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APPUNTI PRIMO E SECONDO SEMESTRE LINGUISTICA GENERALE, Appunti di Linguistica Generale

Appunti del primo e del secondo semestre del corso Linguistica Generale tenuto dalla docente Maria Cristina Gatti nell'Università del Sacro Cuore di Milano.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 13/07/2021

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chiara-garavaglia-2 🇮🇹

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Scarica APPUNTI PRIMO E SECONDO SEMESTRE LINGUISTICA GENERALE e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LINGUISTICA GENERALE 05.10.2020 LA LINGUISTICA GENERALE E IL SUO OGGETTO La linguistica generale è l’autocoscienza del parlante cioè noi parlanti usiamo le nostre lingue storico-naturali dovendo tener presente che la lingua è un sapere non saputo. Nessun parlante è monolingue poiché le lingue molto numerose (circa 6000 attualmente conosciute) => poliglottia di parlanti. C'è della poliglottia in ognuno di noi infatti conosciamo di sicuro 2 lingue (ITA. come lingua madre e l’INGL. come lingua franca per comunicare attraverso le frontiere) + la conoscenza del dialetto. I dialetti sono a tutti gli effetti delle vere e proprie lingue: il giuris a lingi ‘eglie un idioma tra tutti quelli sul territorio nazionale e la fa assurgere parlando di lingua nazionale o ufficiale e tutte le altre lingue passano a dialetti. Le lingue sono sensibilmente diverse fra loro in quanto ogni lingua mappa e classifica la realtà con focalizzazioni diverse. Ex. Nell'ambito del movimento nello spazio: in ITA. andare, in INGL. to go, in FRA. aller e in SPA. ir si utilizza indistintamente questo lessema; mentre in TED. gehen=andare a piedi e fahren=andare coi mezzi e in RUS. idti/chodit’=andare a piedi ed echat /ezdit’=andare coi mezzi si usano due verbi. Anche la parola ITA. mano ha in RUS. ha due sostantivi ruka=mano, braccio e kist=S dita totali. Oppure anche il termine ITA. zio che in LAT. è sia paternus=zio paterno che maternus=zio materno. L'oggetto della linguistica generale è costituito dal linguaggio umano, cioè la competenza comunicativa (in LAT. facultas loquenti) che permette ai parlanti di produrre messaggi ed oggetti comunicativi. Gli eventi comunicativi che si producono per comunicare utilizzano prevalentemente una lingua storico-naturale, cioè singoli strumenti che ci permettono di produrre un linguaggio umano. Gli strumenti utilizzati sono: 1. comunicazione verbale=livello di comunicazione di cui siamo più consapevoli costituito dalla formazione delle parole che veicolano l'elaborazione di un pensiero (lingue) & 2. comunicazione non verbale=comunicazione che riguarda il linguaggio del corpo che si può trovare sotto diverse form tema paralinguistico, Db. sistema cinesico che studia i gesti del corpo per l'utilizzo comunicativo, c. sistema prossemico che studia il comportamento, lo spazio e le distanze all’intemo della comunicazione & d. sistema aptico che studia la comunicazione attraverso la percezione del tatto. 3. comunicazione paraverbale: jone che riguarda il modo con cui qualcosa viene detto (tono, ritmo, timbro, volume). La comunicazione è pervasiva in quanto raggiunge tutte le persone ed è un fenomeno molto compli coinvolge molteplici dimensioni: 1. dimensione linguistico-semiotica in quanto si comunica attraverso l'uso del linguaggio; 2. dimensione psicologica, socioculturale antropologica in quanto permette un’interazioni tra soggetti umani otra gruppi & 3. dimensione tecnologica in quanto lo sviluppo tecnologico ha aperto nuovi modi comunicativi. La comunicazione interpella diverse angolature della comunità scientifica e tecnologi: ienze linguistico semiotiche; le scienze umane e le scienze tecnologiche. o perché Bisogna distinguere il comunicatore e comuni lol il comunicatore=colui che sa comunicare in modo efficace in pubblico (oratore politico, speaker televisivo) mentre il comuni comunicazione che, conoscendo in modo approfondito le dinamiche costitutive della comuni sappia assumersi di fronte alla società civile le responsabilità della buona salute della comuni quest'ultima si inceppa. ione laddove La comunicazione verbale può andare in cris 1. ragioni di natura testuale cambiando la posizione del soggetto e l'ordine delle parole; distruggendo così l’intento comunicativo del testo. Ex. Nel film Le di Fellini vengono citate due frasi da Gelsomina: 1. “È arrivato Zampanò!” in cui il soggetto è a destra in seconda sede (in posizione rematica) porta ad una novità di apporto informativo e 2. “Zampanò è arrivato!” in cui il soggetto è a sinistra in prima sede (in posizione tematica) distrugge il messaggio perché emerge un'informazione già nota perdendo valore comunicativo. 2. ragioni di natura semantica destituendo il primo e principale fondamento della sensatezza (il senso deve avere un rapporto con la realtà). Ex.1 Se uno scapolo dice “Mia moglie è un’ottima cuoca!” sta parlando di una non realtà come se fosse reale e quindi il messaggio è insensato perché non segue il primo principio della sensatezza. Ex.2 Se uno sconosciuto dice “Mio cugino è farmacista.” la comunicazione va in crisi perché viene a mancare il fondamento del rapporto del senso del messaggio con l’interlocutore e quindi il messaggio è insensato, non pertinente e non coinvolgente. Bisogna distinguere inoltre la notizia dall’informazione: la notizia=informazione pertinente che crea interesse nell’interlocutore (involvement); mentre l'informazione è un dato informativo che aggiorna un database. per diverse ragioni: 08.10.2020 LA COMUNICAZIONE VERBALE E LA LOGICA DEL MUNUS AI di là della diversità delle lingue, che sono sensibilmente diverse per focalizzazione sulla realtà con sguardi diversi, c’è una dimensione generale degli eventi comunicativi prodotti dai parlanti nel mondo per formulare messaggi che privilegiano come strumento espressivo le lingue storico-naturali. Ci occupiamo di eventi comunicativi per scoprire il meccanismo misterioso, non ac diretta, e la facultas comunicativa per dare sensi ai messaggi ssibile a osservazione La nozione di comunicazione è sovradefinita, quindi ci sono varie definizioni: alcuni studiosi teorici della comunicazione dicono che è la somma degli eventi comunicativi, cioè la definiscono elencandoii singoli eventi in modo induttivo (=definiamo il fenomeno elencando i singoli elementi). Ex. per definire i numeri pari noi potremmo dire che sono 2, 4, 10, 20, 24, 28 e li elenchiamo se sono tutti caratterizzati da questa proprietà di divisibilità per due e li possiamo definire induttivamente numeri pari partendo dal singolo dato, abbiamo verificato un certo requisito che questo numero possiede e abbiamo dato una regola generale; quindi dal particolare si sale al generale definendoli. Ex. noi possiamo definire i numeri pari dando una regola che può generarli come 2x=y e se noi sostituiamo questa x variabile con un numero intero come 3, 6, 10 otteniamo sempre un numero pari definendo intuitivamente inizialmente il meccanismo generativo come regola e poi applicandola ricorsivamente generando la totalità dei numeri pari. Anche per la comunicazione verbale oltre a definizione induttiva abbiamo una definizione intuitiva cioè descrivere la regola che introduce tutti i messaggi comunicativi, partendo dal generale e scendendo al particolare. Sono due sguardi sulla comunicazione con due prospettive diverse, complementari, rilevanti e significativi. Approccio etimologico della comunicazione che si avvicina di più alla scoperta del segreto della comunicazione. L'etimologia (dal GRE. logos, logia=discorso e etymos=intimo significato della parola) è una riflessione sulla storia di una parola; quindi quando facciamo etimologia andiamo a ricostruire il percorso attraverso cui un popolo si è costruito le sue parole. Con categoria intendiamo le parole, strumenti per catturare la realtà dei nostri discorsi. Il termine ITA. comunicazione discende dal LAT. communico e communico attraverso communio rimanda a communis=comune; quindi la comunicazione è un processo che mette in comune gli interlocutori. Questa derivazione dal LAT. è evidente non solo in ITA. ma anche di più in altre lingue come in INGL. nel verbo to communicate la doppia m del LAT. viene mantenuta mentre in ITA. no venendo assimilata come nel verbo SPA. comunicar; infatti nella lingua inglese circa 60% -70% del lessico è di matrice latina. Questa derivazione dal latino è anche visibile nel verbo FRA. Communiquer con le due m vicine al latino e anche in TED. si nota l'origine latina nel verbo kKommunizieren che mantiene le due m. Distinguiamo adesso 2 momenti nella parola LAT. Com-munico=comunicare. Lavoriamo prima sul primo segmento prima del — cioè com che rimanda al LAT. cum=con ed è una preposizione che significa relazione; sei come seduzione/inganno che manipola col termine LAT. seductor ille; successivamente in sede nell’Odissea (canto 12) col mito di Ulisse e delle Sirene in cui viene posta la questione dell'educazione (in GRE. paideia) nel mondo greco attraverso i miti che presentavano aspetti fondamentali della realtà nella vita umana (Ex. Mito di Odisseo e le Sirene in cui abbiamo Ulisse che, mentre sta rientrando nella sua patria Itaca dopo aver incontrato la maga Circe che l’ha messo in guardia rispetto a due grandi pericoli 1. i mostri marini Scilla e Cariddi e 2. le sirene col loro canto seduttivo, si avvicina con la nave all’Isola delle Sirene e si fa legare (in GRE. deo) dai compagni all'albero maestro della nave con una fune (in GRE. desmds) mentre mette della cera nelle orecchie dei suoi compagni per preservarli dalla seduzione del canto delle Sirene. Omero ci descrive la vista da parte di Ulisse delle ossa dei marinai che, precedentemente si sono sfracellati in quanto non hanno saputo resistere al canto delle Sirene, biancheggiano sul praticello verde dell’isola e Ulisse va velocemente col pensiero alla moglie Penelope e al figlio Telemaco che invano lo aspetterebbero in patria qualora lui cedesse a questa seduzione delle Sirene. Le metafore sono: la fune= desmòs che indica un legame agli affetti famigliari che salva Ulisse e la cera nelle orecchie dei compagni che rappresenta i deboli che non possono salvarsi dalla manipolazione e che devono essere salvati => Questo mito mostra che ciò che ci salva da una manipolazione è un legame). Il termine GRE. desmds=fune deriva dal verbo GRE. deo=legare ed esiste anche il termine GRE. deon=obbligo che è produttivo nel termine ITA. deontologia=doveri che caratterizzano una certa attività professionale. Questo aspetto del legame è presente anche nel termine LAT. obligatio che ha dentro il verbo legare a qualcosa in modo affettivo da cui deriva il termine ITA. obbligo che per noi è qualcosa di negativo. La retorica classica è una vera arte del persuadere (dal verbo LAT. suadeo, suadere) e veniva chiamata dal LAT. ars bene dicendi e dai GRE. técne cioè era una teoria che dava una metodologia di come procedere nella costruzione del discorso persuasivo fondato sull'esercizio del potere della parola sano che parte dall’auctoritas. Ora in ITA. usiamo persuadere e convincere come se fossero sinonimi in modo sbagliato perché persuadere risale al verbo LAT. suadeo, suadere che ha dentro suavis=qualcosa di soave, dolce => la comunicazione persuasiva è uno scambio comunicativo che condivide qualcosa di soave con l'interlocutore mentre convincere ha radice LAT. vinco=vincere => vittoria violenta che si ottiene sull’altro con la parola. La retorica classica era quindi una teoria della comunicazione ante litteram in pubblico. Per il verbo ITA. dire ci sono 2 verbi LAT. dicere=dire in pubblico e loqui=dire nella vita familiare quotidiana. La retorica è nata in Grecia in fase di democrazia che si forma sull'esercizio del consenso dei cittadini costruito attraverso un scorso sano. Il cittadino era chiamato ad esercitare il potere della parola in diversi aspetti: 1. giuridico- uale, ossia quando ci si doveva difendere il cittadino doveva essere in grado di costruirsi il discorso di sa da tenere poi durante il processo in tribunale (i logografi erano professionisti della comunicazione che dietro lauto compenso scrivevano il discorso; ma poi il cittadino doveva essere in grado di tenere il discorso); 2. politico perché i cittadini spesso venivano convocati nell’agorà quando si dovevano prendere le decisioni rispetto al bene della città e i cittadini dovevano saper intervenire in pubblico con comunicazione capace di persuadere in modo sano e 3. epidittico cioè nei momenti in cui il popolo veniva raccolto nella piazza pubblica dove si tenevano discorsi elogiativi (in GRE. panegirici) in cui si valutavano le gesta di coloro che avevano fatto crescere la società. In tutti questi ambiti diventa necessario saper esercitare il potere della parola creando quindi un vero e proprio mercato della parola (in GRE. parresia=discorso libero) per argomentarla. Nella comunicazione persuasiva benefica diventa fondamentale saper argomentare formulando messaggi per prendere posizione sulla realtà sostenendola con ragioni adeguate; infatti l’argomentazione è questo processo comunicativo che ci permette di esprimere le nostre posizioni prese verso la realtà supportandole con argomenti (dal termine LAT. argumentum che deriva dal verbo LAT. arguère= far vedere, far notare, far brillare perché un argomento fa vedere la ragionevolezza del discorso appena affermato). All’interlocutore si apre il compito di ricostruire gli argomenti che portano a aderire in modo ragionevole. La retorica clas individua 5 passaggi fondamentali che un oratore doveva seguire per poter costruire un discorso persua no in pubblico: 1. inventio=individuare le prese di posizione e gli argomenti da mettere a sostegno nel discorso; 2. dispositio=ri flettere sul modo migliore con cui presentare nel discorso le proprie prese di posizione e i propri argomenti; 3. elocutio=arricchire il discorso con strategie comunicative efficaci (figure retoriche); 4. memoria=imparare a memoria il discorso persuasivo da tenere poi in pubblico per l’oratore & 5. ivo actio=indicazioni sul momento in cui veniva proferito il discorso in pubblico e indicazioni s sulla postura del corpo (comunicazione paralinguistica). In questo mondo della democrazia greca in cui si viene a creare un proprio mercato della parola arrivano alcuni i retori Sofisti che aprono botteghe in cui vendevano la loro competenza sganciandola dalla verità orientandola pragmaticamente sulla vittoria sull'altro => la comunicazione persuasiva è piegata a scopo utilitaristico sganciandola dalla verità. Quindi nasce un vero e lla gestualità e comunicativa proprio sospetto nei confronti della retorica che permette di costruire discorsi manipolatori fondati su ragionamenti scorretti perché pericolosa in quanto mette in pericolo anche la democr: s consenso dei cittadini attraverso l’esercizio del potere della parola (Ex. Socrate dice di bandire la retorica dalla vita consociata perché pericolosa) e inizia un declino della retorica. In questo momento di sospetto sulla bontà della retorica arriva l'apporto fondamentale di Aristotele con un esempio di analogia: come medico ha a disposizione degli elementi con cui può formare farmaci o veleni così chi esercita il potere della parola ha in mano degli strumenti che può utilizzare in modo sano o perverso. 15.10.2020 PERSUASIONE & ARISTOTELE Nel mondo greco della democrazia era emersa la necessità di saper gestire le dinamiche del discorso che crea un senso. In questo contesto di mercato della parola nasce un sospetto nei confronti della retorica. La retorica viene riscattata da Aristotele con analogia del medico e segna una svolta logica perché ha individuate le regole no e corretto. La persuasione può avvenire su 2 bas da seguire per costruire un discorso persuas s differenti: 1. s iscorsiva quando si verifica attraverso l’altro dal di attraverso le azioni del testimone) o 2. su base discorsiva cioè attraverso il di La retori segnala che tutta la dinamica della comunicazione persuasiva ruota attorno alla parola chiave polisemica che è pistis in GRE. o fides in LAT. perché in una comunicazione persuasiva interpella tutti i fattori coinvolti in un processo comunicativo: mittente (interpellato dalla fides che gli indica la sua credibilità =logos interpellato dalla fides assumendo il inatario (interpellato dalla fides che gli indica la sua interpellano anche il messaggio che deve essere caratterizzato da pistis per assumere il significato di legame con la verità. Non basta che mittente sia credibile e che con strategie retoriche riesca a smuovere la benevolenza del destinatario ma è fondamentale che formuli un messaggio aderente alla verità della realtà. La pistis del logos è il legame che il messaggio deve avere con fondata sul suo erhos=esempio) che formula un messaggio significato di legame con la verità) rivolto ad un di benevolenza col parhos=sentimenti). Fides / Pi la verità ciò che fonda una comunicazione persuasiva sana. ione è un processo comunicativo che chiede di aderirci in modo affettivo secondo le ragioni che ti dà. La comunicazione persuasiva si fa su 2 momenti equilibrati della ragione umana (in LAT. ratio): Affectus=cuore con cui aderiamo al contenuto e 2. Intellectus con cui giudichiamo la verità del contenuto. Ex. Il termine ITA. imparare a memoria in INGL. to learn by heart e in FRA. apprendre par coeur; il termine cuore indica dove si aderisce col processo del mandare a memoria. Il rimanere legati al preconcetto dell'oggetto non deve offuscare la natura della ragione perché le impedisce di lasciarsi colpire dall’oggetto con l’affectus. Il destinatario della comuni siva ha un impegno critico (=vaglia la ragione e tiene il buono artando il male) quindi vagliando verifica la ragionevolezza del messaggio. La retorica in GRE. parla del destinatario del messaggio persuasivo come krités=giudice che ha a che fare col verbo krino=vagliare col setaccio; il destinatario vaglia col setaccio della ragione il contenuto del messaggio per vedere l’aderenza con la verità della realtà dividendo il buono dal male. jone per Vi è un rapporto di antistrofia (ripresa dal teatro greco dove il coro cantava una prima strofa con un movimento da est verso ovest a cui seguiva l’antistrofe che veniva cantata da ovest verso est con una struttura metrica parallela) fra procedimenti della logica e quelli dell’argomentazione perché i procedimenti che si usano quando argomentiamo nella comuni ismo con procedimenti dei discorsi logici perché gli strumenti della comunicazione persuasiva per argomentare sono costruiti su mosse della ragione analoghe alle mosse della ragione usate quando costruiamo un discorso in ambito logico. 19.10.2020 RAGIONE-LOGICA-ARGOMENTAZIONE La ragione umana in sede logica può muoversi in due modi: 1. dall’universale al particolare quindi la ragione si muove deduttivamente (Ex. Ragionamento sillogistico: tutti gli uomini sono mortali (premessa maggiore anapodittica perché evidente a tutti), Socrate è uomo (premessa minore esplicitata) allora Socrate è mortale (conclusione logica dedotta) è cogente perché data una premessa maggiore e una premessa minore si arriva necessariamente ad una conclusione) & 2. dal particolare all’universale quando la ragione si muove induttivamente (Ex. Generalizzazione: osserviamo un gatto 1 ha la coda (vediamo una proprietà dell'entità) e poi vari gatti che hanno la coda (vediamo che hanno tutti la stessa proprietà della prima entità) allora tutti i gatti hanno la coda (quantificazione=estensione di una proprietà da uno a tutti) => processo utilizzato per definire le leggi naturali per i fenomeni delle scienze naturali). Quando la ragione si muove deduttivamente da legge generale a cas modo produce struttura argomentativa che si chiama entimema (dal sostantivo GRE. rhymos=animo perché muove l’animo suscitando un'adesione da parte del destinatario). È un sillogismo retorico/abbreviato in cui, adifferenza del sillogismo logico, la premessa maggiore viene taciuta (non viene esplicitata) perché dev'essere ricostruita attraverso un processo di ricostruzione inferienziale (dal LAT. infero composto da fero=portare e in=dentro) dal messaggio del parlante; contiene un principio sul quale c’è un'adesione naturale dell’animo del destinatario condiviso almeno da parte dei più saggi della comunità & abbiamo 2 parti (una tesi e un’argomentazione). Ex. “Luigi è pazzo. Va a 100 km in centro città” => un parlante formula un enunciato prendendo posizione sulla realtà con valutazione in merito a Luigi (Luigi è pazzo) e poi da una ragione a sostegno della sua presa di posizione (va a 100 km in centro città). La prima caratteristica che differenzi l’entimema dal sillogismo è l’endoxon cioè la premessa maggiore viene taciuta con principio condiviso dalla doxa ed è il punto di aggancio tra l’argomentante e il destinatario nel common ground con adesione naturale da parte del destinatario (Ex. Chi va a 100km in centro città è pazzo è la premessa maggiore taciuta ricostruita inferenzialmente). particolare in sede discorsiva questo La mediazione è un caso particolare di negoziazione (dal termine LAT. negotium=business in INGL. in ambito lavorativo). Le negoziazioni sono trattative argomentative che scattano quando si ha un conflitto di interessi fra due controparti perché c’è un interesse comune. La mediazione è un tipo particolare di negoziazione in cui interviene un terzo tra i due confliggenti caratterizzato da terzietà (=al disopra delle parti per far vedere ai due che confliggono che è possibile un win-win=guadagno per entrambe le parti). Stratificazioni nel mittente e nel destinatario di un processo comunicativo. Le stratificazioni del mittente sono: 1. vocalizer=mittente che dà voce al testo scritto da altri e lo proferisce oralmente; 2. formulator=colui che serive il testo; 3. principal-responsabile dell’atto comunicativo che apre dei commitment al destinatario. Il destinatario è l’uditore totalmente legittimato (puro uditore) e ha diverse stratificazioni: 1. overhearer=uditore non legittimato che origlia e il suo discorso è pubblico; 2. stakeholder=colui che prende one rispetto al messaggio proferito dal mittente & 3. respondent=partner degli atti comunicativi che imersi il commitment. Queste manipolazioni sono anche di natura storica: attorno al 1940 si usò il tépos /l nemico del mio nemico è mio amico quando l’Europa per contrastare la Germania di Hitler si alleò con Stalin i fe passare la condivisione di una parte di ragioni in comune per la totalità delle ragioni condivise. Questa strategia manipolatoria si trova anche nelle operazioni di agenda serting=selezione delle notizie da mettere in agenda per essere presentate dal giornale, radiogiornale o telegiornale in fase di redazione =>I telegiornali terminano spesso con “Queste sono le notizie per oggi.” presentando una parte delle notizie del giorno come la totalità della giornata. C'è una grande differenza tra l’informazione e la notizia perché l’informazione è un dato che aggiorna un database, mentre la notizia è un’informazione pertinente e interessante per il destinatario. Questo istinto umano di riferirsi alla totalità è sfruttato anche nella cake temptation=strategi: manipolatoria spesso utilizzata quando si parla delle risorse di uno Stato. Le risorse sono beni dinamici e in aumento però vengono presentate come se fossero un fixed pie=torta fissa o statica. Ex. In alcuni regimi totalitari c’è stata una mossa strategica che consiste nella ridistribuzione delle risorse al destinatario in cambio di fiducia al potere => risorse appaiono come beni statici. ©) Istinto di appartenenza=uomo per natura appartiene. Questo istinto viene utilizzato in modo manipolatorio in 2 modi: 1. Ex. Se non la pensi così, non sei dei nostri => si fa leva sull’appartenenza al gruppo che viene sfiruttato in termini + minacciando l’escludendo dal gruppo del noi. 2. Ex. Non sarai mica uno di quelli che credono ancora che... => si fa leva sull’appartenenza al gruppo che viene sfruttato in termini — minacciando l'inclusione nel gruppo di quelli che credono ancora che. d) Polarity temptation=individuazione dei gruppi sociali/politici creando una dicotomia manichea della realtà (=divisione in noi con qualità buone e in loro con qualità non buone e cattive). Ci si può salvare da questa strategia manipolatoria seguendo una serie di aspetti lingui Questa strategi manipolatoria scatta da un’interpretazione errata dell’implicazione che comporta la negazione di un aggettivo (buono => non buono interpretata in modo errato perché si fa coincidere il non buono col cattivo). 29.10.2020 Il paradigma di tipo cromatico è un insieme di elementi che possono stare fra loro in un rapporto di alternatività (questo vestito è rosso però posso dire anche che non è rosso quindi è bianco => 2 aggettivi antonimi). Ex. Dicendo “Questo vestito è rosso” prendiamo un paradigma cromatico e lo inseriamo in un enunciato=> testo esclude gli altri elementi previsti dal paradigma cromatico tranne quello espresso nel testo. Baruch Spinoza già disse che quando noi aggettiviamo un testo po: tutti gli altri elementi dicendo che una determinazione è una negazione (in LAT. Omnis determinatio est negatio). Il paradigma cromatico è di tipo semantico perché contengono elementi con un significato semantico ma anche di tipo multiplo perché disgiungiamo gli elementi altemativi nel paradigma (0...0...0...0...). Quando la negazione interviene su un elemento che fa parte di un paradigma multiplo il testo si apre a tutte le altre possibilità cioè si apre alla disgiunzione degli elementi contenuti nella struttura linguistica. Il paradigma può essere anche di tipo polarizzato quando gli elementi sono gli estremi di un rapporto di opposizione polare. Ex. “Acceso-spento” o “sposato-celibe” => una lampadina può essere accesa o spenta come una persona può essere sposata o celibe => paradigmi binari perché costituiti solo da 2 elementi che stanno in opposizione polare => contrari immediati perché tra i 2 elementi opposti e polari non ci sono valori intermedi. Se noi neghiamo l'elemento acceso (estremo del paradigma binario) cioè diciamo la luce non è accesa affermiamo che questa luce è spenta (opposizione contraria). =>paradigma a struttura polarizzata binaria. Le espressioni opposte come bianco-nero, buono- semantici costituito da struttura con predicati Sono opposti che costituiscono un paradigma di aggettivi costituito da valori scalari perché fra i 2 estremi tivo, amico-nemico, ricco-povero sono paradigmi abbiamo valori intermedi che non sempre riusciamo a catturare attraverso altri aggettivi (fra bianco e nero vi sono tanti gradi cromatici). => contrari mediati perché fra i 2 estremi abbiamo molti valori intermedi. Quando noi affermiamo questa entità è bianca escludiamo tutti gli altri elementi che sono all’intemo di questo paradigma; mentre quando noi neghiamo che un'entità non è bianca significa che può essere di qualsiasi altra gradazione prevista nel paradigma cromatico scalare non binario => quando neghiamo un estremo questa negazione potrebbe significare l’opposto ma anche tutti i valori intermedi. Edward Sapir dice che quando noi neghiamo è come dire in INGL. neither... nor... quindi negando non affermiamo per forza l'estremo opposto ma possiamo affermare anche uno dei valori intermedi. È facilissimo indurre nella tentazione della polarità (polarity temptation) facendo coincidere la negazione di un estremo affermando l'estremo opposto (non è bianco=è nero) come se fossero estremi di un paradigma binario anche se ci sono valori scalari => interpretazione errata delle implicazioni che scattano negando elementi di opposizioni scalari. Ex. Poster della propaganda sovietica durante la Guerra Fredda (testi mediatici per la diffusione dell’ideologia nella società) in cui si trovava l’implicazione della polarity temptation => mondo politico suddiviso in grande gruppo del noi e grande gruppo del loro => “Noi trasformiamo il deserto in floride regioni , loro trasformano città e villaggi in un deserto” agendo in modo occulto associa al gruppo del noi sovietici azioni positive e buone (diffondendo vita); mentre a loro americani azioni non buone (seminando morte) facendo scattare nel destinatario la tendenza a leggere non buono come cattivo (tentazione della polarità) perché mancano i termini peri valori scalari. 02.11.2020 George Orwell nel suo romanzo distopico 1984 descrive un mondo futuro rappresentando azioni e tendenze già esistenti nel mondo attuale messe all’estremo. Esiste una differenza tra utopia e distopia: l'utopia (dal GRE. outopos=luogo non esistente) rappresenta un mondo non esistente con caratteristiche desiderabili mentre la distopia (dal GRE. dystopos=luogo negativo) rappresenta un mondo con società future che preoccupano perché portano alle estreme conseguenze comportamenti o cose negative che esistono già nel mondo attuale. Ex. Nel brano Big brother is watching you viene messo bene in luce l’investire in sofisticati sistemi di comunicazione con lo scopo di diffondere l'ideologia del potere. Come in tutti i regimi totalitari anche nel mondo di Big Brother si interviene nella comunicazione e l’intento è ridurre l'orizzonte del pensiero e uno dei metodi è quello di creare una nuova lingua riducendo il vocabolario. Big Brother dice che è superfluo avere due termini cold e warm, basta dire cold e uncold => riducono gli aggettivi eliminando uno dei due estremi perché basta il primo aggettivo prefissato al negativo. Ex. Per indicare il termine bad bastano good e ungood cancellando tutti i valori intermedi che ci sono quando si vuole dire che qualcosa non è good. Nel momento della comunicazione verbale la dimensione dell’affidarsi è molto ampia perché la pos vedere all'opera nel nostro agire a 360°. Ex.1 Se andiamo a Roma possiamo andare con la nostra macchina se invece andiamo a New York dobbiamo andare in aereo quindi ci affidiamo alla competenza del nostro pilota (in INGL. expertise). Ex.2 La conoscenza della nostra data di nascita è una conoscenza che abbiamo sulla fiducia della parola di qualcun altro. Ex.3 Noi sappiamo che ci sono i pinguini al polo sud e per la maggior parte di noi questa non è una conoscenza che abbiamo per presa diretta ma attraverso una fides (=credito) verso qualcuno. => La maggior parte di noi consce questo dato non per presa diretta ma grazie a un credito che diamo ad un intermediario. amo L'epistemologia (dal GRE. epistéme=scienza e logos=discorso) è una disciplina che si occupa della descrizione dei metodi delle varie scienze => La maggior parte delle nostre conoscenze le conosciamo attraverso un intermediario dando la fide: La dimensione della fides è fortemente presente nella conoscenza umana. Mappa articolata che abbiamo nelle nostre lingue moderne e antiche relativa al lessico dell’affidabilità. Partiamo dalla radice indoeuropea bhidh, bheidh ricostruita dalla linguistica storico comparativa dell'Ottocento (ricostruire protolingua all’origine delle diverse lingue) molto produttiva di termini che segue nel GRE. pistis, nel LAT. fides, nel TED. bitten, nel RUS. beda. mo vedere un primo ambito dell’affidabilità umana che è la fides della vita sociopolitica reciproco. Negli antichi era nella coscienza dell’uomo greco-latino questa coscienza degli uomini fondata su fides presieduta da Juppiter (=Zeus, Giove) => fidius era garante del fondamento della reciproca fides tra gli uomini mentre i greci lo chiamavano pistios. In ITA. si ritrova in fidato, fedele diverso dal perfido (chi tradisce questa fiducia fra gli omini). Questa fiducia reciproca alla ba della convivenza umana da come esito nel tempo il foedus (=patto, alleanza) che si ritrova in ITA. in politica con federazione, federalismo, federale infatti la federazione è un insieme di parti statali che tendono ad unirsi sulla base di un patto nel tempo. Innanzitutto, po: di convivenza e di un fidarsi Il fatto di affidarsi vi è anche nel mondo economico-finanziario perché infatti si parla di fido bancario res s inserimento di una terza persona che garantisce al creditore che il debitore adempirà alle sue obbligazioni finanziarie). Cesare nel De bello civi non c’era nessuno disposto a prestargli denaro. Accanto al termine fido abbiamo credito, creditore in cui appare il termine LAT. credo costruito o solo col dativo e significa credere 0 col dativo+accusativo col significato di prestare a differenza dell’ITA. in cui credo ha perso l’accezione latina di prestare tranne nell’ambito bancario. La fides c’è anche in ambito nuziale in fede nuziale. indica con la frase nulla erat fides che Il termine GRE. diathéke significava sia patto, contratto che testamento, disposizione testamentaria infatti è stato tradotto in LAT. con testamentum. Ex. La Bibbia è stata tradotta in greco col termine diathéke, successivamente i latini l'hanno tradotta in modo errato come testamentum anziché patto ad indicare quello tra Jahvé e il popolo ebraico e tra Dio e gli uomini mandando suo figlio Gesù. I MODELLI DELLA COMUNICAZIONE VERBALE Nel Novecento abbiamo diversi modelli della comunicazione verbale venuti: 1. dalla teoria dell’informazione di Claude Shannon, 2. dalla riflessione linguistica (diacronica perché si guardava lo sviluppo della lingua nel tempo) e 3. dalla pragmatica (=azioni compiute dall'uomo). => modello finale fondato sul rapporto tra comunicazione verbale e azione umana, cioè si guarda alla comunicazione verbale come possibilità dei parlanti di intrecciare nella realtà azioni. Il modello di Claude Shannon non vede intervenire il linguaggio verbale naturale perché utilizzato in sede matematico-informatica. Si trasmettono informazioni senza approcci umani ma si utilizza uno strumento tecnologico (information source) da cui parte uno scambio informativo verso il destinatario (receiver che è anche lui un dispositivo tecnologico) attraverso un canale (transmitter) che potrebbe essere disturbato dalla source. Shannon cerca di individuare attraverso un teorema una situazione ideale del passaggio di ioni con il quale fissa attraverso un algoritmo la capacità del canale (=quantità massima di scambio delle informazioni che può essere trasmesso) per risolvere il problema del disturbo. Il teorema di Shannon dice che “una trasmissione priva di errori è possibile solo se la quantità di informazioni comunicata nell'unità di misura prescelta è minore della corrispondente capacità”. nois inform: 05.11.2020 si modelli elaborati In sede linguistica abbiamo dive 1. Il primo è quello di Ferdinand de Saussure descritto nella sua opera Cours de linguistique générale che utilizza nella comunicazione verbale le lingue storico naturali. Il suo modello è il circuit de la parole (=circuito del discorso) che consiste in due interlocutori che producono segni materiali di natura fonetico acustica decodificati grazie ad un sistema di coscienza condivisa della langue inatario non esegue il ribella). 16.11.2020 e il dell’enunciato (questo comando può o non può essere compiuto => se il des comando dato posso evincere che non riconosce l’autorevolezza del mittente 0 che 2. Il secondo linguista è John Searle riprende la teoria degli speech acts di Austin, approfondi concetto di atto illocutivo e individua i tipi di azioni che il parlante può compiere con lo speech act (assertivo, rappresentativo, comando). Egli propone una tipologia degli atti linguistici che il parlante può compiere attraverso il linguaggio: rappresentativi, direttivi, commissivi. Ex.1 Paolo fuma abitualmente è un enunciato assertivo con cui il parlante formula uno speech act compiendo un atto locutivo ma anche uno illocutivo rappresentando la realtà => atto rappresentativo perché si rappresenta la realtà. Ex.2 Chiudi la porta! è un atto linguistico direttivo perché dà un comando chiedendo a qualcuno di fare qualcosa. Ex.3 Ti prometto una ricompensa è una promessa che apre un impegno da parte di colui che formula l’atto linguistico. Di volta in volta cambia l’azione che intendiamo compiere, cambia l’illocuzione e cambia la forza illocutoria. 3. Il terzo è quello di Paul Grice che propone un modello della comunicazione verbale fondato sul principio di cooperazione nella sua opera Studies in the way of words, Mette in luce che coloro che interagiscono sono guidati dall’atteggiamento reciproco, cioè dal principio di cooperazione: infatti l’apporto conversazionale (messaggio) deve essere formulato in un modo corrispondente a quando è richiesto dallo scopo e dallo scambio parlato secondo il principio di cooperazione. Ogni interlocutore deve tenere conto di una serie di requisiti per rendere il messaggio comunicativamente adeguato => 4 massime che guidano il parlante affinché l’atto comunicativo avvenga ricercando il senso (=principio di cooperazione): I. Quantità: L'apporto comunicativo deve essere calibrato dal punto di vis dell’informazione necessaria allo scopo dell'intervento comunicativo. Il. Qualità: L'apporto comunicativo non deve dire ciò che si ritiene falso e deve essere fondato su una certa evidenza. Ill Relazione: L'apporto comunicativo deve essere pertinente, cioè deve coinvolgere l'interesse dell’interlocutore. IV. Modo: L'apporto comunicativo non deve essere oscuro e ambiguo ma deve essere breve e a della quantità ordinato. Ex. Supponiamo un'interazione tra A e B: Dov'è Carlo? -C'è una VW gialla davanti alla casa di Anna è formulazione di espressione che viola la pertinenza (=relevance) apparentemente ma invita il destinatario mosso dal principio di cooperazione a processi inferenziali che permettono di ricostruire dove si trova Carlo (=ricercare il senso della frase). Avviene una cooperazione nel senso di una ricerca comune del senso inteso dal mittente. Grazie al common ground l’interlocutore sa che Carlo ha la VW gialla e che una VW gialla si trova davanti a casa di Anna; dunque, il destinatario ricostruisce inferenzialmente dove si trova Carlo. La risposta non è immediata, ma nemmeno priva di senso. 4. Il quarto è quello di Dan Sperber e Deirdre Wilson che ampliano il modello della rilevanza di Grice pubblicando nell’opera Relevance la loro relevance theory che centralizza l’importanza del contesto i 2 interlocutori con conoscenze che hanno e quelle che uno presuppone che l’altro abbia) per l’interpretazione del messaggio e gli effetti contestuali (=effetti prodotti dal contesto) che consistono in un cambiamento di intersoggettività =cambiamento dei 2 interlocutori). Il messaggio dell’atto comunicativo più è pertinente quanto più modifica il contesto intersoggettivo senza richiedere un grande sforzo inferenziale da parte del destinatario per comprendere l’unico senso inteso dal mittente => pertinenza di un testo dipende dal rapporto tra effetti contestuali e sforzi cognitivi nec interpretarlo (Ex. un testo sarà + pertinente e di facile comprensione, se lo sfi comprenderlo è minimo). GLI EVENTI COMUNICATIVI Gli atti comunicativi formulano eventi che s ggio => atto comunicativo è evento. Da un confronto della semantica delle lingue germaniche con le lingue latino- producono per comunicare e per trasmettere un mess ivo romanze capiamo che la parole ITA. evento deriva dalla parola LAT. eventum che deriva dal verbo ingres e-venio=qualcos sorprende e la parola TED. ereignis da eigen=accadimento e aneignen=impossessarsi di => atto comunicativo=evento=azione che accade improvv di noi producendo un cambiamento. Per il semiologo statunitense Charles Sanders Peirce l’atto comunicativo è abit change=cambiamento di atteggiamento del destinatario verso la realtà dopo che il mittente ha detto qualcosa di sensato durante l’atto comunicativo e può essere di 2 tipi: I. Profondo nella posizione che il destinatario ha verso la realtà (in GRE. Aéxis) e 2. Superficiale nello stato emotivo del destinatario nei confronti della realtà (in GRE. didthesis). Aristotele direbbe che l’atto comunicativo è un cambiamento che abbiamo nel rapporto col reale. IL SENSO DEL MESSAGGIO Il messaggio è sollecitazione che ci arriva per lasciarci coinvolgere => cambiamento è un momento del senso di un messaggio di un evento comunicativo => messaggio è scambio di sensi che produce un cambiamento (habit change per Peirce). Il termine ITA. senso è polisemico perché ha più significati collegati fra di loro: organo percettore, direzione, valutazione in modo ragionevole. Ex.1 L'uomo ha cinque sensi. L’udito è un senso. (=organo percettore che producono una percezione della realtà). Ex.2 Questa strada è a senso unico. (=direzione di percorrenza di una strada). Ex.3 Paolo è dotato di buon senso. (=sa valutare in modo ragionevole). Ex.4 La parola uomo ha un doppio senso perché si riferisce sia all’essere umano sia all’essere umano di senso maschile. Fx.5 Questa espressione non ha senso=è insensata: Mia moglie è una grande cuoca detto da uno scapolo o Mio cugino è un farmacista detto da uno sconosciuto. Un comportamento insensato è quando una persona adotta un comportamento privo di cognizione logica (Fx. Un imprenditore apre un negozio di freezer al Polo Nord). Il non senso=insensatezza: irragionevole perché non ha ragioni adeguate di aderire alla realtà => senso ha a che fare con la ragionevolezza=ha rapporto con ragione. Anche nella dimensione comunicativa esiste il non-sen: a. Insensatezze artificiali creati dal linguista a scopo metalinguistico per riflettere sul funzionamento della comunicazione verbale, b. Insensatezze come tipologia testuale nel Teatro dell’assurdo per trasmettere disorientamento dell’uomo del Novecento nel suo rapporto con la realtà, c. Insensatezze di testi prodotti da soggetti psicotici perché si fatica a interpretare il messaggio a causa dell’assenza della sintassi col fine di cogliere il disagio profondo vissuto da queste persone => anche i testi criptici veicolano un senso profondo del messaggio. L'ipotesi è che nell'atto comunicativo non esiste il non-senso perché l’esito metalinguistico non una realtà comunicativa. Aristotele direbbe che l’uomo è destinato a trovare un senso nelle cose, l’uomo non è in grado quindi di produrre cose senza sens 19.11.2020 COMUNICARE COME AGIRE I linguisti pragmatici scrivendo che “Quando noi comunichiamo compiamo azioni” hanno ripreso un passo del Cratilo di Platone in cui si dice che “Parlare è un fare”. L'interazione umana avviene attraverso la mediazione linguisi comunicazione verbale è uno strumento che rende possibile l'intreccio di azioni Goint actions). Ex. Scambio caffè-soldi in un bar. la comuni La pragmatica diventa Yheory of actions intreccio di azioni non semiotiche. zione verbale è un evento semiotico che permette un Com'è strutturata un'azione? Ontologia dell’azione=si studiano fattori complessi per fare emergere fattori costitutivi che creano la sua complessità. 1 fattori costitutivi di un’azione sono: a. Soggetto agente umano A; b. Conoscenza delle dinamiche del mondo in cui agiremo ma non è questo l’origine che fa scattare l'azione perché è il c. Desiderio ; a partire da questo desiderio identifica uno stato di cose che corrispondono all'interesse e permette di soddisfarlo d. Decidendo di perseguire il suo scopo che corrisponde a questo interesse immaginato; e. Attiva una catena di realiz: erie di atti per realizzare il suo scopo=desiderio all’origine dell’azione). Il desiderio è spesso un tabù nella nostra cultura => nostra cultura ha una natura alessitimica=momento in cui soggetto umano è bloccato nell'espressione dei suoi sentimenti e dei suoi desideri => alessitimia è malattia per cui il soggetto umano non riesce a ricorre a parole per descrivere i moti del suo animo. Chi agisce non è capace di raggiungere da solo il suo scopo, ma a volte ha bisogno di ricorrere ad un'interazione con un altro soggetto per soddisfare il desiderio da cui è partita la sua azione. Il nostro soggetto agente A immagina uno stato di cose che soddisfa il suo desiderio (=scopo da perseguire) ed entra in un campo di interazione (interaction field) rivolgendosi ad un agente interlocutore B formulando un atto linguistico (speech act) che fa scattare nel destinatario una risposta di azione originata da un desiderio che fa perseguire il desiderio suo rispondendo alla richiesta dell'agente A. Le due catene di realizzazione sono unite (joint actions) perché ognuno riesce a soddisfare il suo scopo intrecciando la sua catena di realizzazione con un altro interlocutore. L'interazione vede due agenti (interagenti) che, per realizzare lo scopo che soddisfa il loro desiderio personale, agiscono intrecciando le loro catene di realizzazione attivando un impegno (commitment) per ognuno di loro => la comunicazione verbale è importante per permettere l’intreccio di interazioni. 23.11.2020 E: competizione. la cooperazione e la tono altri due modi di intrecciare azioni nella realtà (creando joint actio) Nella cooperazione abbiamo due co-agenti che insieme condividono lo scopo nel common ground (a differenza dell’interazione) e hanno un desiderio comune che fa scattare in loro l’azione immaginando uno stato di cose che permetta di soddisfare il loro desiderio di partenza conoscendo la realtà. A partire dal desiderio comune i due co-agenti trovano uno state of affairs (=stato di cose) che sveglia in loro il desiderio di raggiungere lo scopo attivando la catena di realizzazione. La comunicazione verbale è composta da atti linguistici attraverso cui i 2 co-agenti operano le loro azioni intrecciate. Nella competizione abbiamo due agenti diversi che desiderano uno stesso oggetto non condivisibile e dunque il loro scopo non può essere perseguito da entrambi perché l'oggetto è conteso. Ciascuno ricorre alla comunicazione verbale per giustificare al meglio la propria necessità di ottenimento dell'oggetto desiderato rispetto a quella dell’interlocutore con cui compete => gli atti linguistici hanno una natura argomentativa. I FATTORI DELLA COMUNICAZIONE VERBALE La C al centro è la comunicazione verbale. I fattori costitutivi dello scambio di un messaggio comunicativo sono: a. semiosi (segno), che può essere di tipo deittica con una b. deissi, c. inferenza messaggio che deve ricostruire l'interlocutore), d. ostensione (momento di comunicazione muto perché il Jo si comunica grazie alla realtà stessa senza l'utilizzo di una lingua storico-naturale). Eventi semiotici vs Eventi non-semiotici. Gli eventi non-semiotici sono oggetti della realtà che hanno un significato coincidente con la funzione che permettono di svolgere in un contesto (Ex. Immagini penna che può essere usata per scrivere 0 microfono che può essere usato per far arrivare la nostra voce in lontananza) hanno un’implicazione immediata per noi. Gli eventi semiotici sono oggetti che catturati nella realtà diventano segni usando una parola (Ex. Grafemi penna 0 microfono) e sono percepibili coi cinque sensi perché hanno una loro fisicità => segni linguistici sono eventi perché hanno una loro fisicità. Dunque, la semiosi è l’atto con cui i due parlanti costruiscono e condividono un segno linguistico creando una correlazione semiotica associando una successione di suoni (intenzione comunicativa) a un determinato soggetto (=eventi fisici). Ex. Parola albero e disegno di un albero correlati perché si associa al disegno la parola come in INGL. parola tree e disegno di un tree, in FRA. parola arbre e disegno di un arbre e SPA. parola drbol e disegno di un drbol => il segno dell'evento semiotico va interpretato per cogliere il suo senso. Le caratteristiche della correlazione semioti à=in ogni lingua lo stesso concetto ha una a. Arbitrarietà: ragione precisa) che garantisce la stabilità della lingua ma c’è la tentazione del fonosimbolismo (=cerca di trovare la giustificazione della parola nel suo suono) => onomatopee=il suono è giustificazione della parola non la sua riproduzione precisa perché è diverso per ogni lingua & b. Convenzionalitàznesso stabilito all’interno di una comunità linguistica tramandato di generazione in Il giorno seguente il pentito ha tenuto a precisare: “Ho accettato ieri le sue sigarette perché era un pacchetto già aperto. Ma una stecca 0 anche qualche pacchetto intero non li avrei accettati perché avrebbero significato che lei intendeva umiliarmi”. Si può scorgere qualcosa di patologico in questo scambio di cerimonie, in questo attaccamento ai dettagli. Ma chi vive a contatto con il pericolo ha bisogno di comprendere il significato degli indizi apparentemente più irrilevanti, di interpretarli mediante un'opera costante di decodificazione. E questo vale per chiunque, poliziotto, magistrato, criminale. 4. Testo narrativo => l’incipit del romanzo The Old Man and the Sea di Hemingway che è un momento descrittivo della scena He was an old man who fished alone in a skiff in the Gulf Stream and he had gone eighty-four days now without taking a fish. In the first forty days a boy had been with him. But after forty days without a fish the boys parents had told him that the old man was now definitely and finally salao, which is the worst form of unlucky, and the boy had gone at their orders in another boat which caught three good fish the first week. It made the boy sad to see the old man come in each day with his skiff empty and he always went down to help him carry either the coiled lines or the gaff and harpoon and the sail that was furled around the mast. Nel primo enunciato abbiamo: 1. he (deittico testuale) come pronome personale di terza persona singolare con funzione anaforica perché riprende il referente del sintagma nominale instaurato nel titolo (che va considerato in linguistica come la prima sequenza testuale); 2. he (deittico testuale) come pronome personale di terza persona singolare con funzione anaforica perché riprende il referente del sintagma nominale old man; 3. now (deittico temporale); 4. him (deittico testuale) come pronome personale di terza persona singolare con funzione anaforica perché riprende il referente del sintagma nominale old man. Nel secondo enunciato abbiamo: 1. him (deittico testuale) come pronome personale di terza persona singolare con funzione anaforica perché riprende il referente boy instaurato nel cotesto precedente; 2. e 3. after e now (deittico temporale); 4. their (deittico testuale) come aggettivo ferisce al pronome personale di terza persona plurale con funzione anaforic: perché riprende il referente parents nel cotesto precedente. Nel terzo enunciato abbiamo: 1. it (deittico testuale) come pronome di terza persona singolare neutro con funzione cataforica perché anticipa il segmento the old man come in each day che segue; 2. his (deittico testuale) come aggettivo possessivo; 3. he (deittico testuale) come pronome di terza persona singolare con funzione anaforica perché il referente instaurato precedentemente da boy; 4. him come pronome personale di terza persona singolare con funzione anaforica perché riprende il referente del sintagma nominale the old man. Dunque, in questo momento introduttivo descrittivo del romanzo abbiamo soprattutto deittici testuali perché realizzano la coesione testuale evitando ripetizioni. PROFILO STORICO DELLA RIFLESSIONE LINGUISTICA Lo strutturalismo classico è stato fondato dal linguista Saussure nel Novecento. Esplicitare la ratio: perché occuparsi della riflessione linguistica che ci precede? Perché per costitutivi della comuni ione verbale dobbiamo rivisitare gli studi linguistici del passato confrontandoci con la tradizione linguistica passata e verificare i risultati dei nostri predecessori con le nostre domande => imo in rapporto alla tradizione precedente per riguadagnare possedendo il fatto linguistico. Îla lingua è antica quanto l’uomo perché riflettendo su se stesso riflette anche sulla lingua => linguistica prescientifica come riflessione sulla lingua che coincide con la concezione filosofica (Ex. Platone, Aristotele, ...). Nel 1816 nasce la linguistica scientifica cioè la linguistica come disciplina autonoma con la pubblicazione dell’opera Sul sistema di coniugazione della lingua s ita in comparazione con quello della lingua greca. udiare i fattori latina, persiana e germanica da parte del tedesco Franz Bopp => il sistema di comuni viene confrontato con quello del greco, quello del latino, quello del persiano e quello del germanico => linguistica storico-comparati va perché si paragonano le varie lingue ricostruendo attraverso comparazione una protolingua cioè una lingua originaria da cui queste discendono che coincide con l’indoeuropeo. Ha una prospettiva diacronica perché osserva lo sviluppo delle lingue nel tempo. => la linguistica nasce come disciplina storico-comparativa con dimensione diacronica. 03.12.2020 Prima dello strutturalismo si inaugura un interesse per i momenti della funzione della lingua con i due polacchi Baudouin de Courtenay e Kruszewski => precursori dello strutturalismo: Baudouin nella sua opera Fonema riflette sulla fonetica e descrive che ha un duplice oggetto (da un lato studia i suoni dal punto di vista ac articolatorio e storico e dall'altro indaga il funzionamento dei suoni nel meccanismo della lingua) mentre Kruszewski, allievo di Baudouin, attraverso uno sguardo sincronico segnala che “la lingua è un tutto strutturato”=tutte le parole con origini diverse, entrando a far parte di una lingua specifica, si adeguano alle regole fonetiche e alle leggi semantiche della lingua specifica (ciascuna lingua vede intervenire leggi che regolano la sua struttura fonetica e semantica); Kruszewski s anche al modo con cui un parlante apprende le parole della sua lingua, non come si apprendono i nomi dei fiumi. che sarebbe difficile, ma s impara e si ricorda con naturalezza un repertorio molto ampio di termini perché per facilitare l'apprendimento del lessico avviene un'associazione per somiglianza o similarità fra le parole per il loro legame di derivazione con altre parole a livello morfologico e un'associazione per contiguità fra le parole per il loro nesso di disposizione sulla catena lineare a livello morfologico, fonologico e semantico e inoltre ha scoperto attraverso questi due tipi di associazioni i due assi strutturanti la lingua perché l’enunciato si colloca all'intersezione dell’asse dell’equivalenza e della contiguità. A un certo punto nell'Ottocento emerge il desiderio diffuso di indagare la struttura delle lingue => nasce lo strutturalismo con la teoria di Saussure descritta nell’opera Cours de linguistique générale scritta dai allievi Bally e Sechehaye. Saussure nelle prime pagine propone una serie di opposizioni metodologiche in modo dicotomico: a. diacronico (studio della lingua attraverso il tempo) vs sincronico (studio della lingua in un suo momento temporale ben preciso); b. linguistica esterna (studio della lingua secondo i suoi fattori esterni concomitanti come collocazione geografica, politica) vs interna (studio della lingua prescindendo dai fattori esterni); c. una lingua è costituita dai due momenti dando una duplice definizione per ognuno di loro langue (=sistema di segni relati e solidali tra di loro che hanno una natura oppositiva => dans la langue tout se tient e coincide con il momento sociale perché è il patrimonio mnemonico virtuale condiviso da tutti i parlanti di una specifica comunità linguistica) e parole (=esecuzione da parte del parlante di questo sistema di jegni e coincide col momento individuale perché è il singolo che parla) facendolo ricadere nella lingui ico- ic esterna perché sono fattori esterni alla lingua (aporia=leggera contraddizione); d. nel segno linguistico (definito dagli Stoici come semeion costituito da semainon con natura sensibile e semainomenon con natura intelligibile e ripreso da Saussure ma cambiato perché il suo segno si manifesta in modo intellegibile e psichico) signifié (=concetto) e signifiant (immagine acustica=traccia che un segno lascia in sede psichica) sono uniti inscindibilmente perché ‘e un concetto ad una immagine acustica in sede psichica. 10.12.2020 stiche principali: a. arbitrarietà perché non è detto che lo stesso signifié (concetto) si ignifiant (suono); b. linearità perché riguarda tutto il segno, ossia appartiene sia al signifiant che è costituito da una successione lineare di foni sia al signifié che si manifesta nell’ordine delle parole di un enunciato (in INGL. word order) con cui si individua subito il soggetto (Ex. John loves Mary vs Mary loves John c'è ordine preciso in cui la prima parola è il soggetto con una funzione morfologica mentre Giovanni lesse il romanzo c’è Giovanni che è tema dell’enunciato e il romanzo che è rema perché arricchisce l’enunciato vs Il romanzo lo lesse Giovanni in cui il romanzo è tema condiviso e Giovanni è rema dell’enunciato perché apporta un’informazione nuova e infatti l'ordine delle parole veicola una funzione comunicativa diversa da quella inglese perché è quella dell’organizzazione testuale) dunque “L'ordine delle parole, in quanto momento di manifestazione della linearità, veicola diversi aspetti del significato (morfo-sintattici, logici)”. Saussure introduce poi 2 nuovi concetti: a. entità che è segno in quanto unione inscindibile di signifiant e signifié e b. unità che è l'entità linguistica in quanto delimitata nella catena fonica della parole di natura funzionale (Ex. Il treno Parigi-Ginevra delle ore 20.00 non si riferisce ad un locomotore preciso con carrozze precise ma all’orario preciso di partenza cioè alla funzione che il treno svolge nel sistema ferroviario). Vi è un’analogia fra il sistema economico e il sistema linguistico perché i latini parlavano di communicatio bonorum: mbio di beni => Sussure introduce il concetto di valore=qualcosa di diverso che può essere scambiato con qualco di cui si è stabilito il valore (come in economia mbiamo merce per moneta in ambito linguistico avviene lo stesso scambio tra parola e idea) => il valore linguistico nasce dal fatto che il segno che è unione inscindibile di significato e significante si oppone a tutti gli altri segni vivendo in un sistema linguistico. Vi è un’aporia postuma nella nozione di natura oppositiva del valore linguis ettabile ed evidente che ciò che caratterizza il significante è la sua natura oppositiva; ma questa natura per Saussure riguarda anche il ignificato nonostante ve ne siano diversi creando un circolo vizioso (Ex. Contrassegni=significanti e cappotti=significato perché si ha contrassegni/significanti diversi per permettere cappotti/significati diversi ma non viceversa). Nella lingua abbiamo 2 fenomeni: sinonimia=due signifiant diversi permettono di esprimere lo stesso signifié (Ex. stella, astro) e omonimia=allo stesso signifiant corrispondono più significati (Ex. lama) => Per Saussure c’è una proiezione diretta fra il pensiero e il linguaggio (presupposto teorico): Ex. se nella catena sintagmatica del pensiero “nessuno” è segmentato anche nella catena fonica della parola “non esiste uno” è segmentato. ico: è a 14.12.2020 Saussure successivamente prende in esame alcune dimensioni concrete della lingua e del testo. Per primo prende in esame la sintassi => abbiamo due momenti nella lingua: rapporti sintagmatici cioè il rapporto fra elementi in praesentia con due segni simili (Ex. Insegnamento, insegnare e insegnante hanno segni simili e sono elementi in praesentia con rapporto sintagmatico) e rapporti associativi cioè il rapporto fra elementi in absentia con due segni diversi (Ex. Insegnamento, armamento e cambiamento hanno segni diversi e sono elementi in absentia con rapporto associativo). Saussure segnala che la sintassi è il momento della parole in cui opera la regola dell’aporia derivante dalla definizione sociopsicologica e propone varie vie d'uscita da a. locuzioni belle e fatte che appartengono alla langue come singoli le lancia in favore di, chemin de fer); b. attribuisce alla langue i tipi generali di struttura sintatti sintagmi costruiti su forme regolari (Ex. Il bambino (SN) dorme (SV); Luigi (SN) legge (SV) il libro (SN) => il parlante nel momento della parole riattiva questi lessemi o sintagmi all’intemo della langue. Saussure segnala che non esiste un parallelismo perfetto fra due sistemi linguistici (Ex. il segno italiano bosco non corrisponde perfettamente al segno francese bosco perché in italiano significa esattamente l’area boschiva, mentre in francese significa bosco, legno e legname) => esiste un anisomorfismo dei sistemi linguistici, c ciascuna lingua distribuisce i significati a modo suo. Esiste però una dimensione interlinguistica che è la signification e che viene espressa distinguendosi dal signifié (=concetto) nell’ambito del contenuto (Ex. Je mange du mouton e I'm eating some mutton che hanno stessa signification ma signifié diverso perché mouton domina incontrastato l’area che in inglese mutton divide con sheep => nella lingua francese mouton copre sia il significato di agnello che di pecora; mentre in inglese mutton=agnello came domina opposto a sheep=pecora). Quando introduce la signification e Saussure si pone sul piano linguistico (introducendo concetto nuovo), non ontologico (livello di realtà), non come crede De Mauro che ha tradotto la sua opera in italiano identificando il significant con la distinzione fra Sinn e Bedeutung di Frege. Bisogna distinguere fra una semantica di langue che è virtuale e una semantica nel testo che va a recensire i significati effettivi nel testo: il signifié è l’altro del significante, il suo correlato nella langue; mentre la signification coincide col momento conclusivo del costituirsi del senso, passando dalla langue alla parole, che coincide con il senso veicolato nel testo. PROCESSO DELL’INFERENZA Il termine inferenza deriva dal LAT. infero=porto dentro e coincide con un nesso logico non esplicitato nel testo ma veicolato senza appoggiarsi alla semiosi, cioè ai segni linguistici (Ex. A: Mio figlio non guida. Ha 5 anni. in cui si sente un senso unitario con un nesso logico causale che non si appoggia alla semiosi e B: Mio figlio non guida. È sposato. in cui ci dice qualcosa di non pertinente per motivare il fatto che il figlio non guidi. Quando interpretiamo un messaggio dopo la prima mossa comunicativa attuiamo un’inferenza per completarlo attendendo che l'interlocutore spieghi. Grazie alla condivisione del common ground possiamo attuare queste inferenze. È il procedimento della comunicazione per cui da un’informazione data dal mittente solo il livello del permette di differenziare il s significante (Ex. Il fono P della parola pera è entità che di per sé non ha un significato ma ignificato anche in testi molto complicati). In passato si pensava che questo messaggio articolato seguisse il principio di composizionalità in quanto somma di elementi; mentre uccessivamente Platone nel suo Fedro segnala che il discorso non è solo una successione di elementi ma un’unità di elementi che costituiscono il vivente tenuti assieme dalla ragione=un legame inferenziale. Platone esplicita il segreto che lega questo messaggio nel dialogo tra lo Straniero e Teeteo nella sua opera Sofista: le parole non si combinano a caso ma sono composte da nomi (=on6mata in GRE..) e da verbi=azioni (=renémata in GRE.) intrecciati nel discorso = si crea l’unità combinando nomi e verbi intrecciandoli ottenendo una symploké=16gos breve e semplice, non elementi di uno stesso gruppo perché sennò è un semplice elenco di termini (Ex. uomo, cervo, leone, cavallo dello stesso gruppo 1 è un semplice elenco, ma cavallo del gruppo 1 corre del gruppo 2 si uniscono e creano un messaggio). Platone ha intuito il principio della congruità (moderno) alla base della composizionalità dei nostri discorsi=la combinazione delle parole dicendo che la combinazione significativa delle parole è possibile solo se le parole sono predisposte a stare le une con le altre=complementari e se fungono funzioni diverse dal punto di vista semantico: a. Modi di essere=azioni 0 qualità che possono essere attribuite alle entità (Ex. correre, dormire, parlare, intelligente, bianco) e b. Entità= nomi animati o inanimati che possono essere coinvolti in quel preciso modo di essere (Ex. parete, docente, studente, gatto). In logica i modi di essere come verbi o aggettivi vengono chiamati predicati, mentre le entità come nomi vengono chiamati argomenti. Il linguaggio rispecchia la struttura della realtà, cioè le parole hanno funzioni diverse in quanto rispecchiano differenze che hanno luogo fra le cose. 26.02.2021 La legge che sta alla base della composizionalità del discorso è la congruità, cioè si possono combinare solo parole congrue (=fatte le une predicato per le altre argomento) => relazione fra parole congrue viene chiamata nesso predicativo-argomentale. Ogni predicato stabilisce quali argomenti sono congrui per essere combinati con lui. La virtualità ha come prima sede la lingua (Ex. Il bambino donne è intreccio dell’argomento Il bambino e del predicato Dorme, non semplice somma di due segni linguistici messi assieme, che formano una ymploké rappresentando un frammento di mondo possibile e virtuale non reale). Si può passare dalla virtualità possibile alla realtà concreta attraverso una costruzione sintattica corrisponde a frammenti di mondo reale. L'uomo ha la competenza comunicativa (facultas loquenti) che gli animali non hanno e quindi non sanno mentire. Grazie alla composizionalità l’uomo è libero rispetto alla realtà e può concepire la menzogna nel suo linguaggio. Principio di congruità alla base del principio di compo: cun predicato seleziona i propri argomenti con cui potersi combinare intrecciandosi nel discorso (Ex. Il predicato cammina si può combinare con entità animate umane come Luigi, la bambina e animali come i cavalli ma non entità inanimate come argomentale anche se può essere una personificazione se si usa il predicato cammina in senso figurato). Quando si viola la congruità, cioè si combina un modo di essere con un'entità non pertinente si ha viola il l’insensatezza (Ex. Questa montagna è intelligente, Lo scoiattolo scala il Mar Egeo); quando s principio di non contraddizione (principio di non contraddizione evidenziato da Aristotele che sta alla base di un discorso comunicativo=una co o tempo e sotto il medesimo aspetto Ex. Una bicicletta nel medesimo “e non rossa come nera perché è contraddittorio) scatta la contraddizione di un testo (Ex. Ho mangiato una pasta alla carbonara ma sono digiuno, Questo numero è pari e dispari). Il senso contradditorio è dicibile perché è comunque un senso e quindi si possono scrivere testi per sistemare la contraddizione; mentre l’insensatezza non è dicibile e quindi non crea testo nell’esperienza comunicativa anche se può essere detto in uno specifico contesto linguistico a livello metalinguistico. 01.03.2021 LA NATURA DEL SIGNIFICATO, Condizioni che devono essere rispettate affinché si costruisca un testo sensato che hanno a che fare coi predicati che intrecciamo nel discorso coi rispettivi argomenti. - {commentato [cG21: capitolo. Processo di costruzione del senso testuale: le 5 condizioni della congruità. La congruità di un testo dipende da 5 fattori che caratterizzano ‘un predicato. Quando queste con sono realizzate il testo risulta congruo, ossia sensato. Ogni predicato apre uno schema argomentale (in INGL. frame), cioè apre sedi in cui può essere posto l'argomento secondo i primi 3 principi (numero, qualità e ordine di argomento). 1. Numero: Ogni predicato seleziona un certo numero di argomenti; 2. Qualità degli argomenti; 3. Ordine degli argomenti che certe volte può essere cambiato; 4. Ogni predicato ha un campo d’azione (in INGL. scope); 5. Ogni predicato ha delle implicazioni. 1 predicati, che sono parole centrali all’interno del discorso che indicano i modi di essere di entità, possono essere verbi che permettono di individuare azioni o stati all’interno di frammenti di mondo oppure aggettivi quando indicano una qualità di entità oppure congiunzioni. I predicati individuano una scena in cui gli olutamente necessarie perché si dia quella argomenti sono i protagonisti principali e imprescindibili (entità as scena comunicativa ed extralinguistica dettata dal predicato). I predicati come verbi dinamici o statici a livello logico-semantico sono di 6 tipi perché quelli trovati finora indicano al massimo 6 argomenti 1. Monoargomentali (monadici) che selezionano un solo argomento per far esistere la scena. Ex. Dormire è predi one e che seleziona un solo argomento perché le entità assolutamente necessarie per far sussistere questa scena o bianco è predicato 0 modo di essere che indica una qualità e che per far esistere la scena seleziona un solo argomento. Formula logica lineare: P (x) che si legge Pi di x e un predicato di argomenti in logica si rappresenta con una P maiuscola e x è la variabile oggettuale che indica l'argomento. Ciascuno di questi predicati monoargomentali può essere rappresentato con questo calcolo di primo ordine della logica. Grafo semantico: P --------> x in verticale per permettere una visualizzazione più chiara ed è formato da un nodo contrassegnato da P da cui esce una freccia direzionastica non pleonastica verso un altro nodo contrassegnato dall’argomento per indicare che è ciascun predicato che stabilisce i suoi argomenti. Ex.1 Enrico passeggia con Simona in cui passeggiare rimane predicato monadico perché coinvolge Enrico ma è possibile che nell’esperienza l’argomento principale associ il suo predicato al predicato di un’altra entità (Simona) quindi un'entità coinvolta nel passeggiare può associare la propria azione del passeggiare all’azione da parte di un’altra entità nello stesso tempo e nello stesso luogo senza cambiare la natura del predicato. Ex.2 Enrico e Simona passeggiano è espressione ambigua perché la congiunzione e è da disambiguare e vedere le due situazioni che questo testo esprime: 1. i due passeggiano nello stesso tempo e nello stesso luogo indicando un predicato monoargomentale ma 2. uno passeggia in un certo momento temporale e in un certo luogo e l’altro passeggia in un altro momento temporale e in un altro luogo portando ad un’interpretazione distributiva perché l’azione avviene in tempi e luoghi diversi. 2. Biargomentali (diadici) che selezionano due argomenti per far esistere la situazione comunicativa extralinguistica. Ex. Leggere è predicato che indica il lettore e l’oggetto che viene letto per far sussistere la scena o mangiare che è predicato biargomentale dinamico che implica chi mangia e l'oggetto commestibile o maggiore perché è modo di ess Luigi è maggiore di Marco non si può mettere al posto di Marco nessuno). Formula logica lineare: P (xI x2) cioè P di predicato e x con numeri 1 e 2 delle 2 entità. Simbolismo notazionale non lineare: da P partono 2 frecce direzionali verso i 2 argomenti che il predicato indica. Ex.1 -Luigi è uguale. #A chi? -A nessuno. È testo insensato perché non rispetta una della 5 condizioni secondo le quali un predicato indica i suoi argomenti ed è un modo di essere che indica un aggettivo relazionale in quanto bisogna esplicitare il secondo argomento. Ex.2 Luigi mangia in cui mangiare è predicato che ha un oggetto interno in quanto apre un secondo argomento non esplicitandolo ma solo quando è necessario nella situazione comunicativa connotare il tipo di cibo mangiato, anche con leggere e cantare perché è ovvio che si mangia o si legge o si canta qualcosa non producendo insensatezza se non si esplicita cos 3. Triargomentali (triadici) che selezionano tre argomenti per far esistere la situazione comunicativa extralinguistica come scambio. Ex. Dare è predicato che indica due partecipanti diversi interagenti (mittente che originariamente possiede e destinatario che poi otterrà dal mittente e che avrà) e l'oggetto che si scambiano come entità affinché esista il discorso 0 promettere è un dire un azione che il mittente si impegna a fare se rientra nelle sue possibilità e che richiede che il secondo argomento sia qualcosa di positivo per il destinatario che è il mio interlocutore. Formula logica lineare: P (x1 x2 x3) cioè P di predicato e x con numeri 1,2 e 3 delle 3 entità variabili in x1 è il mittente, x2 è l'oggetto e x3 è il destinatario. Simbolismo notazionale non lineare: da P partono 3 frecce direzionali verso i 3 argomenti che il predicato indica. Non è detto che tutti gli argomenti siano realizzati a livello sintattico. 4. Tetrargomentali (tetradici) che selezionano quattro argomenti per far esistere la situazione comunicativa extralinguistica. Ex. Vendere in cui c’è il venditore, il compratore, la merce e il prezzo. Formula logica lineare: P (x1 x2 x3 x4) cioè P di predicato e x con numeri 1, 2, 3 e 4 delle 4 variabili oggettuali. Simbolismo notazionale non lineare: da P partono 4 frecce direzionate verso i 4 argomenti che il predicato indica. 5. Pentargomentali (pentadici) che selezionano cinque argomenti per far esistere la situazione comunicativa extralinguistica. Ex. Affittare in cui c'è un locatore, un locatario, un appartamento, un prezzo e un tempo dati dal contratto. Formula logica lineare: P (x1 x2 x3 x4 x5) cioè P di predicato e x con numeri 1, 2, 3, 4 e 5 delle 5 variabili oggettuali. Simbolismo notazionale non lineare: da P_ partono $ frecce direzionate verso i 5 argomenti che il predicato indica. 6. Esargomentali (esadici) che selezionano sei argomenti per far esistere la situazione comunicativa extralinguistica tipico della lingua russa. Ex. Komandirovat=mandare in missione perché c’è chi manda, chi si muove, località di partenza, località di arrivo, lo scopo e il tempo, lo spazio. Formula logica lineare: P_(x1 x2 x3 x4 x5 x6) cioè P di predicato e x con numeri 1, 2,3, 4, 5 e 6 delle 6 variabili oggettuali. Simbolismo notazionale non lineare: da P partono 6 frecce direzionate verso i 6 argomenti Principio di economia: in un sistema linguistico non ci devono essere due elementi ripetitivi che creino ridondanza. Ex. Parlare (attività locutoria di un parlante) e Dire (scambio di beni) sono sinonimi non al 05.03.2021 no avere una gerarchia perché gli aggettivi/avverbi agganciano verbi: 1. Monoargomentali (monadici) che sono predicati come aggettivo/avverbio che possono agganciare ulteriori predicati come verbi che formano un evento-azione. Ex.1 Andrea beve il caffè nervosamente che è un avverbio che caratterizza tutto questo evento-azione del bere il caffè da parte di Andrea. In questo testo vi è una gerarchia di predicati perché un predicato ne può agganciare altri: bere è predicato diadico che seleziona Andrea come primo argomento e il caffè come secondo indicando un’azione caratterizzata dal predicato nervosamente. Simbolismo notazionale non lineare: da bere (non indicato con P) partono 2 frecce direzionate verso i 2 argomenti che il predicato indica cioè Andrea (x1)) e il caffè (x2) ma sopra a bere c'è la freccia direzionale dal predicato monoargomentale nervosamente (non indicato con P) che aggancia come argomento un altro predicato che ha 2 argomenti formando un unico evento. Ex.2 Maria parla piano è predicato monoargomentale avverbio che caratterizza il discorso di Maria come predicato che apre un'unica sede argomentale. Simbolismo notazionale non lineare con grafo semantico: da parlare (non indicato con P) parte 1 freccia direzionale verso l'argomento che il predicato indica cioè Maria (x) ma sopra a parlare c’è la freccia direzionale dal predicato monoargomentale piano (non indicato con P) che aggancia come argomento un altro predicato che ha 1 argomento formando un unico evento. 2. Biargomentali (diadici) che sono predicati come congiunzioni/preposizioni che selezionano solo 2 argomenti. Simbolismo notazionale lineare: P (x1 x2) Simbolismo non lineare con grafo semantico: da parlare (non indicato con P) partono 2 frecce direzionali verso gli argomenti che il predicato indica. Le congiunzioni in generale sono predicati diadici che selezionano come argomenti espressioni linguistiche (Ex.1 Non ho dato l'esame perché mi sono ammalato con perché che indica causalità e che è dotato non sono delle proprietà apparenti n ma anche delle proprietà essenziali ed è un predi monadico. Sempre l’aggettivo vero nella fr'ase Il tuo giudizio è vero corrisponde a verità ed è un predic monadico metadiscorsivo perché veicola due argomenti di natura oggettuale. Il cambiamento del signific di un termine dà luogo a un altro predicato con una diversa struttura argomentale che può mantenere lo ste numero di argomenti ma cambiare la loro natura. Inoltre, cambia il contenuto del predicato e quindi le sue implicazioni che sono ciò che avviene quando il predicato ha luogo. Ex. 1 L’artigiano(x1) dipinge (P) il tavolo (x2) in cui dipingere come verniciare è predicato diadico che seleziona una prima entità animata umana e una seconda che è oggetto fisico preesistente e Ex.2 Michelangelo (x1) dipinge (P) il Giudizio Universale (x2) in cui dipingere come realizzare un’opera pittorica che ha un determinato soggetto ed è sempre un predicato biargomentale che seleziona una prima entità animata umana e una seconda che è un progetto di un’opera d’arte pittorica con un certo soggetto non preesistente. Questo aspetto della congruità semantica può essere rappresentato col grafo semantico: il nodo del grafo è il predicato dipingere da cui escono le frecce direzionali verso le implicazioni come iperonimi che impone il predicato da cui partono altre frecce verso i due argomenti. [0 dipingere dipingere2 Gli argomenti nascondono al loro interno un plesso di predicati, cioè racchiudono una serie di predicati. Ex. Un uomo cammina in cui l'argomento uomo è entità (x) tale che (:) Uomox (Ux) et (A) Maschiox (Mx) et (A) Adultox (Ax). Ciascuno di questi predicati potrebbe essere ulteriormente analizzato, scomposto in predicati più elementari. Il verbo GRE. analyo=analisi=scomporre un significato nei suoi elementi costitutivi. I predicati interni agli argomenti hanno la funzione di caratterizzare gli argomenti; stabi condizioni un'entità xè di quel determinato tipo. Invece un predicato esterno è uno dei possibi dell'argomento e individua come dev'essere un'entità x per essere uomo. 1 determinanti sono indispensabili per costruire un'espressione corretta cioè l'argomento è accompagnato da una struttura linguistica per costruire un discors sulla realtà. Ex. L'espressione *Bambino gioca vede intervenire un argomento senza un determinante e potrebbe essere accettabile solo in due contesti: nei telegrammi onei titoli di giornale oun ellissi. Il determinante consente all’argomento di fare presa sulla realtà. (non importa se La parola-argomento viene determinata, in tal modo essa viene ad indicare una realtà precis una sola, la cosa in generale, tutte le cose). I determinanti possono essere classificati in vari gruppi: 1. Indefiniti caratterizzati per contenere il significato dell'aggettivo indefinito qualche e dicono l’esistenza di almeno una x che presenta le caratteristiche che il testo enuncia (Ex. Qualche bambino gioca che indica che c'è una x che è bambino e gioca ed è rappresentato in logica: ax (Bambinox A Giocax). Uno rispetto a qualche precisa la singolarità, in opposizione ad altri numeri che istituiscono argomenti multipli (Ex. Un bambino gioca.). Alcuni specifica in modo generico la pluralità (Ex. Alcuni bambini giocano.). Parecchi specifica che il numero è meritevole di essere considerato (Ex. Parecchi bambini giocano.). Molti specifica che il numero oltrepassa le condizioni normali del contesto (Ex. Molti bambini giocano.). Pochi specifica che il numero è inferiore alle condizioni normali nel contesto (Ex. Pochi bambini giocano.). 15.03.2021 2. Definiti che contengono l’articolo determinativo combinato con altre specificazioni. Ex.1 Il bambino gioca in cui l'argomento bambino selezionato dal predicato giocare è preceduto dal determinante definito il. Ex.2 Questo bambino gioca in cui l'argomento bambino selezionato dal predicato giocare è preceduto dal determinante definito questo che indica che il bambino è qui vicino al mittente mentre Ex.3 Quel bambino gioca in cui l’argomento bambino selezionato dal predicato giocare è preceduto dal determinante definito quel indica il bambino che è là vicino al destinatario e lontano dal mittente. L'articolo determinativo ha una funzione comunicativa rilevante perché viene usato quando l’entità è nota anche all’interlocutore ovvero è nota ad entrambi i partecipanti della comunicazione. 3. Pretesa di universalità che indicano universalità. Ex. Tutti i bambini giocano in cui il determinante sa di universalità tutti specifica che questi coincide con tutto l'insieme dei bambini a cui ci si ce nel contesto. Ex. Qualsiasi e ciascuno (ogni) speci ficano una interpretazione distributiva della ione, facendo riferimento a ciascun elemento dell'insieme a cui ci si riferisce nel contesto e nello specifico qualsiasi sottolinea l’indifferenza, ossia la non-differenza tra gli elementi (i bambini) dal punto di vista del predicato che viene enunciato (il giocare). Ex. Nessuno esclude dal predicato enunciato (il giocare) tutti gli elementi dell’insieme (i bambini) negando cioè l’esistenza dei bambini che giochino Ex. Nessun bambino gioca indica che non esiste una x tale che sia bambino e che giochi quindi la x: Bx/ Gx). Quindi la parola-argomento viene determinata in tal modo che essa venga ad indicare una realtà precisa (non importa se una sola, la cosa in generale o tutte le cose). STRUTTURE INTERMEDIE Abbiamo a disposizione un insieme di testi prodotti in quella lingua, dari linguistici, non “Ia lingua”. La lingua come tale, “allo stato puro” non esiste nella realtà, ma abbiamo a disposizione i dati linguistici. Il parlante “sa la lingua in quanto “la sa usare”, non si tratta di un sapere esplicito => la lingua è un sapere non saputo. Ex. “Sapere il significato di una parola” non equivale a sapeme dare l’analisi semantica come le parole gara e partita nelle frasi Oggi alla tele ci sono le gare di sci e Il Milan ha perso un'importante partita del campionato. La lingua vive in una particolare dimensione psichica come per Saussure perché le strutture linguistiche e i procedimenti della lingua che noi utilizziamo per costruire un testo orale 0 scritto sono presenti nella mente del parlante come modelli (in INGL. patterns di realizzazione). Se così non fosse il parlante non sarebbe in grado di riconoscere le relazioni di questi modelli, quando qualcuno parla, né quando saprebbe realizzare i testi. Com'è fatta una lingua? Per accostarci alla sua organizzazione estremamente complessa può essere utile una metafora. Immaginiamo la lingua come un laboratorio per produrre messaggi verbali. Esso presenta una serie di reparti, ciascuno dei quali elabora in base a un preciso modello una determinata classe di strutture intermedie (che sono le strutture linguistiche e sintattiche del testo) che sono il lessico, la morfologia, la sintassi, ordine delle parole e l'intonazione. Parliamo di indeterminatezza delle strutture linguistiche per una duplice ragione: a. Nella segnaletica stradale dato un segnale a questo corrisponde uno e un isponde uno e un solo segnale. ste un rapporto di tipo biunivoco fra messaggio e segnale = iggio e dato un messaggio a questo cori Es. dare la precedenza xd stono 3 tipi di rapporto fra due insiemi: 1. Univoco quandoa ciascun elemento del primo insieme corrisponde uno e un solo elemento del secondo ma l'inverso non è necessario. Ex. rapporto fra insieme dei figli e insieme dei padri. 2. Biunivoco quando a un elemento del primo insieme corrisponde uno e un solo elemento del secondo e viceversa. Ex. rapporto fra mariti e mogli nelle società monogamiche e monoandriche. 3. Multivoco quando a ciascun elemento del primo insieme corrispondono più elementi del secondo e viceversa. Ex. rapporto fra mariti e mogli nelle società poligamiche e poliandriche. Saussure è stato fortemente suggestionato da codici poveri e fortemente riduttivi rispetto al linguaggio umano: dato un signifiant esso veicola uno e un solo signifié ma abbiamo il controesempio di omonimi come lama e dato un signifié esso è veicolato da uno e un solo signifiant ma abbiamo anche qui il controesempio dei inonimi come s non è rapporto biunivoco ma multivoco tra il signifiant=strategia di manifestazione e il signifié=funzione linguistica di Saussure. A ben vedere nelle strutture linguistiche non esiste un rapporto biunivoco 1:1 fra signifiant e signifié, fra strategia di manifestazione e funzione linguistica, perché una strategia di manifestazione può veicolare più funzioni linguistiche e una funzione linguistica può veicolare più strategie di manifestazione. Nei codici presi da Saussure come termine di paragone il sensoè gi tutto iscritto cioè già prestabilito da sempre nel codice/sistema come la segnaletica stradale. Nel linguaggio umano invece il senso è legato all'esperienza e non può pertanto essere prevedibile e predeterminato dal istema linguistico. stati elaborati nella storia della linguistica dei modelli linguistici codicocentrici con cui la linguist giunta a concezioni deterministiche (rischio si afferma perché è il sistema a determinare l’uomo) => il sistema linguistico determina completamente l’uomo, non per Saussure. Come viene immaginato l’uomo che si dispone a parlare in una posizione codicocentrica: in sede mentale il parlante ha un insieme di regole che gli permettono di combinare i segni. Homo loquens N) S1 82 53 Sn V) VI V2V3 Vn n 7 Quindi parlare diventa scegliere regole e segni da parte dell’homo loquens. Ex. Si sceglie Il tavolo ride con RI=N+V ma non si tratta di elementi congrui e il parlante deve scegliere regole più congrue. Il parlante attiva un sistema già dato, è un attualizzatore passivo di un sistema già dato => uomo è parlato dalla lingua in modo deterministico. Poiché la fonte del senso è nell’esperienza, il parlante quando formula un discorso deve scegliere ciò che gli permette di attestare al meglio l’esperienza cioè le strutture linguistiche che gli permettono di rappresentare al meglio l’esperienza. L'aspetto singolare della lingua è la capacità di rappresentare, di aderire a esperienze imprevedibili. Ex. Il paradosso dell'asino del filosofo medievale Buridano che trovandosi davanti a due mucchi di fieno per sfamarsi identici non ha criteri giusti per scegliere e quindi alla fine non sceglie per la libertà => noi scegliamo in ambito linguistico in base a ciò che ci permette di esprimere al meglio la nostra esperienza secondo la libertà del parlante chiamata da Chomsky creatività linguistica. Per cui esiste un forte nesso tra: linguaggio, esperienza, libertà e creatività linguistica del parlante. Si profila un compito: vedere per quali vie la lingua si offre a noi come strumento per incontrare la realtà, per dar voce all'esperienza. Nella lingua è presente una fondamentale indeterminatezza cioè una forte plasmabilità dello strumento espressivo flessibili. Quali sono questi strumenti che ci mette a disposizione. La nozione di Struttura Intermedia è il punto cruciale del nostro percorso. Noi possiamo chiederci come possiamo concepire la nostra esperienza. Ex. Osserviamo la differenza fra una parola come casa e la parola andare. ssa strategia di ‘olge più funzioni linguistiche diverse a partire da quella originaria tipico della mia esiste quando una stessa strategia di manifestazione manifesta una pluralità di funzioni comunicative e fra i vari significati è riconoscibile il nesso di motivazione sia a livello lessicale (come il verbo andare) sia a livello morfologico (come l’imperfetto italiano che veicola sia l’azione iterata nel passato sia la continuità dell’azione nel passato sia la cortesia o come il futuro italiano che indica sia un’azione sfasata temporalmente in un momento successivo al momento dell’enunciazione sia un'illazione cioè una probabilità sia un’approssimazione sia un comando o come il genere maschile in italiano che denot: so maschile sia categoria grammaticale sia raramente o femminile). Il secondo requisito della struttura intermedia dice che una stessa funzione linguistic: strategie di manifestazione tipico della varianza cioè una stessa struttura intermedia s modo diverso a seconda delle sue realizzazioni morfologiche come verbo essere che ricorre a basi i affida a più manifesta in lessematiche diverse e se questa struttura intermedia come un verbo ricorre ad altre successioni di suoni diversi si chiama suppletivismo morfologico o della sinonimia cioè l’equivalenza a livello semantico di strutture intermedie diverse che opera ai vari livelli linguistici come a livello lessicale (Ex. babbo, papà e padre sono 3 sinonimi utilizzati in espressioni di manifestazioni diverse e precise come Babbo Natale, festa del papà e Santo Padre), a livello morfologico (come il plurale in ITA. che può realizzare con 3 morfi dive s-e, -i come tavol-i e -0 come città o il plurale in INGL. che si può realizzare 0 col morfo -s come boy-s 0 con l’apofonia come men o il passato in ITA. che si può realizzare con strategie di manifestazioni diverse che sono 3 morfi -ai come mangi-ai, fui cioè si -e come suppletivismo morfologico e feci cioè apofonia perché la a di fare diventa la e di feci o il passato in INGL. o con -ed come in listen-ed 0 con apofonia come in did o il superlativo in ITA con il lessema molto come molto buono 0 col formativo lessicale stra- come strabuono o col morfo -issimo come buonissimo © con l'intonazione che consiste nell’allungamento della vocale o della consonante zione come buono buono o con una centrale come buooono o forrrte o con la repetitio=reduplic perifrasi cioè una espressione fraseologica come buono da morire). Il terzo requisito aggiunge un limite dicendo che la Struttura Intermedia svolge una funzione preferenziale tipico della preferenzialità o naturalità in cui si riconosce la presenza di un valore più immediato, più naturale o canonico oltre alle altre funzioni (come il verbo prestare che veicola più funzioni lingui Ti presto la penna e lo si scopre analizzando la Struttura Intermedia in un contesto zero oggetto, il complemento oggetto e il complemento di termine come X presta Y a Z in cui emerge la funzione linguistica canonica di dare qualcosa a qualcuno momentaneamente con un impegno alla restituzione o come la struttura che ma ne ha una immediata e canonica nella fr: ‘zerando il s intermedia leggere che indica più funzioni linguistiche ma ne ha una naturale nelle frasi Sa leggere con espressione indicando la lettura sottolineando l’interpretazione espressiva o in Luigi legge il giornale o in Quello non sa leggere: è analfabeta come non è in grado di 0 come prepos denota più funzioni linguistiche ma ne ha una immediata e canonica nella fi indicando da che luogo. Quindi indipendentemente dalla polisemia del primo requi; linguistiche come strutture intermedie che utilizziamo nella creazione di un messaggio hanno un valore preferenziale svolgendo una funzione canonica detta plerumque come il futuro che dice per lo più un’azione futura o come il soggetto che, nonostante possa svolgere più funzioni, la sua funzione linguistica preferenziale è quella di agente cioè colui che compie l’azione come nella frase Luigi parte per Roma, mentre nella frase Luigi riceve un libro il soggetto Luigi svolge la funzione di recipient, nella frase Il pavimento brulica di topi il soggetto svolge la funzione di locativo e nella frase il martello rompe il vetro il soggetto il martello svolge la funzione di strumentivo. 12.04.2021 Il quarto requisito si riferisce sempre alla preferenzialità/naturalità ma aggiunge che la Struttura Intermedia ha anche una strategia di manifestazione preferenziale, più tipica, più naturale, canonica oltre alle altre strategie di manifestazione. Anche una funzione linguistica tende ad identificarsi con una strategia preferenziale: per il significato di “compagnia” il parlante italiano pensa naturalmente a con o ad insieme a anche se al cospetto di o in presenza di sono strategie di manifestazione. In ITA. il genere femminile ha come mani F inenza) come in ragazz-a, spos-a € cas-a ma si hanno altri casi in cui il genere femminile è manifestato dal morfo -0 come la man-0 o dal morfo -e come la noc-e. 5: Il quinto e ultimo requisito riguarda l’endolinguistica=caratteristiche tipiche di quella lingua e va studiata in rapporto a quella specifica lingua storico-naturale e dice che le Strutture Intermedie sono endolinguistiche perché non ha senso parlare di fatti di lingua in generale ma vanno specificati in scuna lingua storico-naturale. Ex. il presente indicativo in INGL. impone la scelta fra simple present (I write) e present continuous (l’m writing) come il passato in INGL. impone la scelta fra due forme fra simple past (He went home) e past continuous (While he was going home he met Tom) è specifico in una lingua rispetto ad un’altra poiché non si può parlare in generale indipendentemente da una lingua concreta. Anche il soggetto è endolinguistico: 1. per la strategia di manifestazione come in ITA. che ha frequentemente il soggetto 0 che non pretende la presenza fisica nell’enunciato ma affida la sua manifestazione alla morfologia del verbo (È venuto è terza persona singolare mentre Sono venuti è terza persona plurale) mentre ci sono lingue come l’INGL. o il FRA. che richiedono l’esplicitazione del soggetto (It's raining e il pleut a differenza dell’ITA. Piove), nelle lingue con una morfologia verbale povera come l’INGL. si ricorre come strategia di manifestazione all’ordine delle parole (ODP) nell’enunciato in cui il soggetto occupa la first position in the sentence (John loves Mary o Mary loves John in cui John e Mary sono soggetti perché occupa la prima posizione nella frase; 2. per la funzione svolta come in INGL. in cui al soggetto è associata la funzione tematica=ciò che è già noto sia al mittente che al destinatario (My friend is coming in cui il friend svolge la funzione di tema come informazione condivisa già nota sia al mittente che al destinatario o John read the novel in cui John rientra nel common ground dei due interlocutori aggiungendo un'informazione come rema cioè per gli antichi come quod dicitur=ciò che si dice=nuova informazione rispetto al id de quo=ciò di ci dice=tema=informazione già nota) mentre in ITA. il soggetto è dislocato a destra (Il romanzo l’ha letto Giovanni in cui Giovanni indica rispetto al tema romanzo che il rema Giovanni ha letto il romanzo che io e te conosciamo e non un’altra persona) per ché l'ordine è meno rigido rispetto all’INGL. (Fhe-novel read-John non si può fare ma si può fare John read the novel ma si può rematizzare il soggetto col costrutto passivo The novel was read by John in cui John diventa complemento d’agente e il soggetto novel o la cleft sentence It was John who read the novel in cui viene enf: l’azione). LA STRUTTURA INTERMEDIA DEL LESSICO Il termine lessico è stato usato con la sua accezione comune dell’insieme delle parole di una lingua, ma in realtà è un generatore di parole. Ex. Luigi ha studiato molto in cui ci sono 3 parole (Luigi/ha studiato/molto in cui ha studiato è unica forma della parola ottenuta coniugando il verbo studiare) o 4 parole (Luigi/ha/studiato/molto in cui 4 parole fonologiche). La parola fonologica è un concetto poco praticato è un sintagma fonologico come combinazione di diversi foni/suoni (rana formata da ra-na anche cano formata da ca-n0) con una autonomia articolatoria con un accento proprio sulla prima vocale a (ràna anche càno) che rispetta le regole fonotattiche (=regole della disposizione in serie dei suoni) previste dal sistema linguistico secondo cui è corretta la combinazione dei foni nella sillaba e delle sillabe nella parola (corretta la combinazione dei foni sia in ogni sillaba sia nelle due sillabe ra-na e ca- no). Però la parola fonologica cano non svolge nessuna funzione comunicativa nella lingua ITA. => cano come lasto è una parola fonologica virtuale perché, anche se si tratta di un sintagma fonologico con una autonomia articolatoria con un accento proprio che rispetta le regole fonotattiche, non veicola nessun significato nella lingua ITA; mentre rana come pelle e rosa è una parola fonologica reale poiché si tratta di un sintagma fonologico con una autonomia articolatoria con un accento proprio che rispetta le regole fonotattiche e veicola funzioni comunicative nella lingua ITA. Combiniamo assieme le sillabe pel- di pelle e ro- di rosa formando pelro non è una parola fonologica dell’ITA. perché non rispetta le regole fonotattiche di questa lingua come gruppo lr che non è ammesso in ITA. ma possono apparire come ultimo fono separato da un’altra parola che inizia con l’altro fono mentre è ammesso in INGL. Il generatore delle sillabe in ITA. si indica con C1 C2C3 VC e individua le regole secondo cui formare le sillabe: V come sillaba costituita da sola vocale in e, u-va, a, a-mico mentre non è possibile avere C come sillaba costituita da sola consonante; CV come sillaba costituita da consonante e vocale in di, sa-la, su, te-la; CI C2 V come sillaba costituita da 2 consonanti e I vocale in tra, fra-se, clo-ro; CI C2 C3 V come sillaba costituita da 3 consonanti e 1 vocale in stra-da, scle- rosi, sfre-gio, stro-fa in cui la terza consonante è sempre una 1 0 una r; VC come sillaba costituita da vocale e consonante în il, or-lo, el-mo; CVC come sillaba costituita da 1 consonante, 1 vocale e 1 consonante in c: sa, gat-t0, sar-ta; CI C2 VC come sillaba costituita da 2 consonante, 1 vocale e 1 consonante în stan-co, bran- co, prin-cipe e CI C2 C3 V C come sillaba costituita da 3 consonanti, 1 vocale e 1 consonante. Il lessema o base lessematica è la radice ricorrente nella coniugazione verbale in aiut-0, aiut-erò, aiut-avo, ha aiut-ato, era stato aiut-ato e aiut-are => lessema è una base che compare ricorsi vamente nelle diverse forme ottenute. Ex. parole alber-o, alber-i in cui abbiamo 2 forme diverse del sostantivo cioè singolare e plurale ma una forma ricorrente che è la base lessema alber- mentre il cant-are, cant-0, cant-a, cant-erò sono le diverse forme di parola che si ottengono dalla coniugazione del verbo. La forma di parola coincide con ciascuna delle realizzazioni morfologiche del lessema come alber- che entra nelle due forme del singolare e del plurale e cant- che entra in realizzazioni morfologiche diverse in infinito, prima persona del presente indicativo, terza persona del presente indicativo e prima persona del futuro. Attraverso i processi di strutturazione lessicale il generatore in sede mentale permette di costruire parole strutturate: I. Processi di formazione del lessico come derivazione, alterazione, composizione, combinazione e 2. Processi fraseologici come sintemi e funzioni lessicali. In ingresso il nostro generatore lessicale riceve elementi di vario tipo: a. lessemi elementari=parola non riconducibile a altra parola da cui deriva come b. lessemi latenti=parole diacroniche che appartengono al passato ma presenti nella sincronia perché utilizzate per creare parole strutturate come ludus=gioco=ludere con diversi prefissi nei verbi illudere, alludere, deludere; c. formativi=parole anteposte, posposte o inserite in una parola come prefissi de- o in-scrivere, suffissi acqu-oso 0 infissi -c- 0 -t- in alterato diminutivo leon-c-ino per leone piccolo e elefan-t-ino per elefante piccolo. Fraseologismi come sintemi in piede di porco o come funzioni lessicali in prendere una decisione. Il primo processo di strutturazione del lessico più produttivo/frequente/endolinguistico in ITA. è la derivazione=da una classe del le: zione=da una categoria linguistica di partenza ad un’altra di arrivo) come da bello si ottiene bellezza (aggettivo => sostantivo), da sabbia si ottiene sabbioso (sostantivo => aggettivo), da correre si ottiene corsa (verbo => sostantivo). Si denomina il derivato dopo aver individuato la classe di arrivo indicando aggettivo e la classe di origine (de-ale) come mangiabile da mangiare è aggettivo deverbale, sabbioso da sabbia è aggettivo denominale, arrivo da arrivare è nome deverbale, dolcemente da dolce è avverbio deaggettivale e verdeggiare da verde è verbo deaggettivale. 16.04.2021 La derivazione fa intervenire suffissi ma non sempre come nel derivato part-enza si ha come imput lessicale iniziale il verbo partire e poi si mette il suffisso o il formativo suffissale «enza come ir-oso dal sostantivo ira e stat-ale dal nome stato. Ma ci sono anche derivazioni a suffisso zero silenzioso perché non interviene nessun formativo s sale nella sua formazione come arrivo da arrivare e come canto da cantare (da verbo a tantivo deverbale). Si possono formare derivati accumulando suffissi cioè mettendo assieme più i come il sostantivo deaggettivale affida-bil-ità che deriva dall’aggettivo deverbale affidabile che deriva dal verbo affidare e che ha come suffissi bil e ità o come l’aggettivo denominale total-ita rio che deriva dal nome deaggettivale total-ità che deriva dall’aggettivo totale. I nomi derivati mostrano i partecipanti di una precisa situazione comunicativa: a. Nomen agentis=nome d’agente che individua colui che compie l’azione nella situazione come scrit-tore/scrit-trice dal verbo scriver; b. Nomen actionis=nome dell’azione stessa svolta dall’agente come il sostantivo deverbale scrittura che deriva dal verbo scrivere o come l’arrivo che indica l’azione dell’arrivare; c. Nomen loci=nome del luogo in cui si svolge l’azione come scrivania o scrittoio dal verbo scrittura e d. Nomen instrumenti=nome dello strumento mediante il quale si compie l’azione come lavatrice. La derivazione fa intervenire l’aspetto semantico che può essere: 1. Non marcata=freddo=derivati transcategorizzati che fanno passare dal verbo al nome di colui che compie l’azione senza aggiungere ulteriore significato come compratore che è colui che compra o dell’azione stessa senza aggiungere ulteriore significato al lessema di partenza come arrivo che è l’atto di arrivare o all’aggettivo denominale come statale che indica relativo allo stato e 2. Marcata=derivati elativi che fanno passare da una classe del lessico ad un’altra diminutivo cioè un leone piccolo con l’infisso -c antepone né si pospone ma si inserisce all’intemo del lessema strutturato); Lupo diventa lup-etto per indicare il suo diminutivo cioè un lupo piccolo; Tigre diventa tigr-otto per indicare il suo diminutivo cioè una tigre piccola e Rana diventa ran- occhio per indicare il suo diminutivo cioè una rana piccola. Vi sono diversi tipi di alterati a seconda del significato che veicolano: a. Diminutivi che indicano come significato preferenziale un'entità di dimensioni ridotte rispetto alla norma (+ piccola) e in cui interviene il formativo -ino e «etto come cas-ina e cas-etta; b. Accrescitivi che indicano come significato preferenziale un'entità di dimensione superiore alla noma + grande), in cui interviene il formativo -one come om-one e cambia l'aspetto morfologico dopo aver subito un processo di ristrutturazione come donnone che è l’alterato accrescitivo di genere maschile del sostantivo di genere femminile donna; c. Vezzeggiativi in cui interviene sia il formativo -uccio come caffe-uccio sia il suffisso -ettino come caff-ettino e d. Peggioratici in cui interviene sia il formativo -accio come libr-accio sia il suffisso -astro come verd-astro. Gli alterati permettono di accumulare i formativi come bir-ett-ina L’alterazione in ITA. può interessare tutte le parti del discorso: a. Sostantivi cioè nomi comuni come casa che può diventare casina o casona e nomi propri come Alessia che può diventare Alessina, Alessiona o Alessietta a differenza delle lingue germaniche come l’INGL. in cui l'alterazione è poco rilevante e per esempio successone diventa big su poiché la lingua ha pochi suffissi alterativi dato che ricorre soprattutto all’attributo; b. Aggettivi come ricco che diventa ricc-one come alterato accrescitivo o come verde che diventa verd-astro come alterato dispregiativo che in INGL. diventa green-ish formato col suffisso dispregiativo-i c. Verbi come mangiare che diventa mangi-ucchiare e in INGL. to pick; d. Avverbi come bene che diventa ben-ino e ben-one e e. Interiezioni come accidenti! che diventa accident-accio! In ITA. abbiamo anche alterati lessicalizzati come rosone che originariamente è un alterato del sostantivo rosa e che formalmente si presenta come alterato ma che va considerato tutto come un lessema elementare perché l’alterato si è lessicato. Guardando l'aspetto comunicativo gli alterati vengono utilizzati con specifiche funzioni semantico- pragmatiche. Il diminutivo principalmente indica qualcosa di piccolo ma spesso ha la funzione pragmatica di Diminutivum Puerile=diminutivo usato per esprimere tutta quella tenerezza del mondo degli adulti nello sguardo verso il mondo dei piccoli. Il vezzeggiativo ha la funzione pragmatica di effetto atmosfera segnalando una confidenzialità tipica di un rapporto fra amici 0 conoscenti come verreitn-cafferecio beviamoci una birrettina. Gli alterati possono avere anche una funzione pragmatica di mitigazione della forza illocutoria (Austin della svolta pragmatica cioè che il dire è un agire di parole in un contesto comunicativo => azione locutiva, illocutiva cioè dire è azione ben precisa con effetti nel contesto 0 perlocutiva che compiamo nello speech act): a. Downgrader che usa l’alterato per mitigare=ridurre l'intensità della forza illocutoria della richiesta di comando (richieste forti ma senza offendere la faccia dell’interlocutore di Goffiman salvando da nzioni negative) come i due speech act direttivi (comandi) Aspettami un'oretta! o Copiami una paginetta al computer b. Upgrader che usa l’alterato per intensificare l'intensità della forza illocutoria come Sei un cattivone! che usa l’alterato accrescitivo -one per benevolenza non intensificazione del rimprovero o È un tantino troppo presto! che usa l’alterato diminutivo -ino per mitigare a differenza di Che rispostine che dai! che usa l’alterato diminutivo -ino per intensificare il rimprovero. Nell’atto di promessa l’alterato interviene con una funzione pragmatica non indicando l'intensità ma coinvolgendo il parlante per. premiare l’interlocutore e mettendolo in guardia come Ti prometto un aiutino! co Se vieni ti prometto una fettona! => jegnalare il particolare coinvolgimento del parlante: mitigazione del coinvolgimento del parlante (downgrader) se il sostantivo è diminutivo o intensificazione del coinvolgimento del parlante (upgrader) se il sostantivo è accrescitivo. Il generatore lessicale può rielaborare gli elementi che riceve in ingresso dando in uscita lessemi strutturati in si di natura fraseologica. In questo caso questo processo di rielaborazione mette capo a mi/espressioni fraseologiche che possono essere di 2 tipi: 1. Sintemi come piede di porco nell’enunciato Ho mangiato le verze col piede di porco (famoso piatto lombardo cioè la casoetila) in cui il sintagma (si ricostruisce il significato di questo sintagma composizionalmente=somma dei diversi elementi) indica l’ingrediente e nell’enunciato I ladri dimenticarono il piede di porco nella casa s l’espressione fraseologica (=struttura linguistica/espressione lessicale plurilessematica cioè con più parole il cui significato si ottiene non composizionalmente ma per motivazione) indica lo strumento che prima veniva utilizzato dai carpentieri per svolgere il loro lavoro artigianale e che ora viene utilizzato dal ladro per scassinare con forma analoga alla forma del piede del maiale o ha mangiato la foglia che nell’enunciato Il intagma con significato composizionale perché indica che ha mangiato sizione) e Luigi ha mangiato la foglia in cui l’unico lessema strutturato imatico indica che ha colto l'inganno (motivazione) e 2. Funzioni lessicali. Ogni lingua ha le sue ni frascologiche. bruco ha mangiato la foglia in cui il 30.04.2021 I sintemi possono avere funzioni di diverse parti del discorso: A. nominali come gatto delle nevi o pan di Spagna, B. verbali come colpire nel segno che in SPA. diventa dar en el blanco, farsi in quattro che in FRA. diventa se plier en quatre significando impegnarsi con particolari energie per raggiungere un certo risultato 0 gettare la spugna che nell’enunciato Il bimbo ha gettato la spugna dal balcone in cui è un sintagma con significato composizionale mentre nell’enunciato L'atleta ha gettato la spugna in cui l’unico lessema strutturato plurilessematico indica che ha rinunciato all’impresa, C. avverbiali che indica la modalità con cui viene fatto qualcosa come alla carlona in fatto alla carlona che indica qualcosa non fatto in modo preciso ma approssimativo o in un batter d'occhio e D. preposizionali come a forza di in a forza di studiare ho preso 30 e lode all’esame di letteratura o alla faccia di. varianti combinatorie perché sono varianti che emergono al mutare della parola chiave con cui si ‘arianti. La formula per l’OPER Funzione lessica r TESSERE Ne (CONI: le OC) LIL) ioni lessicali aiuto LITÀ sollevare domanda (Lai eguenza tirare (et TIC 1A AIA feta Eetot9 (GIO) ent) IKo) a EHE) ESITI Anche le funzioni linguistiche sono di natura endolinguistica e quindi ogni lingua ha la sua struttura fraseologica: l’ITA. prestare un aiuto diventa in INGL. to give help te-berrew-help => secondo Mel’èuk le ioni lessicali non vanno studiate così e trasposte da una lingua 1 ad un’altra 2 ma bisogna chiedersi come la funzione lessicale che abbiamo in mente nella nostra lingua 1 può diventare nella lingua 2. OPER;, (operari) decision to make help oMIe 14%) lello] to render question to put conclusion to draw Un’altra funzione lessicale di intensificazione della situazione chiamata da Mel’èuk MAGN perché individua le espressioni che permettono di intensificare la situazione. Nella lingua abbiamo uno strumento non di natura fraseologica come l’avverbio molto ma anche uno di natura fraseologica come bagnato che può essere intensificato ricorrendo a molto bagnato o all’espressione fraseologica come un pulcino. Le varianti combinatorie fraseologiche indicano tutte in rapporto ad una parola chiave che cambia l’intensificazione di quella situazione. Queste espressioni fraseologiche si conoscono isolatamente e possono essere ricondotte a funzioni semantiche individuate dalla parola chiave. VUZIA as a drowned rat eis) wie ein Pudel OA CLI a) cats and dogs ATO IA in Stromen TelRo i pio [0 102 kerngesund LA SCUOLA DI PRAGA Per approfondire la nozione di fonema bisogna andare alla scuola di Praga, una scuola linguistica strutturalista fondata a Praga da un gruppo di critici letterari e di linguisti cechi e russi tra cui Vilém Mathesius della prima metà del XX secolo (1926) perché questa città era un punto di cerniera fra mondo occidentale e mondo slavo e perché fin dall’antichità è stata sede di dibattiti linguistici sul segno linguistico (Jakobson riporta un dibattito tra nominalisti e realisti) e di riflessioni filosofiche tra cui ricordiamo Brentano che ha introdotto il concetto di intenzionalità (secondo cui tutte le attività psichiche svolte dall’uomo hanno un’intenzionalità). I linguisti EPISTEMOLOGIA L’epistemologia è la disciplina che si occupa delle scienze classificandole in base all'oggetto preso in esame e al metodo che utilizzano nell’analisi dell'oggetto: 1. Scienze formali come matematica e logica hanno applicazioni nell'esperienza senza il bisogno di verifica nell'esperienza e 2. Scienze empiriche rimandano all'esperienza in modo stretto perché necessitano della verifica nell'esperienza e sono di 2 tipi: 1. Scienze descrittivo-classificatorie perché di analizza il dato e lo si classifica e 2. Scienze esplicative perché si analizza il dato partendo da un'ipotesi e attraverso una deduzione dall’esperienza. Il dato perl ricercatore diventa un problema (dal GRE. préballo=cosa fisica che ci si pone davanti) e una domanda (scoprire il significato del problema) suscitando curiosità, meraviglia e sf licativo. Aristotele nella sua opera Metafi che “Infatti gli uomini hanno cominciato a ricercare, ora come in origine, a causa della meraviglia, mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito giunsero a porsi problemi sempre maggiori. Ad esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli as problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere”. Per interpretare correttamente un dato bisogna vederlo come indizio (iceberg) di qualcosa di più grande e quindi occorre collocarlo nella totalità in cui svolge la sua funzione: Ex. parola lama che per capire il suo significato dev'essere posta nel suo cotesto (La lama di questo coltello è tagliente vs Il lama è un camelide proveniente dal Sudamerica). Ci sono dati osservabili (si trovano nella realtà e uno la spiega osservandola) e non osservabili (costrutti che si ottengono e sono spiegabili grazie ad un'ipotesi come valore con processo di scambio e fonema con processo di commutazione => scienze ipotetico-deduttive). Livelli di astrazione=allontanarsi dal dato => più ci si allontana dal dato più la sua conos arricchis => 3 livelli : 1. Generalizzazione in cui a poco dal dato e quindi è povero facendo comprendere poco come uno scienziato che ha preso come caratteristica del gatto l’avere la coda e l’ha estesa a tutti gli esemplari di gatti dopo averli osservati partendo da uno; 2. Dai dati osservabili al concetto non osservabile arricchisce di una categoria nuova come il concetto di valore che nasce dallo scambio di merci e il concetto di fonema ‘enza s ce che nasce dalla prova di commutazione dei foni e 3. Dai dati osservabili si ricostruisce entità nascoste è il livello più alto di astrazione come i connettivi perché dai dati ricostruiamo fatti esistenti ma nascosti (Ex.1 Maria è caduta. Pietro l’ha spinta. in cui attraverso un’inferenza riconosciamo un nesso di causalità anche senza connettore. Ex.2 Immaginiamo di tornare a casa e di trovare tutte le luci je ed un grande disordine per le stanze. Io ricostruisco un fatto, ovvero un furto). 03.05.2021 INFERENZA & AUTISMO Domanda 1 della docente Maria Cristina Gatti: Peri linguisti nello scambio dei messaggi in una comunicazione verbale avviene attraverso le parole, ma molto di più è quello che i parlanti comunicano lasciandolo ricostruire inferenzialmente dai loro interlocutori. Qual è la rilevanza dell’inferenza nel trattamento riabilitativo del linguaggio nell’ambito del lavoro del logopedista in particolare nell’interazione coi bambini autistici? Dottoressa Giuseppa Deodato (logopedista che si occupa della riabilitazione del linguaggio nel caso di bambini autistici): L''inferenza è una parte molto importante dell'interazione del logopedista con i bambini autistici. Una persona autistica ha un malfunzionamento visuo-percettivo e quindi fa enormemente fatica ad inferire. Lo psicologo austriaco Warzlawick nel 1971 afferma l’impossibilità di non comunicare poiché l’attività attraverso le parole e l’inattività attraverso il silenzio hanno entrambi valore di messaggio. Watzlawick distingue nella ‘comunicazione 2 diversi moduli: — Il modulo analogico che veicola l'aspetto della relazione dato che la comunicazione analogica è ogni comunicazione non verbale & — Il modulo numerico che permette di scambiare informazioni sul contenuto visto che la comunicazione numerica è quella verbale che serve a scambiare informazioni sugli oggetti. Il linguista italiano Marconi nel 1997 distingue 2 aspetti della competenza lessicali o La competenza lessicale referenziale che mette in corris reale & ‘ali con il mondo © La competenza le; di connessione tra quella parola ed altre parole ed espressioni linguistiche e le lingua. La linguistica distingue: i. La competenza come sistema di regole interiorizzato dal parlante che coi il produrre un numero infinito di frasi diverse in una data lingua. ii. L'esecuzione come atto di realizzazione dell’atto comunicativo e di esecuzione concreto del comportamento linguistico definito dall'insieme di restrizioni che caratterizzano l’uso della competenza sul piano delle parole. La competenza comunicativa come capacità del parlante di lingua nelle diverse situazioni. iv. La competenza testuale come comprensione e formazione di testi. In particolare questa competenza è diversa da quella frasale con cui il parlante forma e comprende enunciati grammaticali. icale inferenziale che è data dall’avere accesso tramite una parola ad una rete i di una ste: sente il comprendere ed are adeguatamente la varietà della Il logopedista è un dottore che si occupa della valutazione della patologia della comunicazione in età evolutiva e adulta al fine di promuovere l'autonomia del paziente e di migliorame la qualità di vita. In particolare, l’approccio logopedico al soggetto affetto da autismo infantile mira all'integrazione della dimensione visuo- percettiva non verbale con quella simbolica verbale. Sapere una lingua è diverso dal sapere qualcosa su quella lingua poiché una persona può essere in grado di usare la propria lingua madre correttamente e fluentemente senza tuttavia conoscere la grammatica e la tassi. A differenza dei linguaggi formali che sono caratterizzati da una rigida corrispondenza tra forma e significati, il linguaggio naturale presenta diversi tipi di ambiguità: a. L’ambiguità sintattica citata da Chomsky nella frase “Una vecchia porta la sbarra” in cui si può segmentare l’enunciato come una vecchia porta/la sbarra oppure una vecchia/porta la sbarra ottenendo diversi valori enunciativi. b. L’ambiguità lessicale presente nelle parole con più significati come per esempio il termine merlo che può denotare l’uccello nero con il becco giallo oppure l'elemento intervallato del muro di un castello. c. L’ambiguità semantica che può essere realizzata sia da preposizioni come, ad esempio, per che nella frase “Una dimostrazione per la pace” significa a favore della pace mentre nella frase “Liquido per gli afidi” significa contro gli afidi sia da quantificatori come, ad esempio, la frase “Tre amici miei hanno ballato con due ragazze” che può significare o che vi sono in tutto più di due ragazze che hanno ballato e al massimo sono sei, cioè due per ciascuno degli amici considerati, oppure che ciascuno dei tre amici ha ballato con almeno una delle due ragazze e ciascuna di queste ultime ha ballato con almeno uno dei miei ami d. L’ambiguità pragmatica che si realizza nell'uso in contesto di determinati termini in sé non ambigui come, per esempio, la frase “Matteo è tornato” può significare o la notizia del ritorno in patria di una persona viva oppure la notizia del ritomo in patria della sua salma. L’ambiguità pragmatica è quindi correlata alle credenze, alle attese, alle conoscenze enciclopediche e non solo al sistema linguistico. Se si vuole capire meglio l’inferenza bisogna analizzare il concetto linguistico di implicatura che inferire da un enunciato alcune credenze, pensieri ed affermazioni non esplicitate dal parlante. L'implicatura conversazionale è un tipo di inferenza intenzionale esterna al contenuto semantico dell’enunciato ed infatti è derivata in riferimento a ciò che non è stato detto e mette in moto una serie di operazioni mentali al fine di recuperare le informazioni che il parlante intende far riconoscere integrandole nel processo interpretativo. Per riuscire a colmare i vuoti del non detto gli ascoltatori devono fare riferimento: »_AI contenuto e al contesto linguistico; »_AI contesto fisico nelle sue varie componenti & » Alle loro aspettative e conoscenze diverse per ogni cultura in quanto acqui esperienze comuni serve ad site mediante precedenti Se si vuole capire cos'è l’inferenza nell’autismo bisogna soffermarsi sul concetto di metafora e di umorismo perché una persona autistica non riesce a ridere dei doppi sensi o delle barzellette. Questo perché la metafora è un processo cognitivo di elaborazione e di ampliamento della conoscenza mentre l'umorismo coinvolge almeno 2 aspetti presenti anche nella metafora e collegati tra loro: l’implicito e il frame. L’implicito è essenziale per la costruzione dell’effetto comico in quanto crea attese ed inferenze nell’interlocutore in base ad un frame che viene ribaltato. Riuscire nella comicità vuol dire quindi cogliere e presentare aspetti cruciali ed imprevisti da altri mettendo in atto una struttura narrativa efficace calibrata fra il detto e il non detto in cui le inferenze sono suggerite ma non esplicitate. // bambino con autismo, in virtù del suo malfunzionamento cognitivo visuo-percettivo, non riesce a cogliere i doppi sensi linguistici, non comprende le metafore e i modi di dire e non comprende dunque l'umorismo veicolato dall'atto linguistico verbale. 1 processi inferenziali richiamano alla mente tutti quelle informazioni, concetti e collegamenti che non sono espliciti in un testo ma che possono o devono essere richiamati alla mente da chi legge. Le inferenze riguardano quindi la produzione di informazioni nuove non contenute esplicitamente nel testo ma ricavate da quest’ultimo. Alcune inferenze tengono insieme tutta la struttura e questo serve alla coerenza globale che è resa possibile da inferenze più complesse che permettono di connettere tra loro anche porzioni di testo con conoscenze pregresse mentre altre collegano solo alcune parti del testo e questo serve alla coerenza locale che è re ibile dalla conoscenza delle regole grammaticali e sintattiche della lingua. I 3 linguisti Cain, Lemmon e Oakhill nel 2004 sostengono che essere in possesso della conoscenza necessarie non è sufficiente se non si sa come utilizzarla, ossia se non si è capaci di metterla in relazione con altre informazioni presenti nel testo. Domanda 2 della docente Maria Cristina Gatti: Quando si parla di autismo emerge il concetto di funzionamento autistico e il logopedista interviene su questo aspetto. In che cosa consiste il funzionamento autistico? Quali sono i problemi che conseguono per quanto riguarda il comportamento comunicativo in particolare con riferimento ai casi che lei tratta? Dottoressa Giuseppa Deodato: Quando è presente l’aspetto autistico vi sono dei problemi che conseguono per quanto riguarda il comportamento di un individuo. Il manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM) uscito nel 2013 definisce il Disturbo dello Spettro Autistico come un disturbo del neurosviluppo. Il bambino con un funzionamento autistico ha un diverso modo di elaborare le informazioni e le emozioni a causa di una variazione genetica della struttura celebrale. Con il DSM-5 del 2013, il Disturbo di Asperger viene integrato nella categoria del Disturbo dello Spettro dell’Autismo. Il livello di gravità peril disturbo dello spettro dell’autismo è determinato u un continuum sulla base del grado di compromissione della comunicazione sociale e dei comportamenti, interessi o attività ristretti, separatamente, e secondo una gradazione di 3 livelli: al /° livello è necessario un supporto, al 2° livello è necessario un supporto significativo e al 3° livello è necessario un supporto molto significativo. Le persone con sindrome di Asperger mancano spesso di sensibilità cognitiva ed hanno quindi una mente a binario unico (il loro pensiero tende ad essere rigido e a non adattarsi al cambiamento e all’insuccesso). Questi soggetti potrebbero avere solo un unico approccio ad un determinato problema e potrebbero avere bisogno di aiuto per pensare ad altre alternati ve possibili; come conseguenza di ciò il soggetto sembra meno bravo ad imparare dagli errori (il bambino continua a perseverare con una certa attività, come se avesse un blocco mentale, e non cambia le sue strategie anche se non funzionano). Una volta che un compito è stato appreso i bambini con sindrome di Asperger possono non essere in grado di trasferire 0 generalizzare ad altre situazioni quello che hanno imparato e con la loro mente a binario unico potrebbero rendersi conto che ciò che hanno appreso può essere utilizzato in un’ampia gamma di situazioni. Infine, si nota uno stile di pensiero principalmente visivo; lo svantaggio di questo modo di pensare è che un bambino autistico è più bravo a “vedere” la soluzione di un problema rispetto ad esprimerla con un pensiero verbale. Relativamente alla sindrome di Asperger, nel 1989 Carma e Gillberg riferiscono caratteristiche insolite dell’eloquio e del linguaggio con almeno 3 dei seguenti segni: A. Ritardo nello sviluppo: B. Linguaggio espressivo superficialmente perfetto; impara a rispettare il proprio tumo, tollera meglio l’attesa e diviene più attento all’altro come interlocutore cominciando a provare piacere nel gioco con l’altro. Uno dei primi obiettivi riabilitativi è l’uso pertinente del “sì” e del “no” veicolato prima dai movimenti del capo e del mento e poi dalle parole. Questo primo passo è importante nella prospettiva dell’autonomia in quanto il genitore non deve più interpretare i desideri e i bisogni del suo bambino. Un altro obiettivo a breve termine è l'apprendimento della routine con incremento delle attività sociali: il bambino impara a salutare in tutte le occasioni di incontro che richiedono il saluto e impara ad usare le parole “grazie” e “prego” nelle attività di gioco e di scambio con l’altro. Inoltre, il bambino impara a comprendere le parole “basta” e “finito” anche quando vorrebbe continuare l’attività per lui interessante; infine, impara ad interrompere il suo gioco e a prestare attenzione all’adulto quando egli lo chiama per nome. /I linguaggio espressivo del bambino affetto da autismo innanzitutto compare in forma ecolaica=atteggiamento di ripetizione e successivamente il bambino impara a comprendere le domande nell’alternanza tra domanda e risposta e ciò lo rende più pertinente ed efficace dal punto di vista comunicativo. 1 familiari scoprono spesso che possono divenire protagonisti delle cure del proprio figlio e da vittime divengono attori principali del percorso del proprio figlio: innanzitutto i genitori scoprono che è possibile giocare col loro bambino, imparano ad usare anziché un linguaggio direttivo con domande chiuse e a risposta binaria un linguaggio contingente e centrato su di lui iniziando a commentare l’attività insieme ad il bambino e questo crea col soggetto una relazione anche di piacere e non più di tipo prestazionale. Yutto ciò può accadere solo in un percorso di elaborazione e di maturazione della consapevolezza dei limiti e delle potenzialità del loro piccolo. 10.05.2021 MORFOLOGIA La parola morfologia deriva dal GRE. morphé=forma delle parole e 16gos=scienza. In sede mentale abbiamo un pattern che permette di riconoscere nei dati linguistici che incontriamo le strutture morfologiche e che permette anche di formulare con strutture morfologiche dei dati linguistici. Il morfo è una struttura intermedia che fa parte del reparto di produzione ed interviene nelle parti variabili del discorso (nome come alber- che interviene in due forme di parole sia singolare che plurale o cant- che compare come base lessematica nelle diverse realizzazioni morfologiche della coniugazione del verbo cantare, verbo, avverbio, ...). In ciascuna forma di parole possiamo separare la base lessematica dalla componente morfologica (Ex. alber-o in cui alber- è la base lessematica e -o è il morfo che manifesta i morfemi=significati grammaticali (genere maschile e numero singolare). I tipi di componenti morfologici: cant-o in cui la base lessematica è cant- e il componente morfologico è semplice combinato da un solo morfo è -0 mentre cant-av-o in cui la base lessematica è cant- e il componente morfologico caratterizzato da agglutinazione (formato da due morfi combinati) è -av-0. MORFOLOGIA | —, fsi xii |] stai mal L a co iti cit | Cone | FORME 7 pirarota parti del discorso SINTASSI INVARIABILI | [commentato [CGS]: capitolo 7 del manuale Rigotti Cigada sono i significati grammaticali veicolati dal morfo. Le categorie morfematiche o paradigmi morfematici caratterizzano i lessemi oltre alla posizione naturale delle parole come genere maschile/femminile, numero singolare/plurale, ecc. (Ex sostantivi permettono di denotare le entità nel discorso che di danno nella realtà come albero che prende naturalmente posizione in base a proprietà opposte o verbi che descrivono l’azione che accade in un certo periodo temporale come Luigi al periodo di tempo e al soggetto) => le parole come parti variabili del discorso prendono posi ai paradigmi morfematici che racchiudono al loro interno un numero determinato di morfemi (i morfemi della categoria morfematica genere in ITA. sono 2 maschile e femminile mentre in LAT. c’è il neutro e numero in ITA. sono 2 singolare e plurale). La morfologia dove c'è una parte del discorso variabile è obbligatoria (in LAT. ars obligatoria) cd è un sistema chiuso perché ciascun paradigma morfematico contiene un numero preciso di morfemi. Il nome prende posizione rispetto al genere e rispetto al numero in lingua ITA. e in lingue più flessive rispetto all’ITA. anche al caso. L'aggettivo prende posizione rispetto al genere e al numero analoghi a quello del nome a cui si riferisce ma anche al grado. Il verbo prende posizione rispetto a 6 categorie morfematiche: 1. Genere se è transitivo o intransitivo, 2. Diatesi se è attivo o passivo, 3. Modo, 4. Tempo, 5. Numero come soggetto e 6. Persona prima, seconda e terza singolare o plurale. Si può trovare una tipologia delle lingue dal punto di vista morfologico (se ricorrono in modo più o meno insistito a morfî): 1. Isolanti/analitiche che non richiedono morfologia come il CIN. o che richiede poca morfologia come l’INGL. e 2. Sintetiche che richiedono una ricca morfologia a. di tipo agglutinanti come le lingue ugro-finniche con combinazione di più morfi anche molto lunghi e b. di tipo flessive molto semplici perché combinazione di pochi morfi come l’ITA. Agglutinanti Flessive (i (ungherese Cant-0 Tt-EK-NEK (ai Attivo, Indicativo, presente, singolare, Ia persona L’amalgama morfematica avviene quando uno stesso morfo manifesta allo stesso tempo più morfemi. (Ceto et It. 2x2=4 li A Ing.1x2=2 Ted. 3x2x4= Lat. 3x 2x6 Rus. 3x2 x6 Si può stabilire predittivamente quante forme di parole presenta un sostantivo in una determinata lingua facendo la moltiplicazione tra il numero dei diversi morfemi presenti nei paradigmi morfematici nei confronti dei quali il nome prende posizione. In ITA. il nome prende posizione rispetto alla categoria morfematica numero (1. Singolare e 2. Plurale) e alla categoria morfematica genere (1. Maschile e 2. Femminile) => 2 x 2 = 4 forme di parola. In FRA. il nome prende posizione rispetto alla categoria morfematica numero (1. Singolare e 2. Plurale) e alla categoria morfematica genere (1. Maschile e 2. Femminile) => 2 x 2 = 4 forme di parola. In INGL. il nome prende posizione rispetto alla categoria morfematica numero (1. Singolare con morfo -0 e 2. Plurale con morfo -s) e alla categoria morfematica genere (sostantivo neutro perché articolo è sempre the) => 2x 1 = 2 forme di parola come boy0, boy-s e the boy. La lingua con meno forme di parola del sostantivo è INGL. che conferma che è una lingua povera di morfologia come lingua isolante/an: L’ITA., lo SPA. e il FRA. sono lingue sintetiche flessive perché sono meno ricche di flessioni nominali a differenza delle lingue sintetiche flessive che sono più ricche di flessioni nominali come TED., LAT. e RUS. peri Strategie di Morfo zero “mani festazione Morfi mne c ° fe morfemi Amalgama rorfernatico Categorie e morfemi Sincreti smo Morfo discontinuo Natura e — funzione dei Suppletivismo morfemi Allomorfia Fissi eliberi Intrinseci ed Morfemi e estrinseci semantica Morfolessema La morfologia è una Struttura Intermedia col requisito di endolinguisticità. Nelle lingue romanze l’infinito come ITA., FRA. e SPA. è manifestato dal morfo -are, -er e -ar mentre nelle lingue germaniche l’infinito come INGL. è manifestato dal morfo to. Il morfo è la strategia di manifestazione di un morfema perché comunica una della parola. In ITA. il verbo cant-o come parte variabile del discorso(base lessematica è cant- e componente solo morfo ed è un amalgama morfematico che veicola 6 morfologico è -0) il morfo -0 è semplice per 1 significati: 1. Genere verbale: transitivo, 2. Diatesi: attiva, 3. Modo: indicativo, 4. Tempo: presente, 5. Numero: singolare e 6. Persona: prima. Esistono diversi tipi di morfi: I. Amalgama morfematico in cui il morfo manifesta più morfemi come alber-o (base lessemati e il numero singolare; 2. Morfo zero con cui la parola manifesta il girl0 singolare di questo sostantivo è manifestato dal silenzio diverso da girl-s 0 come nice0 (grado 0) nicer (comparativo di maggioranza -er) nicest (superlativo relativo -est); 3. Morfo discontinuo con discontinuità di morfi che abbracciano la base lessematica come mangi-a (base lessematica mangi e morfo-a) e ha mangi-ato (base lessematica mangi- e morfo costituito da 2 parti una che precede il lessema con parola fonologica che coincide con l’ausiliare ha e una che segue il lessema -ato) ed è caratterizzato da permeabilità perché gli elementi lessicali si inseriscono fra parti del morfo e la base lessematica come Lui ha sempre mangiato cibi dietetici in cui l’avverbio sempre si inserisce fra la prima parte del morfo (ausiliare ha) e la base lessematica * Forse Maria domani parte per Roma * Maria, forse, domani parte per Roma * Maria forse domani .. * Maria domani forse parte.... * Maria domani parte forse per Roma *. Maria domani parte per Roma, forse La la è una frase negativa (proposizione) che capovolge il giudizio di partenza (è falso che esita una terza via) rappresentato in logica con = p (capovolge il valore di verità); la 2a è una frase negativa che capovolge il valore di verità del contenuto proposizionale (è falso che abbiano commesso il fatto); la 3a è una frase negativa che capovolge il valore di verità del contenuto proposizionale (è falso che sia venuto a trovarci). Quindi la negazione col suo scope capovolge il valore di verità del contenuto proposizionale dicendo “è falso che” come Struttura Intermedia ha anche come caratteristica l’endolinguisticità. * Non esiste una terza via =D * Non hanno commesso il fatto * Ieri non è venuto a trovarci La la è una frase negativa che interviene sull’illocuzione di promessa cioè l’azione che il parlante compie con la promessa rifiutando di fare questa azione ed in logica diventa > Pr (p). La 2a è una frase positiva che interviene sull’atto di promessa cioè l’azione che il parlante compie con la promessa rifiutando di fare questa azione ed in logica diventa Pr (p). La 3a è una frase negativa che interviene sull’illocuzione di promessa cioè l’azione che il parlante compie con la promessa rifiutando di fare questa azione ed in logica diventa Pr (— p). Quindi la negazione col suo scope esprime anche un rifiuto * Non ti prometto di venire > Pr (p) * Prometto di venire Pr (p) * Prometto di non venire Pr (- p) L’enunciato Questo vestito non è rosso con la negazione interagisce con l'elemento rosso che appartiene al paradigma multiplo cromatico (insieme di elementi che racchiude tutti gli elementi) quindi seleziona col suo scope un elemento altro da P_con una disgiunzione perché il testo si apre a tutte le altre possibilità (può essere 0... 0... 0... 0...). Spinoza diceva che omnis determinatio est negatio=ogni determinazione è negazione perché asserendo escludiamo gli altri elementi come l’enunciato assertivo Questo vestito è rosso. Quindi la negazione col suo scope seleziona un elemento all’intemo di un paradigma multiplo aprendo il testo ad altre possibilità. La negazione nell’enunciato La luce della sua camera non era accesa interviene col suo scope selezionando l'elemento accesa dall'interno del paradigma polare binario (opposizione di 2 elementi) quindi La luce della stanza era spenta. Quindi la negazione col suo scope seleziona un elemento all’interno di un paradigma binario aprendo il testo all’unica altra possibilità prevista. La negazione nell’enunciato Questa minestra non è calda col suo scope selezionando l'elemento caldo dall'interno del paradigma polare (opposizione di 2 elementi) ma anche dall’intemo del paradigma polare lare (altri elementi tra i due elementi opposti cioè tra caldo e freddo). Quindi la negazione col suo seleziona anche un elemento all’intemo di un paradigma scalare aprendo il testo agli altri valori intermedi tra i due elementi opposti. La negazione nell’enunciato Questo caffè non è caldo ma bollente in cui si nega prima caldo e poi si afferma bollente quindi non nega l’elemento binario caldo per aprire o all’opposto o agli altri elementi del paradigma ma al grado positivo dell’aggettivo intensificando. Quindi la negazione seleziona col suo scope nel testo il lo dell’aggettivi La negazione nell’enunciato Non è Maria che è moglie di Pietro ma è Pietro che è marito di Maria non seleziona né Pietro né Maria ma la direzione di lettura di uno dei predi legge da Pietro verso Maria. Quindi la negazione seleziona col suo s conversivo. i conversivi (marito-moglie) e quindi cope nel testo la direzione di lettura del La negazione nell’enunciato Piove ma non fa freddo seleziona col suo scope l’implicazione far freddo che non è un elemento del contenuto di piovere ma ne è un’implicazione=significato che scatta come possibilità da quella parola. Quindi la negazione seleziona col suo scope nel testo l’implicazione di una parola. La negazione nell’enunciato Non hai comprato una polìzza ma una polizza seleziona col suo scope “polizza” cioè l’errata realizzazione fonetica. Mentre la negazione nell’enunciato Non hai mangiato i gnocchi ma gli gnocchi seleziona col suo scope i cioè l’errata realizzazione morfologica (articolo determinativo i). Quindi la negazione seleziona col suo scope nel testo l’errata realizzazione fonetica o l’errata realizzazione morfologica. La negazione nell’enunciato Non ha tre figli ma di più seleziona col suo scope che non ha solo tre figli ma ne ha di più facendo scattare l’implicatura conversazionale “solamente”. Mentre se il parlante avesse detto Luigi non ha tre figli la negazione seleziona col suo scope tre indicando che ne ha meno di tre. Quindi la negazione seleziona col suo scope nel testo l’implicatura conversazionale. La negazione nell’enunciato La casa non è bruciata, sta bruciando non seleziona col suo scope che è falso che sia bruciata ma interviene sul morfema del tempo verbale (passato pros seleziona col suo scope nel testo il morfema del tempo verbale. imo=> gerundio). Quindi la negazione 21.05.2021 PARTI DEL DISCORSO E LORO POTERE COMUNICATIVO Il termine “parte del discorso” è un termine che accompagna sin dall’antica tradizione occidentale: già gli antichi studiosi e grammatici latini e greci misero a tema questo concetto che in LAT. venne chiamato partes orationis che deriva da pars orazionis il cui sostantivo pars si ritrova nell’etimologia del verbo INGL. to parse=analizzare/fare l’analisi grammaticale di un enunciato e poi è stata ripreso nell’ambito informatico per indicare l’analisi dei dati informatici svolta da un software=parser perché il lessico della lingua INGL. per circa il 70% ha una matrice latina. __[ Commentato [€67]: capitolo 8 del manuale Rigotti Cigada Le parti del discorso nella lingua ITA. sono: Verbo che è un elemento che si colloca in una posizione centrale e svolge un ruolo fondamentale nella costituzione dell’enunciato. Il verbo viene caratterizzato come vertice sintattico perché è il momento centrale dell’enunciato che una volta individuato è collegato in modo dipendente a molti altri elementi presenti nell’enunciato: come il nome, l'articolo, l'aggettivo e il pronome. Nello schema a sinistra del verbo vengono collegate le parti del discorso articolo, nome, aggettivo e pronome perché vengono guardati dal punto di vista dei rapporti che possono intercorrere tra il verbo e loro. Dal punto di vista sintattico queste parti del dis ituire il sintagma nominale che si collega al verbo (Ex. Un ragazzo intelligente è un sintagma nominale costituito dal sostantivo ragazzo preceduto dal determinante corrispondente all'articolo e seguito dall’aggettivo che svolge la funzione di espansione del nucleo/testa del sintagma nominale rappresentato qui da ragazzo). Dal punto di vista Semantico | queste parti del discorso sono predisposte a costituire le strutture Corso Servono a cos dell’enunciato che coincidono con gli argomenti del verbo-predicato (Ex. Un ragazzo ha incontrato un amico in cui abbiamo la struttura del sintagma nominale “un ragazzo” che svolge dal punto di vista sintattico la funzione di soggetto e “un amico” che svolge dal punto di vista sintattico la funzione di complemento oggetto e dopo aver individuato il verbo ha incontrato che è incontrare al passato prossimo sappiamo che è un predicato diadico e quindi le strutture nominali costituite da articolo + nome (un ragazzo e un amico) corrispondono al primo e al secondo argomento di questa struttura predicativa argomentale). Preposizione viene utilizzata con la funzione di segnalare per lo più i sintagmi nominali che fungono da complementi indiretti del verbo (Ex. Egli dà un libro a Maria in cui dal punto di vista sintattico abbiamo una preposizione a che introduce il sintagma nominale a Maria che svolge la funzione di complemento di termine indiretto del verbo e dal punto di vista semantico abbiamo dare che è un predicato logico semantico triadico e quindi x1 (Egli) dà x2 (un libro) a x3 (a Maria) in cui a Maria permette di realizzare il terzo argomento del verbo dare). Avverbio (collocato nelle vicinanze del verbo con la freccia direzionata verso quest’ultimo) è l'analogo dell'aggettivo nei confronti del nome quindi nei confronti del verbo l’avverbio si relaziona come l’aggettivo si relaziona al nome (avverbio : verbo = aggettivo : nome perché sono rispettivamente uno il determinante del verbo e l’altro del nome). Dal punto di vista semantico l’avverbio è il predicato di un predicato (Ex. Luigi corre velocemente in cui velocemente è una forma avverbiale che si riferisce al verbo correre come suo predicato: correre è predicato monadico il cui argomento è Luigi e velocemente è un predicato che aggancia come argomento il predicato correre). “| Commentato [CG8]: Capitolo 4 del manuale quando abbiamo analizzato i predicati e gli argomenti => la sintassi interpreta le strutture predicativo-argomentali. DALLA STRUTTURA SINTATTICA ALL’ORGANIZZAZIONE TESTUALE {commentato [CG9}:capitoio9 menule Rigotti Cigsda _) La tipologia delle lingue determina modalità diverse nella manifestazione dei nessi sintattici. Nelle lingue prive di morfologia (isolanti o analitiche) la sintassi non può essere manifestata che attraverso l’organizzazione reciproca dei lessemi nell’enunciato (Ex. in INGL. con poca morfologia la sintassi è manifestata attraverso la posizione delle parole nell’organizzazione dell’enunciato come John loves Mary o Mary loves John in cui il nesso sintattico delle lingue con poca morfologia è dato dalla posizione del soggetto (prima nella frase) e del complemento oggetto (dopo il verbo) 0 John gave Mary an interesting book in cui i ruoli sintattici si manifestano attraverso la posizione del soggetto (prima nella farse), del complemento di termine (dopo il verbo) e del complemento oggetto (dopo complemento di termine). Mentre le lingue sintetiche presentano diverse strategie di manifestazione del nesso sintattico. Emergono in esse fenomeni di tipo morfo-sintattico in cui morfologia e sintassi sono totalmente interconnesse: i morfemi estrinseci sono strutture morfologiche la cui funzione è di manifestazione della sintassi cioè segnano il ruolo che deve essere attribuito a un certo lessema nell’enunciato (Ex. in ITA. Una donna generosa il morfema estrinseco nell’aggettivo e nell'articolo indeterminato abbiamo il morfema del genere e del numero estrinseci che segnalano la funzione sintatti stantivo che potrà svolgere diversi nell’enunciato). € la concordanza col s funzioni sintattiche Le lingue ricorrono a 3 modalità per manifestare il nesso sintattico: 1. Concordanza che consiste nella presenza obbligatoria di morfemi omologhi nel nucleo del sintagma e nell’espansione (Ex. Una piccola casa con articolo indeterminato=determinante “una”, soggetto=testa “casa” e aggettivo=espansione “piccola”) perché i morfemi estrinseci dell'articolo (determinante) e dell’aggettivo (espansione) sono omologhi a quelli intrinseci del sostantivo (nucleo) dato che l’articolo e l'aggettivo concordano col nome per genere e per numero, 2. Reggenza quando in un elemento del sintagma compaiono morfemi estrinseci che sono determinati da una altro sintagma (Ex.1 in TED. mit guten Freunden=con buoni amici in cui il dativo del sostantivo Freunden è retto=esigito=richiesto dalla preposizione mit mentre l’aggettivo concorda con il sostantivo per genere, numero e caso Ex.2 in LAT. amicus amicum iuvat=l’amico aiuta l’amico in cui l’accusativo del sostantivo amicum è un morfema estrinseco retto=esigito dal verbo iuvat) e 3. Giustapposizione che prevale in lingue comel’ITA. e l’INGL. in cui la posizione del sostantivo nell’enunciato segnala la rilevanza/relazione sintattic: (Ex. Luigi ama Maria o A red car) e quando prevale la giustapposizione è inevitabile che l'ordine delle parole assuma una funzione determinante in questo senso e sia, di conseguenza, meno libero e più fisso. L’Ordine delle Parole è una delle cinque Strutture Intermedie (lessico, morfologia, sintassi, ordine delle parole e l’intonazione) perché è certamente importante per manifestare la funzione sintattica ma svolge anche una funzione comunicativa propria (Ex.1 in ITA. Andrea arriva o Arriva Andrea in cui cambia il rema che coincide col vertice semantico perché la domanda all'origine del primo enunciato è Che cosa fa Andrea? mentre all’origine del secondo è Chi arriva? mentre Ex.2 in INGL. la sintassi non è così libera ma anzi è più rigida e fissa e quindi questi due enunciati diventano Andrew is arriving e It is Andrew who is arriving ricorrendo alla cleft-sentence). Le strutture sintattiche come le atre Strutture Intermedie possono: 1. essere polisemiche perché in LAT. e in INGL. l'oggetto diretto dei verbi ditransitivi (=verbi che reggono 2 oggetti) è una strutture sintatti polisemica perché manifesta sia il secondo che il terzo argomento attraverso la medesima relazione di oggetto diretto che risulta pertanto polisemica (Ex.1 John gave Mary red wine con Mary e red wine che manifestano i due oggetti=argomenti del verbo ditransitivo to give con la stessa relazione di oggetto diretto 0 John teaches university students linguistics con university students e linguistics che manifestano i due oggetti=argomenti diretti del verbo ditransitivo to teach o Ex.2 Magister pueros grammatica docet con pueros e grammaticam con pueros e grammaticam che manifestano i due oggetti=argomenti diretti del verbo ditransitivo docère) o nella costruzione dei conversivi sintattici del verbo to give che pongono come soggetto sia il fruitore (Mary) sia l’oggetto (red wine) si ha polisemia della relazione di soggetto (Ex. Mary was given red wine by John con soggetto polisemico che manifesta ora il fiuitore ora l'oggetto) e 2. presentare delle varianti perché in INGL. l'argomento fiuitore=recipient=destinatario viene manifestato dal sintagma proposizionale introdotto da “to” (Ex.1 John gave red wine to Mary col sintagma preposizionale to Mary o John teaches linguistics to univers students col sintagma preposizionale to univers itagma preposizionale to Mary). y students 0 Ex.2 Red wine was given to Mary by John col Il conversivo può essere costruito lessicalmente o sintatticamente. Partendo dall’enunciato INGL. John gave Mary red wine si può costruire il conversivo lessicale con “received” (Ex. Mary received red wine from John) o il conversivo sintattico con “was given” (Ex. Mary was given red wine by John). In ITA. si ha un fenomeno analogo partendo dall’enunciato Luigi dà un libro a Maria perché si può costruire il conversivo lessicale Maria riceve un libro da luigi oppure il conversivo sintattico A Maria viene dato un libro da Luigi. possono notare due fenomeni centrali: 1. subordinazione Nell’organizzazione sintattica degli enunciati=testi paratassi=coordinazione sintattica (Ex. Piove e tira vento con congiunzione e) e 2. ipotas sintattica (Ex. Enrico ha invitato Andrea al suo matrimonio perché sono amici) e mediante connettori e congiunzioni si possono costruire strutture enunciative composte e complesse caratterizzate da paratass (congiunzioni) e ipotassi (connettori). La paratassi=coordinazione sintattica e l’ipotassi=subordinazione sintattica gestiscono in modo diverso l’organizzazione del testo, quindi, prendono i due eventi e li collocano in un rapporto fra di loro (Ex. La mamma lavora e il bambino dorme è una paratassi con la congiunzione e invece La mamma lavora mentre il bambino dorme è un ipotassi col connettore temporale mentre). La paratassi articola il tempo del testo in momenti dotati di una loro autonomia ponendoli sullo stesso piano (Ex. Tu sei buono e ci perdoni con la congiunzione e che non fa emergere in primo piano il nesso logico tra le due entità ma va individuato) mentre l’ipotassi rappresenta in modo evidente ed immediato le dipendenze fra le entità nel testo, quindi, trionfa=emerge in primo piano la connessione logica (Ex. Tu sei buono perché ci perdoni è una struttura ipotattica in cui i due elementi del testo sono collegate fra di loro da un rapporto di subordinazione individuato dal connettore perché). Dal punto di vista logico-semantico paratassi e ipotassi sono equivalenti per cui si dice spesso che la paratassi è un’ipotassi mascherata (Ex. l’enunciato paratattico La mamma lavora e il bambino dorme/Tu sei buono e ci perdoni in cui i due eventi sono posti temporalmente sullo stesso piano perché analizzando il rapporto che c’è fra i due eventi nasconde l’ipotassi con un nesso logico di subordinazione temporale La mamma lavora mentre il bambino dorme o con un nesso logico di tipo le Tu sei buono perché ci perdoni). ci