Scarica Tracce svolte tfa sostegno e più Test d'ammissione in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! TRACCE PROVA SCRITTA Bullismo - Definizione, forme in cui si manifesta e prevenzione Il bullismo è un atto aggressivo ripetuto nel tempo contro un individuo fatto con l’intenzione di far del male (fisico o morale) caratterizzato da uno squilibrio di potere tra bullo e vittima. Il bullismo può assumere diverse forme: Bullismo diretto: di tipo fisico o verbale diretto alla vittima Bullismo indiretto: pettegolezzi, calunnie messe in giro sul conto della vittima Cyberbullismo: atti di bullismo perpetrati attraverso la rete internet Le vittime predilette dai bulli sono: alunni disabili, alunni immigrati, autistici a causa delle loro scarse capacità relazionali, alunni che hanno difficoltà a integrarsi nel gruppo classe. La legge 107 al comma 7 individua la prevenzione al bullismo come tra gli obiettivi prioritari delle istituzioni scolastiche. Tra i principali interventi che possono essere messi in atto dalle scuole come prevenzione al bullismo: Programmi per lo sviluppo dell’empatia e dell’autoefficacia (alfabetizzazione emotiva, discussioni in circle time per sensibilizzare sui temi del bullismo, role playing che sviluppino la capacità a mettersi nei panni dell’altro) Programmi per la responsabilizzazione degli spettatori (detta anche maggioranza silenziosa) i quali spesso non fanno nulla per fermare gli atti di bullismo. Attività di peer education volto ad educare e responsabilizzare alcuni membri di un gruppo per realizzare in seguito specifiche attività con i coetanei, fungendo da modelli positivi. Promozione di un clima di classe positivo, accogliente e cooperativo (non competitivo) Stimolare una cultura inclusiva dove la diversità venga vista come una ricchezza per tutti Counseling: sportelli di ascolto, a supporto delle vittime Esplicitazione delle regole e pretenderne il rispetto Somministrazione di un questionario in forma anonima allo scopo di far emergere situazioni di bullismo Organizzare incontri personali con i genitori di bulli e vittime La nota MIUR 2519/2015 Linee di orientamento per il contrasto del bullismo impongono alle scuole di adottare misure atte a prevenire e combattere i fenomeni di bullismo in collaborazione con le famiglie, che non solo devono educare i loro figli ma anche vigilare sui loro comportamenti. CYBERBULLISMO Si definisce cyberbullismo un atto di bullismo perpetrato nel contesto virtuale mediato dalle TIC. La differenza principale che contraddistingue gli atti di cyberbullismo da quelli di bullismo è L’ANONIMATO che aumenta il senso di minaccia della vittima che non sa da chi è stata attaccata. Inoltre l’intrusività degli attacchi è maggiore, in quanto non è circoscritta solo al tempo a scuola ma perdave spazi e tempi privati. L’attacco è molto difficile da bloccare in quanto la diffusione nella rete avviene in modo immediato e raggiunge un pubblico vestissimo. Il bullo godendo dell’anonimato si sente maggiormente deresponsabilizzato nei confronti della vittima. 1 La legge 71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo” assegna alla scuola un ruolo centrale nella prevenzione degli atti di cyberbullismo. Le scuole possono dotarsi di un REFERENTE, scelto tra i docenti della scuola cha ha il compito di coordinare le misure di prevenzione e di raccogliere e diffondere le buone prassi educative, organizzative, le azioni di monitoraggio anche avvalendosi della collaborazione della polizia postale o di associazioni. Ogni DS, supportato dal referente, dovrà definire nel PTOF e nel patto di corresponsabilità le misure sia di natura disciplinare che di natura educativa e di prevenzione. La legge 71/2017 prevede anche un nuovo strumento: l’AMMONIMENTO del Questore nei confronti del ragazzo ultraquattordicenne colpevole di atti di bullismo. Tale strumento rappresenta un significativo DETERRENTE per evitare che comportamenti spesso assunti con leggerezza possano avere conseguenze gravi per il bullo o per la vittima. Gli attori degli atti di bullismo I principali attori degli atti di bullismo sono: Il bullo caratterizzato da mancanza di empatia, propensione a dominare gli altri, impulsività e aggressivita Ci sono due tipologie di vittima: la passiva caratterizzata da scarsa autostima, insicurezza , tendenza a isolarsi, e la vittima provocatrice Gregari del bullo Difensore della vittima Spettatori: maggioranza silenziosa che spesso non interviene Alternanza scuola lavoro I percorsi di alternanza scuola lavoro sono stati introdotti dalla Riforma Moratti (legge 53/2003) e sono disciplinati dal dlgs 77/2015. Gli studenti possono presentare richiesta di svolgere la formazione tra i 15 e i 18 anni attraverso l’alternanza di periodi di studio e di lavoro. I percorsi di ASL sono progettati, attuati, valutati e verificati dall’istituzione scolastica sulla base di convenzioni con le imprese presenti sul territorio. Obiettivo dei percorsi ASL è di realizzare un collegamento tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro, arricchendo i percorsi scolastici di competenze proprie del mondo lavorativo. Inoltre i percorsi ASL si configurano anche come un momento di orientamento per i giovani verso le proprie vocazioni personali. Il giovane verrà affiancato da un docente tutor interno e da un tutor esterno appartenente all’ente dove verrà svolto il percorso. Al termine del percorso viene rilasciato dalla scuola una CERTIFICAZIONE delle competenze acquisite che costituisco credito scolastico per l’allievo. Alternanza scuola lavoro disabili La legge 107 precisa che i percorsi di ASL sono regolati dal dlgs 77/2005, il quale indica che i percorsi di asl sono DIMENSIONATI per i soggetti disabili in modo da promuoverne l’autonomia. I percorsi di ASL rappresentano una grande opportunità di INCLUSIONE SOCIALE E LAVORATIVA per gli allievi disabili. 2 la prevenzione di ogni forma di discriminazione il contrasto alla discriminazione nel mondo digitale (per prevenire forme di disagio online) l’educazione al rispetto a scuola Il principio di pari opportunità è TRASVERSALE a tutte le discipline, quindi tutti i docenti dovranno tenere un approccio che sia sensibile alle differenze: ad esempio potranno valorizzare il ruolo delle donne nei processi storici, il loro contributo alla scienza e all’arte. I docenti potranno avviare riflessioni sul tema in circle time o in piccoli gruppi Tipologie di valutazione La valutazione accompagna, descrive e regola il processo di insegnamento-apprendimento. Assume prevalentemente una funzione formativa di stimolo al miglioramento continuo. La valutazione si distingue dalla verifica e dalla misurazione: la verifica è rivolta alla raccolta dei dati la misurazione è un dato puramente quantitativo La valutazione richiama il concetto di valore e ha il ruolo di accompagnare, descrivere e regolare il processo di insegnamento-apprendimento Le forme di valutazione sono 3: 1. Valutazione diagnostica ( o iniziale): viene fatta all’inizio dell’anno scolastico e mira a rilevare il livello degli apprendimenti degli alunni per poter progettare le nuove attivita didattiche. Può essere fatta in modo FORMALE attraverso una test (prove di ingresso), oppure INFORMALE tramite una discussione o un brainstorming. 2. Valutazione formativa ( in itinere): detta anche valutazione PER l’apprendimento, ha una funzione di miglioramento del processo di insegnamento-apprendimento. Oltre a un monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi deve promuovere un processo di autovalutazione nello studente in modo da accrescere l’autostima, l’autoefficacia e stimolare la motivazione. La valutazione non deve solo accertare la correttezza delle risposte ma soprattutto se lo studente può spiegare, applicare , motivare le risposte usando fatti o algoritmi.. E’ importante che lo studenta conosca a priori i criteri secondo i quali verrà valutato e la priorità tra questi. La valutazione deve fornire allo studente un FEEDBACK immediato, chiaro, utilizzabile. 3. Valutazione sommativa o valutazione DELL’apprendiemento: situata al termine di una frazione rilevante del processo (al termine di una UDA, a fine trimestre/quadrimestre,a fine anno scolastico): è un bilancio complessivo dell’apprendimento Esiste inoltre la valutazione come apprendimento (metacognizione):riflessione da parte dello studente sul suo processo di apprendimento Importanza del feedback nella valutazione La valutazione deve fornire allo studente un FEEDBACK immediato, chiaro, utilizzabile. Il feedbakc ha 3 livelli: il feedback di correzione o risultato: riguarda la correttezza o meno del compito svolto e dei risultati raggiunti. 5 feedback di processo: riguardano come lo studente ha svolto il lavoro, che cosa c’è di corretto o meno nelle strategie che egli ha applicato per portare a termine il compito il feedback di auto-valutazione: riguarda il giudizio che lo studente formula sul proprio apprendimento La valutazione deve esprimere la fiducia e la stima che il docente ha nelle capacità dell’alunno, non deve provocare nel ragazzo giudizi negativi su se stesso. Valore pedagogico della valutazione: Una gestione accorta dei dispositivi di valutazione degli apprendimenti rappresenta un potente strumento di INCLUSIONE scolastica e di promozione del successo formativo e personale dell’allievo. I giudizi di valutazione possono: Sostenere gli allievi nella costruzione di una positiva immagine di se’ (buona AUTOSTIMA) necessaria sia per impegnarsi a scuola che per inserirsi positivamente nella vita collettiva Favorire negli studenti lo sviluppo di un adeguato senso di AUTOEFFICACIA cioè di fiducia nelle proprie capacità di riuscire a superare le difficoltà Favorire la motivazione all’apprendimento La valutazione non deve essere solo uno strumento di controllo al processo di apprendimento ma soprattutto un ‘informazione a supporto dell’alunno (centralità dell’allievo). Non deve limitarsi a rilevare le conoscenze acquisite ma promuovere la capacità di SAPER UTILIZZARE i contenuti appresi (apprendimento significativo) I docenti devono comunicare agli studenti che eventuali insuccessi non devono essere considerati dei fallimenti ma come sfide da imparare ad affrontare (esperienze di padronanza). La valutazione deve essere vista dallo studente come uno stimolo e una guida al miglioramento. La valutazione deve esprimere la fiducia e la stima che il docente ha nelle capacità dell’alunno, non deve provocare nel ragazzo giudizi negativi su se stesso. Partecipazione delle famiglie e corresponsabilità educativa La costituzione italiana all’articolo 30 (i genitori hanno il dovere di istruire ed educare i figli) e all’articolo 34 ( diritto allo studio e obbligo scolastico) sancisce la corresponsabilità educativa tra genitori e scuola. Il DPR 235/2007 introduce il Patto di corresponsabilità educativa rafforzando il rapporto tra scuola e famiglia. Il Patto di corresponsabilità è un CONTRATTO da firmare all’atto dell’iscrizione e definisce i diritti e doveri di insegnanti, famiglie e studenti. Gli obiettivi del patto sono: Rispetto dei ruoli Assunzione di responsabilità Qualità delle relazioni tra docenti e genitori, docenti e alunni e tra i docenti stessi La scuola deve coinvolgere le famiglie anche nell’azione di ORIENTAMENTO. L’orientamento deve avvenire anche attraverso un confronto diretto e costruttivo in vista della scelta del percorso della scuola di secondo grado in modo che i genitori possano contribuire in modo consapevole all’orientamento dei figli. 6 Ruolo dei genitori nel Consiglio di classe Il consiglio di classe nella sua composizione allargata comprende anche due rappresentanti dei genitori scelti dai genitori stessi e due rappresentanti degli studenti scelti dagli studenti. E’ ormai prassi consolidata in molte scuole prevedere due fasi del consiglio di classe, una con la sola presenza dei docenti e un’altra con la partecipazione di tutti i componenti. I rappresentanti dei genitori durante i consigli vengono informati sull’andamento DIDATTICO e DISCIPLINARE della classe, riferiscono al consiglio eventuali prob e svolgono l’attività di intermediari con gli altri genitori. Quando si riunisce in composizione allargata svolge anche queste funzioni: Formulare al collegio docenti proposte per quanto riguarda l’azione educativa e didattica Proporre e farsi promotori di iniziative di sperimentazione, attività culturali e forative che integrano l’insegnamento curricolare come visite e viaggi di istruzione, mostre, rappresentazioni teatrali, cinema, partecipazione a seminari e convegni, partecipazione a stage e concorsi, visite ad aziende. Agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori e studenti Esercitare la competenza in materia disciplinare. Generalmente non si parlerà di casi singoli ma di situazioni generali. Qualora si tratti di casi singoli non devono mai essere fatti il nome e cognome dello studente per non violare la privacy. Autostima ai fini dell’apprendimento L’autostima o stima di se’ è una valutazione (giudizio) generale del proprio valore personale basato su autopercezione dovuta sia ad esperienze vissute che al giudizio degli altri significativi (insegnanti, famiglia, gruppo di amici) L’autostima può essere: Bassa: elevata differenza tra l’immagine che si ha di se e quella che si vorrebbe avere (se ideale) Buona: adeguato rapporto tra immagine che si ha di sé e il sé ideale Alta : sovrastima delle proprie qualità che porta a una limitata capacità di autocritica e una ridotta spinta a migliorarsi Molti studi hanno messo in relazione una bassa autostima e il disturbo di apprendimento. I continui fallimenti nei compiti scolastici e le frustrazioni che ne derivano porta lo studente a interpretare gli insuccessi come una conferma della sua inadeguatezza e a manifestare stati negativi (ansia, paura) di fronte alle successive prove e pessimismo nei confronti dei risultati. I docenti hanno il compito di creare un clima positivo in classe favorevole non solo alla riuscita didattica ma anche allo STAR BENE A SCUOLA. Il docente deve dimostrare stima nei ragazzi e fiducia nelle loro capacità in modo che essi possano sperimentare la sensazione di essere accettati e apprezzati nonostante le loro difficoltà ed arrivare a prendere coscienza del loro valore personale. E’ importante proporre nei compiti sfide OTTIMALI né troppo facili né troppo diffiicili ma adeguate alle loro capacità, e dare valore all’impegno dimostrato piu’ che al voto. 7 Il sottorendimento è lo scarto tra le potenzialità dell’allievo e i suoi risultati effettivi La dispersione scolastica è l’uscita prematura degli allievi dal sistema scolastico Sottorendimento e dispersione scolasica sono indicatori dell’inefficacia della scuola. Un altro fenomeno legato alla dispersione scolastico è quello dei NEET (not in training not in education) giovani tra i 15-29 anni che non sono iscritti né a scuola né all’università, che non lavorano nè seguono corsi di formazione professionale. L’Italia si è impegnata nell’ambito degli accordi di Lisbona del 2001 a combattere il fenomeno della dispersione scolastica. A tal proposito la legge 107/2015 indica tra gli obiettivi prioritari per le istituzioni scolastiche la prevenzione e il contrasto della dispersione scolastica. Uno dei modi per combattere la dispersione scolastica è attivare una buona attività di orientamento al passaggio al 2 ciclo di istruzione, volta a informare le famiglie sui diversi percorsi attuabili in linea con la vocazione e le capacità dei ragazzi. PIANO NAZIONALE SCUOLA DIGITALE La diffusione capillare delle TIC (Tecnologie dell’informazione e comunicazione) ha reso necessario sviluppare e migliorare le competenze digitali di alunni e insegnanti in modo da rendere la tecnologia digitale uno strumento didattico di COSTRUZIONE delle COMPETENZE. La legge Buona scuola ha attivato a tal fine il Piano nazionale scuola digitale (PNSD) i cui obiettivi sono: Realizzare attività per sviluppare le competenze digitali degli studenti Potenziare gli strumenti didattici e laboratoriali Adottare strumenti tecnologici per favorire la governance Formazione dei docenti al fine di innovare l’attività didattica Formazione dei DSGA , degli assistenti amministrativi e degli assistenti tecnici Potenziare le infrastrutture di rete Criteri per adottare testi didattici in formato digitale e per produrre a diffondere materiali didattici prodotti autonomamente dagli istituti Promuovere una rete nazionale di centri di ricerca e formazione per diffondere le buone prassi Il PNSD è stato adottato a ottobre 2015 e ha introdotto nelle scuole la figura dell’ANIMATORE DIGITALE. L’animatore digitale viene scelto tra i docenti della scuola e affianca il DS e il DSGA nella progettazione e realizzazione di progetti di innovazione digitale contenuti nel PNSD DIGITAL NATIVES E DIGITAL IMMIGRANTS Il termine digital natives è stato introdotto dallo scrittore americano Marc Prensky nel 2001. I digital natives sono i giovani nati e cresciuti con le tecnologie digitali (internet, cellulari, ecc..) I digital immigrants sono gli adulti nati che cercano di impadronirsi della nuova lingua digitale ma faticano a padroneggiarla perfettamente, come gli immigrati in un paese straniero. Oggi i giovani nel loro tempo apprendono in maniera informale attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Compito della scuola quindi diventa anche quello di educare all’uso CONSAPEVOLE e responsabile di queste tecnologie. La legge Buona scuola ha introdotto il Piano Nazionale scuola digitale che ha tra i suoi obiettivi quello di realizzare attività per sviluppare le competenze digitali degli studenti e di attuare attività di formazione per gli insegnanti (digital immigrants) al fine di innovare l’attività didattica 10 La società della conoscenza e il long life learning Il termine società della conoscenza indica la pervasività della conoscenza e dei saperi e delle competenze in tutte le dimensioni della vita sociale e individuale E’ una società che trasmette nuove conoscenze, che stimola i suoi membri favorendo in essi la capacità di apprendere e rielaborare nuove informazioni e nuovi saperi. Il processo del longlife learning deriva dalla necessità nella nuova società della conoscenza di apprendere per tutta la vita nuove conoscenze, competenze o abilità, non solo nell'ambito professionale ma anche in quello in cui si definisce il ruolo sociale dell'essere adulti. A differenza del tradizionale modo di apprendere l'individuo è responsabile in toto di ciò che apprende, del modo in cui apprende e del contesto in cui sceglie di realizzare il proprio apprendimento. L’individuo deve essere in grado di gestire la propria conoscenza in maniera cosciente e critica. Progetto di vita – percorsi per sviluppare autoefficacia e autostima nei disabili Il progetto di vita, parte integrante del PEI, riguarda la crescita personale e sociale dell’allievo con disabilità e ha come fine principale la realizzazione in prospettiva dell’innalzamento della qualità della vita dell’alunno con disabilità anche attraverso la predisposizione di percorsi volti sia a sviluppare il senso di autoefficacia e il sentimento di autostima, sia a predisporre il conseguimento delle competenze necessarie a vivere in contesti di esperienze comuni. “È un pensare in prospettiva futura” “La scuola deve avere come orizzonte verso cui orientare l’insegnamento scolastico una buona qualità della vita adulta della persona disabile nella vita sociale al massimo della vita autonoma” (Ianes). Il progetto di vita, anche per il fatto che include un intervento che va oltre il periodo scolastico, apre l’orizzonte di un futuro possibile e quindi deve essere condiviso dalla famiglia e dagli altri soggetti coinvolti nel processo di integrazione. Costruire un progetto significa lavorare in rete, risulta inoltre necessario predisporre piani educativi che prefigurino, anche attraverso l’orientamento, le possibili scelte che l’alunno intraprenderà dopo aver concluso il percorso di formazione scolastica. In quest’ottica si pone l’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro per i disabili e la loro partecipazione nell’ambito del sistema IFTS. Il DS promuovo la costituzione di reti di scuole per condividere buone pratiche e promuovere iniziative di sperimentazione relative all’inclusione. Forme di collaborazione interistituzionale Reti di scuole Forma indispensabile di collaborazione interistituzionale. Sono state istituite col DPR 275/1999 art. 7 regolamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Le istituzioni scolastiche possono promuovere o aderire ad accordi di rete per lo svolgimento in collaborazione di attività: Didattiche Di ricerca e di formazione 11 Di amministrazione e contabilità Di acquisto di beni e servizi Orientamento scolastico e professionale Organizzative e laboratori territoriali o di altro tipo coerenti con le finalità della scuola Gli accordi sono stipulati dai DS previa deliberazione del Consiglio d’istituto, ma nel caso di attività didattiche, ricerca, sperimentazione e sviluppo devono essere approvate anche da Collegio dei docenti. L’accordo può prevedere anche lo scambio temporaneo di docenti, previo consenso degli interessati. La Buona scuola ha voluto potenziare il sistema delle reti, creando reti territoriali per la gestione dell’organico dei docenti tra istituzioni scolastiche all’interno dello stesso ambito territoriale. L’obiettivo è di valorizzare le risorse professionali, gestire in comune attività amministrative, realizzare progetti e iniziative da definirsi sulla base di accordi di rete. Piano educativo territoriale (pet) Un’altra forma di collaborazione interistituzionale. Si tratta di una particolare forma di contratto formativo sottoscritto tra scuola famiglia e territorio (enti locali, agenzie, associazione, asl) sulla base di reciproci impegni assunti in vista di un miglioramento di uno specifico ambito di attività dell’istituzione scolastica. L’interlocutore privilegiato è la famiglia. Il piano è un documento che attesta l’identità progettuale del territorio nasce dell’esigenze di integrare l’offerta formativa delle istituzioni scolastiche con le risorse presenti sul territorio . L’obiettivo è la valorizzazione delle risorse sul territorio Accordi di programma Sono una forma di collaborazione interistituzionale. Introdotti dalla legge 104/1992 legge quadro per l’assistenza e l’integrazione e i diritti delle persone handicappate. Gli accordi di programma vengono stipulati tra scuola e entri presenti nel territorio (es comune per la richiesta dei servizi di trasporto a scuola dei disabili, alla ASL per i servizi alla persona, assistente all’autonomia). Sono accordi per favorire l’integrazione scolastica del disabile. Ambiente di apprendimento (setting) Inteso come luogo fisico o virtuale dotati di strumenti funzionali all’apprendimento, ma anche come spazio, mentale, culturale, organizzativo ed emotivo. L’ambiente di apprendimento è costituito da un insieme di componenti: La struttura, lo spazio e l’arredo in cui si svolgono le attività didattiche Gli attori del processo di insegnamento apprendimento Le attività svolte Gli strumenti e le tecnologie disponibili Il clima relazionale e operativo in cui gli attori agiscono L’aula tradizionale era funzionale alla lezione frontale che prevede un atteggiamento di ascolto da parte degli studenti, centrata sulla figura del docente. Con le nuove teorie pedagogiche sull’apprendimento (attivismo Dewey, socio costruttivismo di Bruner) che pongono l’allievo al centro del processo di apprendimento è necessario ripensare gli spazi per renderli più funzionali 12 Il PdM richiede l’indicazione delle azioni che la scuola intende compiere per il raggiungimento degli obiettivi, le risorse e le tempistiche Il controllo sull’andamento del PdM è affidato al NIV. Nel PTOF dovranno essere indicati priorità, traguardi e gli obiettivi di processo individuati nel RAV e nel PdM nonché nelle azioni finalizzate al loro raggiungimento. 3. Autonomia scolastica LEGGE BASSANINI 59/1997 e DPR 275/1999 attuativo della Bassanini : Legge sull’autonomia delle istituzioni scolastiche : introduzione POF POF (art 3): piano offerta formativa. E’ il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito dell’autonomia. Viene elaborato dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi generali definiti dal consiglio di istituto e tenendo conto delle proposte e pareri delle associazioni anche quelle dei genitori e viene adottato dal consiglio di istituto. Viene consegnato alle famiglie all’atto di iscrizione Introduzione dell’autonomia: Didattica Organizzativa Di ricerca, sperimentazione e sviluppo Reti di scuole per il potenziamento dell’attività didattica e di ricerca, sperimentazione e sviluppo, formazione e aggiornamento, amministrazione e contabilità, organizzazione e acquisto di beni e servizi avvalendosi anche di enti esterni (nella Buona scuola le reti di scuole dello stesso ambito territoriale possono gestire l’organico dei docenti) Non sono previsti scambi economici. Art 4 Autonomia didattica: Articolazione MODULARE del monte ore annuale di ogni disciplina Definizione delle unità di insegnamento che possono non coincidere con l’unità oraria Attivazione di PERCORSI DIDATTICI INDIVIDUALIZZATI Articolazione MODULARE DI GRUPPI DI ALUNNI provenienti dalla stessa o diverse classi o diversi anni di corso (e classi possono quindi essere scomposte in gruppi che perseguano obiettivi momentaneamente diversi come il recupero o l'approfondimento) Aggregazione delle discipline in AMBITI DISCIPLINARI Iniziative di recupero e sostegno, di continuità e orientamento scolastico Modalità e criteri di valutazione nel rispetto della normativa nazionale Scelta, adozione e utilizzo di metodologie e strumenti didattici, compresi libri di testo Criteri per il riconoscimento dei crediti e il recupero dei debiti scolastici Art 5: Autonomia organizzativa Adattamenti del calendario scolastico in relazione alle esigenze derivanti dal PTOF Orario complessivo del curricolo flessibile 15 Orario destinato alle singole discipline flessibile anche su base PLURISETTIMANALE fermo restando l’articolazione in NON MENO di 5 GIORNI settimanali e il RISPETTO DEL MONTE ORE annuale, pluriennale o di ciclo previsto per le singole discipline Modalità di impiego dei docenti Art 6 Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo Progettazione formativa e ricerca valutativa Formazione e aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico Innovazione metodologica e disciplinare Ricerca didattica sulle tecnologie informatiche e di comunicazione DOCUMENTAZIONE EDUCATIVA e diffusione nella scuola Scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici tra le istituzioni scolastiche Integrazione tra le diverse articolazioni del sistema scolastico 4. Ruoli e compiti collegio docenti COLLEGIO DOCENTI (art 7 Testo unico dpr 297/1994) Composto da: DS che lo presiede Docenti di ruolo e non di ruolo, anche di sostegno dell’istituzione scolastica È un organo che si forma AUTOMATICAMENTE (non ci sono votazioni) Dura in carica 1 anno Si insedia all’inizio dell’anno e si riunisce ogni volta che il DS o almeno 1/3 dei membri ne faccia richiesta. Si riunisce almeno 1 volta ogni trimestre o quadrimestre. Le riunioni avvengono durante l’orario di lavoro in ore non coincidenti con l’orario di lezioni. La sua funzione più importante è la definizione del PTOF COMPITI: Potere deliberante in materia di funzionamento didattico dell’istituto, cura la programmazione dell’azione educativa. Nell’adottare le sue deliberazioni tiene conto dei pareri del consiglio di classe Elabora il PTOF (in base alle indicazioni del DS) Adeguare i programmi di insegnamento alle esigenze ambientali Favorire coordinamenti interdisciplinari Provvede all’ADOZIONE dei libri di testo (sentiti i consigli di classe) e sussidi didattici nei limiti delle disponibilità finanziarie indicate dal CONSIGLIO DI ISTITUTO Delibera la suddivisione dell’anno scolastico in 2 o 3 periodi Elegge i docenti che dovranno collaborare con il DS (1 fino a 200 alunni, 3 fino a 500, 3 fino a 900, 4 >900). Uno di essi sostituisce il DS in caso di assenza. Il DS sceglie tra essi il segretario del collegio docenti Elegge i suoi rappresentanti (6 o 8) nel consiglio di istituto Elegge i suoi 2 rappresentati nel comitato di valutazione dei docenti Delibera il protocollo di accoglienza degli alunni stranieri Potere di proposta 16 Formula proposte al DS per la formazione e la composizione delle classi, per l’assegnazione ad esse dei docenti e per la formulazione dell’orario di lezioni (il DS decide) e delle altre attività scolastiche, tenendo conto dei criteri generali indicati dal consiglio di istituto Poteri propulsivi Adotta o promuove iniziative di SPERIMENTAZIONE DIDATTICA ITER INIZIATIVE DI SPERIMENTAZIONE DIDATTICA (art 276 TU) Il docente presenta al collegio docenti e al consiglio di classe l’iniziativa che vorrebbe realizzare. Il consiglio di classe dà il suo parere. Il collegio docenti, dopo aver sentito, il consiglio di istituto approva o respinge, motivandolo, l’iniziativa di sperimentazione Programma e attua le INIZIATIVE PER IL SOSTEGNO Promuove iniziative di AGGIORNAMENTO dei docenti Poteri di valutazione Valuta periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli obiettivi programmati, e propone eventuali azioni di miglioramento Poteri di indagine Esamina eventuali casi di SCARSO PROFITTO o di IRREGOLARE COMPORTAMENTO degli alunni segnalati dai docenti di classe e sentito gli specialisti (medici, psicologi, pedagogista, sociologo) per individuare i metodi di recupero Poteri consultivi Esprime parere al DS sulla sospensione cautelare dal servizio dei docenti Esprime parere su iniziative di educazione alla salute e delle tossicodipendenze 5. Come può orientare al meglio la media nella scelta delle superiori Lifelong learning Dispersioni scolastica Progetto di vita disabili Orintamento: educativo Formativo Informativo Personale Didattica orientativa Verona primaria 1) intelligenza intrapersonale Gardner e le intelligenze multiple. Consiste nella capacità di capire le proprie emozioni e trasformarle in forme socialmente accettabili Riguarda l’empatia, il riconoscere le proprie emozioni, la conoscenza di sé, l’autostima, guardarsi dentro, capacità di motivarsi, l’autoefficacia, autoregolazione, autocontrollo Goleman per sviluppare la sua teoria sull’intelligenza emotiva parte dall’intelligenza intrapersonale di Gardner 2) nome della teoria che si basa sull’errore, autore e descrizione 17 di contrastare le disuguaglianze socio-culturali e territoriali di prevenire l’abbandono e la dispersione scolastica di realizzare una scuola aperta, quale laboratorio di ricerca, sperimentazione, e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva di garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo e di istruzione permanente dei cittadini Organico dell’autonomia La legge 107/2015 comma 5 ha istituito l’ORGANICO DELL’AUTONOMIA per dare piena attuazione al processo di realizzazione dell’autonomia scolastica e di riorganizzazione dell’intero sistema di istruzione. L’organico dell’autonomia è funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche emergenti dal PTOF. I docenti dell’organico dell’autonomia concorrono alla realizzazione del PTOF con attività di insegnamento, di sostegno, di potenziamento, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento. Spetta al dirigente scolastico decidere come utilizzare questi docenti, anche in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati. L’organico viene determinato su base regionale e ha durata triennale Le istituzioni scolastiche individuano il FABBISOGNO di posti dell’organico dell’autonomia in relazione all’offerta formativa che intendono realizzare tenendo conto del monte orario degli insegnamenti della quota di autonomia dei curricoli degli SPAZI DI FLESSIBILITA’ delle iniziative di potenziamento dell’offerta formativa delle attività progettuali. Il Fabbisogno viene individuato al fine di raggiungere i seguenti obiettivi prioritari: valorizzazione e potenziamento competenze linguistiche potenziamento competenze logico matematiche e scientifiche sviluppo delle competenze di CITTADINANZA ATTIVA sviluppo di comportamenti responsabili legati al rispetto della legalità, dell’ambiente, dei beni paesaggistici e del patrimonio culturale potenziamento delle discipline MOTORIE sviluppo delle COMPETENZE DIGITALI potenziamento della DIDATTICA LABORATORIALE Prevenzione e contrasto della DISPERSIONE scolastica, DEL BULLISMO e del CYBERBULLISMO, potenziamento INCLUSIONE SCOLASTICA Apertura della scuola al territorio Incremento dell’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO Potenziamento dell’italiano L2 per stranieri Definizione di un SISTEMA DI ORIENTAMENTO Stile di apprendimento, definizione e in che modo il docente deve riflettere in tal senso Gli stili di apprendimento rappresentano le modalità secondo cui i diversi individui apprendono. 20 Lo stile d’apprendimento individuale, insieme alle caratteristiche psicologiche del soggetto(competenze emotive e abilità competenze sociali), influenza la scelta delle strategie che ciascuno ritiene più adeguate alla propria personalità Mentre gli stili d’apprendimento sono difficilmente modificabili, in quanto si ricollegano a tratti fondamentali della personalità, sulle strategie d’apprendimento sia l’insegnante che lo studente hanno capacità d’intervento diretto, per correggere o migliorare atteggiamenti dimostratisi problematici o improduttivi. Dal punto di vista dell’insegnante, la conoscenza degli stili d’apprendimento è uno strumento da non sottovalutare. Gli stili d’apprendimento hanno infatti il loro corrispettivo negli stili d’insegnamento, ovvero le preferenze del docente nella scelta e nella presentazione del materiale e delle attività di classe. Lo stile d’insegnamento dell’insegnante può essere basato sul suo stile d’apprendimento, o sull’imitazione di modelli osservati quando era studente. Una discrepanza tra lo stile d’insegnamento e lo stile di apprendimento di alcuni, o molti, studenti potrebbe avere come conseguenza negativa una notevole perdita d’efficacia dell’insegnamento. E’ quindi molto importante che l’insegnante conosca non solo l’esistenza di vari stili d’apprendimento, ma anche sia il più possibile a conoscenza delle caratteristiche individuali di ciascuno studente. Conoscere gli stili di apprendimento degli studenti e modulare lo stile d’insegnamento per centrarlo il più possibile sul discente possono migliorare molto la didattica ed il clima di classe. L’insegnante deve attuare anche un lavoro metacognitivo orientato al riconoscimento del proprio stile in modo da non esserne condizionato durante la progettazione e la pratica didattica. L’obiettivo del docente è quello di intercettare gli stili di apprendimento e le caratteristiche personali di ciascun studente al fine di utilizzare diverse modalità e canali per la presentazione dei contenuti didattici. Per lo studente è importante conoscere il proprio stile di apprendimento Lo studente, guidato dal docente, non solo deve scoprire quali strategie sono più consone al suo stile cognitivo, ma anche come allenarsi ad utilizzare quelle che gli creano più difficoltà. In questo modo ogni studente potrà dedicarsi al processo di apprendimento con minore ansia e maggior motivazione. Per individuare gli stili di apprendimento degli studenti può essere utile somministrare questionari mirati ad indagare le abitudini di studio e i canali preferenziali utilizzati per studiare. Molto utile si rivela inoltre l’attività di osservazione del docente. METACOGNIZIONE e didattica metacognitiva I primi studi sulla metacognizione risalgono agli anni 70 . In questo periodo lo psicologo Flavel introdusse il concetto di METAMEMORIA che indica la conoscenza e controllo dei propri processi di memoria. Il termine metacognizione indica la consapevolezza ed il controllo che l’individuo ha dei propri processi cognitivi. Le Raccomandazioni del Consiglio D’Europa del 2006 recepite in Italia nel 2007 indicano tra le 8 competenze chiave la capacità di Imparare a imparare, la quale comprende la consapevolezza del proprio stile di apprendimento e di saper strutturare strategie di apprendimento adeguate alla situazione. 21 La didattica metacognitiva richiede allo studente di assumere un atteggiamento attivo e responsabile nei confronti dei propri processi di apprendimento L’approccio metacognitivo riserva un ruolo fondamentale all’insegnante: quello di facilitatore e mediatore di cambiamenti strutturali negli studenti. La motivazione e la fiducia da parte dell’insegnante sono elementi essenziali in questo tipo di approccio. Infatti la cura e l’impegno educativo per alimentare il processo di metacognizione deve passare prima attraverso la capacità dell’insegnante di saper contenere i problemi degli alunni, poi attraverso l’offerta dello stimolo alla stessa metacognizione, sollecitando l’alunno a riflettere sulle proprie modalità di acquisizione, gestione e organizzazione delle informazioni. In questo modo lo studente prende coscienza dei propri processi cognitivi (stili cognitivi), del proprio stile di apprendimento e di come strutturare strategie di apprendimento adeguate alla situazione. La metacognizione è uno strumento molto utile, soprattutto per chi ha difficoltà di apprendimento, relazionali e ritardi mentali lievi. La ricerca educativa degli ultimi anni propone la “didattica cooperativa metacognitiva”, frutto dell’associazione della metacognizione e dell’apprendimento cooperativo. Questo si è rivelato un metodo innovativo ed efficace, poiché considera la persona-alunno nella sua globalità e ne promuove il pieno sviluppo cognitivo, relazionale ed emozionale. EMPATIA L’empatia è la capacità di mettersi nei panni dell’altro per comprendere le sue richieste e i suoi bisogni, pur mantenendo in modo consapevole i confini tra l’identità personale e quella altrui. Stern parla di “sintonizzazione”, cioè la capacità di entrare in sintonia emotiva con lo stato interno dell’altro, sentire come si sente l’altro, partecipare emotivamente al suo stato emotivo. Goleman, nei suoi studi sull’intelligenza emotiva, individua nell’empatia una delle sue componenti. La chiave per comprendere i sentimenti e le emozioni altrui sta nella capacità di leggere i messaggi non verbali, infatti raramente gli individui riescono a verbalizzare le proprie emozioni. Rogers mette l’empatia tra uno dei fattori principali per realizzare una corretta relazione d’aiuto. L’insegnante, secondo Rogers, è innanzitutto un facilitatore, forte di una capacità empatica nei confronti dei propri alunni, con cui riesce a stabilire un efficace rapporto interpersonale entro cui possa prodursi un libero apprendimento. L’insegnante empatico riesce dare una connotazione emotiva agli oggetti di conoscenza, regola sapientemente la prossemica, aggiungendo vicinanza fisica dove occorra, sa suscitare sorpresa , curiosità, voglia di scoprire e sapere. L’insegnante può aiutare gli alunni a sviluppare l’empatia in due modi Creando un clima di empatia che susciti una dimensione di coesione emotiva e di partecipazione solidale nell’intera classe Attraverso attività specifiche di alfabetizzazione emotiva, insegnando cosa sono le emozioni, a cosa servono , come si esprimono Tali attività possono essere svolte in circle time attraverso una discussione sul tema o dopo la visione di un film, o attraverso il role playing che aiuta a mettersi nei panni degli altri. NEURONI SPECCHIO 22 La Partecipazione degli studenti nella scuola secondaria di secondo grado si esplica anche: nella rappresentanza degli studenti nei consigli di classe, nel consiglio di istituto e nel comitato di valutazione docenti con ruolo consultivo e propositivo nella possibilità di istituire un Comitato studentesco nella possibilità di indire assemblee di classe e di istituto nella condivisione del patto di corresponsabilità L’APPROCCIO MULTISENSORIALE e il VAK pag 234 e 237 Per porre in atto una didattica inclusiva è necessario un approccio multisensoriale, è necessario coinvolgere piu’ canali percettivi. Nel caso di deficit sensoriali molto importante risulta l’attivazione dei sensi vicarianti. (es disabilità visiva udito, manipolazione). Inoltre un approccio multisensoriale ha una maggiore probabilita’ di andare incontro ai diversi stili di apprendimento. Il metodo VAKT si fonda proprio su questo assunto. I canali coinvolti dal VAK sono: Visivo: individui il cui apprendimento privilegia canali visivi , quindi apprende utilizzando mappe, schemi, disegni Auditivo: il soggetto che apprende ascoltando: narrazioni, filmati, registrazioni delle lezioni Kinestetico : tipico di coloro che imparano facendo e che si trovano quindi a loro agio on le attività pratiche e laboratoriali (l’aspetto tattile rientra in questa categoria) MEDIATORI DIDATTICI I mediatori didattici vengono definiti da Damiano come ciò che agisce da tramite tra soggetto e oggetto nella produzione di conoscenza. Mediatore didattico è ogni dispositivo che rende efficace la relazione tra insegnamento e apprendimento innescando e sostenendo i momenti del rapporto formativo. Damiano individua 4 tipi di mediatori didattici: ATTIVI : fanno ricorso all’esperienza diretta, al learning by doing (es esperimento scientifico) ICONICI: utilizzano le rappressentazioni grafiche e spaziali (immagini, schemi , mappe concettuali, carte geografiche, film) ANALOGICI : possibilità di apprendimento insite nel gioco, nella simulazione, nella drammatizzazione (role playing) SIMBOLICI: utilizzano i codici di rappresentazione convenzionali e universali come quelli linguistici (lezione frontale) L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO La legge 517/77 ha istituito la figura dell’insegnante specializzato sul sostegno. La Legge 104/1992 all’ art 13 dispone che :“Gli insegnanti di sostegno assumono la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipando alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli interclasse, dei consigli di classe e dei collegi dei docenti”. La 104/92 assegna la contitolarità della classe all’insegnante di sostegno in ogni ordine e grado di istruzione. 25 La legge 104/92 afferma inoltre che l’insegnante di sostegno collabora attivamente alla predisposizione del PEI (Piano educativo individualizzato) finalizzato a garantire le linee di continuità educativa. Il docente di classe ha il compito di adottare gli obiettivi delle discipline alle competenze dell’alunno disabile attraverso attività di approfondimento o ripasso di un aspetto del programma, strutturando percorsi metacognitivi su strategie e processi, utilizzando metodologie didattiche come esperienze di peer tutoring, cooperative learning, didattica laboratoriale. Per una reale ed efficace integrazione sono necessari il coinvolgimento attivo e la presa in carico da parte di tutti i docenti del consiglio di classe. La costruzione di una rete intorno alle persone con disabilità è condizione essenziale per un reale processo di integrazione. La capacità indispensabile dell’insegnante di sostegno è quella di SAPER COLLABORARE non solo con il team docenti di classe, ma anche con la famiglia del disabile, con i servizi sanitari e le agenzie presenti sul territorio. L’insegnante di sostegno ha quindi un ruolo centrale nell’attivazione e regolazione della rete di sostegno a supporto delle politiche inclusive. Deve predisporre in modo corretto le attività di osservazione, curare il rapporto con la famiglia del disabile, impostare le basi del profilo di funzionamento e del PEI, organizzare le verifiche in corso d’anno, effettuare incontri con gli specialisti ASL, essere in costante collegamento sia con il referente per il sostegno che con il gruppo di lavoro per l’inclusione (GLI) Tre sono le caratteristiche essenziali di un docente di sostegno: 1. Il senso di iniziativa: deve porsi in modo attivo di fronte al compito , cercando di capire cosa deve fare e consultando i colleghi per organizzare strateggie , deve assumere il coordinamento dell’azione rivolta all’alunno con disabilità anche in sede di consiglio di classe. Un docente che si pone in atteggiamento passivo come gregario al docente curricolare indebolisce il proprio ruolo 2. Essere competente:deve avere un ampio bagaglio di competenze didattiche speciali 3. deve essere percepito come una persona che si interessa di comprendere la situazione di disabilità del suo allievo, che cura la documentazione (fascicolo individuale), consulta gli specialisti, imposta l’osservazione in modo corretto, frequenta corsi per tenersi aggiornato. 4. Buone capacità comunicative e relazionali: deve saper tenere una buona relazione con i colleghi, saper gestire il conflitto, instaurare una modalità collaborativa, assumere la funzione di coordinare in consiglio di classe nel momento in cui si discute intorno La progettazione integrata e il curricolo integrato La Legge 104/92 afferma che l’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona con handicap nell’APPRENDIMENTO, nella COMUNICAZIONE, nelle RELAZIONI e nella SOCIALIZZAZIONE. Il diritto all’educazione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento ne’ da altre difficoltà connesse all’handicap La progettazione educativa dell’alunno con disabilità quindi dovrà individuare interventi equilibrati tra apprendimento e socializzazione. La socializzazione è uno strumento di crescita e dovrà essere integrata attraverso pratiche didattiche come il cooperative learning e il peer tutoring L’educazione dell’alunno con disabilità deve avvenire all’interno della classe, limitando i momenti fuori della classe e soltanto se espressamente previsti dal PEI. (la cm 153/1988 sottolinea che è illegittimo istruire l’alunno con disabilità facendolo uscire dalla classe, salvo nei casi in cui un 26 periodo di attività individuale fuori dalla classe sia espressamente previsto dal PEI e concordato tra docenti curricolari, di sostegno e famiglia). In alcune occasioni si riuscirà a lavorare su obiettivi comuni mentre in altre occasioni questi dovranno essere ridotti o modificati. E’ necessario anche se complesso pensare a obiettivi comuni. A questo proposito risultano molto utili le domande fondamentali di Tortello: C’è almeno una cosa fra le tante previste per tutta la classe che può essere svolta anche dall’alunno disabile? C’è almeno una cosa fra quelle contemplate per gli alunni disabili che può essere proposta anche agli altri compagni di classe? Anche quando non è possibile creare degli adattamenti degli obiettivi che consentano nell’alunno disabile un apprendimento è comunque utile farlo partecipare alla cultura del compito, in questo modo si sentirà parte integrante del gruppo classe e questo lo motiverà anche nei compiti che lo vedono maggiormente protagonista. I processi inclusivi si devono fondare su processi di PROGRAMMAZIONE INTEGRATA che coinvolgano tutto il personale docente. E’ indispensabile per una corretta definizione del PEI la collaborazione e cooperazione di tutto il team docenti. L’insegnante inclusivo (cottini) Il profilo dell’insegnante inclusvo si fonda su quattro valori essenziali: Valutare la diversità degli alunni considerando la differenzà come una risorsa e una ricchezza Sostenere gli alunni, mostrando stima e fiducia nelle loro capacità Lavorare con gli altri: saper collaborare Sviluppare un aggiornamento professionale personale continuo: i docenti sono responsabili di attuare una formazione permanente per tutto l’arco della vita , di tenersi costantemente aggiornati Come creare un Clima inclusivo Tre sono i fattori che possono promuovere un clima positivo, sintomo dello star bene a scuola, nella classe ai fini di un buon processo di inclusione : 1. La qualità e l’intensita delle relazioni 2. Lo stimolo all’apprendimento di tutti e di ciascuno 3. La modalità di conduzione e gestione della classe da parte del docente Un altro fatto è dato dalla classe come ambiente fisico deve risultare accogliente, suscitare un senso di benessere. Nel processo di integrazione dell’alunno disabile nella classe risulta molto importante l’attivazione della risorsa compagni. Questo può avvenire in 3 modi: Una modalità informale volta a sviluppare una rete di amicizie, promuovendo un clima collaborativo, favorendo l’interazione dell’alunno disabile con gli altri compagni di classe, valorizzando le abilità prosociali (empatia, saper aiutare gli altri, la condivisione, l’assertività, l’ascolto attivo), ponendosi come un modello positivo di aiuto, introducendo momenti di riflessione sulle diversità e attività di simulazione che possano aiutare a entrare nei panni degli altri 27 5. imparare ad imparare: l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni sia a livello individuale che di gruppo 6. competenze sociali e civiche: competenze che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa. 7. spirito di iniziativa e imprenditorialita': senso di iniziativa, imprenditorialitò, creatività, innovazione, l’assunzione di rischi, pianificare e gestire progetti per raggiungere obiettivi 8. consapevolezza ed espressione culturale: consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive Pensiero critico, creatività, iniziativa, capacità di risolvere i problemi, valutazione del rischio, assunzione di decisioni e capacità di gestione costruttiva dei sentimenti svolgono un ruolo importante per tutte le 8 le competenze chiave CREATIVITA’ – Riferimenti normativi Nelle raccomandazioni del Parlamento Europeo del 2006 si afferma che la creatività svolge un ruolo importante per lo sviluppo di tutte le 8 le competenze chiave La Legge 107/2015 comma 181 (lettera g) promuove il sostegno della creativita' connessa alla sfera estetica Per la prima volta sono individuati in maniera strutturale i temi della creatività quali componenti del curricolo e riguardano: l’ area musicale-coreutica, l’area teatrale-performativo, l’area artistico-visivo, l’area linguistico creativo In particolare le scuole secondarie di secondo grado possono prevedere percorsi curricolari o extrascolastici all’interno del PTOF dedicati allo sviluppo dei temi della creatività. 30 Differenza tra inclusione e integrazione (pavone) La logica dell’integrazione garantisce il rispetto dei bisogni educativi personali all’interno della scuola di tutti attraverso LA QUALITA’ e la FLESSIBILITA’ degli interventi di programmazione, organizzazione e didattica. L’integrazione ha introdotto l’insegnante di sostegno, la programmazione individualizzata (PEI) che deve avvenire collegialmente tra docenti e con gli operatori sociosanitari e la riduzione del numero di allievi per classe in presenza di un compagno disabile. Integrare significa inserire una persona in un ambiente perché ne diventi parte organica. Il concetto alla base dell’integrazione è che la qualità dell’azione educativa e didattica è data dal RECIPROCO adattamento tra individuo e contesto oltre alla disponibilità di risorse efficaci ed efficienti. Nell’integrazione sussiste ancora una visione MEDICA della disabilità in quanto lo studente disabile va tutelato sulla base di un intervento specializzato. La logica dell’inclusione garantisce alla persona disabile di entrare a pieno titolo nella comunità, alla pari di tutti gli altri. Il termine deriva dall’inglese inclusion che significa “essere parte di qualcosa”. La logica inclusiva promuove il successo scolastico di ogni studente indipendentemente dalle caratteristiche individuali e sociali .Essa si basa sul modello sociale della disabilità che mette in relazione la salute e il contesto in cui vive. La disabilità viene vista come uno stato di salute in un contesto sfavorevole. Secondo i Disability Studies e’ la società a porre barriere alla partecipazione alla vita sociale delle persone disabili. Una società pienamente giusta deve garantire a tutti i membri una vita dignitosa e soddisfacente (salute, istruzione, appartenenza alla comunità, autodeterminazione…). Secondo la logica inclusiva quindi è la scuola che deve adattarsi alle diversità degli allievi e considerare le differenze come una risorsa, una ricchezza. Partecipazione delle famiglie dei disabili e rapporti con insegnante di sostegno Il dlgs 66/2017 rafforza la partecipazione e la collaborazione delle famiglie nei processi di inclusione scolastica. La famiglia rappresenta un punto di riferimento essenziale per la corretta inclusione scolastica dell’alunno con disabilità sia in quanto fonte di informazioni preziose sia in quanto luogo in cui avviene la continuità fra educazione formale ed educazione informale L’insegnante di sostegno nel gestire i rapporti con la famiglia deve costruire un rapporto di fiducia e scambio. L’insegnante deve mostrarsi alla famiglia come persona attenta non solo alle difficoltà 31 dell’allievo disabile ma soprattutto alle potenzialità e alle risorse, in una prospettiva che guarda a un futuro di autonomia della persona adulta. L’insegnante di sostegno deve puntare ad attivare la risorsa famiglia per una collaborazione e condivisione di obiettivi educativi e strategie. La famiglia ha diritto a partecipare sia alla formulazione del profilo di funzionamento sia a quella del PEI e alle loro verifiche. La documentazione (fascicolo individuale) deve essere resa sempre disponibile alle famiglie e consegnata quando richiesta. Nella scuola secondaria di secondo grado risulta importante informare le famiglie circa il percorso educativo che consente allo studente disabile l’acquisizione del solo attestato di credito formativo piuttosto che del diploma (a norma del dlgs 62/2017) DIDATTICA LABORATORIALE Possiamo definire il laboratorio come luogo fisico e mentale che porta il soggetto al centro dell’apprendimento. La didattica laboratoriale è una didattica volta a realizzare un prodotto che ha senso per i partecipanti. L’approccio è quello del Learning by doing della Teoria dell’Attivismo Pedagogico di Dewey. Lo studente è al centro del processo di apprendimento La didattica laboratoriale consente di creare situazioni di apprendimento che: privilegiano la costruzione della conoscenza e non la sua riproduzione; presentano compiti autentici; consentono rappresentazioni multiple della realtà; favoriscono la riflessione e il ragionamento (metacognizione) favoriscono la costruzione cooperativa della conoscenza. Sviluppano le competenze sociali dell’allievo Il laboratorio favorisce l’apprendimento pratico e situato: l’apprendimento del sapere insieme al fare, dove il sapere teorico non è disgiunto dal saper fare concreto. La didattica laboratoriale si fonda anche sulla teoria dell’inseparabilità tra riflessione, linguaggio e azione di J. B. Bruner, DIDATTICA PER PROGETTI Il metodo dei progetti nella didattica è stato introdotto da W.H. Kilpatrick nel 1918 quando, recepita l’impostazione di Dewey sull’insegnamento come formazione della personalità dello studente, propose di impostare tutto il lavoro scolastico come percorso progettuale Lavorare per progetti significa pianificare, coordinare, organizzare le risorse nello svolgere attività tra loro correlate e finalizzate al raggiungimento di un obiettivo predefinito in presenza di vincoli e condizioni di rischio Lo studente è al centro, l’insegnante ha il ruolo di consigliere-coordinatore e deve aiutare gli allievi a dare un significato al lavoro svolto. La didattica per progetti consente di creare situazioni di apprendimento che: privilegiano la costruzione della conoscenza e non la sua riproduzione; presentano compiti autentici; consentono rappresentazioni multiple della realtà; favoriscono la riflessione e il ragionamento (metacognizione) favoriscono la costruzione cooperativa della conoscenza. 32 flessibilità: la capacità di adottare strategie diverse e l'elasticità nel passare da un compito a un altro che richieda un approccio differente; originalità: attitudine a formulare idee uniche e personali, differenti da quelle prodotte dalla maggioranza. elaborazione: ovvero l'abilità di dare concretezza alle proprie idee. Quanto piu’ questi fattori sono presenti nell’individuo tanto piu’ potrà sperimentare la capacità creativa DE BONO Negli anni 60 Edward De bono conia il termine Pensiero Laterale per contrapporlo al pensiero verticale. Il pensiero verticale: è il pensiero logico e sequenziale che affronta un problema passo passo E’ tipico della mente che ragiona, e segue regole ben precise e ben si adatta ai problemi chiusi Il pensiero laterale: guarda ai diversi punti di vista da cui affrontare un problema, anche inusuali e innovativi. E’ un pensiero ESPLORATIVO e GENERATIVO. Ci si muove in diverse direzioni per affrontare un problema PROCESSO CREATIVO Wallas ha studiato il processo creativo individuando 4 fasi 1. Preparazione: momento in cui l’individuo raccoglie dati, vaga con la mente, pensa in modo libero 2. Incubazione : questa fase è propedeutica alla successiva, è l’elaborazione inconscia dell’idea creativa 3. Illuminazione:è la fase in cui l’idea creativa si palesa 4. Verifica: la valutazione critica dell’idea innovativa BLOCCHI ALLA CREATIVITA’ Tutti noi possediamo una capacità creativa, è innata nell’individuo, anche se presente in misura diversa. La società di oggi predilige un pensiero logico, e la capacità creativa si va sempre piu’ atrofizzando, seppellita da condizionamenti individuali (psicologici) e culturali. Secondo Bendin esistono 3 tipi di blocchi alla creatività: Blocchi di tipo percettivo: la difficoltà a percepire relazioni insolite tra le cose Blocchi di tipo emotivo: la paura di sbagliare, di passare per una persona stravagante, di cadere nel ridicolo Blocchi di tipo culturale: la volontà di conformarsi ai modelli sociali TECNICHE CREATIVE Le tecniche creative si basano sulle regole CQSM: 35 Censura abolita: sia nei confronti delle proprie che delle idee altrui Quantita prima di tutto: all’inizio interessa piu’ la quantita che la qualità Stravaganza benvenuta: piu’ le idee sono strane, nuove, innovative e meglio è Moltiplicazione sistematica: per generare nuove idee si può partire da idee altrui, combinare due idee Le principali tecniche sono: Brainstorming: è una discussione di gruppo volta a generere il piu’ alto numero di idee su una questione scelta Concassage (frantumazione) Sinettica si va per analogia : rendere familiare ciò che è estraneo e rendere estraneo ciò che è familiare Mappe mentali Buzan: tecnica ASSOCIATIVA, rappresenta le associazioni di idee in forma grafica Metodo della parola casuale: generare idee partendo da una parola scelta a caso La provocazione: produrre idee sotto forma di provocazione Tecnica dei 6 cappelli Consiste nell’indossare ognuno un cappello che rappresenta il diverso punto di vista da cui può essere visto un problema. Oltre che creativa è anche una tecnica metacognitiva, perché porta a riflettere sui proprie processi di pensiero Cappello bianco: ragionamento analitico (analisi e raccolta informazioni) Cappello rosso: emotività Cappello blu: controllo, è quello che conduce il gioco, stabilendo metodi e obiettivi prioritari Cappello verde: creatività Cappello nero: pessimista Cappello giallo: ottimista MAPPE CONCETTUALI: Vennero teorizzate da Novak anni 70 sulla base del concetto di apprendimento significativo di AUSUBEL. La mappa concettuale è la rappresentazione grafica della rete di relazioni tra più concetti, a partire da un concetto di partenza. Le mappe servono per rappresentare in un grafico le proprie conoscenze intorno ad un argomento specifico secondo un principio cognitivo di tipo costruttivista, per cui ciascuno è autore del proprio percorso conoscitivo all'interno di un contesto. Le mappe concettuali mirano a contribuire alla realizzazione di apprendimento significativo, in grado di modificare le strutture cognitive del soggetto e contrapposto all'apprendimento meccanico, fondato sulla memorizzazione. Favoriscono anche la metacognizione. Secondo il modello VAK le mappe concettuali sono utili per uno stile di apprendimento VISIVO. RICERCA AZIONE: Metodo di indagine introdotto da Kurt Lewin all’interno della Teoria del campo Si caratterizza per la circolarità del processo OSSERVAZIONE - VALUTAZIONE – AZIONE 36 Si pone come obiettivo quello di analizzare una pratica didattica al fine di migliorarla Il docente svolge 2 ruoli: Ricercatore attivo Produttore di strategie e materiali didattici L’apprendimento assume un valore significativo perché nasce dall’esperienza. Riguarda sia i docenti che gli allievi, riflette sull’azione didattica e la formalizza Tutti gli attori , docenti e allievi, devono collaborare e partecipare al processo. OSSERVAZIONE E’ lo strumento principale per la realizzazione del progetto educativo, ha come fine non solo l’analisi ma anche il cambiamento. L’educatore osserva e individua i bisogni, le difficoltà e i problemi dell’allievo che agendo manifesta le sue necessità. Prima di procedere con l’osservazione bisogna definire l’obiettivo da perseguire L’osservazione può essere: Diretta che si divide in partecipata e non partecipata Indiretta Nel processo di insegnamento l’osservazione è sempre diretta e partecipata Può essere di due tipi MIRATA: volta a cogliere un dettaglio specifico della vita scolastica di un allievo GUIDATA: volta a cogliere l’evoluzione dell’alunno nel tempo L’osservazione deve essere svolta in modo consapevole, quindi con un obiettivo ben definito e in modo sistematico Gli strumenti di osservazione sono: DIARIO SCHEDA o GRIGLIA REGISTRAZIONI QUESTIONARIO INTERVISTA TEST GLI ASSISTENTI ALLA PERSONA O PER L’AUTONOMIA E LA COMUNICAZIONE Non sono insegnanti o personale della scuola, ma figure garantite dagli enti locali che si occupano di attività per favorire l’autonomia, la comunicazione e la socializzazione degli alunni con disabilità. Possono anche aiutare gli alunni a studiare e a svolgere i compiti, ma sempre su indicazione degli insegnanti. 37