Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Oss prova orale simulazione, Appunti di Infermieristica

Simulazione prova orale per concorso oss

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 02/11/2019

ambry-lg
ambry-lg 🇮🇹

4.4

(14)

1 documento

1 / 79

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Oss prova orale simulazione e più Appunti in PDF di Infermieristica solo su Docsity! 1 INDICE 1. Come affrontare l’esame orale? 2. Etica 3. Presa in carica del paziente 4. Concetto di bisogno 5. Bilancio Idrico 6. Flittene 7. Malnutrizione, diete 8. Lesioni da decubito 9. PAI 10. PEI 11. Sterilizzazione 12. Disinfezione 13. Sanificazione 14. DPI 15. Stipsi 16. Differenze tra ileostomia, colonstomia ed urostomia 17. TSO 18. Tetraplegico e ruolo dell’oss 19. Vomito 20. Polso 21. Frequenza respiratoria, tipi di respiro e tipi di respirazione 22. Pressione arteriosa 23. Microclima 24. Linee guida, protocolli e procedure 25. Normativa sulla privacy 26. Procedimento disciplinare 27. Segreto professionale 28. Segreto d’ufficio 29. Morbo di Parkinson, ruolo dell’oss 30. Rifiuti sanitari e stoccaggio 31. Paziente: con crisi epilettiche, sordomuto o delirante 32. Cosa fai in caso di paziente a terra privo di coscienza 33. Vettori e veicoli 34. Definizione e procedura della Medicazione semplice 35. Cosa sono la Lipotimia e la Sincope? 36. Epistassi 37. Ematemesi, emottisi ed emoftoe 38. Come ci si comporta in caso di annegamento? 39. Qual è la differenza tra ausili, protesi ed ortesi? 40. Epatite 41. AIDS 42. SLA 43. I mezzi di contenzione 44. Sindrome da immobilizzazione 45. Ferite 46. Bioetica 47. Hospice, le 5 fasi della morte 48. HACCP 49. Paziente in barella al pronto soccorso 2 50. Profilo OSS (ambiti di lavoro e competenze) 51. Temperatura corporea 52. Assistenza al paziente con febbre 53. Quali sono le principali cause della disfagia? 54. Tracheostomia 55. Catena epidemiologica 56. Modalità di trasmissione delle malattie infettive 57. Guanti 58. Come ci si comporta in caso d’incendio? 59. Manutenzione, conservazione, pulizia e funzionalità 60. Aiuto alla somministrazione 61. Dolore 62. Lavaggio delle mani 63. Diabete, dieta ipoglicemica e piede diabetico 64. Minzione 65. Legge sulla sicurezza 81/08 66. Somministrazione vitto 67. Dialisi, ruolo dell’oss 68. Prevenzione primaria, secondaria, terziaria 69. Cartella clinica 70. Principi alimentari e stili di vita nella prevenzione delle patologie tumorali 71. Mobilizzazione ed ausili 72. ADI, home care 73. Prevenzione cadute 74. Calze anti trombo 75. Ruolo dell’oss con paziente che deve essere sottoposto ad intervento intestinale 76. Servizio sanitario nazionale e successive riforme 77. Percorso sporco e pulito 78. Emorragie 79. Isolamento del paziente infetto 80. Composizione della salma 81. Bombola ossigeno 82. Drenaggi 83. Differenza tra cateteri a circuito chiuso ed aperto 84. Prelievo di urine da catetere vescicale (urinocoltura) 85. Procedura da adottare paziente allettato 86. OSS in sala operatoria ed in reparto 87. Accoglienza del paziente in ospedale 88. Preparazione carrello 89. La divisa 90. I 5 momenti per l’igiene delle mani 91. Sonno e posture del sonno 92. Assistenza al paziente con protesi d’anca / femore 93. Il camice monouso e relativo smaltimento 94. Accoglienza pz psichiatrico in CSM 95. Principali fonti d’infezione 96. Vestizione paziente emiplegico 97. Incontinenza 98. Movimentazione carichi 99. Raccolta del escreato (muco) 100. Lavaggio degli occhi 101. Lavaggio dei capelli 5 Concetto di bisogno Il bisogno è un fattore dinamico del comportamento umano che spinge il soggetto a compiere azioni mirate al suo soddisfacimento; è la condizione che esprime la mancanza di uno o più elementi che può essere totale o parziale quali alimentarsi, bere, muoversi. Lo psicologo Maslow arrivò alla conclusione che non tutti i bisogni sono uguali. Il raggiungimento del bisogno è spinto da una motivazione. Man mano che viene soddisfatto un bisogno si fa vivo un bisogno di ordine superiore e relativi problemi. Se non si soddisfano i bisogni la persona non potrà essere sana ne fisicamente ne mentalmente. I bisogni sono suddivisi in una piramide in 5 categorie e sono gerarchici; per poter soddisfare i bisogni di una categoria successiva è necessario che quelli della categoria precedente siano già stati soddisfatti. Questi sono: 1) bisogni fisiologici che si trovano alla base della piramide ( mangiare,bere,vestirsi ecc.) 2) bisogni di sicurezza relativi alla sicurezza di se stessi ( pace, tranquillità) 3) bisogni di appartenenza ( fare amicizie,far parte di un gruppo, di amare ed essere amati) 4) bisogni di stima relativi alla stima di se ( avere un immagine positiva di se stessi e quando questi bisogni non vengono soddisfatti si possono sviluppare sentimenti di inferiorità e debolezza. 5) bisogni di autorealizzazione relativi alla realizzazione di se stessi ( esprimere la propria creatività, superare i limiti) I bisogni fondamentali dell'uomo sono: - fisici ( nutrirsi,bere ecc) - sociali ( comunicare con gli altri, avere una famiglia) - soggettivi ( sentiti in modo diverso da individuo ad individuo) - risorgenti ( che ritornano a presentarsi) - saziabili (che cambiano d'identità una volta soddisfatti poiché diminuiscono e lasciano spazio ad altri bisogni) -illimitati ( aumentano di numero al crescere del benessere. Bilancio idrico H20 formula dell'acqua che compone il 70% del nostro organismo ed è essenziale per la sopravvivenza. E’ il giusto rapporto tra quantità di liquidi in entrata e quantità di liquidi uscita. Ora come facciamo a controllare, quindi a bilanciare la parte idrica? la controlliamo sapendo che un determinato cibo, ha una determinata quantità di acqua, e quindi automaticamente facendo la somma di tutti i cibi che contengono acqua e dei liquidi assunti lo sappiamo la persona quanto liquido dovrebbe espellere. Questo viene fatto soprattutto perché ci possono essere delle complicanze, soprattutto in pazienti affetti da problemi renali quindi persone che comunque stanno in dialisi. Quindi è importante sapere il bilanciamento idrico perché comunque se noi andiamo a mettere all'interno del corpo determinate sostanze che contengono un grandissimo numero di liquidi che sarebbe quella persona non può eliminare, non può andare in bagno non può urinare ma l'eliminazione dei liquidi avviene tramite dialisi. Di solito viene fatto un giorno sì, un giorno no. Quindi non sappiamo quanti liquidi in realtà la persona deve mangiare. Vengono fatte diete equilibrate per queste persone affette da questo determinato disturbo. Ma il bilanciamento idrico è importante soprattutto anche per le persone che comunque hanno 6 problemi per quanto riguarda l’apparato cardiaco, perché se non c’è un buon bilanciamento idrico, ci possono essere problemi per quanto riguarda la parte salina (Sali minerali) quindi possiamo avere problemi di ritenzione idrica ma soprattutto per quanto riguarda poi la base di potassio e sodio presenti comunque nel sangue che vengono smaltiti poi tramite le urine. E soprattutto per il nostro corpo è costituito da una grande quantità di acqua, i muscoli e le cellule vivono di acqua e il bilanciamento serve per nutrirsi e andare avanti. Il compito dell’oss è quello proprio di stimolare alla assunzione di liquidi per equilibrare bilancio idrico. In mancanza d’acqua si va incontro alla disidratazione, diminuzione del volume del sangue in quanto il plasma compone la parte liquida ed è costituito per la maggior parte d'acqua con conseguente addensamento del sangue che viene espulso con difficoltà dalla contrazione sistolica del cuore, secchezza delle fauci, impossibilità di deglutizione, offuscamento mentale e annebbiamento della vista, si blocca la sudorazione e la dispersione termica Flittene Vescicola caratterizzata da un rigonfiamento, dovuto ad una raccolta di liquido generalmente sieroso (sangue, pus) In caso di flittene trattandosi di una lesione di secondo stadio l'OSS può su indicazione infermieristica a portare una medicazione superficiale sulla stessa senza aggiunta di alcunché Per intenderci una medicazione di protezione che fungono da protezione Sono qualcosa in aggiunta alla normale conformazione della cute sistema tegumentario come vuoi intenderlo, va inteso è annoverato fra le lesioni da decubito di secondo stadio perché non è aperta ma rappresenta un iniziale ulcerazione che poi sfocerà nella lesione di terzo stadio ovvero aperta Malnutrizione Per malnutrizione solitamente ci riferiamo a una condizione inadeguata di apporto nutritivo per un corretto funzionamento dell'organismo. In caso di malnutrizione moderata è sufficiente incoraggiare stimolare l'anziano ad alimentarsi somministrando integratori per OS. quando la malnutrizione è grave o il paziente incapace di alimentarsi si procede con l'alimentazione parenterale o enterale. Possiamo usufruire di varie diete, per il corretto funzionamento del nostro organismo a seconda della situazione Dieta equilibrata composta da 5 pasti di cui 3 pasti principali e 2 spuntini (mattina/pomeriggio), avendo un ottimo rapporto tra lipidi, glucidi e carboidrati Dieta idrica per interventi chirurgici (acqua non gasata, the, camomilla) Dieta liquida interventi gastrointestinali (acqua non gasata, the, camomilla, brodo) Dieta semisolida per disfagici Iposodica a basso contenuto di sale per i dializzati, per chi ha problemi di pressione alta Ipoproteica a basso contenuto proteico Iperproteica per chi ha bisogno di proteine specie ripristino dei tessuti cutanei per chi soffre di LDD Ipoglucidica per chi deve tenere sotto controllo gli zuccheri sia semplici che complessi (diabetici) Ipocalorica per sovrappeso od obesi Ipercalorica per mettere peso 7 Dieta senza glutine per celiaci Dieta senza scorie per chi ha problemi intestinali (diarrea) Dieta ricca di fibre (scorie) e idratazione per stipsi Nella malnutrizione ci possono essere anche disturbi dell’alimentazione, quali la bulimia che è il bisogno imperioso di mangiare, seguita dai sensi di colpa, vomito autoindotto e l’anoressia caratterizzato dal rifiuto del cibo, che nasce per la paura morbosa di ingrassare Il ruolo dell’oss è quello di creare un approccio empatico, non forzandolo a mangiare, ma fargli capire l’importanza del cibo e che è per il suo bene. (non obbligare il paziente, in quanto andrebbe contro i nostri principi etici dell’autonomia) Lesioni da decubito Le lesioni da decubito sono alterazioni dei tessuti dovute a compressione, sfregamento, macerazione. La prolungata compressione, lo sfregamento, le forse forze di stiramento, la macerazione, causano: 1) stress meccanico dei tessuti interessati; 2) restringimento fino all'occlusione dei vasi sanguigni che si trovano fra il piano osseo ed il piano di appoggio; 3) aumento della temperatura locale. Molti sono i fattori che causano le lesioni da decubito, questi sono: - età avanzata; - protratta immobilizzazione; - struttura corporea; - stato nutrizionale e disidratazione; - farmaci( sedativi, diuretici); - malattie acute; - infezioni e febbre elevata; - incontinenza urinaria e fecale. Sono localizate nella: zona laterale: orecchio, parte laterale della spalla, coste, trocantere e malleolo supina: nuca, scapole, gomiti, sacro e talloni fowler: glutei, la regione scapolare e quella sacrale Le lesioni da decubito sono caratterizzare da un evoluzione progressiva e sono classifica- te in 4 stadi: 1) la cute è arrossata ma integra; (pulire con fisiologica e successivamente applicare cre- ma barriera senza massaggiare) 2) la lesione coinvolge l'epidermide o anche il derma; c'è presenza di abrasione e di ulce- ra; 3) la lesione interessa il tessuto sottocutaneo in profondità, con intaccamento dei muscoli esculuso ossa, articolazioni; possono manifestarsi segni di necrosi dei tessuti; 4) la lesione è profonda; i tessuti sono danneggiati con necrosi diffusa ed escare dei mu- scoli, intacca ossa o strutture di supporto. Le lesioni possono sorgere in zone sacrali, calcaneari, ischiatiche, trocanteriche. Un intervento preventivo precoce e mirato è l'uso delle scale di Braden e di Norton ( modi- fica Stotts). 10 quanto potrebbe perforare la busta. Assieme al ferro nella busta viene messo un indicatore di sterilità che a sterilizzazione avvenuta cambia di colore. I metodi di sterilizzazione sono fisici e chimici. I fisici sono calore secco, calore umido, irraggiamento ed i chimici sono ossido di etilene, acido paracetico, formaldeide. Effettuata la sterilizzazione i ferri vengono smistati nelle rispettive unità operative di provenienza e vengono messi in armadi in ordine di scadenza, privi di umidità, e devono essere discosti dal muro di 20 cm, non arrivare sotto il soffitto ed alzati da terra di 30 cm. Sulle buste a sterilizzazione avvenuta viene riportata la data di scadenza che è di 30 gg se singola 60 gg se doppia busta, inoltre viene riportato il numero del ciclo di sterilizzazione, il lotto è l'operatore che ha effettuato la sterilizzazione, in caso di rottura di una busta o di caduta accidentale a terra il materiale va ri-sterilizzato tranne le garze che vanno distrutte Metodi di sterilizzazione: Fisici: calore a secco calore umido vapore saturo sotto pressione. Chimici: ossido di etilene irraggiamento formaldeide miscela di acido peracetico perossido di idrogeno vaporizzato. Ossido di etilene: è un gas tossico usato per risterilizzare il materiale usato a porta problemi di sicurezza per chi lo utilizza, di probabili residui sul materiale trattato, è necessario il degassamento. Glutaraldeide: Disinfettante alto livello azione sporicida per sterilizzare endoscopi fibre ottiche. Precauzioni nell’utilizzo perché tossico, utilizzare dpi Irraggiamento: agisce direttamente sulla struttura dell'oggetto sottoposta a trattamento modificando le molecole delle sostanze plastiche che compongono il presidio per sterilizzare un materiale plastico bisogna verificare già la dose somministrata è la tipologia di plastica in oggetto. Periodicamente vengono fatti dei controlli alle macchine sterilizzatrici quali: test dell'umidità residua e test di Bowie Dick (è un sistema che permette di valutare il buon funzionamento dell'autoclave, va effettuato quotidianamente, prima che si effettui la sterilizzazione, garantisce solo che l'autoclave funzioni ma non che il processo di sterilizzazione sia andato a buon fine) Vacuum test (test del vuoto) serve a verificare che all’interno dell’autoclave sia sempre assicurata la presenza di vuoto Gli indicatori fisici rilevano parametri riguardanti temperatura, vapore e tempo; Chimici che possono essere esterni o interni, quelli esterni riescono a valutare un solo parametro ossia la temperatura; interni invece tempo temperatura e umidità (cambio colore ad avvenuta sterilizzazione). Quelli biologici sono composti da microrganismi molto resistenti (spore), la loro sopravvivenza indica che il processo di sterilizzazione non è andato a buon fine. Tipi di confezionamento Medical grade: Fogli di carta crespata di varie dimensioni e colore La tecnica di confezionamento deve consentire l’apertura del pacco senza compro- mettere la sterilità degli oggetti in esso contenuti, pertanto è necessario confezionare i pacchi in doppio strato ortogonale utilizzando una metodica che consenta di garantire 11 una efficace protezione, una facile apertura ed una estrazione asettica del contenuto. I pacchi devono essere sigillati utilizzando i nastri indicatori di processo. La carta non deve essere tesa né sopra gli strumenti né sugli angoli delle griglie porta strumenti, ma appoggiata morbidamente su di essi in modo da rendere possibili i movimenti della carta sul pacco in seguito ai cambiamenti di pressioni durante il processo di sterilizza- zione. Il peso di 5 kg se si tratta di biancheria, 7 kg se si tratta di strumentario chirurgi- co. Scadenza 30 giorni in ambiente protetto (armadi chiusi). Il foglio interno può esse- re utilizzato come campo sterile. Containers Sono contenitori in acciaio, alluminio o altri materiali termoresistenti, rettangolari o quadrati, dotati di filtri in tessuto o carta, disposti sul coperchio e sul fondo. I filtri in tela non hanno una durata standard, ma dipende dalla frequenza di utilizzo, dalle condizioni della sterilizzatrice e del materiale da sterilizzare. Indicativamente si possono effettuare 60 cicli con una sterilizzatrice perfettamente funzionante. I filtri in carta vanno sostituiti ad ogni ciclo. In alcuni casi il sistema barriera è costituito da una valvola meccanica che si apre nel momento in cui la temperatura e la pressione rag- giungono livelli prestabiliti nella camera di sterilizzazione, richiudendosi quando tali va- lori rientrano nella normalità. Il coperchio è dotato di guarnizione in silicone che permette la tenuta ermetica. Rivestire l’interno del container con un telo che possa ricoprire l’inero contenitore. Al momento dell’estrazione del materiale, il telo verrà ribaltato all’esterno per ricoprire i bordi del container e permettere la manipolazione del contenuto in condizioni di asepsi. Collocare verticalmente i capi di biancheria non superare i 5 kg di peso, per lo strumen- tario Smontare gli strumenti composti e non superare i 7 kg di peso. Posizionare l’indicatore di processo all’esterno, applicare il numero di lotto ed il sigillo di garanzia. Pulire il container prima di ogni utilizzo. Nei container dotati di filtri in tela, aggiornare il numero di cicli di sterilizzazione effettuati. Il livello di sicurezza della sterilità ( SAL ) è la probabilità che una singola unità che è stata sottoposta a sterilizzazione rimanga comunque non sterile. Non è mai possibile di- mostrare che tutti gli organismi siano stati distrutti, poiché la probabilità di sopravvivenza di un singolo microrganismo non è mai pari a zero. Quindi SAL è usato per esprimere la pro- babilità della sopravvivenza. Ad esempio, i fabbricanti di dispositivi medici progettano i loro processi di sterilizzazione per un SAL estremamente basso, come 10 -6 , che è una pro- babilità di 1 su 1.000.000 di un'unità non sterile. SAL descrive anche l'efficacia dell'ucci- sione di un processo di sterilizzazione. Un processo di sterilizzazione molto efficace ha un SAL molto basso. Disinfezione Disinfezione procedimento mediante il quale mettiamo in atto la distruzione di tutti i microrganismi escluso le spore su strumenti, superfici, cute e mucose. Può essere fatta con metodi naturali, fisici e chimici. Per gli oggetti inanimati utilizziamo i disinfettanti, per cute e mucose gli antisettici. I livelli di disinfezione sono tre: Alto livello è in grado di distruggere e inattivare tutti i microrganismi escluso le spore. Vengono usati glutaraldeide 2% per strumentazioni mediche o chirurgiche (sonde, apparecchiature per emodialisi) e acido paracetico per endoscopi, broncoscopi. 12 Medio livello efficace contro tutti i batteri, compreso quello della Tbc, buona parte dei virus e funghi, ma non le spore. Vengono usati composti a base di cloro per gli ambienti, termometri, laringoscopi Basso livello maggior parte dei batteri, alcuni virus e funghi, ma non Tbc e spore. Vengono usati alcooli (alcol etilico) efficace per la disinfezione di piani di lavoro, monitor, termometri A condizionare il risultato concorrono diversi fattori. -Tipo di materiale per esempio una superficie liscia si disinfetta meglio di una porosa e con insenature. -Carica microbica presente oppure specie microbiche. -Presenza di sostanze organiche che inattivano i disinfettanti e quindi come prima regola sanificare e successivamente disinfettare. -Tipo di disinfettante e concentrazione. Per agire il disinfettante deve entrare in contatto a una specifica concentrazione indicata dall’etichetta. -Tempo di contatto uguale a sopra indicato dall’etichetta. -Temperatura compresa tra 20 e 35 gradi. I disinfettanti vanno conservati ben chiusi in luoghi freschi ben areati e lontano dalla luce. Per evitare l inattività dello stesso -non aggiungere acqua -non lasciarli aperti -non mischiarli - segnare la data di apertura e utilizzare fino a max 7 giorni. -rispettare tempi di contatto e concentrazione. -non utilizzare se scaduto -non lasciarli aperti. Tipi di disinfettanti COMPOSTI ALOGENATI I disinfettanti contenenti alogeni nella loro struttura chimica, sicuramente i più conosciuti sono gli ipocloriti e, in particolare, l'ipoclorito di sodio (comunemente noto con il nome di "candeggina"). Gli ipocloriti sono composti inorganici utilizzati soprattutto per la disinfezione degli ambien- ti. Possiedono un ampio spettro d'azione e una rapida insorgenza d'azione; pertanto, sono molto utili nelle operazioni di disinfezione quotidiana. Appartiene a questa categoria di di- sinfettanti anche il dicloroisocianurato di sodio, un composto organico largamente im- piegato come disinfettante all'interno delle acque delle piscine. I composti del cloro consentono di ottenere un grado di disinfezione medio-alto e sono an- che dotati di una blanda azione sporicida. ALCOLI Appartengono a questo gruppo di disinfettanti l'alcol etilico e l'alcol propilico. Questi composti vengono impiegati anche come agenti antisettici, quindi per la disinfezione del- la cute (non lesa). Tuttavia, il loro uso può essere esteso anche alla disinfezione di super- fici, ambienti e - dove possibile - di strumenti (non chirurgici). ALDEIDI 15 La colostomia consiste nell' abboccamento esterno del colon nella parte sinistra dell'addome. É più facile da gestire rispetto alla ileostomia, perché le feci che sono già state private di parte dell'acqua che contenevano sono più formate. L'ileostomia invece consiste nell' abboccamento esterno dell'ileo quindi nella parte esterna dell'addome. La gestione della stomia é più complessa rispetto alla colostomia perché le feci sono meno formate, quindi molto liquide e si può generare l'arrossamento dell'abboccamento dell'intestino verso l'esterno. Le feci sono più acide abbondanti e liquide ma con meno gas. Infine a livello addominale, lievemente più in alto delle enterostomie si può ritrovare la zona dove vengono create le urostomie. L'urostomia è una deviazione dell'urina creata chirurgicamente. Si realizza quando viene rimossa la vescica ed è necessario creare un nuovo sistema per la raccolta ed il passaggio delle urine. Viene utilizzato un pezzo dell'intestino tenue per formare un nuovo canale di passaggio delle urine. Gli ureteri sono collegati ad un'estremità del canale, mentre l'altra estremità viene portata attraverso un apertura nella parete addominale. TSO Legge 180/78(Basaglia) Con questa legge viene istituito il " trattamento sanitario volontario ed obbligatorio" ovvero i principi sono: • la volontarietà del trattamento, il cittadino deve diventare un soggetto attivo e partecipe del proprio progetto di cura, quindi gli interventi devono facilitare la partecipazione del soggetto; • la cura dei malati psichiatrici deve essere effettuata di norma sul territorio e come condizione di pericolo per se è per gli altri in un ospedale pubblico preso ( SPDC); • nessun paziente può essere ricoverato nelle ex strutture manicomiali; • il TSO è ammesso solo se sussistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgernti interventi terapeutici, se tali interventi non sono accettati dal soggetto. Il Tso è disposto con ordinanza del sindaco del comune presso il quale si trova il paziente , su proposta di un medico e previa convalida sull'esistenza delle condizioni precedentemente annoverate da parte di un medico specialista della struttura pubblica. A questo punto il paziente è obbligatoriamente ricoverato. In caso di ricovero volontario viene mantenuto su richiesta del paziente il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura ( SPDC servizio psichiatrico diagnosi e cura). La terapia prevede l'uso di neurolattici ed ansiolitici. Nell' ordine avviene: 1) Il TSO può essere rischio o proposto da un medico quando le condizioni psichiche sono tali da non permettere alternative; 2) il soggetto viene inviato presso una struttura sanitaria pubblica che effettua tale trattamento; 3) il medico specialista che della struttura che convalida ed effettua il TSO comunica la motivazione al ricovero al sindaco del comune presso il quale si trova il paziente; 4) il sindaco a sua volta deve dare notizia della sua ordinanza di ricovero al giudice tutelare entro 48 ore dal ricovero; 5) il giudice tutelare entro le 48 ore successive, assunte le informazioni ed eventuali accertamenti , provvede a convalidare con decreto motivato, il provvedimento del sindaco. In caso di mancata convalida il sindaco dispone l'immediata cessazione del ricovero ospedaliero; 6) l'ordinanza ha valore per un ricovero non superiore ai 7 gg. Nel caso sia necessario un prolungamento del ricovero il sanitario responsabile dell'SPDC 16 deve formulare prima della scadenza una proposta motivata di prolungamento al sindaco che ha disposto il ricovero, il quale a sua volta lo comunica al giudice tutelare. Inoltre chiunque può rivolgere al sindaco richiesta di revoca del TSO; il sindaco ha 10 gg di tempo per rispondere ed adottare provvedimenti di conseguenza. La legge 180 precisa che i trattamenti di prevenzione, cura e riabilitazione delle saluti mentali sono attuati di norma presso le strutture extra ospedaliera. A tale scopo le Regioni devono individuare entro 60 gg dell'entrata in vigore della legge , gli ospedali generali nei quali devono essere istituti i SPDC .Tali servizi non devono avere più di 15 posti letto e devono essere collegati con altri servizi psichiatrici del territorio in forma dipartimentale al fine di assicurare la continuità dell'intervento socio-sanitario intra ed extra ospedaliero. La legge 180 abroga le parole " alienato di mente e infermo di mente " dal codice penale. Ha come obiettivo il superamento degli ospedali psichiatrici , il reinserimento sociale dei pazienti psichiatrici ed evitare il ripetersi di situazioni emarginanti. In prima linea concorre nell'ambito preventivo , terapeutico e riabilitativo il DSM ( dipartimento di salute mentale) che utilizza come braccio operativo il centro di salute mentale che svolge attività ambulatoriali e domiciliari con turni di 12 ore per 6 gg la settimana. Nel caso di patologie non trattabile ambulatorialmente si ricorre al ricovero presso i SPDC ubicato negli ospedali pubblici , collegato con il pronto soccorso . Prima della legge 180 legge 36/ 1904 Agli inizi del 900 il paziente non veniva curato ma custodito. Le terapie erano : • elettroshock: scarica elettrica a basso voltaggio provocava crisi epilettiche. I pazienti venivano legati per evitare fratture; • insulinoterapia : somministrazione di insulina (abbassava glicemia )= shock= coma ipoglicemico. Il ricovero deciso dagli altri era obbligatorio e spesso durava fino alla morte. • paziente chiuso in strutture manicomiali; • paziente visto come delinquente e vergogna per la famiglia Legge 615/1909 integrazione Regolamento del manicomio: venivamo ricoverati anche handicappati psicofisici e sensoriali, anziani e non autosufficienti. Venivano privati dei diritti civili e politici, iscritti nel casellario giudiziario. Legge 431/68 Cambia la denominazione da manicomio in " ospedale psichiatrico ". Riconosce nel trattamento di cura la necessità di altre professioni come lo psicologo. I soggetti affetti da malattia mentale non vengono più iscritti nel casellario giudiziario. La legge che sancisce la chiusura dei manicomi è la 180 del 78 anche detta legge Basaglia con questa legge viene decretato la chiusura dei manicomi e l'apertura dei centri di salute mentale per dare Maggiore dignità alle persone affette da patologie mentali Tetraplegico e ruolo dell'oss Ti attieni alle disposizioni del Pai piano assistenziale individuale Cure igieniche aiuto nell'alimentazione aiuto nella idratazione tutti i trasferimenti attenersi a tutte le disposizioni del tdr per le posture con l'aiuto di eventuali cuscini in modo che il paziente si senta comodo adottare tutte le misure di prevenzioni per le lesioni da pressione controllarlo 17 molto spesso in quanto è un paziente che se ha bisogno di aiuto Non può chiamare quindi non può suonare il campanello quindi fare dei controlli più controlli Durante il turno di lavoro il lavoro Vomito Conosciuto anche come EMESI è un atto riflesso che con una notevole contrazione della muscolatura del diaframma e addominale ed un energica contrazione antiperistaltica ( contrazione gastrointestinale che avviene dal basso verso l'alto opposto alle contrazioni peristaltiche) della parete gastrica, provoca una rapida fuoriuscita ,parziale o totale ,del contenuto gastrico attraverso la bocca. I sintomi che precedono ed accompagnano il vomito sono: nausea , scialorrea ed ipotensione. Le cause possono essere affezioni gastrointestinali, renali e cardiache (infarto), intossicazioni di vario tipo. Il vomito può assumere diverse colorazioni: 1) vomito di colore verde: definito vomito biliare e si presenta con emissioni di bile di colore verde scuro. In alcuni casi è cibo recentemente ingerito. 2) vomito di colore giallo: è spesso causato da emissione di bile. In molti casi può essere causato da un restringimento di un orifizio, di un sotto, un vaso sanguigno o di un organo cavo, tale da ostacolare o impedire il normale passaggio di alcune sostanze. 3) vomito di colore bianco: è causato dall'acido dei succhi gastrici . Spesso è accompagnato anche da muco viscoso o mucoso. Quando è di tipo ( mucoso) solitamente non è acido. Quando si tratta di succhi gastrici può essere acido. 4) vomito di colore rosso vivo o EMATEMESI è causato dalla presenza di sangue non digerito nel vomito. Avviene per ulcera aperta a livello di stomaco o esofago: spesso avviene nella rottura di varici in caso di cirrosi epatica. 5) vomito di colore marrone: se di colore marrone scuro e di cattivo odore simile alle feci la causa potrebbe essere un blocco intestinale; e prende il nome di: VOMITO FECALOIDE. Il colore marrone potrebbe essere simile al catrame o a fondo di caffè quando si tratta di sangue digerito. É facile osservarlo quando esce il sangue dal naso e ci si stende, il sangue verrà digerito e questo provocherà insistenti conati di vomito. Segni e sintomi del VOMITO FECALOIDE sono: 1) colorito grigio-pallido, basso affilato ed occhi infossati (del paziente) 2)il polso è piccolo e frequente 3) dolore colico intermittente 4) meteorismo 5) malessere generale Se l'ostruzione avviene in modo rapido e coinvolge anche il peritoneo , in modo acuto, si possono avere anche: 1) contrattura della parete addominale 2) dolore addominale intenso 3) singhiozzo ostinato 4) febbre elevata Le fasi del vomito sono tre: Pre eiettiva: bacinella, teli protettivi, fazzoletti di carta, guanti monouso,vestiti del paziente e lenzuola puliti, presidi per l’igiene della persona e del cavo orale Eiettiva: Sempre con indosso i guanti, posizionare il paziente seduto o semi-seduto, far vomitare il 20 samente rumoroso, inventato da Shakespeare per la sua opera “Enrico IV” nel 1956. Que- sto pattern respiratorio è infatti tipico dei soggetti obesi. Durante il sonno, a causa della posizione, negli obesi, si verifica una modificazione della struttura muscolo scheletrica che porta la faringe a collassare provocando in questo modo un'ostruzione parziale o totale al flusso dell'aria che diventa piuttosto turbolento e che genera così il particolare russamento. Il soggetto, in seguito all'ostruzione del flusso d'aria si sveglia, seppur per pochi secondi, oppure russa con più forza, con il problema che si ripresenta piuttosto spesso nel corso del sonno, fino a centinaia di volte PA pressione arteriosa É la pressione del sangue nelle arterie, si misura con sfigmomanometro e fonendoscopio. Si pone il bracciale dello sfigmomanometro 2 cm sopra il gomito e, si mette la campana del fonendoscopio sull'arteria brachiale e si portano le olive alle orecchie e con le dita centrali si va a rilevare il polso. La valvola del manometro la si chiude. Trovato il polso si inizia a gonfiare lo sfigmomanometro fino a quando non si sente più il polso, quindi si apre la valvola del manometro e quando si sente il primo battito (chiamato tono di Korotkoff) andremo a rilevare la pressione sistolica o massima; si continua puoi a scendere col manometro fino ad andare ad ascoltare l'ultimo battito che ci darà la pressione diastolica o minima. Il range non patologico è 130/80 superiore a 130 si parla di ipertensione, inferiore agli 80 di ipotensione. Microclima Definizione: scambio d’aria tra due pareti confinanti Il comfort comincia dal microclima. L'uomo come tutti gli esseri viventi genera calore che viene scambiato di continuo attraverso meccanismi con l'ambiente esterno. Per non dare origine a scompensi questo scambio deve avvenire in condizioni di equilibrio. A determinare queste condizioni di equilibro sono le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche ovvero il microclima dell' ambiente in cui l'uomo si trova. Le caratteristiche fisiche sono: -temperatura favorevole tra i 18 e i 20°C -umidità relativa dal 20 al 70% - velocità dell'aria compresa tra i 40 e 50 cm/s d'estate e tra i 4 e i 12 cm/s d'inverno. Le caratteristiche chimiche invece sono riferite alla PRESSIONE PARZIALE DI ANIDRIDE CARBONICA il cui valore non deve superare il 3 per mille, e alla PRESSIONE PARZIALE DI OSSIGENO il cui valore deve essere compreso tra il 15 ed il 21% per non determinare alterazioni fisiologiche. Le caratteristiche microbiologiche infine riguardano la presenza nell'ambiente di polveri e microrganismi. L'alterazione verso l'alto o verso il basso di uno o più elementi sopra descritti determina il venir meno della condizione di equilibro necessaria a garantire lo scambio costante di calore tra l'uomo e l'ambiente. È necessario un controllo costante del microclima. Tale obiettivo si raggiunge e si mantiene ponendo attenzione: all'illuminazione, ventilazione, riscaldamento e condizionamento ambientale. 1) illuminazione deve essere congrua e uniformemente distribuita. Va distinta in naturale, proveniente dalle finestre e artificiale derivate da lampade ad incandescenza o fluorescenza. L'illuminazione artificiale non deve assolutamente essere abbagliante. 2)ventilazione è il risultato del passaggio di aria tra ambiente esterno ed ambiente confinato. Avviene di norma con mezzi naturali ( porte , finestre) ma può avvenire anche 21 con sistemi artificiali. I ricambi d'aria utili sono 2 ogni ora con mezzi naturali, almeno 6 ogni ora con mezzi artificiali. 3) riscaldamento: durante il periodo invernale ha lo scopo di garantire temperatura ed umidità adeguate e uniformemente distribuite in tutto l'ambiente confinato. 4)condizionamento: durante l'estate consente di mantenere temperatura ed umidità a percentuali accettabili e uniformemente distribuite nell'ambiente. Linee guida, protocolli e procedure I Protocolli sono molto importanti nell’ambito dell’assistenza infermieristica a pazienti sem- pre più complessi. Essi sono stati realizzati per standardizzare le sequenze fisiche, menta- li, operative e persino verbali durante un intervento diagnostico e terapeutico. Le Procedure non sono altro che successioni dettagliate, logiche e consequenziali di atti tecnici e operativi. Grazie ad esse tutto l’agire dell’Infermiere diventa oggettivo, sistematico e soprattutto verificabile. La linea guida è un insieme di raccomandazioni sviluppate sistematicamente, sulla base di conoscenze continuamente aggiornate e valide, redatto allo scopo di rendere appropriato, e con un elevato standard di qualità, un comportamento desidera Normativa sulla privacy Le normative sulla privacy sono state riassunte e integrate nel d.lgs 196 del 2003 che riporta come titolo " codice in materia di protezione dei dati personali ". Serve ad impedire a soggetti privati di entrare in possesso degli di nominativi con i relativi dati anagrafici e altre informazioni, per usi commerciali senza il consenso degli interessati o peggio per scopi politici o razziali. La legge prevede l'istituzione di una autorità di controllo nella figura del GARANTE che è un organo collegiale costituito da 4 membri i quali nominano a loro volta un PRESIDENTE. Il garante può bloccare le banche dati irregolari. Ogni soggetto che ritiene si stia facendo uso non adeguato e irregolare dei propri dati personali può presentare ricorso all'autorità del garante. I provvedimenti del garante sono obbligatori , pena l'applicazione delle sanzioni previste. La finalità primaria del decreto legislativo è riportata nel suo primo articolo e cioè: " chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano ". La raccolta dei dati personali DEVE AVVENIRE CON IL CONSENSO DEGLI INTERESSATI, come deve essere esplicito il CONSENSO all'utilizzo dei dati per scopi statistici, commerciali, pubblicitari, ecc. La raccolta ed il trattamento dei dati sensibili quali LA SALUTE ED IL PATRIMONIO GENETICO devono essere autorizzati dal garante. I dati, sia cartacei sia elettronici devono essere conservati in modo che siano accessibili solo alle persone autorizzate. I dati trattati con strumenti elettronici devono essere accessibili solo attraverso " chiavi elettroniche" così come i dati conservati in archivi cartacei devono essere protetti in contenitori dotati di una serratura. Gli interessati possono in qualunque momento chiedere , se esistono dati personali che li riguardano, ottenere la modifica oppure la cancellazione, ed in particolare è riconosciuto il diritto a conoscere : • l'origine dei dati personali • le finalità e le modalità del trattamento dei dati • la logica applicata in caso di trattamento eseguito con l'ausilio di strumenti elettronici 22 • i soggetti o le categorie di soggetti ai quali i dati possono essere comunicati. È OBBLIGATORIA UNA PRECISA INFORMATIVA, orale o scritta, al momento della raccolta dei dati. Tra i dati sensibili vi sono i dati relativi alla salute dei cittadini. La legge afferma che " i dati idonei a rivelare lo stato di salute non possono essere diffusi". Il trattamento dei dati personali in ambito SANITARIO é trattato in modo specifico dal decreto. La normativa tratta e definisce le caratteristiche: • dell'informativa che deve essere fornita dai medici, pediatri e dagli organismi sanitari; • del consenso al trattamento dei dati • della possibilità DI RITARDO DELL'INFORMATIVA E DEL CONSENSO in casi di particolare emergenza • delle competenze del SSN di rilevante interesse pubblico che autorizzano al trattamento di dati sensibili • della riservatezza dei dati identificativi relativi alla ricetta medica. Inoltre l'Art. 83 " altre misure per il rispetto dei diritti degli interessati " prevede: 1) in relazione a prestazioni sanitarie delle soluzioni a chiamare gli utenti EVITANDO di chiamarli per nome o con l'esposizione di elenco con dei nominativi 2) l'adozione di adeguate " distanze di cortesia" 3) soluzioni rivolte a prevenire, durante colloqui, la conoscenza da parte di terzi di informazioni sullo stato di salute 4) rispetto della dignità dell'interessato in occasione della prescrizione medica o del trattamento dei dati 5) in caso di prestazioni di pronto soccorso, accorgimenti per assicurare che le relative notizie siano dati solo a terzi legittimati 6) modalità di informazione del settore di degenza delle persone ricoverate in ospedale ai solo soggetti legittimati, informando gli interessati e rispettando manifestazioni contrarie legittime di volontà 7) sottoposizione degli incaricati che non sono tenuti per legge al segreto professionale a regole di condotta analoghe al segreto professionale. Le sanzioni in caso di violazione delle norme previste sono sia di tipo amministrativo ( dai 3000 ai 30000 €, e la somma può essere aumentata sino al triplo quando risulta inefficace in ragione delle condizioni economiche del contravventore!), sia penali ( reclusione dai 6 mesi) La prima legge sulla privacy è stata varata nel 96 con la 675/96 con gli accordi di Schengen e sempre 96 è stato l'anno in cui è stato istituito il garante della privacy autorità amministrative indipendente, con il compito di verificare il corretto procedimento e applicazione di questa normativa. E’ stata abrogata dalla 196/2003 legge che non ha fatto altro che reinterpretare tutti gli articoli della 675 raggruppandoli un unico testo normativo, infatti196 del 2003 viene chiamata TESTO UNICO o codice in materia dei dati sensibili e proteggere la privacy. L'articolo 1 della 196/2003 sancisce che tutti hanno diritto ad essere tutelati dei propri dati sensibili in materia di privacy e devono essere tutelati da parte degli enti, erogando un elevato grado di tutela. Poi c’è il consenso informato, c’è l'informativa sulla privacy e per questo era tutto un procedimento cartaceo. Inseguito la 196 del 2003 è stato abrogata dall'art 679 del 2016 entrata in vigore Il 25 maggio 2018 e si chiama GDPR (Global Data Protection Regulation) mantiene i principi vecchi della 196 fondamentalmente che è comune nella maggior parte di tutti gli stati però disciplina molto il procedimento informatico. Nel senso che siccome la maggior parte dei procedimenti di acquisizione dati avviene in materia informatica anche le prenotazioni delle visite, necessitava di una legge che disciplinasse questa materia. Infatti a questo serve il GDPR, mantiene i vecchi precetti però introduce nuovi criteri di tutela per quanto riguarda gli utenti 25 comunicare tra di loro. I sintomi sono: tremore a riposo (si evidenzia con il completo rilassamento muscolare), rigidità agli arti, ipo/bradicinesia (lentezza nei movimenti), difficoltà a camminare, ipomimia facciale ed in seguito possono insorgere problemi cognitivi e comportamentali come la demenza, la depressione, disturbi del sonno, perdita di peso, gonfiore ai piedi, aumento della salivazione e della sudorazione. Bisogna valutare con l’osservazione, se ne abbisogna (quindi se non riesce in autonomia) tagliargli gli alimenti e fornirgli posate ergonomiche. Inoltre, se disfagico, (la disfagia può essere una complicanza del parkinson) valutare se è necessario somministrargli una dieta cremosa. Valutare inoltre se riesce a portarsi il cibo alla bocca altrimenti provvedere personalmente accompagnandogli la mano (per mantenere le sue capacità residue) se possibile, altrimenti imboccarlo. Controllare spesso se ha residui di cibo in bocca. Far eseguire deglutizioni a vuoto Monitorare il tono della voce. Se è umido o gorgogliante vuol dire che ha residui di cibo a livello delle corde vocali, bisogna farlo tossire o deglutire o bere acqua o addensante In caso di stanchezza sospendere il pasto Mantenere la posizione ortostatica per almeno 2/3 ore dopo il pasto Rifiuti sanitari e stoccaggio Il rifiuto è definito dal d.lgs 22/97 (decreto Ronchi) come qualsiasi sostanza o oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi. Gli obiettivi del decreto Ronchi sono: 1) ridurre la produzione dei rifiuti 2) riciclare i materiali ancora utilizzabili 3) produzione di energia dai rifiuti 4) smaltire solo le frazioni di rifiuti irrecuperabili Il principio su cui si basa la normativa è " chi inquina paga". Il decreto che tratta specificatamente della produzione e la gestione dei rifiuti sanitari inve- ce è il DPR 15/07/2003, n. 254 ( Regolamento recante disciplina a norma dell'art. 24 L. 31/07/2003 n. 179. Gli elementi qualificanti contenuti in questo decreto sono: 1) individuazione delle competenze del direttore sanitario; 2) definizione delle norme tecniche per la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimen- to; 3) individuazione delle priorità nella riduzione della produzione, nella tutela dell'ambiente e nella riduzione della pericolosità durante la gestione dei rifiuti sanitari; 4) individuazione dei rifiuti assimilati agli urbani e di quelli che richiedono particolari sistemi di smaltimento; 5) definizione di regole per l'inumazione o la cremazione delle parti anatomiche riconosci- bili; 6) istituzione da parte delle regioni, di sistemi di monitoraggio dei costi relativi allo smalti- mento; 7) equiparazione delle metodologie di gestione dei rifiuti sanitari prodotti all'esterno e all'in- terno delle strutture sanitarie; 8) richiamo alla formazione quale elemento qualificante per favorire la corretta applicazio- ne della normativa. I rifiuti vengono classificati per ORIGINE e PERICOLOSITA’ e si suddividono in: 1) rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo • tutti i rifiuti; dispositivi medici e oggetti monouso che provengono da ambienti di isola- 26 mento infettivo e siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico dei pazienti isolati; • tutti i dispositivi medici e oggetti monouso contaminati con sangue, liquidi organici, tessu- ti animali o umani. Questi rifiuti vengono gettati nel HALIPACK con busta gialla. I conteni- tori devono essere riempiti per i 3/4. I seguenti rifiuti che richiedono particolari sistemi di gestione: tessuti, organi e parti anato- miche non riconoscibili devono essere trattati come pericolosi a rischio infettivo. Inoltre i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo si differenziano in taglienti e non taglienti. In relazione a questa classificazione esso devono essere cerniti e collocati in contenitori con caratteristiche tecniche diverse. Il contenitore per la raccolta dei rifiuti sanitari non taglienti è l' HALIPACK, contenitore rigi- do con apposita busta in polietilene termosaldato di colore giallo. Tali contenitori vanno riempiti solo per 3/4 e la busta va chiusa a tenuta con fascetta non rimovibile. Il contenitore per la raccolta dei rifiuti sanitari taglienti è l'HALIBOX .Devono avere le pareti resistenti alla puntura ed al taglio. Sono disponibili in forme e dimensioni diverse r possono essere dotati di doppia chiusura: in questo caso il coperchio deve essere chiuso in modo irreversibile. Va riempito anch'es- so per 3/4 ed inserito nell'HALIPAK, poi deve essere disinfettato con cloro attivo ed avviato allo smaltimento. Molto importante è l'etichettatura dei contenitori: devono riportare la scritta rifiuto Sanitario pericoloso a rischio infettivo, il reparto, tipo di rifiuto e la data di confezionamento, nonché i simboli internazionali specifici di colore nero su campo giallo ossia ( R maiuscola, losanga contenente il simbolo specifico del rischio biologico, simbolo specifico del rischio radioatti- vo). Inoltre vi è il contenitore rigido in plastica giallo + sacco interno per i rifiuti pesanti ( liquidi biologici). I rifiuti pericolosi vengono trasportati in un locale chiuso a chiave che di solito è collocato al piano terra dell'edificio ed è raggiungibile mediante un percorso detto sporco. Il ritiro dei rifiuti deve avvenire dalle 2 alle 3 volte al giorno secondo le quantità prodotte. Dopo ven- gono portati al deposito temporaneo. La durata del deposito temporaneo dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo è limitata a 5 giorni; (se la quantità dei rifiuti non supera i 200 litri è prorogata a 30 giorni). I rifiuti non devono sostare nell'unità operativa più di 24 ore. Il trasporto e lo smaltimento è pagato a peso quindi costituiscono un elevato costo per le strutture sanitarie. Il metodo di smaltimento è la termodistruzione in strutture specializzate oppure la termodistruzione in strutture non specializzate qualora siano stati preventivamente sterilizzati. Se la produzione avviene a domicilio l'OSS che ha fornito la prestazione è responsabile del conferimento del rifiuto alla struttura con le stesse modalità di quelli prodotti all'interno di essa è nel più breve tempo possibile. 2) Rifiuti sanitari non pericolosi: i seguenti rifiuti sono non pericolosi ma richiedono particolari forme di gestione e smalti- mento: • farmaci scaduti o inutilizzati esclusi i medicinali citotossici e citostatici; • stupefacenti e taglienti non utilizzati ( aghi, lame, rasoi). Devono essere raccolti secondo le indicazioni fornite dal Servizio di Farmacia e la loro de- stinazione è l'incenerimento. 3) Rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani: • vetro, carta, plastica, cartone da conferire nei circuiti di raccolta differenziata; • indumenti e lenzuola monouso; • residui dei pasti provenienti dai reparti di degenza non di pazienti con malattie infettive; • rifiuti provenienti da attività di giardinaggio effettuata nelle strutture sanitarie; 27 • pannoloni pediatrici, pannoloni, gessi ortopedici. I rifiuti che non possono essere avviati al recupero devono essere raccolti in sacchi in po- lietilene di colore nero con la scritta ( rifiuti assimilati agli urbani) e avviati allo smaltimento. Lo smaltimento può avvenire in discarica oppure mediante termovalorizzatore. 4) Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo: • medicinali citotossici e citostatici, pellicole radiografiche, lampade fluorescenti, batterie al piombo, al mercurio, ecc. É privilegiato il recupero allo smaltimento delle frazioni riutilizzabili. 5) Parti anatomiche riconoscibili: sono gli arti inferiori, superiori, le parti di essi, di persona o di cadavere, a cui sono stati amputati. È facoltà della persona amputata decidere le modalità di trattamento della parte anatomica ( inumazione o cremazione). Le procedure, le autorizzazioni e le spese sono a carico della struttura sanitaria che ha curato la persona amputata. Come ti relazioni con un paziente: con crisi epilettiche, sordomuto o de- lirante? E’ inutile tentare di frenare i movimenti convulsi; adagiare l’infortunato su un materasso o su un luogo morbido evitando che si ferisca con i violenti spasmi; fare spazio e togliere gli oggetti contundenti. Prestare attenzione alla testa, che non sbatta violentemente (tenerla tra le mani da dietro ed attenti a non essere colpiti dagli arti) ed alla bocca che si può ser- rare in maniera violenta e ferire la lingua (posizionare un oggetto in gomma anche per evi- tare la caduta indietro della lingua). Stare vicini al momento del risveglio e confortarlo. Con un paziente sordomuto è di fondamentale importanza la comunicazione di tipo non verbale, non mettere fretta per esprimere un concetto, tranquillizzare la persona. Nel soggetto con deliri rassicurare il malato cercando di non mettere in discussione la convinzione delirante; non deriderlo, è meglio assecondare i suoi discorsi e di riportarlo, con tatto, alla realtà assumendo un ruolo protettivo; cercare di non prendere le accuse come un’offesa personale; non smentire il malato, dimostrandogli che si comprende il suo stato d’animo; cercare di distrarlo attirandone l’attenzione su qualcosa che normalmente gli risulti piacevole. Cosa fai in caso di paziente a terra privo di coscienza? Allertare l’infermiere o il medico, nel frattempo controllare la pervietà delle vie aeree ispe- zionando il cavo orale; se presenti si devono togliere solo i corpi estranei visibili. Praticare l’iperestensione del capo ponendo una mano sulla fronte e le dita sulla punta del mento (solo nel caso in cui non si sospettino fratture; Valutare la presenza del respiro attraverso la manovra Gas per 10 secondi: se respira metterlo in posizione di sicurezza; se non re- spira praticare 2 insufflazioni attraverso la ventilazione artificiale (respirazione bocca a bocca, bocca-naso, pallone ambu, ecc…); inoltre controllare la frequenza cardiaca valu- tando la presenza del polso carotideo per 10 secondi; se presente, continuare la ventila- zione e controllare il polso ogni minuto; se invece il cuore non batte iniziare il massaggio cardiaco esterno con 30 compressioni toraciche alternate a 2 insufflazioni, ricontrollare il paziente ogni due minuti a ritroso finchè non arriva l’infermiere o il medico. Cosa sono i Vettori e i Veicoli? 30 deambulatore, ecc.); Le ortesi sono degli apparecchi che migliorano la funzione compro- messa di parti corporee (Es: collari e busti per la colonna vertebrale, ginocchiere, caviglie- re, ecc.); Le protesi sono apparecchiature che, applicate al corpo, sostituiscono le parti mancanti del corpo recuperando la struttura e la funzione persa (Es.: protesi mano, di arto superiore o inferiore). Epatite A, B, C Le epatiti fanno parte delle malattie infettive L'epatite A è un'infiammazione acuta del fegato causata dal virus (HAV). Questo virus fa parte degli enterovirus , si trasmette per via oro-fecale, quindi con cibi, bevande contami- nati. L'epatite B è causata dal virus (HBV) è molto più forte. E' una malattia trasmittibile attra- verso sangue, sperma, secrezioni vaginali e saliva. L'epatite C è un'infiammazione acuta e cronica causata dal virus HCV. IL virus dell'epatite C è trasmesso tramite sangue e liquidi biologici. Problemi dell’epatite C sono ittero provocando sclere e cute giallastra, può essre soggetto a più malattie come problemi dell’alimentazione, anemia, perdita di peso AIDS L' AIDS è una malattia del sistema immunitario umano causata dal virus dell'immunodefi- cienza umana (HIV). L'HIV si trasmette tramite rapporti sessuali, trasfusioni di sangue con- taminato, tramite trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il par- to e l'allattamento al seno. Bisogna tutelare la persona, garantendo la privacy. SLA Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia degenerativa progressiva del sistema nervoso che colpisce i motoneuroni), cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria. SLA significa INDURIMENTO della porzione LATERALE del midollo spinale con RIDUZIONE della massa muscolare. Generalmente si ammalano di SLA individui adulti, di entrambi i sessi, di età compresa tra i 40 e gli 80 anni. Esistono 2 gruppi di motoneuroni: il primo si trova nella corteccia cere- brale e trasporta il segnale nervoso attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale. Il secondo è invece formato da cellule nervose che trasportano il segnale dal midollo spinale ai muscoli; nella SLA entrambi vanno incontro a degenerazione e muoiono. I primi segni della malattia compaiono quando la perdita progressiva dei moto- neuroni supera la capacità di compenso dei motoneuroni superstiti fino ad arrivare ad una progressiva paralisi, ma con risparmio delle funzioni cognitivo, sensoriali, sessuali e sfinte- ri ali (vescicali ed intestinali). I mezzi di contenzione Per quando riguarda le norme giuridiche l’articolo 13 che definisce la libertà personale “in- violabile” e l’articolo 32 che tutela la salute . Si definiscono mezzi di contenzione i disposi- tivi applicati al corpo o nello spazio circostante la persona per limitare la libertà dei movi- menti volontari. Si può definire mezzo di contenzione anche qualcosa che limita o controlla i movimenti o i comportamenti di una persona. Si distinguono quattro tipi di contenzione: Fisica= sono presidi posizionati sulla persona oppure inseriti come barriera nell'ambiente (cinture inguinali, cinture, addominali, pettorina, cinture con sistema, paracolpi per evitare che il pz possa mettere le gambe fuori dalle sponde e procurarsi eritemi); 31 Chimica= sono farmaci che modificano il comportamento; Ambientale= comprende i cambiamenti apportati all'ambiente di vita di una persona (porte chiuse a chiave, sbarre alle finestre); Psicologica o emotiva= ascolto empatico diminuiscono l'aggressività del paziente poiché soddisfano il bisogno di sicurezza. Strumenti di contenzione Spondine per il letto Bracciali di immobilizzazione Viene prescritta dal medico e non può essere imposta per più di 12 ore. Ogni 2 ore ci devono essere 10 minuti di libertà (escluso la notte). Ogni 30 minuti si deve valutare se ci sono complicazioni (arrossamenti, cianosi, abrasioni, incontinenza, lesioni da decubito, infezioni, umiliazione, depressione, paura ecc). Se noto qualche problema, avviso l’infermiere. Sindrome da immobilizzazione La sindrome può essere psicologica quali: paura di cadere, la solitudine, la depressione, emarginazione, in quanto si ritiene inutile per la società. Ruolo dell’oss è quello di interve- nire in maniera empatica, aiutandolo con attività ludiche, animazione, alla socializzazione con altre persone. E fisica attraverso un insieme di segni e sintomi a carico degli organi e apparati del corpo umano dovuti ai tanti giorni allettato, provocando danni ai vari apparati, quali: • Cardiovascolare • Respiratorio • Locomotore • Intestinale • Tegumentario A livello delle articolazioni, anchilosi (caduta del polso), piede equino, rotazione esterna dell’anca, contrazione dei muscoli flessori; A livello intestinale abbiamo rallentamento della motilità intestinale e quindi stipsi, forma- zioni di fecalomi; A livello respiratorio con atti meno profondi e quindi ristagno delle secrezioni bronchiali con possibilità d’infezioni; A livello cardiovascolare il cuore soffre con possibili trombi A livello tegumentario con lesioni da decubito, muscoli che perdono tono e forza A livello locomotore l’allettamento favorisce i processi di decalcificazione, con conseguen- te dolore e fratture. Riduzione del tono muscolare con difficolta anche nei semplici movi- menti Ferite La ferita è una soluzione di continuo della cute dove per soluzione si intende interruzione. In relazione alla modalità con cui insorge, si suddivide anche in: • abrasione/ escoriazione che interessa gli strati più superficiali della cute. Si ha lo sfrega- mento della cute che si presenta come una superficie ricoperta da piccole squame epi- dermiche • ferite lacero contuse: soluzione di continuo e contusione con lacerazione della cute, dei vasi e delle terminazioni nervose assai dolorose e sanguinanti. Si ha la produzione di es- sudato sieroso per 3 giorni. 32 Le ferite vengono classificate in: - ferite da taglio (forbici o coltello), sono lineari, sanguinano molto, raramente si infettano. - ferite da punta causate da un mezzo appuntito, solitamente profonde con margini netti, spesso si infettano perché i germi sono portati in profondità. - ferite contuse causate da un oggetto smusso, i margini sono irregolari, molto dolorose, l'infezione è frequente. - ferite da strappo causate da una grande forza motrice, hanno margini frastagliati e de- corso irregolare, molto dolorose perché i nervi contusi e strappati sono a contatto con l'a- ria, infezioni frequenti. - ferite da morso si riconoscono per l'impronta dei denti sulla cute; se si ha l'asportazione dei tessuti molli, molto dolorose, infezioni assai frequenti. - ferite da arma da fuoco, spesso si osserva un foro di ingresso e uno di uscita, bello sparo vicino c'è scarso effetto esplosivo e grande effetto ustionante; nello sparo lontano non c'è effetto: il dolore è molto intenso se vengono lese le ossa, è assai temibile l'infezione. Le abrasioni/ escoriazioni invece vengono classificate in : - primo grado al distacco dell'epidermide segue un deflusso linfatico con formazione di una sottile crosta sierosa: - secondo grado: quando il distacco della cute interessa anche il derma con lacerazione dei capillari, fuoriuscita di sangue e formazione di una crosta sieroematica. - terzo grado: se l' escoriazione è più profonda si determina la rottura di vasi di calibro maggiore con emorragia e formazione di una spesa crosta ematica. Le ferite lacero contuse infine vengono classificate in : - categoria la: di tipo lineare. Si notano aree di purpura senile. - categoria lb: il lembo epidermico copre il derma lasciando un margine scoperto di 1 mm. - categoria lla: meno del 25% del lembo di epidermide è stato perso. Il tessuto si presenta con la perdita del lembo di cute. - categoria llb: più del 25% del lembo di epidermide è stato perso. Il tessuto perso è da moderato ad abbondante. - categoria lll: l'epidermide è assente. Il processo di riparazione si suddivide in tre fasi: 1) fase infiammatoria, che a sua volta può essere suddivisa in fase coagulativa ed infiam- matoria vera e propria, e va da (0 a 3 giorni). 2) fase proliferativa che va da ( 3 giorni a 24 giorni). 3)fase di maturazione o epitelizzazione che va da ( 6/10 giorni a 12/24 mesi). Le ferite possono andare incontro a guarigione con tre modalità differenti: 1) per prima intenzione, mediante avvicinamento dei bordi con tecnica chirurgica o con materiale adesivo o metallico. La guarigione è favorita dall'accostamento e sutura dei lem- bi. 2) per seconda intenzione, guarigione delle lesioni che prevede la formazione del tessuto di granulazione con contrazione delle ferite, senza avvicinamento dei margini di lesione. Avviene nel caso delle ustioni con grosse perdite di sostanza. Si ha difficoltà di accostare i margini e la presenza di infezioni potenziali o già in atto ne impediscono la chiusura; il tes- suto di granulazione necessario per la guarigione inizia a formarsi sul fondo delle ferite per poi procedere verso la superficie. 3) per terza intenzione, avviene quando una ferita saturata va incontro ad una infezione quindi si riapre la ferita che viene detersa, liberata dai residui organici, dalle aree necroti- che e regolata nei margini. Nei casi più favorevoli si rifà la sutura, quindi guarisce (per ter- za intenzione); nei casi più a rischio la ferita verrà lasciata aperta e fatta guarire ( per se- conda intenzione). Bioetica 35 vengono collocati in scomparti separati può determinare il trasferimento di germi come nel caso precedente. -mani: che sono la principale fonte di infezione se non lavare correttamente. - verdure e carni inquinate: possono dare origine al botulismo, una patologia che può pro- vocare la morte, spesso legata al consumo di conserve vegetali ed animali a debole acidi- tà. Quindi per garantire la sicurezza dei prodotti alimentari è stata introdotta una disciplina basata sul piano di autocontrollo e fa riferimento al sistema HACCP( Decreto Legislativo n.155 del 26 maggio 1997) emanato in attuazione delle direttive CEE. Questa legge prevede che tutte le aziende che producono o trattano prodotti destinati all'alimentazione umana instaurino un sistema di autocontrollo per tutte le fasi del proces- so produttivo, in modo da permettere l'individuazione, la valutazione ed il controllo dei vari rischi: microbiologici, chimici e fisici ai quali sono esposti tutti i prodotti alimentari. Questo sistema prevede due fasi successive: •l'analisi dei pericoli • l'individuazione/gestione dei punti critici di controllo. Questo perché i pericoli maggiori derivano dal trattamento e conservazione dell'alimento che sono : temperature errate, tempo e temperatura di conservazione, modalità di cottura, concentrazione di sostanze conservanti. Il sistema HACCP permette di: • identificare i pericoli e valutarne la gravità ed il rischio • determinare i punti critici di controllo • specificare i criteri per assicurare il controllo • attuare un'azione correttiva quando il monitoraggio indica che non sono rispettati i criteri stabiliti • verificare il funzionamento del sistema. Per contrastare le alterazioni degli alimenti vi sono diverse tecniche di conservazione che prevedono l'uso di mezzi: 1) chimici: per essere utilizzati non devono alterare le caratteristiche organolettiche degli alimenti e quindi non devono essere dannosi per chi li assume (sale,zucchero,aceto) 2) fisici: comprendono l'uso l'uso del calore o delle basse temperature oltre alla disidrata- zione e sono: - pastorizzazione: le temperature applicate al prodotto variano fra i 60 e 85° - sterilizzazione: le temperature applicate variano fra i 100 e i 150 °: in entrambi i metodi, più alte sono le temperature impiegate minori sono i tempi di esposizione al calore • UHT: è un metodo di conservazione del latte che si basa su di uno shock termico. Il trat- tamento consiste nel sottoporre il latte per un periodo molto breve ( 2/3 secondi) al alte temperature 140°~150° C. Con questo procedimento le perdite di nutrienti sono minime,il gusto rimane vicino a quello del latte fresco e si conserva più a lungo • congelamento:quando l'alimento viene sottoposto a temperature comprese fra -0,5° -4°C • surgelazione: quando l'alimento viene sottoposto a temperature uguali o inferiori a -18° • refrigerazione: le temperature variano fra i +4° e i +5°C, i tempi di conservazione sono piú brevi. • concentrazione: consiste nell'eliminazione, con tecniche diverse, di parte dell'acqua con- tenuta nell'alimento • essiccamento: consiste nell'eliminazione della maggior parte dell'acqua contenuta nell'a- limento • liofilizzazione: si ottiene eliminando tutta l'acqua presente in un alimento precedentemen- te congelato • chimico-fisici (affumicamento) con l'esposizione del prodotto all'azione contemporanea del calore e del fumo prodotti dalla combustione di legni specifici a temperature che varia- no da 20° - 25°C per alcuni giorni o 50° - 80°C per poche ore 36 • biologici ( fermentazione) per la preparazione di vino, birra,yogurt,pane. La scelta e l'impiego delle diverse tecniche dipendono dalle caratteristiche e dal tipo di alimento da consevare. É importante che gli alimento vengono conservati secondo le mo- dalità descritte sulle etichette presenti sul prodotto. Le etichette oltre al modo di conserva- zione, riportano informazioni informazioni sulle caratteristiche dell'alimento ,al valore nutri- tivo e la data di scadenza. Somministrazione del vitto: Prima di servire il pasto, controllare se il cibo non sia avariato o maleodorante Lavaggio delle mani, raccolta dei capelli, unghie corte, non bisogna indossare guanti. Il cibo viene consegnato tramite carrello economale (con celle refrigeranti e sia con celle riscaldanti) la temperatura dei prodotti caldi non deve superare i 65° (brodi, pastine, pol- pette), mentre la temperatura dei prodotti freddi non scende sotto i 4°(frutta, insalata), identifichiamo il paziente, controlliamo se il pasto corrisponde alla dieta (se non conforme, non bisogna somministrarlo) se il paziente non è in camera, non servo il pranzo e lo lascio all’interno del carrello economale, mantenerlo caldo o freddo a seconda della pietanza, vado avanti con il vitto…Quando il paziente torna, glielo servo, se torna dopo un arco di tempo il paziente non mangia più quel cibo in quanto non più idoneo. Si provvederà a chiamare la cucina ed a chiedere se ce qualcosa, oppure mangerà la sera( raramente succede qualcosa del genere) Paziente in barella al pronto soccorso Prima di tutto controllo il sistema frenante, poi la funzionalità delle ruote che siano libere e gonfie, detergere e disinfettare. Importante è la sicurezza del paziente, alzare le sponde, guidarla dal lato dei piedi, coprire il paziente per garantire la privacy. far mettere le mani sulla pancia per evitare traumi, Verifico ascolto e osservo paziente se è con parenti spiego loro i rischi caduta e chiedo la loro collaborazione, parlare col pz facendo attenzione a non farlo alterare, tenendolo sotto controllo ed in osservazione, per capire se è cognitivamente presente. L'Oss deve rilevare segni e sintomi e dare supporto e sostegno durante il trasporto. La pri- vacy è molto importante, separare le varie barelle con un paravento o separatori, i pazienti non possono comunicare tra di loro quando sono in pronto soccorso Profilo OSS (ambiti di lavoro e competenze) L' OSS è una figura professionale istituita con l'Accordo Stato Regioni 22/02/2001. Svolge un'attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona. Svolge la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, residenziale o semire- sidenziale, in ambiente ospedaliero o al domicilio. Lavora con persone che vivono in una condizione di disagio sociale, fragili o che sono ma- late: anziani con problemi sociali e sanitari, famiglie, bambini e ragazzi problematici, per- sone disabili ,adulti in difficoltà o con problemi psichiatrici, degenti in ospedale, case di cu- ra private, residenze sanitarie, case di riposo, centro diurni o domicilio. L'OSS svolge il proprio lavoro nei servizi sanitari e sociali gestiti da enti pubblici, da coope- rative sociali e da privati. Allegato A: Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero: assistere la persona nelle attività quo- tidiane e di igiene personale 37 Intervento igienico sanitario e di carattere sociale: Osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni dell'utente, collabora all'attuazione degli interventi assistenziali. Sa attuare piani di lavoro ed è in grado di utilizzare schede, protocolli. Supporto gestionale, organizzativo e formativo: utilizza strumenti informativi di uso comuni per la registrazione di quanto rivelato durante il servizio Allegato B: Ha competenza tecnica, relazionali e specifiche. • competenze tecniche: analizza i bisogni della persona, seguendo la teoria della piramide di Maslow, svolge attività finalizzate a garantire l'igiene della persona, l'aiuto o sostegno nella mobilizzazione/deambulazione , l'espletamento delle funzioni biologiche. Inoltre svi- luppa competenze riguardo il controllo e l'assistenza durante la somministrazione delle diete, assicurando al paziente una nutrizione adeguata. • competenze relazionali: sa lavorare in equipe, agisce secondo norme etiche e gestisce gli interventi assistenziali con riservatezza garantendo la privacy all'utente, sa coinvolgere la famiglia dell'assistito fornendo sostegno; • competenze specifiche: sa riconoscere le situazioni ambientali e le condizioni dell'utente, rilevando e segnalando problemi generali e specifici relativi ai bisogni dell'utente; conosce le condizioni di rischio e le più comuni sindromi da prolungato allettamento e immobilizza- zione. Temperatura corporea É il bilancio tra il calore prodotto ed il calore che fuoriesce dal nostro organismo. Il range non patologico è fino a 37°C. Si parla di febbre fra i 37,1°C ed i 42°C al di sopra di questo valore non c'è più compatibilità con la vita. Superiore ai 39°C si parla di iperpiressia o ipertermia; inferiore ai 36,5 si parla di ipotermia. L'aumento della temperatura può iniziare con modalità lenta e progressiva oppure in ma- niera rapida (acuta) con brividi e sudorazione abbondante. I livelli di febbre sono: - febbricola: fra 37,1 e 37,8 -febbre media: fra 37,9 e 38,4 - febbre alta: fra 38,5 e 40 - febbre altissima: > di 40,1 La caduta si può avere in maniera acuta ( per crisi) od in maniera lenta ( per lisi). A questo si associano i tipi di febbre che sono : - febbre continua : oscillazioni nell'arco della giornata inferiori ad 1°C - febbre remittente: oscillazioni nell'arco della giornata superiori ad 1°C senza peraltro rientrare nella norma - febbre intermittente: detta anche febbre settica si caratterizza per periodi di defervescen- za a cui seguono accessi febbrili elevati accompagnati da brividi. Alla febbre sono correlati sintomi sia oggettivi che soggetti. I soggettivi sono: ( cefalea, inappetenza, astenia,insonnia). Gli oggettivi invece: (aumento della TC, accelerazione del polso,respirazione frequen- te,sudorazione, disidratazione, convulsi, volto arrossato oppure pallido). Sedi di rilevazione della temperatura corporea sono: - ascellare -inguinale -orale -rettale 40 Malattie organiche (alla bocca, al faringe, alla laringe, all’esofago) Malformazioni, tumori, interventi chirurgici alle strutture coinvolte nella deglutizione Come posso riconoscere la disfagia? La persona che soffre di disfagia può presentare i seguenti disturbi: TOSSE specie in coincidenza con la deglutizione (è sempre un importante campanello d’allarme) VOCE GORGOGLIANTE (cioè assieme alla voce si sente un rumore di liquido che gorgo- glia) AUMENTO DELLA SALIVAZIONE E DEL MUCO durante e dopo i pasti RESIDUI ALIMENTARI IN BOCCA E FUORIUSCITA DI CIBO O LIQUIDI DAL NASO RISVEGLIO NOTTURNO PER ECCESSI DI TOSSE E SENSAZIONE DI SOFFOCA- MENTO FEBBRE PERDITA DI PESO INSPIEGABILE Cosa deve evitare un paziente con disfagia? Un paziente disfagico deve evitare: cibi secchi, che si sbriciolano, ad esempio i cracker, le fette biscottate, i grissini: le briciole possono essere inalate e penetrare nei polmoni. Evitare le bucce e i semi della frutta, la pelle, le lische, le componenti fibrose delle carni e del pesce. Evitare le verdure crude o cotte filacciose e il riso. Evitare i cibi a consistenza doppia: minestre in brodo, pastina in brodo, fette biscottate nel caffè latte. Evitare di assumere le pastiglie intere. Chiedere al medico se esiste un farmaco equivalente in sciroppo o in gocce. In ogni caso evitare di assumere le pastiglie con un liquido, ma tritarle e mescolarle ad un cucchiaio di cibo frullato o acqua gel Gli alimenti da assumere dovrebbero avere le seguenti caratteristiche Consistenza morbida, cremosa, evitando cibi che aderiscono al palato diventando difficili da deglutire. Gli alimenti sicuri sono quelli che formano un bolo (boccone) omogeneo e che scivolano senza impastare. Gli alimenti di consistenza liquida (es. yogurt da bere, sciroppi, succhi di frutta, bibite e ac- qua) possono cadere nelle vie aeree inferiori, con conseguente rischio di polmonite: è op- portuno addensare gli alimenti liquidi utilizzando specifici prodotti addensanti. Evitare, inoltre, l’uso della cannuccia. Nel caso sia necessario aumentare l’apporto calorico può essere utile aggiungere, durante la preparazione dei cibi, condimenti quali olio, burro, salse tipo besciamella fluida, panna, evitando gli eccessi. Per prevenire la disidratazione e la stipsi, frequenti in chi è disfagico, bisogna addensare l’acqua con prodotti specifici (addensanti) oppure utilizzare acqua gelificata pre- confezionata. E’ importante accertarsi che nel corso della giornata si sia “mangiato” l’equivalente di un litro e mezzo di acqua sotto forma di acqua addensata. Per prevenire la stipsi si possono utilizzare appositi prodotti a base di fibra solubile da sciogliere nell’ acqua per ottenere una gelatina densa. La consistenza ottimale dei cibi viene specificata dalla logopedista. Comportamenti che facilitano l’Alimentazione del paziente disfagico Mantenere SEMPRE la bocca pulita ed idratata (anche con spugnette umide) 41 Mangiare in posizione seduta, con le braccia comodamente appoggiate e con il tronco (la parte superiore del corpo) eretto. Piegare la testa in avanti e abbassare il mento verso il torace durante la deglutizione (op- pure assumere altra postura facilitante indicata nel corso della valutazione logopedica). Mangiare lentamente e favorire la massima attenzione durante il pasto avendo cura di evi- tare le distrazioni e le conversazioni. Mangiare piccole quantità di cibo alla volta, e non introdurre in bocca un nuovo boccone se il precedente non è stato completamente deglutito. Ogni 2-3 bocconi effettuare alcuni piccoli colpi di tosse per controllare ed espellere gli eventuali ristagni di cibo in gola. In caso di tosse riflessa, lasciare che la stessa si esaurisca prima di riprendere a mangia- re. Se il paziente viene imboccato oltre a richiedergli l’esecuzione di alcuni colpi di tosse, fate- lo parlare: se la voce è gorgogliante (segno di presenza di cibo in gola) interrompere l’alimentazione e far tossire il paziente. Consumare tanti piccoli pasti poco abbondanti, perché deglutire, quando si è disfagici, è faticoso, è quindi consigliato frazionare l’alimentazione quotidiana in almeno 3 pasti e 2 spuntini. Mantenere la postura eretta per almeno 15-20 minuti dalla fine del pasto. Tracheostomia La tracheostomia è una procedura chirurgica che consiste nell’incisione della trachea a li- vello del 2° – 3° anello cartilagineo, mantenuta pervia da una cannula che permette il pas- saggio dell’aria, by-passando le vie aeree superiori. È bene precisare che tracheostomia e tracheotomia, pur essendo eseguite per consentire la respirazione e avendo degli aspetti procedurali comuni, non sono la stessa cosa. La tracheotomia, infatti, prevede la creazione di un'apertura (sempre) temporanea sulla trachea, effettuata con una semplice incisione del collo. Pertanto, a differenza della tra- cheostomia, non è prevista alcuna modificazione del tratto tracheale, tanto che, se non si mantiene pervia volontariamente l'apertura (mediante una cannula), questa si richiude spontaneamente nel giro di poco tempo. Quali sono i compiti dell’OSS nell’assistenza di un paziente con tracheostomia? La gestione della tracheostomia e delle rispettive cannule è di competenza infermieristica. L’OSS ha il compito di: Controllare che sia pulita e in ordine la zona della stomia ( compresa la piccola bavaglia che solitamente questi pazienti hanno davanti allastomia); Invitare il paziente a lavarsi quotidianamente le mani e di evitare di metterle nella cannula per evitare infezioni. Segnalare ogni condizione che ponga il malato a rischio di soffocamento (collare che man- tiene in sede la cannula troppo stretto, presenza di secrezioni che ostruiscono l’apertura della cannula e che potrebbero soffocare il paziente, specie se laringectomizzato, ecc..) Invitare il paziente a rimuovere da solo le secrezioni con la tosse, quando è possibile. Cercare di tranquillizzare e rassicurare il paziente che in genere ha paura di soffocare e di non essere in grado di chiamare aiuto. Mobilizzare il paziente: Prestare molta attenzione durante le manovre di mobilizzazione in modo che i raccordi del ventilatore non tengano in trazione la tracheostomia per evitare le- sioni ai lembi della ferita. In genere, se non ci sono controindicazioni e i segni vitali sono stabili, si tiene sollevata la testiera del letto di 30-45 gradi, per facilitare la ventilazione, promuovere il drenaggio e prevenire la formazione di edema. 42 Consigliare il paziente ad indossare indumenti che non ostacolino o blocchino il passaggio d’aria, attraverso la stomia, per esempio sono sconsigliati i maglioni a girocollo e a collo alto, come anche, gli indumenti con peli o che perdono fili. Assistere nell’alimentazione: La cannula tracheostomica è sempre un ostacolo alla deglu- tizione perchè impedisce l’apertura dello sfintere esofageo superiore. Per aumentare l’efficacia della deglutizione e diminuire il rischio di aspirazioni durante i pasti, la cannula fenestrata deve essere chiusa con tappo o valvola. Se non è possibile alimentare il pa- ziente per bocca, si ricorre alla nutrizione parenterale o enterale che viene effettuata attraverso un sondino naso-gastrico. L’OSS dovrà conoscere la dieta alimentare del paziente che è quasi sempre a base di preparati industriali, alimenti frullati oppure omogeneizzati Le parti principali sono: la cannula, mantiene la tracheostomia pervia consentendo una normale respirazione. La parte curva del tubo è posizionata nella trachea, mentre la flangia è posta nella parte esterna. la flangia, in genere di forma ortogonale, ha la funzione di mantenere la cannula nella po- sizione corretta evitando spostamenti accidentali durante i movimenti del capo e la deglu- tizione; il mandrino, posto all’interno della cannula, serve per facilitarne l’introduzione rendendo la manovra atraumatica; la controcannula, inserita dentro la cannula dopo il posizionamento, serve a mantenere la cannula pulita evitandone la rimozione durante la pulizia. I materiali impiegati nella costru- zione delle cannule tracheostomiche sono l’argento, il nylon, il polivinilcloruro (PVC), il te- flon e il silicone. Le cannule metalliche sono utilizzate per le tracheostomie di lunga durata o permanenti. Hanno il vantaggio di poter essere personalizzate per quanto riguarda il diametro, la lun- ghezza e la curvatura Catena epidemiologica È un concetto classico nel controllo delle infezioni. Viene definita catena perché compren- de una serie di eventi concatenati fra di loro che portano all'infezione. È lo strumento che consente di intervenire individuando, nella catena, l'anello sul quale si può agire; se uno di essi manca l'infezione non si realizza. Se la patologia è già in corso spezzando un anello della catena l'infezione si interrompe. Gli anelli che costituiscono una catena sono: • agenti infettivi: ( batteri, virus, funghi, parassiti); • il serbatoio: luoghi dove il microrganismo può crescere e riprodursi in attesa di trasferirsi ad altri ospiti. I serbatoi più comuni sono: cute, vagina, intestino che costituiscono dei veri serbatoi umani. I serbatoi umani sono di 2 tipi: 1) il portatore asintomatico: è una persona infetta, in grado di trasferire l'agente infettante, pur non manifestando sintomi e segni clinici tipici ed evidenti della malattia; 2) il portatore ammalato: è quello che manifesta la malattia, quindi è possibile prendere gli accorgimenti opportuni per evitare il diffondersi del germe. • le porte di uscita: i microrganismi contenuti nei serbatoi possono uscire tramite: le vie re- spiratorie, cute, sangue, tratto gastrointestinale, tratto genitourinario. • le vie di trasmissione: permettono il trasferimento di un microrganismo da un ospite all'al- tro. Le principali modalità di trasmissione sono il contatto, la via aerea e tramite veicoli e vettori. Alcune patologie possono diffondersi utilizzando più vie di trasmissione ad esem- pio : l'epatite B può essere trasmessa tramite contatto diretto, indiretto, o per mezzo di vei- coli. Le vie di trasmissione rappresentano la parte più debole della catena. 45 l'intensità del dolore che ogni persona riesce a sopportare e che è quindi soggettiva. la va- lutazione del dolore deve essere sistematica e prevede quindi l'utilizzo di scale di misura- zione , le scale possono essere numeriche(nrs) verbali (vrs) e grafiche, (Vas) VAS , PAINAD (scale del dolore) Lavaggio delle mani Il lavaggio delle mani è una procedura tanto semplice quanto importante nella prevenzione delle infezioni. I microbi son presenti ovunque e si spostano usando tutti i mezzi possibili presenti nell'ambiente. La cute è l'organo barriera che ci permette di difenderci dalla aggressione di questi microorganismi. Essa è colonizzata dalla flora batterica, residente o transitoria: la prima ha funzione di protezione, ma può essere fonte di infezioni opportunistiche, la seconda si acquisisce tramite il contatto con oggetti o persone contaminate. Le mani sono la parte del nostro corpo che entra in contatto con gli oggetti di uso comune, e quindi possono rappresentare il veicolo di ingresso di microorganismi patogeni. Studi effettuati in vari Paesi hanno dimostrato che il lavaggio delle mani riduce il rischio di contrarre infezioni respiratorie dal 14 al 32%. QUANDO LAVARSI LE MANI. Lavarsi le mani 5 volte al giorno riduce il rischio di contrarre infezioni di circa il 45%. Le mani dovrebbero essere lavate PRIMA di maneggiare o consumare alimenti, di applicare o rimuovere lenti a contatto, di toccare o medicare ferite. Dovrebbero essere lavate DOPO aver usato i servizi igienici, maneggiato cibi crudi, essersi soffiato il naso, aver starnutito, aver accarezzato un animale domestico, aver maneggiato rifiuti, essersi allenato in palestra, essere stato a contatto con persone ammalate, aver soggiornato in luoghi affollati. QUANTI TIPI DI LAVAGGIO ESISTONO? Esistono varie modalità di lavaggio delle mani 1. Lavaggio sociale o igienico: con acqua e sapone, per eliminare lo sporco visibile e la flora transitoria, protegge dalla trasmissione di infezione per contatto o per via aerea. Si effettua se le mani sono visibilmente sporche. Deve durare dai 20 ai 40 secondi. 2. Frizione alcolica delle mani: con preparazione idroalcolica al 60-80% unita ad agenti emollienti e protettivi della cute, elimina la flora transitoria e riduce la flora residente. Si effettua se le mani non sono visibilmente sporche. Deve durare 30-40 secondi, fino a completa asciugatura. 3. Lavaggio antisettico: con acqua e detergenti che contengano un antisettico, in alternativa alla frizione. Deve durare dai 40-60 secondi. 4. Lavaggio chirurgico: prima di procedure chirurgiche, per eliminare la flora batterica transitoria e ridurre in modo consistente la flora residente di mani ed avambracci. Va fatta secondo procedure standard, con acqua e sapone, fino agli avambracci, e prima di indossare i guanti sterili. Deve durare 5 minuti. Diabete e dieta ipoglicemica 46 Il diabete è causato dal non funzionamento dalle cellule beta delle isole di langerhans si- tuate nel pancreas deputate alla produzione di insulina. Possiamo avere diabete di tipo 1: il sistema immunitario non riconosce le cellule beta pancreatiche e quindi le aggredisce e distrugge. Mentre diabete di tipo 2 è dovuto ad un deficit di secrezione dell’insulina da par- te delle cellule beta pancratiche. Complicanza del diabete è il piede diabetico. Regola del 15 pz ipoglicemici: Si devono somministrare 15 gr d zucchero poi aspettare 15 minuti e far rimisurare la glicemia per 2 volte a distanza d 15 minuti finché non torna a va- lori normali Che cos'è il piede diabetico? Tra le conseguenze della iperglicemia è il piede diabetico, dovuto ad un minor afflusso di sangue alle estremità inferiori indebolendo le arterie e i nervi del piede. Si divide in piede neuropatico e ischemico. Il primo causato da neuropatia, ovvero il pz perde sensibilità, so- prattutto quelli dannosi, quindi non riesce a percepire nemmeno una ferita. Il secon- do causato da arteriopatia, ovvero una cattiva circolazione del sangue. Riducendo la quali- tà della vita del soggetto, perdendo la sensibilità della zona ed esposto a lesioni che fati- cano a cicatrizzare, mentre aumentano le probabilità di sviluppare ulcere, ferite che pos- sono favorire infezioni che portano all’amputazione dell’estremità. Evitare il consumo di ta- bacco in quanto provoca stenosi delle arterie. Controllare ogni giorno lo stato di salute dei piedi. Lavare i piedi rapidamente senza tenerli troppo a bagno in acqua tiepida con sapone neutro, bastano 5 minuti, è molto importante l’asciugatura, è sconsigliato farlo con l’asciugamano di spugna perché essendo spesso non asciuga per bene gli spazi interdigitali, mentre bisogna adoperare un asciugamano in tela che permette una migliore asciugatura, che va fatta tamponando. Dopo il bagno, eb- bene notare se ci sono callosità, in tal caso è bene sfregare delicatamente con una pietra pomice e infine applicare una crema emolliente (andare con le mani unte in mezzo alle di- ta e mai usare la crema direttamente in mezzo alle dita). Attenzione al taglio delle unghie, nel caso si abbia difficolta con le forbici , usare la lima. Altra cosa importante sono le cal- zature, la forma della scarpa deve essere conforme al piede, comoda e traspirante, men- tre la calza è da preferire in cotone e cambiata più volte durante la giornata, senza cucitu- re. Evitare attività fisica ad alto impatto e quindi meglio optare per nuoto, ciclismo. Muove- re spesso le dita dei piedi per stimolare la circolazione, non camminare a piedi nudi Minzione Per minzione si intende il processo delle eliminazione delle urine che avviene attraverso un meccanismo neuromuscolare controllato dalla volontà dell' individuo che permette di scaricare all'esterno del corpo i prodotti residuali dell'organismo. La quantità di urina emessa, risulta influenzata da 3 fattori: 1) apporto di liquidi nell'organismo 2) volume e pressione del sangue che passa attraverso i reni 3) attività dei processi di secrezione e assorbimento a livello renale. Una diminuzione della normale quantità di urina prodotta può essere determinata da : - scarsa assunzione di liquidi - perdita di liquidi organici attraverso altre vie, - profusa sudorazione - ritenzione Il volume delle urine nell'arco delle 24 ore è definito diuresi Negli adulti la diuresi giornaliera è compresa fra 800 e 2000 ml. Nei bambini va da 300 a 47 1500 al giorno. Le caratteristiche fisiche dell'urina in condizioni fisiologiche sono rappresentante da • colore giallo paglierino • odore leggermente aromatico • aspetto limpido • peso specifico variabile tra 1025 e 1030 • pH a reazione leggermente acida ( 4/5/8) • proteine assenti • glucosio assente • chetoni assenti Le alterazioni della minzione vengono classificate in : 1) ritenzione, quando l'urina viene prodotta ma non viene emessa a causa di ostruzioni che occludono l'uretra 2) enuresi, incontinenza di urine durante la notte dovuta all'incapacità di trattenerle 3) pallachiuria, minzioni frequenti in piccole quantità ( ogni 2/3 ore 4) stranguria, minzione difficile, lenta e dolorosa. Si riscontra nelle cistiti, con dolore inizia- le, durante ma soprattutto alla fine della minzione 5) disuria, minzione dolorosa stentata o difficoltosa con sensazione di bruciore 6) tenesmo, forte desiderio di mingere associato a spasmo doloroso non seguito dall'emis- sione di urine Alterazioni della diuresi invece sono : 1) oliguria, diuresi inferiore a 500 ml 2) poliuria, diuresi superiore a 2000ml 3) anuria, cessata produzione di urine 4) isostenuria, incapacità di concentrare le urine che sono isotoniche con il plasma 5) nicturia aumentata produzione di urine durante la notte Alterazioni della composizione delle urine sono infine: 1) ematuria presenza di sangue nelle urine 2) piuria presenza di pus nelle urine 3) glicosuria presenza di glucosio nelle urine 4) pneumaturia emissione di urine mescolate a bollicine d'aria 5) proteinuria presenza di proteine nelle urine. Poliuria alterazione quantitativa delle urine superiore ai 2000cc non contemporaneo ad una assunzione di liquidi. Tipica delle nefropatie o neuropatia diabetica. Se il paziente è allettato munito di catetere provvedere allo svuotamento della sacca e immediato rendi- conto al personale infermieristico, provvedere all’igiene, monitorare il paziente e riferire. Provvedere ad effettuare l'igiene e il cambio del pannolone più volte in una giornata, moni- torare la cute per eventuali segni di macerazione e possibile eritemi precursori di lesioni Legge sulla sicurezza 81/08 •é in vigore dal 15 maggio 2008 e sostituisce il d.lgs 626/94 • nasce in seguito ad infortuni eclatanti • é un testo unico costituito da 13 titoli e 52 allegati • ha lo scopo di migliorare la sicurezza e la salute dei lavoratori sul posto di lavoro • si rivolge a tutti i settori di attività privati e pubblici • si rivolge a tutti i lavoratori subordinati, autonomi ed imprese familiari • si rivolge ai lavoratori a progetto ed a domicilio A questa legge devono attenersi con diversi obblighi, il datore di lavoro, i lavoratori, il pre- posto, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, i lavoratori designati per la gestione delle emergenze, il medico competente. 50 Dialisi, ruolo dell’oss I reni servono a produrre urina attraverso il filtraggio del sangue attraverso i glomeruli, vengono rilasciate le sostanze di rifiuto. Staremo attenti ai suoi bisogni, se presenta segni e sintomi di ipotensione informeremo l infermiere, è un sintomo ricorrente nel pz dializzato. Sotto indicazione dell’infermiere prenderemo i parametri, ci assicuriamo che si alimenti con i giusti alimenti prescritti.... Durante la dialisi il pz potrebbe avere episodi di vomito per cui provvederemo eventualmente a prestare assistenza (igiene protezione letto)... Lo aiu- tiamo ad alzarsi dal letto o poltrona dopo la seduta di dialisi, verificare il peso, solitamente a fine dialisi vanno pesati, per controllare la riduzione dei liquidi. Prevenzione primaria, secondaria, terziaria La prevenzione ha come obiettivo il ridurre o eliminare i fattori comportamentali e ambien- tali che possono determinare l'insorgenza di malattie. Gli interventi di prevenzione sono orientati sia verso le malattie infettive che sullo stile di vita che una persona conduce ( alimentazione) e sull'influenza dell'ambiente. Tre sono le forme di prevenzione: 1) primaria: che si propone di impedire che le persone sane si ammalino potenziando i fat- tori utili alla salute ed eliminando le cause che determinano la malattia; fanno parte di essa sia l'igiene ambientale che lo studio e la ricerca delle cause sociali delle malattie e degli in- fortuni. Interventi di prevenzione primaria sono: le vaccinazioni, la disinfezione, prevenzio- ne degli infortuni sul lavoro, il mangiare sano, il non fumare per evitare il cancro ai polmoni ecc. 2) secondaria: consiste nella diagnosi precoce di forme morbose iniziali latenti o con sin- tomi appena evidenziati; il fine è quello di interrompere il decorso sul nascere. L'accerta- mento della malattia, fare subito una diagnosi per una cura efficace e rapida e bloccare la malattia. Si colloca in tale contesto la sorveglianza sanitaria, che consiste nella valutazione delle condizioni di salute e dell'idoneità fisica alle mansioni lavorative attribuite al soggetto, in funzione del tipo di attività che deve svolgere. 3) terziaria: si propone di arrestare l'evoluzione della malattia già in atto, dichiarata ed esplicitata per evitarne l'aggravamento, complicazioni, ricadute. Consiste in tutti quegli in- terventi volti a riportare il soggetto affetto da una patologia, allo stato di salute. Concetto di screening Legato a concetto di prevenzione vi è il concetto di screening che permette l'identificazio- ne di una malattia in fase preclinica tramite dei test, degli esami o altre procedure ( pap test e tumore collo dell'utero per le donne, prostata .per gli uomini ed RSO (ricerca sangue occulto per entrambi i sessi). Lo screening può far parte di un: 1) programma organizzato di diagnosi precoce condotto su una popolazione che non pre- senta sintomi ( asintomatica) che viene inviata ad effettuare un determinato esame ( es: ricerca del sangue occulto nelle feci nei soggetti oltre i 50 anni per individuare il carcinoma del colon-retto in fase preclinica). Attraverso lo screening si vuole identificare una malattia in fase precoce; più precoce sarà la diagnosi, più sarà probabile modificare l'evoluzione, naturale, della malattia attraverso un trattamento specifico. Il contatto con il pubblico avviene a cura della struttura sanitaria che promuove lo studio. L'obiettivo è quello di raggiungere le persone a rischio cercando 51 di far aderire al programma tutte quelle fasce di popolazione più difficilmente raggiungibili. 2) case finding è un tipo di screening , che viene proposto ai soggetti che si rivolgono al medico di base per la presenza di sintomi che possono essere in rapporto con la patologia che per oggetto il finding. Il contatto in questo caso è attivato dal cittadino. Lo screening è giustificato se: 1) la patologia è frequente ( colpisce molte persone) e causa mortalità e quindi un proble- ma di salute pubblica; 2) gli esami e i test permettono una diagnosi della patologia in fase iniziale, sono selettivi, accettabili dal cittadino, e se i rischi sono inferiori ai benefici; 3) sono disponibili strutture e terapie efficaci per la cura della patologia precocemente dia- gnosticata. Cartella clinica La cartella clinica è un documento legale. All'interno ci sono tutte le informazioni riguardo il paziente, patologie remote e attuali, scheda d'ingresso, modulo privacy, interventi effet- tuati, farmacologici chirurgici riabilitativi. È un documento ad aeternum, viene conservato x sempre. Il responsabile durante il ricovero è il primario, alla dimissione il dirigente sanita- rio. Riguarda esclusivamente il paziente, non vengono riportati i dati per esempio del bim- bo dopo il parto. Ha valore legale, può essere digitale anzi oramai lo è quasi sempre Principi alimentari e stili di vita nella prevenzione di patologie tumorali Prediligere verdura e frutta nella dieta possibilmente di stagione, limitare le carni rosse preferire carni bianche pesce legumi cereali e almeno 2 volte settimana pasta integrale poco latte. Latticini si, ma con moderazione come per uova ed insaccati Evitare fumo, alcol, eccessiva esposizione ai raggi uv senza protezione. È consigliato pra- ticare attività fisica No fumo e alcool controllo del peso attenzione ai grassi meglio quelli insaturi bere almeno 1.5 acqua attenzione a sale dolci e zuccheri semplici Frutta e verdura almeno 5 porzioni giornaliere Mobilizzazione ed ausili La mobilizzazione dell'ammalato è una pratica potenzialmente rischiosa per la salute de paziente e dell'operatore. L'operatore nelle operazioni di movimentazione deve assumere posizioni che non favori- scono patologie del rachide. Al fine di evitare infortuni per il personale di assistenza è bene valutare la possibilità di usare degli ausili meccanici. La decisione è basata anche su una valutazione ai benefici per il paziente. I fattori più importanti, relativi al paziente, che permettono di valutare se utilizzare , o me- no, ausili sono: 1) livello di dipendenza; 2) orientamento spazio-temporale; 3) taglia e peso; 4) condizioni mediche; 5) possibilità di collaborazione. Con l'impiego degli ausili si possono raggiungere obiettivi importanti quali: 52 • evitare rischi di infortuni per l'operatore; • aumentare la sicurezza ed il comfort per il paziente; • per i pazienti parzialmente dipendenti, raggiungere un discreto grado di indipendenza. Gli ausili impiegati in campo sanitario sono: - SOLLEVAPAZIENTI: permettono di sollevare il paziente con il minimo sforzo. I fonda- mentali sono quelli a soffitto e quelli mobili. 1) a soffitto: hanno unità compatte che scorrono su rotaie fermate al soffitto andando a co- stituire una rete; consentono di utilizzare sia sistemi a corsetto che a barella per il trasferi- mento da letto a poltrona e barella tradizionale; possono essere impiegati anche per i sol- levamenti per effettuare medicazioni e per il rifacimento letto; 2) mobili: possono essere trasportati e utilizzati in ogni ambiente. Possono essere poliva- lenti o a corsetto entrambi su ruote. • polivalenti: utilizzano sia sistemi a corsetto che a barella ( cucchiaio,cinture e barella cor- setto). • corsetto: forniscono prestazioni limitate. - MATERASSINI RIGIDI CON TELO ROTANTE: sono i più diffusi ed utilizzati per i trasfe- rimenti fra piani ( letto-barella, barella-tavolo operatorio). Sono costituiti da una porzione interna rigida, sulla quale ruota un telo in materiale sintetico; vengono prodotti di varie mi- sure, ma la più utilizzata è quella di circa 180 cm. Consentono il trasferimento letto-barella, con paziente collaborante, con un solo operatore e senza sforzo. - MATERASSINI TUBOLARI: usati per trasferimenti laterali fra superfici affiancate aderenti l'una all'altra senza dislivello; vengono utilizzati per i trasferimenti dove non si possono usare dispositivi rigidi; si presentano come un sacco morbido. -ASSI RIGIDE AD ALTO SCORRIMENTO sono di varie misure: 1) lunghe per il trasferimento laterale fra piani di diversa altezza e non aderenti fra loro ( si formerà un ponte tra le due superfici). Il paziente con un lenzuolo viene tirato verso l'ope- ratore e scivolerà sulla tavola con un minimo sforzo fisico. 2) corte usate per pazienti parzialmente collaboranti ( controllano il tronco), per il trasferi- mento letto-sedia a rotelle. La sedia a rotelle deve essere posizionata con un angolo di 30° rispetto al letto e senza il bracciolo dal lato del letto; la tavola verrà appoggiata: da un lato sopra il materasso è dall'altro sulla seduta della sedia. Il paziente dovrà spostarsi verso il bordo del letto, posizionare le cosce sulla tavola ( non il bacino) incurvarsi in avanti per scaricare il peso del corpo verso le ginocchia e ridurre la pressione sul bacino che renderà più facile la discesa verso la sedia. I vantaggi di questa manovra è che non è nei per il ma- lato sollevarsi o essere sollevato dal piano di appoggio. Assistenze domiciliari L’assistenza domiciliare viene fatta tramite l’ADI (assistenza domiciliare integrata), home care. ADI : assistenza domiciliare a livello sanitario e comunale Home care: viene effettuata tramite un altro ente, che è l’ente dell’inps i quali mandano a casa queste persone e la tutelano per quando riguarda gli infortuni Prevenzione cadute Prevenzione alle cadute, possono essere pavimento bagnato, scarsa illuminazione, altez- za elevata del letto, paziente ipovedente, assenza di corrimano, evitare tappeti, scarpe ben allacciate (non ciabatte),evitare abiti che intralcino i movimenti (pigiama troppo lungo), 55 Individuare se possibile il punto da cui fuoriesce il sangue ed eseguire l’emostasi (arresto dell’emorragia). L’emorragia può essere arrestata tamponando con una garza sterile o con un panno pulito, il punto di fuori uscita del sangue. Cosa importante da ricordare è che quando le garze o il panno sono intrisi di sangue non devono essere rimossi, ma ne vanno aggiunti altri. Così facendo i primi fattori della coagulazione, non vengono eliminati. Oppu- re ponendo un laccio a monte della fuori uscita (misura da mettere in pratica solo se la compressione non è stata efficace o se l’ospedale è lontano).Il laccio può rimanere in sede per un massimo di 60 minuti e va allentato per alcuni minuti ogni 20 minuti. Gli oggetti con- ficcati nella ferita non devono essere rimossi, la loro rimozione va effettuata solo in ospe- dale Isolamento L’isolamento viene effettuato per tutti i pazienti infetti che richiedono precauzioni aggiunti- ve rispetto ad altri pazienti. Questa procedura è usata per ridurre al minimo la trasmissione di agenti patogeni agli altri pazienti ed allo staff di assistenza. L’isolamento è una misura di profilassi contro la diffusione delle malattie infettive trasmis- sibili per -Contatto -Droplet: particelle superiori a 5 micron (starnuti, tosse, fonazione) -via aerea: particelle inferiori a 5 micron che si propagano nell’ambiente e possibile trova- re anche a lunga distanza Il paziente viene messo in camera singola, se non possibile si ricorre all’Isolamento per coorte ovvero mettere in un’unica stanza pazienti con lo stesso agente infettante. Nella stanza di isolamento va predisposto un bagno privato (se non disponibile , sanificare e disinfettare ad ogni uso per evitare trasmissioni) un Halibox per i taglienti, un Halipack per rifiuti a rischio infettivo (sacco giallo), ed uno a doppio involucro (nel contenitore sacco rosso con all’interno un altro sacco bianco entrambi idrosolubili) per la biancheria infetta, mentre fuori dalla stanza tutto il materiale che può servire all’interno della stessa, come guanti, camice (monouso), cuffia, mascherina FFP2 (per infezioni trasmissibili per via ae- rea), occhialini (per schizzi o aerosolterapia). Tutti gli oggetti all’interno della stanza devo- no essere lavabili o monouso. Posizionare sulla porta all’esterno avvisi ben comprensibili che diano indicazioni sulle norme da seguire per l’ingresso nella stanza. Prestare massima attenzione alle correnti d’aria quando si entra o esce dalla camera di degenza per evitare diffusioni di microrganismi nell’ambiente. Nell’entrata in stanza, lavaggio sociale delle mani o frizione alcolica, indossare DPI, chiudere la porta dietro di se, Se il paziente dovrà fare esami es. radiologici, informare il reparto dove il pz deve fare l’esame, se possibile fare in modo che l’appuntamento del pz sia l’ultimo della giornata, far indossare al pz mascherina chirurgica o respiratoria spiegando al pz la motivazione Composizione della salma Il decesso, va constatato dal medico rilevando alcuni parametri come la cessazione del respiro, dell'attività cardiaca e neuro-muscolare. A seguire, la prima cosa da fare è avvisare i parenti. La pulizia della salma va eseguita entro le prime 2-3 ore dalla mor- te, prima che compaia il rigor mortis. Tenere conto del credo religioso e dei riti culturali del defunto e della sua famiglia. Per verificare il credo religioso del defunto è possibile visiona- re la cartella clinica o eventualmente chiedere ai famigliari per ulteriori conferme. Se la persona defunta era di professione cattolica è necessario chiamare un sacerdote (quando il pz è ancora vivo), l'Oss poi procede con l'igiene ed incrocia le mani del defunto. Anche nel caso il defunto fosse protestante, buddista o testimone di Geova, l'operatore socio sa- 56 nitario può effettuare l'igiene. Se invece era di religione islamica, sia la pulizia del corpo che la preparazione sono effettuate dalla famiglia, il corpo è avvolto in un lenzuolo, braccia lungo il corpo, il viso resta scoperto e girato verso LA MECCA (dall’Italia in direzione Sud- Est). Se il defunto era ebreo, bisogna chiamare i parenti che affideranno la pulizia al Con- cistoro Israelita. Redigere l’inventario degli effetti personali e consegnarli ai parenti. Spo- stare la salma in una camera adibita alla composizione della salma. Il defunto va messo in posizione supina, senza incrociare gli arti, che vanno, al contrario, allineati, mentre solo l'infermiere può rimuovere eventuali flebo e cateteri. Sempre l'infermiere deve mettere in ordine eventuali medicazioni e accertare che al polso vi sia cartellino di riconoscimento. Successivamente si inizia con l'igiene, chiudere gli occhi, inumidire le garze ed applicarle sugli occhi, per evitare, che le perdite possano fuoriuscire dal corpo posizionare un panno- lone. Avvolgere la testa con una benda, per mantenere la bocca chiusa ed evitare la cadu- ta della mandibola. La cute deve essere detersa accuratamente eliminando residui di trac- ce ematiche, di urina feci o di qualsiasi altra sostanza. Infine, va cambiata la biancheria del letto e il corpo va coperto con un lenzuolo. Per una movimentazione corretta del cor- po sulla lettiga è meglio stendere due traverse sotto il lenzuolo pulito, una all'altezza delle spalle e l'altra sotto le gambe. Meglio ancora se questa manovra è fatta con l'utilizzo della tavola ad alto scorrimento. La salma non va mai lasciata incustodita, accertarsi che la salma venga accompagnata all’obitorio entro 2 ore dal decesso. Alla fine, l'Oss deve preoccuparsi di pulire e disinfettare la camera. Bombola ossigeno Le bombole dell'ossigeno vanno tenute in un locale lontano da fonte di calore e possibil- mente all’aperto. Quelle esaurite da una parte mentre quelle piene dall’altra. Quelle piene vanno sempre ancorate con la catena per prevenire rischi di cadute. Se accidentalmente ne cade una assolutamente non bisogna usarla, perché non viene più garantito il perfetto funzionamento. In genere viene posto sopra un cerotto con su scritto "caduta" Il manometro indica la quantità dell'ossigeno. La lancetta sulla zona verde indica che la bombola è piena. Sulla gialla che è a metà. La rossa che sta per finire. La quantità di ossi- geno dipende dal tragitto che si deve percorrere e dai litri somministrati al paziente. Alle- gate hanno un foglio con i dettegli del produttore con scadenza ecc. Quando è scarica si chiama il fornitore che provvederà al ritiro e ripristino con bombola nuova. L’ogiva è di co- lore bianco. Drenaggi I drenaggi sono tubi di gomma rigidi o morbidi di varia lunghezza, forma e dimensione, radiopachi e non; a seconda del loro uso, servono per drenare secrezioni ( sangue, siero, pus, bile ecc) site all'interno di cavità naturali ( cavo pleurico ecc) o di cavità procurate( mastectomia, lobectomia ecc). I drenaggi sono costruiti in maniera tale da potervi collegare, dalla parte terminale esterna un sistema di raccolta ( sacchetto, vaso ecc). Solitamente vengono posizionati in sede di intervento chirurgico e fissati alla cute. Drenaggi di tipo Redon Formati in plastica rigida, trasparente, radiopaco e di vario calibro. Usati in interventi di ti- roidectomia, vascolari tipo bey-pass ecc. Il sistema di raccolta è con soffietto in aspirazio- ne o con bottiglia sottovuoto. Drenaggi tipo pare, Easy-Flow, Penrose 57 Sono in gomma morbida e trasparente; le pare possono essere bianche o gialle, lisce o corrugate, di varia misura. Vengono impiegati su interventi a livello di tessuto molli (aspor- tazioni di grosse cisti, ernie ombelicali, ecc.) con sistema di raccolta "sottogarza". Drenaggi tipo Jackson-Pratt Sono formati in gomma morbida e non radiopachi. Drenaggi polmonari (Argyle) Sono formati di gomma rigida, radiopachi, armati e non, retti o curvi a seconda del loro im- piego in torace, e di vario calibro. Vengono usati su interventi toracici. Differenza tra cateteri a circuito chiuso ed aperti E’ l’unica operazione in cui l’oss: • Opera perché la prima cosa da fare è l’igiene intima che fa in completa autonomia • Coopera : la parte sporca e gli passi la parte pulita, prepara il materiale • Collabora per attribuzione: riempi la siringa, prende i parametri vitali La cateterizzazione urinaria riguarda l’inserimento di un piccolo tubo, chiamato cate- tere, attraverso l’uretra fino alla vescica, per permettere alle urine di essere drenate all’esterno in una sacca di raccolta. Possiamo avere cateteri, ad una, a due ed a tre vie: 1) Catetere ad una via viene usato per lo svuotamento temporaneo della vescica 2) Catetere a due vie, ove una via viene usata per la fuoriuscita dell’urina mentre l’altra per l’ancoraggio del catetere 3) Catetere a tre vie, una per la fuoriuscita d’urina, una per l’ancoraggio ed una per il lavaggio vescicale • La sacca va svuotata ogni 8 ore, per evitare la risalita dei batteri l’urina non deve arrivare a 1200cc. Se la persona cammina accompagnarla in bagno, farla avvicinare al wa- ter, aprire il rubinetto che è posto nella parte terminale della sacca e fare fuoriusci- re l’urina avendo cura di non appoggiare il rubinetto sulle superficie vicine, chiudere il rubinetto; • se la persona è non autosufficiente, posizionare un’albarella (contenitore) al disotto della sacca, aprire il rubinetto che è posto nella parte terminale della sacca e fare fuoriuscire l’urina avendo cura di non appoggiare il rubinetto sulle superficie vicine, chiudere il rubinetto. * se la persona è portatrice di catetere vescicale si deve porre maggiormente atten- zione nell’esecuzione dell’igiene intima; * il tubo della sacca deve poggiare sopra l’arto inferiore per evitare la formazione del- le piaghe da decubito; * il sacchetto raccogli urine deve essere mantenuto più basso della vescica, non deve però toccare il suolo; 60 - Calze - Ciabatte o Zoccoli devono essere disinfettabili e lavabili di colore blu verde o bianco. I 5 momenti per l’igiene delle mani L' OMS (organizzazione mondiale della sanità) indica quali sono i 5 momenti fondamentali per l'igiene delle mani: 1) prima del contatto con il paziente 2) prima di una manovra asettica 3) dopo l'esposizione ad un liquido biologico 4) dopo il contatto con il paziente 5) dopo il contatto con ciò che sta attorno al paziente. Sonno e posture del sonno Il ritmo del sonno si modifica nel corso della vita secondo modalità variabili e sog- gettive. Il riposo può essere considerato come una sensazione soggettiva di pace, sollievo e rilassamento che implica l’allontanamento a livello sia fisico che mentale di qualsiasi cosa che disturbi o preoccupi. Spiegare e far capire al paziente che dormire è molto importante per la sua salute, cene leggere, latte caldo, delle tisane, luce soffu- sa, ridurre al minimo i rumori, curare il microclima e un bagno caldo con aggiunta di ca- momilla possono convogliare il sonno. Se è continente accompagnarlo al bagno subito prima di coricarsi e se la persona ha bisogno di andare al bagno più volte duran- te la notte proporre al paziente di mettere il pannolone. Se possibile mettere una luce notturna che evita un’eventuale disorientamento dato dal buio. Posture per favorire la cir- colazione e respirazione, per evitare insorgere di ldp. Postura per favorire la respirazione è quella semi-seduta con un paio di cuscini dietro la testa, per quanto riguarda le lesioni da pressione si possono mettere cuscini sotto le caviglie per evitare pressioni sui talloni men- tre per la circolazione, gli arti inferiori vanno rialzati. Assistenza al paziente con protesi d’anca / femore Ai pazienti operati d’anca, verranno messe calze elastiche, che dovranno essere tenute per circa 40 giorni, notte e giorno, per prevenire l’insorgenza di problemi circolatori (trom- bi), vanno movimentati in maniera cautelare, ruotando sulla parte sana, mantenendo le gambe dritte e parallele tra loro, con cuscino tra le cosce. Nel sedersi utilizzare i braccioli come sostegno (utilizzare solo sedie con braccioli), si con- siglia al paziente di guardare verso l’alto, così da ridurre al minimo la flessione del tronco e tenere la gamba operata allungata in avanti, non bisogna accavallare le gambe, non avvi- cinare le ginocchia e piedi, nemmeno piegarsi in avanti con la schiena così da evitare di flettere troppo l’anca, non vestirsi dalla vita in giù ma farsi aiutare dagli operatori, non ac- covacciarsi, non raccogliere oggetti da terra ma chiamare il personale oppure utilizzare pinze con manico lungo, preferire le sedute alte, se il paziente deve indossare le scarpe deve aiutarsi con un calzascarpe, insomma evitare l’abduzione (avvicinamento). Evitare tappeti, fili volanti (in quanto il pz potrebbe inciampare) e nell’alzarsi dalla sedia, farlo sci- volare con cautela verso il bordo ed alzandosi spingendo sui braccioli guardando verso l’alto. 61 Camice monouso e relativo smaltimento Il camice è un dpi, che seve a proteggerci dalle infezioni nosocomiali e soprattutto a pro- teggete il paziente, lo indossiamo per procedura di igiene della persona e soprattutto nel caso in cui veniamo a contatto con un paziente in isolamento infettivo, in quel caso il ca- mice lo smaltisco nei rifiuti sanitari a rischio infettivo, mentre se vengo a contatto con pa- zienti non infetti lo smaltisco negli assimilabili agli urbani. Accoglienza pz psichiatrico in CSM Al Centri di Salute Mentale si accede con impegnativa rossa del proprio medico di medici- na generale o anche senza alcuna richiesta. Possono rivolgersi al CSM anche familiari o altre figure medico di base, operatori sociali, un convivente, per segnalare situazioni pro- blematiche. Gli operatori del Centro si attivano affinché la persona bisognosa di cure pos- sa entrare in contatto con il servizio. La richiesta prevede un appuntamento con uno psichiatra ma verrà prima accolto da un infermiere/a che farà il primo colloquio informativo e prenoterà la visita con un medico psi- chiatra o psicologo in base al colloquio. Le visite urgenti sono svolte entro 24 ore, presso il CSM o a domicilio. Le visite non urgenti sono garantite entro 7 giorni. La valutazione della domanda verrà effettuata dall’equipe sanitaria del CSM, tenendo conto della specificità del caso. Viene garantita la massima riservatezza. L’équipe sanitaria che opera al progetto terapeutico di ogni paziente può coinvolgere più figure professionali, anche in collegamento con altri servizi, le figure sono: Medici psichiatri: Sono i responsabili della diagnosi e della terapia farmacologica per cia- scun paziente; svolgono i colloqui psichiatrici e definiscono il percorso individuale di cura e di riabilitazione. Gli psicologi fanno primi colloqui di valutazione e intervengono per i casi di trattamento psicologico individuale o di gruppo. possono offrire un supporto psicologico ai familiari delle persone seguite dal CSM. infermieri: svolgono il compito dell’accoglienza, la somministrazione dei farmaci e coordi- nano l’equipe. Assistenti sociali: sono la figura di collegamento tra i servizi psichiatrici e i servizi sociali del Comune; Educatori professionali: si occupano delle attività riabilitative e di gruppo. Gli operatori socio sanitari coadiuvano il lavoro degli infermieri per la parte assistenziale. Principali fonti d’infezione Effetti letterecci (lenzuola, federe, coperte) perché la parte epiteliale della cute del pazien- te sprigiona una carica microbica elevata, ragion per cui , si effettua il rifacimento del letto. Pulizia, sanificazione e sanitizzazione unità degenza , procedure haccp, questo per quanto riguarda le ica. Antisepsi applicate sullo strumentario chirurgico ovvero decontaminazione detersione e sterilizzazione. Vestizione paziente emiplegico Lavaggio sociale delle mani prima e dopo il contatto con il paziente/area del mala- to(sempre), Identifico il paziente, mi presento, informo sull’attività (diritto all’informazione) e mi assicuro che abbia compreso (consenso). 62 Predispongo l’ambiente evitando dispersione di calore e fonti di ricircolo d aria e favorisco la riservatezza (privacy) Mi posiziono al fianco del letto, stimolo sempre alla partecipazione nell’attività e favorisco le autonomie residue. Posiziono il letto se articolato ad adeguata altezza per evitare rischi da movimentazione per l operatore (riferimento legge 81/08 ) e allineo i segmenti del letto, salvo necessità par- ticolari del paziente come gravi compromissioni respiratorie che richiedono il mantenimen- to della posizione Fowler (diritto a trattamento personalizzato), nel caso siano presenti ab- basso le spondine. Spiego durante l’attività, sposto gli effetti letterici piegandoli al fondo del letto, nel paziente EMIPLEGICO nella VESTIZIONE calzo prima il lato plegico, poi favorisco l’autonomia fa- cendo inserire l’arto sano al paziente, reggendo il capo di abbigliamento in modo che il pa- ziente sia agevolato nell’attività di vestizione. Fare sempre attenzione allo stato della cute e a eventuali presidi (cateteri ecc ecc). Non tirare, spingere l'arto plegico nei movimenti, fare attenzione a non lasciarlo pendolare, soprattutto durante il trasporto in carrozzina, in barella o a letto posizionare sempre dei cuscini sotto di esso per migliorare il comfort. Incontinenza L'incontinenza urinaria è una condizione caratterizzata dalla perdita involontaria di urina. Si tratta di una situazione di estremo disagio, soprattutto dal punto di vista sociale e rela- zionale, che colpisce in prevalenza le donne. L'incontinenza urinaria, che è anche maschi- le, si contraddistingue per la perdita di urine occasionale, ad esempio dopo un colpo di tosse o uno starnuto, o per la presenza di uno stimolo a urinare improvviso. L'incontinenza urinaria è una disfunzione che si può manifestare in molte forme: Incontinenza da stress, quando la perdita di urina è causata da uno stimolo, quale un colpo di tosse, uno starnuto, un improvviso scoppio di riso, uno sforzo, che esercita una pressione sulla vescica. Incontinenza da urgenza: si tratta di una improvvisa esigenza di urinare, determinata da una contrazione imprevista e incontrollabile della vescica che rende impossibile trattenere lo stimolo. Questa condizione può verificarsi anche di notte. Incontinenza da rigurgito o ostruttiva(o iscuria paradossa): si caratterizza per il riempi- mento della vescica, anche in eccesso, ma nella difficoltà a svuotarlo completamente du- rante la minzione. Le cause dell'incontinenza possono essere molteplici. Nelle donne, ad esempio, i cambiamenti fisici derivanti dalla gravidanza, dal parto e dalla menopausa o l'intervento di rimozione dell'utero(isterectomia) possono provocare la disfunzione. Una causa frequente è la cistite, infiammazione di natura infettiva, che incrementa il bisogno di urinare. Negli uomini, ciò può accadere in presenza di una prostata ingrossata o dopo l'intervento di ri- mozione della prostata. Bisogna evitare l’uso del catetere in quanto può portare infezioni e quindi gli ausili da utilizzare sono i pannoloni. La donna nell’Incontinenza utilizza gli assor- benti (quando le perdite di urine sono poche ed a gocce, se maggiore usare il pannolone) sono sottili ed hanno anche il bloccaggio degli odori. Movimentazione carichi 65 L'ustione è una lesione dei tessuti provocata dall'azione del calore (fiamme, corpi metallici arroventati come il ferro da stiro o i fornelli, liquidi bollenti come l'acqua che bolle o l'olio che frigge, raggi solari) o di sostanze chimiche ( es. acido muriatico, ammoniaca, soda caustica) oppure della corrente elettrica. • Ustioni di primo grado che sono le più lievi perché la lesione è limitata allo strato più superficiale della pelle; determinano la comparsa sulla cute di un semplice ar- rossamento (eritema) accompagnato da un dolore bruciante ma sopportabile e gua- riscono spontaneamente e rapidamente senza lasciare cicatrici sulla pelle. • Ustioni di secondo grado in cui oltre ad essere interessato lo strato superficiale della pelle vi è un coinvolgimento anche dello strato di tessuto sottostante; queste ustioni causano un'intensa infiammazione cutanea, gonfiore e formazione di vesci- cole ripiene di liquido (flittene), sono molto dolorose e la guarigione è molto lenta. • Ustioni di terzo grado che sono le più gravi in quanto vi è un interessamento pro- fondo dei tessuti; la pelle appare annerita, fredda, secca e dura, non è presente do- lore per la distruzione delle terminazioni nervose e la guarigione richiede tempi lun- ghi lasciando cicatrici permanenti che possono richiedere interventi di chirurgia pla- stica La gravità dell'ustione non si giudica solamente dalla profondità ma anche dall'estensione delle lesioni e dalla localizzazione della zona colpita. In presenza di ustioni serie si può solo raffreddare la parte lesa con acqua fredda, non ap- plicare ghiaccio o pomate e non tentare di staccare indumenti rimasti attaccati alla pelle: solo un medico sa come operare in queste circostanze senza provocare danni. Quando invece l'ustione è piccola e lieve è possibile trattare la lesione a casa tenendo sempre a mente che le ustioni sono facilmente soggette alle infezioni. Per prima cosa è necessario mettere la parte ustionata sotto l'acqua fredda corrente o immergerla in una vaschetta con acqua e ghiaccio; il lavaggio deve durare fino a quando il dolore non scompare. Il freddo infatti è fondamentale nell'automedicazione delle ustioni per due ragioni: ha un effetto an- tidolorifico ed interrompe il processo distruttivo della pelle che continua anche quando la parte lesionata è stata allontanata dalla fonte di calore. Dopo il lavaggio si può pensare ad effettuare la medicazione che agevolerà la guarigione e che proteggerà la parte lesa dalle infezioni. In caso di dolore intenso e persistente si può ricorrere all'applicazione locale di prodotti specifici che possiedono un'azione anestetica. È importante nell'automedicazione delle ustioni mantenere il più possibile sterile la parte interessata perché la pelle ustionata è particolarmente esposta alle infezioni. Quando si formano delle vesciche bisogna evitare assolutamente di forarle perché in questo modo si interromperebbe l'integrità cutanea ov- vero la barriera naturale contro i batteri dell'ambiente. Le ustioni lievi guariscono in 10-15 giorni lasciando una leggera iperpigmentazione che poi nel tempo scompare spontanea- mente. Ruolo dell’oss in equipe In equipe ognuno ha il suo ruolo, cooperiamo e collaboriamo insieme agli infermieri fisiote- rapisti, medici ecc. La nostra è una figura di supporto rispetto alle altre e dobbiamo atte- nerci alle cose che ci vengono attribuite. Spiegare i compiti delle diverse figure Dimissioni del paziente 66 Riordino e ripristino unità di degenza. Smaltimento corretto dei rifiuti, biancheria sporca, biancheria pulita. Pulizia armadio, comodino, letto, poltrona. Controllo erogatori, aspirato- re, sistema chiamata, luce. Ripristino microclima… Controllo ed eventuale manutenzione di tutti gli elementi...se ci sono malfunzionamenti, segnaliamo, smaltimento dpi, riordino materiale usato, registrare il compito effettuato. Ossigenoterapia Preparazione materiale, con flussometro, acqua sterile, tubi di collegamento, cerotto ipoal- lergenico, maschera di venturi o cannule nasali e verificare che in ogni camera ci sia una presa per l’ossigeno. Identificare il pz, informare il pz, garantire la privacy, lavarsi le mani, su indicazione infermieristica allestiamo il flussometro (può essere anche monouso) con 2/3 di acqua, inserire il tubo di collegamento, lavarsi le mani. Monitorare i segni di sovra- dosaggio (cefalea, viso arrossato) eventualmente avvisa l’infermiere. Registrare segni e sintomi di beneficio (viso colorato, ritmo respiratorio normale) e di sovradosaggio Assistenza per aerosolterapia Va effettuata lontano dai pasti. Preparazione materiale: manometro ad aria, nebulizzatore, boccaglio (o una mascherina naso-bocca) e tubo di raccordo, acqua sterile o farmaci su indicazione infermieristica (il medicinale viene preparato dall’infermiere), fazzoletti di carta, arcella e sacco rifiuti. Identificare il pz, informare il pz, garantire la privacy, lavarsi le mani ed indossare i guanti, montare il nebulizzatore ad aria, mettere il pz semi-seduto, far sof- fiare il naso, con mascherina inspirare dal naso ed espirare dalla bocca mentre con boc- caglio inspirare dalla bocca ed espirare dal naso, invitare il pz ad eseguire un’inspirazione forzata ogni 20 inspirazioni, posizionare la mascherina ed accendere il nebulizzatore, aiu- tare l’assistito a mantenere l’attrezzatura se impossibilitato o affaticato, al termine riordina- re la stanza, togliersi i guanti e lavarsi le mani. Riportare eventuali segni di alterazione re- spiratoria, riferire riguardo a comportamenti e atteggiamenti del paziente Evento sentinella Evento avverso di particolare gravità, potenzialmente evitabile che può comportare morte o grave danno al paziente e che determina una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del servizio sanitario. Il verificarsi di un solo caso è sufficiente per dare luogo ad un’indagine diretta ad accertare se vi abbiano contribuito fattori eliminabili o quantomeno riducibili e per attuare le adeguate misure correttive da parte dell’organizzazione. Es. inse- rimento di un catetere non sterile, somministrazione di farmaci sbagliati, garze e ferri la- sciati all’interno dopo interventi chirurgici, un paziente che cade in ospedale e muore, , un errata attribuzione del codice di triage, procedura in paziente sbagliato. Tutti quegli eventi che possono capitare al paziente durante il ricovero. Questi errori sono riportati nella legge Gelli Bianco 24/2017 e sono negligenza, imprudenza ed imperizia. E’ una legge che riguarda la responsabilità da parte dei medici in caso di errori che possono arrecare danni al paziente. Quindi si parla di 1) Negligenza: essenzialmente legato al concetto della pigrizia, omissione, dovevo fa- re ma non ho fatto 67 2) Imprudenza: eccessiva audacia. Che cosa significa? Hai bisogno del sollevatore per alzare il paziente ma decidi di alzarlo senza e il paziente cade, questo è un er- rore di imprudenza 3) Imperizia: inesperienza non la so fare questa cosa, ma la faccio lo stesso facendo gravi danni e il medico va in galera Opera, coopera e collabora Istituito in Lombardia con la delibera 5101 del Luglio 2007 • Opera: svolge attività in piena autonomia (igiene, parametri vitali, rileva- zione glicemia) • Coopera: opera insieme ad altre figure professionali (introduzione di ca- tetere vescicale) • Collabora: l’OSS effettua un’operazione su indicazione (rilevazione del- la temperatura) • Bassa discrezionalità che non ha potere decisionale • Alta riproducibilità essere in grado di riprodurre le tecniche acquisite tramite il percorso formativo in maniera ottimale Identificazione del paziente Se cosciente chiedere nome e cognome, se non cosciente attraverso il braccialetto oppure se ci sono parenti chiedi a loro quest’ultimo solo per ingresso in ospedale, oppure chiedi il documento identità. Se ci sono due omonimi lo identifichi e distingui con data nascita. SIT e trasporto sangue L’oss si occupa ovviamente di collaborare con l'infermiere e del trasporto del materiale bio- logico secondo i protocolli aziendali che prevedono tre involucri: 1) provetta o contenitore avvolto in materiale assorbente 2) secondo contenitore che può essere di cartone rigido, se si tratta di trasportare pro- vette ci vuole la rastrelliera 3) contenitore rigido con chiusura ermetica Ovviamente la documentazione a parte non va inserita dentro Paziente con mal di schiena Riferire all’infermiere ed eventualmente lui vi attribuirà di mobilizzare il paziente secondo una posizione consona, perché non possiamo prendere iniziative. La posizione da assu- 70 Tessuto lenzuola e rifacimento letto Le lenzuola sono in cotone perché sono indicate per pelli sensibili, in grado di assorbire umidità, traspiranti e possono essere lavate in lavatrice ad alte temperature. In ospeda- le vengono lavate ad 80gradi. Indossare i guanti monouso, posizionare la sedia ai piedi del letto, poggiare il cuscino sulla sedia personale (non sul letto di un altro paziente), le sporche vanno tolte partendo dai piedi verso la testa, maneggiandole il meno possibile, senza poggiarli sulla divisa e posizionarle nei contenitori lasciati fuori dalla stanza, poi vanno cambiati i guanti e va rifatto il letto nell'ordine: lenzuola sotto, traversa monouso, traversa cotone, lenzuola sopra, coperta di lana e guanciale pulito. Nel rifacimento letto occupato posizionare il cuscino sotto la testa del pz ed un’eventuale secondo cuscino sulla sedia, coprire con un lenzuolo il paziente Letto chiuso ed aperto Letto chiuso è un letto che stato fatto con lenzuola pulite e che non è stato ancora usa- to, quindi le lenzuola si trovano verso il capezzale ricoprendo anche il cuscino, diventa aperto quando si piegano verso la pediera. Trasferimento letto carrozzina due operatori Trasferimento manuale letto carrozzina 2 operatori si fa in 4 tempi: prima di tutto si posi- ziona la sedia alla testata ( o alla pediera) del letto, con un angolo di 45°, si azionano i fre- ni( sicurezza!), Si toglie il bracciolo dal lato del letto e si alzano i poggiapiedi. Identificare il paziente, spiegare la procedure e ci assicuriamo che abbia capito, garantiamo la privacy e il microclima, lavaggio mani. Un operatore si posiziona alla testa mentre l’altro ai piedi (1°tempo). Dopodiché il primo operatore si posiziona dietro il paziente, nello spazio tra la carrozzina e il letto, fa mettere al paziente le braccia sul proprio addome e lui da dietro lo abbraccia effettuando un presa crociata( praticamente l'operatore afferra con la mano dx l'avambraccio sx del paziente e viceversa) . Il secondo operatore si posiziona al lato delle gambe ed effettua una presa a livello popliteo (ginocchia) (2° tempo). Dopodiché il due operatori in maniera sincronizzata ( contando uno, due e tre!) effettuano il trasferimento (3°tempo). Quando il paziente è in carrozzina (4°tempo), rimettere il bracciolo, alzare i poggiapiedi e posizionarvi sopra i piedi del paziente. Allineare tronco e arti, metterlo in si- curezza per evitare cadute. Trasferimento letto carrozzina ad 1 operatore Ad uno operatore, posizione supina, l'operatore si avvicina vicino a letto, il paziente è in posizione supina. La prima operazione è quella di trascinare il paziente più vicino al bordo del letto o con la traversa o facendo lo spostamento in tre porzioni del corpo quindi testa bacino, bacino gamba, gamba coscia. Poi si mette una mano dietro la spal- la e l’altra dietro al ginocchio, e lo metti in posizione seduta sul letto, lo facciamo stare qualche minuto in posizione seduta sul letto, questo per evitare che la posizione orto- statica gli possa creare giramenti di testa, in seguito posizionare le gambe dell’operatore vicino a quelle del paziente in modo tale da bloccare le ginocchia e non farlo scivolare, Ora qui le procedure sono tre: 1) utilizzi una piastra girevole, il paziente si mantiene all’operatore e l’operatore lo deposita facendolo girare sulla piastra girevole poi sulla sedia 2) utilizzare il telino da scivolamento ad “L” e quindi lo fai passare sul telino alla se- 71 dia togliendo il bracciolo 3) un'altra procedura da fare è quella di prendere il paziente dal bacino, mantenen- dolo tramite la cintura di sicurezza oppure la cintura di afferraggio che Inserisci al paziente, lo prendi e lo sposti mantenendo i piedi fermi, facendo un giramento solo con i piedi quindi non con la con la schiena, ma girando sui piedi in modo ta- le da non fare sforzo, e lo metti sulla sedia. La carrozzina non deve avere il bracciolo, deve essere messa a 45 gradi. 1) Del paziente dalla posizione supina vicino al bordo del letto 2) il passaggio dalla posizione supina alla posizione seduta 3) poi dalla posizione seduta ad alzata 4) poi dall’alzata alla seduta sulla carrozzina Comunicazione Comunicare è un termine che dal latino significa unire mettere insieme. Essenzialmente noi parliamo di comunicazione come trasmissione di informazioni. La comunicazione che cosa fa? attraverso questa trasmissione stabilisce legami e rende possibile quella che la connessione tra esseri umani. C'è una scuola di filosofia che dice che addirittura la comunicazione è un elemento essenziale per assicurare la sopravvivenza della spe- cie. Gli elementi di una comunicazione sono essenzialmente 5: • l'emittente colui che trasmette • il destinatario colui che riceve il messaggio • il messaggio che l'oggetto della comunicazione • il contesto l'ambiente nel quale viene creata la comunicazione • il canale che la modalità comunicativa che può essere la parola, può essere la radio, può essere internet. Ora parliamo di assiomi, cosa sono gli assiomi? l'assioma essenzialmente il concetto di assioma è legato a un principio base che sta alla base che non è decodificabile cioè gli assiomi sono i pilastri e i principi primi della comunicazione. Paul Watzlawick era uno studioso dell'università di Palo Alto in California, ne ha sintetizzati 5 principi primi della comunicazione. 1) il primo assioma non si può non comunicare. Cosa significa che anche il silenzio l'assenza di parola comunica 2) il secondo assioma è la metacomunicazione cioè la comunicazione e la relazione fra i due comunicanti sono legate quindi la relazione può diciamo influire sull'effetto della comunicazione 3) la punteggiatura che il terzo assioma cioè la comunicazione è influenzata dal pun- to di vista dei comunicanti cioè come noi vediamo una comunicazione così diamo una interpretazione alla comunicazione molto anche errata 4) l'aspetto analogico e digitale che è il quarto assioma. L'aspetto analogico, che cos'è la analogia? è un rapporto di somiglianza fra due cose diverse cioè il segno. Il segno che cos'è? è qualcosa che non ha nulla a che vedere con ciò che comuni- ca, allora il cartello viene posto su un pavimento bagnato, non ha nessuna con- nessione col pavimento bagnato però è un segno che ti rimanda al fatto che es- sendoci quel cartello puoi scivolare. Questo è l'aspetto analogico quindi sono i se- gni che ci riportano ad una realtà diversa, un altro analogia potrebbe essere quel- la del quella delle parole, la successione delle quattro lettere c a s a, non ha nes- suna connessione con l'elemento casa e pure se noi connettiamoci casa abbiamo per analogia andiamo a identificare un edificio che noi chiamiamo casa. L'aspetto 72 digitale invece è quello verbale, le parole che hanno un aspetto convenzionale. 5) Il quinto elemento è la simmetria quindi la comunicazione può essere simmetrica o complementare. E’ simmetrica quando viene fatta tra due persone che non sono sullo stesso piano dell'essere, una comunicazione simmetrica può essere quella che tu allacci con il tuo datore di lavoro, si chiama One up che è il tuo dato- re di lavoro, e One down che sei tu. Quindi è simmetrica perché siete così, su due pianeti differenti, quindi la comunicazione verrà influenzata dal rapporto che esiste fra voi due. Invece può essere complementare quando ti relazioni per esempio ad un tuo collega, quindi userai un tipo di linguaggio, messaggio con testo, un canale diverso da quello simmetrico, quindi sarai più libero di parlare. Nell'ambito della simmetria e della complementarietà si inseriscono questi due concetti fondamenta- li la prossemica e la cinesica vediamo: • Che cos'è la prossemica? Definiamo la prossemica come studio del comporta- mento spaziale cioè ogni comunicazione ha una sua prossemica in relazione al rapporto fra due comunicanti. Per esempio se tu parli con il Presidente della Repubblica, quindi una figura istituzionale la prossemica dice che devi rimanere a 3 metri di distanza per una questione di rispetto e per una questione proprio di etica. Mentre invece la prossemica della zona sociale riguarda quella col tuo da- tore di lavoro per esempio col presidente della ASL, con il tuo coordinatore, la distanza della prossemica è di un metro circa. Mentre invece per mezzo metro è fissata la zona intima. Se tu parli con un amico, mezzo metro e la distanza che devi tenere, se una persona ti tocca in maniera sgradevole, la puoi denunciare perché non ha mantenuto le regole del comportamento dello studio spaziale che è la prossemica. Un’altra cosa importante sono i tipi di comunicazione. Quali sono questi tipi di comunicazione? • La comunicazione verbale indica il linguaggio convenzionale delle parole che messe insieme esprimono dei concetti, vengono veicolati dà un canale. La co- municazione essendo uno scambio di feedback di ritorni incrementerà l'oggetto della comunicazione • la comunicazione può essere anche non verbale, la cinesica non è altro che il linguaggio de corpo, per esempio se l'amato dice alla sua compagna, Io ti amo però se guarda con gli occhi in un'altra posizione e si mostra distratto quella comunicazione non è efficace perché non è conforme, il sorriso la mimica fac- ciale. • comunicazione para verbale è l’intonazione dell tono della voce esempio una cosa e dire Ti voglio bene e una cosa dire, Io ti voglio bene! e quindi dal tono della voce e la comunicazione può essere efficace o meno. Ora è evidente che la comunicazione deve essere efficace cioè deve raggiungere l’obiettivo, deve essere chiara soprattutto per i pazienti con incapacità residuo, problemi neuro degenerativi, tipo il paziente dell'alzheimer dobbiamo usare un linguaggio con- sono. La comunicazione importante per l’oss, perché la comunicazione rende il lavoro fluido e si evitano errori. Quindi parliamo di comunicazione efficace quando riusciamo a sortire un feedback di ritorno come risposta che sia conso- no a quello che ci siamo prefissi. Mezze comunicazioni, mezzi toni storti, man- cata incapacità di comprendere che se tu non comunichi una cosa tutto si river- sa su di te in maniera negativa. Empatia Didatticamente si dice che è mettersi nei panni dell'altro. E’ un concetto non giusto obiettivamente tu ti metteresti nei panni di un malato di Alzheimer? Io penso proprio di 75 ALLA BOCCA. PASSATA LA CRISI SEGUE UN PERIODO DI ALCUNI MINUTI DI COMA E DI INCOSCIENZA (FASE POST-CRITICA)NON RICORDA COSA SIA SUCCESSO (AMNESIA). Inoltre distinguiamo: 1) il grande male le crisi si manifestano con più frequenza, durano più tempo, vi è per- dita di coscienza, forti convulsioni, vi è il rischio che la persona possa mordersi la lingua, evitare di inserire oggetti o altro in bocca, rigidità degli arti inferiori e superio- ri, si può intervenire solo mettendo la persona in sicurezza spostando qualsiasi og- getto, piano, che possa recare pericolo 2) il piccolo male si verifica quando la persona che ne soffre manifesta momenti di as- senza, durante una conversazione, o mentre svolge un'attività BLS (Basic life support) 1) mettere in sicurezza il luogo dell'accaduto prima di prestare soccorso (se la persona si trova in pericolo, bisogna spostarla) 2) valutazione dello stato di coscienza, chiamando e scuotendo la persona per le spalle 3) in caso di incoscienza chiamare i mezzi di soccorso 4) cominciare con ABC (A=Airway: vie aeree; B= Breathing: respiro; C= Circulation: circolazione) valutare le vie aeree iper estendendo il capo (controllare eventuali ostruzioni delle vie respiratorie), inseguito effettuare la manovra GAS (guardo, ascolto e sento) per 10 secondi verificando allo stesso tempo segni di circolo attra- verso il polso carotideo 5) massaggio cardiaco (30 compressioni) e 2 insufflazioni 6) rivalutare il paziente facendo GAS dopo 5 cicli di massaggio o appena sentiamo o vediamo segni di circolo 7) se presente l'attività cardio circolatoria posizionarlo in Posizione laterale di sicu- rezza con il capo iperesteso(PLS) Osservandolo ogni 2 minuti e cambiando posizione ogni 30 SIT e gestione esami laboratorio Sono le centraline che si occupano della che si occupano della distribuzione dei prodotti emoderivati quelli del sangue. Generalmente centri immunotrasfusionali sono quelli dove l’oss porta le provette che riguardano gli esami del sangue quindi l’emocromo e il PTT (la coagulazione) o vengono a fare le richieste per quanto riguarda i prodotti delle sacche di sangue (emoderivati, le piastrine o il plasma). Voi sapete che il sangue è formato circa dal 46% di plasma e dal 54% di parte corpuscolata (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine). I globuli rossi sono essenzialmente le emazie che hanno lo scopo di trasportare l'ossigeno nel sangue, mentre i globuli bianchi sono deputati alla difesa dell'organismo del sistema immunitario e le piastrine intervengono per la coagulazione del sangue. Cosa fa l’oss in reparto? l’oss è addetto al trasporto delle provette per gli esami del sangue, quindi può trasportare esami che vanno nelle urgenze o esami al SIT (sistema immunotrasfusionale). Generalmente per prendere una sacca il medico prescrive un'azione che si chiama inter- reazione cioè viene preso il campione del sangue, si porta in laboratorio, si stabilisce il gruppo e poi si fa l'interazione che è una duplice copia che il medico attraverso un infer- 76 miere richiede la sacca. Quindi l’oss va a portare l'interazione, prende la ricevuta e quan- do è pronta si vede dal computer, l’oss scende con la ricevuta e prende la sacca che è stata ordinata per il paziente. Per il trasporto gli esami di laboratorio vengono utilizzati tre involucri: 1) un recipiente primario che è il contenitore del campione o della sostanza infetta eti- chettato, è avvolto di materiale assorbente nel caso fuoriesca il liquido 2) il recipiente secondario è un contenitore impermeabile che contiene il recipiente primario, nel caso che il contenitore del campione sia una provetta deve essere messa in una rastrelliera in posizione verticale. La richiesta non va inserita insieme alla provetta ma conservata a parte in modo che non si bagni non si sporchi 3) Il recipiente terziario è il contenitore dove viene messo il recipiente secondario per evitare danneggiamenti, può essere di cartone rigido o plastica i contenitori di solito hanno stampato il simbolo del rischio biologico Impacco caldo umido L'impacco caldo umido viene fatto per la vasodilatazione ad esempio per favorire il rias- sorbimento di ematomi. Identificare e informare il paziente e spiegarli la procedura., lavag- gio sociale delle mani, applicare guanti monouso, immergere un telo nell’acqua calda, strizzare, applicare una piccola parte su una zona del corpo per valutare la tollerabilità del paziente e poi stendere su tutta la zona, coprire con un telo asciutto e ricoprire con mate- riale impermeabile (tela cerata, plastica), fissare l'impacco con un giro di benda, annotare l'orario e cambiare l'impacco ogni due ore. Controllare spesso il paziente (in quanto pa- zienti non coscienti o con patologie vascolari riducono la sensibilità cutanea e non avver- tono dolore) e non lasciare in sito un impacco raffreddato. Il caldo umido favorisce il rias- sorbimento dell’ematoma mentre il freddo la formazione dell'ematoma. L’impacco può es- sere imbevuto di sostanze farmacologiche (in quanto l’umidità favorisce un certo macera- mento dell’epidermide e di conseguenza, l’assorbimento attraverso la cute della sostanza) o di semplice acqua (dolori muscolare o di natura reumatica) Impacco freddo L'applicazione fredde provocano vasocostrizione, ma allo stesso modo dopo 30 minuti e/o 1 ora di applicazione continua, si verifica una vasodilatazione locale delle arteriole della durata di 10/15 min. Questa vasodilatazione è detta "effetto secondario ", ed è una rispo- sta del corpo che difende i tessuti dall'ischemia. Quindi con l’applicazione del freddo la cir- colazione nella parte del corpo interessata si riduce notevolmente, pertanto l’applicazione continua di freddo può provocare un danno ischemico al tessuto. L'esposizione di freddo deve durare 10 minuti, dopo questo periodo bisogna far riposare la zona per almeno 1 ora. E’ indicata per provocare vasocostrizione e facilitare la termo di- spersione. Identificare, informare il paziente e spiegarli la procedura., lavaggio sociale delle mani, ap- plicare guanti monouso, prendere la borsa da ghiaccio, controllare che il materiale sia in- tegro, riempire fino a metà o al massimo 2/3 della sua capacità, espellere tutta l’aria ap- poggiandola su una superficie piana e torcendo la parte sovrastante il ghiaccio, chiudere la borsa con il relativo tappo, asciugare all’esterno se occorre, capovolgerla per controllare se la tenuta e perfetta, applicare il telino, porre la borsa sulla zona da trattare, annotare l’ora in cui viene applicata, osservare la cute del paziente, cambiare il telino se si presenta umido, togliere la borsa al termine dell’applicazione, osservare attentamente la cute del 77 paziente, svuotare la borsa, lavarla e riporla. Annotare sulla cartella la durata del tratta- mento, togliersi i guanti, riordino del materiale e disinfettare il materiale usato, lavaggio so- ciale delle mani Posizione a letto del paziente Posizione laterale di sicurezza (PLS) 1) Piegare ad angolo retto il braccio più vicino all’operatore con il palmo della mano ri- volto verso l’alto all’altezza della testa 2) Poggiare l’altro braccio sopra il torace, tenendo il dorso della mano a ridosso della guancia 3) Piegare la gamba sul lato opposto rispetto all’operatore 4) Tirare la gamba verso l’operatore e contemporaneamente tenere il dorso della ma- no a contatto della guancia per stabilizzare la testa e piegare ad angolo retto la gamba sovrastante, verificando che il capo sia sempre ipereteso Decubito laterale o posizione laterale Mettere un cuscino sotto la testa, spostare il paziente vicino al bordo del letto, girare l’assistito sul fianco prescelto mantenendo flesso l’arto contro-laterale inferiore, collocando un cuscino sotto il ginocchio per mantenere l’anca in asse ed evitare pressioni, uno dietro la schiena, uno fra le gambe, ed uno come appoggio per l’arto superiore. Posizione ortopnoica E’ una posizione seduta con la schiena a 90°, e si usa quando un paziente allettato deve mangiare o per migliorare la respirazione Posizione di fowler E’ una posizione seduta o semi seduta a 45°- 60° e viene usata per interventi chirurgici al- la mammella, della spalla e otorinolaringoiatra, si applica una fascia al livello del bacino per impedire che il paziente possa scivolare verso il basso ed applicare un poggiapiedi per lo stesso motivo. Per evitare che le ginocchia si flettano, si applica una fascia al di sopra. Profilassi diretta ed indiretta La profilassi (difendere o prevenire) è una qualsiasi procedura medica o di sanità pubblica il cui scopo è prevenire, piuttosto che curare o trattare malattie. La profi- lassi si può dividere in "diretta" e "indiretta". La profilassi indiretta, si divide in ambientale e alla persona. Nell'ambito ambientale ci sono interventi rivolti all'ambiente fisico (depurazione acqua, bonifica terreni, ecc.) Per quanto riguarda la persona, rientrano nella profilassi indiretta (rivolta alla persona) tutte quelle pratiche di educazione, formazione e informazione sanitaria come il lavarsi le mani La profilassi diretta è divisa in generica e specifica. Nella profilassi generica troviamo mi- sure volte all'ambiente e altre alla fonte. Per quanto riguarda l'ambiente, le procedure adottate sono di disinfestazione (eliminazione vettori anima- li), disinfezione (eliminazione microorganismi patogeni in un determinato ambiente o sub-