercio mondiale come autostrada senza pedaggio, semafori e limiti di velocità: le economie più potenti sono i tir, i Paesi più poveri i carretti che verranno espulsi). I paesi più ricchi hanno potuto trarre enormi benefici dall’energia creativa, dall’efficienza e dal dinamismo generati dal libero mercato. La politica non è sufficiente a risolvere i problemi sociali per molteplici ragioni: sul terreno dell’economia mondiale le regole e le limitazioni da imporre alla globalizzazione sono ancora oggetto di discussione; i governi sono inefficienti, lenti, corrotti, burocratizzati e tendono a perpetuare la propria struttura. Inoltre, le azioni efficienti di governo possono essere ostacolate dall’interesse economico di uno o più gruppi, la politica sottostà alle regole dettate dal mondo della finanza e dell’economia (sistema sanitario USA: impossibile fare una riforma del sistema a causa dell’azione delle lobby esercitata dalle potenti aziende farmaceutiche e dalle società di assicurazione). Contributo delle Organizzazioni senza fini di lucro (possono avere strutture e nomi assai diversi) basate sulla carità, hanno ruolo soprattutto in momenti di crisi. Non riescono a fronteggiare da sole problemi sociali, a causa dell’incostante flusso di donazioni: quando questo rallenta le attività caritative devono fermarsi. Inoltre, sospinta dall’eccesso di ricchezza prodotta dall’economia, la carità si contrae proprio nei momenti difficili quando i poveri ne avrebbero più bisogno. Inoltre, nei paesi con i disagi più drammatici le risorse locali destinate alla carità sono scarse, ma è difficile ottenere da chi vive nei paesi più ricchi un’attenzione adeguata per terre lontane che non ha mai visto. Infine, quando accadono disastri drammatici questi monopolizzano le cronache tv e le donazioni, mentre i disagi meno pubblicizzati ma altrettanto gravi vengono ignorati. Le distribuzioni di denaro gratuite inoltre soffocano l’iniziativa e il senso di responsabilità delle persone: se i poveri sanno di potere ricevere “gratis” il necessario per vivere tenderanno a spendere tutte le loro energie alla ricerca di queste occasioni gratuite invece che impiegarle a produrre in proprio il reddito di cui hanno bisogno. Con l’elemosina viene incoraggiata l’assuefazione invece che l’autostima e la capacità di cavarsela da soli, si presuppone un rapporto di forza a senso unico dato che chi riceve veste i panni di chi riceve un favore anziché di chi richiede qualcosa per cui ha maturato un diritto. Le istituzioni multilaterali sono create e finanziate dai governi, il compito è promuovere lo sviluppo economico nei paesi più poveri (ad esempio Banca Mondiale ha agenzia che affianca banche regionali per lo sviluppo). Neanche questo tipo di istituzioni si rivela efficace poiché, a parole, la riduzione della povertà nel mondo è in cima ai loro obiettivi, nei fatti la perseguono solo stimolando la crescita economica su larga scala (se il PIL di una regione del Mondo è in crescita la Banca Mondiale ritiene di aver centrato l’obiettivo). La “crescita a beneficio dei poveri” è una strategia che cerca di mettere in moto l’economia aspettandosi che i poveri vengano trascinati da questo movimento, ritenendoli “oggetti” e non considerandoli soggetti economici capaci di dar vita a proprie iniziative produttive: si perde l’enorme potenziale che i poveri, specialmente donne e bambini, posseggono, viene negato loro qualsiasi ruolo autonomo. Anche il tipo di canale dei donatori rappresenta un problema agendo quasi esclusivamente attraverso strutture governative; ma per azioni di concreto aiuto perché siano effettivamente efficaci si dovrebbe entrare in contatto diretto con i segmenti della società interessata. La Banca Mondiale e la Grameen Bank agiscono teoricamente nello stesso modo (strappare i poveri dalla povertà) ma nella pratica le vie sono radicalmente diverse, il sistema della banca mondiale andrebbe ristrutturato da cima a fondo: Grameen Bank: se la titolare di un prestito è in difficoltà è loro dovere cercare di aiutarla, il presupposto è sempre che le clienti hanno ragione, inadeguate sono le scelte della Grameen Bank e come le hanno messe in pratica. Regimi flessibili che possano essere calibrati sulle effettive necessità delle clienti. La volontà è che le clienti si sentano importanti, vengono incoraggiate a decidere in prima persona l’uso cui destinare il prestito. Sistema di valutazione e di incentivi a 5 stelle per tutti i funzionari di tutti i dipartimenti: se un funzionario riesce a raggiungere un tasso del 100% nella restituzione del prestito da parte delle clienti che segue, riceve una stella verde, se la somma dei suoi depositi gestiti supera quella dei prestiti riceve una stella viola e via cosi. Banca mondiale: se (solo se) ricevi un prestito devi sottostare ad una rigida supervisione di piani da sviluppare, principi e procedure da rispettare. I funzionari inoltre non sono valutati in base ai risultati effettivamente conseguiti grazie ai prestiti che hanno negoziato con successo, ma in base all’ammontare dei prestiti. La responsabilità sociale delle aziende. Non sono lontani gli anni in cui in nome del profitto le multinazionali agivano ignorando il sociale, ma ong, attivisti dei movimenti sociali e politici hanno messo sotto pressione le aziende perché modificassero il proprio atteggiamento a proposito di diritti dei lavoratori, ambiente, qualità ecc. e prendessero quindi coscienza delle loro responsabilità sociali. Pertanto, oggi per proporre una nuova immagine positiva di sé molte aziende sono spinte a aderire a criteri di Responsabilità sociale d’impresa. Yunus individua due forme di responsabilità sociale di impresa: 1. “Debole” che si basa sul principio del “non farai del male alla popolazione o al pianeta, a meno che ciò non significhi sacrificare il profitto” (es. astenersi dall’immettere sul mercato prodotti difettosi, disperdere i rifiuti nei fiumi) 2. “Forte” per la quale: “farai del bene alla popolazione e al pianeta finché potrai farlo senza sacrificare il profitto” (ricerca attiva di modalità per fare del bene agli altri, intanto, che producono profitti). Ma non è nemmeno la Responsabilità sociale d’impresa a poter risolvere i problemi sociali rimanendo per i più un abbellimento di facciata, i presupposti sono buoni ma spesso e volentieri i manager se ne servono per trarne solo benefici per le loro aziende. I giovani dirigenti d’azienda hanno oggi maggior consapevolezza dei problemi sociali e la loro ascesa nella scala del potere aziendale rappresenta una spinta e una speranza che la responsabilità sociale d’impresa si possa integrare come componente fondamentale della filosofia d’impresa, ma anche tale sforzo rischia di naufragare a causa dell’obiettivo unico d’azienda: il profitto (scegliamo comportamento aziendale socialmente responsabile finché ciò non preclude il raggiungimento del profitto). Far aumentare il valore del capitale della società è l’unico risultato da raggiungere e lo si raggiunge solo con la massimizzazione dei profitti. Se si decidesse una riduzione dei profitti a favore del conseguimento di un obiettivo di benessere sociale, gli azionisti si sentirebbero truffati e vedrebbero nella responsabilità sociale d’impresa un’irresponsabilità finanziaria. Problema principale della RSI è che per loro stessa natura le società per azioni non sono attrezzate per misurarsi con problemi sociali, è qualcosa di legato alla natura stessa del concetto di impresa che è il cuore del sistema capitalistico. Le ragioni che spingono le aziende ad introdurre elementi di responsabilità sociale nella gestione sono: Soddisfare gli obiettivi personali e le preferenze di un capo rispettato e autorevole; Migliorare l’immagine dell’azienda o dissimulare precedenti comportamenti eticamente discutibili; Attrarre quella fascia della clientela che preferisce servirsi di un’azienda che ha la fama di avere un “buon comportamento”; Questi interessi li possiamo suddividere in due categorie: profitto e benessere sociale, corrispondenti all’azienda orientata al profitto e a quella con finalità sociali. Gli esseri umani sono multidimensionali e un repertorio di opzioni imprenditoriali altrettanto multiforme costituisce un arricchimento che sarà favorito dall’instaurarsi di un clima in cui l’importanza del business sociale trovi un adeguato riconoscimento. Ciò che Yunus tiene a precisare è che il social business si basa su presupposti diversi da quella che oggi è largamente conosciuta come responsabilità sociale d’impresa. “I presupposti della responsabilità sociale d’impresa sono buoni”, afferma Yunus, ma nella sostanza le cose stanno in modo diverso. “Potrei riassumerlo così: realizza il massimo profitto possibile anche se per farlo devi sfruttare i poveri, ma destinane poi una parte a sostegno di iniziative sociali o per la creazione di una fondazione che persegua un programma di utilità sociale e non dimenticarti di pubblicizzare largamente quanto è generosa la tua azienda”. In pratica quello che ha fatto la Shell nel delta del Niger, in Nigeria. Ha trivellato petrolio a suo piacimento non rispettando le richieste degli indigeni, gli Oogoni, poi si è preoccupata di pubblicizzare il villaggio che ha costruito per la popolazione vicino all’impianto d’estrazione con tanto di asili, giochi per bambini e molto altro. “Con l’impresa a finalità sociali – spiega Yunus – le cose vanno in modo diverso; essa è gestita con gli stessi criteri adottati dalle imprese tradizionali e quindi, molto spesso, non recupera solo i costi, ma ottiene anche profitti, però si tratta di giusti profitti, realizzati senza sfruttamento, con l’obiettivo prioritario di un miglioramento sociale”. Su questi presupposti si basa l’ottimismo di Yunus, poiché i manager del futuro potranno contare su una formazione più aperta, attenti a studiare progetti come quello della Grameen Danone dove si è riusciti nell’intento di fornire un alimento importante, ricco di calcio come lo yogurt, ai bambini poveri del Bangladesh senza fare beneficenza. Nel libro il prof. Yunus sottolinea più volte l’entusiasmo con cui i manager della Danone si sono gettati in questa impresa nuova per loro con la consapevolezza di contribuire a un mondo migliore che li ha ripagati d’ogni sforzo, non in termini di dividendi, ma in termini di felicità. CAP. 3 LA RIVOLUZIONE DEL MICROCREDITO – COS’È IL MICROCREDITO Un’azienda autosufficiente che vende beni o servizi, in grado di risarcire gli azionisti del capitale investito, ma le cui motivazioni principali sono l’interesse della società e il miglioramento delle condizioni dei poveri – business sociale Yunus fondatore della Grameen Bank, organizzazione di microcredito in grado di fornire servizi finanziari alla portata delle donne povere del Bangladesh, una delle nazioni più povere del mondo. MICROCREDITO = sistema di concessione di prestiti senza garanzia capace di far decollare attività che generino un reddito sufficiente a liberare i poveri dalla povertà. È nato per proteggere la gente dagli strozzini, bisogna operare in modo tale che i poveri abbiano il massimo aiuto nel compiere il passo che li faccia uscire dalla povertà, solo allora i poveri potranno essere trattati come tutti gli altri clienti. Il microcredito getta solide basi economiche capaci di sostenere tutti gli altri programmi di aiuto alla povertà favorendone il successo. Yunus si rese conto della disperata impossibilità per i poveri di procurarsi la minima quantità di denaro che consentisse loro di organizzare gli sforzi che facevano per cercare di sopravvivere → fu una donna a fargli capire dove stava il problema: la maggior parte delle donne del Bangladesh vivevano con il marito e i figli in una fatiscente capanna di fango, il marito lavorava a giornata per pochi penny quando riusciva a trovare lavoro, loro fabbricavano degli sgabelli di bambù nell’aia dell’abitazione eppure, nonostante la fatica e il duro lavoro, queste donne non riuscivano ad uscire dalla povertà. Le donne si facevano prestare il denaro per comprare il bambù da degli strozzini che prestavano loro il denaro solo a condizione che queste gli consegnassero tutta la produzione al prezzo che lui stabiliva: non era un prestito ma una riduzione in schiavitù, usura, alle donne restavano solo 2 penny per una giornata intera di lavoro con i quali potevano portare a casa un piatto di riso al massimo, impossibile uscire dalla povertà così! ↓ Yunus cerca di persuadere le banche a prestare denaro ai poveri ma per le banche i poveri non sono sufficientemente affidabili come clienti, banche irremovibili, non credono che i poveri possano restituire i prestiti. Yunus si fa da garante dei prestiti fatti ai poveri (la banca avrebbe prestato i soldi a Yunus e lui li avrebbe poi distribuiti ai poveri) e fonda così una banca esclusivamente per i poveri che presta soldi in assenza di garanzie anche a clienti sconosciuti e senza istruire pratiche legali. Nel 1983 nasce la Grameen Bank (vede a luce nel quadro di una legge varata apposta per renderla possibile), nel 1995 la Grameen diventa finanziariamente autosufficiente. Si tratta di una banca di tipo diverso che considera i poveri come soggetti economici e non come oggetti, in questo modo Yunus combatte la povertà anziché i poveri come fanno le banche tradizionali congegnate in modo a rendere impossibile l’accesso ai poveri, per le quali se non hai garanzie da offrire non hai credito: la colpa non è dei poveri ma delle banche e del loro modo di pensare retrogrado! Con il sistema del microcredito, iniziativa che cerca di aiutare i poveri offrendo loro, senza richiedere garanzie, piccoli prestiti (30/40 dollari) perché possano avviare piccole attività commerciali, Yunus abbatte tutte le barriere istituzionali che imprigionano i poveri e danno loro lo status di non-entità, occorre invece offrire ai poveri una possibilità. Si tratta di un nuovo atteggiamento capace di apprezzare ogni persona per quello che vale veramente → Yunus presta i soldi a donne indigenti che non avevano mai visto prima una banconota riuscendo a creare la consapevolezza in queste donne di poter essere delle micro-capitaliste: presta loro del denaro per poter comprare il bambù ad un prezzo giusto, non di usura, così che diventino portatrici di un’identità, di poter essere anche loro delle capitaliste, potendo godere di una maggiore libertà affinché con quei soldi possano comprarsi il necessario per vivere. Per essere sicuro che restituiscano il prestito, Yunus presta il denaro alle donne, attraverso l’osservazione del comportamento delle persone a cui avevano fatto dei prestiti, si era reso conto che la famiglia povera traeva maggior beneficio se il prestito era fatto alla donna anziché all’uomo, il quale quando guadagna qualcosa tende a spenderlo per sé (oltretutto nella scala di priorità fra coloro che si trovano in stato di bisogno ci sono le donne, vanno inserite esplicitamente nei programmi di aiuto altrimenti rischiano di rimanere tagliate fuori). Struttura organizzativa della banca: il prestito veniva fatto alle donne solo se fossero appartenuti ad un gruppo, ogni cliente sarebbe stata inserita in un gruppo di 5 amiche scelte (no parenti), sebbene ognuna fosse personalmente responsabile del proprio prestito il gruppo funziona come un network sociale capace di fornire incoraggiamento nel raggiungimento di obiettivi che giudicherebbero impossibili, supporto psicologico e aiuto pratico per guidare ciascun membro nel mondo degli affari; una riunione settimanale; “16 decisioni” come impegno sociale che le clienti sono chiamate a rispettare. ↓ Oltre il 64% dei clienti che ha avuto rapporto con la banca per 5 anni o più è riuscito ad uscire dalla condizione di povertà; il tasso di restituzione oggi è pari al 98,6%. Luoghi comuni sull’economia: 1. I prestiti non si concedono senza garanzie → esclude metà del genere umano; 2. Essere umano motivato esclusivamente dalla ricerca del massimo profitto → assunto falsissimo; 3. Necessità di creare posti di lavoro per tutti per combattere la povertà → la Grameen cerca di incoraggiare la capacità di mettersi in proprio dei singoli individui, donne soprattutto, per la produzione o commercializzazione di beni e servizi a livello locale, così i poveri gradualmente spingono sé stessi fuori dalla morsa della povertà grazie ad un aiuto iniziale; esaltare le forme di lavoro autonomo come fonte di reddito; 4. Considerare l’imprenditorialità come una qualità rara → tutti in grado di liberare energia e creatività, servono i mezzi/condizioni necessarie, poveri come bonsai; 5. Considerare il “fattore lavoro” in un’ottica esclusivamente maschile → importante pensare a uomini, donne e bambini come esseri umani dotati di specifiche abilità e portatori di specifici bisogni; 6. Porre l’accento sui risultati e sull’accumulazione materiale nelle strategie di sviluppo → necessario spostare l’attenzione sugli esseri umani e le loro iniziative, far uscire la creatività e l’energia di ogni persona: la Grameen non distribuisce soldi, fa solo prestiti che i poveri devono restituire con gli interessi grazie ai frutti del loro lavoro, aiuta i poveri a dimostrare a sé stessi di essere in grado di migliorare le proprie condizioni di vita. È questa la dinamica che rende la Grameen autosufficiente; Grameen Bank molto più di una sola istituzione finanziaria, ricchezza umana cuore del meccanismo che ha dato il via ad una generazione completamente nuova. CAP. 4 e 5 DAL MICROCREDITO AL BUSINESS SOCIALE 1983 nasce la Grameen Bank (vede a luce nel quadro di una legge varata apposta per renderla possibile), nel 1995 la Grameen diventa finanziariamente autosufficiente. Nata come un progetto artigianale del professor Yunus e i suoi studenti, con il tempo è cresciuta sempre più arrivando ad espandere la propria attività in diversi settori attraverso un gruppo di imprese Grameen che rappresentano una pietra miliare nel processo di business sociale: imprese che si occupano di ambiti diversi della vita perché per sconfiggere la povertà bisogna occuparsi di tutti gli aspetti della vita dei poveri, non ci sono sfere separate, Grameen consapevole dell’importanza di tutti questi ambiti. Imprese Grameen che aprono nuove strade all’emancipazione economica dei poveri. Dal microcredito → al business sociale Il microcredito serve a gettare solide fondamenta economiche capaci di sostenere tutti gli altri programmi di aiuto alla povertà favorendone il successo, nascono così aziende come la Grameen Phone, G. Cybernet, G. Health Care Service,… G. Danone (es. servizi di telefonia cellulare, gestione di investimenti, fonti di energia rinnovabili, servizi medici per i poveri, prodotti alimentari di alta qualità a basso presso), il cui filo conduttore è dato dall’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni del Bangladesh e dei poveri in particolare. Lo sviluppo di queste aziende ha seguito una successione logica, prima infatti sono nate quelle per rispondere a gravi carenze di tipo permanente, come l’assenza di assistenza medica per i poveri, poi a seguito di continue nuove idee sono nate tutte le altre. Microcredito come forma di pace perché emancipa i poveri dalla miseria (≠ paesi sviluppati hanno un atteggiamento fatalistico nei confronti della povertà). La povertà è la maggior minaccia alla pace nel mondo perché si perde ogni speranza e c’è l’impulso a compiere atti estremi, i rifugiati sono il sottoprodotto della povertà. Con il microcredito e i concetti innovativi sviluppati sul piano sociale le condizioni dei poveri sono state migliorate senza far aumentare le disuguaglianze. Un programma efficace deve avere una definizione di povertà chiara e articolabile in termini operativi, identificando le persone povere in base a regole semplici. Grameen Bank definisci i poveri e li misura attraverso una scala a 10 punti descriventi le tappe nel miglioramento del tenore di vita, se vengono superati tutti e 10 c’è l’uscita dalla povertà. CAP. 6 e 7 DIO E’ NEI DETTAGLI – GRAMEEN DANONE Grameen Danone Foods nasce nel 2006 dalla joint venture tra Grameen Group e Danone Group (leader mondiale nella produzione di yogurt). Uno dei problemi sociali più gravi in Bangladesh è quello della malnutrizione: il 30% dei bengalesi e il 56% dei bambini di età inferiore ai 5 anni soffre di malnutrizione grave o moderata. Al fine di risolvere questo problema che affligge soprattutto i bambini più piccoli, nasce Grameen Danone. Grameen Danone Foods si occupa della produzione di yogurt arricchito con delle sostanze nutritive essenziali. Lo yogurt si chiama “Shakti+”, letteralmente “Energia+”. Shakti+ è una fonte naturale di calcio e proteine, risorse essenziali per una crescita sana. Il consumo di una confezione da 60 grammi garantisce il 30% del fabbisogno giornaliero di un bambino di vitamina A, ferro, zinco e iodio. Il prezzo di una confezione di Shakti+ è stato progettato affinché anche le famiglie più povere possano affrontarne la spesa (0,06 euro). Inoltre, il latte utilizzato per la produzione di yogurt viene acquistato da piccoli agricoltori locali, e la produzione viene progettata in modo da favorire l’inclusione lavorativa di più persone. Grameen Danone Foods, grazie alla sua attività, ha offerto 1600 posti di lavoro entro un raggio di azione di 30 km dalla centrale di produzione. Realizzazione completa del concetto di business sociale con connotati internazionali: Yunus + Franck Riboud, dirigente del gruppo multinazionale francese Danone (gruppo leader nella produzione di cibo di qualità famoso in tutto il mondo), danno vita ad un affare che alla Danone non avrebbe fruttato il minimo profitto ma grazie al quale avrebbero potuto portare un piccolo ma significativo miglioramento al regime alimentare dei bambini denutriti delle famiglie povere di un angolo del Bangladesh. L’idea di cooperazione nasce durante un pranzo a Parigi tra i due nell’ottobre del 2005 e a poche settimane di distanza inizia a prendere forma. Vi prendono parte Emmanuel Faber (vicepresidente esecutivo del gruppo Danone per l’Asia-Pacifico) e Imamus Sultan (un funzionario della Grameen con profonda conoscenza dei poveri del Bangladesh) per la direzione del progetto. Mondo degli affari spinto a fare qualcosa per l’universo dei poveri, intento di migliorare le condizioni di vita di milioni di persone: Grameen Danone prima impresa multinazionale con finalità sociali attraverso un accordo di compartecipazione fra Grameen e Danone. È una società a proprietà mista per fabbricare prodotti alimentari adatti a migliorare la salute degli abitanti poveri dei villaggi del Bangladesh, in particolare dei bambini. Il successo di tale impresa sarebbe stato un grosso successo sia sul piano del bene fatto all’umanità, sia su quello dell’autosufficienza economica perché c’era la possibilità che altri fossero stimolati a tentare la stessa strada. Prima riunione di pianificazione: l’idea inizialmente era quella di fabbricare un prodotto alimentare per lo svezzamento dei neonati subito dopo l’allattamento al seno, dato che passavano direttamente ad una dieta a base di riso non adeguata a loro, ma il rischio era troppo alto data la vulnerabilità alle malattie e le richieste di controllate condizioni igieniche che la Danone non era ancora in grado di dare in Bangladesh. Target: bambini piccoli della popolazione povera del Bangladesh, famiglie con reddito di 2 dollari al giorno. Prodotto: produzione di uno yogurt chiamato Shokti Doi contenente proteine, vitamine, ferro, calcio, zinco e altri micronutrienti volti a colmare i deficit nutrizionali dei bambini in Bangladesh. 'Shokti Doi' (che significa 'yogurt che dà forza') è destinato principalmente ai bambini. Si tratta in sostanza di uno yogurt potenziato, ossia uno yogurt a cui vengono aggiunti micronutrienti per arricchirlo (inoltre la Danone è tra i leader mondiali dello yogurt). Ricerche: È stato fatto un grande lavoro di ricerca: i funzionari della Danone in spedizione in Bangladesh dove, attraverso attente domande, ispezioni ed osservazioni in loco schedarono una grande mole di informazioni utili: - marche, prezzi, tipo di confezione di prodotti già presenti in Bangladesh, da chi sono fabbricati, pubblicizzati e venduti - studi sulla denutrizione attraverso l’aiuto di ricercatori di istituti che si occupano di nutrizione + ministero della sanità + esperti delle agenzie delle Nazioni Unite - visite a impianti per la lavorazione del latte e per la produzione di biscotti. - componenti salutari e culture batteriche che contrastano gli effetti della diarrea + micronutrienti per arricchirlo - caratteristiche per diventare popolare tra bambini e genitori nel Bangladesh (dolce, cremoso) - tradizione locale di consumo dello yogurt che è un dolce molto diffuso (mishti doi) e amato dai locali ma fuori dalla portata dei poveri. Serviva quindi uno yogurt Danone potenziato che piacesse ai bambini ad un prezzo accessibile ai poveri, il prodotto doveva essere gustoso ed attraente in modo che i bambini mangiandolo ne volessero sempre di più. A tal proposito vennero condotte ulteriori ricerche di mercato sulla situazione del mercato in cui lo yogurt sarebbe stato introdotto e sui profili dei consumatori target e gruppi di assaggio, vennero stesi formulari contenenti le preferenze su gusto, dolcezza, corposità, colore, sapore. ↓ Ci voleva uno yogurt dolce (campagne di assaggio hanno dimostrato che in Bangladesh c’è una forte preferenza per i sapori dolci) e cremoso in un contenitore piccolo e facile da maneggiare adatto a stimolare l’auto nutrizione nei bambini. Produzione: produzione strettamente locale, no “catena di distribuzione fredda” per ridurre sui costi. Costruzione di uno stabilimento il più piccolo possibile che ricordasse l’impresa di prossimità che accorciasse il più possibile la catena produzione-dettaglio-consumo. Lo stabilimento piccolo localizzato in un’area rurale in mezzo agli stessi abitanti dei villaggi cui il prodotto era destinato avrebbe attivato