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VIRGILIO ENEIDE LIBRO II, Appunti di Letteratura latina

Traduzione, analisi e commento del II libro dell'Eneide di Virgilio

Tipologia: Appunti

2018/2019
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Caricato il 03/11/2019

marcellogalati
marcellogalati 🇮🇹

4.1

(17)

27 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica VIRGILIO ENEIDE LIBRO II e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! VIRGILIO ENEIDE Riassunto del libro II (secondo) dell'Eneide. Nonostante sia ormai calata la notte, Enea, nel silenzio generale e fra l'attenzione degli astanti, comincia il suo doloroso racconto dell'ultima notte di Troia. Ricorda come, mediante l'inganno del cavallo, i Greci fossero riusciti a entrare nella città. Fingendo di partire, essi abbandonano l'accampamento: i Troiani, illudendosi che la guerra sia finita, aprono le porte della città e vanno nell'antico campo greco, dove i nemici hanno lasciato un immenso cavallo di legno di cui non si comprende lo scopo. Alcuni pensano di portarlo nella città altri di distruggerlo: fra questi ultimi si schiera Laocoonte, sacerdote di Nettuno. Viene catturato però Sinone, un greco che finge di essere caduto in disgrazia presso i compagni, e soprattutto di essere odiato da Ulisse: egli era compagno di Palamede, ucciso con accusa di tradimento causata dall'odio di Ulisse. Sinone racconta che, sconvolto dal dolore, aveva promesso di vendicare l'amico e proprio per questo si era attirato l'odio di Ulisse. Egli narra che i Greci, già a tempo stanchi della guerra avevano tentato di partire, ma erano stati bloccati dai veti: allora l'indovino Calcante li aveva consigliati di propiziarsi gli dei con un sacrificio umano e la vittima designata sarebbe stato proprio Sinone, che però era riuscito a mettersi in salvo; Sinone rafforza il suo racconto con una solenne e spergiura preghiera di clemenza. Interrogato da Priamo sul significato del cavallo, il Greco afferma che dopo il furto del Palladio (la statua di Atena conservata nella città, furto di cui erano responsabili Ulisse e Diomede), tutto il campo greco era stato pervaso da funesti prodigi. Calcante allora aveva profetizzato che avrebbero dovuto partire subito per prendere nuovamente gli auspici e poi tornare a Troia e sconfiggerla; il cavallo lasciato è una sorta di compenso, in Enea comprende che tutto è perduto e la scena della morte di Priamo gli ricorda il padre Anchise, la moglie Creusa e il piccolo Ascanio: corre verso casa e solo l'intervento della madre Venere lo fa desistere dall'avventarsi contro Elena, la causa dei mali dei Troiani, che se ne sta nascosta presso gli altari. Venere rivela al figlio che gli dei stessi stanno abbattendo Troia e lo invita a tornare a casa. Vi trova il padre che non vorrebbe fuggire, nonostante Creusa e Ascanio lo supplichino di partire con loro; allora Enea, che non vuole partire senza il padre, decide di buttarsi di nuovo nella mischia, per ottenere una morte gloriosa, ma un prodigio sul capo del nipotino Ascanio convince Anchise ad accettare la fuga, voluta ormai dagli dei. Enea carica sulle sue spalle l'anziano padre, zoppo, e reca con sé gli dei Penati, ma nella fuga concitata Creusa si smarrisce: non appena Enea se ne accorge, lasciati al sicuro i fuggiaschi, si mette affannosamente in ricerca della moglie. Essa gli appare come un'ombra e lo invita ad andarsene, poiché il Fato non gli concede di portarla con se; gli profetizza che, dopo un lungo viaggio, giungerà alla terra ove scorre il Tevere e lì avrà un'altra sposa, di stirpe regale. Enea cerca per tre volte invano di abbracciare l'ombra di Creusa; poi desolato, torna ai suoi cari e trova con loro altri compagni, scampati alla strage, pronti alla fuga. Ripreso il padre sulle spalle, con tutti i superstiti si volge ai monti. Analisi dei temi trattati, il tempo, il narratore e descrizione dei personaggi del secondo libro dell'Eneide. I temi Il libro narra la drammatica caduta di Troia, voluta dal Fato e inevitabile; essa è tanto più dolorosa perché inattesa, dal momento che coglie di sorpresa i Troiani, che avevano creduto alla ritirata del Greci. D'altra parte, la caduta della città rivela anche la cecità degli uomini e la loro incapacità di cogliere i segni evidenti della realtà: nemmeno i suoni sordi e minacciosi che rimanda il ventre del cavallo percosso da Laocoonte li dissuadono dal portarlo in città. Ma è il Fato stesso che vuole così: ha già stabilito che Troia cada e a nulla può valere l'opposizione del sacerdote Laocoonte, che ha compreso la verità. Contrariamente a quanto accade nei poemi omerici, dove gli uomini pagano per colpe effettivamente commesse, Laocoonte è una vittima innocente: l'ira degli dei si abbatte sugli uomini senza che questi l'abbiano amico e ospitale. Il narratore Seguendo il modello dell'Odissea, Virgilio affida a Enea la narrazione delle ultime ore di Troia: l'eroe troiano, quindi, come Odisseo, nello stesso tempo è protagonista degli eventi e narratore (tecnicamente è un narratore interno), coinvolto emotivamente e ancora preda della sofferenza e della nostalgia per la patria e gli affetti che ha perduto, primo tra tutti quello della moglie Creusa. Nel racconto viene ribadito il suo doppio ruolo, quello di un uomo segnato da una dolorosa vicenda personale, e di capo, cui è affidata la salvezza dei suoi. Il tempo Due tempi si sovrappongono, il presente, cui fa da sfondo la reggia ospitale e sicura di Didone, e il passato, nel ricordo drammatico della caduta della città: il racconto, che trasforma la serata ospitale in uno scenario di morte e sopraffazione attraverso le parole di Enea, occupa tutta la notte, che trascorre nella rievocazione delle vicende. I personaggi Nella complessa architettura del libro, due sono i personaggi dominanti, Laocoonte ed Enea; a Laocoonte, uomo onesto e di religione, che ha compreso la verità circa il cavallo, si oppone Sinone, scaltro mentitore: dal momento che il destino di Troia è segnato, a nulla vale la virtù del sacerdote, che è vittima innocente, insieme ai giovani figli, del volere di Minerva. Enea domina la seconda parte del libro: dapprima tenta una disperata difesa della città, armi in pugno, come farebbe qualsiasi eroe tradizionale; quindi, su esortazione di Ettore, che gli appare in sogno come una voce ispirata dal Fato, si rassegna a una fuga che si configura subito come un doloroso ma necessario esilio, affrontato per salvare gli dei Penati e la stessa memoria della città, che la sorte vuole far rinascere altrove. Fra gli eroi achei che si rendono responsabili della caduta della città spicca Neottolemo, il figlio di Achille, che uccide in modo ignominioso il vecchio Priamo, senza rispetto per la veneranda età: gli Achei, assetati di vittoria, hanno perso ogni ritegno e ignorano le prescrizioni cavalleresche che avevano ispirato, per esempio, lo stesso Achille nel nobile dialogo con l'anziano Priamo. Gli dei Il mostruoso prodigio che coinvolge Laocoonte e i suoi figli rivela l'ostilità del Fato: ogni sentimento di pietà è travolto, gli dei si avvalgono di qualsiasi mezzo per portare a compimento un piano segnato. L'intervento di Venere, che svela a Enea gli dei stessi volti a distruggere la città, presenta