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Guide e consigli
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elaborato individuale teologia, Esercizi di Teologia

elaborato individuale sostitutivo all'esame del professor. Maffeis. sviluppo di una delle tracce

Tipologia: Esercizi

2020/2021

Caricato il 31/05/2021

Cinzia_Bonomelli
Cinzia_Bonomelli 🇮🇹

4.3

(7)

21 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica elaborato individuale teologia e più Esercizi in PDF di Teologia solo su Docsity! Traccia 7: La guerra e la promozione della pace «L'edificazione della pace esige prima di tutto che, a cominciare dalle ingiustizie, si eliminino le cause di discordia che fomentano le guerre. Molte occasioni provengono dalle eccessive disparità economiche e dal ritardo con cui vi si porta il necessario rimedio. Altre nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone e, per accennare ai motivi più reconditi, dall'invidia, dalla diffidenza, dall'orgoglio e da altre passioni egoistiche. Poiché gli uomini non possono tollerare tanti disordini avviene che il mondo, anche quando non conosce le atrocità della guerra, resta tuttavia continuamente in balia di lotte e di violenze. I medesimi mali si riscontrano inoltre nei rapporti tra le nazioni. Quindi per vincere e per prevenire questi mali, per reprimere lo scatenamento della violenza, è assolutamente necessario che le istituzioni internazionali sviluppino e consolidino la loro cooperazione e la loro coordinazione e che, senza stancarsi, si stimoli la creazione di organismi idonei a promuovere la pace» (Gaudium et spes, n. 83). Quest’estratto, tratto dalla Costituzione Gaudium et spes, uno degli ultimi documenti del Concilio ecumenico Vaticano II, ovvero il ventunesimo e il più recente concilio ecumenico della Chiesa cattolica, fa riferimento ad uno dei temi fondamentali trattati nel consiglio: il rapporto guerra-pace. Questa costituzione, infatti, promulgata il 7 dicembre 1965, reca nella propria dizione (a differenza ad esempio di Lumen gentium o Dei Verbum che sono costituzioni dogmatiche, o Sacrosanctum concilium, una semplice costituzione) l’aggettivo pastorale, in quanto attraverso di essa il Concilio voleva presentare l’atteggiamento che la Chiesa nutre verso il mondo e gli uomini di oggi. Il Concilio Vaticano II rivolge, infatti, la sua parola non solo ai cristiani ma a tutti gli uomini: a tutti vuol esporre come esso intende la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo contemporaneo. L’uomo dei nostri giorni, infatti, vive un periodo nuovo della storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all'insieme del globo e si ripercuotono sull'uomo stesso, sul suo modo di pensare e d'agire, facendo scontrare aspirazioni e aspetti drammatici della vita e generando ansiose questioni sull'attuale evoluzione del mondo e sul destino ultimo delle cose e degli uomini. Per questo il Concilio non potrebbe dare una dimostrazione più eloquente di solidarietà, di rispetto e d'amore verso l'intera famiglia umana instaurando con questa un dialogo arrecando la luce che viene dal Vangelo. Il Concilio, quindi, offre all'umanità la cooperazione sincera della Chiesa per salvare l'uomo ed edificare l'umana società, al fine d'instaurare la fraternità universale che corrisponde alla vocazione evangelica. È l'uomo dunque, considerato nella sua unità e nella sua totalità, il cardine di tutta l’esposizione. L'umanità non potrà tuttavia portare a compimento l'opera che l'attende, ovvero costruire un mondo più umano per tutti gli uomini su tutta la terra, se non si volgerà con animo rinnovato alla vera pace. La pace non è la semplice assenza della guerra, né la stabilità dell'equilibrio delle forze avverse ma è l’opera della giustizia (come spiega Isaia 32,7), quindi la volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l'assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessarie. In tal modo la pace è frutto anche dell'amore, il quale va oltre quanto può apportare la semplice giustizia. Solo l’amore può infatti scongiurare il pericolo della guerra totale, questione sentita con estrema urgenza sia nel Concilio sia nel secolo a cui esso appartiene. Il progresso delle armi scientifiche, infatti, ha enormemente accresciuto l'orrore e l'atrocità della guerra; le azioni militari se condotte con questi mezzi, possono produrre distruzioni immani e indiscriminate, pericolo reso ancora più temibile dall’intricata rete delle relazioni internazionali che creano un’interdipendenza senza precedenti. Anzi, se mezzi di tal genere, quali ormai si trovano negli arsenali delle grandi potenze, venissero pienamente utilizzati, si avrebbe la reciproca e pressoché totale distruzione delle parti contendenti, senza considerare le molte devastazioni che ne deriverebbero nel resto del mondo e gli effetti letali che sono la conseguenza dell'uso di queste armi. A tal proposito mi sembra opportuno ricordare l’enciclica Pacem in terris del sommo pontefice Giovanni PP. XXIII, la quale afferma che ogni essere umano è soggetto a diritti e doveri, tra i più importanti (insieme ai diritti riguardanti i valori morali e culturali, Il diritto di onorare Dio secondo il dettame della retta coscienza, Il diritto alla libertà nella scelta del proprio stato, i diritti attinenti al mondo economico, i diritti a contenuto politico) troviamo in primis il diritto all’esistenza e ad un tenore di vita dignitoso, fatto che comporta il diritto all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili per un sufficiente tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, alle cure mediche, ai servizi sociali necessari, il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla propria volontà. Davanti allo stato di degradazione e alle atrocità di gran lunga superiori a quelle dei tempi passati, che sono avvenute nel corso del Novecento, il Concilio intende innanzi tutto richiamare alla mente il valore immutabile del diritto naturale e dei suoi principi universali. Viene riconosciuto il diritto dei governi alla legittima difesa, ma distinguendo bene il servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed il voler imporre il proprio dominio su altre nazioni; a tal proposito vengono ricordate anche varie convenzioni internazionali, per rendere meno inumane le azioni militari e le loro conseguenze e porre, quindi, un freno alle atrocità della guerra. La condanna assoluta dell’atto bellico porta l’enciclica a chiedere l'azione internazionale per evitarlo, si chiede infatti che venga istituita un'autorità pubblica universale dotata di efficace potere per garantire a tutti i popoli sicurezza, osservanza della giustizia e rispetto dei diritti. Ma prima che questa auspicabile autorità possa essere costituita, è necessario che la pace derivi spontanea dalla mutua fiducia delle nazioni, piuttosto che essere imposta ai popoli dal terrore delle armi, eliminando così le cause di discordia che fomentano le guerre. Molte occasioni belliche provengono dalle eccessive disparità economiche e dal ritardo con cui vi si porta il necessario rimedio, altre nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone e, per accennare ai motivi più reconditi, dall'invidia, dalla diffidenza, dall'orgoglio e da altre passioni egoistiche. La solidarietà attuale impone anche che si stabilisca una maggiore cooperazione internazionale in campo economico: se infatti quasi tutti i popoli hanno acquisito l'indipendenza politica, si è tuttavia ancora lontani dal poter affermare che essi siano liberati da eccessive ineguaglianze economiche. A tal fine si richiede l'opera di esperti stranieri, i quali nel prestare la loro azione, si comportino non come padroni, ma come assistenti e cooperatori. Inoltre, altre risorse devono essere loro date dalle nazioni progredite, sotto forma di dono, di prestiti e d'investimenti finanziari. In questo quadro di cooperazione internazionale, essenziale appare il compito dei cristiani nell'aiuto agli altri paesi, nell’edificazione dell'ordine internazionale, nel rispetto delle legittime libertà; il tutto in un atteggiamento di fraternità universale che comporti Il dialogo fra tutti gli uomini. Mai come oggi i singoli individui hanno avuto un senso così acuto della libertà, ma paradossalmente questo è proprio il periodo in cui insorgono i più gravi contrasti politici, sociali, economici, razziali e ideologici. Una così rapida evoluzione, spesso disordinatamente realizzata, e la presa di coscienza delle discrepanze esistenti nel mondo, generano o aumentano contraddizioni e squilibri: i paesi in via di sviluppo o appena giunti all'indipendenza desiderano, infatti, partecipare ai benefici della civiltà moderna non solo sul piano politico ma anche economico, e liberamente compiere la loro parte nel mondo; invece cresce ogni giorno la loro distanza e spesso la dipendenza anche economica dalle altre nazioni più ricche. Per la prima volta nella storia umana, i popoli sono oggi persuasi che i benefici della civiltà possano e debbano realmente estendersi a tutti. In realtà sotto tutte queste rivendicazioni si cela un'aspirazione più