Scarica Donne, Razza e Classe (A. Davis) e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! DONNE, RAZZA E CLASSE CAP. 1 L’eredità della schiavitù. Principi per una nuova condizione delle donne OBIETTIVO DELLA DAVIS proporre alcune idee utili a rimettere in discussione la storia delle donne Nere durante la schiavitù. Nel dibattito sullo schiavismo, la condizione delle donne rimane per la maggior parte inesplorata. Si parla tanto di donne nere come “matriarche” o ci si concentra sulla promiscuità sessuale, ma questo non fa che oscurare la comprensione della condizione delle donne nere durante la schiavitù. H. Aptheker è uno dei pochi storici che ha cercato di fissare una base più realistica per capire le loro condizioni. Anni 70 Il dibattito sulla schiavitù riemerge. Elkins, in risposta a questo dibattito, pubblica Slavery. Tuttavia, manca ancora una pubblicazione che affronti in maniera esplicita il tema delle schiave. Altro fatto deludente è scoprire che l’attenzione riservata alle donne è scarsa, fatta eccezione per le questioni “promiscuità” vs “matrimonio” e “sesso coatto con uomini bianchi” vs “sesso volontario”. H. Gutman STUDI SULLA FAMIGLIA NERA. Con questi studi, contribuisce a decostruire la tesi sul matriarcato nero, reso popolare da D. Moynihan nel 1965. Tuttavia, le sue osservazioni sono finalizzate a confermare le propensioni matrimoniali delle donne. Quindi l’unica differenza tra le donne nere e le bianche, da questo punto di vista, è che le prime vedono la loro aspirazione domestica “ostacolata” dal sistema schiavistico. Anche se quest’ultimo concedeva alle donne un’ampia libertà sessuale prematrimoniale, le donne alla fine si adattavano ad un matrimonio stabile, costruendo famiglie a cui marito e moglie contribuivano in modo uguale. PROBLEMI CON LA TESI DI GUTMAN sarebbe stato più efficace se avesse esplorato concretamente il ruolo multidimensionale delle donne nere nel suo insieme, nella famiglia e nella comunità! CONDIZIONE DI SCHIAVE È una questione importantissima quando si parla del femminismo nero. Infatti, le donne Nere hanno sempre lavorato fuori casa e questo modello ha origine durante il periodo della schiavitù. Quindi, secondo la Davis, la condizione delle donne nere durante la schiavitù dovrebbe essere studiata a partire dal loro ruolo di lavoratrici, che era considerato al pari di quello degli uomini. Le donne Nere erano prima schiave, poi donne. Questo faceva di loro un’eccezione dal punto di vista della femminilità concepita nel IXX secolo DONNA BIANCA (angelo del focolare, madre, sta in casa) vs DONNA NERA (schiava, lavoratrice fuori). ALTRO ASPETTO DA CHIARIRE = quando si parla di donne nere come schiave, si pensa alla Mamy, alla domestica e alla cameriera (stereotipi presenti in opere come “La capanna dello Zio Tom”). Ma questo avveniva soltanto alla frontiera tra Nord e Sud. Nel “profondo sud”, il vero cuore della c.d. schiavocrazia, le donne, come gli uomini, erano principalmente braccianti. Sia i ragazzi che le ragazze venivano mandati nei campi (pag. 31, intervista). Poi succede qualcosa viene abolita la tratta, ma non la schiavitù. Questo vuol dire che è proibito “importare” schiavi, ma l’atto di riduzione in schiavitù non è proibito. Agli schiavisti serve un altro modo per avere schiavi e lo trovano nella riproduzione naturale delle donne. Ma, anche in questo caso, sarebbe sbagliato pensare alla donna Nera come angelo del focolare. Infatti, il valore delle donne Nere dipende dai figli che possono avere, proprio come animali da soma, e come tali possono essere separate dai loro figli. Anche se non vengono considerate donne per scopi “lavorativi”, di fatto vengono punite ed umiliate in quanto donne stupro come arma politica, di controllo. ALTRO ASPETTO Veniva scoraggiata anche la supremazia maschile dei Neri sulle Nere, perché in questo modo il loro assoggettamento al padrone sarebbe stato in pericolo. Quindi, uomini, donne e bambini Neri provvedevano tutti alla classe proprietaria di schiavi e il rendimento viene calcolato in base alla produttività. Schiave madri se non avessero potuto lasciare i figli in custodia ai bambini o agli anziani, li avrebbero portati con loro e soffrivano per non poterli allattare. Anche le donne incinte dovevano lavorare. In alcune piantagioni, le donne erano trattate meglio, ma solo perché il bambino aveva il valore di un vitello. Con l’industrializzazione, il loro lavoro integra quello degli operai liberi, talvolta è anche una competizione. Donne sono il 50% di questa forza lavoro non erano abbastanza femminili da non poterlo fare. Lavorano in: ferrovie, miniere, fonderie, come taglialegna o scavatrici di fossi. Donne schiave come bestie da soma il paragone ricorda l’uso della forza lavoro operaia femminile descritto da Marx nel Capitale. RIASSUMENDO Le donne Nere non sono considerate veramente “donne” quando devono essere sfruttate, ma la loro condizione femminile emerge quando vengono umiliate e punite. Molte muoiono, ma quelle che sopravvivono acquisiscono doti considerate dei tabù dall’ideologia della femminilità del IXX secolo. Davis aggiunge che probabilmente la consapevolezza di essere in grado di eseguire questi lavori pesanti può aver dato alle donne Nere fiducia in sé stesse e la forza di lottare. La situazione per quanto riguarda la produzione cambia dal 1850 in poi, con l’inizio del processo di industrializzazione negli Usa. Le donne bianche si vedono togliere il lavoro produttivo che eseguivano prima (filare, tessere, artigianato ecc). Contemporaneamente, cominciano ad essere percepite come appartenenti ad una sfera separata dal lavoro produttivo spaccatura tra casa ed dell’uomo. Unica donna degli Stati Uniti ad aver guidato delle truppe in battaglia. Paradosso del sistema schiavistico soggiogando le donne con lo sfruttamento, si gettarono le fondamenta perché queste, attraverso atti di resistenza, reclamassero la propria uguaglianza nelle relazioni sociali. STUPRO Arma politica (come avvenne poi in Vietnam) Proprietari di schiavi = incoraggiavano l’uso terroristico della violenza sessuale, per ricordare alle donne la loro condizione, dato che lo status di schiave le metteva, in un certo senso, in una posizione “egualitaria” rispetto a quella degli uomini schiavi. Ogni narrazione sulla schiavitù del IXX secolo parla di questi episodi, nonostante ciò, questo tema non è stato molto considerato dalla letteratura tradizionale sulla schiavitù. A volte si da per scontato che la donna fosse passiva e compiacente. Genovese = approccio paternalistico da parte dei padroni, che veniva accettato dagli schiavi. Ai loro occhi, l’umanità dei Neri era come infantile. Fraizer = pensava di aver individuato nella “mescolanza razziale” la più importante conquista culturale del popolo nero durante gli anni di schiavitù. (Altro sullo stupro nei capitoli successivi) DONNE BIANCHE Si sentivano offese dalle aggressioni sessuali verso le nere. Davis riconosce quanto queste abbiano contribuito alla lotta antischiavista, ma aggiunge anche che esse non sono mai riuscite a comprendere fino in fondo la complessità della loro condizione di schiave. La loro personalità, infatti, era molto diversa da quella delle donne bianche, proprio a causa del trattamento subito nella loro condizione di schiave. LA CAPANNA DELLO ZIO TOM-POLEMICHE: Popolare prodotto della letteratura antischiavista, ma porta con sé delle problematiche Infatti, la figura centrale è una parodia della donna nera (=Eliza) che però ha solo una parte di sangue nero, tra l’altro è una mamy, lavora dentro casa, forse la scelta è stata fatta per far si che le lettrici bianche si identificassero con lei (moralità cristiana, istinto materno “potente”, lavoro di cura) Anche il marito George ha principalmente antenati bianchi e ha le caratteristiche del maschio bianco dominatore, al contrario di Tom che è infantile e servizievole CAPITOLO 2- IL MOVIMENTO ABOLIZIONISTA E L’ORIGINE DEI DIRITTI DELLE DONNE DOUGLASS Ex schiavo, abolizionista e sostenitore dell’emancipazione delle donne (e ridicolizzato per questo), ma non si sentiva sminuito dall’etichetta di “uomo dei diritti delle donne”. Domanda- focus di questo capitolo: Perché le donne bianche si univano al movimento abolizionista? Le donne bianche venivano etichettate come “amanti dei Negri” nel tentativo di far loro abbandonare la campagna abolizionista, ma questa etichetta non riuscì a fermarle. Il libro “La capanna dello zio Tom” ha un ruolo in tutto questo. Quando Stowe lo pubblicò, era in piena auge il culto novecentesco della maternità, il posto della donna era la casa e non la sfera politica. Idea di inferiorità dei neri e delle donne = paradossale perché è anche il più famoso esempio di letteratura abolizionista (pag 63). Riflesso della natura contraddittoria della condizione della donna nell’ Ottocento. ERA PREINDUSTRIALE economia centrata sull’abitazione (uomini nei campi, donne manifattura). Poi però sopraggiunge la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE trasforma radicalmente la vita delle donne bianche: a partire dal 1830, molte mansioni che svolgevano loro nell’ambito dell’impresa manifatturiera vengono assorbite dalla produzione industriale, in questo modo vengono sì liberate da lavori oppressivi, ma anche il loro prestigio all’interno delle case diminuisce (questo prestigio infatti si basava su un lavoro produttivo ed essenziale, che viene meno con l’industrializzazione) e si afferma sempre di più l’idea che il posto delle donne sia la casa, la donna è solo moglie e madre veicoli passivi per la riproduzione della vita umana. Anni 1830 rivolta di Turner, nasce il movimento abolizionista organizzato, manifestazioni e scioperi nelle industrie tessili del nordest. Donne bianche del nord (casalinghe borghesi e operaie) paragonano la loro situazione a quella degli schiavi. Quelle che avevano più diritto a fare questo tipo di confronto erano sicuramente le operaie, infatti le loro paghe e condizioni di lavoro erano paragonabili a quelle degli schiavi. Tuttavia sono le donne più abbienti, che non lavorano, a invocare in maniera più letterale l’analogia del matrimonio con quella dello schiavismo, per esprimere in maniera più letterale l’oppressione del matrimonio tutto questo era insolito, ma loro fanno questo tipo di paragone proprio per far passare la gravità della situazione. Ma così facendo, ignorano che, identificando queste due istituzioni, si affermava che la schiavitù in fondo non fosse peggio del matrimonio. Quindi, nel 1830, le donne bianche sono attivamente impegnate nella campagna abolizionista. 1833 nasce la Philadelphia Female Anti-Slavery Society, fissando le basi x un legame tra i 2 gruppi oppressi. Prudence Crandall sfida gli abitanti della sua città (Canterbury nel Connecticut) accettando studentesse nere nella sua scuola (pag 66-67). Inizia una nuova era di intense lotte sociali. Tuttavia, le donne bianche più in vista di questa campagna restano quelle che non sono obbligate a lavorare x ottenere un salario: erano casalinghe che si erano rese conto di quanto il loro lavoro all’interno dello spazio domestico fosse svalutato, nello stesso tempo si dedicavano molto alla lettura, dato che avevano tempo. Lucrecia Mott pastore quacchero, una delle 4 donne a cui è permesso partecipare all’assemblea di fondazione dell’American Anti Slavery Society. Fa delle domande e viene applaudita, ma poi non viene invitata a firmare (pg 70). È lei, quindi, ad organizzare qualche giorno dopo la Philadelphia Female Anti-Slavery Society. Diventa così una figura pubblica di rilievo nel movimento abolizionista. Poi ospita a casa sua schiavi fuggitivi. Molte vengono attaccate ed isolate. Invocando il diritto di opporsi alla schiavitù, protestano anche contro la propria esclusione dall’arena politica. Il movimento abolizionista offre a molte donne di classe media la possibilità di provare il proprio valore secondo criteri diversi da quelli di madre e moglie, per la prima volta vengono stimate in base alla loro attività concreta, alternativa alla vita domestica e possibilità di sfidare la supremazia maschile all’interno dei movimenti contro la schiavitù, scoprendo che il sessismo esisteva dappertutto. Eleanor Flexener la lotta contro lo schiavismo consente alle donne di acquisire un’esperienza politica che sarà utile anche dopo, per conquistare il diritto di voto (raccolta fondi, discorsi pubblici, letteratura militante ecc). Sorelle Grimke Sarah e Angela, erano 2 sorelle attiviste, hanno collegato i temi schiavitù e oppressione delle donne meglio di chiunque altro. Vivono nel South Carolina, poi si trasferiscono al Nord dove tengono conferenze. Cosa molto innovativa perché è la prima volta che le donne vengono ascoltate senza essere derise durante una conferenza. Alcuni uomini si dimostrano interessati, altri le attaccano in modo vendicativo. Criticate dalle autorità religiose nel 1837 ricevono una lettera pastorale di critica per la loro attività che sovvertiva il ruolo tradizionale della donna prescritto dalle divinità. Per evitare ripercussioni, le sorelle Grimke decidono di porre fine alle conferenze. All’inizio, loro non si preoccupavano di mettere in discussione la loro Anti-Slavery Society, Angelina e Sarah Grimke prendono l’iniziativa e preparano un discorso in cui critivano la New York Female Anti-Slavery Society per non essere stata in grado di coinvolgere le donne nere nei propri lavori. Questa assenza era anche più evidente alla luce dei precedenti contributi delle donne nere Maria Stewart, che combatte per il diritto allo studio delle donne nere, dimostrando che erano unite alle bianche nel desiderio di avere una maggiore istruzione. Debolezza del movimento antischiavista figlia di Douglass esclusa dalle lezioni insieme alle ragazze bianche ,anche se la preside era un’abolizionista critica delle sorelle Grimke. Nello stesso tempo però, la National Convention of COlored Freedman fa passare una risoluzione sull’uguaglianza delle donne. 2 anni dopo Seneca Falls Prima convention nazionale sui diritti delle donne. Partecipa anche Sojourner Thrut, già famosa per il, suo saggio “Ain’t I am a Woman”. È l’unica a rispondere in maniera aggressiva ai suprematisti, parlando della sua condizione di schiava (pag 96) e ribaltando anche alcune questioni teologiche (pag 97). Il suo slogan è un primo accenno all’intersezionalità, al fatto che una donna nera risente sia della condizione di donna che di quella di nera. Il suo discorso fa capire che non tutte le donne erano bianche e non tutte appartenevano alla classe media. Da nera, la sua pretesa di avere uguali diritti non era meno legittima di quella delle donne di classe media bianche. Nel frattempo, molte donne nere si impegnano per la libertà e l’uguaglianza in altri modi. Abolizionismo e capitalismo anche i più radicali abolizionisti bianchi non riescono a capire che il capitalismo è un sistema oppressivo quasi quanto la schiavitù, a causa delle condizioni di lavoro degli operaie (e delle operaie) bianchi. L’accettazione del sistema capitalistico è evidente anche nel programma del movimento per i diritti per le donne, infatti si parla poco dei diritti delle operaie bianche. Guerra Civile le leader del movimento delle donne si allea con gli unionisti, senza però rendersi conto che il Sud non aveva il monopolio del razzismo, il quale era presente anche al Nord. Stanton e Anthony concordano con i radicali abolizionisti sul fatto che la Guerra Civile sarebbe potuta terminare rapidamente emancipando gli schiavi neri e reclutandoli nell’esercito unionista. Così diffondono petizioni x l’emancipazione degli schiavi, ma senza successo. La risoluzione sosteneva che non poteva esserci vera pace nella repubblica finché non ci fosse stato, di fatto, un riconoscimento dei diritti civili e politici di tutti i cittadini di origine africana e delle donne. Sembra però che questa risoluzione sarebbe stata motivata dalla paura che le donne (bianche) sarebbero potute rimanere indietro rispetto agli schiavi. Grimke propone una difesa di principio dell’unità tra la liberazione dei Neri e quella delle donne. Cap. 4: IL RAZZISMO PER IL MOVIMENTO NEL SUFFRAGIO FEMMINILE ELIZABETH CADY STANTON Nel 1865 scrive una lettera alla redazione del New York Standard in cui dimostra una comprensione superficiale riguardo la relazione tra la battaglia per la liberazione dei Neri e la lotta per i diritti per le donne, manifestando idee razziste. Vuole impedire ulteriori progressi x i neri se questi progressi non avessero procurato immediati benefici alle donne bianche. Questa lettera solleva serie questioni sulla proposta di amalgamare la causa delle donne con quella dei Neri EQUAL RIGHTS ASSOCIATION Associazione fondata nel maggio 1866 e che incorpora le lotte per il suffragio femminile e quelle dei neri in un unico movimento, con l’obiettivo (secondo Anthony) di lottare in generale per i diritti umani. Però è evidente la presenza di una INFLUENZA RAZZISTA Beecher, ad esempio, sostiene che le donne bianche abbiano più diritto a votare rispetto ai Neri (pag 105-106), in una lettera che rivela legami ideologici tra razzismo, suprematismo maschile e classismo, inoltre descrive le donne usando stereotipi sessisti. Primo meeting annuale della ERA 1867, con la Stanton che richiama la tesi della Beecher, infatti l’argomento principale di questo congresso fu l’imminente concessione del diritto di voto ai neri e la possibilità di appoggiare quella causa o meno anche se le donne non avessero potuto ottenerlo nella stessa occasione. Stanton credeva che l’emancipazione dei Neri li avesse resi “uguali” alle bianche, quindi si opponevano perché il diritto di voto li avrebbe resi “superiori”. Anche se durante la guerra civile la Stanton aveva incoraggiato a lottare per i diritti dei neri, in seguito sostiene di aver commesso un errore strategico subordinandosi alla causa dell’abolizionismo. Sostiene infatti che le donne in nessun caso devono sostenere il sesso maschile a discapito di quello femminile, neanche se si tratta di uomini di colore. Stanton era vulnerabile all’ideologia razzista a causa della sua ingenuità politica. Dopo la guerra civile, le donne chiedono il suffragio, ma i repubblicani non lo concedono, non perché sono uomini, ma perché guardano agli interessi politici ed economici dominanti del periodo. Il suffragio maschile dei neri era finalizzato solo ad assicurare l’egemonia politica del partito repubblicano nel caos postbellico al Sud. Douglass è il vicepresidente dell’ERA con Stanton, Mott è il presidente. Stanton e altre continuano a percepire l’organizzazione come un mezzo per impedire l’ottenimento del diritto di voto ai neri prima delle donne bianche. La loro difesa dei propri interessi di donne bianche di classe media mette a nudo la natura tenue e superficiale delle loro relazioni con la campagna postbellica per l’uguaglianza dei neri. Quando i 2 emendamenti vengono approvati, le donne rivendicano di avere gli stessi diritti al voto degli uomini neri, ma con argomenti che invocavano il suprematismo bianco, facendo risaltare la loro vulnerabilità alle ideologie razziste. Stanton e Anthony interpretano la vittoria dell’Unione come la reale emancipazione degli schiavi neri, che così vedrebbero il proprio status paro a quello delle donne, ma questi in realtà continuano a vivere una situazione precaria, a causa del lavoro e degli attacchi razzisti. Secondo Douglass, l’abolizione della schiavitù era avvenuta solo ufficialmente, ma ufficiosamente continuava ad esserci e riteneva che sarebbe stato così finché i neri non avessero ottenuto il diritto di voto, per questo riteneva anche che la lotta per il diritto di voto dei neri dovesse avere la priorità su quella delle donne. Douglass non aveva pretese maschiliste, la sua posizione era puramente strategica. Douglass insiste ulteriormente dopo le rivolte di Menphis e New York, per ribadire che le vite delle donne non erano fisicamente in pericolo e che non avevano mai subito un’oppressione come quella subita dai neri (pp 118) mentre quelle dei neri sì, e per porre fine a ciò era necessario che i neri acquisissero potere politico. Le leader dei diritti delle donne tendevano a considerare il voto come un mezzo in sé, per cui non importava anche se c’era un’ideologia razzista dietro. Anthony elogia pubblicamente Brooks, un ex editore di un giornale filo schiavista 1869 il XIV emendamento è approvato e il XV è sulla via proibisce qualunque discriminazione, ma non quelle di genere! Sojourner Thruth nel 1869 aveva riconosciuto il pericolo del razzismo alla base dell’opposizione delle suffragette. Appello di Douglass sostenuto anche da Harper, una poetessa nera L’ErA si scioglie CAP. 5 – IL SIGNIFICATO DELL’EMANCIPAZIONE SECONDO LE DONNE NERE 1890 Anche dopo l’abolizione dello schiavismo, le donne nere lavorano ancora nei campi, ma come domestiche. Anche se lo schiavismo è stato ufficialmente abolito, le condizioni del lavoro sono ancora schiavili. Devono firmare “contratti” con i proprietari terrieri, che replicavano petizione viene respinta, Prince Hall, leader dell’iniziativa, fonda la propria scuola, nella sua abitazione. Nello stesso anno un’altra ex schiava fonda una scuola nella città di NY, in cui accoglie bambini orfani e poveri, bianchi e Neri. Donne bianche e nere si coalizzano per sostenere la causa dell’istruzione Miner cerca di garantire l’istruzione ad alcune giovani donne nere fondando una scuola superiore per la formazione di insegnanti di colore a Washington. Secondo Douglass, pochi bianchi fuori dalla cerchia degli abolizionisti simpatizzavano per la sua causa. Miner apre la scuola nel 1851 e insegna per 8 anni, facendo anche da madre a delle ragazze orfane. Stowe finanzia il suo progetto. Una mattina però trova la scuola in fiamme. L’edificio è distrutto, ma l’eredità del suo gesto rimane. Pag 144= bambini e ragazzi neri che esprimono i loro ideali Anche al Nord c’era la voglia di istruirsi, tuttavia le norme sono più rigide al Sud. 1831 dopo la rivolta di Nat Turner la legge che proibisce l’istruzione agli schiavi diventa più severa, ma loro cercano di resistere imparando di nascosto (pag 146) Freedman’s record lancia una campagna di alfabetizzazione per gli ex schiavi e l’impatto non verrà cancellato dalle leggi di Jim Crow. CAP. 7 IL SUFFRAGIO FEMMINILE TRA OTTOCENTO E NOVECENTO: L’INFLUENZA CRESCENTE DEL RAZZISMO 1894 Wells critica Anthony perché non aver fatto della propria lotta personale contro il razzismo un elemento pubblico del movimento delle suffragette. Susan Anthony aveva sempre elogiato Douglass, ma a un certo punto lo mette da parte per reclutare donne bianche del sud nel movimento per il suffragio femminile: temeva, infatti, che la presenza di un uomo di colore avrebbe dissuaso le donne dall’unirsi al movimento e che avrebbe, tra l’altro, accresciuto ostilità verso i neri. Anthony, quindi, capitola di fronte al razzismo per ragioni tattiche. Wells manterrà tale posizione fino alla sua dimissione dalla presidenza della National American Woman Suffrage Association, nel 1900. Quando Wells mise in guardia Anthony perché stava legittimando la deriva delle donne bianche del sud verso la segregazione, la questione di fondo era più importante della posizione personale di Anthony in quegli anni il razzismo stava crescendo, di conseguenza le vite dei Neri erano in pericolo (legge Lynch del 1894, la legge sul linciaggio dei Neri). La pretesa di aver fatto una scelta tattica era, in realtà, una debole giustificazione per l’indifferenza delle suffragiste verso le richieste dell’epoca. 1888 Il Mississippi emana una serie di normative che legalizzano la segregazione razziale ed entro il 1890 lo stato aveva ratificato una nuova costituzione che privava i neri del diritto di voto. Altri stati (Virginia, Alabama, North Carolina, Oklahoma, Georgia) seguono questo esempio. Critiche di Wells a Anthony giustificate dal periodo storico, ma anche da alcuni episodi vissuti da Wells in prima persona. L’atteggiamento passivo delle suffragette in questo periodo non ha scusanti, neanche quelle “tattiche”. La posizione “neutrale” che adottò la leadership della National American Woman Suffrage Association in realtà incoraggiò idee esplicitamente razziste nel movimento suffragista. Blackwell sosteneva che questo “problema dei Neri” potesse essere risolto semplicemente collegando il diritto di voto alla capacità di saper leggere e scrivere (pag 155). Il suo ragionamento era volto a persuadere i bianchi del sud che la concessione del diritto di voto alle donne avrebbe giovato al suprematismo bianco, eliminando “l’incombente peso politico della popolazione Nera”. Blackwell e sua moglie, Lucy Stone, assistettero Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony durante la loro campagna del 1867. Queste ultime dimostrarono, quindi, di aver dato consenso alla logica razzista di Blackwell. Nell’ultimo decennio del IXX secolo la campagna delle suffragette comincia ad accettare definitivamente le idee del suprematismo bianco. 1892 Stanton cede la presidenza della National American Woman Suffrage Association a Anthony. Durante il secondo anno del suo mandato, Anthony fa approvare una risoluzione che era una variante della tesi di Blackwell (pag. 157). Questo tradimento degli ideali democratici non poteva più essere appoggiato da vecchie considerazioni tattiche. Nella logica di questa risoluzione c’era un attacco implicito alla classe lavoratrice nel suo complesso e di appoggiare i capitalisti. Adottando la risoluzione del 1893, le suffragiste facevano intendere che, se avessero avuto diritto di voto, in quanto donne della classe media avrebbero rapidamente soggiogato i 3 elementi della working class statunitense neri, immigrati, operai bianchi analfabeti. In questo anno la Corte suprema annulla il Civil Right Act del 1897: le leggi di Jim Crow e di Lynch ottengono ratificazione giuridica. L’ultimo decennio del IXX secolo è un periodo critico per lo sviluppo del razzismo moderno, a livello di istituzione e ideologia (espansione imperialista). 1890 Durante il congresso emerge una contraddizione di fondo: l’appello di una Nera che chiede una risoluzione contro le leggi di Jim Crow non viene ascoltato. La donna parla in particolare delle condizioni di segregazione in cui aveva dovuto viaggiare fino a lì. Il rifiuto di difenderla segna un abbandono simbolico del popolo nero. Questo incoraggia anche la diffusione dei pregiudizi contro i Neri all’interno dello stesso movimento delle suffragiste. Anthony non andrebbe considerata direttamente responsabile di questo, ma essendo la leader del movimento la sua posizione di neutralità fu determinante per influenzare la lotta al razzismo. 1899 Anthony appoggia la bocciatura della risoluzione contro le leggi di Jim Crow e i Neri denunciano il sostegno del Presidente McKinley al il suprematismo bianco. In generale, l’atmosfera era quella di aggressioni razziste. Diventa evidente il legame tra sessismo e razzismo, tra suprematismo bianco e maschilismo. Le persone di colore vengono dipinte come barbari, le donne bianche come figure materne, responsabili della salvaguardia della razza superiore, di cui devono mettere al mondo la nuova generazione. Si sviluppa, quindi, anche il culto sessista della maternità. Sia le donne che i neri sono considerati esseri inferiori rispetto al maschio bianco. 1903 La National American Woman Suffrage Association è testimone di numerose argomentazioni razziste (anche perché il convegno si tiene in South Carolina). Intanto, il capitalismo provoca la lotta tra lavoratori bianchi e neri. (pp 166-168) CAP. 8- LE DONNE NERE E IL MOVIMENTO DEI CLUB 1900 La commissione preliminare di valutazione delle candidature al congresso decide di escludere la delegata Nera inviata dal Boston’s Women’s Era Club. Questo Club era il frutto del tentativo delle donne Nere di organizzarsi all’interno del movimento. Rappresentante Ruffin, moglie del primo giudice nero nello stato del Massachussets. In questo stesso anno ha anche luogo il primo congresso nazionale delle donne Nere. Le prime esperienze di organizzazione risalgono a prima della Guerra Civile. Anche loro lottano contro la schiavitù, ma si può vedere una SOSTANZIALE DIFFERENZA CON LE DONNE BIANCHE Mentre le prime erano spinte da spirito caritatevole e principi morali, le Nere erano spinte dall’esigenza della sopravvivenza data dalla loro condizione. In seguito alla fondazione del Sorosis a New York, alcune donne di Boston danno vita al New England Women’s Club. Da qui, nascono vari altri club nelle 2 principali città del Nord Est. A Nord e a Sud, le donne Nere che lavoravano al di fuori delle loro case erano molto più numerose rispetto alle omologhe bianche. Anche se le donne Nere del movimento provengono dalla classe operaia, le loro leader sono benestanti, ma più vicine alle condizioni delle loro sorelle nere di quanto non fossero le donne bianche di classe media. Nel primo decennio del ventesimo secolo, tra gli 8 mln di donne nel mercato del lavoro più di 2 mln erano nere. Queste ultime avevano molti argomenti per sostenere il diritto di voto, dal momento che subivano i soprusi legati a genere, razza e classe. Ma il razzismo era così radicato nel movimento suffragista che le sue porte non furono mai veramente aperte anche alle donne nere. M. Washington, la leader della National Association of Colored Women, confessò personalmente di non aver mai fatto del diritto di voto una sua priorità, forse proprio come reazione all’atteggiamento razzista della “National American Woman Suffrage Association. TUTTAVIA Viene creato un dipartimento x il suffragio x formare le proprie aderenti a proposito delle politiche di governo, perché potessero apprendere come utilizzare al meglio lo strumento del voto. I club di donne nere erano ben disposti nei confronti del diritto di voto. A differenza delle donne bianche, le Nere trovano il sostegno dei loro uomini nella campagna per il diritto di voto. DU BOIS grande sostenitore dell’uguaglianza politica delle donne, nei suoi discorsi non vi è traccia di una pretesa di superiorità maschile. Nel 1915 pubblica sul giornale The Crisis un articolo sul voto alle donne, una trascrizione di un convegno sull’argomento. La maggioranza delle donne che partecipò al convegno era anche iscritta alla National Association of Colored Women. Durante un corteo a Washington, viene stabilita una segregazione razziale a cui però Ida Wells si ribella. CAP. 10- LE DONNE COMUNISTE 1848 Marx e Engels pubblicano il Manifesto del Partito Comunista, dando il via a delle insurrezioni rivoluzionarie. Weydemeyer, un loro collaboratore, deve emigrare negli Usa, dove fonda la prima organizzazione marxista della storia del paese nel 1852, la Proletarian Legue. Non c’erano donne tra gli aderenti all’organizzazione, le donne continuavano le loro lotte contro il razzismo e la schiavitù e per il diritto di voto. 1900 Nasce il Socialist Party: la composizione comincia a cambiare, sempre più donne vogliono lottare contro l’oppressione sociale. Il Socialist Party sostiene la battaglia per l’uguaglianza delle donne e il suffragio femminile, e fu l’unica organizzazione a farlo per molti anni. Grazie a donne come Newman e Shneiderman, si costituisce un movimento operaio per la lotta per il diritto di voto alle donne. 1905 Fondati gli Industrial Workers of the World, tra i leader ci sono Mary Jones e Lucy Parsons. 1908 manifestazioni del Low East Side di Ney York a favore del voto alle donne 1919 Fondato il Communist Party dall’unione di 2 gruppi comunisti. Le prime dirigenti sono ex militanti del Socialist Party: Bloor, Whitney, Prevey, Greenhalgh, Stokes e Pearl. Sia il Socialist Party che gli Industria Workers of the World ammettono le donne nelle loro strutture, ma solo i secondi abbracciano un’esplicita politica di lotta contro il razzismo. Il Socialist Party, infatti, non riconobbe mai la specifica oppressione dei neri, perché la loro principale preoccupazione era a lotta tra capitale e lavoro. LUCY PARSONS Nata nel 1853. Una delle poche donne nere di cui si parla nel movimento operaio statunitense, anche se viene santificata in modo riduttivo come la moglie di Albert Parsons martire di Heymaket. Anarchica in gioventù, aderì al Socialist Labor Party nel 1877. Il marito era stato arrestato a seguito di una rivolta, dopo questo fatto Lucy condusse una campagna per ottenerle la liberazione, ma fallì e il marito venne condannato a morte. Tuttavia, il suo viaggio aveva riscosso successo, facendo di lei una nota leader del movimento operaio e grande sostenitrice dell’anarchismo. Venne giudicata addirittura pericolosa, ed i suoi interventi furono ostacolati in alcune città. Benché fosse nera e donna, Lucy Parsons sostenne che il razzismo ed il sessismo fossero secondari rispetto allo sfruttamento capitalista della classe lavoratrice. Sosteneva infatti che i neri e le donne subissero lo sfruttamento capitalistico non meno dei bianchi e degli uomini tutte energie, che dovevano essere dedicate alla lotta di classe. Dal suo punto di vista, subivano alcuna forma di oppressione e non esisteva la necessità di un movimento di massa delle persone oppresse presse da razzismo e sessismo. Nelle sue analisi, il sesso la razza erano solamente delle circostanze esistenziali strumentalizzate dal padrone per giustificare un maggiore sfruttamento delle donne e delle persone di colore. Lei e Jones furono le prime donne a unirsi all'organizzazione radicale operaia degli Industrial Workers of the World, dove furono altamente rispettate e durante il congresso di Fondazione dei Wobblies nel 1905 furono invitate a sedere in direzione al fianco di Eugene Debs e Big Bill Haywood. Parsons avvicina al Communist Party negli anni 20 influenzata dalla Rivoluzione russa del 1917 quando i comunisti, insieme ad altre forze progressiste, forno fondarono, nel 1925 l'International Labour Defense Parsons decide di aderirvi come lavoratrice. Aderisce ufficialmente al partito comunista nel 1939, 3 anni prima di morire. ELLA REEVE BLOOR Nata nel 1862. Ella Reeve Bloor era una grande sindacalista militante per i diritti delle donne, dei neri, per la pace e per il socialismo. Subito dopo la Fondazione del socialist party vi aderì e ne divenne dirigente, oltre che una grande rappresentante. Spostandosi da una parte all'altra degli Stati Uniti, Ella divenne la promotrice di molti scioperi virgola a cui aderiva un grande numero e una grande varietà di lavoratori. A 68 anni pubblica la sua autobiografia. Ella conduceva due lotte diverse, infatti, in quanto socialista la sua lotta di classe non teneva conto dell’oppressione specifica subita dai neri. Invece, in quanto comunista lottò contro le tante espressioni del razzismo. La sua presenza e quelle di altre donne nere costò l'aggressione a delle lavoratrici durante uno sciopero in Nebraska, altri gruppi razzisti in seguito Mother Bloor arresta insieme a un'altra donna nera ed a suo marito. In seguito, con una raccolta fondi , gli abitanti del paese locale riuscirono a ottenere la scarcerazione di Ella, ma lei si rifiutò di uscire di prigione senza la coppia, che venne liberata più tardi. In seguito, organizzò la partecipazione di una delegazione statunitense a una conferenza internazionale delle donne a Parigi, di cui quattro erano di colore. A questa conferenza che si tende nel 1934, Tasker fu una delle tre donne statunitensi ad essere elette nel comitato esecutivo insieme a Ella e una rappresentante del socialist party. ( pagina 204 206 ) ANITA WHITNEY Nasce 1867 da una famiglia benestante di San Francisco, per questo era l'ultima persona che ci si sarebbe immaginati aderisse al Communist Party. Diplomata in un prestigioso college del New England, iniziò a partecipare come volontaria ad organizzazioni benefiche e di assistenza sociale, aderendo poi alla campagna per il suffragio femminile. Tornata in California, entrò a far parte della e qual suffrage league e di cui fu eletta presidente. Nel 1914 aderì al Socialist Party. Nonostante l'indifferenza del partito verso le lotte dei neri, Anita appoggiò con convinzione molte lotte antirazziste, diventando anche leader del comitato esecutivo della sezione di San Francisco Bay area della National Association Ford advancement of colored people. 1919 irruzioni della polizia contro i comunisti promosse dal procuratore generale Palmer. Anita sarebbe stata uno dei suoi principali bersagli infatti le autorità vietarono un suo intervento a un club di donne associato alla sede di oakland della California civile le Highway . Anita,tuttavia, tenne il suo intervento nonostante il divieto ufficiale alla analizzando (e sapendo che per questo sarebbe stata arrestata) anche il tema del linciaggio, cosa molto rara in quegli anni, a causa della propaganda razzista separazione. Poco dopo il rilascio, Claudia venne deportata in Inghilterra a causa delle pressioni del maccartismo. La sua salute cagionevole continua a peggiorare e morì a causa di una malattia. CAP. 11: STUPRO, RAZZISMO E IL MITO DELLO STUPRATORE NERO Stupro uno dei crimini violenti che cresce con maggiore rapidità negli Stati Uniti. Davis lo interpreta come un problema della società capitalista contemporanea. Con il crescente interesse riguardo questo fenomeno, sempre più donne hanno iniziato a denunciare, emerge che sono davvero poche quelle che possono affermare di non aver mai subito violenza. Perché Davis considera lo stupro come una delle cause del capitalismo? perché negli USA e in altri paesi capitalistici, le leggi sullo stupro sono strutturate in modo da tutelare mogli e figlie degli uomini delle classi superiori. Per quanto riguarda la classe operaia, invece, non c’è stata così tanta attenzione. Risultato pochi uomini bianchi hanno subito processi per violenza sessuale nei confronti delle donne nere e di quelle della working class. MITO DELLO STUPRATORE NERO: Ad essere accusati di stupri sono soprattutto gli uomini Neri. Questo mito è stato evocato ogni volta che era necessario fornire giustificazioni convincenti alle ondate di violenza e terrore contro la comunità Nera. Donne Nere assenti dal movimento contro lo stupro questa assenza deriva, più che altro, dall’indifferenza del movimento nei confronti delle false denunce per violenza sessuale come incitamento al razzismo. Inoltre, spesso loro venivano aggredite soprattutto dalla polizia. All’inizio del movimento contro lo stupro, poche femministe hanno analizzato seriamente la condizione specifica delle donne Nere vittime di violenza. Ogni volta che le donne Nere lottavano contro le violenze che subivano, denunciavano anche la strumentalizzazione dell’accusa di violenza a fini razzisti contro i loro uomini. (Joan Little pag 223-224) Joan Little molte donne Nere rispondono al suo appello, ma poche bianche fanno altrettanto. Il fatto che le Nere non abbiano aderito in massa al movimento contro lo stupro non significa che si opponessero alle misure contro il fenomeno. SCHIAVITÙ si basava sul ricorso sistematico allo stupro, era una prerogativa del rapporto padrone-schiava. Così come i padroni sfruttavano i corpi degli uomini per la loro forza lavoro, sfruttavano quelli delle donne per soddisfare i loro impulsi sessuali. Lo stupro in questo caso viene usato anche come arma politica come avveniva durante la guerra del Vietnam, anche in questo caso possedere il corpo delle donne Nere equivaleva a controllarne tutta la popolazione. Si è radicato nelle dinamiche sociali a tal punto da sopravvivere alla schiavitù utilizzato anche dal KKK come arma politica. Sommossa di Memphis del 1866: omicidi alternati agli stupri. Come venivano rappresentate le donne Nere? Il razzismo le dipingeva come immorali e promiscue, quasi a voler attribuire a loro la responsabilità delle violenze che subivano. Gli uomini Neri, invece, venivano dipinti come particolarmente propensi alla violenza sessuale sulle donne, quasi come “compensazione” per aver visto negate altre espressioni legittime di “maschilismo”. MacKellar influenzata fortemente dalla propaganda razzista, afferma che il 90% degli stupri denunciati negli Stati Uniti erano stati commessi da uomini Neri. Studi più recenti a più accurati, invece, evidenziano la disparità tra le aggressioni sessuali e quelle che effettivamente sono state denunciate dalla polizia. Uno dei primi studi teorici emersi dal movimento femminista contemporaneo sul nesso tra razza e stupro è “La dialettica dei sessi. Autoritarismo maschile e società tardo capitalistica” di Firestone razzismo interpretato come un’estensione del sessismo. Uomo bianco come padre, donna bianca come madre e Neri come figli, in questo caso la volontà dei Neri di violentare le donne bianche sarebbe il risultato di una sorta di complesso di Edipo. Firestone, come altre autrici, non si rende conto che l’idea del Nero come stupratore rinforza ulteriormente la legittimità degli uomini bianchi a disporre dei corpi delle Nere come oggetti sessuali se i Neri sono attratti dalle donne bianche, allora le donne Nere devono accettare le attenzioni dei bianchi. Nel corso della storia, le donne nere hanno sempre manifestato una coscienza collettiva della propria condizione di vittime di violenza sessuale, comprendendo di non poter resistere alle aggressioni sessuali senza attaccare allo stesso tempo la falsa accusa dello stupro come alibi per i linciaggi. LINCIAGGI Sono stati istituzionalizzati dopo gli abusi, perché durante la schiavitù i padroni non volevano distruggere le loro proprietà uccidendole. Lo stupro era, invece, un’arma di repressione più efficiente. Il tasso dei linciaggi aumenta solo quando la campagna contro la schiavitù comincia a guadagnare potere ed influenza, perché con l’emancipazione gli schiavi neri perdono valore. Il mito dello stupratore nero viene costruito in relazione a questi linciaggi. Solo l’irrazionalità dell’ideologia razzista ha potuto legittimare questa pratica. Tuttavia, x quanto il mito fosse irrazionale, non era un’aberrazione spontanea. Al contrario, il mito dello stupratore nero fu un’invenzione politica. Douglass sottolinea che durante la schiavitù, gli uomini neri non erano etichettati come violentatori, infatti quando i confederati andavano a combattere lasciavano sole le donne con gli schiavi neri senza problemi. Prima dello stupro, è il linciaggio che diventa arma politica, ed è giustificato dagli stupri (pag 235). Più tardi, quando diviene evidente che queste cospirazioni erano delle montature, le accuse vengono modificate i linciaggi diventano una scusa per impedire la supremazia Nera sulle persone bianche. Dopo la privazione dei Neri dei diritti civili, si trova un’altra scusa, ovvero gli stupri, di cui bisogna appunto vendicarsi tramite i linciaggi. Le ripercussioni del mito dello stupratore nero contribuiscono ad indebolire il supporto dei bianchi alla causa dell’uguaglianza dei neri. A partire dalla fine del diciannovesimo secolo, la più grande organizzazione di massa di donne bianche era capeggiata da una donna che denigrava pubblicamente i Neri x le loro presunte aggressioni alle donne bianche. Questa rappresentazione degli uomini neri come stupratori provocò un’incredibile confusione tra le fila del movimento progressista, poiché molti sostenitori dell’uguaglianza dei Neri iniziarono a preoccuparsi di essere associati alla lotta di liberazione dei Neri. La verità dietro al mito dello stupratore Nero sicuramente ci furono dei casi di Neri che stuprarono delle bianche, ma il numero non era comparabile con le accuse. Anche la maggior parte dei linciaggi, non riguardavano l’accusa di stupro (numeri pg 240). Linciaggi aumentano in seguito alla colonizzazione dell’economia del sud da parte die capitalisti del nord, perché anche loro vedono un’opportunità di sfruttamento dei neri. Sempre più Neri vengono linciati per svariati motivi (pag 242). Percependo l’accusa di stupro come attacco all’intera comunità nera, le donne nere di misero alla guida del movimento contro il linciaggio (= Wells, pag. 243). Viene anche fondata un’organizzazione e le donne nere chiedono sempre più aiuto alle bianche, le quali però rispondono all’appello in modo consistente solo nel 1930, quando viene fondata un’altra associazione, che ha come obiettivo quello di mettere in discussione il linciaggio come pratica necessaria a difendere le donne bianche del sud. Queste donne contribuiscono in modo consistente alla campagna contro il linciaggio, che però, come viene specificato dopo, non era una campagna di difesa degli stupratori neri (Douglass pag 248). Mito dello stupratore nero riabilitato negli anni 70. Perché ci sono tanti stupratori anonimi? molti sono di classe media e hanno i mezzi per nascondere i loro crimini CAP 12: RAZZISMO, CONTROLLO DELLE NASCITE E DIRITTI RIPRODUTTIVI Sanger proviene da una classe operaia, per cui con la sua campagna sembra che i toni razzisti e classisti vengano abbandonati (pag 264-265) alleanza tra campagna per il controllo delle nascite e movimento operaio radicale, che però non dura molto. Quando Sanger rompe i rapporti con il partito socialista x costruire una campagna indipendente x il controllo delle nascite, inizia ad abbracciare l’ideologia razzista dominante. Non a caso, nei primi decenni del XX secolo, cresce la popolarità dell’eugenetica e quindi delle teorie razziali pseudo scientifiche. 1919 l’influenza di queste teorie sul movimento per il controllo delle nascite è ormai ben consolidata. C’erano determinate categorie che, secondo il movimento, andavano sterilizzate chirurgicamente. American Birth Control League lancia un invito al controllo delle nascite tra le persone Nere, nel 1939 mette a punto il “Negro Project”, una campagna di sensibilizzazione per ridurre le nascite tra i Neri. Anni 70 le attiviste ottengono il diritto all’aborto, ma resta necessario opporsi alla sterilizzazione di massa (esempi di ragazze sterilizzate con l’inganno a pag. 270). Le politiche demografiche del governo degli Stati Uniti hanno una innegabile aspetto razzista. Le pratiche emergono anche in Porto Rico Cap 13. VERSO LA FINE DEL LAVORO DOMESTICO: UNA PROSPETTIVA WORKING CLASS Lavoro domestico viene distinto da quello materno, quest’ultimo non viene contemplato, viene dato per scontato. Gli uomini aiutano sempre di più le loro mogli in casa, ma non tutti hanno smesso di pensare al lavoro domestico come a un “lavoro da donne”. In ogni caso, però, la desessualizzazione del lavoro domestico non ne altererebbe la natura oppressiva, poiché né le donne né gli uomini vorrebbero perdere il loro tempo con un lavoro né stimolante, né produttivo né creativo. CAPITALISMO Nasconde la reale possibilità di una trasformazione radicale della natura del lavoro domestico. Oggi, infatti, gran parte dei lavori di una casalinga potrebbe essere incorporata nell’economia industriale, senza considerarlo necessariamente di carattere privato, ma il capitalismo è strutturalmente ostile all’industrializzazione del lavoro domestico, perché il profitto sarebbe molto ridotto. La rapida espansione della forza lavoro femminile indica che sempre più donne stanno trovando difficoltà nell’adempiere al loro ruolo di “donne di casa” secondo gli standard tradizionali. Con il passare delle epoche, molti lavori sono cambiati, ma la condizione femminile è ancora associata al lavoro casalingo, che è rimasto immutato. TUTTAVIA Il lavoro domestico non è sempre stato come lo conosciamo oggi. Engels la disparità dei sessi è nata con la proprietà privata. Durante la preistoria, ad esempio, sia le donne che gli uomini svolgevano un lavoro di uguale importanza per la sopravvivenza della collettività: le prime raccoglievano le erbe, i secondi cacciavano. Donne Masai costruiscono case, un compito che può anche elevare il loro status sociale. Nella società capitalista invece non c’è nulla di tutto questo il lavoro domestico è di solo assoggettamento all’uomo. In EPOCA COLONIALE però era diverso: c’era la produzione domestica, che non consisteva in faccende domestiche, ma proprio “produzioni”, si producevano burro, candele, sapone, pane, si cuciva e cucinava e questo lasciava poco tempo alle faccende domestiche come pulire e fare il bucato e talvolta queste attività erano parecchio trascurate. Le attività domestiche svolte dalle donne in America Coloniale avevano un ruolo fondamentale e complementare a quello che svolgevano fuori casa, per esempio potevano anche gestire dei negozi (pg 284). L’attività manifatturiera che le donne svolgevano in casa viene poi “trasferita” fuori le prime operaie reclutate erano donne e questo era un paradosso, dato che poi furono escluse dal mondo della produzione. La produzione che prima avviene in casa, così, viene spostata all’interno della fabbrica e piano piano le donne ne vengono escluse, venendo relegate ad una sfera casalinga che ha sempre meno importanza. Cambia anche il valore delle produzioni se prima le produzioni delle donne servivano a soddisfare solo i bisogni basilari delle famiglie, adesso hanno un valore di scambio, si produce per vendere. Questa nuova concezione della produzione domestica rivelava una fondamentale separazione strutturale tra l’economia domestica e quella orientata al profitto. EFFETTO COLLATERALE nascita della casalinga. Le donne cominciano ad essere ridefinite ideologicamente come le custodi di una vita domestica ormai senza valore. La casalinga come figura ha le sue radici nelle ideologie della borghesia, è una figura imposta alle donne, modello universale di donna, madre, di femminilità. Ovviamente, le operaie della working class ne sono escluse, perché a causa delle loro necessità non possono conformarsi a questo modello. Le donne, di fatto, potevano essere sfruttate persino più degli uomini. 1903: C. Perkins propone una definizione di lavoro domestico che riflette i cambiamenti radicali in termini di struttura quanto di contenuto che lo avevano definito negli Stati Uniti. La sua affermazione è avvalorata dalla traiettoria storica delle donne Nere negli Stati Uniti. Negli scorsi secoli, la maggioranza di loro lavorava al di fuori delle proprie case, e ciò era avvenuto sia durante la schiavitù che al momento della sua abolizione. Nel contesto lavorativo, le nere erano uguali agli uomini e per loro non è mai stato importante il lavoro domestico. La loro condizione era pari a quella degli uomini, e in più dovevano sostenere anche il lavoro di casalinghe. Se la rivoluzione industriale ha prodotto una separazione strutturale dell’economia domestica dall’economia pubblica, allora la casalinga non può essere definita come una componente integrale della produzione capitalistica. Sud Afrca, Aparthied gli ingegneri hanno teorizzato che il lavoro dei Neri rende profitti più alti se la vita domestica viene eliminata. Donne africane definite come “appendici” superflue.