Scarica Virgilio- Eneide libro IV versi 1 a 89 e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! VIRGILIO VIRGILIO, autore anch’egli del I secolo a.C. in quanto nasce nel 70 e muore nel 21 a.C.; leggeremo un passo del IV libro dell’Eneide che appare essere un continuo del passo di Lucrezio in quanto mostra Didone vittima dell’amore per Enea, una Didone totalmente ossessionata dalla fantasia di Enea; ciò che leggeremo potrebbe essere un vero e proprio report clinico della “malattia” dell’innamoramento. Virgilio insiste molto sulle immagini della fiamma, del fuoco, della ferita che si riapre giorno e notte e, grazie alla sua genialità stilistica, dal momento ch’egli gioca molto con linguaggio stilistico- metaforico, ci saranno echi della tradizione elegiaca e tragica, dal momento che vedremo Didone tormentata dall’immagine permanente di Enea, tratto prettamente elegiaco, e Didone che si ritrova davanti agli occhi l’immagine di Enea impressa non solo nei suoi occhi ma anche nel suo animo, immagine tragica … e da qui possiamo dunque verificare la mescolanza dei generi letterari. Questo è uno dei passi più suggestivi dell’arte virgiliana. A differenza di Lucrezio, Virgilio ha sofferto meno di interpretazioni erranti e dissacranti. Anzitutto perché ha trovato il favore della tradizione scolastica cristiana, serviva per fare scuola anche per i suoi testi non andavano contro la tradizione cristiana. Virgilio comunque è stato vittima di un pregiudizio, molto più recente rispetto a quello della tradizione cristiana, un pregiudizio romantico di scuola tedesca. Questo pregiudizio si può riferire a Johann Joachim Winckelmann, di ciò che dice della cultura classica, quando scrive soprattutto che la cultura antica ha una duplice pregio: la nobile semplicità e la pagata grandezze. Alla luce di questo pregiudizio, molti studiosi tedeschi dell’epoca erano giunti alla conclusione che tutto ciò che non aveva quel senso di naturalezza, non poteva essere considerato come poesia e, alla luce di ciò arrivarono a dire che Virgilio e tutta la letteratura latina non avevano senso perché erano letterature irreali, evanescenti e nate solo come imitazione di una tradizione genuina come quella greca. Questo pregiudizio però non va condannato in toto, perché dopo questa presa di posizione, personaggi come Friedrich Schiller e Friedrich Schlegel, arrivano a un compromesso; dissero cioè che se la poesia non era genuina come quella omerica andasse condannata, ma era una poesia diversa, facendo così la distinzione tra poesia INGENUA (Omerica) e poesia SENTIMENTALE (Virgiliana); cioè quella poesia in cui il dato oggettivo viene integrato col sentimento personale del poeta. Quando un personaggio romano come Virgilio cerca di imitare l’opera omerica, si trova davanti a questa difficoltà, ossia da un lato il desiderio di recuperare quell’arcaica genuinità, e dall’altro soddisfare le esigenze modernizzanti della nuova cultura augustea e dare sentimento all’ epos . Questa prospettiva vincolante non andava più bene per un epos del I secolo a.C., e Virgilio ci riesce, riesce a adeguare al nuovo sentire del suo pubblico un testo epico, superando il testo omerico. A un certo punto, al secondo Libro dell’Eneide, al verso 503, Virgilio scrive “Quinquaginta illi thalami, spes tanta nepotum” ossia con le fiamme che distruggono Troia si distruggono e muore anche la speranza che la stirpe possa proseguire. Virgilio qui imita perfettamente Omero, il quale al sesto libro dell’Odissea dice “C’erano 50 talami di pietra ben levigata”. Il primo emistichio è quasi uguale, quindi Virgilio è come se copiasse e traducesse in latino le parole greche di Omero; ma, Virgilio utilizza “ILLI THALAMI” dunque dice al lettore di ricordarsi i talami troiani già nominati da Omero. Ma, il vero cambiamento viene dopo perché Omero si era limitato a descrivere in maniera chiara come sono fatti questi talami, mentre Virgilio lascia Omero e lo supera con un commento simpatetico e sentimentale. Di Virgilio sappiamo molto. Nasce a Mantova, o in un paesino vicino di nome Andes, il 15 ottobre del 70 a.C., da una famiglia di grande benessere economico, si dice che il padre fosse proprietario di una fabbrica di vasi, dunque una famiglia che aveva le risorse per assicurare al figlio un istruzione accurata. Virgilio studia a Roma ma anche a Napoli e frequenta la scuola del filosofo Sirone, già all’epoca conobbe Orazio e rimase con lui amico sino alla morte di Cesare e poi entreranno insieme al circolo di Mecenate. In prima battuta egli compose le Bucoliche o Egloghe, tra il 42/39 a.C., prima opera di attribuzione sicura. All’interno di quest’opera sentiamo l’eco di un evento che colpì duramente la famiglia di Virgilio, perché alla fine della Guerra di Filippi del 42 a.C., molte terre vennero sequestrate e le famiglie espropriate per premiare i veterani di guerra di Antonio. Anche le terre della famiglia di Virgilio furono espropriate, sebbene però egli, rispetto a Orazio, ebbe una sorte più benevola grazie all’intervento di qualcuno, che non sappiamo con chi identificare, poté recuperare le proprie terre (forse Asinio Pollione, intellettuale molto importante nel periodo augusteo o Cornelio Gallio o Alfeno Vano). In questa fase Virgilio non conosce ancora Mecenate ed è dominante la figura di Asinio Pollione, che scompare nella fase successiva, quando Virgilio comincia a comporre le Georgiche; periodo in cui, dopo il 38 a.C., entra nel circolo di Mecenate, le quali erano molto a tema con gli interessi di Ottaviano, il quale in quel periodo stava mettendo in atto un programma di valorizzazione dell’agricoltura. Sino a quando nel 29 a.C. Ottaviano, di ritorno vincitore dall’Oriente, legge questo poema in IV libri, ormai finito. Dopo il 29 a.C. Virgilio inizia la stesura dell’Eneide che sembra essere scritto proprio accanto a Ottaviano, ma non ebbe l’ultima mano perché probabilmente Virgilio morì prima 1 di completare l’opera, presso Brindisi di ritorno da un viaggio in Grecia, il 21 settembre del 19 a.C., morì. Per altro, aveva lasciato detto a Tucca e Vario Rufo, amici che poi pubblicheranno l’opera, di non pubblicarla perché ancora recava i segni dell’incompiutezza; i famosi tibicines, segni di un tentativo del poeta di tornare nell’opera per completarla. Nella cultura augustea si avvertiva l’esigenza di un nuovo epos perché Ottaviano richiedeva un qualcosa che potesse lodare se stesso, e quindi tutti si aspettavano una Cesareide, un’opera dichiaratamente encomiastica. Ma così non fu, anche se anni prima Virgilio aveva detto di volerlo fare; perché l’Eneide celebra la gens Iulia ma lo fa partendo dalle origini, o meglio: proiettando solo nelle origini e dunque in questo passato mitico, qualcosa che si sta svolgendo nell’età contemporanea. Questa fu una tecnica usata da Virgilio per evitare di essere accusato di fare uno spudorato encomio del principe. Dunque, il primo obiettivo è quello di LODARE AUGUSTO PARTENDO DALLE ORIGINI DELLA SUA FAMIGLIA, e poi, sul piano letterario cerca di imitare Omero e superarlo. Queste cose sono espressa con molta chiarezza da Servio. Per fare questo Virgilio mette in atto una sorta di scomposizione delle parti narrative dei poemi omerici , cercando di convincere i propri lettori che lui stesso è lo stesso Omero redivivo che sta componendo un’opera diversa (tecnica già adoperata da Ennio). Però Virgilio lo fa in modo originale perché scompone le parti compositive dei poemi omerici. L’Eneide consta di 12 libri, i primi 6 libri non sono di impostazione iliadica ma odissiaca , perché ricorda il viaggio di Odisseo, infatti, come lui Enea compie un viaggio, ma lo fa in modo opposto perché parte dall’Oriente verso l’Occidente, gli altri 6 libri sono iliadici , in quanto si parlerà della guerra, infatti il poema si conclude con la morte di Turno. Dunque, Virgilio fonde le due “fabule” di Omero e ne inverte l’ordinamento. Ci sono delle divergenze più specifiche, perché ad esempio l’eroe omerico sa la propria destinazione, invece Enea non sa dove andare, lui è vittima di questo stato di incertezza. Nel mettere in atto queste trasformazioni, Virgilio, fa sua la lezione di altri filoni letterari, ad esempio in età alessandrina già Apollonio Rodio sentimentalizza l’epica e i richiami a questo autore non sono pochi. Inoltre già vi era stato Nevio, il quale nel Bellum Poenicum aveva già scritto il viaggio di Enea rifacendosi alla tradizione omerica. Nel periodo in cui Virgilio sta scrivendo, nell’epoca augustea, le famiglie ricche cercavano di “accaparrarsi” i letterati più bravi per eleggere la propria stirpe. Tra tutte le leggende che vennero tirate fuori quella che fece più successo fu quella della gens Iulia che scelse l’eroe più significativo: Enea. In realtà però, Enea, prima di Virgilio non aveva tutta questa notorietà in quanto nell’Iliade era menzionato come personaggio destinato a continuare la stirpe di Priamo rifondando eventualmente Troia e dunque invitato a rimanere in quel luogo. Si sapeva inoltre di un Enea che si mise sulle spalle il padre Anchise per fuggire da Troia. Allora, Virgilio da dove riprende questo legame di Enea con il Lazio?? In realtà esiste un piccolo volumetto che legava Enea al Lazio antico ma, prima del II secolo a.C., Enea sembra non essere mai nominato come fondatore di Roma. Ci fu però una svolta fra il II e il I secolo a.C., cioè fare Enea antenato di Romolo e questo significava per la gens Iulia elevare Roma e la cultura romana in quanto anche Roma avrebbe origini greche . Questo aggancio tra la gens Iulia, Enea e Romolo fu trovato dal figlio di Enea, Ascanio Iulo, vero capostipite della gens iulia. Dunque, si fa discendere Romolo da Enea e Ascanio Iulio; Enea a sua volta figlio di Anchise e Venere. Dunque è una CESAREIDE ma contestualizzato in un passato mitico. Più che un poema storico questo può essere considerato un poema mitico perché Virgilio si distacca dalla storiografia dell’epoca e non ci dice che vi fu una guerra e poi un’alleanza tra Troiani e Latini, bensì egli immagina che ci sia stata una pacificazione totale tra questi popoli e un integrazione immediata e quindi idealizza la nascita pacifica di questa civiltà. La trama dell’Eneide inizia con Enea che, con alcuni compagni scappano da Troia, finiscono sulle coste libiche in cui incontreranno a Cartagine la Regina Didone (passo che leggeremo noi), fuggono da lì sino all’Italia, arrivano e si scontrano sulle coste del Tevere con i Latini e alla fine vinceranno e inizia la grande stirpe di Roma. Una nuova epica che dal punto di vista stilistico deve rinnovare la tradizione omerica senza però distaccarsi da Omero; operazione molto difficile perché Omero aveva conservato l’esametro in modo molto organizzato e, Virgilio cerca di scardinarizzare quest’angoscia metrica e ama alternare lunghe, brevi e soprattutto egli fa ricorso a numerosissime figure retorico, come l’enallage che sottolinea il dubbio e l’ambiguità del testo. Virgilio però non fa ricorso a un lessico prezioso ma usa parole di un lessico comune ma li ricombina con sintagmi inconsueti da lasciare il lettore stranito. Un’altra caratteristiche che Virgilio vedeva in Omero era la formularità e si chiedeva come ottenere qualcosa di analogo e così introduce delle strutture pseudo formulari, espressioni che possono avere una formula omerica ma senza quella ripetività fissa che troviamo in Omero. La tradizione virgiliana ha avuto grande fortuna grazie ai grandi manoscritti che ci sono giunti, soprattutto quelli di età tardo antica, tra il V e il VI secolo a.C., una rarità per le opere classiche. I codici in questione, databili a questo periodo sono “Il Vaticano Palatino 1631” indicato con la “P”, poi un codice conservato alla Laurenziana, un Mediceo e indicato con la “M” e un codice conservato anch’esso alla Vaticana e detto “Romanus” indicato con la lettera “R”. Ci sono poi le Schede Vaticane, indicate con “F” perché legate a Fulvio Orsini, il Veronese “V” 2 Gēntít re s hŏnō̆ s:́t re hǣrēnt́t re īnfīxít re ̄gī pēctót re rĕ uū̆ ltuśt re Vērbát re quĕ, nē̆ ćt re plăcĭdāḿt re mēmbrīśt re dāt cūrát re quĭē̆ tem.́t re Ma la regina già da tempo, tormentata (ferita) da una profonda pena Nutre una ferita nelle vene ed è squarciata da una cieca fiamma. La grande virtù dell’eroe, il grande onore della stirpe Le ritornando continuamente nell’animo: i lineamenti e le parole (di Enea) rimangono impressi nel cuore né la pena concede alle membra la placida quiete. Già in questi cinque versi è possibile fare un’analogia con Lucrezio, in quanto si mette in pratica ciò che Lucrezio aveva descritto nel suo IV Libro (altra analogia perché entrambi trattano dell’amore nel IV libro). È come se l’epicureo Virgilio dice le stesse cose, sembrerebbe come il poeta mettesse in pratica le istruzioni date da Lucrezio nel De Rerum Natura. AT=segna un cambio di passaggio. Il soggetto parlante dei due libri precedenti è Enea che racconta le sue avventure al banchetto indetto da Didone, ora l’attenzione si sposta sulla regina che diventa effettivamente la regina del IV libro. AT è un connettivo prosastico che permette il richiamo dei libri precedenti, spesso è usato da Virgilio, contrariamente alla regola di eliminare le parole prive di significato, che hanno senso solo grammaticale. A inizio di verso però anche questo connettivo è significativo in quanto segnano la narrativa del romanzo. Virgilio sta qualificando lo stato di Didone come l’opposto a quello di qualcun altro, ossia a quello di Enea, il quale nei versi precedenti si diceva che questo personaggio stava riposando. L’avvio del nuovo libro è significativo, perché Virgilio dice “tu ti stavi riposando, ma guardate cosa succede a questa donna”. =MA REGINA=viene messo in evidenza non il nome ma il nome pubblico di Didone, funzione di cui viene meno, in quanto essa da regina dovrebbe tenere un certo comportamento ma non riesce perché si innamora, anche Enea, che ricopre il ruolo di capo del suo popolo dopo la distruzione di Troia, viene meno al suo ruolo in quanto si lascia trasportare dall’amore per Didone. REGINA= nominativo singolare di I declinazione da regina, reginae; SINGOLARE: regina, reginae, reginae, reginam, regina, regina; PLURALE: reginae, reginarum, reginis, reginas, reginae, reginis= LA REGINA IAMDUDUM=avverbio=GIÀ DA TEMPO SAUCIA=ferita, come se ci fosse una battaglia nel suo animo. SAUCIA E VULNUS fanno parte del lessico militare, ma anche medico. In Apuleio, nella favola di Amore e Psiche, Psiche innamorata verrà definita come “animi saucia” malata nell’animo. Aggettivo di I classe da saucius, saucia, saucium=FERITA/TORMENTATA GRAVI=aggettivo di II classe da gravis, gravsi, grave=DA UNA PROFONDA CURA=ablativo di I declinazione da cura, curae; SINGOLARE: cura, curae, curae, curam, cura, cura; PLURALE: curae, curarum, curis, curas, curae, curis=PENA ALIT=indicativo presente di III coniugazione da ălo, ălis, alui, altum, ălĕre; INDICATIVO PRESENTE: alo, alis, alit, alimus, alitis, alunt=NUTRE VOLNUS=(questo amore è come un veleno che circola nel copo.) Accusativo di III declinazione neutro da volnŭs, volneris; SINGOLARE: volnus, volneris, volneri, volnus, volnus, volnere; PLURALE: volnera, volerum, volneribus, volnera, volnera, vulneribus=UNA FERITA VENIS=ablativo plurale di I declinazione da vena, venae; SINGOLARE: vena, venae, venae, venam, vena, vena; PLURALE: venae, venarum, venis, venas, venae, venis=NELLE VENE ET CARPITUR= (verbo di cogliere, usato in CARPE DIEM (mentre per Vigilio è un tormento d’amore, Orazio è un qualcosa di positivo, significa gustare il giorno). Verbo descrittivo di un azione specifica, usato come immagine di un gioco poetico. Ha un doppio valore, sia riflessivo sia passivo.) Indicativo presente di III coniugazione, forma PASSIVA, da carpo, carpis, carpsi, carptum, carpĕre; INDICATIVO PRESENTE: carpior, carperis/carpere; carpitur, carpimur, carpimini, carpuntur=ED È SQUARCIATA CAECO=(questo aggettivo si può intendere in due modo: accecante, ossia che fa uscire di senno e fa impazzire e in questa traduzione che abbiamo noi) Aggettivo di I classe da caecus, caeca, caecum=DA UNA CIECA IGNI=ablativo singolare di III declinazione da ignis, ignis; SINGOLARE: ignis, ignis, igni, ignem, ignis, igne/igni; PLURALE: ignes, ignium, ignibus, ignes, ignes, ignibus=FIAMMA MULTA=aggettivo di I classe da multus, multa, multum=LA GRANDE VIRTUS=nominativo singolare di III declinazione da virtus, virtutis; SINGOLARE: virtus, virtutis, virtuti, virtutem, virtus, 5 virtute=VIRTÙ VIRI=(Enea è definito subito come un VIRTUS VIRI, ossia un eroe combattente. Ma, VIRI VIRTUS è anche un gioco di parole perché VIRTUS deriva da VIRI) genitivo singolare di II declinazione da vir, viri; SINGOLARE: vir, viri, viro, virum, vir, viro; PLURALE: viri, virorum, viris, viros, viri, viris=DELL’EROE ET MULTUS=Aggettivo di I classe da multus, multa, multum=E IL GRANDE HONOS=nominativo singolare di III declinazione da hŏnŏs, honoris; SINGOLARE: honos, honoris, honori, honorem, honos, honore; PLURALE: honores, honorum, honoribus, honores, honores, honoribus=ONORE GENTIS=genitivo singolare di III declinazione da gens, gentis; SINGOLARE: gens, gentis, genti, gentem, gens, gente; PLURALE: gentes, gentium, gentibus, gentes, gentes, gentibus=DELLA STIRPE RECURSANT=(RE+CURSO, verbo potenziato perché il preverbo RE indica un ritorno indietro; ma anche INTENSIVO in quanto recurso (di I coniugazione) è la forma intensiva di RECURRO (III coniugazione)) indicativo presente, verbo intensivo di CURRO, i III declinazione da curso, cursis, cucurri, cursum, currere=LE RITORNANO ANIMO=(complemento di stato in luogo poetico reso senza IN) Ablativo singolare di II declinazione da animus, animi; SINGOLARE: animus, animi, animo, animum, anime, animo; PLURALE: animi, animorum, animis, animos, animi, animis=CONTINUAMENTE NELL’ANIMO VOLTUS=(Potremmo tradurre con “il volto”, ma Virgilio usa il plurale per sottolineare i molteplici lati fisici che piacciono a Didone) Nominativo plurale di IV declinazione da voltŭs, voltūs; SINGOLARE: voltus, voltus, voltui, voltum, voltus, volltu; PLURALE: voltus, voltuum, voltibus, voltus, voltus, voltibus=I LINEAMENTI ET VERBA=nominativo plurale di II declinazione neutro da verbum, verbi; SINGOLARE: verbum, verbi, verbo, verbum, verbum, verbo; PLURALE: verba, verborum, verbis, verba, verba, verbis=E LE PAROLE (DI ENEA) HAERENT=(AD+HAEREO=adesivo; già trovato in Lucrezio; infatti questi 5 versi ci rimandano spesso a Lucrezio il quale diceva che si rimane avvinti da Venere. ) indicativo presente di II coniugazione da haerĕo, haeres, haesi, haesum, haerēre; INDICATIVO PRESENTE: haereo, haeres, haeret, haeremus, haeretis, haerent = LE RIMANGONO INFIXI=(quasi una ridondanza perché già HAERENT ha funzione adesiva, quindi egli sottolinea questo rimanere impressi. Predicativo del soggetto VOLTUS) Participio perfetto di III coniugazione da infīgo, infīgis, infixi, infixum, infīgĕre; PARTICIPIO PRESENTE: infingens, infigentis; PARTICIPIO PERFETTO: infixurus, infixa, infixum=IMPRESSI PECTORE=ablativo singolare di III declinazione neutro da pectŭs, pectoris; SINGOLARE: pectus, pectoris, pecturi, pectus, pectus, pectore; PLURALE: pectora, pectorum, pectoribus, pectora, pectora, pectoribus=NEL CUORE NEC CURA=(micro scomposizione perché abbiamo CURA in clausola e poi viene ripresa a fine verso) nominativo singolare di I declinazione da cura, curae; SINGOLARE: cura, curae, curae, curam, cura, cura; PLURALE: curae, curarum, curis, curas, curae, curis =NÉ LA PENA DAT=indicativo presente di I coniugazione da do, das, dedi, datum, dāre; INDICATIVO PRESENTE: do, das, dat, damus, datis, dant =CONCEDE MEMBRIS=dativo neutro plurale di II declinazione da membrum, membri; SINGOLARE: membrum, membri, membro, membrum, membrum, membro; PLURALE: membra, membrorum, membris, membra, membra, membris=ALLE MEMBRA PLACIDAM=aggettivo di I classe da placidus, placida, placidum=LA PLACIDA QUIETEM=accusativo singolare di III declinazione da quĭēs, quietis; SINGOLARE: quies, quietis, quieti, quietem, quies, quiete; PLURALE: quietes, quietum, quietibus, quietes, quietes, quietibus=QUIETE Pōstét re ră Ph̆ œ̄gī bét re ā̄gī ́t re lūstrābát re t̄gī lāmpát re dĕ tē̆ rraśt re V̄gīmét re ntē̄gī mquét re ‿Āurōrát re ̆ pŏlō ́t re dīmōuét re răt ū̆ mbram,́t re Cūm sít re c ū̄gī nát re nĭmam̆ ‿āllót re quĭtū̆ ŕt re mălĕ sānát re sŏrō̆ rem:́t re "Ānnát re sŏrō̆ r,́t re quǣ mē ́t re sūspēnsaḿt re ‿īnsōmnít re ă tē̆ rrent!́t re Quīs nót re uŭs hī̆ ćt re nōstrīśt re sūccēssít re t̄gī sēdít re bŭs hō̆ spes,́t re Quēm sét re sēgī ‿ōrét re ̆ fĕrēns,́t re quām fōrtít re ̄gī pēctót re rĕ ‿ĕt ārmis!́t re L’Aurora del giorno dopo illuminava le terre con la fiaccola di Febo (con la luce del sole) e Aveva allontanato l’umida ombra dal cielo, quando lei (Didone), fuori di sé, così parla alla fida sorella: “Sorella Anna, quali sogni atterriscono me, sospesa (agitata)/ E MI TENGONO AGITATA 6 Quale ospite straordinario è giunto qui nel nostro palazzo Quale mostrandosi nell’aspetto, con quanto forte animo e armi! (d’animo forte e con armi) Il periodo di apre con una perifrasi di carattere epicheggiante, perché Virgilio ricerca una strategia stilistica di ricerca delle formule omeriche. Le quattro esclamazioni dopo QUAE INMSONIA è tipico della tragedia; come se fosse uno sfogo di quest’eroina che pur rivolgendosi alla sorella sta delirando. AURORA=nominativo singolare di I declinazione da Aurora, Aurorae; SINGOLARE: Aurora, aurorae, aurorae, auroram, aurora, aurora; PLURALE: aurorae, aurorarum, auroris, auroras, aurorae, auroris=L’AURORA POSTERA=aggettivo di I classe da posterus, postera, posterum=DEL GIORNO DOPO LUSTRABAT=indicativo imperfetto di I coniugazione da lustro, lustras, lustravi, lustratum, lustrāre; INDICATIVO IMPERFETTO: lustrabam, lustrabas, lustrabat, lustrabamus, lustrabatis, lustrabant=ILLUMINAVA TERRAS=accusativo plurale di I declinazione da terra, terrae; SINGOLARE: terra, terrae, terrae, terram, terra, terra; PLURALE: terrae, terrarum, terris, terras, terrae, terris=LE TERRE LAMPADE= (forma poetica per descrivere il SOLE. LAMPADE origine greca, è un calco greco, richiamo a Omero ) ablativo singolare di III declinazione da lampăs, lampadis; SINGOLARE: lampas, lampadis, lampadi, lampadem, lampas, lampade; PLURALE: lampades, lampadum, lampadibus, lampades, lampades, lampadibus/lampadis=CON LA FIACCOLA PHOEBEA=(complemento di mezzo o strumento)genitivo singolare di I declinazione da =DI FEBO ET DIMOVERAT=(de+moveo) indicativo piuccheperfetto di II coniugazione da dīmŏvĕo, dīmŏves, dimovi, dimotum, dīmŏvēre; INDICATIVO PIUCCHEPERFETTO= dimoveram, dimoveras, dimoverat, dimoveramus, dimoveratis, dimovererant= E AVEVA ALLONTANATO UMENTEM=(in iperbato ad apertura e chiusura di verbo con UMBRAM e sono affini etimolicamente ) participio presente aggettivato da umens, di II coniugazione da ūmĕo, ūmes, ūmēre; PARTICIPIO PRESENTE: umens; PARTICIPIO PERFETTO: non esiste=L’UMIDA UMBRAM=accusativo singolare di I declinazione da umbra, umbrae; SINGOLARE: umbra, umbrae, umbrae, umbram, umbra, umbra; PLURALE: umbrae, umbrarum, umbris, umbras, umbrae, umbris=OMBRA POLO=(indica l’asse terrestre. Complemento di allontanamento) dativo singolare di II declinazione da polus, poli; SINGOLARE: polus, poli, polo, polum, pole, polo; PLURALE: poli, polorum, polis, polos, poli, polis=DAL CIELO CUM=Viene usato un particolare costrutto grammaticale, il CUM INVERSO: costrutto grammaticale poetico (cum+ indicativo introduce una temporale) in poesia è un costrutto di grande livello perché la principale diventa circostanziale e la circostanziale diventa subordinata. Esempio dal verso 6 al 8: POSTERA … UMBRAM è subordinata temporale che diventa principale; invece, CUM SOROREM sarebbe la principale che diventa circostanziale temporale. Questa è un inversione che crea un effetto poetico perché lascia in attesa di qualcosa che sarà espressa e risaltata nella subordinata =QUANDO MALE SANA=forma molto singolare per indicare il paradosso con sanus; l’avverbio MALE spesso di unisce all’aggettivo di I classe da sanus, sana, sanum; anche se in poesia è un tratto originale=LEI FUORI DI SÉ (Didone) ALLOQUITUR=(dopo il perfetto e il piuccheperfetto abbiamo un indicativo presente) indicativo presente, verbo deponente di III coniugazione da allŏquor, allŏquĕris, allocutus sum, allŏquĕre; INDICATIVO PRESENTE: alloquor, alloqueris, alloquitur, alloquimur, alloquimini, alloquuntur=SI RIVOLGE SIC=avverbio=COSÌ UNANIMA=aggettivo di I classe da unanimus, unanima, unanimum=ALLA FIDA SOROREM=accusativo singolare di III declinazione da sŏrŏr, sororis; SINGOLARE: soror, sororis, sorori, sororem, soror, sorore; PLURALE: sorores, sororum, sororibus, sorores, sorores, sororibus= SORELLA SOROR ANNA=due vocativi; il primo di III declinazione da da sŏrŏr, sororis; SINGOLARE: soror, sororis, sorori, sororem, soror, sorore; PLURALE: sorores, sororum, sororibus, sorores, sorores, sororibus; il secondo di I declinazione da Anna, Annae; SINGOLARE: Anna, Annae, Annae, Annam, Anna, Anna; PLURALE: non esiste=SORELLA ANNA QUAE=pronome relativo da qui, quae, quod; DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: qui, quae, prond- cuius, cuius, cuius – cui, cui, cui – quem, quam, quod – quo, qua, quo; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: qui, quae, quae – quorum, quarum, quorum – quibus, quibus, quibus – quos, quas, quae – quibus, quibus, quibus =QUALI INSOMNIA=nominativo singolare di II declinazione neutro, da insomnium, insomnii; SINGOLARE: insomnium, insomni, 7 Hūic út re nī̄gī ́t re fōrsāńt re pŏtŭī ́t re sūccūmbét re rĕ cū̆ lpæ.́t re Se a me non fosse (IL PROPOSITO) fisso e immobile nel cuore di non volere unirmi con un vincolo nuziale a qualcuno, Dopo che il primo amore mi ha ingannata con la morte, Se non avessi avuto in odio il talamo (letto nuziale) e la fiaccola nuziale, forse avrei potuto soccombere alla colpa soltanto per quest’uomo. Qui Virgilio raggiunge l’apice del disorientamento letterario. Dal verso 15 sino al verso 19 si sviluppa un periodo ipotetico dell’irrealtà, il quale richiede il congiuntivo perfetto o piucchperfetto sia nella protasi sia nell’apodosi. SI MIHI=da ego, mei, mihi,, me, me=SE A ME NON SEDERET= (PROPOSITUM non vi è nel testo ma serve per rendere più chiaro il concetto=> IL PROPOSITO) congiuntivo imperfetto di II coniugazione da sĕdĕo, sĕdes, sedi, sessum, sĕdēre; CONGIUNTIVO IMPERFETTO: sederem, sederes, sederet, sederemus, sederetis, sederent=NON FOSSE, IL PROPOSITO, FIXUM=(sia a FIXUM sia a IMMOTUM è come se dovessimo sottintendere un soggetto sottinteso. Entrambi sono PARTICIPI PREDICATIVI DEL SOGGETTO SOTTINTESO A ME) participio perfetto di III coniugazione da fīgo, fīgis, fixi, fixum, fīgĕre; PARTICIPIO PRESENTE: fīgens, –entis; PARTICIPIO PERFETTO: fixūrūs o fictūrūs, –a, –ūm =FISSO ET IMMOTUM= (sia a FIXUM sia a IMMOTUM è come se dovessimo sottintendere un soggetto sottinteso. Entrambi sono PARTICIPI PREDICATIVI DEL SOGGETTO SOTTINTESO A ME) participio perfetto da IM+MOVEO di II coniugazione damŏvĕo, mŏves, movi, motum, mŏvēre; PARTICIPIO PRESENTE: mŏvens, –entis; PARTICIPIO PERFETTO: motūrūs, –a, – ūm=E IMMOBILE ANIMO=(complemento di stato in luogo poetico reso senza IN) ablativo singolare di II declinazione da animus, animi; SINGOLARE: animus, animi, animo, animum, anime, animo; PLURALE: animi, animorum, animis, animos, animi, animis =NEL CUORE NE VELLEM=(subordinata completiva che assume funzione esplicativa rispetto a PROPOSITUM) congiuntivo imperfetto, verbo anomalo, da volo, vis, volui, velle; INDICATIVO IMPERFETTO: vellem, velles, vellet, vellemus, velletis, vellent=DI NON VOLERE SOCIARE ME=infinito presente di I coniugazione da sŏcĭo, sŏcĭas, sociavi, sociatum, sŏcĭāre; INFINITO PRESENTE: sociare; INFINITO PERFETTO: sociavisse; INFINITO FUTURO SINGOLARE: sociatūrūm, –am, –ūm esse; INFINITO FUTURO PLURAE: sociatūros, –as, –a esse =UNIRMI VINCLO=(per sincope da VINCULO, complemento di mezzo) ablativo singolare di II declinazione neutro da vinclum, vincli; SINGOLARE: vinclum, vincli, vinclo, vinclum, vinclum, vinclo; PLURALE: vincla, vinclorum, vinclis, vincla, vincla, vinclis=CON UN VINCOLO IUGALI=aggettivo di II classe da iugalis, iugalis, iugale=NUZIALE CUI=(sta per ALIQUI perché precede una particella monosillabica NE) pronome relativo da qui, quae, quod; DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: qui, quae, prond- cuius, cuius, cuius – cui, cui, cui – quem, quam, quod – quo, qua, quo; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: qui, quae, quae – quorum, quarum, quorum – quibus, quibus, quibus – quos, quas, quae – quibus, quibus, quibus =A QUALCUNO POSTQUAM=avverbio=DOPO CHE PRIMUS AMOR=aggettivo di I classe + nominativo singolare di III coniugazione da Amor, Amoris; SINGOLARE: Amor, Amoris, Amori, Amorem, Amor, Amore; PLURALE: Amores, Amorum, Amoribus, Amores, Amores, Amoribus=IL PRIMO AMORE FEFELLIT (ME) DECEPTAM=(siamo di fronte a una coppia sinonimica che assume la funzione di un endiadi perché abbiamo FEFELLIT che significa ingannare e DECEPTAM che significa la stessa cosa, INGANNARE, quindi dovremmo tradurre “DOPO CHE IL PRIMO AMORE HA INGANNATO ME, INGANNATA CON LA MORTE” suggestiva anche l’idea che la morte è di per sé un inganno) Indicativo perfetto di III coniugazione da fallo, fallis, fefelli, falsum, fallĕre; INDICATIVO PERFETTO: fefelli, fefellisti, fefellit, fefellimus, fefellistis, fefellerunt/fefellere+ participio perfetto di III coniugazione, in “io” da dēcĭpĭo, dēcĭpis, decepi, deceptum, dēcĭpĕre; PARTICIPIO PRESENTE: dēcĭpiens, –ientis; PARTICIPIO PERFETTO: deceptūrūs, –a, –ūm =MI HA INGANNATA MORTE=ablativo singolare di III declinazione da mors, mortis; SINGOLARE: mors, mortis, morti, mortem, mors, morte; PLURALE: mortes, mortum, mortibus, mortes, mortes, mortibus=CON LA MORTE 10 SI NON FUISSET=congiuntivo piuccheperfetto, verbo anomalo da sum, es, fui, esse; CONGIUNTIVO PIUCCHEPERFETTO: fuissem, fuisses, fuisset, fuissemus, fuissetis, fuissent=SE NON AVESSI PERTAESUM=congiuntivo piuccheperfetto, verbo deponente da pertaedet. Composto di TAEDENT, uno di quei 5 verbi assolutamente impersonali: miseret, paenitet, piget, taedet, pudet. Questi verbi si costruiscono col caso accusativo della persona che prova la noia, in questo caso dunque bisogna sottintendere ME, (se IO non avessi in odio) e la cosa che provoca quel sentimento va reso in genitivo e qui abbiamo infatti due genitivi THALAMI e TAEDAE. CONGIUNTIVO PIUCCHEPERFETTO: pertaesus o pertisus, –a, –um esset =AVUTO IN ODIO THALAMI=genitivo singolare di II declinazione da thalamus, thalami; SINGOLARE: thalamus, thalami, thalamo, thalamum, thalame, thalamo; PLURALE: thalami, thalamorum, thalamis, thalamos, thalami, thalamis=IL TALAMO/ IL LETTO NUZIALE ET TAEDAE=genitivo singolare di I declinazione da taedă, taedae; SINGOLARE: taeda, taedae, taedae, taedam, taeda, taeda; PLURALE: taedae, taedarum, taedis, taedas, taedae, taedis=E LA FIACCOLA (NUZIALE) FORSAN=avverbio=FORSE POTUI= (ci saremmo aspettati la stessa forma e dunque il piuccheperfetto nell’apodosi, ma in un verbo come POSSUM o SUM, le forme dell’indicativo possono sostituire quelle del congiuntivo.) indicativo perfetto, verbo anomalo da (possum, potes, potui, posse; INDICATIVO PERFETTO: potui, potuitsti, potuit, potuimus, potuistis, potuerunt/potuere=AVREI POTUTO SUCCUMBERE=infinito presente di III coniugazione da succumbo, succumbis, succubui, succubitum, succumbĕre; INFINITO PRESENTE: succumbere; INFINITO PERFETTO: succubuisse; INFINITO FUTURO SINGOLARE: succubitūrūm, – am, –ūm esse; INFINITO FUTURO PLURALE: succubitūros, –as, –a esse=SOCCOMBERE CULPAE=(dativo richiesto dal verbo succumbere. In realtà si presterebbe a una concordanza con Huic o con Uni. Noi potremmo tradurre questo verso in tre modi: 1 ) Forse avrei potuto soccombere alla colpa per questo solo uomo (NON concordiamo né huic né uni a culpae); 2) Forse avrei potuto soccombere a questa colpa per lui solo (concordando HUIC con CULPAE e lasciare UNI come riferimento ad Enea); o 3 )Forse avrei potuto soccombere a questa sola colpa (concordato HUIC UNI a CULPAE). Lasciare questa indeterminatezza è un atto voluto da Virgilio il quale sta facendo incolpare da Didone, Enea in tutti i modi ) dativo singolare di I declinazione da culpa, cuplae; SINGOLARE: culpa, culpae, culpae, culpam, culpa, culpa; PLURALE: culpae, culparum, culpis, culpas, culpae, culpis=ALLA COLPA HUIC UNI=pronome dimostrativo da Hic, haec, hoc, in posizione incipitaria rispetto a Venus. DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: Hic-Haec- Hoc; Huius-Huius-Huius; Huic-Huic-Huic; Hunc-Hanc-Hoc; Hoc-Hac-Hoc; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: Hi-Hae-Haec; Horum-Harum-Horum; His- His- His; Hos-Has-Heac; His-His-His=SOLTANTO PER QUEST’(UOMO) Ānnát re , fătē̆ bót re r̆ ĕnīm,́t re mĭsĕrī ́t re pōst fātát re S chǣ̆ y̆ ít re Cōniút re gĭs ē̆ t́t re spārsōśt re frātērnát re ̄gī cǣdét re pĕnā̆ tiśt re Sōlút re s hĭc ī̆ nflét re xī̄gī t́t re sēnsūśt re ănĭmūmquét re lăbā̆ nteḿt re Īmpút re lĭt. ā̆ dgnót re scō̄gī ́t re uĕtĕrīśt re uēstīgít re ă flā̆ mmæ.́t re Anna (infatti (lo) confesserò) dopo la morte del povero marito Sycheo E dopo i penati (la dimora) cosparsi di strage fraterna Questo soltanto (Enea) ha piegato i (miei) sensi e ha sconvolto (il mio) animo vacillante. Riconosco le impronte (i segni) dell’antica fiamma. Siamo al secondo vocativo, in questa seconda invocazione Didone si apre di più con la sorella, confessando cosa la turba. ANNA=vocativo singolare di I declinazione da Anna, Annae; SINGOLARE: Anna, Annae, Annae, Annam, Anna, Anna; PLURALE: non esiste =ANNA ENIM=avverbio=INFATTI FATEBOR=(si può anche come un presente: LO CONFESSO) indicativo futuro semplice di II coniugazione, deponente da fătĕor, fătēris, fassus sum, fătēri; FUTURO SEMPLICE: fatebor, fateberis, fatebitur, fatebimur, fatebimini, fatebuntur=(LO) CONFESSERÒ 11 POST=avverbio=DOPO FATA=(Va inteso come il DESTINO ASSEGNATO A SYCHEO) accusativo plurale di II declinazione neutro da fatum, fati; SINGOLARE: fatum, fati, fato, fatum, fatum, fato; PLURALE: fata, fatorum, fatis, fata, fata, fatis=LA MORTE MISERI=aggettivo di I classe da miser, misera, miserum=DEL POVERO CONIUGIS=genitivo singolare di III declinazione da coniunx, coniugis; SINGOLARE: coniunx, coniugis, coniugi, coniugem, coniunx, coniuge; PLURALE: coniuges, coniugum, coniugibus, coniuges, coniuges, coniugibus=MARITO SYCHAEI=(Virgilio gioca sull’onomastica fenicia, posto in clausola il nome del marito di Didone. Nel 1955 Ettore Paratore scrisse un articoletto intitolato Interpretazione del mito di Didone, in cui ipotizza che Sycheo si rifacesse a un nome fenicio: Zichal-Baal; ed è interessante perché costui per la cultura fenicia rappresentava una divinità. In origine però forse era PARETROS, un assistente di una dea: Elishat. Questa dea era rapportabile a Tanit, dea della fertilità e dell’amore. Tutto questo si rapporta con VENERIS PRAEMIA al verso 34, e ci fa pensare che Virgilio era a conoscenza di questa storia fenica.) Genitivo di II declinazione da Sychaeus, Sychaei; SINGOLARE: Sychaeus, Sychaei, Sychaeo, Sychaeum, Sychaee, Sychaeo=SICHEO ET (POST) PENATIS=(per Penates; va fatto dipendere da POST. Virgilio sta facendo riferimento alla morte di Syheo, ucciso da Pigmalione nella Casa Regale. Metonimia per indicare la casa, quella che Didone aveva definito: “ NOSTRIS SEDIBUS”, perché sottolinea il carattere sacrilego di questo omicidio) Accusativo plurale di III declinazione da Penates, Penatĭum; SINGOLARE: non esiste; PLURALE: Penates, Penatium, Penatibus, Penates, Penates, Penatibus=E DOPO I PENATI (LA DIMORA) SPARSOS=participio perfetto di III coniugazione da spargo, spargis, sparsi, sparsum, spargĕre; PARTICIPIO PRESENTE: spargens, spargentis; PARTICIPIO PERFETTO: sparsūrūs, –a, –ūm =COSPARSI CAEDE=(per metonimia indica la casa cosparsa di sangue) ablativo singolare di III declinazione da caedēs, caedis; SINGOLARE: caedes, caedis, caedi, caedem, caedes, caede; PLURALE: caedes, caedium, caedibus, caedes, caedes, caedibus=DI STRAGE FRATERNA=(non significa che sia morto Pigmalione ma è inteso come un aggettivo soggettivo, cioè la strage messo in atto dal fratello di Didone) Aggettivo di I classe da fraternus, fraterna, fraternum=FRATERNA HIC SOLUS=pronome dimostrativo da Hic, haec, hoc, in posizione incipitaria rispetto a Venus. DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: Hic-Haec- Hoc; Huius-Huius-Huius; Huic-Huic-Huic; Hunc-Hanc-Hoc; Hoc-Hac-Hoc; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: Hi-Hae-Haec; Horum-Harum-Horum; His- His- His; Hos-Has-Heac; His-His-His + aggettivo numerale=QUESTO SOLTANTO (ENEA) INFLEXIT=indicativo perfetto di III coniugazione da inflecto, inflectis, inflexi, inflexum, inflectĕre; INDICATIVO PRESENTE: inflexi, inflenxisti, inflexit, infleximus, inflexistis, inflexerunt, inflexere=HA PIEGATO SENSUS=accusativo plurale di IV declinazione, da sensŭs, sensūs; SINGOLARE: sensus, sensus, sensui, sensum, sensus, sensu; PLURALE: sensus, sensuum, sensibus, sensus, sensus, sensibus= (I MIEI) SENSI ET IMPULIT= (da impello, regge l’accusativo animum MA benché ad animum si lega labantem, già gli interpreti antichi, Servio, intendevano questo sintagma o come varatio tra due proposizioni coordinate “sconvolse il suo animo e lo fece vacillare” o si può intendere come se fosse ANIMUM IMPULIT UT LABARE, “Lo sconvolse al tal punto da vacillare”, dunque, una proposizione compositiva.) Indicativo perfetto di III coniugazione da impello, impellis, impuli, impulsum, impellĕre; INDICATIVO PERFETTO: impuli, impulisti, impulit, impulimus, impulistis, impulerunt/impulere=E HA SCONVOLTO ANIMUM=accusativo singolare di II declinazione da animus, animi; SINGOLARE: animus, animi, animo, animum, anime, animo; PLURALE: animi, animorum, animis, animos, animi, animis= (IL MIO) ANIMO LABANTEM=(usato in senso figurativo, significa oscillare fisicamente, in questo caso dà l’idea dell’incertezza dello stato d’animo di Didone) Participio presente di I coniugazione da lăbo, lăbas, labavi, lăbāre; PARTICIPIO PRESENTE: labans, labantis; PARTICIPIO PERFETTO= non esiste=VACILLANTE ADGNOSCO=(si ricorda Dante nel XXX Canto del Purgatorio, quando egli esprime i suoi sentimenti a Beatrice e, al verso 48 Dante scrive “Conosco i segni dell’antica fiamma”. Qui Didone si riferisce a quando in lei ci fu la prima scintilla d’amore per il primo marito e, a distanza di anni sta riprovando le stesse emozioni ) ADG+NOSCO. Indicativo presente di III coniugazione da adgnosco, adgnoscis, adgnovi, adgnitum, adgnoscĕre; INDICATIVO PRESENTE: adgnosco, adgnoscis, adgnoscit, adgnoscimus, adgnoscitis, adgnoscunt=RICONOSCO VESTIGIA=accusativo plurale di II declinazione neutro da vestigium, vestigii; SINGOLARE: vestigium, vestiis, vestigio, 12 EFFATA SIC=participio congiunto al sottinteso DIDO, perfetto, verbo deponente di I coniugazione da effor, effāris, effatus sum, effāri; PARTICIPIO PRESENTE: effans, effantis; PARTICIPIO PERFETTO: effatūrūs, –a, –ūm=DOPO AVER COSÌ PARLATO IMPLEVIT=indicativo perfetto di II coniugazione da implĕo, imples, implevi, impletum, implēre; INDICATIVO PERFETTO: implevi, implevisti, impevit, impevimus, implevistis, impleverunt/implevere=RIEMPÌ SINUM=(veste che aveva la funzione di asciugare le lacrime, dunque come contenitore) accusativo singolare di IV declinazione da sinŭs, sinūs; SINGOLARE: sinus, sinus, sinui, sinum, sinus, sinu; PLURALE: sinus, sinuus, siniibus, sinus, sinus, sinibus=LA VESTE (PIEGHE DELLA VESTE ALL’ALTEZZA DEL PETTO) LACRIMIS=ablativo plurale di I declinazione da lacrimă, lacrimae; SINGOLARE: lacrima, lacrimae, lacrimae, lacrimam, lacrima, lacrima; PLURALE: lacrimae, lacrimarum, lacrimis, lacrimas, lacrimae, lacrimis =DI LACRIME OBORTIS=(composto da OB+ORIOR)Participio perfetto di IV coniugazione, verbo deponente da ŏbŏrĭor, ŏbŏrīris, obortus sum, ŏbŏrīri; PARTICIPIO PRESENTE: obŏriens, –ientis; PARTICIPIO PERFETTO: obortūrūs, –a, –ūm, ŏbŏritūrūs, –a, –ūm =(CHE SONO SORTE) DIROTTE Ānnát re rĕfē̆ rt:́t re "ō lūcét re ̆ măgīśt re dīlēctát re sŏrō̆ rít re , Sōlát re nĕ pē̆ rpét re tŭā̆ ́t re mǣrē ́t rens cārpērét re iŭuē̆ ntát re Nēc dút re lcī̄gī śt re nātōśt re Vĕnĕrīśt re nēc prǣmít re ă nō̆ ris?́t re Īd cít re nĕrem̆ ‿āut́t re mānīśt re crēdīśt re cūrārét re sĕpū̆ ltos?́t re Ēsto:́t re ‿ǣgrāḿt re nūllī ́t re quōndāḿt re flēxērét re mărī̆ ti,́t re Nōn Lít re b ǣ̆ y̆ ,́t re nōn āntét re ̆ T rōy̆ ;́t re dēspēctút re s Ĭā̆ rbaśt re Dūctót re rē̄gī squét re ‿ălĭī,́t re quōs Āfrít re că̆ tērrát re trĭū̆ mphiśt re Dīuét re s ălī̆ t:́t re plăcĭtōnét re ‿ĕtĭāḿt re pūgnābít re s ămō̆ ri?́t re Nēc uét re nĭt ī̆ ńt re mēntēḿt re quōrūḿt re cōnsēdét re rĭs ā̆ ruis?́t re Anna risponde “Oh tu, cara sorella più della luce, forse tu da sola ti consumerai dolente per l’intera giovinezza? Forse non conoscerai i dolci figli né le gioie di Venere? Credi che di ciò si curino la cenere o gli animi sepolti? E sia: nessun marito un giorno ti piegò affranta, non in Libia, non prima a Tiro; (NON) lo spregiato Iarba? né gli altri capi che l’Africa, terra ricca di trionfi, nutre, Resisterai anche a un amore gradito? Non (ti) viene in mente nei campi di chi ti sei stanziata? Il periodo ricorda molto i dialoghi della commedia latina ma anche della tragedia arcaica. L’incipit non è del tutto innocuo, è l’atteggiamento di una sorella che sta cercando di adottare una tecnica persuasiva per convincere la sorella a non porsi dei crucci moraleggianti e compiere un’opera che potrà portare benessere alla città: Cartagine. Anna si qualifica sia come la confidente tenera di Didone, ma anche come una controparte, un’ancella di un piano che va contro il fato. Secondo una tradizione secondaria che qui Virgilio fa capire con poche parole, Anna era innamorata di Enea così come la sorella Didone. Servio, in una noticina al IV libro al verso 682 e nel verso 4 del V libro, ci dice che Varrone affermava che NO Didone ma Anna si era innamorata di Enea e addirittura si era uccisa per Enea. Un altro grammatico, Carisio, rifacendosi a una notizia di Plinio il Vecchio, riferisce che c’era stato un altro grammatico, tale Ateio Filologo che aveva scritto un opuscoletto di carattere retorico intitolato “An amaverit Didun Aeneas”, cioè “Se Enea abbia veramente amato Didone”. Molto si è discusso su questa tradizione minoritaria e il fatto che Virgilio ne faccio riferimento è un tratto alessandrino che nasceva nelle scuole di retorica. Uno studioso francese però sostiene che Servio ha equivocato e ha attribuito a Varrone una notizia erronea. Ma, a un certo punto questa tradizione secondaria viene fatta propria da Ovidio che consacra poeticamente questa variante nei Fasti, un calendario in cui Ovidio spiega le origini delle feste. Qui, al Terzo Libro dei Fasti, ai versi 523 e seguenti, Ovidio racconta che dopo la morte di Didone, Iarba (re di una regione Africana che pretendeva la mano di Didone) prese Cartagine, ancora in fase di costruzione e, Anna per non cadere nelle sue mani sarebbe fuggita a Malta; lì giunta, il re dell’isola non riuscì a resistere a una pressione da parte di Pigmalione, il quale da Tiro, esortava Anna a ritornare in Patria. A questo punto Anna si rimette in viaggio, costretta dal re di Malta, ma fa 15 naufragio e finisce sulla spiaggia di Laurento, in Italia e incontra Enea, già sposato con Lavinia. Anna incontra quest’uomo e, in quanto donna profuga, riceve ospitalità, Lavinia si ingelosisce e medita l’uccisione di Anna ma quest’ultima viene messa in salvo da un sogno in cui le viene rivelato l’omicidio, si mette in fuga e di lei si perdono le tracce. Fino a quando, a chi andava a cercarla nelle terre del Lazio, fu data una risposta dal Fiume Numicio, il quale parla con la voce di Anna e, dirà che dopo aver a lungo vagato Anna si sarebbe trasformata nella ninfa di quel fiume, col nome di Anna Perenna. Dunque, l’episodio Ovidiano è il segno di un recupero di una tradizione a cui Virgilio stesso aderisce in parte, in quanto il Virgilio filologo conosceva bene anche la tradizione originaria e, questo mito è anche il segno di una tradizione che si mischia con quella romana perché Anna Perenna diverrà un personaggio cruciale nella tradizione più arcaica di Roma, culto dei latini della storia di Roma. ANNA=nominativo singolare di I declinazione da Anna, Annae; SINGOLARE: Anna, Annae, Annae, Annam, Anna, Anna; PLURALE: non esiste =ANNA REFERT=verbo intransitivo e impersonale, indicativo presente da rĕfĕro, rĕfĕrs, retuli, relatum, rĕfĕrre; INDICATIVO PRESENTE: refero, refers, refert, referimus, refetis, referunt=RISPONDE O DILECTA=(captatio benevolentia) aggettivo di I classe da dilectus, dilecta, dilectum=OH TU CARA SORORIS=genitivo singolare di III declinazione da sŏrŏr, sororis; SINGOLARE: soror, sororis, sorori, sororem, soror, sorore; PLURALE: sorores, sororum, sororibus, sorores, sorores, sororibus =SORELLA MAGIS LUCE=complemento di maggioranza + ablativo singolare di III declinazione da lux, lucis; SINGOLARE: lux, lucis, luci, lucem, lux, luce; PLURALE: luces, lucum, lucibus, luces, luces, lucibus=PIÙ DELLA LUCE NE SOLA=aggettivo di I classe da solus, sola, solum=FORSE TU DA SOLA CARPERE=(Anna usa le stesse parole che ha usato il narratore, il quale al verso 2 diceva CARPITUR. Ciò significa che in Anna si cala lo stesso narratore Virgilio, gli interrogativi che pone Anna sono gli stessi di Virgilio. È come se Virgilio stesse polemizzando dicendo che un amore come quello tra Enea e Didone non poteva essere spezzato neanche se lo è stato per costruire la città di Roma, perché tutto questo amore distrutto dà origine anche alle Guerre Cartaginesi, in chiave mitologica) Futuro semplice, sta per CARPERIS, di III coniugazione da carpo, carpis, carpsi, carptum, carpĕre; FUTURO SEMPLICE PASSIVO: carpar, carperis/carpere; carpetur, carpemur, carpemini, carpentur=TI CONSUMERAI MAERENS=(nel momento in cui Anna vede sua sorella Didone piangere la esorta a non passare più la vita così e di mettersi all’opera) participio presente di II coniugazione da maerĕo, maeres, maerui, maerēre; PARTICIPIO PRESENTE: maerens, maerentis; PARTICIPIO PERFETTO: non esiste=DOLENTE PERPETUA=aggettivo/avverbio=PER L’INTERA IUVENTA=(stato in luogo figurato senza IN) ablativo di I declinazione da iuventă, iuventae; SINGOLARE: iuventa, iuventae, iuventae; iuventam, iuventa, iuventa; PLURALE: iuventae, iuventarum, iuventis, iuventas, iuventae, iuventis=GIOVINEZZA? NEC NORIS=(interrogativa retorica introdotta da NEC. Trattandosi di un futuro anteriore avremmo dovuto tradurre AVRAI CONOSCIUTO, ma è una traduzione sbagliata perché NOSCO è uno di quei verbi che hanno un perfetto logico perché indicano il risultato di un azione iniziata nel passato e dunque anche le forme verbali del perfetto vanno tradotte al presente) sta per NOVERIS; indicativo futuro anteriore di III coniugazione da nosco, noscis, novi, notum, noscĕre; FUTURO ANTERIORE: novero/noro; noveris, noverit, noverimus, noveritis, noverint=FORSE NON CONOSCERAI DULCIS NATOS=(Anna mette di fronte Didone davanti a una verità: questa non infatti non aveva avuto figli dal suo precedente matrimonio e le fa notare che per la seconda volta rischia di andare incontro alla fine della sua stirpe. ) aggettivo di II classe da dulcis, dulcis, dulce + accusativo plurale di II declinazione da natus, nati; SINGOLARE: natus, nati, nato, natum, nate, nato; PLURALE: nati, natorum, natis, natos, nati, natis=I DOLCI FIGLI NEC PRAEMIA=(PRAEMIA VENERIS cioè i piaceri del sesso, secondo la tradizione epicurea a cui Virgilio aderisce. ) accusativo plurale di II declinazione neutro da praemium, praemii; SINGOLARE: praemium, praemii, praemio, praemium, praemium, praemio; PLURALE: praemia, praemiorum, praemiis, praemia, praemia, praemis=NÉ LE GIOIE VENERIS=genitivo singolare di III declinazione da Venus, Veneris; SINGOLARE: Venus, Veneris, Veneri, Venerem, Venus, Venere; PLURALE: non esiste=DI VENERE? CREDIS=indicativo presente di III coniugazione da crēdo, crēdis, credidi, creditum, crēdĕre; INDICATIVO PRESENTE: credo, credis, credit, credimus, creditis, credunt=CREDI CURARE ID=(infinitiva oggettiva) infinito presente di I coniugazione da cŭro, cŭras, curavi, curatum, cŭrāre; INFINITO 16 PRESENTE: curare; INFINITO PERFETTO: curavisse; INFINITO FUTURO SINGOLARE: curatūrūm, –am, –ūm esse; INFINITO FUTURO PLURALE: curatūros, –as, –a esse=CHE DI CIÒ SI CURANO CINEREM=(funzione di soggetto insieme a MANIS. Parola poetica per indicare quanto rimane di un corpo, richiama a Catullo al Carme 101. Servio commenta questa doppia scelta lessicale di Virgilio: la cenere e gli animi sepolti, dicendo che Virgilio fa bene a dire NON ANIMA ma CENERI e MANI SEPOLTI, perché gli epicurei sostengono che l’anima muoia con tutto il corpo. In più, Dante nel X libro dell’Inferno ai versi 14-15 scrive “Con Epicuro tutti i suoi seguaci che l’anima col corpo morta fanno”. Stessa impostazione di Servio) accusativo singolare di III declinazione da cĭnis, cineris; SINGOLARE: cinis, cineris, cineri, cinerem, cinis, cinere; PLURALE: cineres, cinerum, cineribus, cineres, cineres, cineribus=LA CENERE AUT MANIS=sta per MANES, accusativo plurale di III declinazione da mānēs, manis; SINGOLARE: manes, manis, mani, manem, manes, mane; PLURALE: manes, manium, manibus, manes, manes, manibus=O GLI ANIMI SEPULTOS=participio perfetto di IV coniugazione da sĕpĕlĭo, sĕpĕlis, sepelii, sepultum, sĕpĕlīre; PARTICIPIO PRESENTE: sĕpĕliens, –ientis; PARTICIPIO PERFETTO: sepultūrūs, –a, –ūm =SEPOLTI? ESTO=imperativo futuro da sum, es, fui, esse; IMPERATIVO PRESENTE: es, este; IMPERATIVO FUTURO: esto, esto, estote, sunto=ESSIA (COSÌ SIA) NULLI=(nominativo plurale concordato con MARITI)da nullus, nulla, nullum: DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: nullus, nulla, nullum; nullius, nullius, nullius; nulli, nulli, nulli, nullum, nullam, nullum, nullo, nulla, nullo; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: nulli, nullae, nulla; nullorum, nullarum, nullorum, nullis, nullis, nullis, nullos, nullas, nulla, nullis, nullis, nullis: =NESSUN MARITI=(tradotto al singolare) nominativo plurale di II declinazione da maritus, mariti; SINGOLARE: maritus, mariti, marito, maritum, marite, marito; PLURALE: mariti, maritorum, maritis, maritos, mariti, maritis=MARITO QUONDAM=avverbio=UN GIORNO (TE) FLEXERE=(verbo già usato al verso 22 INFLEXI)indicativo perfetto di III coniugazione da flecto, flectis, flexi, flexum, flectĕre; INDICATIVO PERFETTO: flexi, flexisti, flexit, fleximus, flexistis, fexerunt/flexere=TI PIEGÒ (TE) AEGRAM=(si ritorna al campo clinico già utilizzato da Lucrezio, termine utilizzato anche da Petrarca ) aggettivo di I classe da aeger, aegră, aegrum=AFFRANTA NON LIBYAE=(i mariti di cui parla Anna sono aspiranti mariti, è come se Anna dice alla sorella di ascoltare queste sensazioni perché già vi sono stati altri aspiranti mariti che non le hanno suscitato nulla. Qui si precisa da dove vengono questi pretendenti) dativo singolare di I declinazione da Libyă, Libyae; SINGOLARE: Libya, Libyae, Libyae, Libyam, Libya, Libya; PLURALE: non esiste=NÉ IN LIBIA NO ANTE TYRO=ablativo singolare di III declinazione da Tyro, Tyrus; SINGOLARE: Tyro, Tyrus, Tyro, Tyro, Tyro, Tyro; PLURALE: non esiste=NÉ PRIMA A TIRO (NO) DESPECTUS=aggettivo e participio perfetto di III coniugazione, verbi in “io” da despĭcĭo, despĭcis, despexi, despectum, despĭcĕre; PARTICIPIO PRESENTE: despĭciens, –ientis; PARTICIPIO PERFETTO: despectūrūs, –a, –ūm =(NÉ) LO SPREGIATO IARBAS=(trisillabo= I-AR-BAS. Nome messo in rapporto con Sycheo, si è fatta una fusione ed è diventato, in Giustino, Sicharbas. Altrove, al verso 198, Virgilio definisce questo personaggio “Hammone satus” cioè discendente da Ammone, padre di Didone indicato da Virgilio al primo libro) nominativo singolare di I declinazione da Iarbas, Iarbae; SINGOLARE: Iarbas, Iarbae, Iarbae, Iarban, Iarba, Iarba; PLURALE: non esiste =IARBA? ET ALII=pronomi=NÉ GLI ALTRI DUCTORES=(rimane più varia l’attribuzione di questi pretendenti )nominativo plurale di III declinazione da ductŏr, ductoris; SINGOLARE: ductor, ductoris, ductori, ductorem, ductor, ductore; PLURALE: ductores, ductorum, ductoribus, ductores, ductores, ductoribus=CAPI QUOS AFRICA=nominativo singolare di I declinazione da Africă, Africae; SINGOLARE: Africa, Africae, Africae, Africam, Africa, Africa; PLURALE: non esiste=CHE L’AFRICA TERRA=apposizione del soggetto, nominativo singolare di I declinazione da terra, terrae; SINGOLARE: terra, terrae, terrae, terram, terra, terra; PLURALE: terrae, terrarum, terris, terras, terrae, terris=TERRA DIVES=aggettivo di II classe da dives, dives, dives=RICCA TRIUMPHIS=(c’è chi nella tradizione ha voluto parlare di Victoris, perché il fatto che Virgilio usi Trionfi sembrerebbe una contrapposizione in quanto attribuisce al popolo cartaginese una prassi romana. In realtà non è un incongruenza che gli 17 Ora tu chiedi il favore agli dèi e compiuti i sacrifici prolunga l’ospitalità E intreccia cause di indugio mentre l’inverno incrudelisce il mare e l’acquoso Orione E (mentre) sono sconquassate le nave e mentre il cielo non (è) trattabile.” Anna sta adottando una strategia evidente perché dire che Giunone era favorevole è qualcosa di sarcastico perché questa dea non aveva previsto l’innamoramento tra Didone ed Enea perché inizialmente l’intento di Giunone era solo quello di far deviare Enea prima di giungere al Lazio. Questo favore giungerà solo in un secondo momento perché a un certo punto Giunone si mette d’accordo con Venere per far ardere d’amore gli amanti. Il discorso di Anna si conclude e passa agli imperativi, usa un triplice imperativo di grande efficacia. (EGO) REOR=indicativo presente di II coniugazione, verbo deponente da rĕor, rēris, ratus sum, rēri; INDICATIVO PRESENTE: reor, reris/rere, retur, remur, remini, rentur=PENSO EQUIDEM=avverbio=DAVVERO CHE AUSPICIBUS=(duplice ablativo assoluto ellittico del verbo SUM. Ellittico del verbo SUM perché quando abbiamo degli ablativi assoluto che andrebbero resi col PARTICIPIO PRESENTE DEL VERBO SUM, non esistendo questo participio si presentano in forma ellittica.) ablativo di III coniugazione da auspex, auspicis; SINGOLARE: auspex, auspicis, auspici, auspicem, auspex, auspice; PLURALE: auspices, auspicium, auspicibus, auspices, auspices, auspicibus=AUSPICI DIS=ablativo plurale di II declinazione da deus, dei; SINGOLARE: deus, dei, deo, deum, dee/deus/dive, deo; PLURALE: dei/dii/di; deorum/deum, deis/diis/dis, deos, dei/dii/di, deis/diis/dii=GLI DEI ET SECUNDA=nominativo plurale di II declinazione neutro da secunda, secundōrum; SINGOLARE: non esiste; PLURALE: secunda, secundorum, secundis, secunda, secunda, secundis=E PROPIZIA IUNONE=(duplice ablativo assoluto ellittico del verbo SUM. Ellittico del verbo SUM perché quando abbiamo degli ablativi assoluto che andrebbero resi col PARTICIPIO PRESENTE DEL VERBO SUM, non esistendo questo participio si presentano in forma ellittica.) ablativo singolare di III declinazione da Iuno, Iunonis; SINGOLARE: Iuno, Iunonis, Iunoni, Iunonem, Iuno, Iunone; PLURALE: non esiste=GIUNONE CARINAS=accusativo plurale di I declinazione da carina, carinae; SINGOLARE: carina, carinae, carinae, carinam, carina, carina; PLURALE: carinae, carinarum, carinis, carinas, carinae, carinisi=LE NAVI ILIACAS=aggettivo di I classe da Iliacus, Iliaca, Iliacum=ILIACHE TENUISSE=(infinitiva oggettiva) infinito perfetto di II coniugazione da tĕnĕo, tĕnes, tenui, tentum, tĕnēre; INFINITO PRESENTE: tenere, INFINITO PERFETO: tenuisse; INFINITO FUTURO SINGOLARE: tentūrūm, –am, –ūm esse; INFINITO FUTURO PLURALE: tentūros, –as, –a esse=SEGUIRONO HUNC=pronome dimostrativo da Hic, haec, hoc, in posizione incipitaria rispetto a Venus. DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: Hic-Haec- Hoc; Huius-Huius-Huius; Huic-Huic-Huic; Hunc-Hanc-Hoc; Hoc-Hac-Hoc; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: Hi-Hae-Haec; Horum-Harum-Horum; His- His- His; Hos-Has-Heac; His-His-His=QUESTA CORSUM=accusativo singolare di IV declinazione da cursŭs, cursūs; SINGOLARE: cursus, cursus, cursui, cursum, cursus, cursu; PLURALE: cursus, cursuum, cursibus, cursus, cursus, cursibus=ROTTA VENTO= (valore strumentale e causale perché le navi Iliache hanno seguito questa rotta anche A CAUSA del vento non solo con L’AIUTO del vento. Si percepisce l’ambiguità di Virgilio ci si chiede se è stato il fato contrario a Enea o un fato favorevole, in quanto il vento può essere a favore o contrario dei naviganti) ablativo singolare di II declinazione da ventus, venti; SINGOLARE: ventus, venti, vento, ventum, vente, vento; PLURALE: venti, ventorum, ventis, ventos, venti, ventis=COL VENTO SOROR=vocativo singolare di III declinazione da da sŏrŏr, sororis; SINGOLARE: soror, sororis, sorori, sororem, soror, sorore; PLURALE: sorores, sororum, sororibus, sorores, sorores, sororibus; =OH SORELLA QUAM=(andrebbe reso come se fosse QUALEM) pronome relativo da qui, quae, quod; DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: qui, quae, prond- cuius, cuius, cuius – cui, cui, cui – quem, quam, quod – quo, qua, quo; DECLINAZIONE M- F-N PLURALE: qui, quae, quae – quorum, quarum, quorum – quibus, quibus, quibus – quos, quas, quae – quibus, quibus, quibus=QUALE URBEM=accusativo singolare di III declinazione da urbs, urbis; SINGOLARE: urbs, urbis, urbi, urbem, urbs, urbe; PLURALE: urbes, urbium, urbibus, urbes, urbes, urbibus =CITTÀ (EST) HANC=da Hic, haec, hoc, in posizione incipitaria rispetto a Venus. DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: Hic-Haec- 20 Hoc; Huius-Huius-Huius; Huic-Huic-Huic; Hunc-Hanc-Hoc; Hoc-Hac-Hoc; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: Hi-Hae-Haec; Horum-Harum-Horum; His- His- His; Hos-Has-Heac; His-His-His=È QUESTA TU CERNES= indicativo futuro semplice di III coniugazione da cerno, cernis, crevi, cretum, cernĕre; INDICATIVO FUTURO SEMPLICE: cernam, cernes, cernet, cernemus, cernetis, cernent= CHE TU VEDRAI QUAE= pronome relativo da qui, quae, quod; DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: qui, quae, prond- cuius, cuius, cuius – cui, cui, cui – quem, quam, quod – quo, qua, quo; DECLINAZIONE M-F-N PLURALE: qui, quae, quae – quorum, quarum, quorum – quibus, quibus, quibus – quos, quas, quae – quibus, quibus, quibus=QUALI REGNA (CERNES)=accusativo plurale di II declinazione neutro da regnum, regni; SINGOLARE: regnum, regni, regno, regnum, regnum, regno; PLURALE: regna, regnorum, regnis, regna, regna, regnis=REGNI (VEDRAI) SURGERE=infinito presente di III coniugazione da surgo, surgis, surrexi, surrectum, surgĕre; INFINITO PRESENTE: surgere; INFINITO PERFETTO: surrexisse; INFINITO FUTURO SINGOLARE: surrectūrūm, –am, –ūm esse; INFINITO FUTURO PLURALE: surrectūros, –as, –a esse=SORGERE TALI CONIUGIO=dativo di II declinazione neutro da coniugium, coniugii; SINGOLARE: coniugium, coniugii, coniugio, coniugium, coniugium, coniugio; PLURALE: coniugia, coniugiorum, coniugiis, coniugia, coniugia, coniugiis=(GRAZIE) A QUEST’UNIONE COMITATIBUS=participio presente di I coniugazione da cŏmĭto, cŏmĭtas, comitavi, comitatum, cŏmĭtāre; PARTICIPIO PRESENTE: comitans, comitantis; PARTICIPIO PERFETTO: comitatūrūs, –a, –ūm =CON L’AIUTO ARMIS=(ablativo assoluto) ablativo plurale di II declinazione neutro da arma, armōrum; SINGOLARE: non esiste; PLURALE: arma, armorum, armoris, arma, arma, armorum=DELLE ARMI TEUCRUM=accusativo singolare di II declinazione da Teucrus, Teucri; SINGOLARE: Teucrus, Teucri, Teucro, Teucrum, Teucre, Teucro; PLURALE: non esiste=DEI TEUCRI GLORIA=nominativo singolare di I declinazione da gloria, gloriae; SINGOLARE: gloria, gloriae, gloriae, gloriam, gloria, gloria; PLURALE: gloriae, gloriarum, gloriis, glorias, gloriae, gloriis=LA GLORIA PUNICA=aggettivo di I classe da punicus, punica, punicum=CARTAGINESE QUANTIS REBUS=ablativo di V declinazione da res, rei; SINGOLARE: res, rei, rei, rem, res, re; PLURALE: res, rerum, rebus, res, res, rebus=A QUANTE COSE SE ATTOLLET=(composto di TOLLO) indicativo futuro semplice di III coniugazione da attollo, attollis, attollĕre; FUTURO SEMPLICE: attollam, attolles, attollet, attollemus, attolletis, attolent=SI ERGERÀ TU MODO=avverbio=ORA TU POSCE=(si costruisce col doppio accusativo) imperativo presente di III coniugazione da posco, poscis, poposci, poscĕre; IMPERATIVO PRESENTE: posce, poscite; IMPERATIVO PERFETTO: poscito, poscito, poscitote, poscunto=CHIEDI VENIAM=(non sollecita la sorella a chiedere il perdono ma a chiedere complicità agli dèi) accusativo singolare di I declinazione da veniă, veniae; SINGOLARE: venia, veniae, veniae, veniam, venia, venia; PLURALE: veniae, veniarum, veniis, venias, veniae, veniis=IL FAVORE DEOS=(doppio accusativo richiesto da POSCE) accusativo plurale di II declinazione da deus, dei; SINGOLARE: deus, dei, deo, deum, dee/deus/dive, deo; PLURALE: dei/dii/di; deorum/deum, deis/diis/dis, deos, dei/dii/di, deis/diis/dii=DEGLI DEI ET LITATIS=(Il Danielino ci spiega che tra LITARE e SACRIFICARE c’è la differenza che SACRIFICARE significa chiedere perdono, LITARE invece significa propiziare e ottenere il favore della divinità. Dunque non è la preghiera di un orante in dubbio ma è la preghiera tipica di un orante che è certo e che vuole solo la complicità del Dio, in questo caso di Giunone) participio perfetto di I coniugazione da lēto, lētas, letavi, letatum, lētāre; PARTICIPIO PRESENTE: lētans, –antis; PARTICIPIO PERFETTO: letatūrūs, –a, –ūm=E COMPIUTI SACRIS=ablativo assoluto di II declinazione neutro da sacrum, sacri; SINGOLARE: sacrum, sacri, sacro, sacrum, sacrum, sacro; PLURALE: sacra, sacrorum, sacris, sacra, sacra, sacris=I SACRIFICI INDULGE=(si costruisce col dativo) imperativo presente di II coniugazione da indulgĕo, indulges, indulsi, indultum, indulgēre; IMPERATIVO PRESENTE: indulge, indulgete; IMPERATIVO PERFETTO: indulgeto, indulgeto, indulgetote, indulgento=PROLUNGA HOSPITIO=dativo neutro singolare di II declinazione da hospitium, hospitii; SINGOLARE: hospitium, hospitii, hospitio, hospitium, hospitium, hospitio; PLURALE: hospitia, hospitiorum, hospitiis, hospitia, hospitia, hospitiis=L’OSPITALITÀ ET INNECTE=(indica l’idea della macchinazione e ci potrebbe far pensare alla tela intessuta da Penelope che deve 21 ritardare la pretesa dei proci attendendo il ritorno di Odisseo; dunque il tema del ritorno è ben presente a Virgilio e, anche Enea, se davvero ha origini Italiche, ritorna nella sua terra. Didone diventa come Penelope) Imperativo presente di III coniugazione da innecto, innectis, innexui, innexum, innectĕre; IMPERATIVO PRESENTE: innecte, innectite; IMPERATIVO PERFETTO: innectito, innectito, innectitote, innectunto=E INTRECCIA CAUSAS=accusativo plurale di I declinazione da causa, causae; SINGOLARE: causa, causae, causae, causam, causa, causa; PLURALE: causae, causarum, causis, causas, causae, causis=CAUSE MORANDI=genitivo del gerundio di I declinazione, deponente, da mŏror, mŏrāris, moratus sum, mŏrāri; GERUNDIO: Genitivo: mŏrandi; Dativo: mŏrando; Accusativo: mŏrandum; Ablativo: mŏrando=DI INDUGIO DUM HIEMS=(si tratta di un motivo comune perché in genere i viaggi verso il Lazio si facevano tra l’inverno e la primavera. Lo sappiamo anche grazie a una testimonianza di Dionigi di Alicarnasso il quale descrive la navigazione delle navi troiane. Interessante è che in questo verso col duplice riferimento all’inverno e all’Orione, si ricorda Parini in “La Caduta” in cui scrive che l’Orione imperversa sulla terra gelo e piogge.) nominativo singolare di III declinazione da hĭems, hiemis; SINGOLARE: hiems, hiemis, hiemi, hiemem, hiems, hieme; PLURALE: hiemes, hiemum, hiemibus,hiemes, hiemes, hiemibus= MENTRE L’INVERNO DESAEVIT=indicativo presente di IV coniugazione da dēsaevĭo, dēsaevis, desaevii, desaevitum, dēsaevīre; INDICATIVO PRESENTE: desaevio, desaevis, desaevit, desaevimus, desaevitis, desaevunt=INCRUDELISCE PELAGO=(stato in luogo poetico perché privo di IN) ablativo singolare di II declinazione neutro, da pelagus, pelagi; SINGOLARE: pelagus, pelagi, pelago, pelagus, pelagus, pelago; PLURALE: pelage, -, -, pelage, pelage,- =IL MARE ET AQUOSUS=aggettivo di I classe da aquosus, aquosa, aquosum=E L’ACQUOSO ORION=(la “i” è sempre lunga. Cacciatore mitico poi trasformato nella stagione autunnale) nominativo singolare di III declinazione da Orion, Orionis; SINGOLARE: Orion, Orionis, Orioni, Orionem, Orion, Orione; PLURALE: non esiste=ORIONE ET DUM QUASSATAE (SUNT)= (Danielino ricorda il verso 151 del I libro in cui Virgilio utilizza lo stesso verbo in posizione incipitaria) participio perfetto di I coniugazione da quasso, quassas, quassavi, quassatum, quassāre; PARTICIPIO PRESENTE: quassans, –antis; PARTICIPIO PERFETTO: quassatūrūs, –a, –ūm=E MENTRE (SONO) SCONQUASSATE RATES=accusativo plurale di III declinazione da rătis, ratis; SINGOLARE: ratis, ratis, rati, ratem, ratis, rate; PLURALE: rates, ratium, ratibus, rates, rates, ratibus=LE NAVI CAELUM=nominativo singolare neutro di II declinazione da caelum, caeli; SINGOLARE: caelum, caeli, caelo, caelum, caelum, caeli; PLURALE: caela, caelorum, caelis, caela, caela, caelis=(E MENTRE) IL CIELO DUM NON TRACTABILE (EST)= (Tractabile ritorna nelle Georgiche) aggettivo di II classe da tractabilis, tractabilis, tractabile=NON È TRATTABILE Hīs dít re ctī̄gī śt re īmpēnsót re ‿ănĭmūḿt re flāmmāuít re t ămō̆ rét re Spēmquét re dĕdī̆ t́t re dŭbĭǣ ́t re mēntī́t re sōluītquét re pŭdō̆ rem.́t re Prīncít re pĭō̆ ́t re dēlūbrát re ‿ădĕūnt́t re pācēmquét re pĕr ā̆ raśt re Ēxquít re rū̄gī nt;́t re māctānt́t re lēctāśt re dē mōrét re bĭdē̆ ntiśt re Lēgít re fĕrǣ̆ ́t re Cĕrĕrī ́t re Ph bōœ̄gī quét re ̆ pătrīquét re L ǣ̆ y̆ o,́t re Iūnót re nīgī ‿āntét re ‿ōmnīs,́t re cūi uīnclát re ̆ iŭgālít re ă cū̆ ræ.́t re Con queste parole (Anna) infiammò l’animo (della sorella) di un amore immenso E diede speranza alla dubbiosa mente e sciolse il pudore. Per prima cosa, si recano nei templi (Anna e Didone) e cercano la pace sulle aree (attraverso gli altari) Sacrificano, secondo il costume, pecore scelte di due anni Alla legiferatrice Cerere, a Febo e al padre Lieo Ma prima di tutte a Giunone a cui stanno a cuore i vincoli nuziali. Inizia una sorta di epopea del disorientamento di Didone in preda al “furor” amoroso, adesso è un continuo girovagare a causa delle parole della sorella la quale le ha detto che questo amore non è illecito e quindi appare ancora più decisa a proseguire questo stato d’amore. HIS DICTIS (ANNA)= pronome dimostrativo da Hic, haec, hoc, in posizione incipitaria rispetto a Venus. DECLINAZIONE 22 PULCHERRIMA=(perché è come se il poeta si innamorasse dei suoi stessi personaggi) superlativo assoluto da pulcer, pulcră, pulcrum=BELLISSIMA DIDO=(Soggetto quasi sempre in clausola in Virgilio) nominativo singolare di III declinazione da Dido, Didonis; SINGOLARE: Dido, Didonis, Didoni, Didonem, Dido, Didone; PLURALE: non esiste =DIDONE TENENS=(participio congiunto) participio presente di II coniugazione da tĕnĕo, tĕnes, tenui, tentum, tĕnēre; PARTICIPIO PRESENTE: tenens; tenentis; PARTICIPIO PERFETTO: tentūrūs, –a, –ūm=TENENDO DEXTRA=ablativo singolare di I declinazione da dextră, dextrae; SINGOLARE: dextra, dextrae, dextrae, dextram, dextra, dextra; PLURALE: dextrae, dextrarum, dextris, dextras, dextrae, dextris=IN MANO PATERAM=(complemento oggetto da far dipendere sia da TENENS che da FUNDIT=> la stessa Didone tenendo in mano la patera, versa la patera) accusativo singolare di I declinazione da patera, paterae; SINGOLARE: patera, paterae, paterae, pateram, patera, patera; PLURALE: paterae, paterarum, pateris, pateras, paterae, pateris=LA PATERA FUNDIT=indicativo presente di III coniugazione da fundo, fundis, fudi, fusum, fundĕre; INDICATIVO PRESENTE: fundo, fundis, fundit, fundimus, funditis, fundunt=LA VERSA INTER MEDIA=avverbi=IN MEZZO CORNUA=accusativo plurale di IV declinazione neutro da cornu, cornūs; SINGOLARE: cornu, cornus, cornu, cornu/cornum, cornu, cornu; PLURALE: cornua, cornuum, cornuibus, cornua, cornua, cornibus=LE CORNA CANDENTIS=participio in origine che successivamente acquisisce valore aggettivale da cadens, candentis di III coniugazione da cădo, cădis, cecidi, cădĕre=DI UNA CANDIDA VACCAE=genitivo singolare di I declinazione da vacca, vaccae; SINGOLARE: vacca, vaccae, vaccae, vaccam, vacca, vacca; PLURALE: vaccae, vaccarum, vaccis, vaccas, vaccae, vaccis=GIOVENCA AUT SPATIATUR= (AUT ha valore copulativo non si dovrebbe tradurre con OPPURE ma le fa entrambe le azioni+ verbo con diatesi mediopassiva. La bellezza di Didone è associata a questo verbo perché agita le sue vesti e sembra bellissima agli occhi di Virgilio) indicativo presente, verbo deponente di I coniugazione da spătĭor, spătĭāris, spatiatus sum, spătĭāri; INDICATIVO PRESENTE: spatior, spatiaris, spatiatur, spatiamur, spatiamini, spatiantur=OPPURE SI AGGIRA ANTE ORA= (Virgilio non usa un termine comune per designare le STATUE ma usa ORA è come se anche gli dèi prendessero vita di fronte Didone) accusativo plurale di III declinazione neutro da ōs, oris; SINGOLARE: os, oris, ori, orem, os, ore; PLURALE: ora, orum, oribus, ora, ora, oribus=DAVANTI LE STATUE DEUM=genitivo plurale di II declinazione da deus, dei; SINGOLARE: deus, dei, deo, deum, dee/deus/dive, deo; PLURALE: dei/dii/di; deorum/deum, deis/diis/dis, deos, dei/dii/di, deis/diis/dii=DEGLI DEI AD PINGUIS=aggettivo di II classe da pinguis, pinguis, pingue=TRA I RICCHI ARAS=accusativo plurale di I declinazione da ara, arae; SINGOLARE: ara, arae, arae, aram, ara, ara; PLURALE: arae, ararum, aris, aras, arae, aris==ALTARI ET INSTAURAT=(per ricominciare il giorno con dei nuovi doni. Perché il giorno di Didone era iniziato malissimo, quindi il vero inizio per Didone è in questo momento) indicativo presente di I coniugazione da instauro, instauras, instauravi, instauratum, instaurāre; INDICATIVO PRESENTE: instauro, instauras, instaurat, instauramus, instauratis, instaurant=E RINNOVA DIEM=accusativo singolare di V declinazione da dies, diei; SINGOLARE: dies, diei, diei, diem, dies, diei; PLURALE: dies, dierum, diebus, dies, dies, diebus=IL GIORNO DONIS=(valore strumentale, significa far ricominciare il giorno con dei nuovi doni offerti agli dèi ) ablativo plurale di II declinazione neutro; da donum, doni; SINGOLARE: donum, doni, dono, donum, donum, dono; PLURALE: dona, donorum, donis, dona, dona, donis=CON DONI ET RECLUSIS=(ablativo assoluto) participio perfetto di III coniugazione da rĕclūdo, rĕclūdis, reclusi, reclusum, rĕclūdĕre; PARTICIPIO PRESENTE: rĕclūdens, –entis; PARTICIPIO PERFETTO: reclusūrūs, –a, –ūm=E APERTO PECTORIBUS= ablativo plurale di III declinazione neutro da pectŭs, pectoris; SINGOLARE: pectus, pectoris, pecturi, pectus, pectus, pectore; PLURALE: pectora, pectorum, pectoribus, pectora, pectora, pectoribus =IL PETTO PECUDUM=genitivo plurale di III declinazione da pĕcŭs, pecudis; SINGOLARE: pecus, pecudis, pecudi, pecudem, pecus, pecude; PLURALE: pecudes, pecudum, pecudibus, pecudes, pecudes, pecudibus=DELLE VITTIME IHIANS=(gioco ossimorico perché mentre gli animali sono ancora palpanti di vita, Didone è come se trattenesse il fiato e morisse lei. Tecnicamente questo verbo significa ispezionare) Participio congiunto riferito a Dido, participio presente di I coniugazione da ĭnhĭo, ĭnhĭas, inhiavi, inhiatum, ĭnhĭāre; PARTICIPIO PRESENTE: ĭnhĭans, –antis; PARTICIPIO PERFETTO: 25 inhiatūrūs, –a, –ūm =SCRUTANDO (AVIDAMENTE) CONSULIT=(dubbiosa delle parole della sorella prova a consultare le viscere degli animali per leggere il futuro) indicativo presente di III coniugazione da consŭlo, consŭlis, consului, consultum, consŭlĕre; INDICATIVO PRESENTE: consulo, consulis, consulit, consulimus, consulitis, consulunt=CONSULTA EXTA=(formula comune per interpretare le viscere, quest’espressione rimane nell’idea del lettore immaginando Didone come un vate che legge le viscere degli animali) accusativo plurale neutro di II declinazione da exta, extōrum; SINGOLARE: non esiste; PLURALE: exta, extorum, extis, exta, exta, extis=LE VISCERE SPIRANTIA=(ancora palpitanti di vita) participio presente di I coniugazione da spīro, spīras, spiravi, spiratum, spīrāre; PARTICIPIO PRESENTE: spīrans, –antis; PARTICIPIO PERFETTO: spiratūrūs, –a, –ūm = PALPITANTI Hēu, uát re tum̄gī ‿īgnát re rǣ̄gī ́t re mēntēs!́t re quīd uōtát re fŭrē̆ ntem,́t re Quīd dét re lū̄gī brát re ̆ iŭuānt?́t re ēst mōllít re s̄gī flāmmát re mĕdū̆ llaśt re Īntét re rĕă ‿ēt́t re tăcĭtūḿt re uīuīt́t re sūb pēctót re rĕ uū̆ lnus.́t re V̄gīrít re tŭr ī̆ nfét re lī̄gī x́t re Dīdō ́t re tōtāquét re uăgā̆ tuŕt re V̄gīrbét re fŭrē̆ ns,́t re quālīśt re cōniēctát re ̄gī cēruát re săgī̆ tta,́t re Quām prót re cŭl ī̆ ncát re utā̄gī ḿt re nĕmŏra‿īntét re r̄gī Crēsít re ă fī̆ xit́t re Pāstót re r ăgē̆ nśt re tēlīśt re līquītquét re ̆ uŏlātít re lĕ fē̆ rruḿt re Nēscít re ŭs: ī̆ llát re ̆ fŭgā́t re sīluāśt re sāltūsquét re pĕrā̆ grat́t re Dīctǽt re ō̄gī s;́t re hǣrēt́t re lătĕrī ́t re lētālít re s hărū̆ ndo.́t re O menti ignare dei vati, a cosa giovano alla furiosa (Didone) i voti A cosa i templi, una molle fiamma divora le sue midolla. E nel frattempo una silenziosa ferita vive nel suo cuore. L’infelice Didone brucia e vaga invasata per tutta la città Come una cerva colpita da una freccia (CERVA CHE) lontano un pastore inseguendo(LA) con i dardi Colpì incauta tra i boschi Cretesi. E le lasciò il ferro volante (il dardo scagliato a volo) inconsapevole. Quella (LA CERVA) percorre in fuga boschi e balze Dittee (MA) l’asta mortale le rimane nel fianco. Questo nuovo verso chiarifica la posizione di Virgilio rispetto ai riti sacri e ai tempi, perché l’esclamazione “ Oh menti ignare dei vati” è un’espressione tipicamente epicurea, in cui VATUM è chiaramente un genitivo soggettivo, è come se Virgilio stesse dicendo che le menti dei sacerdoti sono fallace, come sta facendo Didone, pensando di poter leggere il futuro dalle viscere degli animali. Come se fosse un intervento dello stesso narratore nelle vicende che sta raccontando e lo rimarca ancor di più con le esclamative successive. Paragonare Didone alla cerva significa destinarla a morte, sta preparando il lettore a questa tragica fine. HEU MENTES=vocativo plurale di III declinazione da mens, mentis; SINGOLARE: mens, mentis, menti, mentem, mens, mente; PLURALE: mentes, mentum, mentibus, mentes, mentes, mentibus =OH MENTI IGNARAE=aggettivo di I classe da ignarus, ignara, ignarum=IGNARE VATUM=(genitivo soggettivo perché è un commento di Virgilio) genitivo plurale di III declinazione da vātēs, vatis; SINGOLARE: vates, vatis, vati, vatem, vates, vate; PLURALE: vates, vatum, vatibus, vates, vates, vatibus=DEI VATI QUID IUVANT=indicativo presente di I coniugazione da iŭvo, iŭvas, iuvi, iutum, iŭvāre; INDICATIVO PRESENTE: iuvo, iuvas, iuvat, iuvamus, iuvatis, iuvant=A COSA GIOVANO FURENTEM==(si costruisce col doppio accusativo) participio presente di I coniugazione fūro, fūras, furavi, furatum, fūrāre; PARTICIPIO PRESENTE: furans, furantis, PARTICIPIO PERFETTO: furatūrūs, –a, –ūm =ALLA FURIOSA (DIDONE) VOTA=accusativo plurale di II declinazione neutro da votum, voti; SINGOLARE: votum, voti, voto, votum, votum, voto; PLURALE: vota, votorum, votis, vota, vota, votis=I VOTI QUID DELUBRA=(doppio accusativo) accusativo neutro plurale di II declinazione da delubrum, delubri; SINGOLARE: delubrum, delubri, delubro, delubrum, delubrum, delubro; PLURALE: delubra, delubrorum, delubris, delubra, delubra, 26 delubris=A COSA I TEMPLI MOLLIS=(spiegazione di Virgilio che spiega il motivo per cui i riti sacri non servono a nulla ) aggettivo di II classe a due uscite da mollis, molle=UNA MOLLE FLAMMA=(Fiamma d’amore) ablativo singolare di I declinazione da fiamma, fiammae; SINGOLARE: fiamma, fiammae, fiammae, fiammam, fiamma, fiamma; PLURALE: fiammae, fiammarum, fiammis, fiammas, fiammae, fiammis=FIAMMA EST=(verbo edo NO sum) indicativo presente, verbo anomalo da ĕdo, ĕdis, ĕdi, esum, ĕdēre; INDICATIVO PRESENTE: edo, edis/edes, edit/est, edimus, editis/estis, edunt=DIVORA MEDULLAS=(corrispondenza in clausola tra EXTA degli animali e MEDULLAS, interiora degli animali e interiora di Didone ) accusativo plurale di I declinazione da medulla, medullae; SINGOLARE: medulla, medullae, medullae, medullam, medulla, medulla; PLURALE: medullae, medullarum, medullis, medullas, medullae, medullis=LE (SUE) MIDOLLA ET INTEREA=(anastrofe per ragioni metriche tra ET e INTEREA) avverbio=E NEL FRATTEMPO TACITUM=aggettivo di I classe da tacitus, tacita, tacitum; participio perfetto di II coniugazione da tăcĕo, tăces, tacui, tacitum, tăcēre; PARTICIPIO PRESENTE: tecens, tacentis; PARTICIPIO PERFETTO: tacitūrūs, –a, –ūm=UNA SILENZIOSA VOLNUS=(sintagma che varia rispetto al verso 2) Accusativo di III declinazione neutro da volnŭs, volneris; SINGOLARE: volnus, volneris, volneri, volnus, volnus, volnere; PLURALE: volnera, volerum, volneribus, volnera, volnera, vulneribus =FERITA VIVIT=indicativo presente di III coniugazione da vīvo, vīvis, vixi, victum, vīvĕre; INDICATIVO PRESENTE: vivo, vivis, vivit, vivimus, vivitis, vivunt=VIVE SUB PECTORE=ablativo singolare di III declinazione neutro da pectŭs, pectoris; SINGOLARE: pectus, pectoris, pecturi, pectus, pectus, pectore; PLURALE: pectora, pectorum, pectoribus, pectora, pectora, pectoribus =NEL (SUO) CUORE INFELIX=aggettivo di II classe a un’uscita da infelix=L’INFELICE DIDO= nominativo singolare di III declinazione da Dido, Didonis; SINGOLARE: Dido, Didonis, Didoni, Didonem, Dido, Didone; PLURALE: non esiste=DIDONE URITUR=indicativo presente, diatesi passiva, di III coniugazione da ūro, ūris, ussi, ustum, ūrĕre; INDICATIVO PRESENTE: uror, ureris/urere; uritur, urimur, urimini, uruntur=BRUCIA ET VAGATUR=indicativo presente, verbo deponente di I coniugazione da văgor, văgāris, vagatus sum, văgāri; INDICATIVO PRESENTE: vagor, vagaris/vagare; vagatur, vagamur, vagamini, vagantur=E VAGA FURENS=predicativo del soggetto rispetto a Dido. Participio presente di I coniugazione fūro, fūras, furavi, furatum, fūrāre; PARTICIPIO PRESENTE: furans, furantis, PARTICIPIO PERFETTO: furatūrūs, –a, –ūm=INVASATA/FURIOSA TOTA URBE= accusativo singolare di III declinazione da urbs, urbis; SINGOLARE: urbs, urbis, urbi, urbem, urbs, urbe; PLURALE: urbes, urbium, urbibus, urbes, urbes, urbibus=PER TUTTA LA CITTÀ QUALIS CERVA=(Didone è paragonata a una cerva di Creta, anche se in realtà a Creta vi erano capre selvatiche, inoltre aggiunge la testimonianza di Cicerone quando fa riferimento ai cervi. C’è una contaminazione letteraria e Virgilio applica i modi della capra alla cerva, perché la capra selvatica se non veniva colpita dalla freccia si mette a saltellare in fuga alla ricerca del dittamo, cioè di una pianta con effetto lenitivo per l’animale ferito. Cercava rifugio e protezione ma anche sollievo. Dunque, Didone è paragonata a una cerva (immagine nobilitante rispetto alla capra) colpita dall’amore di Enea che cerca rifugio, ma, in questo caso il cacciatore (Enea) è definito cieco, perché non lo sa. ) nominativo singolare di I declinazione da cervă, cervae; SINGOLARE: cerva, cervae, cervae, cervam, cerva, cerva; PLURALE: cervae, cervarum, cervis, cervas, cervae, cervis=COME UNA CERVA CONIECTA=participio perfetto, congiunto, di III coniugazione, verbi in “io”; da cōnĭcĭo, cōnĭcis, conieci, coniectum, cōnĭcĕre; PARTICIPIO PRESENTE: cōnĭciens, –ientis; PARTICIPIO PERFETTO: coniectūrūs, –a, –ūm = COLPITA SAGITTA=complemento di causa efficiente. Ablativo singolare di I declinazione da sagittă, sagittae; SINGOLARE: sagitta, sagittae, sagittae, sagittam, sagitta, sagitta=DA UNA FRECCIA QUAM PROCUL=(proposizione relativa che riprende CERVA) avverbio=(CERVA CHE) LONTANO PASTOR=nominativo singolare di III declinazione da pastŏr, pastoris; SINGOLARE: pastor, pastoris, pastori, pastorem, pastor, pastore; PLURALE: pastores, pastorum, pastoribus, pastores, pastores, pastoribus=UN PASTORE AGENS=participio presente, congiunto, di III coniugazione da ăgo, ăgis, egi, actum, ăgĕre; PARTICIPIO PRESENTE: ăgens, –entis; PARTICIPIO PERFETTO: actūrūs, –a, –ūm=INSEGUENDO(LA) TELIS=ablativo strumentale plurale di II declinazione, neutro da telum, teli; SINGOLARE: telum, teli, telo, telum, telum, telo; PLURALE: tela, telorum, telis, tela, tela, telis =CON I DARDI 27 PLURALE: auditūros, –as, –a esse=DI ASCOLTARE ITERUM=avverbio=DI NUOVO LABORES=accusativo plurale di III coniugazione da lăbŏr, laboris; SINGOLARE: labor, laboris, labori, laborem, labor, labore; PLURALE: labores, laborum, laboribus, labores, labores, laboribus=LE FATICHE ILIACOS=aggettivo di I classe da Iliacus, Iliaca, Iliacum=ILIACHE ET PENDET=indicativo presente di II coniugazione da pendĕo, pendes, pependi, pendēre; INDICATIVO PRESENTE: pendeo, pendes, pendet, pendemus, pendetis, pendent=E PENDE ITERUM=avverbio=DI NUOVO AB ORE=ablativo singolare di III declinazione neutro da ōs, oris; SINGOLARE: os, oris, ori, orem, os, ore; PLURALE: ora, orum, oribus, ora, ora, oribus =DALLA BOCCA NARRANTIS=participio presente di I coniugazione da narro, narras, narravi, narratum, narrāre; PARTICIPIO PRESENTE: narrans, narrantis; PARTICIPIO PERFETTO: narratūrūs, –a, –ūm=DEL NARRANTE Pōst út re bĭ dī̆ grét re ssī̄gī ,́t re lūmēnquét re ‿ōbscūrát re uĭcī̆ ssiḿt re Lūnát re prĕmī̆ t́t re suādēntquét re ̆ cădēntít re ă̆ sīdét re ră sō̆ mnos,́t re Sōlát re dŏmō̆ ́t re mǣrēt́t re uăcŭā́t re strātīsquét re rĕlī̆ ctiśt re Īncút re băt. Ī̆ lluḿt re ‿ābsēnśt re ābsēnteḿt re ‿āudītquét re uĭdē̆ tque,́t re Āut grét re mĭŏ ‿Āscát re nĭū̆ ḿt re gĕnĭtōrít re s̆ ĭmāgít re nĕ cā̆ ptát re Dētít re nĕt, ī̆ nfát re ndū̄gī ḿt re sī fāllét re rĕ̆ pōssít re t ămō̆ rem.́t re Nōn cœ́t re ptaēgī ‿ādsút re rgū̄gī nt́t re tūrrēs,́t re nōn ārmát re iŭuē̆ ntuśt re Ēxét re rcē̄gī t́t re pōrtūsuét re ‿āut prōpút re gnā̄gī cút re lă bē̆ llót re Tūtát re părā̆ nt:́t re pēndēnt́t re ŏpĕra‿īntét re rrū̄gī ptát re mĭnǣ̆ quét re Mūrót re rum̄gī ‿īngét re ntē̄gī śt re ǣquātát re quĕ̆ māchít re nă cǣ̆ lo.́t re Poi, appena si congedano e la luna oscurandosi, reciprocamente nasconde la luce E le stelle cadenti conciliano il sonno, lei (Didone) da sola piange nella casa vuota E sui tappeti abbandonati riposa. Lei lontana ascolta e vede lui lontano. Oppure, tiene in grembo Ascanio, presa dall’immagine del padre Per capire se (possa) ingannare l’amore indicibile. Le torri incominciate non crescono, la gioventù non si Esercita nelle armi e non allestiscono porti o bastioni sicuri per la guerra Rimangono in sospeso le opere interrotte E le sporgenze grandi delle mura e la loro impalcatura che eguaglia il cielo. Questo passo si conclude con l’immagine di Didone che si trova sola a casa sua e, sola con se stessa e quindi in forma allucinata continua a vedere e ascoltare Enea, addirittura prende in braccio (ma non sappiamo se è vero o è solo immaginazione) Ascanio, il figlio di Enea, perché guardando lui è come se avesse tra le braccia il padre. La chiusa mostra l’immagine di Cartagine che rimane ferma: a causa l’amore di Didone e del suo dolore hanno smesso persino gli operai di lavorare: le torri appena iniziate si sono interrotte, i giovani hanno addirittura smesso di esercitarsi con le armi e i porti non si preparano più, rimangono incomplete persino le sporgenze delle parete su cui si devono affacciare le sentinelle per rintracciare il nemico, rimangono solo le impalcature, così alte da toccare il cielo. Questo dettaglio permette a Virgilio di sottolineare la grandezza della città che si stava per realizzare. POST UBI=avverbio+ avverbio=POI APPENA DIGRESSI (SUNT)=indicativo perfetto, deponente, di III coniugazione, in “io”; da dīgrĕdĭor, dīgrĕdĕris, digressus sum, dīgrĕdi; INDICATIVO PERFETTO: digressus- a- um sum, es, est; disgressi, -ae, -a sumus, estis, sunt=SI CONGEDANO ET LUNA=nominativo singolare di I declinazione da luna, lunae; SINGOLARE: luna, lunae, lunae, lunam, luna, luna; PLURALE: lunae, lunarum, lunis, lunas, lunae, lunis=E LA LUNA OBSCURA=participio perfetto di I coniugazione da obscūro, obscūras, obscuravi, obscuratum, obscūrāre; PARTICIPIO PRESENTE: obscurans, obscurantis; PARTICIPIO PERFETTO: obscuratūrūs, –a, –ūm=OSCURANDOSI VICISSIM=avverbio=RECIPROCAMENTE 30 PREMIT=indicativo presente di III coniugazione da prĕmo, prĕmis, pressi, pressum, prĕmĕre; INDICATIVO PRESENTE: premo, premis, premit, premimus, premitis, premunt=NASCONDE LUMEN=nominativo singolare di III declinazione neutro da lumen, luminis; SINGOLARE: lumen, luminis, lumini, lumen, lumen, lumine; PLURALE: lumina, luminum, luminibus, lumina, lumina, luminibus=LA LUCE ET SIDERA=accusativo neutro plurale di III declinazione da sīdŭs, sideris; SINGOLARE: sidus, sideris, sideri, sidus, sidus, sidere; PLURALE: sidera, siderum, sideribus, sidera, sidera, sideribus=E LE STELLE CADENTIA=participio presente da cadens di III coniugazione da cădo, cădis, cecidi, cădĕre; PARTICIPIO PRESENTE: cadens, cadentis; PARTICIPIO PERFETTO: casūrūs=CADENTI SUADENT=indicativo presente di II coniugazione da suādĕo, suādes, suasi, suasum, suādēre; INDICATIVO PRESENTE: suadeo, suades, suadet, suademus, suadetis, suadent=CONCILIANO SOMNOS=accusativo plurale di II declinazione da somnus, somni; SINGOLARE: somnus, somni, somno, somnum, somne, somno; PLURALE: somni, somnorum, somnis, somnos, somni, somnis=IL SONNO (DIDO) SOLA MAERET=indicativo presente di II coniugazione da maerĕo, maeres, maerui, maerēre; INDICATIVO PRESENTE: maereo, maeres, maeret, maeremus, maeretis, maerent=LEI (DIDONE) DA SOLA PIANGE DOMO=ablativo singolare di IV declinazione da domŭs, domūs; SINGOLARE: domus, domus/domi/domuis; domui, domum/do; domus; domu/domo; PLURALE: domus, domuum/domorum, dominibus; domus/domos; domus, dominibus=NELLA CASA VACUA=aggettivo di I classe da vacuus, vacuă, vacuum=VUOTA ET STRATIS=(NON è un ablativo assoluto ma uno stato in luogo, locativo poetico senza IN) ablativo neutro plurale di II declinazione da stratum, strati; SINGOLARE: stratum, strati, strato, stratum, stratum, strato; PLURALE: strata, stratorum, stratis, strata, strata, stratis=E (SUI) TAPPETI RELICTIS=participio di III coniugazione da rĕlinquo, rĕlinquis, reliqui, relictum, rĕlinquĕre; PARTICIPIO PRESENTE: rĕlinquens, –entis; PARTICIPIO PERFETTO: relictūrūs, –a, –ūm=ABBANDONATI INCUBAT=indicativo presente di I coniugazione da incŭbo, incŭbas, incubui, incubitum, incŭbāre; INDICATIVO PRESENTE: incubo, incubas, incubat, incubamus, incubatis, incubant=RIPOSA ABSENS=participio presente, verbo anomalo, da absum, abes, abfui, abesse; PARTICIPIO PRESENTE: absens, absentis; PARTICIPIO PERFETTO: abfūtūrūs, –a, –ūm=(LEI) LONTANA ET AUDIT=indicativo presente di IV coniugazione da audĭo, audis, audii, auditum, audīre; INDICATIVO PRESENTE: audio, audis, audit, audimus, auditis, audunt=ASCOLTA ET VIDET=indicativo presente di II coniugazione da vĭdĕo, vĭdes, vidi, visum, vĭdēre; INDICATIVO PRESENTE: video, vides, videt, videmus, videtis, vident=E VEDE ILLUM=(Didone dormiente vede Enea, sembra l’attuazione dei simulacra Lucreziani) dimostrativo derivante da ille, illa, illud; DECLINAZIONE M-F-N SINGOLARE: ille, illa, illud – illius, illius, illius – illi, illi, illi – illium, illium, illium, illo, illa, illo; DECLINAZIONE M- F- N PLURALE: illi, illae, illa – illorum, illarum, illorum – illis, illis, illis – illos, illas, illa – illis, illis, illis=LUI ABSENTEM= (poliptoto: ABSENS-ABSENTEM; come se stesse facendo completamente sua la lezione di Lucrezio ) participio presente, verbo anomalo, da absum, abes, abfui, abesse; PARTICIPIO PRESENTE: absens, absentis; PARTICIPIO PERFETTO: abfūtūrūs, –a, –ūm=LONTANO AUT DETINET=(AUT ha valore copulativo)indicativo presente di II coniugazione da dētĭnĕo, dētĭnes, detinui, detentum, dētĭnēre; INDICATIVO PRESENTE: detineo, detines, detinet, detinemus, detinetis, detinent=OPPURE/E TIENE GREMIO=(prima il grembo si riempie di lacrime e adesso tiene in braccia Ascanio) dativo neutro singolare di II declinazione da gremium, gremii; SINGOLARE: gremium, gremii, gremio, gremium, gremium, gremio; PLURALE: gremia, gremiorum, gremiis, gremia, gremia, gremiis=IN GREMBO ASCANIUM=accusativo singolare di II declinazione da Ascanius, Ascanii; SINGOLARE: Ascanius, Ascanii, Ascanio, Ascanium, Ascanie, Ascanio; PLURALE: non esiste=ASCANIO CAPTA=participio perfetto (congiunto al sottinteso DIDO) di III coniugazione, in “io”; da căpĭo, căpis, cepi, captum, căpĕre; PARTICIPIO PRESENTE: căpiens, –ientis; PARTICIPIO PERFETTO: captūrūs, –a, –ūm=PRESA IMAGINE=ablativo singolare di III declinazione da ĭmāgo, imaginis; SINGOLARE: imago, imaginis, imagini, imaginem, imago, imagine; PLURALE: imagines, imaginum, imaginibus, imagines, imagines, imaginibus=DALL’IMMAGINE GENITORIS=genitivo singolare di III declinazione da gĕnĭtŏr, genitoris; SINGOLARE: genitor, genitoris, genitori, 31 genitorem, genitor, genitore; PLURALE: genitores, genitorum, genitoribus, genitores, genitores, genitoribus=DEL PADRE SI POSSIT=(possit rimane indeterminato. Apparentemente ipotetica, MA in realtà interrogativa indiretta, spesso introdotte con SI+CONGIUNTIVO) congiuntivo presente, verbo anomalo, da possum, potes, potui, posse; CONGIUNTIVO PRESENTE: possim, possis, possit, possimus, possitis, possunt= (PER CAPIRE) SE POSSA FALLERE=infinito presente di III coniugazione da fallo, fallis, fefelli, falsum, fallĕre; INFINITO PRESENTE: fallere; INFINITO PERFETTO: fefellisse; INFINITO FUTURO SINGOLARE: falsūrūm, –am, –ūm esse; INFINITO FUTURO PLURALE: falsūros, – as, –a esse=INGANNARE AMOREM=accusativo singolare di III coniugazione da Amor, Amoris; SINGOLARE: Amor, Amoris, Amori, Amorem, Amor, Amore; PLURALE: Amores, Amorum, Amoribus, Amores, Amores, Amoribus=L’AMORE INFANDUM=aggettivo di I classe da infandus, infandă, infandum=INDICIBILE TURRES=nominativo plurale di III declinazione da torris, torris; SINGOLARE: torris, torris, torri, torrem, torris, torre; PLURALE: torres, torrum, torribus, torres, torres, torribus=LE TORRI COEPTAE= (participio congiunto a TURRES) participio perfetto di I coniugazione da coepto, coeptas, coeptavi, coeptatum, coeptāre; PARTICIPIO PRESENTE: coeptans, –antis; PARTICIPIO PERFETTO: coeptatūrūs, –a, – ūm=INCOMINCIATE NON ADSURGUNT=indicativo presente di III coniugazione, composto da AD+SURGO, da adsurgo, adsurgis, adsurrexi, adsurrectum, adsurgĕre; INDICATIVO PRESENTE: adsurgo, adsurgis, adsurgit, adsurgimus, adsurgitis, adsurgunt=NON CRESCONO IUVENTUS=nominativo singolare di III declinazione da iŭventūs, iuventutis; SINGOLARE: iuventus, iuventutis, iuventuti, iuventutem, iuventutus, iuventute; PLURALE: iuventutes, iuventutum, iuvetutibus, iuventutes, iuventutes, iuventutibus=LA GIOVENTÙ NON EXERCET=indicativo presente di II coniugazione da exercĕo, exerces, exercui, exercitum, exercēre; INDICATIVO PRESENTE: exerceo, exerces, exercet, exercemus, exercetis, exercent=NON SI ESERCITA ARMA=accusativo plurale di II declinazione neutro da arma, armōrum; SINGOLARE: non esiste; PLURALE: arma, armorum, armis, arma, arma, armis =CON LE ARMI AUT (ET NON) PARANT=indicativo presente di I coniugazione da păro, păras, paravi, paratum, părāre; INDICATIVO PRESENTE: paro, paras, parat, paramus, paratis, parant=E NON ALLESTISCONO PORTUS=accusativo plurale di IV declinazione da portŭs, portūs; SINGOLARE: portus, portus, portui, portum, portus, portu; PLURALE: portus, portuum, portibus, portus, portus, portibus=PORTI AUT PROPUGNACULA=accusativo plurale di II declinazione neutro da propugnaculum, propugnaculi; SINGOLARE: propugnaculum, propugnaculi, propugnaculo, propugnaculum, propugnaculum, propugnaculo; PLURALE: propugnacula, propugnaculorum, propugnaculis, propugnacula, propugnacula, propugnaculis=O BASTIONI TUTA BELLO=ablativo singolare di II declinazione neutro da bellum, belli; SINGOLARE: bellum, belli, bello, bellum, bellum, bello; PLURALE: bella, bellorum, bellis, bella, bella, bellis=SICURI PER LA GUERRA PENDENT=indicativo presente di II coniugazione da pendĕo, pendes, pependi, pendēre; INDICATIVO PRESENTE: pendeo, pendes, pendet, pendemus, pendetis, pendent=RIMAGONO IN SOSPESO OPERA=nominativo neutro plurale di II declinazione da ŏpŭs, operis; SINGOLARE: opus, operis, operi, opus, opus, opere; PLURALE: opera, operum, operibus, opera, opera, operibus=LE OPERE INTERRUPTA=(participio congiunto) participio perfetto di III coniugazione da interrumpo, interrumpis, interrupi, interruptum, interrumpĕre; PARTICIPIO PRESENTE: interrumpens, –entis; PARTICIPIO PERFETTO: interruptūrūs, –a, – ūm=INTERROTTE ET MINAE=nominativo plurale di I declinazione da minae, minārum; SINGOLARE: non esiste; PLURALE: minae, minarum, minis, minas, minae, minis=E LE SPORGENZE INGENTES=aggettivo di II classe a un’uscita da ingens=GRANDI MURORUM=genitivo plurale di II declinazione neutro da murus, muri; SINGOLARE: murus, muri, muro, murum, mure, muro; PLURALE: muri, murorum, muris, muros, muri, muris=DELLE MURA ET MACHINA=nominativo singolare di I declinazione da machină, machinae; SINGOLARE: machina, machinae, machinae, machinam, machina, machina; PLURALE: machinae, machinarum, machinis, machinas, machinae, machinis=E LA (LORO) IMPALCATURA AEQUATA=participio perfetto di I coniugazione da aequo, aequas, aequavi, aequatum, aequāre; PARTICIPIO PRESENTE: 32