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Tommaso Edoardo Frosini, Diritto pubblico comparato. Le democrazie stabilizzate, Sintesi del corso di Diritto Pubblico Comparato

Il termine Costituzione non ha un solo significato, al contrario, può essere intrapreso in più modi diversi fra loro. I primi ad utilizzare questo termine furono i filosofi greci, per indicare il complesso degli assetti politici su cui si fondava la vita della polis. Aristotele afferma l’idea che gli assetti politici e giuridici che stanno alla base della convivenza civile siano prodotti dalla volontà degli uomini e non dagli dei

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

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Scarica Tommaso Edoardo Frosini, Diritto pubblico comparato. Le democrazie stabilizzate e più Sintesi del corso in PDF di Diritto Pubblico Comparato solo su Docsity! Tommaso Edoardo Frosini, Diritto pubblico comparato. Le democrazie stabilizzate Il termine Costituzione non ha un solo significato, al contrario, può essere intrapreso in più modi diversi fra loro. I primi ad utilizzare questo termine furono i filosofi greci, per indicare il complesso degli assetti politici su cui si fondava la vita della polis. Aristotele afferma l’idea che gli assetti politici e giuridici che stanno alla base della convivenza civile siano prodotti dalla volontà degli uomini e non dagli dei. Nei secoli successivi vi troviamo un accurata classificazione delle forme di organizzazione del potere, fondata sulla combinazione di due criteri: il numero di persone che lo detengono e le caratteristiche con cui lo esercitano. Ciascuna di queste forme contiene il rischio di una degenerazione: • La monarchia in tirannide; • L’aristocrazia in oligarchia; • La politia in democrazia. Per arrivare al concetto attuale di costituzione, bisogna attendere per primo lo Stato assoluto e la successiva entrata in crisi che permetterà all'Illuminismo liberale di subentrare, in modo da ottenere l'affermazione di concetti come libertà individuali e divisione dei poteri. Da questo momento le concezioni di Costituzione coincideranno con la storia del costituzionalismo e in particolare quelle contemporanee, saranno il frutto di un lungo percorso. Il costituzionalismo dunque è un processo storico attraverso cui si affermeranno determini principi, come l’affermazione e il rispetto della dignità e dei diritti della persona. Per capirne i passaggi essenziali è necessario aver bene chiari i concetti basilari, a cominciare da quello di Stato. Niccolò Machiavelli nel 1513 all’interno di una sua opera, intitolata il Principe, diede la prima definizione di Stato. Lo Stato è quell’entità costituita da tre elementi: sovranità, popolo e territorio, e consiste nell’organizzazione politico-giuridica di un popolo presente su un determinato territorio, su cui viene esercitata una forma di sovranitá. Con forma di Stato invece, si indica il rapporto che intercorre tra governati e governati, o, l’insieme delle relazioni intercorrenti tra chi esercita la sovranitá su un territorio e sul popolo che insiste sul territorio stesso. La prima forma di Stato è quella dello Stato Assoluto. Nel periodo storico del Medioevo, i rapporti di potere sono fondati su relazioni di tipo privatistico, a cominciare da quella del re con il proprio territorio. In tutta Europa si avvia un processo di centralizzazione del potere nelle mani di un unico soggetto: il sovrano assoluto, dove tutto ruota intorno a questa figura. Nella seconda metà del 700 lo Stato assoluto proporre una variazione che gli storici chiamarono Stato di polizia o dispotismo illuminato. In sostanza, si tratta di una stagione di riforme giuridiche e sociali, in cui lo Stato, pur conservando i fondamenti dell’Assolutismo, agisce per procurare ai sudditi benessere, assicurando il riconoscimento di forme di tutela giurisdizionale a favore delle posizioni dei singoli contro gli atti della pubblica amministrazione. Gli ideali illuministi si sposavano perfettamente con queste nuove aspirazioni. Il protagonista diventa l’individuo, portatrice di diritti e interessi, per cui lo Stato deve garantire che la libertà individuale si affermi. In questo periodo rilevante e Montesquieu, la cui teoria della divisione dei poteri e funzionale proprio alla protezione delle libertà individuali. La tesi centrale della teoria di Montesquieu è sintetizzabile nell’affermazione: occorre che il potere freni il potere. Montesquieu con questo vuole dire che il potere politico è sempre pericoloso per le libertà del cittadino, ma è ineliminabile perché la produzione di leggi e di altre fonti è indispensabile per una convivenza libera e sicura. A tal fine i poteri dello Stato devono essere distinti e divisi, nessun soggetto dovrà accumulare su di se tutte le funzioni fondamentali dello Stato: legislativa, esecutiva e giudiziaria. L’Inghilterra è la protagonista di una storia costituzionale che alla base del sistema di Common Law riveste un ruolo centrale attraverso il concetto di < Rule of Law > il quale stabilisce la superiorità dei principi che stanno a capo alle libertà e ai diritti degli individui e delle comunità. Nel 1215 il re di Inghilterra Giovanni si trova a dover fronteggiare una rivolta dei baroni biscotti che lo accusano di non rispettare le prerogative e la nobiltà e l’autonomia di borghi con te, senza tra i suoi oppositori e gli ho dati nemici francesi, e costretto a scrivere un accordo che assumerà il nome di Magna Carta Libertatum. La Magna Carta Libertatum è un patto costituzionale con il quale il re fissa dei limiti al suo potere e e contiene l’assunzione di responsabilità verso il regno da parte di tutte le componenti sociali che avevano dato vita al documento. Quando la morte di Elisabetta I, nel 1600, si assiste all’ascesa al trono degli Stuart, i quali si mettono subito in contrasto con la tradizione giuridica inglese mostrando funzioni assolutistiche del modello francese. Nella Prima Rivoluzione si assiste alla decapitazione di Carlo I Stuart, che portò all’ascesa al trono a Oliver Cromwell, il quale rivestiva un forte potere, che si trasformò in una dittatura repubblicana. Bretagna. Nel 1707 con l’Act of Union, la Scozia unisce Inghilterra e Galles in un unico regno, unendo tutte le componenti. Dal punto di vista costituzionalistico l’aspetto più rilevante e che il nuovo ordinamento viene perseguito attraverso la fusione dei due Parlamenti, quello di Edimburgo e quello di Londra. L’unione vedeva lo stesso sovrano su due troni, mentre l’Act of Union dispone che vi siano una sola corona e un solo organo legislativo, ovviamente quello inglese. La monarchia costituzionale era una forma di governo che si fondava su un sostanziale equilibrio tra legislativo ed esecutivo. Al legislativo spettava la produzione di norme di legge, attraverso i suoi due rami del Parlamento. Le principali funzioni del Parlamento restavano il controllo e il condizionamento delle decisioni del potere esecutivo, a capo del quale rimaneva il sovrano. La monarchia costituzionale si trasformò in una monarchia parlamentare, dove al centro del sistema vi è il rapporto fiduciario tra legislativo ed esecutivo, alla cui guida troviamo un Primo Ministro che assume e perde questa carica non più per volontà del re bensì del parlamento. La svolta decisiva che sancisce il passaggio definitivo alla monarchia parlamentare è la riforma elettorale del 1832. La nuova legge da una parte rivedeva il rapporto tra quantità di popolazione e rappresentanza parlamentare, distribuendo i seggi in favore delle città sempre più popolose e penalizzando le zone di campagna ormai quasi disabitate, dall’altra riduceva i parametri per godere dell’elettorato. L’insieme di queste nuove norme aveva un effetto graduale costante di apertura del sistema politico e di rottura delle tradizioni oligarchiche. Per una piena democratizzazione del sistema importanti erano le riforme elettorali del XIX secolo, le quali portarono conseguenze politiche lunghe ed evidenti. I partiti politici tradizionali si diedero una struttura organizzativa nazionale, facendo apparire sulla scena anche il Partito Laburista, espressione dei ceti più popolari. In tal modo la camera dei comuni risultava sempre più rappresentativa delle anime politiche presenti nella nazione. Scaricato da Francesco Pollaro (franz.poller@ho tmail.it) Nel 1803 grazie a una vittoriosa guerra con il Messico e ai trattati colOMoARcPSnD|2805715 Inghilterra Russia, gli Stati Uniti si allargarono. Questo processo di allargamento territoriale ebbe rilevanti conseguenze politiche. La principale divisione politica degli Stati Uniti era quella tra federalisti e antifederalisti. I federalisti erano coloro che favorivano un consolidamento e un accrescimento del potere dello Stato federale, anche a svantaggio di una relativa frenatura delle attribuzioni degli Stati membri. Gli antifederalisti si fecero paladini dei diritti degli Stati, contro un’amministrazione centrale forte e invasiva. L’allargamento territoriale finì per rendere inevitabile la necessità di un governo federale autorevole ed efficace, anche perché le popolazioni che andavano ad abitare quei territori si sentivano parte integrante dell’Unione. I nuovi territori erano collegati direttamente dalla federazione per la federazione, condizione che allargava il tema dell’identità statale in contrapposizione a quello federale. Nella capitale intanto prendevano forma gli organi costituzionali, quali: • Il Congresso, il quale legiferare nel rispetto dei limiti imposti dalla carta nei confronti degli Stati membri e dei singoli cittadini; • Il Presidente il quale guidava l’amministrazione nella funzione esecutiva delle leggi votate dal parlamento; • La Corte Suprema, la quale custodiva i poteri e contribuiva a definire e rafforzare il carattere federale e liberale dello Stato. In questa fase storica vi sono continue trasformazioni in particolare nella forma di governo tra le due guerre mondiali, ma anche la figura del presidente degli Stati Uniti che diventerà sempre più importante e autorevole. Le trasformazioni del mondo determinate dalla seconda guerra mondiale accentueranno ulteriormente sia l’importanza del presidente di una forma di governo sia le strutture dell’amministrazione centrale. In Europa il passaggio tra il XVIII e il XIX secolo è dominato dalle vicende che caratterizzano la Francia è l’affermazione della forma di Stato liberale. Per capire i fondamenti istituzionali dello Stato liberale rilevante si dimostrano le Carte, principale fonte del diritto, la cui supremazia giuridica viene salvaguardata dalla Corte Costituzionale. Il costituzionalismo ottocentesco salda un rapporto tra patto costituzionale e flessibilità della carta. Il patto è garantito esclusivamente da una visone politica comune delle classi che lo hanno stipulato. La figura del Parlamento è visto come luogo in cui si esercita la rappresentanza politica finalizzata alla produzione legislativa con modalità di suffragio ristretto. Il suffragio ristretto giocava un ruolo strategico per il mantenimento del patto costituzionale ed è evidente che in un contesto come questo il parlamentare aveva un peso importante riconoscendosi rappresentante della Nazione senza vincolo di mandato. L’esistenza, la composizione e l’indirizzo politico dell’esecutivo si avvicinano sempre si più dall’orbita del parlamento. Lentamente il cuore della forma di governo diventa il rapporto fiduciario tra parlamento e governo. Lo stato liberale quindi se da una parte segnava il passaggio tra assolutismo e costituzionalismo, dall’altra risultava essere oligarchico in quanto non inclusivo delle classi minori. Per questo ultimo motivo citato, sintomo di debolezza erano lo Statuto Albertino, costituzione del regno di Sardegna e poi costituzione del neonato Regno l’Italia, che delinearono due nuove forme di stato: stato autoritario e totalitario. La forma di Stato autoritaria vede la luce proprio in Italia, il governo fascista instaura un regime dittatoriale che finisce per cancellare libertà e diritti portando all’infamia assoluta delle leggi razziali. La Seconda Guerra Mondiale ha portato come risultato lo Stato democratico, da cui deriva una vera e propria generazione di nuove Costituzioni, tra cui quella della Repubblica Italiana. Oltre all’Italia anche il Giappone giunge al costituzionalismo democratico in virtù di una Carta imposta dagli Stati Uniti che conserva la figura dell’imperatore. Anche altri Stati ebbero un’evoluzione in senso democratico dei loro ordinamenti costituzionali. Uno dei momenti più importanti per le democrazie fu la caduta del muro di Berlino e la fine dell’unione sovietica, dove crollarono anche gli altri regimi comunisti dell’Europa orientale, avviando un processo di liberalizzazione democratizzazione della vita politica di quei paesi, seppur con modalità diverse. Tra aspetti essenziali di questa evoluzione del costituzionalismo vi è la separazione dei poteri. Sorgono importanti differenze, nelle monarchie parlamentari, al sovrano spetta solo la rappresentanza simbolica della comunità e dell’unità della nazione, mentre al vertice dell’esecutivo troviamo il Primo Ministro legato al rapporto fiduciario con la Camera Bassa. Discorso simile vale per le repubbliche parlamentari, dove il Capo dello Stato, e chiamato spesso in causa come garante della costituzione e con un ruolo da protagonista in alcuni momenti critici. Altro elemento è il riconoscimento delle libertà individuali, spesso ulteriormente allargate, precisate e protette. Questi elementi avevano una ratio che li accomunava: la volontà di allargare a tutti i singoli e le classi sociali la possibilità di essere parte integrante del patto costituzionale. La costituzione assume la valenza di fonti di diritto di rango super primario, a cui tutte le altre fonti si devono uniformare. Gli studiosi quindi hanno portato a denominare lo stato democratico anche come Stato costituzionale. In questa visione risulta irrilevante l’ assolutezza della sovranità: nemmeno il popolo è sovrano assoluto perché esercita la sua sovranità nelle forme e nei limiti della costituzione. Un’altra importante differenza è data dall’introduzione dello stato sociale, tant’è che spesso si definisce Stato democratico-sociale. La base di questa evoluzione si trova nell’affermazione di una diversa concezione del principio di uguaglianza. Il liberalismo classico riteneva che il compito dello Stato fosse solo di assicurare l’uguaglianza formale, cioè l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, lo Stato democratico conferma questo principio ma assume tra i propri principali incarichi, quello di adoperarsi per rendere effettiva pure l’uguaglianza in senso sostanziale, grazie alla rimozione degli ostacoli economici che impediscono alle persone di avere delle opportunità pari per migliorare la propria condizione. L’esempio più importante di questa tendenza è costituito dall’Unione Europea.
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