Pobierz Historia współczesna Włoch i więcej Notatki w PDF z Historia Włoch tylko na Docsity! “Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani”. Questa famosa frase associata dai più a Massimo D’Azeglio, sta a significare che per quanto l’Italia geograficamente e politicamente nel 1861 risulti unita, in essa regneranno sempre culture, tradizioni e lingue (dialetti) diversi tra loro. Nonostante si tratti di una frase espressa un secolo e mezzo fa, non è del tutto estranea dal contesto attuale. Basti pensare alle rivalità che sono ancora presenti nel nostro paese tra Nord e Sud. Ma facciamo un passo indietro. L’Unità d’Italia fu un traguardo complesso da raggiungere. Tutto iniziò nel 1814 circa con il congresso di Vienna, dove, a seguito della caduta di Napoleone, circa 216 delegazioni, provenienti da tutta Europa, si riunirono per discutere le sorti politiche e militari del continente, proponendo di recuperare le condizioni che vigevano precedentemente il regime napoleonico. A seguito di ciò ebbe inizio il periodo chiamato “restaurazione”. L’Italia fu particolarmente coinvolta da questo processo: la situazione pre-napoleonica si ristabilì in tutta la nostra penisola ad eccezione di Genova e Venezia. Tornarono quindi al potere tutti gli ex sovrani spodestati in precedenza, e tornò ad affermarsi il dominio austriaco. Ci troviamo di fronte ad un’Italia divisa in almeno sette stati. Un mezzo per affermare la restaurazione fu “la Santa Alleanza’’, un patto nel quale Austria, Russia e Prussia si unirono impegnandosi a ricorrere alle armi, se necessario, nel caso in cui si fosse attuata una qualsiasi forma di ribellione nei confronti dell’ordine ricostituito. Dopo il congresso di Vienna, iniziò una vasta diffusione delle società segrete, tra cui ricordiamo la più importante in Italia: la carboneria. Loro intento era quello di liberare il paese in cui operavano dal dominio straniero o dal dominio autocratico e di affermare un regime politico fondato su una costituzione. Successivamente, in Italia, al fine di conquistare l’indipendenza, si sollevarono moti rivoluzionari che provocarono addirittura tre Guerre di Indipendenza. La prima (1848) vide come protagonista Carlo Alberto di Savoia (Regno di Sardegna) che dichiarò guerra all’Austria: in un primo momento ne uscì vittorioso, ma successivamente fu sconfitto, lasciando così il regno nelle mani del figlio. Furono questi gli anni che videro come protagonisti i patrioti Mazzini, D’Azeglio. La seconda(1859) durò circa tre mesi, ancora una volta gli schieramenti vedevano da un lato l’Austria, dall’altro il regno di Sardegna, alleatosi con la Francia. Questa seconda guerra d’indipendenza terminò con la vittoria franco-piemontese e la liberazione della Lombardia. Questo portò quindi all’unione di Parma, Modena, Toscana e parte della Romagna, al regno di Sardegna. La seconda guerra di indipendenza velocizzò il processo di unificazione dell’Italia e vide l’ascesa di altri due grandi patrioti, quali Cavour, che morì poco prima della realizzazione definitiva dell’Italia unita, e Garibaldi. Di fatti l’anno successivo, avvenne la famosa guerra dei mille (prese questo nome perché l’esercito era formato da 1000 uomini) sotto la guida proprio di Garibaldi il quale, salpò da Quarto, presso Genova, e raggiunse Marsala, in Sicilia sotto la protezione delle navi inglesi. I 1000 si scontrarono contro le truppe borboniche finché non conquistarono la Sicilia, e da lì iniziarono una serie di conquiste: Marche, Umbria, Campania e altre regioni controllate dallo Stato pontificio. Il 26 ottobre 1860 Vittorio Emanuele II incontrò personalmente Giuseppe Garibaldi a Teano e da qui l’unificazione dell’Italia fu una strada tutta in discesa, anche se non mancarono conflitti per perseguire l’obiettivo: il 17 marzo 1861, il primo Parlamento dell’Italia unita, proclamò la nascita del regno d’Italia con capitale Torino. Ma non è ancora finita. All’appello mancavano Lazio e Veneto. Nella terza ed ultima guerra di indipendenza, inizialmente venne liberato il Veneto, grazie a Vittorio Emanuele II con la battaglia di Lissa, in un secondo momento (circa 4 anni dopo) Roma, per merito dei bersaglieri che, aprendosi un varco nelle mura, entrarono nella città mettendo così fine al potere del Papa. Tanto sangue e tante vite sono state sacrificate per avere un’Italia e un popolo italiano unito, eppure fatta l’Italia forse bisogna ancora fare gli italiani. Tale motto è stato notevolmente ricorrente nelle dispute odierne per affermare che l’Italia, come espressione geografica e politica si è fatta, ma che gli Italiani non si sono mai del tutto sentiti sodali in una patria ancora fortemente divisa tra nord e sud. Risorgimento è un lungo processo che porta alla nascita dell’Italia come stato unitario. Gli italiani non sono mai stati uniti istituzionalmente in uno stato, infatti l’impero romano era una cosa diversa. Però dal punto di vista culturale e linguistico c’è una forma di identità nazionale già a partire dal Rinascimento. Tuttavia anche Dante parla di un’identità italiana, però non pensa ad uno stato indipendente ma come ad una parte dell’Impero. All’inizio dell’800 l’Italia è molto divisa: – Il Piemonte e la Sardegna formano un regno indipendente con la famiglia Savoia; – La Lombardia, il Trentino, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto sono controllati dagli austriaci; – In Toscana c’è il Granducato indipendente ma influenzato dall’Austria; – Il Lazio, le Marche e l’Umbria sono sotto il controllo dello Stato Pontificio; 1858-1861 La seconda Guerra d'Indipendenza scoppia il 26 mar. 1859, dopo gli accordi di Plombières (20 lug. 1858) tra Piemonte e Francia. Il comando a Napoleone III. Vittorie a Magenta (4 giu.), San Martino e Solferino (24 giu.). Insurrezioni in Italia centrale, timori di Napoleone e armistizio di Villafranca (11 lug. 1859). Successiva annessione al Piemonte dei Ducati, dell'Emilia e della Toscana. Spedizione dei Mille. Progettata dal Partito d'Azione è affidata a Garibaldi. 11 lug. 1860: sbarco a Marsala. 20 lug.: battaglia di Milazzo. L'isola è liberata. 7 sett.: Garibaldi a Napoli. Contrasti con il Piemonte per i timori di Cavour che nelle terre liberate venga indetta la repubblica. 1-2 ott.: battaglia del Volturno. 26 ott.: incontro di Teano tra Garibaldi e il sovrano. Il condottiero accetta l'annessione al Piemonte. 17 mar. 1861: Vittorio Emanuele II re d'Italia. – Dalla Campania fino alla Sicilia c’è il Regno delle due Sicilie con la famiglia dei Borboni. Anche in Italia, come in altri paesi europei, si sono diffuse le sette segrete come la massoneria. La più famosa è sicuramente la carboneria e i carbonari sono soprattutto borghesi e piccoli letterati di idee liberali. I moti del 1820-’21 I carbonari sono quelli che organizzano i primi moti rivoluzionari. Le prime regioni ad essere coinvolte sono il Regno delle due Sicilie (con i Borboni) e il Regno di Sardegna (con i Savoia). In Sicilia il re Ferdinando di Borbone concede una costituzione simile alla costituzione di Cadice spagnola. In Sardegna, Vittorio Emanuele I lascia il posto a Carlo Felice e Carlo Alberto, che tiene il potere, concede una costituzione, chiamata Statuto Albertino, che sarà valida in Italia fino al 2 giugno 1946. I moti del 1830-31 Questi moti sono legati a quelli francesi. In Francia c’era stata una rivolta antimonarchica mentre in Italia, con una cospirazione, si cercava di creare uno stato nel nord. Tra i capi di questa rivolta c’erano il duca di Modena, Francesco IV, e Ciro Menotti, che era un borghese carbonaro. L’Austria però scopre il piano e fa arrestare Menotti. Il dibattito risorgimentale I moti falliti aprono però il dibattito sull’unità d’Italia, e si comprende, così, che questo processo non può essere guidato dalle sette segrete. I punti principali del dibattito sono: – Come fare l’unificazione – Quale istituzione deve nascere: monarchia o repubblica? In risposta abbiamo perciò due gruppi di pensatori: – I moderati (destra risorgimentale) pensano che bisogna coinvolgere i Savoia e l’unificazione debba avvenire gradualmente. Il principale protagonista è Camillo Benso conte di Cavour. – I democratici (sinistra risorgimentale) pensano che bisogna coinvolgere la popolazione e che debba nascere una repubblica. Il protagonista principale è Giuseppe Mazzini che fonda un’organizzazione per promuovere le sue idee, la “Giovine Italia”, e usa come bandiera il tricolore. Mazzini crede che l’unificazione debba arrivare con l’educazione e che Dio avrebbe guidato il popolo italiano. Vicino alle posizioni di Mazzini è Giuseppe Garibaldi, un combattente che aveva partecipato ai moti del ’34 ed era fuggito in Sudamerica dove aveva combattuto contro altri dittatori (per questo è chiamato l’eroe dei due mondi). Sempre vicino a Mazzini è Carlo Cattaneo che parla di una repubblica federalista. Giuseppe Gioberti, invece, è un sacerdote e vorrebbe un’Italia che fosse una confederazione con il Papa come presidente e l’esercito dei Savoia come difesa. Cesare Balbo, infine, propone di spingere, con la diplomazia, l’Austria verso i Balcani per liberare il nord Italia. I moti del 1848 e la prima guerra di indipendenza Questi moti nascono in Francia e portano alla II Repubblica di cui diventa presidente Luigi Bonaparte. Bonaparte si fa nominare imperatore, prende il nome di Napoleone III, e si considera il difensore del Papa. A Milano ci sono le 5 giornate che liberano la Lombardia. Carlo Cattaneo chiede aiuto ai Savoia che dichiarano guerra all’Austria insieme a Leopoldo II di Toscana, Papa Pio IX e Ferdinando II di Borbone, re delle due Sicilie. Scoppia così la prima guerra di indipendenza. A Venezia nasce la Repubblica di San Marco grazie a Niccolò Tommaseo e Daniele Manin. Gli austriaci minacciano il Papa di lasciare il cattolicesimo e il Papa si ritira. Subito dopo si ritirano anche Toscana e il Regno delle due Sicilie. Dopo la battaglia di Custoza il Piemonte è costretto a firmare la pace. Intanto dilaga la rivoluzione in Italia, specialmente a Roma, in Toscana e a Palermo. Pio IX è costretto a fuggire e nasce la Repubblica romana guidata da Mazzini, Armilleri e Saffi. I francesi intervengono in aiuto del Papa e gli austriaci riprendono il Veneto e rimettono Leopoldo II in Toscana, mentre Ferdinando II calma la rivolta a Palermo. Si diffonde la coscienza patriottica e cominciano le preparazioni per la successiva guerra di indipendenza. Il Piemonte Il re Vittorio Emanuele II sostiene una politica di modernizzazione. Il ministro Massimo D’Azeglio approva le leggi Siccardi che tolgono il potere e le ricchezze alla Chiesa in Piemonte e aprono lo scontro tra Piemonte e la Chiesa che durerà anche dopo l’unità. Il ministro Cavour sviluppa l’economia piemontese, finanzia l’industria siderurgica, fa costruire molte infrastrutture e aumenta la produzione delle armi. Prepara il Piemonte all’espansione.