Scarica Secondo libro dell'Eneide e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Analisi Letteraria solo su Docsity! Tacquero insieme tutti e fissavano attenti gli sguardi. Quindi così prese a dire il padre Enea dall'alto divano --> famoso inizio Cala il silenzio nella sala in seguito alla richiesta di Didone di raccontare la sua storia; tutta l'attenzione viene concentrata su Enea, protagonista libro 2 che narrerà in prima persona; la prima parte narra però di fatti che conosce ma in cui non ha avuto partecipazione fattiva Divano= torus, in cui banchettavano i romani Infandum regina iubes renovare dolorem Mi chiedi regina di rinnovare un dolore indicibile --> famoso attacco Farebbe a meno di ripercorre le vicende piene di sofferenza ma lo farà per soddisfare la regina Ricorda Odissea 7 quando la regina Arete gli chiede di raccontargli le sue sofferenze e lui dice che è faticoso raccontare le sue sofferenze ma lo fa perché gliel'ha richiesto; in Eneide chiave più patetica: nessuno potrebbe fermare il suo pianto MA (=avversativa) se proprio vuole lo farà NB: in realtà sia Enea che Odisseo ben predisposti a raccontare Struttura del libro= ordinata, sequenza di pannelli, andamento cinematografico con susseguirsi di vicende dinamiche Inizia a parlare del cavallo di Troia: questa parte gli deriva da una conoscenza successiva, posteriore dei fatti, che gli permettono di colmare le sue lacune conoscitive Dono propizio agli dei per il ritorno a casa ma in realtà era nascosto Greci (visti dal vinto Enea): si calca sull'inganno dei Greci; non riconosce la loro capacità militare, nega la virtus e insiste sul loro dolos, sulla loro vittoria conseguenza del loro inganno Troiani sono ingenui, credono davvero che se ne siano andati (tornati a Micene--> luogo di origine della principale delegazione di Agamennone); strano e inquietante dono --> Dilemma del cavallo di Troia: una fazione vuole portarlo all'interno, una fazione vuole distruggerlo o controllare il ventre Oltre a questo episodio sono raccontati la morte di Priamo e la perdita della moglie Creusa; Enea rimane narratore interno come Odisseo in Omero Emergono due temi: Fato Pietas Se Eneide 1 ripercorreva narrativamente un ideale dell'Odissea 5, 6, 7 e 8, Eneide 2 ha similitudini narrative con Odissea 9, 10, 11 e 12. Nonostante queste vicinanze, è importante ricordare che i Greci (e quindi anche Odisseo) sono i nemici di Enea e lo saranno per tutto il racconto. Sono loro ad aver distrutto la città soprattutto grazie ai loro inganni --> Greci= fonte d'inganno (Odisseo e Sinone); Troiani= ingenuità ma dotati di pietas Enea in particolare appare come un guerriero all'inizio, quindi più concentrato sulla gloria e salvezza individuale in un eroismo tipicamente omerico, mentre più avanti diventa un futuro leader, quindi più concentrato sulla gloria e salvezza per il bene collettivo e campione della pietas. Ma pur essendo campione della pietas, Enea talvolta farà fatica a controllare la sua ira ed il suo furore. --> come si trasforma quindi Enea da guerriero a leader? Il processo di trasformazione del suo eroismo parte già dalla caduta di Troia. Qui Enea accede alla conoscenza del piano divino della caduta di Troia e dentro di lui si accendono due sentimenti: Dapprima è un eroe ancora in fieri, in definizione, con tentazioni di vario tipo che non possono essere assecondate Poi l'eroe apprende il fato e con la sua conoscenza arriva anche l'accettazione Modelli--> Omero, come Virgilio, usa una cornice per giustificare il racconto dell'avventura di Odisseo, ovvero il banchetto (=stessa cornice di Eneide). Tra gli avvenimenti ci sarà anche l'episodio del cavallo di Troia (Odissea 8, vv 499-520), ma non sarà trattato nel dettaglio. Altre fonti descriveranno meglio l'accaduto e da esse Virgilio prende spunto: Piccola Iliade (Lesche) Presa di Troia- Ilioupersis (Arctino) Ilioupersis (Stesicoro) Ma oltre all'epica, Virgilio prende spunto da alcune tragedie per dare più pathos alle scene che descrive, aiutato anche dall'aumento di tragicità dato dall'uso della voce narrante interna: Tragedie di Sofocle (=Sinone e Laocoonte) Tragedie Romane (=Equus Troianus di Nevio) Il dilemma del cavallo di Troia Alcuni troiani sono stupiti dal cavallo, come ad esempio Timete (=parente di Priamo; Priamo gli aveva ucciso moglie e figlio a causa di una profezia); Enea non capisce se stessero partecipando alle trame dei Greci o se avessero semplicemente agito perché così avevano stabilito i destini della città (=Enea sa la storia di Timete e apre una pista interpretativa). Altri troiani sostengono di dover distruggere il cavallo. --> massa incerta che litiga= ricorda Eneide 1, prima similitudine del poema secondo cui tempesta suscitata dai venti è paragonata ad una folla rivoltosa sedata dall'oratore Anche in Odissea 8 ci viene presentato il dilemma dicendoci che c'erano 3 posizioni: O spaccare il cavo legno col bronzo spietato O sul ciglio della roccia tirarlo e precipitarlo giù dalle rupi Oppure lasciarlo come un gran voto che valesse a placare gli dei Si specifica poi che prevale l'idea che il cavallo sia votivo e viene introdotto Virgilio introduce il personaggio di Laocoonte, visto personalmente da Enea scendere dalla rocca perché ha intuito ciò che potrebbe succedere. Egli insinua il sospetto (=come possono fidarsi dei Danai? Si sono scordati del campione d'inganno Odisseo?--> Odisseo si vanta nell'Odissea di essere astuto, mentre nell'Eneide sarà un punto negativo). Inoltre fa delle ipotesi reali e dice di non fidarsi del cavallo (=buona coscienza dei troiani che si sarebbero dovuti interrogare dell'oggetto misterioso) Non vi affidate al cavallo, vi si cela un trucco--> lucreziano; contrapposizione tra Religio (tema importante nel dererum naturae; in vari punti condanna la religio e si oppone all'idea della superstizione perché ricevere e credere senza chiedersi nulla è sbagliato) e Razionalità. Religio= deriva da religo (legare); connotazione superstiziosa della religione, tutto ciò che si allontana dalla razionalità--> Laocoonte dice ai troiani di essere troppo creduloni, troppo "superstiziosi", credono troppo senza ragionare, chiede di controllare cosa c'è all'interno Enea ha un brivido al solo ricordare i due rettili gemelli che puntano al lido: virtuosismo descrittivo di Virgilio (=i loro petti eretti tra i flutti, e le irte creste sanguigne superano le onde, il resto del corpo rade indietro le acque e inarca le immani groppe in volute). I motivi per i quali gli animali sono usciti dall'acqua e hanno portato devastazione ci sono dati solo alla fine dell'episodio. Le loro lingue si muovono come fuoco (altro elemento importante; il fuoco brucerà Troia). Tutti fuggono ma loro cercano Laocoonte e dapprima l'uno poi l'altro abbracciando i suoi due figli cominciano a mangiare a morsi Laocoonte e chi cerca di aiutarlo viene stretto dai serpenti. Laocoonte come toro abbattuto con la scure che fugge ferito--> non sarà Sinone la vittima sacrificale ma Laocoonte. Esaurito il loro compito, i serpenti si rifugiano senza esitazione sulla rocca in cui c'è la statua della Pallade Atena e si accucciano lì--> la dea che avrebbe dovuto proteggere i troiani dimostra la sua protezione nei confronti dei Greci (ma i troiani non lo sanno, anche se è evidente). I troiani credono che i serpenti siano usciti perché Laocoonte ha puntato la lancia contro il cavallo e ha osato violare il fianco del cavallo, un dono votivo dei Greci per Pallade. I Troiani accolgono quindi l'idea di sbrecciare i muri e spalancare le porte della città --> Enea non figura in queste prime fasi del libro; è presente e testimone oculare, ma non ha ruolo attivo. Sbrecciare i muri e spalancare le porte sembra che indichi la sua partecipazione, ma poi i verbi tornano alla terza persona e quindi non si comprende se vi abbia davvero partecipato. Dei rulli vengono posizionati sotto il cavallo e dei capestri sono usati per trascinarlo dentro, mentre Cassandra si contrappone tra il cavallo e i concittadini. Ordigno fatale--> parole dell'Enea narratore; verbi che evocano la figura del serpente che striscia sono usati in riferimento al trasporto dell'ambiguo cavallo Il cavallo inciampa 4 volte sulla soglia (cattivissimo auspicio in antichità!) e all'interno risuonano le armi. Ma i troiani sono ciechi e sordi a tutti i segnali La metafora del serpente in Eneide 2 Bernard Knox, Il serpente e la fiamma: le immagini del secondo libro dell'Eneide --> articolo degli anni '50 i cui contenuti e tesi sono solide e degne di essere considerate imagery--> insieme di immagini, tessitura di immagini ricorrenti all'interno di un testo/di un'opera; imagery di Eneide 2: significato distruttivo, fuoco, violenza acqua, tempesta, lupi (caduta cataclismica). L'immagine più importante è quella del serpente: ha un importante rilievo, che riveste una funzione prioritaria dell'interpretazione del secondo libro Inizialmente l'immagine è fortemente collegata all'idea di inganno e occultamento, mentre si conclude con l'immagine delle fiamme. Sono le azioni dei Greci ad essere raffigurate attraverso dei paragoni espliciti o indiretti o allusivi (es: metafora) con il serpente. Il serpente è associato a volte all'immagine della fiamma, tanto che le due figure condividono verbi, applicati sia al rettile che alla lingua di fuoco (fischiare, strisciare…). Il serpente è però innanzitutto legato a ciò che i Greci ordiscono soprattutto nella prima parte del libro e quindi è connesso alla concezione di inganno/dolos. Il serpente è inoltre collegato alla violenza come nell'episodio di Laocoonte (caso + emblematico), in cui i serpenti non sono solo una metafore ma sono reali e tematizzati, escono dalla superficie marina, strisciano verso la terra ferma e attaccano a morsi quei corpi. Il serpente è quindi l'animale associato ai Greci, perché veicola un'idea di ferocia, inganno ed è riconducibile all'immagine della fiamma/fuoco: tutti espedienti che i Greci utilizzano per la distruzione della città. I Greci hanno sempre tratti feroci, qualcuno più di altri (es: Pirro, rappresentazione iperbolica della ferocia, non c'è verso di indurlo a più miti consigli). Il serpente non è solo simbolo di violenza e distruzione: può anche farsi simbolo di rinascita dal momento che ha la caratteristica di spogliarsi della sua vecchia pelle e con la muta rivestirsi di una nuova pelle, ringiovanire. Ciò si nota ad esempio alla fine del libro, anche se non è molto sviluppato --> dalle ceneri di Troia risorgerà Roma: il serpente annuncia infatti in modo trionfale la certezza della rinascita di Troia; 3 riferimenti espliciti al serpente nei vv. 199 e seguenti--> il sacerdote di Nettuno Laocoonte sta immolando un toro enorme presso un altare quando dalle acque di Tenedo due serpenti uguali con spire immense assieme prendono il mare e puntano verso la riva; i due serpenti sovrastano le onde (=fiamme sovrastano le case; fuoco come serpenti); dietro sull'acqua striscia il corpo ed il dorso si snoda in cerchi immensi (le fiamme lambiscono e superano i tetti in fiamme; hanno un elemento ligneo nei loro occhi e con le lingue lambiscono la bocca; strisciando si rifugiano nel tempio di Minerva; questo è l'unico caso in cui non c'è una metafora perché i serpenti sono reali con un reale potere distruttivo, che svolgono un'importante ruolo nell'economia del libro 2 perché permettono di farci comprendere la reazione dei troiani; oltre alle loro caratteristiche reali hanno anche un valore profetico perché lasciano intravedere l'imminente caduta della città rinunciando alla figura di Laocoonte che nessuno interviene a salvare (i troiani fuggono), egli è un ostacolo da eliminare perché si intromette tra Troia ed il suo destino già predestinato di cadere; a Tenedo, da dove provengono i serpenti, sono nascosti i Greci che torneranno a distruggere Troia: i serpenti gemelli sono definiti geni, un termine che viene utilizzato anche in riferimento ai fratelli atriti Agamennone e Menelao--> essi preannunciano l'arrivo dei geni umani, i Greci; l'associazione tra serpenti e atriti è sottolineata da cosa i due fratelli faranno poi a Troia la sensazione della paura si insinua nei petti degli spettatori: viene utilizzato qui il termine insinuat (v. 229); la reazione dei troiani alla vista dei serpenti e alla morte che i serpenti distribuiscono ai figli di Laocoonte e al sacerdote, provano una paura che li farà cedere e aprire le porte al cavallo: tolto di mezzo Laocoonte i troiani cedono alla paura, ben disposti nei confronti di quel cavallo; la paura che si insinua ricorda i movimenti dei serpenti (v. 208: compare il verbo sinuat, il dorso si snoda in cerchi immensi)in un richiamo probabilmente non casuale perché la paura che avvolge i troiani è la stessa provocata dai serpenti; i troiani contribuiscono attivamente all'ingresso del cavallo e in una sorta di potere autodistruttivo innescano la distruzione della città: sono loro stessi a rompere le mura per far passare il cavallo; rotarum lapsus: rulli scorrevoli; lapsus= scorrimento, scivolamento; questo termine viene usato in riferimento ai serpenti che portato a compimento il loro intervento scivolano verso il tempio di Minerva e questo loro scivolamento è definito lapsu (stessa parola in altro caso); sempre in riferimento alla "macchina fatale" si dice che essa scivola in mezzo alla città, il che in latino suona come medite in labitu urbi: ha la stessa radice del termine lapsu--> tra i vv. 224 e 240 l'immagine del serpente è estesa al cavallo, per indicarne l'essenza pericolosa, distruttiva ed ingannevole Ai vv. 250-253: silenziosi nelle loro case un sonno profondo avvince le membra stanche dei troiani, avvince-abbraccia-avvolge= complectitur, iunctura di sopor (sonno) con il verbo complector (avvolgere) non ricorre altrove, è una iunctura inedita. Anche in questo momento sembra inserirsi un'allusione serpentina, con elementi di natura lessicale: essi richiamano l'episodio di Laocoonte, nella precisione ciò che i serpenti fanno sulle membra dei figli di Laocoonte--> c'è un riferimento qui alle membra= artus; c'è poi la presenza del termine amplexus, dal verbo amplector, che è simile a complector; il sonno che avvinghia come le spire che avvinghiano; il sonno dovrebbe essere piacevole ma non lo è un'ultima similitudine c'è tra il fuoco che lambisce le case e i serpenti che lambiscono le coste Sinone serpentino È vero che il suo nome ricorda sinomai, ma richiama anche sinus o sinuo, termini in riferimento generalmente ai serpenti. Enea riporta le parole del greco pari pari e quando esso racconta della sua fuga dice di essersi nascosto in una palude tra le erbe e usa il verbo delitui, delitecere, termine poco comune in latino ed impiegato per descrivere cosa fanno i rettili quando rimangono nascosti nella vegetazione similitudine ad Androgeo che si imbatte in Enea e nei suoi compagni; il serpente gioca un ruolo di un certo interesse perché c'è una similitudine con l'eroe Greco. quando Enea si sveglia si getta nella mischia non ascoltando Ettore, incontra molto presto Androgeo; le parole che vengono usate per introdurlo ricordano quelle per introdurre Laocoonte nel primo episodio in cui lo incontriamo; mania comitante caterba, con grande folla accompagnante: si ripete nella stessa posizione finale e uguale come corrispondenza formulaica (infrequente in Virgilio) che veicola un significato di somiglianza tra Androgeo e Laocoonte, come ci viene confermato dalla similitudine del serpente che segue--> Androgeo sarà abbattuto dai troiani quando Androgeo si accorge chi sono egli tenta di fuggire e reagisce come chi ha appena calpestato in modo distratto un serpente nascosto nell'erba che fa un balzo ritirandosi pieno di terrore; in questo caso il serpente è associato ai troiani (rovesciamento dei ruoli) in quanto per un breve tratto essi indossano i panni degli ingannatori; ucciso Androgeo e gli altri strapperanno loro le armi e proveranno a farsi strada nella mischia, agendo sine virtus cum dolos, fingendo di essere chi non sono episodio di Pirro Neottolemo, il quale dà la morte a Priamo e al figlio ed è introdotto con una similitudine serpentina in cui il serpente viene citato esplicitamente l'apparizione di Pirro sancisce la fine degli inganni: egli manifesta in modo aperto la sua violenza, senza inganno o artificio, ma tutto è ampiamente alla luce del sole; ma anche qui c'è un richiamo ai serpenti di Laocoonte: come i serpenti danno morte a Laocoonte e figli presso un altare, Neottolemo darà la morte a Polite e a suo padre Priamo in prossimità di un altare; Alcuni Greci trascinano Cassandra fuori. Loro intervengono per aiutarla ma i troiani li vedono e cercano di farli fuori. Ritornano anche i Greci dapprima allontanati e si accorgano del travestimento assaltandoli Corevo è il primo a morire. Poi muoiono molti altri. Enea si abbandona alla città che ormai non esiste più. Priamo e Troia finiscono per identificarsi--> Troia non può continuare ad esistere e rimanere in piedi dopo la morte del suo re, anche se Ecuba vive (sarà assegnata ad Odisseo). --> una figura seduta regge un bimbo e viene colpita da un'altra figura. Si tratta di Priamo, colpito da Neottolemo; disteso nel grembo c'è Astianatte. Neottolemo uccide violentemente Astianatte Non c'è modo di fermare gli achei. Il focus narrativo si sposta dinanzi all'androne, sull'orlo della soglia con Pirro che balza, balenante di punte e furore. --> Pirro è Neottolemo; è conosciuto con questo nome Neo= nuovo tolem= battaglia; il nuovo eroe, il giovane eroe, la nuova battaglia; Troia non sarebbe caduta se il figlio di Achille non l'avesse raggiunta Forse mi chiederai qual è il destino di Priamo--> si rivolge a Didone Priamo, dopo aver visto la morte del figlio Poliade (fatto gravissimo); ricorda che suo padre avrebbe potuto ucciderlo nella sua tenda, ma lui lo risparmiò in quanto supplice e gli restituì Ettore, mentre lui viola la memoria paterna (=come aveva fatto menzionando Peleo ad Achille). Neottolemo invece ha daddy issues quindi non gli frega. Priamo lancia la lancia contro di lui e Pirro risponde in modo sprezzante e gli dice che potrà raccontare lui direttamente ad Achille queste cose. Facendolo annaspare nel sangue del figlio, lo uccide tagliandogli la testa--> il suo corpo giace in una stele lignea senza nome --> Priamo come Pompeo? Enea è mero osservatore e non interviene a proteggere la famiglia di Priamo ed Ecuba, è impotente di fronte l'azione del nemico Meccanismo di colpa-punizione--> Neottolemo è campione di hybris, l'esagerazione, il comportamento arrogante e superbo che valica i confini della moralità; avrà quindi conseguenze molto gravi. Neottolemo sposerà Andromaca, ma ha una sposa legittima Ermione, dalla quale non riesce ad avere figli. Ermione, figlia di Elena, è amata da Oreste, il quale lo ucciderà e sposerà Ermione Enea ha un sussulto e si risveglia; l'immagine del padre richiamata da Priamo non funziona con Neottolemo ma funziona con Enea che ripensa ad Anchise; la presenza dei famigliari è ciò che fa allontanare l'eroe dalla città. Attorno a lui c'è la devastazione e quindi non gli resta che volgersi verso la sua abitazione Questo passo è di Virgilio? PASSO DI ELENA--> nascosta sulla soglia del tempio di Vesta; odiata da entrambi gli schieramenti perché causa e origine di molte morti. Egli è preso dal furor contro di lei, ma lui è un eroe armato che vuole fronteggiare una donna disarmata; lei tornerà a casa scortata e per questo ci sono tanti morti? Enea sa che non gli verrà gloria dall'uccidere una donna, pure sarà elogiato per aver estinto la giusta pena contro di lei. L'eroe vive il dilemma e non sa che fare dinanzi alla sciagura/obbrobrio (=Elena, in lat. Nefas), in una disumanizzazione nefasta dell'individuo. La morte di Elena le procurerebbe la meritata pena. Quando sta per mettere mano alla spada e darsi ad una furiata mente (furor), una passione violenta che non lo abbandonerà fino alla fine di Eneide 2, interviene a fermarlo e orientare altrove i suoi pensieri la madre: Venere gli appare in quanto dea (a differenza che in Eneide 1) trasfigurata di luce, che è una luce chiarificatrice, che fa vedere e comprendere a fondo le cose mentre Enea vive un momento di forte confusione e fa cose che non dovrebbe fare e azioni fallimentari. Venere gli chiede "quid furis?" ovvero perché smani: caratterizzazione dell'eroe in preda al furor che deve crescere, maturare e diventare un eroe più responsabile. Venere gli dice poi di pensare a suo padre, sua moglie e suo figlio che se non fossero sotto la sua protezione sarebbero già in mano greca. Smentisce le idee del figlio: non è Elena la causa di tutti i mali o Paride (-->interpretazione umana), ma sono gli dei che non sono più favorevoli a Troia e che la vogliono inabissare e nessuno può cambiare la loro decisione. Affinché Enea le creda, Venere squarcia il velo (=reale e metaforico, velo reale e false convinzioni di Enea) e gli fa vedere gli dei stessi che strappano la città dalle sue fondamenta, compreso Nettuno e Giunone accanita è la prima a distruggere le porte Scee, c'è Atena e anche Zeus che compatti rinvigoriscono l'esercito greco e provocano la caduta e la distruzione della città. Dopo questo momento Venere si nasconde e ad Enea appaiono le funeste visioni Questo passo non compare in nessuno dei manuscritti di Virgilio, ma solo dai commentatori tardo-antichi di Servio e nel servius auctus (altra forma di commento). --> problemi sollevati: Non viene riportato nei principali manuscritti Il contenuto: Enea si sta dirigendo verso la propria abitazione per recuperare padre e altri famigliari e si imbatte in Elena e pensa di mettere mano alla spada e darle la morte; esso è un problema di decorum/prepon (=sinonimi: convenienza di ciò che è etico; non è etico dare la morte a una donna disarmata); Enea sa che se lo farà non gli verrà gloria ma vuole farlo per vendicare la città; Servio legge il passo ma si interroga sulla sua opportunità Contraddizione interna: Elena si trova all'interno del tempio di Vesta nascosta lontano dalla vista di Greci e Troiani in quanto è all'interno del palazzo di Priamo; ma ciò è opposto a ciò che viene detto in Eneide 6, quando Enea scende agli inferi e trova Deifobo, figlio di Priamo a cui Elena era andata in sposa ed egli dice che lei non si trovava nella casa di Priamo ma quella di Deifobo; refuso per mancata revisione o perché non è suo? È autenticamente virgiliano? --> pro idea che sia virgiliano Noi lo lasciamo qui, perché in tempi recenti la critica lo riconosce come genuino; la sua espunzione diventerebbe problematica in quanto poi non avrebbe senso l'episodio seguente. L'apparizione di Venere sarebbe di difficile comprensione senza l'episodio di Elena: lei prende per il braccio Enea e lo trattiene. Questa azione ricorre anche in Iliade 1, quando Achille che si accende di ira dinanzi all'offesa inflitta da Agamennone, dopo la lite furibonda, mette mano alla spada e cerca di dare la morte al nemico, ma Atena gli impedisce di compiere l'azione prendendolo per i capelli. -->entrambi eccessi, piccolo momento intertestuale che depone a favore della paternità virgiliana dell'episodio Leda, madre di Elena, ebbe due figli con l'umano Tindaro e due con Zeus, il quale si era unito a lei sotto forma di Cigno. Elena tindarica è in realtà figlia di Zeus e vanta componente divina. Anchise Enea fa ritorno nella propria abitazione dove ritrova Anchise ed il resto della sua famiglia. Il padre, vecchio genitore, oppone resistenza: è un personaggio stanco, che in più occasioni si oppone alla fuga, non vuole seguire il figlio alla via dell'esilio e rappresenta un ostacolo del piano del fato. Anchise vuole che Enea e i suoi partano, ma non vuole seguirli. --> nuovo dilemma dell'eroe Anchise dice che se gli dei avessero voluto che lui continuasse a vivere allora avrebbero preservato la città. Gli basta una distruzione (=generazioni precedenti; Laomedonte aveva ricevuto Nettuno e Apollo al suo servizio, i quali si erano offerti di edificare le mura della sua città in cambio di una ricompensa ma egli non pagò mai i suoi debiti e così Nettuno aveva voluto che Esione, figlia di Laomedonte, fosse esposta in riva al mare agli attacchi di un mostro marino. Eracle aveva riscattato la fanciulla in cambio di cavalli divini datigli da Giove. Laomedonte si era sottratto al pagamento. Eracle uccide Laomedonte e danneggia la città di Troia: il precedente sovrano si era sottratto ai pagamenti richiesti dai suoi benefattori divini e umani). Anchise si era unito con Venere e si era vantato di ciò, attirandosi la punizione di Giove con l'invio di una saetta che lo aveva colpito al piede--> continua a rifiutarsi e a dire che gli dei sono contro di lui. Dinanzi alla reazione di Anchise iterata e insistita, Enea torna alla sua precedente intenzione e desidera di morire in battaglia. L'eroe è tale se combatte fino alla morte: deve morire ma solo combattendo, come se ritornasse all'inizio del libro, l'apparizione di Ettore e la visione di Venere non sono bastate. Creusa gli urla che se lui va a combattere lei sarebbe potuta rimanere vedova e finire in mano ai Greci--> come addio tra Andromaca ed Ettore Accadimento inatteso--> omina, prodigi; la lingua di fuoco sulla testa di Iulo appare con la forma di serpente, ma qui non suggerisce idea di rovina, ma di rinascita. C'è un futuro, un riscatto per i sopravvissuti e la famiglia di Enea. Lingua di fuoco che lambisce (=verbo da serpente)--> Tito Livio racconta che Servio Tullio era stato adottato da Tarquinio Prisco perché era stato visto da lui e la moglie ricoperto da una fiammella; Albalonga deriverà da Iulo e poi Roma da Albalonga. Enea preso dalla paura commette un errore di interpretazione, è un cattivo interprete degli eventi, mentre Anchise si fa buon interprete: trasformazione da vecchio stanco e inutile a figura chiave aiuto del figlio e interprete (ciò continua anche per Eneide 3); sarà quindi l'aiutante che lo porterà a trovare la meta corretta Anchise qui capisce che si tratta di un omen e chiede un auguri a Giove, una conferma. I