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Vita dell'arcitruffatrice e vagabonda Courage., Appunti di Letteratura Tedesca

Appunti inerenti il testo "Vita dell'arcitruffatrice e vagabonda Courage". Esame sostenuto con la Prof.ssa Paola Gheri presso l'Università degli Studi di Salerno.

Tipologia: Appunti

2016/2017
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Caricato il 13/11/2017

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Anteprima parziale del testo

Scarica Vita dell'arcitruffatrice e vagabonda Courage. e più Appunti in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! Vita dell’Arcitruffatrice e Vagabonda Coraggio. Courage è la protagonista di uno dei romanzi appartenenti al cosiddetto ciclo simpliciano. G. travolto dal successo che riscosse il Simplicius Simplicissimus durante la sua vita, decide di scrivere una nuova continuazione che egli chiama in un 1° momento, il 7° libro del simplicissimus, anche se in realtà leggendo il romanzo ci si rende conto di come in realtà esso possa vivere di vita propria in quanto, tralasciando che esso è destinato a S., narra la storia di una donna che cerca di sopravvivere nella Germania del tempo, attraversata dalla Guerra dei 30 Anni. Nonostante esca nel 1670, ovvero in seguito alla fine della Guerra dei 30 Anni (1648), quest’ultima fa ancora una volta da sfondo al romanzo e quindi alla vita della protagonista. C. come S. racconta la storia della propria vita come se fosse un “flash-back”, ovvero all’indietro, quando è ormai vecchia. Titolo. Vita dell’Arcitruffatrice e Vagabonda Coraggio. Il titolo originale in tedesco (TRUTZ-SIMPLEX: ODER AUDFURLICHE UND WUNDERSELTZAME LEBENSBESCHREIBUNG DER ERTZBETRUGERIN UND LANDSTORTZERIN COURASCHE = A SCORNO DI SIMPLICIO: O DETTAGLIATA E STRAVAGANTE DESCRIZIONE DELLA VITA DELL’ARCITRUFFATRICE E VAGABONDA CORAGGIO) era in realtà molto più lungo e soprattutto portava al suo interno un’indicazione di lettura molto chiara rispetto a quella che ci viene fornita dalla traduzione italiana. In particolare esso comprendeva un’aggiunta che si traduce in italiano con: “A scorno di Simplicio” (Trutz-Simplex); questo è un chiaro riferimento al romanzo madre, il Simplicissimus. Il messaggio che la protagonista, C., raccontando la propria vita in 1° persona (Ich Erzahlerin) vuole trasmettere ha un chiaro e noto destinatario ovvero Simplicio. Il titolo di questo romanzo è molto più barocco rispetto a quello del Simplicissimus; esso è, infatti, estremamente lungo, pomposo, altisonante, descrittivo del testo che introduce e presenta. Esso ha già in se una strategia editoriale in quanto al suo interno è possibile rilevare un chiaro riferimento al Simplicissimus. Citando Simplicio, il libro non solo si faceva pubblicità ma segnalava sin da subito il suo legame con il Simplicissimus. Quando un testo letterario si riferisce a un altro testo letterario, si crea un “rapporto intertestuale” poiché i testi entrano in dialogo tra loro. Il rapporto intertestuale che s’instaura tra i due romanzi potremmo definirlo “battagliero” in quando è portatore di una dichiarazione d’intenti negativa nei confronti di Simplicio. “Trotz” infatti, significa “nonostante”, “a scorno”, “contro” Simplicio. C. sin da subito ci fa capire quale sia la direzione del suo messaggio che appunto si riferisce al romanzo precedentemente pubblicato da G. e che è un messaggio negativo. Un altro elemento che cattura l’attenzione del lettore del 600 è: Lebensbeschreibung. Questo titolo veniva comunemente dato alle biografie di figure religiose quali santi, martiri etc. un genere questo molto diffuso e amato nel 600. Nell’ottica del rovesciamento del mondo e delle prospettive, G. descrive quindi in questo libro, la vita di una prostituta e ancora una volta non smentisce se stesso. Nella 1° prefazione in particolare, egli promette ai suoi lettori di descrivere la vita dell’arcitruffatrice e vagabonda Coraggio, ovvero di una donna picara e priva di una morale consolidata che possa orientare le sue azioni nel mondo della Guerra dei 30 Anni. Ancora una volta La Guerra dei 30 Anni fa da sfondo ad un romanzo di G., ma questa volta essa abbraccia in qualche modo un’altra guerra, piu’ antica e inestirpabile, che e’ invece la guerra tra i sessi (Donna VS. Uomo). Temi: Guerra tra i Sessi e Guerra dei 30 Anni. La guerra tra i sessi e’ ancora oggi un tema di estrema attualita’. In particolare la donna del 600 non godeva di alcuno diritto, tantomeno quello all’istruzione o alla proprieta’ dei beni e cio’ significava che nel momento in cui si sposava tutti i suoi beni passavano al marito (dote). E’ proprio su queste convenzioni sociali che gioca la feroce critica di G. alias C., in quanto donna e picara. Ricordiamo che il racconto e’ narrato in 1° persona e il narratore e’ uno solo, C. Termine Courage. Anche in C. cosi’ come avviene nel S., gli elementi paratestuali creano un gioco di specchi tra le voci narranti, gioco che pero’ qui e’ molto piu’ semplice rispetto al S. Abbiamo gia’ visto nel S. che G. ama i nomi parlanti ovvero quei nomi che sono portatori di una profonda valenza semantica: Courage infatti, non e’ il vero nome della protagonista ma e’ un nomignolo, un nome che lei stessa si da in seguito ad un avvenimento che la vede in difficoltà e nel quale dimostrera’ di avere “courage” ovvero “coraggio” dote questa prettamente maschile. Il coraggio, infatti, fa parte dell’universo e delle virtu’ maschili, ma la protagonista se ne appropria per difendersi dalle “avances” eccessive di un signore dimostrando a lui e ai presenti, un coraggio che l’accompagnera’ da quel momento per il resto della vita. Il termine C., nella lingua popolare del 600 era inoltre il modo in cui il popolo chiamava l’organo sessuale femminile. Su questo termine quindi convergono 2 universi: quello Maschile e quello Femminile che rappresentano i 2 poli opposti attorno ai quali ruota appunto il mondo di C. Novita’ del Romanzo. La novita’ del romanzo sta proprio nel fatto che la protagonista sia una donna. Secondo la tradizione di questo genere letterario infatti, il picaro e’ sempre stato un uomo. Esisteva pero’ un precedente, che evidentemente G. aveva letto e che deriva anch’esso dalla Spagna. Si tratta del romanzo “La Storia Della Picara Justina Dietzin” di Andrea Perez che puo’ essere considerato un antenato della Courage, anche se lo e’ solo in quanto al modello letterario che fornisce ovvero quello della picara donna. Questo romanzo arriva tradotto in Germania agli inizi del 600 (1620) ad opera di Albertinus che aggiunse al titolo “Picara Gennant” (“Detta Picara”). In realta’ esiste anche un altro precedente spagnolo che pero’ non fa parte della letteratura del 600 ovvero “La Celestina” di Fernando De Rojas (1499). Per quanto non lo si possa assolutamente considerare un romanzo picaresco, esso e’ un testo che mette in scena una parodia del romanzo cortese che non puo’ non essere stato noto a G. in quanto nella C. esistono moltissimi momenti in cui si fa parodia del romanzo cortese. Con questo romanzo G. fa un salto in avanti rispetto al S. in quanto rispetto al romanzo “madre” questo, pur conservando quello che e’ l’impianto tipico del romanzo picaresco ovvero quello di un protagonista che non migliora se stesso ma finisce la sua vita piu’ o meno come l’ha iniziata, non si dilunga sulle tirate moraleggianti e pedagogiche che invece caratterizzano il S. C. puo’ essere definita come una peccatrice impenitente in quanto nel corso del romanzo ha diversi momenti di cedimento che si rivelano pero’ tutti insinceri. C. viene in un certo senso catapultata nella Guerra dei 30 Anni e pertanto deve difendere se stessa non solo come persona ma anche come donna ovvero come sesso debole. Per farlo, inizia una vita nell’illegalita’ che la porta ad attraversare diversi mondi/universi sociali sia a livello culturale che di potere. C. racconta la sua storia e non e’ pentita delle sue scelte, non si e’ migliorata come persona e non ha modificato il suo credo. La racconta in particolare ad una persona S. che ricordiamo che nel romanzo “madre” l’aveva trattata male definendola piu’ “mobilis (incostante) che nobilis” e lo fa affinche’ egli capisca chi e’ lei realmente , affinche’ egli possa rispecchiarsi nella di lei negativita’ e trovarvi la propria: chi va con una prostituta non puo’ essere considerato ne’ un suo pari ne’ tantomeno un suo superiore. (Attualita’ del romanzo) Incisione. G. prepone l’incisione al suo testo ed essa fa quindi parte dell’apparato paratestuale di tipo iconografico. L’incisione vede C. in sella ad un cavallo con una figura maschile che, secondo l’abbigliamento dell’epoca, sembrerebbe essere un segretario ovvero uno scrivano. Poi c’e’ un emblema ovvero la parte che spiega in maniera didascalica (Subscriptio) la figura. Questa rappresentazione ci da’ un’informazione importantissima e cioe’ che Courage non sa scrivere, se lo sapesse fare non avrebbe infatti bisogno di una figura che la aiuti a scrivere le sue memorie. Chi ci dice che lo scrivano non alteri il messaggio di C.? Anche in questo testo G. intenzionalmente, impedisce al lettore di credere totalmente al personaggio. C. non e’ credibile per 2 motivi: 1. Motivo Tematico: Etico. Courage e’ una prostituta, una vagabonda, una zingara… Chi crederebbe alle parole di una donna del genere? 2. Artificio Testuale che rende le parole di C. indirette in quanto c’e’ una persona che le trascrive. C., come del resto tutti i personaggi di G. non e’ attendibile. Questo artificio e’ necessario a G. in quanto altera un principio canonico del romanzo picaresco ovvero la Pretesa di Verita’ e enuncia una percezione/visione del mondo assolutamente negativa. L’uomo non puo’ essere portatore o produttore di verita’ perche’ la condizione umana e’ talmente negativa e l’uomo e’ talmente malvagio, cattivo, corrotto che la verita’ non puo’ essere che un lusso che non puo’ permettersi. Questo e’ uno dei messaggi piu’ alti del testo. Nonostante non sappia scrivere, C. ha comunque ricevuto un’educazione in quanto proveniente da una buona famiglia e ha infatti imparato mansioni come il cucito, il ricamo e il disegno. Durante la Guerra dei 30 Anni le truppe imperiali giungono nel paesino in cui vive C., nella parte orientale (est) dell’impero vicino Praga, pertanto la sua nutrice preoccupata dell’incolumita’ della ragazzina, in quanto lo stupro era (ed e’) una prassi consolidata durante le guerre, per proteggerla e per proteggerne la verginita’ la traveste da uomo. C. si trovera’ quindi a vivere la sua vita prima da uomo e poi da donna in quanto costretta a svelare la sua vera identita’. Vive da picara per le strade, nel mezzo della guerra e sfrutta il sesso forte, l’uomo riuscendo a sposarsi ben 7 volte. Si sposa con soldati di vario genere e grado che durante la guerra perdono la vita e che quindi C. deve seppellire e riesce anche a sposarsi con un nobile che pero’ l’abbandona. Schema del Romanzo: Prefazioni e Postazioni. La storia cosi’ com’ e’ scritta e’ detta Discorso: la narrazione del personaggio si trova racchiusa tra 2 cornici, cioe’ tra 2 prefazioni e 2 postfazioni. Nella 1° Prefazione si ha un elenco dei mariti che ha avuto Courage e assistiamo ad una presentazione del testo stesso. Non si sa chi parla ma e’ certo che non si tratta di G. Il messaggio della prefazione e’ destinato ad un lettore esplicito ovvero S. e l’autore, per questa volta, e’ Philarchus Grossus von Trommenheim sul Griffsberg ecc. e’ chiaro qui che l’autore ci sta prendendo in giro e che il nome e’ in realta’ un nome fittizio nonche’ anagramma di G. Il testo, Inconsapevolezza dell’identita’ dei propri genitori (Tratto tipico del Romanzo Picaresco): L. (C.) non conosce i propri genitori. In particolare il padre le manda denaro per il proprio sostentamento ma non sa da dove mentre la madre non l’ha mai conosciuta. L. vive quindi con la nutrice che si occupa di lei e l’aiuta a salvarsi, tagliandole i capelli e vestendola da uomo, quando arrivano le truppe imperiali (cattoliche) a Bragoditz. Strategia Mimetica: La nutrice di L. pensa bene di rendere la ragazzina simile ai nemici, tagliandole i capelli e vestendola da uomo, in modo tale che questi non possano riconoscerla non solo come antagonista ma anche e soprattutto come donna e abusare quindi di lei. L. si lascia travestire da uomo ma in realta’ almeno in un primo momento non ne capisce il reale motivo. Paradossi: La cultura della protagonista emerge in maniera eclatante e platealmente contraddittoria con l’informazione che ci viene data all’inizio del romanzo, cioe’ che C. nonostante faccia uso di latinismi, citi luoghi mitologici e conosca la Bibbia, e’ in realta’ un’analfabeta . Questo e’ un “regalo” che il narratore fa alla protagonista del romanzo: le regala una cultura, che ella non potrebbe realisticamente possedere. In seguito al travestimento L. prende il nome di Janco e J. era discretamente bravo con il tedesco in quanto i locali parlavano la lingua slava ovvero il ceco. Il capitano delle truppe che avevano attaccato Bragoditz, convinto che L. fosse un ragazzo, la prende con se e le fa svolgere le tipiche mansioni di un uomo. Qui notiamo che l’atteggiamento mimetico/imitativo della protagonista, non riguarda solo un costume esteriore ma anche e soprattutto l’essere. Come ci riesce? Imparando a bestemmiare, ad ubriacarsi e A fare tutto cio’ che normalmente riguarda la sfera maschile. Qui abbiamo, inoltre, un’immagine estremamente negativa del mondo maschile al quale il personaggio e’ costretta ad adattarsi. La metamorfosi del personaggio e’ necessaria a causa delle circostanze, ovvero la sua identita’ femminile. III Capitolo. Nel 3° capitolo J. si ritrova come attendente di un capitano delle truppe boeme; ora quindi e’ passato dalla parte dei protestanti e proprio come accade a S. e allo stesso G. la sua posizione oscilla a seconda della situazione. A nessuno e’ dato sapere, semmai avesse un valore, quale fosse la religione di C. perche’ fondamentalmente possiamo dire che non ne ha una. Anche se quando si tratta di dare a se stessa un ideale positivo, di morale, di bonta’ fa ricorso ad un linguaggio religioso non possiamo dire che C. sia una donna credente in quanto la storia non le consente di fare una scelta confessionale. Ad un certo punto del 3° capitolo J. ha un diverbio con dei soldati da cui ne nasce uno scontro fisico che la portera’ a rivelare la propria sessualita’ e dal quale ella stessa si battezzera’ col nome Coraggio. Il coraggio, nel 600, non era solo una virtu’ positiva, attribuita prettamente al mondo maschile, ma era anche uno dei modi per indicare l’organo sessuale femminile ed e’ proprio su questo nome che gioca la doppia identita’ di C. che e’ donna ma si comporta da uomo. C. in realta’ e’ spinta a rivelare la propria sessualità, anche dal fatto che ella desidera fisicamente/sessualmente il capitano. La polisemia del nome quindi, e’ un identificativo molto potente dell’ambivalenza del personaggio che e’ ora uomo ora donna a seconda delle circostanze e della convenienza. Attenzione: Nel mondo di C. non esiste l’amore, ma tutto e’ rimandato al sesso nel senso piu’ brutale del termine: fame, appetito sessuale, soddisfazione e anche in questo si coglie un tratto tipicamente maschile. In realta’ C. parlera’ molto spesso dell’amore ma cio’ non significa che ella provi amore o che questa sia una realta’ emotiva a lei nota. Il romanzo quindi ci pone continuamente di fronte al dubbio, noi lettori siamo sempre spinti a dubitare delle parole di C. che professa l’amore ma che in realta’ morto un marito si pone subito alla ricerca di un altro. L’amore per C. ha la stessa connotazione/valenza delle lacrime che molto spesso nel romanzo sono uno strumento per ottenere qualcosa. Anche C. come S. affronta dei momenti in cui vorrebbe una vita piu’ tranquilla, serena in cui ha parole di disprezzo per il mestiere che fa, ma al di la’ di queste brevi parentesi che esprimono un desiderio, forse anche sincero del personaggio, ella non ha un dissidio interiore perche’ la scelta che fa, la fa comunque nel pieno delle proprie facolta’ mentali e della propria convinzione. Tant’e’ vero che sin dal principio del romanzo C. afferma di aver scelto di fare la prostituta e di non pentirsene. I 7 mariti di C. scandiscono i momenti della sua vita. Seguire il filo dei matrimoni, infatti, ci consente di seguire anche altri aspetti della sua vita come ad esempio gli spostamenti attraverso gran parte di una Germania devastata dalla Guerra dei 30 Anni e non solo. A differenza del S., qui non ci sono viaggi fantastici e anche per questo motivo il romanzo e’ piu’ vicino all’impianto tradizionale del Romanzo Picaresco ovvero al Romanzo Realistico di avventure che ha tra le sue principali caratteristiche proprio l’assenza di elementi fantastici. Uno dei Leitmotiv ovvero dei motivi principali del romanzo e’ il denaro. Come tutti i picari e forse C. in maniera ancora piu’ accentuata, e’ sempre alla ricerca di denaro che verosimilmente si unisce al sesso formando un binomio vitale per la protagonista. Cio’ lo notiamo in particolar modo dal fatto che C. si fa unire in matrimonio quasi sempre quando il “suo” uomo e’ in punto di morte e cio’ le consente in seguito alla morte del marito di accedere all’eredita’ lasciata da quest’ultimo. In particolare con il 1° marito C., per convincerlo ad unirsi in matrimonio con lei, gli rivela di essere incinta e questa e’ una grande menzogna nonche’ il 1° momento in cui C. assume un atteggiamento eretico verso uno degli aspetti piu’ positivi dell’essere donna, ovvero l’essere madre. La maternita’ gia all’epoca, era una virtu’ che accompagnava la donna di cui C. si serve senza scrupoli per accaparrarsi i beni del marito, quindi gioca su questo valore che nella cultura del tempo trovava consenso sia nel mondo laico che in quello cattolico. Con i beni ereditati dal primo marito, C. finalmente benestante, se ne va alla volta di Vienna (territorio asburgico nonche’ capitale del Sacro Romano Impero) con l’intento di scoprire chi siano i propri genitori. Anche questo e’ un tipico Leitmotiv del romanzo picaresco (Ricerca delle Origini). Capitolo V. Nel V capitolo C. rimasta vedova del primo marito vende alcuni dei suoi possedimenti e decide di affittare con alcune serve una stanza presso una vedova. Quest’ultima ha delle figlie e a differenza di cio’ che potrebbe pensare il lettore e di cio’ che pensa C. non e’ una donna dai buoni costumi. Insieme mettono su/creano una sorta di micro bordello nonostante C. abbia, almeno inizialmente, dei buoni propositi. A Vienna C. va a scuola di buone maniere e nel contempo sfrutta la propria bellezza, gioventu’ e corpo per fare soldi. Con questo episodio si divarica il tema dell’apparire da quello dell’essere. In questo capitolo assistiamo inoltre ad un altro “gioco” o forse sarebbe meglio definirlo paradosso di G., infatti colei che affitta la camera a C. le presta, ad un certo punto, un libro ovvero l’Amadigi di Gaula (il romanzo galante e cavalleresco piu’ popolare di tutto il 600). Da questo episodio ne deriva una contraddizione in quanto noi sappiamo che C. non sa ne leggere ne scrivere. Come fa quindi a leggere questo libro? Il narratore attribuisce liberta’/licenza poetica alla protagonista perche’ in questo momento ha bisogno di comprendere tale libro. Decide poi pero’ di ritornare sui propri passi, in quanto ancora convinta di voler trovare i suoi veri genitori e pertanto si orienta nuovamente verso i territori orientali dell’Impero come Praga e Bragoditz. Capitolo VI. Sulla strada per Bragoditz, C. viene aggredita da un convoglio che crede fossero imperiali ma in realta’ erano dei protestanti. Durante l’aggressione C. subisce uno stupro ma, senza troppe devastazione, cerca di volgere la situazione a suo favore. Nel frattempo un convoglio di dragoni (Imperiali) che si trovava a passare di li’ “salva” C. che riesce ad entrare nelle grazie del capitano recitando la parte della donna fragile non perche’ le appartenga questo modo di essere ma soltanto perche’ in quel momento ha bisogno di tale strumento per salvarsi. A questo punto C. e’ posta dal capitano della compagnia di fronte ad una scelta: se essere proprieta’ di molti o di uno solo riuscendo in questo modo a custodire il proprio bottino. C. sceglie ovviamente la seconda opzione. Qui i termini “Innamorarsi” e “Amore” sono usati ovviamente in maniera ironica in quanto nessuno, nel mondo di C. ovvero un mondo cinico, brutale, cattivo, bramoso, si innamora realmente. Non c’e’ spazio per i sentimenti. Quello del capitano non e’ amore ma soltanto desiderio e in quanto capitano, ovvero il piu’ forte della compagnia, puo’ permettersi di porre C. di fronte ad una scelta e C. dal suo canto e’ costretta ancora una volta a prendere una decisione obbligata al fine di salvarsi. E’ cosi’ che C. si sposa per la 2° volta anche se, fosse dipeso da lei, cio’ non sarebbe successo. Assistiamo qui al 1° pianto di C. che cosi’ facendo crede di poter riuscire ad ottenere i favori del suo sposo e in effetti ci riesce. In questo momento i valori cristiani quali il matrimonio, che per i cattolici e’ un sacramento, diventano degli strumenti di sopravvivenza. C. si sposa per sopravvivere, per proteggere la propria liberta’ di scelta e i propri beni e spera che suo marito muoia al piu’ presto. In guerra C. si comporta piu’ da uomo che da donna e cio’ si evidenzia anche dal modo in cui si veste (come un’amazzone). Parallelamente a questa vita maschile, C. pero’, non smette di prendersi cura del suo lato femminile e impara quindi ad essere spigliata, a conversare ma ad essere anche eroica col nemico come ogni uomo. Nell’accampamento e’ domestica e risparmiatrice come ogni donna, nell’attendere ai cavalli migliore di un mastro stalliere. Qui si evidenzia ancora una volta la doppia natura di C. che da un lato e’ uomo e quindi coraggiosa dall’altro e’ donna e quindi prostituta. Nonostante la doppia natura di C. non esiste pero’ nel personaggio alcun tipo di conflitto interiore. Capitolo VII. Nel 8° capitolo C. diventata ancora una volta vedova, riesce a conquistare il cuore di un tenente italiano con cui si sposera’. Qui assistiamo ad uno degli episodi piu’ divertenti del romanzo in quanto il tenente pretende di sottomettere C. e per farlo la invita a battersi con lei. C. non solo riesce ad avere la meglio sul suo sposo ma gli da anche una lezione di catechesi non perche’ C. sia religiosa ma perche’ lei sa dagli insegnamenti che ha ricevuto che nella Bibbia si racconta che la donna sia nata dalla costola dell’uomo per cui e’ Dio stesso a porre la donna in una posizione uguale all’uomo. A questo punto il marito di C. non potendo piu’ sopportare di essere sottomesso alla donna e non potendo piu’ sopportare di essere preso in giro dal resto della compagnia ma anche per vendicarsi di C. decide di scappare via portando con se tutti i suoi averi. Capitolo VIII. Nonostante abbia perso il suo bel tenente, il capitano consente a C. di trattenersi presso la compagnia col patto pero’ di comportarsi come una donna. C. accetta questo patto soltanto a parole in quanto nella realta’ continua a comportarsi come ha sempre fatto e quindi a buttarsi nella mischia e a rubare quando necessario. E’ proprio in una di queste mischie che C. decapita un uomo e anche se viene lodata da tutti in realta’ viene additata come una strega. Qui e’ possibile evidenziare un altro LEITMOTIV del romanzo, ovvero l’essere Diavolo di C. C. viene piu’ volte chiamata strega o figlia del demonio o demonio e questo suo essere demoniaca che l’accompagna in tutta la sua “carriera”, gettando ovviamente una luce anti-cristiana su di lei, e’ tutto cio’ che una persona e una donna in particolare non dovrebbe essere al fine di essere invece una buona cristiana. Perche’ un uomo che combatte valorosamente in battaglia e’ un eroe e invece una donna che combatte allo stesso modo e’ considerata invece un demonio o una strega? Perche’ i valori rispondono a delle codificazioni che la societa’ stessa stabilisce. E’ la societa’ a decidere cosa e’ giusto e cosa e’ sbagliato anche se cio’ va contro l’evidenza dei fatti. C. si comporta valorosamente decapitando il nemico ma viene additata come una strega/un demonio e cio’ le fa desiderare di non essere donna. Questo suo desiderio di rinnegare il proprio sesso e’ il risultato del fatto che i valori sociali del tempo prediligevano l’universo maschile. C. addirittura pensa di farsi passare per Ermafrodito e questo suo pensiero ci pone ancora una volta di fronte a quella cultura che l’autore le attribuisce in quanto difficilmente un’analfabeta poteva conoscere una figura mitologica proveniente dal mondo classico come quella da lei cita. Lo stesso discorso lo si puo’ fare quando cita le Amazzoni. Per una serie di circostanze a C. fortunate il marito fuggiasco viene appeso al cappio e cosi’ ancora una volta si ritrova vedova. Capitolo IX. C. si allontana temporaneamente dagli eventi bellici. La sua buona stella ora non brilla piu’ e se da un lato continua ad essere amata e ben voluta da tutti gli eserciti, dall’altro la sua stima sociale ne risente fortemente in quanto tutti ormai conoscono la sua professione. Proprio per questo motivo non riesce a trovare interessante una nuova sistemazione ovvero un 4° marito. Quando parliamo della vita di C. possiamo dire che la sua e’ una caccia al marito; avere un marito per lei significa trovare un protettore, una situazione stabile, un benestare economico e quindi materiale che in un modo o nell’altro riesce sempre ad ottenere. In questo capitolo si evidenzia la volonta’ della protagonista di voler perdere il proprio nomignolo (Courage) che l’accompagnera’ invece fino alla fine delle sue avventure. C. avverte una certa discrepanza in merito alla sua vera identita’, che non e’ ancora completamente governata da se stessa in quanto ancora non conosce le sue vere origini pur sapendo di chiamarsi Lebuscka e diventa quindi Coraggio perche’ e’ il nome che meglio identifica il suo comportamento sia da donna che da uomo. C. viene quindi inchiodata a questa doppia identita’ che ella stessa decide di darsi per libera scelta ma che al contempo le viene imposta dagli eventi. Capitolo X. C. cosi’ come anche S., scopre durante le sue avventure la propria origine. Solitamente, nel romanzo picaresco standard (spagnolo), ovvero quello che ha fondato il canone generale del romanzo picaresco, il personaggio pero’ riscopre le proprie origini alla fine del romanzo. Noi sappiamo che i capitoli di questo libro sono 28 e che C. viene a conoscenza delle proprie origini molto presto. C’e’ pertanto un’asimmetria di questo topos (ritrovamento dei propri genitori), rispetto al romanzo picaresco standard in quanto C. scopre precocemente chi siano i suoi veri genitori. In realta’ c’e’ anche un’altra fortissima deviazione rispetto al canone del romanzo picaresco ovvero che soltanto 1 dei 2 genitori e’ un nobile, ovvero il padre. C. raggiunge la sua cittadina natale, Bragoditz, e cerca rifugio presso la sua nutrice caduta in miseria alla quale chiede informazioni circa i suoi veri genitori. C. scopre che il padre e’ un conte mentre la madre e’ una dama di compagnia della consorte (della moglie). C. e’ quindi figlia illegittima e con questa scoperta si rompe il topos del romanzo picaresco standard, secondo cui l’origine del protagonista e’ interamente nobile. Il fatto poi che la madre di C. sia una dama di compagnia e che C. sia una prostituta, puo’ essere visto come una sorta di trasmissione di mestiere; quindi gia’ nelle origini di C. si evidenzia non solo l’ambiguita’ ma anche e soprattutto il possibile destino a cui andra’ incontro il personaggio. Molto interessante in questo passo e’ la contraddizione stilistica che si evince dall’uso voluto di quello che sembrerebbe essere un lessico tipico dell’Amor Cortese. Quest’ultimo e’ contraddittorio in quanto non lo si usa per raccontare le avventure di un vero cavaliere, di un nobile che ama appunto una nobile dama, ma lo si usa per raccontare un rapporto illegittimo. Si ha quindi un uso straniante del codice cortese che viene riferito ad una situazione che in realta’ di cortese non ha proprio nulla, e da invece i natali ad una figlia illegittima. G. fa quindi una parodia del romanzo cortese che trova nel XIII capitolo una sua focalizzazione in cui si mette alla berlina il luogo comune del romanzo cortese in cui il cavaliere si dice schiavo della donna. Parentesi Storica. [Chi e’ il padre di Courage? Il Conte Thurn. La Guerra dei 30 Anni nasce e si sviluppa come guerra di religione, anche se in realta’ nessuna guerra e’ stata mai condotta per degli ideali cosi’ alti in quanto con questa ideologia si vuole solo cercare un pretesto per innescare una G. con l’apporto di Sal. al romanzo continua a muoversi all’interno della finzione dei suoi romanzi miscelando storia e finzione a suo piacere. Durante il 15° capitolo C. si ritrova anche a “visitare” l’Italia in quanto parte della Guerra dei 30 Anni coinvolse il Ducato di Mantova dove scoppio’ una guerra di successione tra cattolici e protestanti in quanto l’allora duca di Gonzaga di Mantova non avendo avuto eredi non pote’ garantire un successore diretto. Per questo motivo sia il partito protestante che quello cattolico/imperiale “sponsorizzano” un proprio erede e cio’ fece dell’Italia del Nord almeno per un periodo il teatro della guerra. Teoria del Romanzo (György Lukács). Lukács fu uno studioso di letteratura tedesca di origine ungherese, che si trasferi’ e fu attivo a Berlino negli anni della fondazione della DDR (Germania Comunista). In questo trattato, “Teoria del Romanzo”, egli afferma che il romanzo come genere moderno nasce contestualmente all’individualita’, cioe’ nel momento in cui il soggetto e la sua storia acquisiscono importanza come tali. Non importa infatti di cosa si parli, e’ l’individuo come tale ad avere importanza. Il romanzo picaresco e’ infatti un romanzo di passaggio, che non e’ piu’ quello cavalleresco, in quanto non rappresenta piu’ la societa’ aristocratica, ma non e’ nemmeno il romanzo che da importanza all’individuo come soggetto. L’unica cosa che ha importanza e’ quindi il messaggio di cui il personaggio si fa portatore e nel caso del nostro romanzo, C. che e’ un anti-eroe in quanto sconfessa tutti i luoghi comuni e i valori importanti della civilta’ del suo tempo e che per questo motivo non e’ un eroe borghese, in quanto il picaro per definizione non e’ borghese. Anche Robinson Crusoe che non e’ un picaro ma e’ invece Homo Faber, e’ un antesignano della borghesia, perche’ sfrutta la propria liberta’ per costruirsi un’esistenza. Sia il picaro che l’Homo Faber non costruiscono nulla, vagano sfruttando le occasioni che di volta in volta il mondo offre loro, ma non costruiscono ne la propria persona, ne la propria personalita’, ne la propria vita. L’eroe picaresco non e’ ne produttore ne portatore di progresso, ed e’ qui che si differenzia fondamentalmente dall’eroe del romanzo borghese, di cui il Bildungsroman puo’ essere considerato una delle migliori espressioni. Robinson Crusoe, che non e’ un Bildungsroman ma e’ un romanzo di avventura ed e’ quindi molto vicino al romanzo picaresco (a sua volta di avventura) si differenzia da quest’ultimo in quanto Robinson lavora e da valore al lavoro (Il lavoro e’ il valore piu’ alto che la borghesia abbia mai prodotto). Capitolo XVI. C. racconta della convivenza con Sal., ovvero del modo in cui quest’ultima porta i pantaloni e lo rende suo servitore. In questo capitolo assistiamo ancora una volta ad un’apostrofe della protagonista nei confronti di S. che si vanta dell’educazione negativa che ha impartito a Sal., in questo modo diventa sua “madre adottiva” e come tale racconta ad S. la storia che precede quella che noi gia’ conosciamo, ovvero l’antefatto della vita di Sal. che giustifica il suo nome e il suo carattere nel Simplicissimus. Capitolo XVII. In questo capitolo si fa un chiaro riferimento all’inizio del Simplicissimus con il termine “Knan” che e’ la forma dialettale per dire papa’. C. si rivolge ancora una volta in maniera diretta a S. e gli dice che quando era ancora molto piccolo e non capiva ancora nulla, lei gia’ educava Sal. al male (Nota: Tra C. e S. c’e’ differenza di eta’, il che significa non solo che S. e’ andato con una prostituta ma che e’ andato con una donna molto piu’ grande di lui). Capitolo XVIII. C. compra a basso costo da un venditore ambulante un barattolo di vetro nel quale si dice dimori uno “Spirito Familiaris”. Questo spirito fa parte di un credo delle mitologie settentrionali e si presenta come un animaletto fantastico a meta’ tra un ragno e uno scorpione che, si ritiene, da un lato protegga ma nel contempo ne condanni l’anima di chi lo possiede. C. compra questo oggetto dal venditore ambulante e in seguito lo rifila a Sal. Questo episodio non va interpretato come un episodio fantastico, ma piuttosto come un episodio in cui C. sfrutta e finge di credere a un credo popolare che aumenta la sua connotazione demoniaca. Capitolo XXII. C. non avendo piu’ bisogno di Sal. se ne separa. Capitolo XXIII. C. si sposa per la 6° volta, questa volta con un capitano dell’esercito imperiale. Noi sappiamo che i mariti di C. sono 7 e proprio su questo numero sono stati fatti alcuni studi molto interessanti. Il 7 sia nell’universo pagano che in quello cristiano e’ considerato un numero magico: i 7 cavaliere dell’apocalisse, i 7 peccati capitali, i 7 giorni della settimana. Il 7 e’ quindi il numero magico per eccellenza, sia in senso positivo sia in senso negativo (stregoneria, cabala ebraica). Tutto cio’ non fa altro che continuare a connotare C. come un personaggio legato alle forze infere, se fosse infatti legata alle forze cristiane il romanzo passerebbe un messaggio completamente diverso da quello che in realta’ intende passare. In questo capitolo sembra che C. sostituisca il suo narratario (S.) con il lettore che funge in questo modo anche da testimone e che viene lessicalizzato ovvero viene verbalizzato nel testo e quindi chiamato in causa in maniera diretta e esplicita. Questo lettore non va pero’ confuso con il lettore implicito ovvero con il pubblico ideale al quale si rivolge il testo. Il lettore implicito di un romanzo come la Courage non puo’ essere l’aristocrazia in quanto quest’ultima un romanzo del genere non lo leggeva e nemmeno il popolo in quanto ignorante, bensi’ la bassa aristocrazia ovvero quell’aristocrazia terriera che acquistera’ maggiore importanza nel corso del 700 quando invece la corte entrera’ in crisi con l’avanzare della borghesia che non era ne ricca ne povera e analfabeta oppure la borghesia mercantile (concentrata nelle citta’ portuali del nord della Germania come Amburgo, Brema e Lubecca). Capitolo XXIV. Questo capitolo puo’ essere considerato il capitolo chiave del romanzo in quanto rivela la truffa che C. ha rivolto a S., cioe’ ci rivela la verita’ circa la famosa storia del figlio che mette dinanzi alla porta di S. C. fece credere a S. che il bambino che lascio’ davanti alla sua porta fosse figlio suo, ma in realta’ la vera madre di quel bambino e’ una delle serve di C. che non potendolo allevare lo da alla propria padrone che a sua volta lo “scarica” a S. Questo bambino non potrebbe mai essere stato il frutto del rapporto sessuale tra C. e S. perche’ C. e’ sterile. Questo aspetto tematico da, al personaggio e alla lettura del romanzo, dei vantaggi enormi in primo luogo perche’ C. puo’ sottoporre ai vari mariti contratti matrimoniali a lei favorevoli nascondendo la propria sterilita’ e in secondo luogo perche’ questa sua condizione fa si che in questo romanzo, cio’ che e’ sempre stato uno degli aspetti dell’universo femminile piu’ importanti ed esaltati dal senso comune e dalla religione cristiana venga a mancare totalmente. E cio’ non fa altro che contribuire a fare di C. quella donna negativa che fino ad ora ha dimostrato di essere. La maternita’ e’ qui vista come una “palla al piede” che in un certo senso rende prigioniera la donna ed e’ anche per questo motivo che possiamo dire che C. e’ una donna libera in quanto e’ stata privata della possibilita’ di diventare madre. Con questo episodio il romanzo entra quasi completamente nell’altro romanzo e si rende noto il motivo di uguaglianza del male incontrato all’inizio del testo: se S. e’ andato con C., questo non ha alcun diritto di fare della morale a C. o di proporsi come cristiano perche’ in realta’ i due si somigliano. C. si propone come inverosimile lettrice dell’autobiografia ma noi sappiamo che non sa scrivere ne leggere eppure cita un capitolo e un paragrafo del Simplicissimus. Tutti questi giochi di specchi e di falsita’ che G. ha creato fra i suoi testi hanno contribuito, soprattutto nell’800 a creare confusione e a fare della Courage una guida alla lettura del Simplicissimus. Come fa C. a citare il V libro e il capitolo VI del Simplicissimus? Grazie alla licenza poetica e alla simpatica che G. conferisce al suo personaggio. Il personaggio alimenta la propria negativita’, attraverso la propria descrizione, per dare a suola volta una descrizione negativa di S. G., infatti con questo romanzo, non vuole scrivere un commento critico-letterario al suo precedente romanzo, ne tanto meno vuole che il Simplicissimus venga letto in maniera superficiale come un romanzo a scopo edificatorio o come un romanzo piacevole che spinga il buon cristiano a comportarsi da uomo onesto e retto come S. da modo di credere quando sceglie di ritirarsi sull’isola deserta. Lo scopo di G. e’ invece quello di, attraverso l’ambiguita’ di C., suggerire una lettura ambigua del Simplicissimus e del suo protagonista. Capitolo XXVII. C. si sposa con un tenente che fa parte di una tribu’ di zingari. Gli zingari rappresentano l’antitesi della societa’ ovvero la non societa’, l’anti-mondo borghese, la possibilita’ di vivere, senza lavorare, in maniera illecita. Questa non societa’ e’ proprio quella che C. sceglie di abbracciare alla fine della sua vita sposando il tenente; ella diventa quindi zingara e si pone a capo di questa tribu’ di zingari e visto che ormai non puo’ piu’ lavorare come prostituta si dedica all’altra cosa che le riusciva bene ovvero rubare. C. ritorna dal punto di vista geografico all’origine ovvero in Boemia ma non lo fa per ritrovarvi un senso di appartenenza bensi’ per negarlo in quanto vi fa ritorno insieme a una tribu’ di zingari. Il mondo in cui ha scelto di vivere e’ un mondo antitetico a quello borghese, valori come la stabilita’, la sedentarieta’, il lavoro, il progresso non fanno parte del mondo di C. ed e’ lei stessa a non conoscerli e a non volerli conoscere. C. quindi non solo afferma la propria immoralita’ alla fine della propria vita ma anche la proria volontaria emarginazione. In questo stato di emarginazione, C. si arroga il diritto di sputare sentenze su chi vuole e in particolar modo su S. che era stato “interpretato” erroneamente come un campione di cristianesimo. Capitolo XXVIII. In questo ultimo capitolo C., che si presume abbia intorno a 40-50 anni, conclude con l’ennesima apostrofe a S. elogiando la propria negativita’, non pentendosi della propria vita e delle proprie azioni ma affermando fino in fondo in maniera sempre piu’ esplicita il trionfo del male e il suo si a una vita negativa e immorale. Qui il “Trutz Simplex” del titolo ritorna e cio’ conferisce una circolarita’ verbale (costruzione circolare) alla storia di C. Il romanzo si conclude con parole negative che connotano la vita del personaggio e che inevitabilmente investono anche S. che essendo stato con lei non e’ di certo migliore di lei. Si conclude cosi’ il tempo del discorso narrativo e entriamo negli ultimi elementi del paratesto che per G. sono fondamentali ovvero le 2 postfazioni. 1° Postfazione. Nella prima postfazione non e’ propriamente l’autore a parlare ma egli indossa una sorta di maschera. Qui il tono e’ critico e moralistico ed egli, rivolgendosi agli uomini e mettendoli in guardia, insiste sulla negativita’ del personaggio femminile. 2° Postfazione. Nella seconda postfazione chi parla conosce S. Qui si ha un tono sobrio, equidistante che si batte con l’enfasi moralistica della prima postfazione ma soprattutto ha lo stesso punto di vista della protagonista del romanzo di cui ne cita le parole (pag. 16). Questa voce, che non ha ne sesso ne attribuzione ma che comunque chiude il romanzo, si sovrappone quindi alla voce di C. e ridimensiona completamente il monito moralistico della prima postfazione. Qui chi scrive assume il punto di vista del personaggio e il suo intento e’ quello di rendersi quanto piu’ universale possibile in quanto cosi’ facendo trasmette al lettore un’ultima “impronta” del personaggio e quindi di C. Rapporto tra le PRE e le POST fazioni. La 1° prefazione (voce: anonima) si sovrappone alla 2° postfazione in quanto non sappiamo chi parla. La 2° prefazione (voce: Coraggio) sta in un rapporto di antitesi con la 1° postfazione in quanto mette alla luce la figura di un autore che assume un atteggiamento moralistico. La 1° postfazione (voce: autore fittizio/mascherato) a causa dell’anonimita’ dell’emittente puo’ essere collegata in maniera diretta alla 2° postfazione. La 2° postfazione (voce: anonima). 1° PREFAZIONE (VOCE: ANONIMA) 2° POSTFAZIONE (VOCE: ANONIMA) 2° PREFAZIONE (VOCE: CORAGGIO) 1° POSTFAZIONE (VOCE: AUTORE MASCHERATO) A fronte di questa costruzione simmetrica possiamo concludere che mediante complesse strategie testuali la negativita’ e l’immoralita’ di Courage viene riscattata in quanto cosi’ come dice l’autore dell’introduzione del testo: “Courage e’ tanto falsamente negativa quanto Simplicio e’ falsamente positivo”.
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