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Lo sbarco in Sicilia Dal mare aperto Enea scorge levarsi, verso Cartagine, colonne di fu-
mo e bagliori di fiamma ed è colto da cupi presentimenti. Dopo poco il cielo si oscura e il ma-
re si fa minaccioso, tanto che il nocchiero Palinuro consiglia di dirigersi verso la Sicilia e di sbar-
care. | Troiani riparano quindi nel porto di Drepano dove, per la seconda volla, sono.accol-
ti da Aceste.
fochi in onore di Anchise È trascorso un anno dalla morte di Anchise ed Enea decide di
celebrare un rito di commemorazione e giochi funebri in onore del padre. Davanti a una gran-
de folla accorsa dal circondario si svolgono gare appassionanti: la regata, la corsa a piedi, il pu-
gilato, il tiro alla colomba e un torneo di giovanetti, il udus Troianus.
L'incendio delle mavi Giunone approfitta dei festeggiamenti per attuare un estremo tenta-
tivo di allontanare Enea dal Lazio: invia Iride, la messaggera degli dèi, tra le donne troiane che
se ne stanno sulla riva a guardare il mare, stanche delle lunghe peregrinazioni. Istigate dalla dea,
che ha preso l'aspetto della troiana Beroe, le donne appiccano fuoco alle navi per costringere
Enea a rimanere in Sicilia. Quattro imbarcazioni vanno perdute; le altre sono salvate da un ac-
quazzone provocato da Giove che ha accolto le preghiere di Enea. Il saggio Naute consiglia al-
l'eroe di lasciare in Sicilia vecchi, donne e bambini e di proseguire con gli altri uomini verso il
Lazio, ma l'eroe è turbato e non sa cosa fare.
ombra di Anchise Nella notte gli appare l'ombra di Anchise che gli ordina di seguire il
consiglio di Naute; prima di sbarcare alla foce del Tevere dovrà però scendere negli Inferi pres-
so di lui per conoscere il proprio futuro e la propria discendenza.
La morte di Palinuro Riparata la flotta, i Troiani lasciano la Sicilia. Venere si reca allora pres-
so Nettuno e ottiene per il figlio una navigazione senza pericoli. Il dio però la avverte che il Fa-
to esige in cambio il sacrificio di un troiano. La vittima designata è il nocchiero della nave di Enea,
Palinuro: il Sonno gli compare nelle vesti di un compagno e gli scuote sulle tempie un ramo-
scello stillante rugiada dal potere soporifero. Palinuro cede al sonno e cade in acqua.
Sii mama Le navi di Enea giungono a Cuma. Enea sale al tempio di Apollo e con-
sulta la Sibilla nell’antro nel quale essa emette i vaticini. La sacerdotessa, invasata dal dio, gli
predice luttuosi eventi nel Lazio. L'eroe la prega di guidarlo negli Inferi perché possa incon-
trare il padre Anchise. La Sibilla acconsente, ma gli rivela che prima dovrà procurarsi il ramo
“d'ora da offrire in dono a Proserpina e dare sepoltura a un compagno morto durante la sua
assenza dalle navi.
mo d'oro Enea, in compagnia di Acate, torna dai suoi e scopre che il compagno di cui
la profetessa gli ha annunciato la morte è il trombettiere Miseno, fatto precipitare in mare dal
dio marino Tritone che egli aveva osato sfidare in una gara di abilità. | Troiani tra le lacrime si
recano in una selva per procurare la legna per il rogo funebre. Ed ecco che due colombe si po-
sano su un prato e poi si levano in volo. Enea capisce che si tratia di un segnale inviatogli dal-
la madre Venere e le segue. Il volo delle colombe lo guida fino al ramo d'oro: Enea lo coglie e
lo porta alla Sibilla.
Celcbrate le eseguie di Miseno, prende avvio il viaggio nel regno
dei morti, È not compiuto il sacrificio propiziatorio alle divinità infernali, Enea varca con la Si-
billa la soglia dell'Averno. I due attraversano il vestibolo degli Inferi, popolato da mostri e dai
simulacri dei mali e delle malaltie (Libro VI, vv. 264-294).
L'Acheronte: Caronte Giungono poi alla riva di Acheronte, il fiume fangoso che sbarra l’ac-
cesso al mondo dei morti e sulle cui acque appare Caronte, il traghettatore infernale (Libro
VI, vv. 295-336) che ha il compito di trasportare al di là del fiume le anime dei sepolti.
L'incontro con Palinuro Sulla riva del fiume, tra la folla degli insepolti, Enea incontra l'om-
bra di Palinuro. Il nocchiero gli spiega le circostanze della sua morte: dopo che il Sonno lo ave-
va precipitato in mare, era riuscito a raggiungere la riva, ma era stato ucciso dalle popolazioni
rivierasche che ne avevano abbandonato il corpo'sulla spiaggia. Palinuro gli chiede di dargli se-
poltura per consentirgli così di entrare nel regno dei morti.
L'Antinferno: Cerbero Enea e la Sibilla varcano l’Acheronte sulla barca di Caronte, il ruvi-
do nocchiero infernale (Libro VI, vv. 384-416), che viene tacitato dalla esibizione del ramo
d'oro mostratagli dalla profetessa come segno del consenso divino al viaggio dell'eroe. Giun-
gono così nellAntinferno, custodito da un guardiano infernale, Cerbero, iroso mostro dalle tre
teste che impedisce loro il passaggio. La Sibilla lo neutralizza gettandogli nelle fauci una fo-
caccia soporifera e prosegue poi senza problemi insieme con Enea.
| Campi del Pianto Tutt'intorno si odono gemiti e vagiti: sona le ombre dei morti anzitem-
po e di coloro che sono stati condannati ingiustamente: essi si trovano in questa sede che è sta-
ta assegnata loro da Minosse, giudice infernale (Libro VI, vv. 417-449).
L'ombra di Didone Enea scorge le anime delle eroine morte per amore e incontra l'ombra
di Didone, che lo disdegna e si allontana nel silenzio (Libro VI, vv. 450-476). Tra i guerrieri
morti in battaglia Enea riconosce poi Delfobo, figlio di Priamo e terzo marito di Elena, tradito
dalla sposa l’ultima notte di Troia.
Il bivio: Il Tartaro Enea e la Sibilla giungono poi a un bivio: la via di sinistra conduce al Tar-
taro (Libro VI, vv. 548-636), circondato da una triplice cinta di mura e dal Flegetonte, fiume
di fuoco. Nel Tartaro, nel quale è giudice Radamanto, sono puniti gli empi, sorvegliati dalle
Furie e condannati a pene terribili. Enea e la Sibilla si lasciano alle spalle il Tartaro e proseguo-
no verso destra.
La reggi » Il sentiero di destra porta alla città di'Dite (Plutone). Giunto alla reggia, Enca
si purifica con le acque sacre e poi fissa sulla soglia il ramo d'oro, dono per Prosèrpina. L'eroe
prosegue poi con la sacerdotessa per il cammina che conduce ai Campi Elisi.
Nei Campi Elisi Qui Enea osserva ammirato la vita dei beati, che si svolge tra esercizi ginni-
ci, canti, danze e banchetti, vede i suoi progenitori dardanidi, vede Orfeo e Museo; quest'ulti-
mo gli indica dove può trovare il padre Anchise. L'incontro tra i due sfocia in un vano tentati
vo di abbraccio (Libro VI, vv. 637-702). Anchise mostra al figlio le anime destinate a reincar-
narsi nei suoi discendenti, tra i quali spicca la figura di Augusto (Libro VI, vv: 756-807). La ras-
segna dei futuri Romani diventa occasione per la celebrazione della missione di Roma (Libro VI,
uv. 847-853). Accompagnati da Anchise, Enea e la Sibilla varcano poi la porta d'avorio e la-
sciano gli Inferî.
Cuma Enca, riemerso nel mondo dei vivi dopo quasi un giorno di viaggio, tor-
na dai suoi compagni. Con loro salpa da Cuma e giunge a Gaeta.
ei pii veggenti che dissero cose degne di Febo,
e coloro che nobilitarono la vita con la scoperta delle atti,
o s'imposero all’altrui ricordo per i propri meriti;
a tutti corona le tempie una nivea benda.
A loro sparsi intorno così parlò la Sibilla,
a Museo, prima di tutti; infatti la grande turba
lo tiene nel mezzo e lo ammira svettante con le alte spalle:
«Dite, anime felici, c tu, ottimo vate,
» quale regione o luogo ospita Anchise? Per lui
venimmo e attraversammo i grandi fiumi dell’Erebo».
A lei brevemente così rispose l'eroe:
«Nessuno ha stabile sede; dimoriamo nei boschi
ombrosi, abitiamo i giacigli delle rive e i prati freschi
di ruscelli. Ma voi, se desiderate questo di cuore,
superate l’altura; vi porrò su un agevole sentiero».
Disse, e s'incammina avanti, e mostra dall'alto
le pianure splendenti; poi lasciano il crinale della cima.
Il padre Anchise nel cuore d’una verde vallata
680 esaminava considerando con attenzione le anime rinchiuse
e pronte ad uscire alla luce superna, e passava appunto
in rassegna l’intero numero dei suoi, e i diletti nipoti,
ei fati e le fortune degli uomini e i costumi e le imprese.
Egli, quando vide Enea che gli veniva incontro
sul prato, protese commosso entrambe le mani,
e lagrime scorsero dalle palpebre, e la voce eruppe dalle labbra:
«Venisti infine, e la tua pietà, desiderata dal padre,
vinse il duro cammino? Posso, o figlio, guardarti
in volto, e ascoltare la nota voce e risponderti?
Così certamente immaginavo e credevo che sarebbe avvenuto,
contando i giorni, e l'ansia non mi trasse in inganno.
Portato per quali terre ed ampie distese del mare
ti accolgo! travagliato, o figlio, da quali gravi pericoli!
Quanto temetti che ti nuocesse il regno di Libia!»
Ed egli: «La tua mesta immagine, o padre, comparendomi
così di frequente, mi spinse a dirigermi a queste soglie;
le navi sostano nel mare ‘Tirreno. Concedi
di stringerti la destra, concedi, e non sottratti all’abbraccio».
Così discorrendo, rigava il viso di largo pianto.
Tre volte cercò di circondargli il collo con le braccia,
tre volte invano afferrata l’immagine sfuggì dalle mani;
pari ai licvi venti, simile ad alato sogno.
veggenli: vati, nel senso di poeli ispirati.
che... di Febp: che composero versi de-
gni di Apollo («Febo»), dio della poesia e
della divinazione.
#64 0 s'imposero...: sono i benefattori del-
l'umanità,
565 uno nivea benda: una benda bianca,
come solevano portare i sacerdoti, Il parli
colare attribuisce sacralità a questi beati
li rende oggetto di venerazione,
567 Museo: mitico poeta greco discepo-
lo di Orfeo cui si attribuisce l'invenzione
della poesia religiosa.
568 svettanle: Museo emerge quindi tra
le altre anime per imponenza e autorità.
vate: poeta.
Il’Erebo: degli Inferi, il regno dell'o-
Erebo era il dio delle tenebre,
i giacigli delle rive: Ve sponde dei fiu-
mi, sulle quali ci adagiamo.
5 questo: cioè trovare Anchise.
‘altura: è il colle presso cui ci sono le
sorgenti dell'Eridano.
- viporrò... sentiero: vi guiderò su un sen-
tiero tacile da percorrere.
678 Il crinale della cima: il pendìo del colle.
? rinchiuse: raccolte nel fondo della valle.
31 pronte... superna: Virgilio fa riferimen-
Scu
to alla doitrina della metempsicosi, secondo
la quale l'anima è destinata a reincarnarsi
perennemente. Nella valle si trovano le ani
me che dovranno risalire sulla terra («alla lu-
ce superna») e tra queste quelle che si rein-
cameranno nei discendenti di Anchise («i
diletti nipoti»), Vircilio può così celebrare la
gloria dei protagonisti della storia di Roma.
528 il duro cammino?: le difficoltà e le
asprezze del viaggio? Alcuni commentato-
ri intendono il viaggio negli Inferi, altri le
peregrinazioni per mare fino a Cuma.
694 il regno di Libia!: allusione all'amore
per Didone.
Tre volte...:. il molivo del vano abbrac-
cio, presente anche nell’addio a Creusa (Li-
bro II, v. 792), è preso da Omero (incontro
tra Odisseo e ia madre Anticlèa, in Odissea,
Libro XI) e sarà riproposto da Dante nel Can-
to Il del Purgatorio (episodio di Casella).
Enea chiede al padre chi sia la folla di anîme che vede nella valle. Anchise spiega che si tratia delle anime che stanno
per reincamarsi ed enuncia la teoria dell'anima universale e della metempsicosi: un unico Spirito dà vita all'Universo e, combinan-
dosi con la materia, dà origine a tutti gli esseri viventi.
Lo Spirito, però, viene contaminato dalle impurità dei corpo che permangono anche dopo la morte. L'anima nell'Oltretomba deve quin-
di purificarsi nel fuoco, nell'aria o nell'acqua per mille anni, finché ritrova la purezza originaria. Allora è chiamata a bere l'acqua del
Lete che le fa dimenticare il passato che ha giù vissuto; a questo punto è desiderosa di incarnarsi ed è pronta a risalire alla luce.
Ultimata la spiegazione, Anchise conduce Énea e la Sibilla su una collinetta per mostrare loro le anime dei futuri Albani e Romani
Ora volgi qui gli occhi, esamina questa gente
dei tuoi Romani, Qui è Cesare e tutta la progenie
790 di Iulo che verrà sotto l'ampia volta del cielo.
Questo è l’uomo che spesso ti senti promettere,
l'Augusto Cesare, figlio del Divo, che fonderà
di nuovo il secolo d'oro nel Lazio per i campi
regnati un tempo da Satumo; estenderà l'impero
90 Cesare e iuita lu progenie di lulo:
Giulio Cesare c tutta la discendenza di lu
I
Julia).
‘Augusto Cesare... da Saturno: Ce-
sare (Ottaviano) Augusto, figlio del Divu
Cesare (Ottaviano era infatti figlio adottivo
dii Giulio Cesare), che rinnoverà («fonderà di
nuovo») nel Lazio l'età dell‘oro nei territori
sui quali un tempo regnò Saturno. Narra il
mito che Saturno (il Crono dei Greci) s
ciato dal figlio Giove si rifugiò nel Lazio €
qui insegnò alle popolazioni l'agricoltura. Il
regno di Satumo corrisponde all'età della
felicità e della pace («il secolo d'aro»).
«Foggeranno altri con maggiore elesanza spirante bronzo,
credo di certo, e trarranno dal marmo vivi volti,
patrocineranno meglio le cause, e seguiranno con il compasso
1 percorsi del cielo e prediranno il corso degli astri:
tu ricorda, o romano, di dominare le genti;
queste saranno le tue arti, stabilire norme alla pace,
risparmiare i sottomessi e debellare i superbi.»
ll racconto della catabasi di Enea diverge pro-
fandamente dal suo modello omerico, cioè dal-
la discesa agli Inferi di Odisseo narrata nell'XI libro
del poema greco, per alcune ragioni fondamenta-
ti. Innanzitutto, quella di Odisseo non è una cata-
basi nel vero senso della parola, in quanto l'eroe
si ferma sulla soglia dell’Ade e non si avventura
ici mondo sotterranzo, come fa invece Enea sot-
to la scorta autorevole della Sibilla. In secondo
luogo, Odisseo vive questa esperienza tutto da
solo, diversamente dall’eroe romano, che si
avvale della guida preziosa della sacerdotessa, la
quale gli illustra i segreti del mondo degli Inferi
Infine, la catabasi di Enea ha un significato e
uno scopo ben diversi rispetto a quelli dell’av-
ventura di Odisseo.
A differenza di quello omerico, l’Ade virgiliano è
un luogo fortemente strutturato, la cui com-
plessa geografia riflette un'altrertanto complessa
concezione del destino delle anime nell'aldilà, che
non trova riscontro nei testi classici più antichi
dell'Eneide e che, in particolare, è del tutto assen-
te nell’Odissea. In Virgilio, infatti, prevale l'idea
che le anime siano sottoposte a un giudizio
ultraterreno e che, alla condotta degli uomini
durante la vita corrisponda un premio o una puni-
zione nell'oltretomba. La cultura greca arcaica
invece ignorava il concetto della punizione
ultraterrena: chi si era reso responsabile di
misfatti nei confronti delle leggi divine e umane
n vita, la sua punizione, la quale poteva
“abbattersi in qualche caso anche sui suoi discen-
denti. Soltanto intorno al V secolo a. C. si affermò
definitivamente in Grecia il concetto ci un giudizio
dopo la morte, che distingueva i buoni dai malva-
gi e che si affermò sopraltutto grazie alla diffu-
sione dell'orfismo. —
Virgilio ha subìto sicuramente l'influenza dei
testi orfici, nonché quella della filosofia di Pla-
tone, soprattutto per quanto riguarda la dottri-
na della reincarnazione o metempsicosi. Questa
teoria, però, viene atcoita nel poema, solo in
quanto permette all'autore di stabilire un legame
tra la vicenda di Enea e la storia della grande
Roma: la sfilata delle anime in attesa di reincar-
narsi nei grandi personaggi romani del futuro è
concepita infatti per celebrare, attraverso le
imprese dei suoi uomini più illustri, la gloriosa
storia della città. Virgilio attribuisce al viaggio agli
Inferi di Enea una motivazione chiara ed evidente,
che è poi quella espressa da Anchise: egli deve
scendere fra i morti per conoscere tu.to della stir-
«Foggeranno aftri...s: Virgilio in qi
Sti versi, che chiudono la rassegna degli eroi
romani, celebra la missione di Roma nel
mondo. Altri (i Greci) hanno ii primato nel
campo dell'arte, dell'eloquenza e della scien-
24; i Romani invece estenderarino nel mon-
do leleggi e la civiltà giuridica, la capacità
di buon governo e i benefici della pace.
= spirante bronzo: statue di bronzo che
paiono respirare, vivere,
249 patrocineranno... le cause: saranno mi-
gliori oratori.
853 risparmiare... superbi: parcere subiec-
tis el debellare superbos, uno dei versi più
famosi della latinità. | versi 851-853 com-
pendiano l'immagine che Augusto inten-
deva dare della sua opere politica.
pe e della città di cui sarà il fondatore, in modo da
essere sempre più felice di aver finalmente rag-
giunto l'Italia. A differenza di Odisseo, che scende
agli Inferi unicamente per conoscere la sua sorte
personale, Enea affronta questa prova per appren
dere una verità di portata universale, ovvero il futu-
ro della città destinata a dominare il mondo. E tut
îavia è altrettanto evidente che il personaggio di
Enea non fa propria questa motivazione: non una
volta in tutta il VI libro egli ricorda lo scopo dichia-
rato del suo viaggio, © mai manifesta un interesse
per il futuro di Roma. AI contrario quando Anchi-
se gli comunica che, fra le anime in attesa ci rein-
camarsi, vi sono quelle dei loro discendenti, Enea
ignora le sue parole, ma si stupisce che vi siano
anime desicicrose di vivere ancora, una volta libe-
ratesi dall'infelicità dell'esistenza. insomma, inve-
ce di volgere uno sguardo interessato e commos-
so alle ombre dei suoi futuri discendenti, Enea è
colpito dall’insensatezza di quello che gli appa
re un desiderio assurdo.
Potremmo chiederci, a questo punio, perché
Enea scenda agli Inferi, e soprattutto perché Vir-
gilio crei un contrasto così forte fra la motiva-
zione dichiarata del viaggio e il comportamen-
to del suo personaggio. Enea affronta la cataba-
si, come Fracle, Teseo e Odisseo, perché l'itinera-
rio eroico prevede questa tappa, come prevede lc
avventure sul mare pieno di insidie, il rapporto
conflittuale con una denna che cerca di impedire
all'eroe di proseguire il suo cammino, il duello per
la mano di una fanciulla, la conquista di un regno.
Ma Virgilio tuttavia non vede nel suo perso-
naggio un eroe come quelli dei miti antichi,
bensì un uomo mortale (anche se non trascura
mai di ricordarci che è figlio di una dea), e come
uomo Enea vive tutte le tappe dell'itinerario eroi-
co. Questo viaggio nell'oltretomba ha perso del
tutto l'antico significato di lotta con la morte; e
anche l'altro grande motivo della catabasi eroica,
cioè l'acquisizione di conoscenza, viene accolto
dal poeta in modo del tutto nuovo e originale
rispetto ai modelli del’a tradizione mirologico-let-
teraria, in particolare rispetto a Omero. Dal con-
latto con i defunti Enea non apprende, come
invece accade a Odisseo, un messaggio utile e
positivo; negli Inferi egli non trova rassicuranti
conferme del suo destino, ma approfondisce
semmai la sua già malinconica concezione del-
l’esistenza.