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Riassunto di teoria di Macroeconomia, Schemi e mappe concettuali di Macroeconomia

Riassunto di tutta la teoria di Macroeconomia. Studiando benissimo solo da questo riassunto ( solo per la parte di domande aperte) ho preso 28/30.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 13/04/2024

kristina-ruzickova
kristina-ruzickova 🇮🇹

2 documenti

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Scarica Riassunto di teoria di Macroeconomia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Macroeconomia solo su Docsity! 3. Mercato finanziario Moneta vs Titoli Moneta è l’attività finanziaria che può essere usata per transazioni, ma non frutta interesse. Sono circolante e i depositi bancari. Titoli sono attività finanziarie che fruttano un tasso di interesse positivo, ma non possono essere usati per le transazioni. Domanda di moneta Md = €Y ∗ L(i) Dipende da due fattori: 1.Reddito nominale: al crescere di reddito nominale aumentano anche le transazioni e questo genera aumento della domanda di moneta. 2.Il tasso di interesse pagato sui titoli Coefficiente di riserva Se il deposito delle banche commerciali è grande, per via del coefficiente di riserva, le banche commerciali dovranno domandare un maggiore quantità di H alla BCE per avere un quantitativo maggiore di riserve. Sia θ il coefficiente di riserva. La domanda di moneta emessa dalla banca centrale è data quindi dalla domanda di riserve da parte delle banche, che dipende a sua volta dalla domanda di depositi da parte degli individui:Hd = θMd = θ€YL(i). La condizione di equilibrio è che l’offerta di moneta emessa dalla banca entrale (H) sia uguale alla domanda di moneta emessa dalla banca centrale, ossia H = Hd. Trappola della liquidità In generale quindi abbiamo compreso che la banca centrale, scegliendo opportunamente l’offerta di moneta, è sempre in grado di scegliere il tasso di interesse desiderato: quando vuole aumentare la moneta riduce il tasso di interesse, quando vuole diminuire la moneta della banca in circolazione, lo aumenta. La banca centrale non può ridurre il tasso di interesse nominale al di sotto dello zero= limite conosciuto come zero lower bound. L’economia cade in una trappola della liquidità e si ha quando il tasso di interesse è così basso da essere vicino allo zero. Se il tasso di interesse è vicino allo 0 non si può più abbassare e quindi la BCE non è più in grado di fare la politica monetaria espansiva e quindi le banche non hanno alcun interesse a dare credito ai privati. Banca centrale Il modo in cui la banca centrale normalmente modifica l’offerta di moneta è l’acquisto e la vendita di titoli sul mercato obbligazionario. Se desidera aumentare la quantità di moneta, compra titoli e li paga immettendo nuova moneta nel sistema. Se vuole diminuire la quantità di moneta vende titoli e rimuove dalla circolazione la moneta che riceve in pagamento. ->questi si chiamano operazioni di mercato aperto. a)Operazione di mercato aperta espansiva: Quando la BC aumenta l’offerta di moneta, acquistando titoli, aumenta il prezzo dei titoli che di conseguenza riduce il tasso di interesse. BC acquista titoli, pagandoli con moneta. La moneta in circolazione nell’economia aumenta. L’acquisto di titoli fa aumentare l’attività mentre l’aumento di moneta circolante farà aumentare le passività modifica la quantità di moneta circolante esistente. Visto che aumenta la domanda e quindi aumenta il prezzo e diminuisce il tasso di interesse. b)Operazione di mercato aperto restrittiva: Quando la BC riduce l’offerta di moneta, vendendo titoli, diminuisce il prezzo e quindi aumenta il tasso di interesse. Money targeting= Significa controllare l’offerta di moneta con le politiche di offerta di moneta e indica cosa doveva fare la banca centrale prima degli anni 90. Fino agli anni Ottanta la strategia adottata dalle banche centrali era stata quella di scegliere un tasso di crescita obiettivo della moneta nominale e di consentire deviazioni da quel tasso obiettivo in risposta a variazioni dell’attività economica. In altre parole, la banca centrale aveva come variabile obiettivo la quantità di moneta, da cui il termine money targeting, basandosi sull’ipotesi di stretta relazione tra inflazione e crescita nominale della moneta. Si pensava che un basso tasso di crescita obiettivo della moneta implicasse un basso tasso medio di inflazione, quindi quando l’economia era in recessione, la banca centrale aumentava la crescita della moneta nominale oltre il tasso obiettivo, in modo da ottenere un calo del tasso di interesse e una più veloce ripresa della produzione. In una fase di espansione, poteva fare il contrario, in modo tale da rallentare la crescita della produzione. Il problema è che questa relazione si è rivelata essere piuttosto debole, persino nel medio periodo ed era poco correlato con il tasso di inflazione, anche alla lunga. Inoltre, la relazione tra offerta di moneta e tasso di interesse nel breve periodo si è rivelata non essere così forte come si pensava. Questo rende la crescita della moneta uno strumento inaffidabile per influenzare la domanda e la produzione. Inflation targeting= Significa controllare il tasso di inflazione e indica cosa deve fare la banca centrale dopo gli anni 90. Uno degli obiettivi principali della banca centrale è quello di conseguire un’inflazione bassa e stabile e il modo per influenzare l’attività economica nel breve periodo è attraverso l’effetto del tasso di interesse sulla spesa per dare fiducia a chi ha in mano la moneta fiduciaria. Questo ragionamento ha portato all’elaborazione dell’inflation targeting, secondo cui la banca centrale definisce come obiettivo principale un certo tasso di inflazione e utilizza il tasso di interesse come strumento per raggiungere tale obiettivo. La regola di Taylor, la quale indica che per ogni periodo la banca centrale sceglie il tasso di interesse seguendo la seguente equazione: i=i*+ α(π-π̅)−b(u−un). Dove i* è l’obiettivo della banca centrale in termini di tasso di interesse nominale, parametri a e b rappresentano la sensibilità della banca centrale a variazioni del tasso di inflazione e di disoccupazione dal loro equilibrio, un è il tasso naturale di disoccupazione. In particolare, se il tasso di inflazione è maggiore rispetto a quello che è l’obiettivo della banca centrale, allora autorità di politica monetaria dovrà aumentare il tasso di interesse e viceversa. Se il tasso di disoccupazione è superiore a quello naturale allora la banca centrale dovrà diminuire il tasso di interesse e viceversa. Politica montaria non convenzionale: Quando le banche durante periodo di crisi si sono trovate allo zero lower bound. Situazione di questa tipo riducono gli spazi di manovra. La politica non convenzionale da parte della banca centrale, da una parte consiste nell’intervenire regolamentando le banche commerciali, d’altra parte c’è la questione del quantitative easing (=attività della banca centrale che consiste nel produrre una valanga di moneta a sostegno delle banche in crisi e dei governi in crisi → crisi del debito sovrano(Grecia). L’idea è semplice: anche quando il tasso di policy è pari a zero, altri tassi di interesse rimangono positivi a causa dei vari premi per il rischio. Programmi di offerta di liquidità e prestatore di ultima istanza/corse agli sportelli: Nella maggior parte dei paesi sono state tradizionalmente adottate due misure per limitare le corse agli sportelli: - un’assicurazione sui depositi, che rassicura le persone sul fatto che riceveranno indietro i propri fondi anche qua- lora la banca fosse insolvente, in modo tale da eliminare l’incentivo stesso a ritirare i depositi in banca - programmi di offerta di liquidità da parte della banca centrale a beneficio delle singole banche in cambio di collaterale. La banca svolge così la funzione di prestatore di ultima istanza cioè prima di fallire. La crisi ha però mostrato che non solo le banche possono essere soggette a corse agli sportelli. Qualsiasi istituzione finanziaria le cui attività sono meno liquide delle passività è esposta a tale rischio. Tuttavia, l’estensione di tali garanzie a istituzioni finanziarie non bancarie è ancora oggetto di dibattito. Regolamentazione macroprudenziale Per affrontare bolle speculative, un eccessivo aumento del credito o comportamenti pericolosi all’interno del sistema finanziario, il tasso di interesse non è lo strumento corretto. È uno strumento troppo potente e produce effetti sull’intera economia piuttosto che risolvere problemi circoscritti. Gli strumenti corretti sono gli strumenti macroprudenziali: essi sono regole che mirano direttamente a chi presta o prende a prestito, o alle banche o ad altre istituzioni finanziarie, limitandoli sulla quantità. Nell’ambito del settore immobiliare, un tale strumento è il rapporto Ltv (=loan to value ratio), nonché la leva, che limita il massimo prestito ottenibile per finanziarie l’acquisto di un immobile. 8. Politica fiscale La politica monetaria e la politica fiscale hanno effetti diversi sulla composizione della produzione: - una riduzione delle imposte (T↓) agisce più sul consumo che sull’investimento, facendo aumentare il primo più del secondo - una riduzione del tasso di interesse (i↓) agisce più sull’investimento che sul consumo, facendo aumentare più il primo del secondo La relazione tra disavanzo di bilancio e debito pubblico/ vincolo di bilancio del governo Il disavanzo (o deficit) di bilancio nell’anno t è: disavanzo = rB(t−1) + Gt – Tt Riordinando i termini otteniamo che il debito alla fine dell’anno t è uguale: Bt = (1 + r)B(t−1) + Gt – Tt. ->Il vincolo di bilancio del governo: indica che la variazione del debito nel periodo t è pari al disavanzo nello stesso periodo. 3. Inflazione I costi dell’inflazione, a)il costo delle suole: nel lungo periodo, un maggiore tasso di inflazione comporta maggiori tassi di interesse nominali e quindi un maggior costo- opportunità della moneta. Le persone riducono i saldi monetari e si recano più spesso a prelevare. b)l’illusione monetaria: le persone sembrano commettere errori sistematici nel distinguere tra grandezze di tipo nominale e reale. A questo proposito, è stato notato da economisti e psicologi che l’inflazione induce le persone e le imprese a prendere decisioni sbagliate.->semplici calcoli diventano più difficoltosi quando vi è inflazione. c)le distorsioni fiscali: il reddito imponibile è espresso in termini nominali e non in termini reali. In presenza di elevata inflazione, i contribuenti passano a fasce di reddito superiori, in quanto il reddito nominale, ma non necessariamente il reddito reale, aumenta di valore. All’aumentare dell’inflazione, il reddito, senza aumentare in termini reali, aumenta in termini nominali, effetto noto come drenaggio fiscale. E trovandosi in fasce di reddito superiori pagavano aliquota d’imposta maggiori. d)la volatilità dell’inflazione: una maggiore inflazione è solitamente associata a un’inflazione più variabile. Le attività finanziarie che promettono pagamenti futuri fissati in termini nominali diventano più rischiose. I benefici dell’inflazione: 1. il signoraggio: la creazione di moneta è uno dei modi in cui il governo può finanziare la sua spesa. Ciò avviene se i titoli emessi dal governo vengono acquistati dalla banca centrale che crea moneta per pagarli. Con l’inflazione si riesce a reintegrare la spesa pubblica. Consente al governo di prendere a prestito dal pubblico una somma minore o di ridurre le imposte. 2. un riesame dell’illusione monetaria: il fenomeno dell’illusione monetaria può costituire un’argomentazione a favore di un tasso d’inflazione positivo. Il processo di cambiamento che caratterizza le economie moderne comporta che alcuni lavoratori debbano subire tagli salariali in termini reali. In questo caso, un’inflazione positiva facilita l’aggiustamento, poiché una riduzione del salario reale non esclude un aumento del salario nominale, che verrebbe ben accolto dai lavoratori. L’inflazione abbassa il costo del lavoro. 3. la possibilità di ottenere tassi di interesse negativi: un’economia con un maggior tasso di inflazione ha più regime di manovra nell’uso della politica monetaria per combattere una recessione. Un’economia con un basso tasso di inflazione inflazione potrebbe non essere in grado di usare la politica monetaria per far tornare la produzione al suo livello naturale. Un’elevata inflazione riduce la probabilità di raggiungere lo zero lower bound. 4. Curva di Philips Ricordiamo che per avere equilibrio di mercato del lavoro utilizziamo la equazione di determinazione dei prezzi(PS) e dei salari (W): W = PeF(u, z) P = (1 + m)W Dove F(u, z) = 1 − αu + z Studiando queste equazioni possiamo ricavare la seguente relazione: πt = π̅ + (m + z) – αut Data questa formula possiamo dire che con π inflazione e πe l’inflazione attesa, essa ci indica che:-Se π e↑ allora π ↑ - Se m o z ↑, allora π ↑ - Se il tasso di disoccupazione u ↓ allora π ↑ Formulazione originaria: La relazione tra inflazione e disoccupazione è espressa da πt = π̅ + (m + z) – αut -> questa equazione comporta una relazione negativa (tradeoff) tra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione. Un maggiore tasso di disoccupazione causa salari minori e inflazione minore e viceversa. Il parametro α indica la sensibilità dell’inflazione alla disoccupazione. π̅ rappresenta il valore medio attorno al quale inflazione fluttua di anno in anno. Formulazione modificata: Al crescere della persistenza dell’inflazione, diviene più probabile che l’elevata inflazione in un anno sarà seguita da elevata inflazione l’anno successivo. -> un elevata inflazione di ieri è associata a una elevata inflazione di oggi. Per questo le imprese e i lavoratori hanno iniziato a formulare le loro aspettative sulla base di questa equazione: πet = (1 − θ)π̅ + θπ(t−1). Se: θ= 0 allora πt = π̅ + (m + z) – αut Se: θ è positivo, allora: πt = (1 − θ)π̅ + θπ(t−1) + (m + z) − αut Se: l’inflazione è alta e persistente, θ=1, allora πt − π(t−1) = (m + z) – αut La curva di Philips e il tasso naturale di disoccupazione: Il tasso naturale di disoccupazione è quel tasso di disoccupazione in corrispondenza del quale il livello effettivo dei prezzi è uguale al livello atteso dei prezzi. Curva di Philips accelerata: πt − π(t−1) = −α(ut − un) in questo modo collegato il tasso di inflazione, il tasso atteso di inflazione e la deviazione del tasso di disoccupazione dal tasso naturale: se ut = un allora πt = πte - se ut < un allora πt > πte - se ut > un allora πt < πte L’indicizzazione dei salari: -è un meccanismo che adegua automaticamente i salari all’inflazione. I contratti indicizzati sono contratti per i quali ci si aspetta che l’inflazione sia quella che sarà, quale essa sia; nella parte non indicizzata l’inflazione sarà ad un certo livello atteso. Se la proporzione di contratti indicizzata è data da λ, l’equazione diventa: πt = [λπt + (1 − λ)πe] − α(ut − un). Al crescere della frazione di contratti che sono indicizzati, le variazioni della disoccupazione avranno un effetto maggiore sull’inflazione. Deflazione e curva Philips: La curva di Philips suggerisce che forti recessioni siano accompagnate da elevata deflazione. Tuttavia a volte succede che anche un’elevata disoccupazione è accompagnata solamente da qualche episodio di moderata deflazione. Come è successo nel caso di Grande depressione. Questo perché? Vi sono due tesi: A) Tasso naturale di disoccupazione aumenta come conseguenza della recessione b) i lavoratori non sono disposti ad accettare riduzioni dei loro salari. 5. Crescita Nel lungo periodo non domineranno le fluttuazioni tipiche del breve e medio periodo. Dominerà invece la crescita. Ci interessiamo alla crescita in quanto è direttamente collegata alla qualità della vita. La variabile fondamentale in questa analisi è il Pil pro capite, cioè il Pil di un paese diviso il numero dei suoi abitanti. Calcolo: Per poter confrontare il prodotto tra paesi diversi, si potrebbe usare il tasso di cambio per convertire il valore dell’output in un’unità di misura comune. Però questo approccio è legato a questi due problemi: 1)Il livello di prezzi potrebbe essere diverso tra i paesi 2) I tassi di cambio sono variabili. Per evitare tali problemi si utilizzano indici di parità dei poteri d’acquisto. Questo permette valutare il potere d’acquisto tra paesi. Le fonti della crescita: a)L’accumulazione di capitale (non sempre) b)il progresso tecnologico: quanto più rapido è il progresso tecnologico tanto più il tasso di crescita del prodotto pro capite sarà elevato. 6. Condizione Marshall-Lerner NX(Y ∗, Y, ε) -> NX = X(Y ∗, ε) −IM(Y, ε)/ε La condizione in base alla quale un deprezzamento reale (diminuzione di ε) genera un aumento delle esportazioni nette. (miglioramento della bilancia commerciale) è nota come condizione di Marshall-Lerner. La domanda netta estera è una funzione crescente rispetto al reddito estero, decrescente rispetto al reddito nazionale e decrescente rispetto al tasso di cambio reale 7. Svalutazione La svalutazione è uno strumento di politica monetaria. La svalutazione (=crollo di una valuta quando il governo decide di applicare un tasso di cambio diverso) è una cosa diversa dal deprezzamento della valuta. Supponiamo che venga intrapresa la decisione di attuare una svalutazione. Per un dato livello dei prezzi, una svalutazione porta a un deprezzamento reale (cioè una riduzione del tasso di cambio reale) e quindi fa aumentare la produzione. Ciò ha un’implicazione immediata: una svalutazione della giusta misura può ottenere nel breve periodo ciò che altrimenti può essere raggiunto solamente nel medio periodo. Tuttavia, la disponibilità del governo a svalutare porta a una perdita di credibilità e fa aumentare la probabilità di crisi del tasso di cambi perché agisce smentendo sé stesso perché c’è di mezzo una parità scoperta dei tassi di interesse (dove tasso di interesse estero e interno sono allineati solo se l’aspettativa di tasso di cambio futuro è uguale a quello corrente) . 8. Mix di politica Un mix di politica economia Si parla di mix di politica economica quando si applica sia la politica fiscale che monetaria. Talvolta le due politiche andranno nella stessa direzione, qualora vi sia, ad esempio, bisogno di aumentare la produzione. Altre volte, il giusto mix richiede che vadano in direzione opposta per compensare una o l’altra (per esempio combinando un consolidamento fiscale con un’espansione monetaria). Sono svariate le ragioni per cui i policy-maker potrebbero voler utilizzare mix in cui le due politiche vanno in direzioni diverse:-un’espansione fiscale significa un aumento della spesa pubblica o una riduzione delle imposte, o entrambi. In entrambi i casi questo porta ad un aumento del disavanzo di bilancio che porta ad un aumento del debito pubblico che può essere rischioso. Per questo è meglio non affidarsi esclusivamente alla politica fiscale ma ricorrere almeno in parte anche alla politica monetaria - quando la banca centrale vuole aumentare il tasso di interesse per contenere l’inflazione e il governo adotta una politica fiscale espansiva per evitare una recessione - quando il governo vuole ridurre la spesa e/o aumentare le imposte per migliorare il saldo di bilancio e la banca centrale riduce il tasso di interesse per evitare una recessione attuando una politica fiscale espansiva. La politica monetaria e la politica fiscale hanno effetti diversi sulla composizione della produzione: - una riduzione delle imposte agisce più sul consumo che sull’investimento, facendo aumentare il primo più del secondo - una riduzione del tasso di interesse (i↓) agisce più sull’investimento che sul consumo, facendo aumentare più il primo del secondo 9.Limiti della politica economica Gli effetti delle politiche economiche possono essere incerti. Ad esempio quando la BC svolge una politica monetaria per aumentare l’attività economica e ridurre la disoccupazione. Gli effetti di tale operazioni sono incerti perché non sappiamo: quanto varierà il tasso d’interesse nel lungo termine, e non sappiamo come varieranno i prezzi nel mercato azionario, e quanto si deprezzerà. Nel definire politiche economiche non si dovrebbe perseguire il cosiddetto “fine tuning”, cioè volere a tutti i costi raggiungere un obiettivo prefissato, come una disoccupazione costante o una crescita stabile della produzione. L’economia è composta da persone e da imprese che cercano di anticipare le azioni del governo e che rispondono alle politiche correnti, ma anche alle aspettative sulla politica futura.->gli economisti usano la “teoria dei giochi” per analizzare la politica economica attraverso l’interazione strategica tra i giocatori, che sono i policy maker e «l’economia», ossia persone e imprese. I giochi tra policy maker e gli elettori: per accontentare gli elettori, i policy maker possono decidere di fare le politiche economiche espansive in prossimità di un’elezione. Questo genera il ciclo economico-politico. Gioco tra responsabili/policy maker: Quando il debito cresce in misura preoccupante, cresce la necessità di ridurre il disavanzo e questo potrebbe costringere il parlamento e i governi futuri a ridurre la spesa (cosa che altrimenti non sarebbero stati disposti a fare). Tuttavia, data l’impopolarità di queste manovre, solo quando il disavanzo avrà raggiunto livelli preoccupanti e sarà urgente provvedere al rientro, uno dei partiti rinuncerà alle sue posizioni.
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