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Angela Davis: Donne classe e razza, Appunti di Storia

Riassunto completo del libro di Angela Davis

Tipologia: Appunti

2021/2022
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Caricato il 23/06/2022

FrancescaRaff
FrancescaRaff 🇮🇹

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8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Angela Davis: Donne classe e razza e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! 1971: Il saggio scritto da Angela Devis mentre era in carcere costituisce il nucleo originario di “Danne, razza e classe”. Obiettivi del saggio: - Sfatare il mito del Matriarcato Nero secondo cui le donne avrebbero beneficiato di più potere degli uomini nello schiavismo, causa di gravi conseguenze politiche all’interno del movimento antirazzista, in particolare delle correnti aderenti alla formula “Black Power” (espressione del 1966). - Mettere in luce il ruolo dimenticato delle donne nere nelle ribellioni contro lo schiavismo.  I miti del matriarcato nero e della donna Nera castrante, ebbe grande diffusione anche nelle comunità afroamericane.  Influenzato dal nazionalismo nero di Malcom X, il “Black Power” della seconda metà degli anni ’60 ne ereditò anche i tratti misogini: la liberazione dell’uomo nero dall’alienazione psicologica causata dal razzismo, doveva avvenire tramite la riconquista della mascolinità castrata dall’oppressione razziale. Aprile 1977: Meno di sei anni dopo la pubblicazione del saggio del 1971, il collettivo di femministe lesbiche afroamericane, Combahee River Collective, pubblicò un testo che può essere considerato come uno dei testi politici seminali del femminismo nero americano. Questo testo cita il saggio della Devis e rappresenta una delle prime esplorazioni femministe dell’intreccio di oppressione di genere. In “donna classe e razza” Davis pone l’accento sul fatto che ogni movimento di liberazione deve tener co to della storia e delle esperienze dei soggetti in gioco. Davis adotta un approccio marxista riguardo alla questione del rapporto strutturale tra capitalismo americano e oppressione delle donne di colore. Questo libro è considerato uno dei testi seminali del femminismo nero americano, il quale ci invita ad abbandonare il provincialismo che vede il soggetto “donna” come omogeneo e figlio di una stessa oppressione; le identità di genere non sono mai neutre dal punto di vista razziale; quindi, l’oppressione di genere assume forme diverse a seconda dell’identità etnica, religiosa o razziale. Le incessanti dispute sulla promiscuità sessuale, o sulle inclinazioni matriarcali, oscuravano la comprensione delle donne nere durante la schiavitù. Tra gli studi più recenti il più illuminante è la ricerca di Herbert Gutman sulla famiglia nera: Gutman ha detronizzato la tesi del matriarcato nero. Le Nere differirebbero dalle bianche solo nella misura in cui le aspirazioni domestiche delle prime, erano limitate dalle esigenze del sistema schiavistico. Devis sostiene che per ogni ricerca sulle vite delle donne Nere deve vedere come punto di partenza la loro condizione di lavoratrici. Il sistema schiavistico classificava i neri come “beni mobili”, esse erano dunque prive di genere per lo schiavista l’oppressione delle donne era identica all’oppressione degli uomini, ma queste erano anche vittime di abusi sessuali. Con l’abolizione della tratta internazionale, gli schiavisti si affidarono alla riproduzione naturale per incrementare la popolazione di schiavi. Le donne nere erano più spesso valutate in base alla loro fertilità: erano “riproduttrici” ma non vere “madri” poiché i loro figli potevano essere venduti e allontanati. Queste donne non venivano esonerate dal lavoro nei campi, né durante la gravidanza, né con i bambini piccoli, che spesso erano portati dalle donne nelle piantagioni mentre queste lavoravano. Siccome le donne nere erano a malapena considerate “donne”, il sistema schiavista doveva scoraggiare la supremazia maschile nera, per evitare una pericolosa rottura nella catena di comando. L’uso di donne schiave in sostituzione delle bestie da soma nelle miniere del sud fece sì che molte di queste acquisirono qualità considerate tabù nella società del diciannovesimo secolo divennero consapevoli del loro enorme potere: la capacità di produrre e creare.  L’inferiorità della donna venne confermata in modo ancora più drastico dal capitalismo industriale. Il termine “donna” divenne sinonimo di “madre/casalinga”, tali etichette portavano con sé uno stigma di inferiorità. Tra le donne Nere questo lessico non trova posto. Le relazioni maschio-femmina fra schiavi non potevano conformarsi al modello ideologico dominante. 1965: Lo studio sulla “Negro Family” noto come “The Moynihan Report”, collegava I problemi sociali ed economici della comunità Nera ad una struttura familiare di tipo Matriarcale. Il finale di questo studio invitava l’autorità maschile ad affermarsi nella famiglia nera. Il lavoro pionieristico a supporto di questa tesi è il testo del 1939 dal Franklin Frazier, con il suo “The Negro Family”: Frazier travisò lo spirito di indipendenza e di fiducia in sé stesse che le donne Nere avevano sviluppato, deplorando il fatto che Né la necessità economica né la tradizione avevano installato nella donna Nera lo spirito di insubordinazione. Nel 1976 con “The black family in Slavery and freedom” Gutman mette in luce come innumerevoli famiglie di schiavi furono separate con la forza, ma che i legami di amore sopravvissero all’assalto furioso della schiavitù. Sfortunatamente Gutman non ha cercato di determinare la vera posizione delle donne nella famiglia di schiavi, ma ha comunque dimostrato l’esistenza di una complessa vita famigliare che comprendeva alla stessa maniera marito e moglie. Nel saggio del 1971 di Devis, ha definito la portata delle funzioni domestiche della donna schiava: essa lavorava nei campi ma provvedeva anche ai bisogni degli uomini e dei figli, e proprio eseguendo quel lavoro che a lungo è stato un’espressione centrale dell’inferiorità delle donne, la Nera in catena poteva contribuire a mettere le basi di una qualche autonomia. Ad ogni modo, il lavoro domestico non era esclusivamente a carico delle donne, vi era un’equa divisione del lavoro fra marito e moglie i Neri hanno compiuto una vera impresa: hanno trasformato un’uguaglianza negativa data dalla schiavitù, in una qualità positiva: l’egualitarismo fra le loro relazioni sociali. Molte donne tentarono di fuggire al Nord, come la celebre Harriet Tubman soprannominata la “Mosè degli afroamericani”, Harreit guidò più di 300 persone lungo la ferrovia sotterranea. Fu anche l’unica donna degli Stati Uniti a guidare una truppa nella Guerra di Secessione (1861-1865). Fra il 1862 e il 1864 gli schiavi fuggiaschi formano le “comunità Maroon”, fungevano da basi per le spedizioni contro le piantagioni vicine e talvolta dirigevano progetti di ribellione. La resistenza era molto ingegnosa, tanto che in Louisiana una schiava insegnò a leggere e a scrivere a centinaia di Neri nelle “scuole di mezzanotte”, poiché aperte dalle 23 circa alle due di notte.  Devis individua uno dei più grandi paradossi nello schiavismo: soggiogando le donne con lo sfruttamento, si gettarono le base affinché con atti di resistenza esse reclamassero l’uguaglianza nelle relazioni sociali una scoperta terrificante per i padroni, che cercarono di rompere questa catena di uguaglianza con una forte repressione, soprattutto sulle donne. I castighi per le donne erano superiori rispetto agli uomini, lo stupro diventò un modello istituzionalizzato nel sistema schiavitù: lo stupro era un’arma di dominio e repressione.  Il tema degli abusi sessuali non è stato considerato nella letteratura sulla schiavitù, dando per scontato che le donne fossero compiacenti e che incoraggiassero le “attenzioni sessuali” dei bianchi.  Le donne che partecipavano al movimento abolizionista si sentivano particolarmente offese dalle aggressioni sessuali verso le donne schiave: queste donne bianche hanno contribuito in maniera inestimabile alla campagna contro la schiavitù, ma spesso non sono riuscite a comprendere la complessità della condizione delle schiave. Le partecipanti ero donne bianche, protestanti, della costa atlantica. Donne impegnate istruite, benestanti e sposate, impegnate contro la schiavitù ed impegnate nel risveglio religioso. Con la riunione convocata a Seneca Falls vicino a New York, ebbe inizio la prima manifestazione del femminismo occidentale come movimento, non più solo teoria ma movimento collettivo. - La “Dichiarazione dei sentimenti” Argomento principale fu il matrimonio e gli effetti negativi che questo aveva sulle donne: le privava dei diritti di proprietà rendendo le mogli dipendenti dai mariti, esigendo l’assoluta obbedienza delle mogli, basando sulla supremazia dell’uomo le leggi sul divorzio. Le donnejjjjj, inoltre, erano soggette a disuguaglianza anche in termini di educazione, dato che molte vie le erano precluse. - Queste femministe identificano la donna con il sentimento e come tale diversa dal maschio, che è ragione. Solo che rovesciano i termini. La ragione si identifica con egoismo e aggressività, il sentimento è la vera virtù, sia nella sfera domestica sia in quella politica. Non lo scrivono direttamente, ma lo dobbiamo ricostruire noi diverse per natura dai sentimenti. - femminismo statunitense nasce rivendicando l’uguaglianza nella differenza, la parità ma con la consapevolezza uomini e donne sono sia fisicamente sia intrinsecamente diverse. Le virtù di cura e assistenza non sono segno di una debolezza come ritenevano gli uomini, al contrario devono rientrare a far parte della politica. Lo stato non deve esser solo stato e guerra, ma deve essere anche assistenza, cura e pace  questo lo possono garantire solo le donne. - “L’America ha dato il voto al più pezzente ed ignorate dei maschi, ma non alla donna”, vogliono l’abolizione della schiavitù ma continuano a considerare i neri inferiori. Sono: WASP white anglo- saxon protestant. - Un altro punto caratterizzante del femminismo statunitense è che pensavano che gli uomini non dovessero partecipare, è la prima presa di posizione separatista. Delle donne per le donne possono parlare solo le donne.  Queste donne non parlavano a nome di tutte le donne, quasi ignoravano le donne bianche della classe operaria, ignoravano le Nere. Le donne della classe operaia, vittime di una doppia oppressione in quanto donne e operaie, a partire dagli anni ’20 realizzarono scioperi e proteste, sfidando la supremazia maschilista a loro modo. Ironia della sorte, di tutte le donne di Seneca Falls, l’unica che visse a lungo per esercitare il suo diritto al voto fu proprio un’operaia, una delle poche presenti: Charlotte Woodward. Nessun riferimento invece era stato fatto per le Nere. Due anni dopo Seneca Falls si svolse la prima convention nazionale sui diritti delle donne alla quale partecipò anche Sojourner Truth, sostenitrice dell’abolizionismo e dei diritti delle donne, eliminò con logica irrefrenabile le pretese secondo cui la debolezza femminile era incompatibile con il suffragio, e impartì una pesante sconfitta alla tesi maschilista del “sesso debole” respingendo l’idea che il suprematismo maschile fosse un principio cristiano. “non sono forse una donna?”. Molte furono le donne che inizialmente si opposero a lasciarla parlare perché nera. Nel frattempo, un numero sempre più vasto di nere stava manifestando il proprio impegno verso la libertà e l’uguaglianza in maniera meno direttamente connessa con il nuovo movimento per i diritti delle donne. I più radicali abolizionisti bianchi consideravano la schiavitù un’istituzione disumana e detestabile, una forma arcaica di trasgressione della giustizia. Ma non volevano ammettere che il lavoratore e l’operaia bianchi del nord, seppur liberi, non fossero poi tanto diversi dagli schiavi del sud in quanto a razzismo. La rivolta del 1863 del nord vide centinaia di persone nere ferite o uccise dai bianchi. Alla prima riunione della Equal Rights Association nel 1867 Elizabeth Stanton richiamò la tesi per cui era più importante che ottenessero il diritto di voto le donne che gli uomini neri. Finita la guerra Civile le collaboratrici di Stanton chiesero al partito Repubblicano di essere ricompensate per il loro impegno bellico attraverso il suffragio femminile, ma i repubblicani non lo concessero. Essi, infatti, erano maggiormente interessati al suffragio maschile dei neri: questa era una mossa tattica finalizzata ad assicurare l’egemonia politica del partito Repubblicano nel sud. Questa mossa fece indignare le femministe della Equal Rights Association. Le partecipanti all’associazione davano per scontato che l’abolizione del sistema della schiavitù avesse elevato il popolo nero a una posizione nella società statunitense paragonabile in ogni aspetto a quella delle donne bianche di classe media. Questa ipotesi ignorava l’assoluta precarietà della nuova “libertà” che il popolo nero aveva appena conquistato durante il periodo postbellico. Frederick Douglass riteneva il voto un mezzo di sopravvivenza al fine di completare il processo, terminato solo nominalmente, di dissoluzione della schiavitù.  Le Rivolte di Memphis e New York nel Maggio e Luglio del 1866 videro decine de Neri uccisi per mano dei bianchi, e Nere stuprate o in gruppo o singolarmente.  Douglass sottolinea quanto la situazione dei neri fosse diversa da quella delle donne bianche della classe media. La vita dei neri era fisicamente in pericolo. Douglass vedeva l’estensione del suffragio ai neri, intanto, come il completamento della prima metà delle nostre richieste.  Al congresso del 1867 Sojourner Truth si era opposta a Douglass perché se gli uomini di colore avranno il voto ma le donne no, i Neri saranno i padroni delle Nere, e le cose andranno male come prima. Le femministe non mancarono di appoggiare chiunque fosse utile alla causa, anche i razzisti. Susan B. Anthony elogiò pubblicamente James Books, un filoshiavista, per sostenere il suffragio femminile. Rappresentando gli stessi interessi della vecchia classe di proprietari di schiavi, il Partito democratico sosteneva le donne solo per ostacolare i repubblicani. Nel 1869 all’Assemblea della Equal Rights Association, il XV emendamento che proibiva la discriminazione in base alla razza, al colore e alla razza (ma non al genere!) era a un passo dal diventare legge. Le femministe si opposero fortemente, nonostante le richieste di ascolto di Douglass.  Sojourner Truth riconobbe il pericoloso razzismo che stava alla base dell’opposizione delle femministe al suffragio maschile dei Neri.  Lo scioglimento della Equal Rights Association mise fine alla tenue ma potenzialmente straordinaria alleanza fra il movimento di liberazione dei neri e quello per le donne. Dopo l’emancipazione: Dopo l’emancipazione le masse nere si ritrovarono in un indefinito stato di peonaggio (= forma di lavoro forzato) Il sistema dei lavori forzati non faceva differenze tra lavoro maschile e lavoro femminile. Attraverso un sistema di lavori forzati i neri erano obbligati a stare dietro ai soliti ruoli scolpiti negli anni della schiavitù. Uomini e donne erano arrestati e imprigionati col minimo pretesto per poi essere dati in affitto dalle autorità come lavoratori forzati. Le donne erano più esposte alle brutali violenze del sistema giudiziario. Gli abusi sessuali che avevano patito in maniera continuativa durante la schiavitù non si fermarono con l’avvento dell’emancipazione. Per almeno un centinaio di anni un numero significativo di donne non riuscì a sfuggire al lavoro domestico. Uno degli aspetti più umilianti del servizio domestico nel sud era la revoca temporanea delle leggi di Jim Crow nel momento in cui un servitore nero di trovava ad accompagnare un bianco. La condizione vulnerabile delle lavoratrici domestiche ha continuato ad alimentare i persistenti miti sull’immoralità delle donne nere. In questi anni il censimento divenne una prova della tesi per cui “i neri sono servitori, i servitori sono neri”.  Le donne nere che lavoravano in casa consideravano l’abuso sessuale perpetuato “dall’uomo di casa” come uno dei principali rischi professionali: furono vittime di estorsioni sul luogo di lavoro, obbligate a scegliere tra la sottomissione sessuale e l’assoluta povertà per se stesse e per le proprie famiglie.  Le donne bianche, incluse le femministe, hanno manifestato una storica riluttanza a riconoscere le lotte delle domestiche: le persone che lavoravano come servitrici erano solitamente viste come subumane in quanto la servitrice lavorava solo allo scopo di soddisfare i bisogni della signora. La disperata situazione economica delle donne nere non mostrò segni di cambiamento fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.  Razzismo e sessismo frequentemente convergono e la condizione delle donne lavoratrici bianche è spesso legata allo status oppressivo delle donne di colore: le donne bianche migranti in qualità di lavoratrice erano obbligate ad accettare un lavoro domestico guadagnando poco più delle Nere. Dopo la liberazione: Il popolo nero voleva la terra, volevano il diritto di voto e desideravano ricevere un’istruzione: dopo secoli di deprivazione educativa rivendicavano il diritto a soddisfare il loro desiderio di istruzione. Secondo i razzisti, i Neri erano incapaci di progressi intellettuali. La sete di sapere era forte fra gli schiavi del sud come fra i Neri “liberi” del nord, ma naturalmente le restrizioni contro l’alfabetizzazione era più rigide al sud. Dopo la rivolta di Nat Turner del 1931, in tutto il sud fu resa più severa la legge che proibiva l’istruzione agli schiavi. Gli esempi più sorprendenti di solidale sorellanza tra donne bianche e nere sono associati alla storica lotta del popolo nero per l’istruzione. Non può essere una coincidenza che così tante donne bianche che difesero le nere nelle situazioni più pericolose erano coinvolte nella lotta per il diritto all’educazione.  Nel 1851 Myrtilla Miner lanciò il progetto di fondare una scuola superiore per la formazione di insegnati Neri, rischiando la propria vita per farlo. L’edificio venne bruciato e distrutto, ma lo stimolo che aveva diffuso Myrtilla sopravvisse e alla fine il Miner’s Teachers College diventò parte del sistema educativo pubblico del distretto di Columbia. Sebbene le leggi di segregazione di Jim Crow fecero diminuire le possibilità educative dei Neri, non furono sufficienti per cancellare l’impatto degli anni della Ricostruzione: i Neri avevano acquisito abbastanza conoscenza da essere in grado di contrastare nuovi progetti schiavisti. Le donne bianche e Nere si mostrarono unite, tanto da condurre una battaglia contro l’analfabetismo nel Sud, negli anni dopo alla Guerra civile. Il razzismo fra le suffragiste La posizione evidentemente “neutrale” che la leadership della National American Woman Suffrage Association adottò sulla “questione razziale” in realtà incoraggiò la proliferazione di idee esplicitamente razziste nelle file del movimento suffragista. Solo con l’ultimo decennio del diciannovesimo secolo la campagna per il suffragio femminile comincia ad accettare definitivamente il suprematismo bianco: la N.A.W.S.A. approvò una risoluzione che respingeva in maniera elegante i diritti delle donne nere e immigrate assieme ai diritti dei loro compagni di sesso maschile. Il terrore e la violenza obbligavano gli operai neri del sud ad accettare salari da schiavi e condizioni di lavoro che erano spesso peggio della schiavitù.  L’ultimo decennio del diciannovesimo secolo fu un momento critico nello sviluppo del razzismo moderno, sia per il rilevante sostegno istituzionale che ricevette, che per le sue giustificazioni ideologiche. che la classe lavoratrice non avrebbe mai potuto assumere il ruolo storico di forza rivoluzionaria se i lavoratori e le lavoratrici non avessero lottato incessantemente contro il razzismo. - Anita Whitney  nel 1919 era molto raro che una persona bianca esortasse altri della sua razza a sollevarsi contro il linciaggio. La propaganda razzista generalizzata e la diffusione del mito dello stupratore nero avevano alimentato segregazione ed emarginazione. Anita Whitney era tra le poche persone bianche che non si fecero annebbiare dal potere della propaganda razzista dominante. - Elizabeth Gurley Flynn  a 16 anni iniziò a fare discorsi pubblici in difesa del socialismo, tanto che venne pure arrestata per aver “parlato senza autorizzazione”. Dopo anni di attivismo del Socialist Party si schierò con i Wobblies, che rivendicavano l’uguaglianza fra neri e bianchi nel loro sindacato: la coscienza dell’importanza della lotta antirazzista si intensificò con la militanza in questo gruppo. Tuttavia, la maggior parte dei Neri era impiegata nel settore domestico o agricolo, di fatto solo una frazione della popolazione nera poteva essere raggiunta attraverso un sindacato industriale. Flynn è nota anche per la presa di coscienza che la donna nera è soggiogata da una triplice oppressione e di essere sfruttate tre volte: come Nere, come lavoratrice, come donne. - Claudia Jones  rimproverò ai progressisti e soprattutto ai socialisti di non aver riconosciuto gli sforzi di organizzazione delle lavoratrici domestiche nere; infatti, la continua relegazione delle nere al lavoro domestico ha contribuito a perpetrare il maschilismo contro di loro. Stupro: Lo stupro è uno dei crimini violenti che negli USA cresce con maggior rapidità: - Poche donne possono dire di non aver subito o rischiato, almeno una volta nella loro vita, un’aggressione sessuale. - La falsa accusa di stupro emerge come uno degli strumenti più terribili forgiati dal razzismo il mito dello “stupratore nero” veniva evocato ogni volta che era necessario giustificare ondate di violenza ai danni delle comunità nere da parte dei bianchi. Dopo aver subito loro stesse violenza sessuale mai o quasi mai le donne nere hanno trovato supporto nella polizia locale; al contrario sono molto numerosi i casi di denuncia di donne nere per aggressione sessuale per mano della polizia. Agli inizi del movimento contro lo stupro poche teoriche femministe hanno analizzato seriamente la condizione specifica delle donne nere vittime di violenza un altro mito era quello della cattiva donna Nera promiscua. La schiavitù si basava sul ricorso sistematico allo stupro quanto alla frusta, lo stupro delle donne Nere da parte degli uomini bianchi era così radicato da sopravvivere dopo l’abolizione della schiavitù. Lo stesso Ku Klux Clan utilizzava lo stupro come arma politica per osteggiare il movimento politico per l’uguaglianza dei neri. Il mito dello stupratore nero: fu un’invenzione politica per giustificare i linciaggi da parte dei bianchi nell’immediato dopo guerra. Le ripercussioni di questo mito furono immense: indebolì il supporto dei bianchi alla causa dell’uguaglianza e soffocò ogni opposizione al linciaggio. Frederick Douglass sostiene che accusare i neri di stupro non era credibile per la semplice ragione che questo avrebbe implicato un cambiamento radicale e istantaneo del carattere morale e mentale delle persone di colore. Percependo l’accusa di stupro come attacco all’intera comunità nera, le donne nere si misero presto alla guida del movimento contro il linciaggio. Nel 1930 fu fondata la Association of Southern Women for the Pervention of Lynching cui obiettivo era di mettere in discussione il linciaggio come pratica necessaria a difendere le donne del sud. Controllo delle nascite e diritti riproduttivi La campagna per il controllo delle nascite ha origine nel diciannovesimo secolo, quando le femministe rivendicano per la prima volta la “maternità consapevole”. Il controllo delle nascite, la possibilità di una scelta individuale, i metodi contraccettivi sicuri e l’aborto sono tutti requisiti fondamentali per l’emancipazione; purtroppo, questo movimento è riuscito solo raramente a unire donne di diversa estrazione sociale.  A livello federale, l'aborto viene introdotto nel 1973, in seguito al processo “Roe contro Wade”, la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì che il diritto di una donna a decidere della propria vita privata non potesse prescindere dal diritto di decidere se abortire o meno. Prima di tale sentenza, l’aborto era disciplinato da ciascuno stato dell'unione. Fra le attiviste della campagna per l’aborto il numero delle nere è sempre stato basso, vista la composizione razziale del movimento questo dato non sorprende. Ai tempi però le motivazioni che venivano date a questa essenza erano due: 1) Le donne nere erano ancora sovraccaricate dalla lotta contro il razzismo 2) Non avevano ancora preso coscienza della centralità del sessismo.  La verità va ricercata nelle motivazioni ideologiche che si nascondevano all’interno del movimento stesso. Teniamo presente che le nere hanno sempre abortito da sole sin dai tempi della schiavitù per evitare al loro figli una vita da schiavi: le nere erano a favore del diritto di aborto ma non per questo sostenitrici del movimento. - Nelle fasi iniziali della campagna a favore dell’aborto si sottolineava che la legalizzazione avrebbe risolto molti problemi in termini di povertà. - Il controllo delle nascite avrebbe permesso alle donne di fare carriera. La rivendicazione della maturità come libera scelta non si confaceva alla situazione delle donne della classe lavoratrice impegnate nella lotta per la sopravvivenza economica. La diminuzione delle nascite sottintendeva di fatto che le donne stessero limitando la loro attività sessuale. Le fautrici della contraccezione acconsentivano o almeno tolleravano il controllo delle nascite come mezzo per prevenire la proliferazione delle “classi inferiori” e come antidoto al suicidio della razza, che poteva essere evitato attraverso l’introduzione del controllo delle nascite tra le persone nere, immigrate e povere.  Questo fenomeno fu pubblicamente interpretato in chiave razzista e anti-operaia dagli ideologi del capitalismo monopolistico. Poiché le donne bianche statunitensi stavano mettendo al mondo sempre meno bambini, negli ambienti ufficiali iniziò a diffondersi l’idea del “suicidio della razza”. Le teorie razziali pseudo-scientifiche associate alla campagna eugenetica fornirono delle scuse alla condotta dei nuovi gruppi monopolistici. L’eugenetica aveva influenzato innegabilmente il movimento per il controllo delle nascite. Nel 1932 passò la legge sulla sterilizzazione in 26 stati e così si impedì a migliaia di persone considerate “inadatte” di riprodursi. La federazione domandò il reclutamento di sacerdoti neri perché dirigessero i comitati locali per il controllo delle nascite e propose una campagna di sensibilizzazione dei neri. Le politiche demografiche del governo degli stati uniti hanno un innegabile aspetto razzista. Le donne native americane, chicane, portoricane e nere continuavano ad essere sterilizzate in numero elevato. Durante gli ultimi anni la lotta contro la sterilizzazione forzata è stata portata avanti innanzitutto dalle donne portoricane, native americane, nere e chicane.  Il movimento per il controllo delle nascite era stato definitivamente spogliato del suo potenziale progressista raccomandando non il diritto individuale al controllo delle nascite, ma una strategia razzista di controllo della popolazione. Verso la fine del lavoro domestico: una prospettiva working class Le donne probabilmente saluterebbero con entusiasmo l’avvento dell’“uomo di casa”, ma la desessualizzazione del lavoro domestico non ne altererebbe la natura oppressiva. Uno dei segreti meglio custoditi dalle società a capitalismo avanzato riguarda la possibilità di una trasformazione radicale della natura del lavoro domestico: il lavoro domestico non ha più bisogno di essere necessariamente considerato un’attività a carattere privato La prospettiva di questo cambiamento viene tenuta nascosta perché l’economia capitalistica è strutturalmente ostile all’industrializzazione del lavoro domestico.  il lavoro domestico industrializzato sarebbe una maledizione per l’economia capitalista. Il lavoro delle donne è stato generalmente associato al focolare. Tuttavia, la disparità dei sessi come la conosciamo oggi non esisteva prima dell’avvento della proprietà privata. Prima il ruolo centrale delle donne nelle faccende domestiche assicurava loro il rispetto e il valore attribuito ai membri produttivi. Nelle società a capitalismo avanzato, invece l’attività domestica delle donne è un compito di assistenza che raramente produce un’evidenza tangibile che ne sostituisce lo status sociale: la donna di casa è la serva del proprio marito per tutta la vita. La nuova concezione della produzione economica rivelava una fondamentale separazione strutturale tra l’economia domestica e l’economia orientata al profitto Poiché il lavoro domestico non genera profitto, fu definito naturalmente come una forma inferiore in confronto al lavoro salariato di matrice capitalista. L’ideologia dominante rappresentava il lavoro domestico femminile come una vocazione di tutte le donne, quelle che erano costretta a svolgere un impiego salariato iniziarono a essere trattate da complete estranee nel mondo maschile dell’economia pubblica. Il lavoro domestico non è mai stato la priorità bella vita delle donne nere: le nere hanno dimostrato la propria energia attraverso il lavoro implacabile. Raramente sonno state “soltanto delle casalinghe”: hanno portato il doppio fardello del lavoro salariato e di quello casalingo. La carenza, se non l’assenza, di un dibattito pubblico sulle modalità di questa trasformazione è un sintomo della capacità dell’ideologia borghese di occultare la realtà. In alcuni paesi capitalisti si sono sviluppati movimenti specifici sulla condizione delle casalinghe. A partire dall’assunto che il lavoro domestico è innanzitutto degradante e oppressivo perché è lavoro non pagato, questi movimenti hanno avanzato delle rivendicazioni salariali.  La rivendicazione del salario delle lavoratrici domestiche si basa dunque sull’assunto che queste producono una merce fondamentale che ha valore quanto le merci che produce il marito.  Il movimento per il salario al lavoro domestico sostiene che se le donne fossero pagate per fare lee casalinghe godrebbero di uno status sociale elevato. Ma le lotte della lavoratrici domestiche retribuite evidenziano che nel capitalismo la loro è la condizione più miserabile di ogni altro settore professionale. Insieme al razzismo, il sessismo è una delle ragioni principali degli alti tassi di disoccupazione femminile. Una volta che le donne avranno conquistato il diritto a essere pagate per il loro lavoro, allora potranno rivendicare dei salari più alti e quindi costringere i capitalisti e industrializzare il lavoro domestico. Il lavoro domestico pervade talmente la personalità femminile che la casalinga non è più distinguibile dal suo lavoro.  L’abolizione del lavoro domestico in quanto responsabilità individuale di ogni donna è un obbiettivo strategico per la liberazione delle donne.